Pubblichiamo – grazie al sito di Radio Radicale che ne ospita i contenuti indicizzati per intervento – le registrazioni video delle due giornate congressuali che si sono tenute a Lamezia Terme (CZ) presso il Grand Hotel di Lamezia Terme
Prima giornata del Primo Congresso Ordinario dell’Associazione Radicale Nonviolenta “Abolire la Miseria – 19 maggio”, in programma il 26 ed 27 maggio 2018.
Il Convegno riguarda la legge sulle Disposizioni Anticipate di Trattamento che necessita di esser meglio conosciuta e sul fatto che in Italia manca ancora una legge per l’eutanasia.
Iacucci:“La Provincia come ‘Casa dei Diritti’, punto di riferimento di discussioni da più parti evitate”
Si è svolto nella serata di ieri, mercoledì 22 giugno 2017, nel Salone degli Specchi del Palazzo della Provincia l’importante Convegno sulle scelte del fine vita, dal titolo “Testamento Biologico: le possibilità della legge, la libertà della persona umana”. Obiettivo dell’incontro, che ha visto una grande partecipazione di pubblico, è stato quello di riflettere in chiave pluralistica sulle delicate questioni di biodiritto, bioetica e bioscienza, alla scoperta di un diritto in via di riconoscimento ma purtroppo ancora distante dall’essere riconosciuto nell’Ordinamento italiano.
scrivi, riferendoti al caso di Dj Fabo, “perdonaci…per non essere riusciti a occupare, con il tuo appello, ogni spazio disponibile. Perdonaci per non aver ascoltato la tua legittima richiesta di una morte dignitosa. Perdonaci per essere andati oltre. Perdonaci per aver vissuto camminando, parlando, guardando senza pensare che tu questo non potevi più farlo da molto tempo, dall’incidente che ti ha reso tetraplegico e cieco, ma lucido nel voler scegliere la morte a una vita “di dolore, di dolore, di dolore”. Perdonaci per non essere riusciti a farti lasciare questa vita in una condizione per te umana, non dovendo affrontare un viaggio faticoso e assurdo per ottenere in Svizzera quello che avresti avuto diritto ad avere a casa tua”.
Avrei voluto risponderti d’impeto; non l’ho fatto perché, si dice, la fretta consiglia male. Così uno aspetta, ci pensa, riflette. Aspetti, pensi, rifletti, ma l’originario pensiero-reazione non muta. Dunque: no, non è vero che tutti devono chiedere perdono. D’accordo, è un espediente retorico, ma non è ugualmente accettabile; come non è accettabile il corrispondente “Siamo tutti colpevoli”. Continua la lettura di Caro Saviano, su DJ Fabo non siamo tutti colpevoli. La solidarietà senza un contributo non serve→
In questi giorni molti hanno saputo -attraverso i mezzi di informazione- della morta di Dj Fabo e di come essa sia avvenuta: Fabiano Antoniani si è tolto la vita in una clinica svizzera dove ha ingerito un veleno ovvero ha potuto ricevere l’eutanasia.
La sua morte, sicuramente, sarebbe passata in silenzio se non fosse stato per l’azione nonviolenta di disobbedienza civile di Marco Cappato – tesoriere dell’associazione Luca Coscioni – che lo ha accompagnato fino in Svizzera.
