Archivi tag: amnistia

Abolire la miseria. Il Congresso del 26 e 27 maggio 2018

Pubblichiamo – grazie al sito di Radio Radicale che ne ospita i contenuti indicizzati per intervento – le registrazioni video delle due giornate congressuali che si sono tenute a Lamezia Terme (CZ) presso il Grand Hotel di Lamezia Terme

Prima giornata del Primo Congresso Ordinario dell’Associazione Radicale Nonviolenta “Abolire la Miseria – 19 maggio”, in programma il 26 ed 27 maggio 2018.

La FIDU si associa alla richiesta di nominare i garanti dei detenuti e della salute in Calabria.
La FIDU si associa alla richiesta di nominare i garanti dei detenuti e della salute in Calabria.

Il Convegno riguarda la legge sulle Disposizioni Anticipate di Trattamento che necessita di esser meglio conosciuta e sul fatto che in Italia manca ancora una legge per l’eutanasia.

Inoltre, in Calabria, dopo oltre dieci anni dalla istituzione per legge, non è mai stato nominato il Garante della salute. Continua la lettura di Abolire la miseria. Il Congresso del 26 e 27 maggio 2018

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Storia dell’amnistia. da Togliatti a di Di Pietro e Borrelli

Storia dell`amnistia da Togliatti ai giorni di Di Pietro e Borrelli

di MASSIMO LENSI

(pubblicato oggi, venerdì 14 aprile 2017, su Il Dubbio)

A Pasqua si terrà a Roma la Quinta marcia per l`Amnistia, organizzata dal Partito Radicale. Marco Pannella coniò un`efficace espressione per spiegare l`importanza della clemenza. Egli la invocava per la Repubblica, per rientrare nella legalità e porre fine alle violazioni della Costituzione nella gestione del sistema penitenziario, nella durata dei processi, nell`utilizzo della prescrizione nascosta conseguente all`applicazione discrezionale dell`obbligatorietà dell`azione penale da parte dei magistrati. “Amnistia per la Repubblica” era lo slogan di Pannella. La storia dei provvedimenti di clemenza di un Paese racconta, infatti, più cose di quanto si possa immaginare. Continua la lettura di Storia dell’amnistia. da Togliatti a di Di Pietro e Borrelli

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Visita del Partito Radicale Nonviolento ( @RadicalParty) al #Carcere di Rossano

04 gennaio 2017 – Visita alla Casa di Reclusione di Rossano (CS)

Direttore: Dott. Giuseppe Carrà (non presente al momento della visita); comandante: Comm. d.ssa Elisabetta Ciambriello.

Delegazione del PRNTT: Giuseppe Candido, Rocco Ruffa.

Delegazione Partito Radicale in visita alla Casa di reclusione di Rossano /CS), da sx: Ruffa, Candido e l’Ispettore P.P. Vennari

Dopo il capodanno alla casa circondariale di Crotone, la mattina del 4 gennaio, ci presentiamo al portone della Casa di Reclusione di Rossano, in provincia di Cosenza. Costruita nel 2000, la struttura – come riporta la scheda del sito del Ministero della Giustizia, “è in buone condizioni sia per quanto concerne le celle, sia per quanto riguarda gli spazi in comune”. Ma tutte le celle che abbiamo visitato, oltre alle sbarre, alle finestre hanno anche una fitta rete metallica che riduce notevolmente l’ingresso della luce naturale.

Come del resto le reti metalliche, vietate dalla corte europea, ci sono in molte delle carceri che abbiamo visitato: dalla casa circondariale “S. Cosmai” di Cosenza, a quelle di Catanzaro, Vibo e Crotone.

Il direttore Giuseppe Carrà non c’è. Non lo abbiamo mai incontrato nelle nostre numerose visite. Ad accoglierci, dopo le formalità di identificazione alla porta, ci sono la comandante Elisabetta Ciambirello e l’ispettore Vennari che, però, non ci accompagna per l’intera visita.

Si alternano a lui, gli assistenti Capo Felicetta e Mutolo; e questo perché, a corto di personale, sono costretti a darsi il cambio.

Per quanto riguarda gli agenti in organico, “Simu ‘nte vrazza e Maria” è la frase – pronunciata dall’Ispettore Vennari per farci capire – identica a quella pronunciata appena 3 giorni prima, presso la Casa Circondariale di Crotone, dall’Ispettore Capo Frisenda: notiamo appena la differenza dovuta ai due accenti calabresi. Continua la lettura di Visita del Partito Radicale Nonviolento ( @RadicalParty) al #Carcere di Rossano

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Rita Bernardini (@RadicalParty): nel carcere di Pisa situazione disumana anche per chi ci lavora

CARCERI: IL PARTITO RADICALE PREANNUNCIA DENUNCIA CONDIZIONI DI DETENZIONE DEL CARCERE DI PISA VISITATO DOMENICA SCORSA: UMILIANTI ANCHE PER CHI CI LAVORA.

Continua la lettura di Rita Bernardini (@RadicalParty): nel carcere di Pisa situazione disumana anche per chi ci lavora

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#CEI (Conf. Episcopale Italiana) aderisce alla marcia @RadicalParty per #amnistia

Giustizia, Partito radicale: la CEI (Conferenza Episcopale Italiana) aderisce alla marcia per l’amnistia 

Roma 19 ottobre 2016

Comunicato stampa del Partito Radicale Transnazionale Nonviolento e Transpartito

 

La Conferenza Episcopale Italiana (CEI) aderisce alla IV “Marcia per l’Amnistia, la Giustizia, la Libertà” intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco, organizzata per il 6 novembre a Roma dal Partito Radicale Transnazionale Nonviolento e Transpartito, in occasione del Giubileo dei Carcerati, e che si snoderà tra le vie della capitale dal carcere di Regina Coeli fino a Piazza San Pietro.   Continua la lettura di #CEI (Conf. Episcopale Italiana) aderisce alla marcia @RadicalParty per #amnistia

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Il 6 Novembre Marcia per l’Amnistia intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco

Appello Marcia per l’Amnistia intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco

imageIl 6 novembre ci ritroveremo a Roma per la Marcia per l’amnistia, la giustizia, la libertà intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco.

