Archivi categoria: Storia

La profezia di Hanna Arendt

di Richard J. Bernstein, LA REPUBBLICA25 giugno 2018

Nella prefazione alla raccolta di saggi del 1968,  L’umanità in tempi bui, Hannah Arendt scrisse: «Anche nei tempi più bui abbiamo diritto di attenderci una qualche illuminazione » . Nei tempi bui di oggi l’opera di Arendt assume nuova importanza proprio perché è fonte di illuminazione.   Continua la lettura di La profezia di Hanna Arendt

Share

Oggi, 39 anni fa, via Fani…Qualcosa a che fare, anche, con il diritto umano e civile alla conoscenza

Di Valter Vecellio

Il 16 marzo del 1978, in via Mario Fani, un commando delle Brigate Rosse rapisce Aldo Moro e uccide la sua scorta. Moro viene poi trovato morto a via Caetani 55 giorni dopo.
A distanza di tanto tempo, e nonostante “pentiti”, dissociati, processi e commissioni parlamentari, inchieste giornalistiche e centinaia di libri, e quant’altro, della vicenda di cui secondo alcuni si sa praticamente tutto, e non c’è da sapere più nulla, le lacune e i buchi “neri” relativi a verità evidentemente indicibili e imperscrutabili, sono tante. Continua la lettura di Oggi, 39 anni fa, via Fani…Qualcosa a che fare, anche, con il diritto umano e civile alla conoscenza

Share

Strage di Ustica: la “piccola notizia” su una morte misteriosa (e tante altre ancora…)

Di Valter Vecellio (*)  

La “notizia” scivola via, tra la disattenzione dei più e l’interessata indifferenza di qualcuno; certo: viviamo giorni in cui accade di tutto e di più. Facile, dunque che il dispaccio di agenzia si perda tra le decine di altre che ogni cinque minuti viene messa in rete. In effetti, bisogna essere un po’ maniaci, per farci caso…

La “notizia” è questa: su ordine della magistratura viene riesumato dalla tomba dove riposa quel che rimane delle spoglie terrene di Mario Alberto Dettori; un signore che dirà qualcosa solo, ormai, a “maniaci”, appunto.  

Dettori era uno dei radaristi dell’aeronautica militare in servizio nella base di Poggio Ballone, in Maremma, quando avvenne la strage di Ustica, il 27 giugno 1980. Quella notte torna a casa a Grosseto e confida alla moglie: “Siamo stati a un passo dalla guerra”. Sei anni dopo, nel 1987, lo trovano impiccato sulla strada per Istia d’Ombrone, in Toscana. Non viene fatta l’autopsia e il fascicolo giudiziario in fretta e furia viene chiuso: suicidio. La famiglia di Dettori non ci crede; la figlia Barbara, appoggiandosi all’associazione antimafia Rita Atria presenta in procura a Grosseto nuove carte per riaprire il caso. I resti del maresciallo dell’aeronautica sono riesumati su disposizione della procura: “E’ avvenuto lo scorso 16 febbraio” dice la figlia, che all’epoca della scomparsa del padre aveva 16 anni. “Non abbiamo mai creduto al suicidio, mio padre non lo avrebbe mai fatto, non era proprio il tipo, e aveva tre figli piccoli. Noi siamo convinti che in quel posto non fosse solo. Vogliamo la verità”.

Più che comprensibile e giustificata aspirazione; anche se non si comprende come, a distanza di tanto tempo, le spoglie di Dettori possano dire qualcosa. Vero è che gli esami scientifici sanno fare miracoli. Non resta che attendere l’esito delle analisi che saranno eseguite presso l’Istituto di medicina legale di Siena. Attendere e ricordare.

Dettori era uno dei testimoni chiave dell’inchiesta sul DC9 dell’Itavia che la sera del 27 giugno 1980 si inabissa con le 81 persone che erano a bordo. Continua la lettura di Strage di Ustica: la “piccola notizia” su una morte misteriosa (e tante altre ancora…)

Share

Se Camilleri viene a dirci che Il giorno della civetta è un romanzo che fa apologia della mafia

SCIASCIA, IL TERRORISMO, LA POLEMICA CON BERLINGUER E GUTTUSO, LE ACCUSE DI APOLOGIA DELLA MAFIA

Di Valter Vecellio

20 novembre di sedici anni fa: Leonardo Sciascia ci lascia. Il Corriere della Sera, coincidenze che sono – dice Sciascia – “incidenze”, il giorno prima pubblica una lunga intervista ad Andrea Camilleri, curata da Aldo Cazzullo. Il titolo: “Gli scontri con Sciascia, la mia vita da cieco e il NO al referendum”. A un certo punto, Camilleri dice:

“Nei giorni del sequestro Moro lui e Guttuso andarono da Berlinguer e lo trovarono distrutto: KGB e CIA, disse, erano d’accordo nel volere la morte del prigioniero. Sciascia lo scrisse. Berlinguer lo smentì, e Guttuso diede ragione a Berlinguer. Io mi schierai con Renato: era nella direzione del PCI, cos’altro poteva fare? Leonardo la prese malissimo: ‘Tutti uguali voi comunisti, il partito viene prima della verità e dell’amicizia’…”.