Caro Manconi questa volta sbagli. Noi radicali ignorati
Devo confessare un certo smarrimento, nel cercare di seguire una discussione che è in corso e che si ingarbuglia, e si fatica a individuare una linea logica; cominciamo dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Risponde a un’interrogazione della parlamentare di SEL Marisa Nicchi: sostiene che il tema del fine-vita è materia di “esclusiva prerogativa parlamentare”, il Parlamento è la sede di “un approfondito confronto e dibattito”. È in quella sede che si deve e si può sviluppare un confronto aperto, un dibattito che non sia limitato a un porre la fiducia come invece troppe volte accade, proprio per mettere un tappo a questioni delicate e spinose. Benissimo che il Governo si astenga da imporre pressioni e orientamenti, e lasci al singolo parlamentare libertà di agire secondo scienza e coscienza. Una scienza bisognerebbe averla, una coscienza bisognerebbe ci fosse, ma qui si rischia di finire invischiati in una discussione fuorviante; comunque teniamo presente (per il futuro, almeno), che nessuna scienza e coscienza c’è stata quando il Parlamento ha votato provvedimenti da mettere i brividi per quel che riguarda la vicenda Stamina, sull’onda di un’emotività di cui sono state vittime per primi i malati e le loro famiglie…Continua la lettura di #FineVita: Caro Manconi ti sbagli. Noi @radicali ignoranti →
Ieri pomeriggio, nonostante il vento e la pioggia che un po’ c’hanno limitato nel numero, non solo abbiamo raccolto le firme per tb ed eutanasia legale ma abbiamo avuto anche l’adesione di Antonio Giglio e Roberto Guerrero, rispettivamente capogruppo in Consiglio Comunale di Sel e dei Socialisti ecologisti per la raccolta firme per i 5 referendum (divorzio breve, 8×1000, droghe, immigrazione clandestina e finanziamento pubblico partiti). Dal prossimo 8 giugno quindi partirà anche a Catanzaro, come in tutta Italia, la raccolta delle 500.000 firme necessarie per ciascun quesito referendario!
La Zonderland & C è un’agenzia di viaggio olandese che si occupa solo dell’ultimo viaggio dei cosiddetti suicide tourists. Il suo unico socio e dipendente è Leo, l’accompagnatore. Il suo compito è di scortare sani e salvi i clienti in un appartamento di Zurigo, presso l’associazione Sententia, dove si pratica legalmente il suicidio assistito. Drehmanns in questo senso non inventa niente: nella descrizione del romanzo i metodi dell’associazione“Sententia” sembrano corrispondere in tutto per tutto a quelli dell’omologa reale, la “Dignitas” di Zurigo.
“Prima di poter morire il paziente dovrà dimostrare di essere in un certo modo il ritratto della salute […]. Sembra una contraddizione: dover essere abbastanza in salute per poter porre fine a una situazione insalubre. Si tratta però di questo: chi viene filmato mentre beve il mortale intruglio deve dare un’impressione decisa ed equilibrata, per quanto sconvolto possa essere. Spiegò che ci sarebbero stati tre momenti in cui avrebbe dovuto assumere qualcosa: prima avrebbe preso un farmaco antiemetico, poi avrebbe bevuto un bicchier d’acqua in cui erano stati sciolti 15 g di pentobarbital che nel giro di cinque minuti l’avrebbero fatta cadere in un sonno profondo in modo assolutamente indolore e alla fine avrebbe paralizzato il sistema respiratorio, e infine avrebbe consumato una caramella, in casu un lecca lecca al lampone per coprire il sapore poco gradevole del farmaco alcalino.”
Leo Zonderland e i tre personaggi che accompagna sono invece frutto della fantasia dell’autore. È nel loro rapporto, che si sviluppa all’interno di una comoda Volvo lungo le autostrade tra Amsterdam e Zurigo, che emerge sia la figura dell’aspirante suicida che quella assolutamente inedita dell’accompagnatore. Un professionista che svolge il suo compito “Con lieve insistenza. Con un’adeguata dose di tatto. Nient’altro.”
Ma quando si parla di morte, una morte auto-inflitta, nel corso della lettura non può che sorgere spontanea una domanda: cosa poteva fare l’ultima persona ad avere un rapporto, seppure professionale, con i morituri per evitarne il suicidio? Era possibile salvare la signorina R., forse, una bella e ancora giovane donna affetta da patologie psichiche di vario genere, magari facendo l’amore con lei come avrebbe desiderato? Oppure il logorroico archivista Signor M., affetto da gravi carenze fisiche tra cui l’impotenza? E la signora W., piacente cinquantaquattrenne schifata dal suo lavoro come igienista dentale?
