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La Calabria che balla? Serve abolire la vulnerabilità degli edifici

Tra le tante passerelle che si vedono in periodo pre elettorale, finalmente qualcosa di serio. Un seminario informativo organizzato dall’amministrazione comunale di Botricello, fortemente voluto dall’assessore alla cultura e all’ambiente, Salvatore Procopio e dal sindaco Giovanni Camastra.

Come possiamo difenderci da un terremoto e come si possono prevenire i danni e i morti che possono essere provocati da un sisma?

Calabria che balla
Calabria che balla, martedì 15 aprile 2014 ore 17,30

E’ a tali domande che si tenterà di fornire risposte e dare informazioni ai cittadini invitati tutti.

Al dibattito convegno che si terrà domani, martedì 15 aprile presso la casa comunale di via Nazionale dalle ore 17.30, parteciperanno Eugenio Gallo, sindaco di Martirano Lombardo, Michele Folino Gallo, dottorato internazionale in sismicità della Calabria, Ottaviano Ferrieri, perito Cineas valutazione del rischio e Rosario Pignanelli, dell’associazione di protezione civile “Amici di Gaia”.

Non potendo personalmente partecipare all’interessante forum informativo poiché impegnato coi colloqui con i genitori degli alunni prima delle vacanze di Pasqua, come docente dell’Istituto Comprensivo di Botricello e come geologo ecologista, mi sono permesso di inviare all’assessore Salvatore Procopio un mio personale contributo che riporto di seguito.

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Abolire la vulnerabilità sismica degli edifici

Contributo al seminario informativo “Calabria terra che balla” organizzato dall’amministrazione comunale di Botricello (CZ)

di Giuseppe Candido1

É da ritenersi assai lodevole e degna di nota l’iniziativa dell’Amministrazione comunale di Botricello che ha voluto proporre ai cittadini un seminario informativo sul rischio sismico dal titolo davvero esplicito: “La Calabria che balla”. Avendone ricevuto l’invito per il tramite dell’Istituto comprensivo di Botricello dove insegno, sono rammaricato di non potervi partecipare personalmente a causa di impegni di lavoro già da tempo programmati.

Sia come docente di scienze della scuola secondaria di I grado dell’Istituto comprensivo di Botricello, impegnato su questi temi con le nuove generazioni, sia come geologo e sia personalmente, ringrazio vivamente il sindaco Givanni Camastra e l’amministrazione tutta perché ha inteso promuovere questa importante iniziativa incentrata sul “come” poter prevenire, non già i terremoti, ma i danni e i morti che un sisma può avere e che, come la scienza e la storia ci dicono, non è da ritenersi improbabile a queste latitudini.

Mi permetto, quindi, di offrire qualche spunto di riflessione con questo mio contributo.

Come abbiamo visto, il 5 aprile, a 5 anni esatti (qualche ora di differenza) di distanza dal terremoto a L’Aquila, una scossa di magnitudo 5.0 con ipocentro a largo delle coste di Crotone, ha ricordato – se ce ne fosse bisogno – che la Calabria è al centro della convergenza tra la micro placca ionica e la micro placca adriatica. In particolare, secondo l’Istituto Naz. di Geofisica e Vulcanologia, una la sismicità profonda di questo tipo è attribuibile, in quest’area, al fenomeno di subduzione della litosfera ionica che comincia a flettersi sotto dell’Arco Calabro2.

Benché queste conoscenze siano disponibili a chiunque sui siti scientifici istituzionali, su come difenderci da questo rischio, sulla necessità cioè di predisporre un piano di adeguamento antisismico delle strutture pubbliche, un vero dibattito non c’è.

Che la Calabria sia un territorio ad elevata sismicità come, e anche di più, dell’Abruzzo, è storicamente noto. Allora perché non adeguare le strutture?

A partire dall’anno 1.000 si sono avuti, in Calabria, diversi terremoti distruttivi3: nel 1.188 il terribile terremoto4 nella valle del Crati, provocò gravissimi danni a Cosenza, dove crollò la cattedrale, a Bisignano, San Lucido e Luzzi; nel 1638, il 27 marzo vi fu un altro violento terremoto5 che colpì particolarmente la zona di Nicastro, dove i morti furono diverse migliaia. Il 9 giugno, dello stesso anno, un nuovo terremoto provocò danni anche nel crotonese. Poi, il 5 novembre del 1659, un altro forte terremoto6 interessò pure la Calabria centrale, nell’area compresa fra i Golfi di Sant’Eufemia e Squillace; le vittime furono più di 2000. Poco più di un secolo dopo, nel 1.783, tra febbraio e marzo, un violento sciame sismico7 interessò la Calabria meridionale e il messinese, provocando la completa distruzione di moltissime località e danni gravissimi in molte altre; moltissime repliche si ebbero poi nei mesi e negli anni successivi.

I morti, in quell’occasione, furono più di 30.000.

L’8 marzo del 1.832, il terremoto8 provocò gravi danni ad una cinquantina di località, prevalentemente nel crotonese; più di 200 le vittime. Quattro anni più tardi, il 25 aprile del 1.836, un altro terremoto9 colpì il versante ionico della Calabria settentrionale, provocando danni gravissimi a Crosia e Rossano, in provincia di Cosenza: le vittime furono oltre 200.

Nel 1.854, il 12 di febbraio, ancora un terremoto10 nel cosentino provocò effetti distruttivi nell’alta valle del fiume Crati e danni gravi si ebbero anche a Cosenza. Le vittime, in totale, furono circa 500.

Nel 1.870, il giorno 4 del mese di ottobre si verificò un terremoto11 nell’area cosentina, fra le alte valli del Savuto e del Crati, con oltre 100 vittime. Sempre nel 1.870, il terremoto colpì la Calabria centrale e fu avvertito in tutta l’Italia meridionale e nella Sicilia orientale: anche in quel caso, i danni furono gravissimi e più di 500 le vittime.

Poi, nel 1905, l’8 di settembre, il grave terremoto che colpì numerosi paesini nell’area di Vibo Valentia e Nicastro facendo risentire i suoi effetti anche nelle provincia di Cosenza e in quella di Reggio Calabria12.

Nel 1908, il 28 dicembre, l’apocalisse: un violento terremoto e uno tsunami colpirono Reggio e Messina. La Calabria, terra ballerina, quell’anno venne completamente distrutta.