 

Valter Vecellio, redattore TG2 e direttore di Notizie Radicali
Valter Vecellio, vice caporedattore TG2, direttore di Notizie Radicali, già direttore del giornale satirico Imale

Non ricordo interventi particolari di Camilleri, nei giorni della polemica che oppose Sciascia a Berlinguer e Guttuso. Forse ci sono stati, probabilmente “privati”. Di pubblici non ne ho trovato traccia. Ma non è questo il punto. Il fatto è che le cose non sonno andate come le racconta Camilleri.

Di come si siano svolti i fatti posso dare testimonianza diretta, avendo avuto possibilità di sentire dallo stesso Sciascia cos’era accaduto. In sintesi: nel maggio del 1977, e dunque molto prima dei giorni del sequestro Moro, Sciascia si incontra con Enrico Berlinguer, per parlare di cose che riguardavano la Sicilia; è accompagnato da Guttuso, che era stato tramite per ottenere l’appuntamento. Continua la lettura di Se Camilleri viene a dirci che Il giorno della civetta è un romanzo che fa apologia della mafia

Share

Carta sismo-tettonica e franosità della Valle Crati

Presentazione della Carta sismotettonica e della franosità della Valle del Fiume Crati con Carlo Tansi.
Concluderà i lavori il Governatore della Calabria. Interverranno i Sindaci e gli Ordini Professionali Continua la lettura di Carta sismo-tettonica e franosità della Valle Crati

Share

IL GIORNO DELLA MEMORIA DELL’ORRORE DELLE FOIBE

Di Valter Vecellio (*)

Valter Vecellio, redattore TG2 e direttore di Notizie Radicali
Valter Vecellio, redattore TG2 e direttore di Notizie Radicali

Con esattezza non sapremo mai il numero delle vittime, di sicuro molte migliaia.

Si parla di una immane tragedia per anni negata: quella degli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia; è la tragedia di almeno ventimila italiani massacrati nelle foibe tra il 1943 e il 1947; e di almeno 350.000 in fuga.

Un vero e proprio olocausto, ed esodo di sapore biblico, sempre tenuto nascosto fino al 10 febbraio del 2005, quando, finalmente il Parlamento dedica alle vittime delle foibe, e agli esuli istriani, fiumani e dalmati, una specifica giornata del ricordo. Devono passare quasi sessant’anni, prima che ufficialmente si cominci a elaborare una delle pagine più angoscianti della nostra recente storia.
La storiografia ufficiale stima in circa 5mila le vittime. Nella sola Istria si contano più di 1.700 foibe. Il massacro viene messo a tacere praticamente subito. Un grande silenzio, nazionale e internazionale, copre per decenni il massacro. Continua la lettura di IL GIORNO DELLA MEMORIA DELL’ORRORE DELLE FOIBE

Share

Migranti, noi come loro …

di Giuseppe Candido

Noi siamo come loro, ha detto durante l’Angelus Papa Francesco. Gian Antonio Stella, ormai qualche anno fa, lo ricordava ne L’Orda (Rizzoli, 2003). Non sopprimerai il forestiero, lo si legge nella Bibbia: “Anche voi conoscete la vita del forestiero perché siete stati nella terra d’Egitto (Esodo, 23.9).  Continua la lettura di Migranti, noi come loro …

Share

Gli ancora tanti “buchi” neri dell’“Affaire Moro”.

Le fallite trattative, le sedute spiritiche, fughe compiacenti…

di Valter Vecellio

 

Commissione sostanzialmente inutile, si dice da più parti a proposito della commissione parlamentare d’inchiesta sulla vicenda Moro; già ce n’è stata un’altra, e del caso, a livello parlamentare, a suo tempo se ne sono occupate anche la Commissione d’inchiesta sulle stragi, e (anche se non principalmente) quella sulla P2 e l’antimafia; per non parlare dei tanti processi e inchieste, una delle quali ancora in corso. Molti dei protagonisti e dei testimoni diretti sono morti, da Giulio Andreotti a Francesco Cossiga e Amintore Fanfani, da Paolo VI a Giovanni Leone…dunque, c’era davvero bisogno di una nuova Commissione, tenendo anche conto della battuta (che però quasi mai è uno scherzo), che se si vuole insabbiare e ingarbugliare qualcosa, basta fare una Commissione? Continua la lettura di Gli ancora tanti “buchi” neri dell’“Affaire Moro”.

