Archivi tag: storia del giornalimo

La rivincita della lingua

di Maria Elisabetta Curtosi

 

Stampa e massmedia  alcuni cambiamenti li hanno fatti o quanto meno usano sempre più espressioni “mediatrici”. Quindi sarà stato utile la pressione  esercitata allora? La pigrizia o l’inerzia della lingua, coma la definiscono i linguisti, non è insensibile a qualche scossa ogni tanto.  Marcella Mariani nel “mestiere del giornalista” ci racconta che intorno al 1990 nacque un coordinamento di giornaliste venete che lanciò un “patto linguistico”  dove potevano aderire tutte coloro che intendevano avviarsi su questa strada di ricerca e di confronto. L’iniziativa doveva portare alla ricerca oltre che di contenuti più pertinenti, anche di uno stile e di un registro che più rispecchiava la soggettività femminile di chi parla e di chi scrive come pure delle interlocutrici, perché erano evidenti gli stili stereotipati e indifferenziati che poco caratterizzavano il parlare e lo scrivere delle donne. Tanti sono stati i segnali giunti di cambiamento e questo è importante perché se è vero che la lingua contribuisce alla formazione dell’immagine e in primo luogo alla percezione cognitiva, è evidente che la scelta di un linguaggio invece che un altro influisce molto sull’opinione pubblica e poi perché a livello personale, se una donna o persona in genere, sente la necessità di esprimere e ed esprimersi in maniera specifica e quindi di esaltare la propria differenza anche per mezzo della parola vuol dire che lo scarto tra la sua identità e il suo modo di rappresentarsi nel mondo si sta annullando.

Share

Realtà deformata

di Maria Elisabetta CUrtosi

 

La televisione cominciò a muovere i primi passi sperimentali poco prima della seconda guerra mondiale, per poi affermarsi alla fine degli anni Quaranta, aprì sicuramente una nuova fase del giornalismo. L’informazione o meglio ala comunicazione delle notizie per mezzo delle immagini nel tempo cosiddetto “reale” cioè la telecamera lo registra e lo trasmette in “tempo reale” che tiene conto di passaggi dal filtro politico a quello giornalistico così l’immagine che giunge all’occhio dello spettatore può essere assolutamente deformata. Ma è quell’immagine a diventare realtà, perché è quella stessa immagine che diventa “ fonte d’informazione” per il giornalista-scrittore, tenuto lontano dagli avvenimenti.

 

Share

Il cinema e il giornale

di Maria Elisabetta Curtosi

 

Il cinema aveva provocato un terremoto nel sistema della comunicazione, già nel 1915-18 aveva fatto la sua apparizione nel mondo giornalistico con l’affermazione del “giornale cinematografico” che portava le immagini della guerra e i volti dei soldati in tutti i paese industrializzati. Nel 1919 Pasquale Parisi nel suo libro “Il giornale e il giornalismo” scriveva: << Nel passato le guerre si combattevano e si vincevano col valore dei condottieri, con lo slancio e l’eroismo dei soldati e con le armi che, di guerra in guerra, si andavano trasformando, perfezionando e moltiplicando. L’ultima grande guerra, nella quale quasi tutti i popoli della terra sono stati in vario modo travolti, ha gettato nel furore della battaglia molte armi nuove e tutte le conquiste della scienza e della civiltà; ma un arma inusitata, formidabile invincibile è stata impegnata; un’arma che ha costituito una forza indomabile, da non potersi contenere né valutare, e quest’arma è stata il Giornale …>>. Così è stata data la possibilità alla gente di vedere le immagini vere, tuttavia “trattate”, censurate e controllate in modo tale che la verità voluti si identificasse con il realismo inoppugnabile di ciò che passava sullo schermo.

Share