In una regione come la nostra, con una così elevata frequenza di terremoti e conseguente pericolosità sismica, sapendo che – come la scienza ufficiale ci dice – l’unico modo di difendersi dal terremoto è quello di costruire edifici in grado di resistere alle scosse, è evidente quanto sarebbe importante fare seria prevenzione basata sulla conoscenza della vulnerabilità sismica delle strutture che, come il caso dell’Ospedale aquilano c’ha dimostrato tragicamente, non sempre sono costruite in maniera adeguata. Il prof. Franco Barberi, allora capo del dipartimento della Protezione Civile, già nel 1999 notava come,

Per programmare gli interventi di prevenzione occorre tenere conto del fatto che non ci troviamo di fronte a un territorio vergine nel quale cominciare a costruire con una politica antisismica, ma che si tratta invece di un territorio nel quale si è costruito per secoli con tecniche che non offrono apprezzabile sicurezza nei riguardi dei terremoti. Vi è dunque in Italia, come del resto in moti altri paesi, un debito arretrato di investimenti anti-sismici che si è accumulato nel tempo e che comporta fra l’altro una macroscopia sperequazione fra cittadini che vivono in case nuove e vecchie. Questi problemi, con le stesse parole, furono comunicati al Presidente della Repubblica, al Governo e al Senato, dal Progetto Finalizzato Geodinamica del CNR, più di dieci anni fa, all’indomani del terremoto dell’Irpinia.13

Dopo le notizie relative all’esistenza di un “Censimento della vulnerabilità degli edifici pubblici strategici in Abruzzo” e altre regioni, realizzato nel 1999, che aveva segnalato, come altamente vulnerabili, – affatto idonei a resistere ad un terremoto – proprio gli edifici abruzzesi che vennero giù il 6 aprile 2009, ci siamo domandati quale fosse la situazione degli edifici in Calabria.

Dopo qualche ricerca (all’invero assai breve perché sapevamo bebe cosa ricercare) ci siamo imbattuti nel sito del Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti (GNDT) titolare del Progetto, assieme alla Protezione Civile, per la rilevazione della vulnerabilità del patrimonio edilizio a rischio sismico e finalizzato al censimento degli edifici pubblici, strategici e speciali di oltre 1500 comuni di sette regioni, tra cui Abruzzo e Calabria.

Uno studio per la valutazione del grado di vulnerabilità degli edifici pubblici di 1.510 comuni delle sette regioni che oggi torna di cocente attualità per il fatto che, in Abruzzo, sembra averci tragicamente azzeccato.

Il 6 aprile del 2009, a L’Aquila, sono venuti giù, proprio quegli edifici pubblici che erano stati segnalati come ad alta vulnerabilità.

La risposta che abbiamo trovato è stata sconcertante: dei 3.975 edifici pubblici destinati all’istruzione, nella regione Calabria, ben 2.397 (pari al 60,3 %) erano stati classificati ad alta (1.049) o medio-alta (1.348) vulnerabilità e, cioè, non in grado di resistere alle scosse. Dei 785 edifici pubblici destinati alla sanità calabrese e censiti nel lavoro del Gruppo Nazionale per la difesa dai terremoti, 492 (il 62,7 %) erano classificati ad alta (208 edifici) o medio alta (284) vulnerabilità. E non andava meglio per gli edifici pubblici civili (sedi di comuni, province, regione, prefetture etc): dei 1.773 censiti dallo studio, 517 sono classificati con grado di vulnerabilità medio alta e 325 sono invece quelli ad alta vulnerabilità. Anche in Calabria, se si verificasse un terremoto di quella severità in superficie, si verificherebbe il crollo di numerosi edifici pubblici, perché non in grado di resistere alle scosse.

Già dal 1999, quindi, il Dipartimento della Protezione Civile in collaborazione con il GNDT e con l’ausilio dei lavoratori socialmente utili, aveva pubblicato quel “Censimento di vulnerabilità degli edifici pubblici, strategici e speciali delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia”.

Gestire l’emergenza, essere in grado di intervenire tempestivamente coi soccorsi è importante, certo. Però, lo abbiamo visto in passato: gestire bene l’emergenza, da sola non serve ad evitare morti, feriti e sfollati se la casa in cui viviamo ci crolla in testa. Visto che la situazione calabrese della vulnerabilità sismica degli edifici non è certo migliore di quella abruzzese, ci chiediamo cosa si sia fatto, dal ’99 ad oggi, ai fini della prevenzione e della mitigazione del rischio, mediante adeguamenti antisismici e/o ricostruzioni. Purtroppo ben poco da allora è cambiato. Troppe le scuole ancora non sismicamente adeguate e la colpa non certo può ricadere sulle locali amministrazioni che spesso non dispongono di finanze adeguate.

Sarebbe necessario, invece, fare prevenzione, programmando interventi che tengano conto che non siamo in presenza di un territorio “vergine” nel quale cominciare a costruire ex novo con una politica antisismica seria. Quello che abbiamo davanti, è un territorio stuprato, vilipeso dall’abusivismo edilizio dove, spesso, non sono a norma neanche gli edifici pubblici, nemmeno quelli strategici come Ospedali e Prefetture.

Cosa fare per uscirne? Come scriveva, già nel 1993, il professor Vincenzo Petrini, del CNR-GNDT, nella presentazione al volume “Rischio sismico di edifici pubblici14”:

La risposta più ovvia alla constatazione della presenza di situazioni notevolmente a rischio è l’avvio di specifici programmi di adeguamento del patrimonio edilizio ai livelli di sismicità delle varie zone del paese: ma non è certo l’unica possibile. L’abbassamento dei livelli di rischio può essere uno degli obiettivi della programmazione di investimenti della pubblica amministrazione e può, in alcuni casi, contribuire a qualificare la spesa pubblica, (…) programmi pluriennali di interventi di riduzione del rischio, opportunamente distribuiti nello spazio e nel tempo secondo priorità definibili in anticipo, possono avere, nella situazione attuale, positivi effetti collaterali in termini di sviluppi non drogati dell’occupazione.15

Sagge parole, quelle di Petrini, attuali quantomai anche dopo vent’anni, che mettono in evidenza le priorità per la Calabria, per il mezzogiorno e, forse, per l’intero Paese. Bisogna abolire la vulnerabilità sismica dei nostri edifici, adeguandoli a resistere alle scosse o rottamandoli, quando invece si tratta di vera e propria “spazzatura edilizia”.

Poi, volendo essere davvero esaurienti, un discorso a parte lo meriterebbe la questione della “micro-zonazione sismica locale”; lo stesso terremoto, infatti, in alcune aree può dare fenomeni di amplificazione locale di cui bisognerebbe tener conto in fase di progettazione ma che, spesso, vengono trascurati.

E c’è il problema del patrimonio edilizio abusivo che, in Italia e in regioni del sud come la Calabria, rappresenta una questione ancora irrisolta, intimamente collegata alla tutela del territorio, poiché, come ricordano i geologi italiani, “queste pratiche si diffondono e si radicano laddove c’è un minor controllo dell’uso del suolo”; un fenomeno, quello dell’abusivismo edilizio, che non è sempre legato a “bisogni sociali” – per l’accesso al “bene casa” – ma anche e soprattutto a “strategie di profitto come dimostrano le tante seconde case e interi villaggi turistici abusivamente realizzati e, in alcuni casi, condonati”.