Share

Pietro Gennaro ed Ettore Majorana erano la stessa persona?

La misteriosa storia di don Petru – comparso a Briatico dal nulla, profondo conoscitore di matematica e fisica. Morì nel sonno, asfissiato per le esalazioni ed i fumi dell’incendio della sua stanza, provocato forse dalla pipa o da un lume dimenticato acceso accanto al letto

di Franco Vallone

La storia che vi stiamo per raccontare è di quelle misteriose e affascinanti. Un uomo che abitava a Briatico, arrivato in paese da non si sa dove, potrebbe oggi essere identificato con il grande Ettore Majorana, lo scienziato scomparso misteriosamente da Napoli nel 1938. Ma partiamo da alcuni dati. Si chiamava Pietro Gennaro e a Briatico, sin da subito, diventa don Petru, ‘u zu Petru come lo chiamavano tutti. Un uomo, per come lo descrivono coloro che lo hanno conosciuto, con una grande cultura generale ed una sapienza, in campo matematico, fisico ed astronomico, davvero enorme. Molti ragazzini del paese, in quegli anni, frequentano il misterioso personaggio e notano la sua impressionante capacità di risolvere difficili operazioni matematiche e calcoli complessi. Don Petru viene descritto da tanti come “un personaggio buono, discreto e invisibile”, “un vero scienziato, esperto di tutto”. Don Petru morirà nella sua umile stanza a seguito dell’incendio del suo letto di cruju sviluppatesi forse a causa della pipa che lui amava fumare o per un lume a petrolio lasciato incautamente acceso. Siamo riusciti a recuperare una sua foto, una rarissima, forse unica, fotografia ingiallita dal tempo. Nell’immagine d’epoca che lo ritrae, Pietro Gennaro è seduto di traverso su una sedia impagliata con la sua immancabile pipa in terracotta e cannuccia in bocca. Si nota, nella fotografia, la sua mano destra, il dito mignolo distanziato dal resto delle dita, forse “la cicatrice di una ferita procuratesi cadendo da un carro merci carico di libri sequestrati” – ci raccontano. Ettore Majorana prima di sparire, nel 1938, aveva avuto un incidente con l’auto di suo padre ed era rimasto ferito in modo grave proprio alla mano destra, conservando, per come riportano le cronache dell’epoca, una grossa cicatrice sul dorso della mano. Nelle stessa scheda del Ministero degli Interni, diramata assieme alla foto nel giugno del 1938, si menziona una ricompensa offerta dalla famiglia per il ritrovamento dello scomparso, assieme alla segnalazione di una lunga cicatrice presente sul dorso della mano del ricercato. Ma ritorniamo a Briatico. Oggi la casa dove abitava Pietro Gennaro è stata venduta e successivamente ristrutturata. La traversa dove viveva don Petru è stata a lui intitolata, vi è una targa toponomastica: “Via Pietro Gennaro”. Chiediamo informazioni ai bambini, ragazzi e giovani dell’epoca, oggi adulti e anziani, che incontriamo sul socialnetwork Facebook. Qui ritroviamo, tra gli altri, Pino Prostamo, Giuseppe Conocchiella, Mimmo Prostamo, Antonio Belluscio, Francesca Sergi, Michele Potertì, Tommaso Prostamo, Frate Rokko, Franco Morello, e poi ci sono i figli, i nipoti dei testimoni diretti, memori di racconti orali tramandati dai loro padri e dai loro nonni: Simone Tedesco, Maria Concetta Melluso, Cristiano Santacroce e tanti altri … Lanciamo la provocazione, il confronto ed un dibattito di ricerca sul web: “Don Petru… vi dice nulla? Raccontateci tutto quello che sapete, anche i particolari che a voi sembrano insignificanti.”.
Le risposte non tardano ad arrivare e costruiscono, tutte assieme, un prezioso filo rosso. “Io da bambino andavo a trovarlo spesso ed era felice quando mi vedeva, abitava in una casa nella vineja di fronte a quella di mia zia…, lo ricordo sempre coricato, come coperta aveva un pesante cappottone di colore nero…”. Era arrivato a Briatico dal nulla Pietro Gennaro, comparso improvvisamente, “lo ricordo molto anziano, sempre solo, io ero piccolo, non andavo ancora a scuola, forse erano i primi anni ’60, era molto debilitato, viveva in questa piccola stanza con una finestrella sul lato sinistro dell’uscio. Mi raccontava tante cose, ma oggi non ricordo cosa, ero troppo piccolo per ricordare ciò che mi raccontava…”. “Quando andavo a trovarlo io mi sedevo accanto al suo letto e lui, con voce stanca raccontava, diceva delle cose, ogni volta mi chiedeva quando sarei tornato a trovarlo. La porta di casa sua era solo appoggiata e poteva entrare chiunque”. “Io ricordo che c’era qualcuno che tutti i giorni gli portava da mangiare”. “Noi ragazzi, all’uscita di scuola, a volte ci fermavamo davanti alla sua porta per salutarlo, lui era immobile sul letto, mi sembra fumasse una pipa, a don Petru faceva piacere scambiare due chiacchiere con noi, però non ricordo cosa diceva, è passato moltissimo tempo!!”. ”Una persona di Briatico, oggi scomparsa, mi raccontava delle sue conoscenze di matematica, fisica ed anche astronomia. Dava lezioni a studenti universitari e si confrontava con docenti di matematica e fisica che al suo cospetto rimanevano sbalorditi. Raccontava di aver imparato tutto in un monastero”. “Io non l’ho mai conosciuto, ma mio padre e i miei zii dicevano di lui che era un sapiente”. “Uomo di cultura semplice ma vasta. Nei suoi racconti riusciva a farci scoprire e sognare posti impensabili. Non ho mai capito se quei posti li avesse visitati realmente o con l’immaginazione. Ci ha lasciati a causa della pessima abitudine di fumare prima di addormentarsi”. “Pietro Gennaro io non l’ho conosciuto ma in molti mi hanno raccontato delle sfide matematiche che ingaggiava con mio papà”.
”Don Pietro io ho avuto la fortuna di conoscerlo, viveva in solitudine, non aveva nessuno, non so di dov’era. Fumava la pipa ed il toscano, sembra sia proprio questo il motivo per cui la casa è andata in fumo”.. “Qualche anno fa, interessandomi di misteri vari, mi è venuto in testa proprio lui ed ho fatto un’associazione di personaggi. Un’ipotesi un po fantastica ma ci sta perfettamente col mistero e con gli anni che don Pietro aveva”.
”Don Pietro, Pietro Gennaro, era molto colto, una volta Santacroce e Caruso, i due amici maestri delle elementari, per metterlo alla prova prepararono un problema matematico molto complesso, lo presentarono a lui e non appena lo lesse, in pochi secondi, diede loro il risultato. Era solito portarsi tutti i pomeriggi dietro Solaro, c’era una stradina di campagna che portava in alto, una località dove c’era una grande pietra che lui utilizzava come poltrona. Don Petru rimaneva li a meditare per qualche ora con la sua inseparabile pipa”. “A me, che ero incuriosito dal lume che teneva in un bicchiere sopra una sedia e accanto al suo letto, diede spiegazione di come funzionasse. Avrò avuto 5 o 6 anni, ma lo ricordo ancora adesso”.
”Purtroppo è stato quel lume, non la pipa, a provocare l’incendio in cui è morto”. “Infatti, la pipa era quasi sempre spenta”, “sembra di ricordare che fumasse anche il sigaro”. Pietro Gennaro era Ettore Majorana? Non si sa, ci sono delle incongruenze riguardo l’età, don Petru è morto nel gennaio del 1968. Majorana era nato in Sicilia nel 1906. Nella foto don Petru dimostra di essere più anziano. Il mistero è destinato a imperversare ancora per molto, anche a Briatico.