L’accompagnatore è un professionista: non si intromette, esiste “solo in virtù delle persone che non vogliono più esistere.”. Ma l’esito di ogni viaggio non è scontato: le soste in albergo, stazioni di servizio o le ultime passeggiate per Zurigo sono momenti in cui tutto ha la possibilità di prendere un’altra piega…
A Leo giunge in sogno un oscuro presagio: impossibile per l’accompagnatore non pensare alla propria morte. Alla fine del romanzo questa arriverà per un fatale e banale incidente, come se il karma volesse vendicarsi di questo novello Caronte che troppo ha giocato con la signora con la falce.
L’accompagnatore non è un libro macabro, né cinico. È un romanzo che fa riflettere, e che grazie alla sua poetica ironia riesce a porre interrogativi etici di grande profondità senza prendere posizioni dichiarate o troppo facili e senza mai scadere nel buonismo. E questo grazie alla sua estrema compiutezza narrativa che ci espone il sospeso punto di vista di Leo Zonderland nell’ininterrotto flusso da road novel ottenuto grazie all’alternanza di dialogo con i clienti, indicazioni stradali, cartelloni pubblicitari, canzoni e notizie radiofoniche: un riuscitissimo stream of consciousness sulla nostra confusa e stordente società.
Peter Drehmanns (1960), olandese, è scrittore, poeta, critico letterario e traduttore. Laureatosi in Lettere con una specializzazione in Lingua e letteratura italiana, ha al suo attivo otto romanzi. Numerosi suoi racconti, saggi e poesie sono usciti in antologie e riviste letterarie come De Gids e De Revisor. Dal 1992 al 2007 è stato critico letterario (letteratura contemporanea italiana e straniera) prima per la rivista Vrij Nederland, poi per il giornale NRC Handelsblad. Nel 1999 ha fondato In’t schip, una rivista che raccoglie contributi di artisti e scrittori su imprese impetuose e fallimenti strabilianti. Le riduzioni cinematografiche di alcune miniature in prosa di Drehmanns sono state rappresentate ai maggiori festival di cortometraggi europei, tra cui il Crossing Border Festival.
Un romanzo che riesce a toccare con un inedito mix di seria leggerezza a e ironica profondità una tematica attualissima e delicata anche nel nostro Paese. Basti pensare all’associazione Exit Italia, che si occupa di eutanasia e suicidio assistito mettendo gli aspiranti suicidi in contatto con l’associazione svizzera Dignitas: ogni anno un migliaio di nuovi iscritti. Un caso parecchio discusso è stato poi quello dell’intellettuale italiano Lucio Magri, fondatore del Manifesto. La stessa Valeria Golino, che ha appena partecipato nelle sale cinematografiche all’anteprima del suo filmMiele (liberamente tratto dal romanzo Io vi perdono di Mauro Covacich) dall’argomento molto vicino a quello del libro di Drehmanns, dichiara che Il suicidio assistito è un tabù più per le istituzioni e la politica che per le persone, spesso costrette a vivere questi dilemmi. (fonte Il fatto quotidiano).
Il video, gentilmente ripreso da liberi tv, del Consiglio comunale aperto cui hanno preso parte oltre a Mina Welby anche il Prof. Salvatore Barresi dell’arcidiocesi Crotone Santa Severina, la professoressa Elena Morano Cinque e il Prefetto Antonio Reppuccio.
“La gente vuole che si regolamenti questo fenomeno”.
di Giuseppe Candido
Abolire la miseria della Calabria, 4 maggio 2013, siamo in macchina con Mina Welby, nata a San Candido in provincia di Trento, vedova di Piergiorgio Welby e co-presidente dell’associazione Luca Coscioni, che è venuta in Calabria per la prima giornata di mobilitazione nazionale per la raccolta delle firme sulla proposta di legge d’iniziativa popolare sull’eutanasia legale e il rifiuto dei trattamenti sanitari. Mina arriva alle 11.30 a Sibari (CS) dove la vado a prendere per essere per le 17.00 a Botricello (CZ), dove il Sindaco Giovanni Camastra e l’assessore Salvatore Procopio hanno nei giorni scorsi firmato e aderito alla campagna di raccolta firme ed hanno organizzato un consiglio comunale aperto ai cittadini per discutere l’adozione di un registro comunale per per i testamenti biologici.