Occorre ricordare – fino alla nausea – che non è mai il terremoto che uccide ma la casa, la scuola, la chiesa o l’edificio in cui ti trovi che crolla in testa. La vera causa di morti e sfollati è proprio la vulnerabilità sismica degli edifici, perlopiù costruiti durante il boom edilizio degli anni sessanta, settanta e ottanta che, frequentemente, non hanno un’adeguata struttura antisismica.

Oltretutto bisogna anche tenere a mente che la voce di spesa maggiore per le catastrofi naturali del nostro Paese è proprio quella dei terremoti: oltre 95 miliardi di euro le risorse stanziate tra il 1944 e il 1990, “pari al 75% delle risorse destinate a tutti gli eventi calamitosi censiti” da uno studio del Consiglio Nazionale dei Geologi.

Nel 2012, il rischio sismico del Paese, con il terremoto nella Pianura Padana emiliana, è tornato alla ribalta dei media che, come al solito, se ne occupano solo “a babbo morto”, quando il disastro c’è stato.

La prima scossa, con una magnitudo locale di 5.9 della scala Richter, avvenne alle ore 4.03 del 20 maggio 2012. Poi, “il 28 maggio, due nuove importanti scosse scuotono ancora i territori della provincia di Modena (…) sommando distruzione a distruzione, lutto a lutto, paura a paura16”.

Anche in quel caso, per i geologi,

Il terremoto emiliano si è caratterizzato per alcune specificità, tutte geologiche: gli effetti di sito ed i diffusi fenomeni di liquefazione delle sabbie. È stato per certi versi un terremoto inaspettato ma non inatteso considerando la successione di terremoti storici che hanno interessato la zona del ferrarese a partire dal 1500. Gli studi per la ricerca di idrocarburi nella Pianura Padana a partire dagli anni ’60 e ’70 avevano messo in evidenza le strutture sepolte al margine orientale della catena (le cosiddette pieghe ferraresi) piegate e fagliate che risalivano a poche centinaia di metri dalla superficie. L’aggiornamento delle carte di rischio per quest’area sono datate 2003 per cui queste aree vengono (oggi, ndr) classificate sismiche. Affinché la norma trovi pratica attuazione occorre però aspettare gli anni 2008-2009 (quando si è proceduto alla riclassificazione sismica del territorio nazionale in seguito agli eventi di San Giuliano di Puglia, ndr). Nel frattempo le strutture in elevazione (case di civile abitazione, capannoni industriali) sono stati progettati come ricadenti in area non sismica. Gli effetti, soprattutto per i capannoni industriali sono stati disastrosi. Mancando dei vincoli adeguati ai pilastri molte coperture sono letteralmente collassate17”.

Alle semplici osservazioni e indagini geologiche di base si preferiscono modelli numerici. Non per il fine della mera tutela di una categoria, una casta, i geologi italiani denunciano un fatto grave:

In Emilia-Romagna, come in altre regioni, si sta procedendo in molti comuni … agli studi di microzonazione sismica. Tali studi si prefiggono di evidenziare le aree in cui gli effetti del terremoto si faranno risentire maggiormente (una volta si usavano gli abachi di Medvedev che almeno legavano le amplificazioni direttamente alle caratteristiche idrologiche e litologiche del terreno). Oggi si fa ampio uso dei metodi geofisici che a volte mal si conciliano con la geologia di base. Sembra si sia sviluppata più la tendenza ad avere numeri (non si sa quanto attendibili) a scapito di serie indagini geologiche (geo strutturali, stratigrafiche, geomorfologiche, idrogeologiche) che evidenziano, in prima istanza, almeno dal punto di vista qualitativo le aree che possono dare amplificazione. Non nascondiamoci dietro un dito. Il problema non è quello di determinare con la massima precisione i fattori di amplificazione sismica quanto quello di operare l’adeguamento sismico del patrimonio edilizio esistente (in primis l’enorme patrimonio storico artistico del nostro Paese).

Non dimentichiamoci che la stragrande maggioranza delle abitazioni costruite post guerra sono state realizzate in assenza di alcuna normativa sismica. Anziché procedere indiscriminatamente con nuove edificazioni e distruzione di nuovo suolo è tempo di invertire la tendenza: ridurre drasticamente le nuove costruzioni e recuperare il costruito (dal punto di vista sismico, strutturale, del libretto del fabbricato, etc.). Il percorso è lungo e costoso ma le politiche territoriali si fanno dai nonni per i nipoti. Altre scorciatoie non esistono.18

Sulla base di questi numeri e di queste semplici riflessioni, per chi scrive appare evidente che l’adeguamento sismico del patrimonio edilizio, quello pubblico in primo luogo, o la sua totale rottamazione quando completamente fatiscente, rappresentano non una spesa, ma una voce di notevole risparmio e, alla lunga, un vero e proprio investimento. Senza contare le vite umane che, ovviamente, non hanno prezzo.

Vi ringrazio per l’attenzione.

Firmato

Giuseppe Candido

Note al testo _____________________________________________

1 Giuseppe Candido è docente di scienze matematiche presso l’Istituto Comprensivo di Botricello, geologo libero professionista, giornalista pubblicista, direttore editoriale di Abolire la Miseria della Calabria e autore, tra l’altro, del volume in pubblicazione La peste ecologica e il caso Calabria dal quale è estrapolato il presente testo.

2 Chiarabba et al., 2005 – “Analizzando il catalogo strumentale degli ultimi 30 anni è possibile rilevare in quest’area un certo numero di eventi a profondità subcrostale. Questa sismicità profonda è attribuibile al fenomeno di subduzione di litosfera ionica che in quest’area inizia a piegarsi al di sotto dell’Arco Calabro. – Terremoto nel Mar Ionio, M 5.0, 5 aprile 2014: approfondimento, Blog INGV Terremoti (url: ingvterremoti.wordpress.com)

3 D. Postpischl (a cura di), 10 domande sul terremoto, GNDT, 1994

4 D. Postpischl, a cura di, Sisma con intensità stimata del IX – X grado della scala Mercalli, 10 domande … Op.cit. 125

5 Intensità stimata del XI grado della scala Mercalli, ne: D. Postpischl, a cura di Op.cit. p.125

6 IX-X grado della scala Mercalli, ibidem.

7  Sciame sismico le cui intensità max XI grado della scala Mercalli, Ibidem

8  Sisma con intensità stimata del X grado della scala Mercalli, Ibidem

9  X grado della scala Mercalli, Ibidem

10 X grado della scala Mercalli, Ibidem

11 X grado della scala Mercalli, Ibidem

12 Sisma con intensità molto forte stimata del X-XI grado della scala Mercalli, D. Postpischl, a cura di, 10 domande … Op. cit. p.126