IMG_4397.JPG

IMG_4395.JPG

Share

La rivincita della lingua

di Maria Elisabetta Curtosi

 

Stampa e massmedia  alcuni cambiamenti li hanno fatti o quanto meno usano sempre più espressioni “mediatrici”. Quindi sarà stato utile la pressione  esercitata allora? La pigrizia o l’inerzia della lingua, coma la definiscono i linguisti, non è insensibile a qualche scossa ogni tanto.  Marcella Mariani nel “mestiere del giornalista” ci racconta che intorno al 1990 nacque un coordinamento di giornaliste venete che lanciò un “patto linguistico”  dove potevano aderire tutte coloro che intendevano avviarsi su questa strada di ricerca e di confronto. L’iniziativa doveva portare alla ricerca oltre che di contenuti più pertinenti, anche di uno stile e di un registro che più rispecchiava la soggettività femminile di chi parla e di chi scrive come pure delle interlocutrici, perché erano evidenti gli stili stereotipati e indifferenziati che poco caratterizzavano il parlare e lo scrivere delle donne. Tanti sono stati i segnali giunti di cambiamento e questo è importante perché se è vero che la lingua contribuisce alla formazione dell’immagine e in primo luogo alla percezione cognitiva, è evidente che la scelta di un linguaggio invece che un altro influisce molto sull’opinione pubblica e poi perché a livello personale, se una donna o persona in genere, sente la necessità di esprimere e ed esprimersi in maniera specifica e quindi di esaltare la propria differenza anche per mezzo della parola vuol dire che lo scarto tra la sua identità e il suo modo di rappresentarsi nel mondo si sta annullando.

Share