Dopo esserci salutati e fatto quattro chiacchiere sulle condizioni di Marco Pannella, in sciopero della fame e della sete per la questione delle carceri e della giustizia, e dopo una telefonata col Sindaco e l’assessore Procopio che davano a Mina un primo “telefonico” benvenuto in Calabria, chiedo a Mina, già sicuro che accetterà, se vuole rilasciarci un’intervista mentre siamo in macchina. “Certo, perché no!” è la risposta sorridente di Mina.
Allora, la prima è una domanda aperta: testamento biologico, eutanasia. Che ci dici Mina?
R: “Io posso dire questo. Che sono stata ieri sera a Castellana Grotte dove si voleva parlare in modo particolare di testamento biologico. Io poi ho pensato: ma, in qualche maniera faccio pure entrare l’eutanasia. Ma mi ha aiutato in modo formidabile un prete. Un certo don Nicola. Che poi, anche con disappunto della organizzatrice, ha parlato di eutanasia. Perché, come al solito, le persone che hanno tanto paura di non so che cosa, della parola “eutanasia” che li attira. È un tema che attrae. Non so perché. C’ho fatto caso ieri e questo mi ha indotto, poi, a spiegare ai presenti che erano tantissimi, che per una piccola città come Castellana Grotte erano presenti 120 e più persone presenti in una sala, dove non c’erano più altre sedie e stavano in piedi. Veramente una cosa grandissima. Quindi ho potuto spiegare a queste persone che cosa significa testamento biologico, che cosa significa rifiuto delle terapie di una persona capace come Piergiorgio, e che cosa è l’eutanasia. Nel vero senso della parola. Cioè dove al medico viene chiesto da un malato con una patologia non più curabile con delle sofferenze indescrivibili, e con poca aspettativa di vita. E questo, credo, abbia fatto molto bene anche per il futuro deposito di testamenti biologici in un registro che si voleva, appunto, chiedere d’istituire al sindaco di Castellana Grotte che era presente. C’è stato pure il Sindaco di Putignano dove già funzione il registro dei testamenti biologici. Ho ringraziato il Sindaco e gli avevo detto anche che noi abbiamo fondato la federazione dei sindaci dove esiste il registro dei testamenti biologici dove, il primo a firmarlo era il sindaco di Napoli che ha anche lui istituito il registro.
Luigi De Magistris?
R: Si, De Magistris.
Mina, una domanda allora è d’obbligo. C’hai spiegato bene la differenza tra testamento biologico, rifiuto cosciente delle cure ed eutanasia legale. L’eutanasia, però, ci dicono le statistiche, esiste ed è quella che i radicali vogliono legalizzare. Oggi repubblica parla di 90.000 malati terminali che ogni anno muoiono nelle sofferenze e, probabilmente, anche per loro si chiede “dottore, non fatelo soffrire”. I Radicali cosa tentano di fare con la “legalizzazione” di questo fenomeno?
R: Vogliamo che sparisca l’eutanasia non legale. L’eutanasia nascosta. Quella che già c’è.
Quell’eutanasia clandestina per cui Piergiorgio e l’associazione Coscioni chiedevano al Parlamento italiano con una petizione di effettuare un’indagine conoscitiva?