13 Franco Barberi, La difesa dai terremoti in Italia, ne: “Il rischio sismico”, Le scienze quaderni, n.59, aprile 1991.

14 Petrini V., Il Rischio sismico di edifici pubblici, Parte I, Aspetti metodologici, 1993

15 Petrini V., Op. cit., p.9

16 CNG, Ibidem

17 CNG, 2011 – Emilia Romagna: un territorio ricco e fragile, ne: I primi 50 anni …, Parte II, op. cit. p.161-162

18 CNG, Op. cit., p.162

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Fitodepurazione, Botricello (CZ) la sperimenta: funziona e conviene

E chiede i soldi alla Regione per l’impianto comunale

di Giuseppe Candido

La fitodepurazione è un sistema di depurazione basato, come lo stesso nome indica, sulla capacità di alcune piante di abbattere gli inquinanti dai reflui urbani. È la stessa normativa vigente in materia ambientale (D. Lgs. 152/2006) che specificatamente la propone come possibile soluzione alternativa o integrativa dei sistemi di depurazione “tradizionali”. Noi che non siamo abituati a protestare l’avevamo proposta al Sindaco di Sellia Marina con una petizione nell’agosto del 2011 dopo avere, tra l’altro, organizzato uno specifico convegno nel dicembre del 2010 durante il quale erano intervenuti come relatori docenti universitari ed esperti tecnici del settore ad indicarne la concretezza e la fattibilità della proposta. Quella proposta non fu presa seriamente in considerazione dall’amministrazione comunale di Sellia Marina nonostante il dott. Fausto Caliò, responsabile autorizzazioni del Settore Tutela e Sviluppo ambientale della Provincia di Catanzaro,avesse inviato un messaggio ad organizzatori e partecipanti al convegno davvero significativo:

Il tema in discussione – aveva scritto in quell’occasione il Dott. Caliò – è certamente in linea con gli obiettivi della tutela e valorizzazione delle risorse idriche, infatti, come i partecipanti ben sapranno, la fitodepurazione rientra tra i trattamenti di depurazione naturale suggeriti dalla vigente normativa (All. 5 alla parte terza del D.lgs 152/06); questi, benché ormai largamente collaudati ed impiegati in vari Paesi mitteleuropei, trovano ancora scarsa applicazione nel nostro territorio. L’argomento (del convegno ndr) – aggiungeva ancora il dott. Caliò ai partecipanti – è tanto più stimolante se si pensa che i pochi esempi del genere esistenti nel territorio provinciale sono utilizzati nel trattamento dei reflui di piccole comunità (perlopiù insediamenti rurali), mentre tali tecnologie sono sono state ancora applicate al trattamento, o affinamento, di acque reflue provenienti da agglomerati urbani di medie dimensioni. Pertanto, – conclude Caliò con riferimento esplicito agli obiettivi del convegno – qualora fosse realizzato l’impianto fitodepurativo proposto nella petizione collegata a tale convegno, esso costituirebbe certamente un interessante prototipo per la nostra provincia, da monitorare attentamente per ulteriori simili applicazioni.” (Sic!)

Niente, dice la tradizione: “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”. L’amministrazione comunale di Sellia Marina restò insensibile a quella proposta sostenuta pure con una petizione. A quel convegno sulla fitodepurazione aveva però partecipato anche uno sconosciuto (solo per chi scrive, ovviamente) consigliere comunale Salvatore Procopio che era intervenuto proprio sollecitato dalla notizia apparsa sui giornali locali.

Oggi, 7 maggio 2013, durante la conferenza stampa tenuta proprio dall’amministrazione di Botricello rappresentata dall’assessore all’ecologia e alla cultura del Comune di Botricello, Salvatore Procopio, finalizzata a presentare i dati di gestione dell’impianto di depurazione, abbiamo scoperto che, anche in virtù dell’interesse che quella petizione e quel convegno avevano scaturito, l’amministrazione di Botricello l’ha sperimentata sui liquami in ingresso al proprio depuratore comunale.

L’assessore Procopio, bisogna dirlo, è anche un tecnico dell’Arpacal molto attento e, dopo aver constato sperimentalmente con analisi condotte dalla ditta che per l’amministrazione gestisce il depuratore, l’amministrazione ha deciso di chiedere uno specifico contributo alla Regione Calabria. Alla conferenza stampa sulla gestione e sulla manutenzione del depuratore comunale e delle stazioni di sollevamento che negli anni passati più volte avevano dato problemi, assieme all’assessore Salvatore Procopio c’era anche l’ingegner Minieri, della Minieri King Elettrica, società che gestisce l’impianto. Dal 2009, ha sottolineato Procopio, la Provincia di Catanzaro ha restituito ai comuni la gestione degli impianti di depurazione e, da allora, ciò ha rappresentato un aggravio per le casse dell’ente. Nel 2011 solo di costi energetici – ha aggiunto Procopio – sono stati spesi 179.750 € e altri 151.000 di costi di gestione veri e propri. Nel 2012, mentre i costi per l’energia sono saliti a quasi 230.000 € quelli per la gestione – ha sottolineato Procopio – sono scesi a 142.000 €. Questi dati, ha spiegato l’assessore Procopio, “c’hanno indotto a cercare una via sperimentale per abbattere i consumi energetici di gestione e manutenzione”.

Come? Con la fitodepurazione. Procopio presenta un rapporto ufficiale dei dati relativo alle acque reflue trattate con il solo “micro” impianto di fitodepurazione sperimentale realizzato dal Comune. I dati evidenziano – aggiunge soddisfatto Procopio – “un’abbattimento del carico inquinante relativo a tutti i parametri analizzati di oltre l’80% e stimabile tra l’84 e l’85%”. Per questo, ha spiegato Procopio, “riteniamo necessario investire sulla fitodepurazione”. L’ingegnere Minieri, con slide e fotografie, ha spiegato di aver cercato, in questi anni in cui la ditta Minieri King Elettrica Srl è stata soggetto gestore dell’impianto di depurazione, di “aumentare l’efficienza dell’impianto di depurazione salvaguardandone l’efficacia”. Dopo una sintetica relazione illustrativa dell’impianto l’ingegnere ha delineato l’andamento dei parametri chimici delle acque depurate dall’impianto negli anni 2011 e 2012. Un depuratore “costruito negli anni ’80 e soltanto di recente adeguato ai più stretti parametri della normativa del 2006. “Da una stazione di arrivo dei liquami l’impianto”, ha spiegato Minieri, “ha una stazione di pretrattamento iniziale per l’eliminazione dei detriti grossolani e una fase di ossidazione cui segue la sedimentazione ulteriore. Le acque vengono disinfettate e immesse nel corpo idrico (torrente Arango, mare Ionio) e i fanghi vengono avviati nei letti di digestione ed essiccamento. Nel 2011”, ha aggiunto Minieri, in località Marina di Bruni, la stazione di sollevamento e i quadri elettrici erano privi di protezione. Abbiamo dato all’amministrazione elettropompe a nolo gratuito e messo a norma l’impianto elettrico. “Si è ad aumentare l’efficienza dell’impianto di depurazione garantendo un flusso depurativo efficace come dimostrano le analisi delle acque certificate dai laboratori e dall’Arpacal di Catanzaro”. “Nel 2010 abbiamo avviato una fase di restyling strutturale e verniciatura delle parti metalliche e ferrose, sono stati attivati di n°4 sedimentatori ed è stato modificato il flusso depurativo per rendere i parametri delle acque conformi alle normative vigenti”. Nei mesi di aprile e maggio 2011 è stata eseguita la messa a norma delle stazioni di sollevamento che, nell’agosto del 2011, la Provincia di Catanzaro e il dipartimento Ambiente hanno verificato e attestatop che le acque in uscita dal depuratore sono conformi al D.Lgs. 152/06 ed ha concesso al comune l’autorizzazione allo scarico”. Infine, lo scorso anno, nel mese di giugno “è stato attivato il terzo circuito depurativo con conseguente aumento della potenzialità dell’impianto al fine ultimo di fronteggiare la stagione estiva”. Oggi l’impianto funziona correttamente, le acque escono ben depurate e rispettano i parametri ma, ha costi energetici elevati e, per questo, “l’amministrazione c’ha chiesto di sperimentare la fitodepurazione che ha bassi costi nell’ordine del 50% in meno rispetto agli impianti tradizionali.” Per questi motivi, ha spiegato ancora l’ingegnere, sollecitati dall’amministrazione comunale “abbiamo sperimentato idee future per una eco-Botricello, realizzando un progetto pilota utilizzando una porzione dei letti di essiccamento per la realizzazione di un impianto di fitodepurazione a sistema flusso superficiale, e ciò anche allo scopo di sensibilizzazione per la popolazione e le Pubbliche Amministrazioni”.

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Approvato a Botricello il conto consuntivo dell’anno 2012

Consiglio Comunale di Botricello
Il Consiglio Comunale di Botricello del 30/4/2013

Botricello (CZ) – Passa in Consiglio Comunale il conto consuntivo 2012 la cui mancata approvazione avrebbe potuto portare al commissariamento dell’amministrazione. Nei giorni scorsi c’erano stati problemi per il raggiungimento del numero legale sino a portare l’opposizione a richiedere le dimissioni del Sindaco e, considerate le assenze dell’intero gruppo di maggioranza, si era deciso per spostare la riunione al 30 aprile. Anche se secondo i consiglieri di opposizione, chi avrebbe votato a favore di quel bilancio “avrebbe approvato un documento non veritiero perché del tutto falsato rispetto alla realtà” in quanto alcune attività non sarebbero più esigibili perché trascorsi i termini della prescrizione, e nonostante il voto d’astensione di due consiglieri della maggioranza (Russo G. e Trivolo) motivata principalmente per mancata condivisione dei metodi di convocazione del consiglio da parte del Sindaco, il primo punto all’ordine del giorno passa con sei voti favorevoli, cinque voti contrari e due astenuti (3 consiglieri assenti, due del gruppo di maggioranza e uno d’opposizione). A termine della seduta il Sindaco Giovanni Camastra ha annunciato pubblicamente ai consiglieri comunali tutti l’iniziativa del 4 maggio di un Consiglio Comunale Aperto per il prossimo 4 maggio con la presenza straordinaria di Mina Welby, co-presidente dell’associazione Luca Coscioni, per presentare la proposta di legge d’iniziativa popolare sul rifiuto dei trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia.

A margine del consiglio abbiamo chiesto al Consigliere Gregorio Russo di spiegarci le motivazioni della loro astensione.Ci siamo astenuti, – spiega Gregorio Russo – come gruppo Botricello Libera (gruppo formato da entrambi i consiglieri comunali astenuti assieme al consigliere di maggioranza Fernando Russo però assente), perché non condividiamo innanzitutto le modalità con le quali il Sindaco decide di convocare consigli senza consultare i consiglieri di maggioranza, e poi riteniamo di non condividere i metodi con i quali sono state spese determinate somme all’interno della maggioranza. Le faccio un esempio: questa struttura qua (e indica la nuova sede del Palazzo Comunale da poco inaugurata)”. Ci sono somme di cui …- non facciamo in tempo a terminare che Viscomi aggiunge: “Non le conosciamo. È questo il problema!”. Allora domandiamo: ma il documento di bilancio l’avete potuto visionare?No, io ho ricevuto la notifica il 24 di aprile, quando la legge dice che deve essere notificato 20 giorni prima della convocazione del consiglio. Il 24 d’aprile (me l’hanno notificato ndr), il 25 è festa, il 27 e 28 sabato e domenica (e il comune è chiuso ndr) e martedì il consiglio”. Quindi, se abbiamo capito bene, lamentate i tempi e i modi più che le singole spese? Non ci sono dubbi riferiti a singole spese? “No, noi praticamente critichiamo i metodi di agire”. Avreste voluto un maggior coinvolgimento? “Si, un maggior coinvolgimento”. Poi, infatti, per avere un ulteriore chiarimento, abbiamo sentito al telefono l’assessore alla Cultura, Salvatore Procopio senza mezzi termini afferma che “quello che dice Gregorio Russo è un falso. Un falso procedurale”. “Russo ha avuto notificato dal segretario con un ufficiale giudiziario l’atto. Gli viene notificato che il bilancio approvato dalla Giunta viene depositato negli uffici della ragioneria”. Ciò per consentire anche a lui, come tutti i consiglieri, di prendere visione 20 giorni prima come prevede la legge e fare eventuali emendamenti in consiglio. Quello notificato il 24 di aprile “è soltanto” – c’ha spiegato l’assessore Procopio – “la convocazione del consiglio che – nella giornata di oggi in seconda convocazione – ha approvato il bilancio” “Ci sono due notifiche, è questo che trascura Gregorio Russo. Questo “falso” sulla procedura “non legale” che sarebbe stata seguita per la convocazione, conclude Procopio che difende l’operato della giunta e del sindaco Giovanni Camastra, viene propinato per puro spirito di contraddizione e lamentare un mancato coinvolgimento che invece c’è sempre stato. Al link di seguito l’intervista al Gregorio Russo.