R: Si, dell’eutanasia clandestina. Ma fino ad oggi abbiamo sempre continuamente delle opposizioni. E i più forti oppositori sono i medici stessi. Credo che è come se avessero paura. Ma paura di che cosa? Di essere indagati? Non lo so. Ma proprio ieri, un medico, una dottoressa chiariva di nuovo che lei sapeva che l’eutanasia clandestina esiste. Dall’altra parte, però, c’è anche un grande incremento di accanimenti terapeutici. Voglio dirlo in modo veramente brutto, così forse lo capiscono gli italiani: sono cure inutili. Terapie inutili, dove per esempio, a un malato oncologico, cioè col cancro, in fase terminale, vengono ancora somministrati terapie chimiche, chemio terapie. Credo che questo è veramente un insulto a questo malato, per farlo soffrire. Perché poi, la chemio terapia, non è una passeggiata. Non è una cosa che alleggerisce, che toglie dolore. Ma è un ulteriore insistere con dei fenomeni collaterali che non sono della malattia oncologica ma proprie della chemio terapia.
Mina, un’ultima domanda. Qualcuno obbietta che l’Italia ha un problema: il lavoro. La miseria che aumenta. Che c’azzeccano l’Eutanasia legale, testamento biologico. Sono delle priorità? I radicali e l’associazione Coscioni lanciano la campagna di raccolta firme per una proposta di legge in un momento in cui le priorità sembrano essere tutt’altre. Perché Mina, proprio ora?
R: Mah, guarda, io so e vedo che gli italiani sono interessatissimi ad avere anche questo diritto al “non soffrire più”. Anche perché, adesso sì c’è tempo di crisi, ma succede una cosa molto eclatante e molti cittadini si lamentano di questo. E vengono tagliate le spese per le cure, per le terapie, per l’assistenza ai malati gravissimi. E anche le cure palliative sono soltanto a macchia d’olio e spesso finanziate da benefattori. Ci sono dei parenti di malati oncologici ricoverati negli ospedali e cliniche private che tante volte danno un lascito, danno delle sovvenzioni, per poter continuare al meglio le cure palliative sui malati. Io credo che questo la gente lo vede, lo sa. E per questo motivo vogliono che si regolamenti veramente questo fenomeno.
Ammalarsi fa parte della vita. Come anche guarire, morire, nascere, invecchiare, amare. E le buone leggi servono alla Vita anche per impedire che siano altri a scegliere per noi. Il prossimo sabato 4 maggio 2013 alle ore 17.00, nel giorno del Santo Patrono, a Botricello (CZ) presso la sede del nuovo Palazzo Comunale di Via Nazionale 351, nell’ambito di una più ampia mobilitazione nazionale di raccolta firme, con la presenza straordinaria di Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby e co-Presidente dell’associazione Luca Coscioni, sarà presentata ai cittadini e al consiglio comunale appositamente convocato sotto forma di consiglio comunale “aperto”, la proposta di legge d’iniziativa popolare sul rifiuto dei trattamenti sanitari e la liceità dell’eutanasia promossa in tutta Italia dall’associazione Coscioni, dagli Amici di Eleonora Onlus, da Exit Italia, dallo Uaar e Radicali Italiani. All’evento, ovviamente, sarà inoltre possibile sottoscrivere la proposta di legge che già l’assessore Salvatore Procopio, il Sindaco Giovanni Camastra, l’assessore Valea e molti altri cittadini hanno firmato ai tavoli di raccolta organizzati nei giorni scorsi.
Il consiglio comunale aperto è stato appositamente convocato dal Sindaco, dott. Giovanni Camastra, che nei giorni addietro aveva pure lui firmato la proposta di legge, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura dell’amministrazione comunale di Botricello diretto dal dott. Salvatore Procopio, che ha tenuto in particolare modo a sollecitare la più ampia informazione su questo tema riguardante il diritto e la libertà di sceglier fino alla fine. Al dibattito e al consiglio comunale aperto, cui è espressamente invitata la stampa oltreché i cittadini, parteciperanno pure la Prof.ssa Elena Morano Cinque, docente dell’Università Magna Grecia e Presidente della Commissione Pari Opportunità di Catanzaro e il Prof. Salvatore Barresi, docente di etica sociale ed economia dell’Istituto Tecnologico Unus Magister dell’Arcidiocesi di Crotone Santa Severina. Modererà il dibattito il nostro direttore editoriale, Prof. Giuseppe Candido docente di scienze matematiche presso la scuola secondaria di I grado di Botricello.