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Botricello (CZ): Dibattito su eutanasia legale e rifiuto trattamenti sanitari e Consiglio Comunale aperto

Mina Welby a Botricello il 4 maggio 2013 per discutere di eutanasia legale e testamento biologico
Mina Welby a Botricello il 4 maggio 2013 ore 17.00 – Palazzo Comunale

Ammalarsi fa parte della vita. Come anche guarire, morire, nascere, invecchiare, amare. E le buone leggi servono alla Vita anche per impedire che siano altri a scegliere per noi. Il prossimo sabato 4 maggio 2013 alle ore 17.00, nel giorno del Santo Patrono, a Botricello (CZ) presso la sede del nuovo Palazzo Comunale di Via Nazionale 351, nell’ambito di una più ampia mobilitazione nazionale di raccolta firme, con la presenza straordinaria di Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby e co-Presidente dell’associazione Luca Coscioni, sarà presentata ai cittadini e al consiglio comunale appositamente convocato sotto forma di consiglio comunale “aperto”, la proposta di legge d’iniziativa popolare sul rifiuto dei trattamenti sanitari e la liceità dell’eutanasia promossa in tutta Italia dall’associazione Coscioni, dagli Amici di Eleonora Onlus, da Exit Italia, dallo Uaar e Radicali Italiani. All’evento, ovviamente, sarà inoltre possibile sottoscrivere la proposta di legge che già l’assessore Salvatore Procopio, il Sindaco Giovanni Camastra, l’assessore Valea e molti altri cittadini hanno firmato ai tavoli di raccolta organizzati nei giorni scorsi.

Il consiglio comunale aperto è stato appositamente convocato dal Sindaco, dott. Giovanni Camastra, che nei giorni addietro aveva pure lui firmato la proposta di legge, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura dell’amministrazione comunale di Botricello diretto dal dott. Salvatore Procopio, che ha tenuto in particolare modo a sollecitare la più ampia informazione su questo tema riguardante il diritto e la libertà di sceglier fino alla fine. Al dibattito e al consiglio comunale aperto, cui è espressamente invitata la stampa oltreché i cittadini, parteciperanno pure la Prof.ssa Elena Morano Cinque, docente dell’Università Magna Grecia e Presidente della Commissione Pari Opportunità di Catanzaro e il Prof. Salvatore Barresi, docente di etica sociale ed economia dell’Istituto Tecnologico Unus Magister dell’Arcidiocesi di Crotone Santa Severina. Modererà il dibattito il nostro direttore editoriale, Prof. Giuseppe Candido docente di scienze matematiche presso la scuola secondaria di I grado di Botricello.

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Botricello (CZ): Anche il primo cittadino, il dott. Giovanni Camastra, firma per il rifiuto dei trattamenti sanitari e la liceità dell’eutanasia

Giovanni Camastra, sindaco di Botricello, mentre firma per l'eutanasia legale
Il sindaco di Botricello, Giovanni Camastra, mentre firma per l’eutanasia legale. Al centro, l’assessore all’ecologia Salvatore Procopio. A dx, Francesco Galea, attivista associazione Luca Coscioni

Con il tavolo di raccolta firme per eutanasialegale.it a Botricello (CZ) è stato dato il via anche in Calabria, alla raccolta delle 50.000 firme necessarie per depositare in parlamento la proposta di legge d’iniziativa popolare per il rifiuto dei trattamenti sanitari e la liceità dell’eutanasia. A comunicarlo in una nota a fine giornata sono Francesco Galea attivista dell’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica e Giuseppe Candido, docente di matematica a Botricello, sindacalista e anche lui militante dell’associazione Luca Coscioni. “La raccolta è cominciata positivamente: dalle 18 alle 19.30 abbiamo raccolto 24 firme tra le quali, però, anche quella del primo cittadino, dott. Giovanni Camastra (tra l’altro medico chirurgo) che ha annunciato pubblicamente, assieme all’assessore Salvatore Procopio, che saranno lieti e onorati, come amministrazione comunale, di poter ospitare Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby morto il 16 dicembre del 2006 interrompendo sotto sedazione la ventilazione artificiale che lo manteneva in vita, il prossimo 4 maggio a Botricello nella sede del consiglio comunale. Il sindaco Camastra ha affermato infatti di voler sostenere questa iniziativa di civiltà e, per questo, fare un Consiglio Comunale aperto ai cittadini finalizzato, oltreché alla presentazione e alla promozione del progetto di legge d’iniziativa popolare sull’eutanasia legale, anche all’adozione di un registro dei testamenti biologici comunale attraverso una deliberazione ad oc del consesso civico. Per oggi pomeriggio, venerdì 29 marzo, sempre dalle 17.00 alle 19.00, nello stesso luogo (difronte sede comunale via Nazionale, Ss106) abbiamo deciso con l’assessore all’ecologia, Salvatore Procopio, di ripetere il tavolo proprio durante la processione del venerdì Santo.

Sul sito eutanasialegale.it trovate anche il modo di attivarvi on line e sul territorio dove risiedete

Tavolo Raccolta firme a Botricello
Tavolo Raccolta firme a Botricello del 28 marzo
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Dopo la raccolta differenziata, a Botricello (CZ) via anche al compostaggio

da Redazione

Convegno compostaggio a Botricello (CZ)
Convegno compostaggio a Botricello (CZ)

Botricello, 23 marzo 2013 – Mentre fuori i cumuli di mondezzai invadono le strade, i bidoni sono stracolmi e le discariche funzionano a singhiozzo, in un momento di emergenza rifiuti che più grave in passato forse non si è visto, un po’ stoicamente ma con grande coraggio, l’amministrazione comunale di Botricello guidata dal dott. Giovanni Camastra, con affianco e in prima linea perché di problematiche ecologiche se ne è sempre occupato, l’assessore all’ecologia dott. Salvatore Procopio, che tra l’altro è anche un tecnico dell’Arpa Calabria, propone ai suoi cittadini il compostaggio domestico. Per questo, sabato 23 presso la nova sede comunale, dopo aver avviato nei giorni addietro uno specifico bando per richiedere ai cittadini l’adesione al progetto “per il compostaggio domestico dei rifiuti organici e del verde”, si è svolto uno specifico convegno di presentazione dell’iniziativa e di sensibilizzazione sul tema rifiuti, al quale hanno partecipato assieme ai due amministratori promotori, anche due esperti del settore: il dott. Agronomo Paolo Condito e il dott. Pasquale Chiodo. Molti i cittadini presenti, anche di altri comuni limitrofi. “Botricello, – ha ricordato nel suo intervento il Sindaco Giovanni Camastra – ha avviato da tre anni la raccolta differenziata porta a porta ma oggi siamo al limite della sopportazione”.

La compostiera
La compostiera fornita dall’amministrazione comunale ai cittadini aderenti al bando

Dopo le pillole (e le slide) di buone tecniche di compostaggio del dott. Condito e del dott. Chiodo, che  i due tecnici intervenuti hanno fornito soprattutto per spiegare, ai cittadini che hanno aderito al bando, le semplici tecniche di compostaggio e il “come” utilizzare la compostiera fornita dall’amministrazione, l’assessore Salvatore Procopio si è soffermato sui vantaggi, anche economici oltreché ecologici, che si possono avere se questa iniziativa, oggi in partenza, si diffondesse a macchia d’olio tra i cittadini.

“Ringrazio la dott.ssa De Fazio perché è la responsabile di questo progetto che – ha aggiunto Procopio – è la strada giusta per l’uscita dall’emergenza”. “Oltre ad essere una buona pratica ecologica che consente di sviluppare un’adeguata coscienza civica, il compostaggio domestico, semplice da realizzare, riduce del 30% il rifiuto prodotto agevolando non poco gli amministratori nelle operazioni di smaltimento”.

Ma l’aspetto ancora più vantaggioso, ha aggiunto Procopio nel suo intervento, “è quello economico” perché, come spiegato anche dai due tecnici, il vantaggio sarebbe doppio: “oltre alla riduzione dei rifiuti si avrebbe anche la possibilità di riduzione della TARSU del 25%”. Infatti, come ha ricordato lo stesso Procopio, nel bando è previsto che “una regolare adesione e il rispetto dei requisiti previsti dal bando, comporterà uno sconto del 25% dell’importo annuo previsto per il pagamento della TaRSU”. Il compost è un ammendante agricolo utile per le coltivazioni, per l’orto, il giardinaggio, e la coltivazione dei fiori e, come previsto dallo stesso bando, può essere usato dagli stessi contribuenti nel proprio giardini, nell’orto, per la manutenzione delle piante domestiche o, in alternativa, essere ceduto ad aziende florovivaistiche. Già, perché l’aspetto più interessante che è emerso dalla serata, oltre ai numerosi interventi che tra l’altro hanno sottolineato e incentivato ad estendere la promozione dell’iniziativa anche sotto l’aspetto didattico nelle scuole, è che cittadini stessi potrebbero consorziarsi per valorizzare il compost prodotto commercializzandolo presso aziende florovivaistiche o, sotto forma di pellet, come combustibile considerato la buona resa calorica una volta essiccato. Insomma, ha concluso Procopio che al margine c’ha concesso di scambiare con lui due veloci battute, dobbiamo cominciare a considerar il rifiuto non come una emergenza ma come una risorsa da cui trarre anche vantaggi di tipo economico.

Un momento del convegno sul compostaggio domestico organizzato come azione di sensibilizzazione sul tema Rifiuti da parte dell’amm. comunale: uno dei numerosi interventi del pubblico
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Fitodepurazione, conviene e risolve! Il video e il resoconto del convegno e del dibattito

Sellia Marina (CZ) – Si è svolto lo scorso 29 dicembre il convegno-dibattito sul tema della Fitodepurazione organizzato, presso la sala del Consiglio Comunale di Sellia Marina, dal Comitato per la tutela dell’ambiente di Sellia Marina assieme all’associazione di volontariato culturale “Non Mollare” e all’azienda “Vivai Squadrito”. Conviene? Risolve? È a queste domande che si è cercato di dare una risposta. Il tutto nasce da una petizione popolare che chiede al sindaco di adottare la fitodepurazione per l’affinamento dei liquami provenienti dai depuratori quando questi, durante il periodo estivo funzionano malamente a causa del picco delle presenze turistiche.

La fitodepurazione, com’è poco noto, è un sistema di depurazione naturale che può integrarsi, proprio in quei territori in cui è forte il picco estivo delle presenze turistiche, con i sistemi di depurazione tradizionale. Al convegno dibattito oltre ai relatori sono intervenuti, quali amministratori dei territori interessati dalla problematica, il sindaco di Sellia Marina Giuseppe Amelio, l’assessore all’ambiente Giuseppe Mercurio, il Presidente del Consiglio comunale Nicola Giancotti, il dott. Michelangelo Ciurleo assessore al bilancio della Provincia di Catanzaro e Salvatore Procopio già assessore all’ecologia e consigliere comunale di Botricello. Al convegno era stato invitato anche il Dott. Fausto Caliò, responsabile autorizzazioni del Settore Tutela e Sviluppo ambientale della Provincia di Catanzaro, che non essendo potuto intervenire personalmente, ha inviato un messaggio ad organizzatori e partecipanti al convegno: “Il tema in discussione – ha scritto il Dott. Caliò nella sua nota – è certamente in linea con gli obiettivi della tutela e valorizzazione delle risorse indriche, infatti, come i partecipanti ben sapranno, la fitodepurazione rientra tra i trattamenti di depurazione naturale suggeriti dalla vigente normativa (All. 5 alla parte terza del D.lgs 152/06); questi, benché ormai largamente collaudati ed impiegati in vari Paesi mitteleuropei, trovano ancora scarsa applicazione nel nostro territorio. L’argomento (del convegno ndr) – scrive ancora il dott. Caliò ai partecipanti – è tanto più stimolante se si pensa che i pochi esempi del genere esistenti nel territorio provinciale sono utilizzati nel trattamento dei reflui di piccole comunità (perlopiù insediamenti rurali), mentre tali tecnologie sono sono state ancora applicate al trattamento, o affinamento, di acque reflue provenienti da agglomerati urbani di medie dimensioni. Pertanto, – conclude Caliò con riferimento esplicito agli obiettivi del convegno – qualora fosse realizzato l’impianto fitodepurativo proposto nella petizione collegata a tale convegno, esso costituirebbe certamente un interessante prototipo per la nostra provincia, da monitorare attentamente per ulteriori simili applicazioni.”

Sulla base delle “forti criticità” in cui si viene sistematicamente a trovare il sistema di depurazione, e non solo quello selliese, durante il periodo estivo di picco demografico, durante il convegno è stato più volte sottolineato come, il ricorso a tali tecniche di depurazione naturale per il trattamento dei reflui rappresenta una scelta diffusa sia a livello nazionale sia a livello mondiale per i suoi vantaggi sia economici sia di capacità accertata nel trattamento dei reflui provenienti dai depuratori tradizionali. “L’uso della fitodepurazione – ha spiegato il dott. Giuseppe Squadrito – per la depurazione dei liquami ha origini antiche. A Roma, nel periodo imperiale, si usava scaricare la cloaca massima, un canale di flusso dei rifiuti urbani, nelle paludi Pontine con il preciso scopo di sfruttare il loro potere auto depurante. (…) Ma la moderna concezione degli impianti di fitodepurazione ha origine, negli anni ’80, negli Stati Uniti e nel Centro Europa e gli impianti di fitodepurazione vengono definiti a livello internazionale con il termine costructed wetlands cioè sistemi umidi costruiti artificialmente. In Italia – ha ricordato Squadrito – l’entrata in vigore del D.Lgs 152/99 ha introdotto per la prima volta una filosofia del tutto nuova nel campo della gestione e tutela della risorsa idrica, privilegiando, ove possibile, sistemi ad alta naturalità e anticipando la direttiva quadro nel settore delle acque n° 2000/60 della comunità europea. In uso già da tempo negli Stati Uniti, sono recentemente stati introdotti in molte regioni italiane. In Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, sono molti gli impianti in attività che forniscono periodicamente risultati estremamente positivi per l’attività depurativa che svolgono”.

Conviene, dunque, e potrebbe anche risolvere. Ma, come sottolineato nella relazione del professor Francesco Santopolo, il metodo è stato scarsamente utilizzato soprattutto perché “poco remunerativo” in termini “progettuali” per cui si è sempre preferito sistemi di depurazione tradizionali. Senza dimenticare – ha aggiunto Santopolo – che in un regione come la Calabria dove l’acqua è scarsa d’estate e tragicamente abbondante d’inverno e in autunno quando è causa del dissesto idrogeologico, il metodo della fitodepurazione potrebbe diventare una risorsa idrica aggiuntiva perché le acque di scarico dei depuratori, affinate, diventerebbero utilizzabili per usi irrigui. Sia il sindaco di Sellia Marina sia l’assessore all’ambiente Giuseppe Mercurio, nei loro rispettivi interventi, hanno plaudito all’iniziativa del convegno recepita come “interessante proposta da sottoporre a future valutazioni tecniche” e non già, come troppo spesso accade in questi casi, quale “protesta pretestuosa e strumentale”. Ed anche se non sono mancati momenti di dibattito in cui l’amministrazione – nella persona del Sindaco – ha sottolineato il suo impegno nella tutela dell’ambiente in generale, il convegno è risultato essere una valida base di partenza per ulteriori valutazioni di fattibilità tecnica che l’amministrazione intenderà compiere recependo le richieste della petizione che sarà quindi presentata ufficialmente all’inizio del nuovo anno con l’augurio di una situazione “balenare” per il 2011 migliore di quella del 2010. Nicola Giancotti, nella sua qualità di Presidente del Consiglio comunale di Sellia Marina che ha gentilmente ospitato la manifestazione, ha sottolineato nel suo intervento che non soltanto “quello della fitodepurazione risulta una interessante proposta come sistema per l’affinamento dei liquami fuoriuscenti dai depuratori ma che potrebbe anche essere incentivato, con eventuali sgravi fiscali sulla tassa della depurazione a beneficio di privati, come i tanti villaggi turistici presenti sul territorio, che decidessero di adottarlo come alternativa allo scarico in fognatura”. “Di fatto – ha concluso Giuseppe Candido, quale presidente del Comitato di tutela dell’ambiente di Sellia Marina, – un risultato lo abbiamo già ottenuto ed è quello, non di poco conto, di far discutere le amministrazioni interessate dal problema prima che la stagione estiva sia avviata e prima che l’emergenza torni ad esplodere. Ci dispiace per l’assenza della minoranza in consiglio che, evidentemente, non ha ritenuto adeguatamente importante l’argomento in discussione stante la valenza oggettiva e l’assenza di colore politico dell’iniziativa che poteva perciò essere accolta in maniera bypartisan”.

Apprendiamo con soddisfazione dalla stampa locale che Salvatore Procopio, consigliere comunale intervenuto al convegno, ha richiesto alla Giunta di Botricello guidata da Camastra di adottare la fitodepurazione per l’affinamento dei liquami del depuratore ubicato sul tratto della foce del torrente “Arango”.

Un buon risultato ed un ottimo augurio per il 2011 per il Comitato per la tutela dell’ambiente di Sellia Marina che, proponendo la fitodepurazione al Sindaco di Sellia Marina attraverso una petizione popolare, ha cercato però di estendere la discussione anche ai comuni limitrofi come Botricello e Cropani. Peccato che non tutte le amministrazioni interessate dal problema si siano interessate alla proposta. Forse troppo impegnati nei festeggiamenti?

Applicare la fitodepurazione ai locali impianti di depurazione” è il titolo dell’articolo firmato r.s. (probabilmente riferibile al giornalista Rosario Stanizzi) comparso oggi, 31 dicembre, su La Gazzetta del Sud che pubblichiamo di seguito. “La proposta del consigliere comunale Salvatore Procopio” l’occhiello.

Botricello. – “Considerare l’opportunità di valutare, attraverso uno studio di fattibilità sui costi e sui benefici, l’applicazione delle tecniche di fitodepurazione all’impianto di depurazione”. E’ quanto chiede, con un’interrogazione-proposta indirizzata al Sindaco Giovanni Camastra, agli assessori Giuseppe Trivolo ed Agostino Viscomi, al capogruppo di maggioranza Angelo Muraca e al responsabile dell’ufficio tecnico comunale, Luigi Mancuso, l’ex assessore all’ecologia del comune di Botricello, Salvatore Procopio, consigliere comunale.

“E’ mio personale convincimento – aggiunge – che le superfici attualmente in disuso all’interno del perimetro dell’impianto sito in località Arango siano quantomeno idonee ad accogliere un sistema di fitodepurazione a monte dell’attuale impianto depurativo. Le vasche della vecchia linea di depurazione, opportunamente rigenerate, sono assai idonee ad ospitare segmenti di fitodepurazione e tecniche modulari in grado di depurare e trattare il carico batterico, soprattuto durante il periodo estivo, in cui il dimensionamento non idoneo dell’impianto può generare dei collassi depurativi (come già avvenuto in passato ndr). L’alta efficienza depurativa, i bassi costi di realizzazione e manutenzione, la rimozione dei batteri coliformi, l’abbattimento del fabbisogno di ossigeno chimico e biologico, dell’ammoniaca e del fosforo, sono indicatori interessanti che la tecnica della fitodepurazione offre e che mi fanno protendere per un’applicazione immediata di tale sistema nel nostro impianto depurativo. Ritengo che l’ipotesi di fattibilità, se supportata da valutazioni tecniche economiche più autorevoli della mia proposta, siano in armonia sia con l’ipotesi di una maggiore efficienza dell’impianto esistente e sia nell’ottica della costruzione di un nuovo impianto di depurazione. Pertanto – afferma ancora Procopio – chiedo che la proposta, maturata all’interno di un recente dibattito scientifico con l’Università della Calabria, il Comitato per la tutela dell’ambiente di Sellia Marina e l’associazione culturale “Non Mollare”, venga immediatamente valutata dai nostri tecnici e vengano allertati i canali di finanziamento più opportuni per la fattibilità dell’intervento.”

Alm ringrazia il sig. Antonio Elia per le riprese amatoriali effettuate e che ci hanno consentito di documentare il convegno e gran parte del dibattito

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