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Diario visite @Radicali nelle 12 carceri della #Calabria

Effettuate dalla delegazione del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito durante le festività natalizie 2015/2016.

Il tour calabrese nelle carceri di cui pubblichiamo il rapporto completo delle visite nasce da un’idea di Giuseppe Candido e Rocco Ruffa durante una delle riunioni del mezzogiorno del Partito Radicale, quella del 18/12/2015, che seguiamo da un po’ di tempo.

Grazie all’ex deputata Rita Bernardini sono state ottenute le necessarie autorizzazioni del DAP per effettuare le visite.

Le autorizzazioni sono state rilasciate dal dottor Massimo DE PASCALIS, vice capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ai sensi dell’articolo 117 DPR 230/2000, assieme al “nulla osta” per la compilazione del questionario carceri (predisposto da Rita Bernardini) per il Partito Radicale e i cui dati hanno consentito di rilevare nel dettaglio le condizioni di detenzione e le principali criticità di ciascuno dei dodici istituti visitati e il quadro generale del “carcere Calabria” pubblicato nel comunicato riassuntivo diramato a termine delle visite.

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Rapporto del Partito Radicale in visita alle dodici carceri calabresi

Amnistia per la Repubblica e Garante dei diritti dei detenuti per la Calabria. Così Candido e Ruffa a conclusione delle visite nelle carceri calabresi effettuate come delegazione del Partito Radicale durante le festività natalizie dal 24/12/2015 al 05/01/2016. Continua la lettura di Rapporto del Partito Radicale in visita alle dodici carceri calabresi

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#RubyGate, @MarcoPannella: Silvio è come Tortora 

«Le toghe l`hanno perseguitato». Il leader radicale: si trattava di questioni private, non pubbliche

di Francesca Ghidetti

pubblicato oggi, 12 marzo 2015, sul QN, Nazione, Resto del Carlino

ROMA

«QUANDO ho saputo di Berlusconi ho pensato allo scandalo di Enzo Tortora». Il leader radicale Marco Pannella è in Svizzera. Sta per essere ricevuto all`Alto commissario dei diritti umani dell`Onu. Continua la lettura di #RubyGate, @MarcoPannella: Silvio è come Tortora 

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Contro la tortura democratica del 41bis, per fermare i suicidi e per il diritto alle cure in carcere

Un sit in e una conferenza stampa davanti al carcere di Palmi

«Venerdì 8 agosto, come Radicali calabresi, dalle 9.00 alle 15.00, manifesteremo con un sit-in presso la Casa circondariale di Palmi (RC) per sostenere il satyagraha in corso di Marco Pannella e Rita Bernardini, quest’ultima in sciopero della fame dal 30 giugno scorso, assieme a oltre trecento cittadini, per chiedere al governo e al Parlamento di interrompere il massacro delle morti e dei suicidi in carcere, la “tortura democratica” del 41bis perpetrata persino con detenuti dichiarati incapaci di intendere e di volere, e di garantire il diritto alle cure e alla salute nelle carceri.
Per questo, alle 11,00 terremo una conferenza stampa per chiedere alla politica regionale di istituire il garante per i diritti delle persone private della libertà personale anche in Calabria».
È quanto si legge in una nota di Giuseppe Candido, segretario dell’associazione Non Mollare e militante del Partito Radicale Nonviolento.
I radicali chiedono, inoltre, una maggiore informazione su questi temi anche dal servizio radiotelevisivo pubblico regionale.
“Non è più tollerabile, infatti,” – continua Candido nella nota – “la censura operata su questi temi. Solo per fare un esempio, si pensi che dal 7 al 9 luglio l’Italia è stata oggetto di una visita da parte di una delegazione di rappresentanti ONU per i diritti umani guidata dal norvegese Mads Adenas che ha chiesto al nostro Paese misure straordinarie, come soluzioni alternative alla detenzione per eliminare l’eccessivo ricorso alla carcerazione, protezione dei diritti dei migranti, scarcerazione quando gli standard minimi non possono essere rispettati, rispetto delle raccomandazioni ONU del 2008 e quanto statuito nella sentenza Torregiani, adozione delle raccomandazioni come quelle formulate dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nell’ottobre del 2013, incluse le proposte di indulto e amnistia. Su tutto ciò la censura è stata totale. A gli italiani non è stato consentito di conoscere tali richiami. Come non è dato conoscere le continue e trentennali battaglie nonviolente che i Radicali portano avanti. In Italia – continua Candido – siamo formalmente contro la pena di morte, ma tolleriamo la morte per pena inumana e degradante. Tolleriamo, cioè, la morte per suicidi di liberazione (24 dall’inizio dell’anno) e la morte per ritardo o mancanza di cure. Dall’inizio dell’anno 82 morti. Sono numeri che dovrebbero far riflettere. Satyagraha,» prosegue ancora Candido, «in indiano significa forza e amore per la verità. Ed è con la forza della verità e con l’arma della nonviolenza che – assieme a Yvonne Raph, Emilio Quintieri, Sabatino Savaglio, parenti dei detenuti e altri militanti del partito della nonviolenza, saremo davanti al carcere di Palmi per dare corpo, anche in Calabria, a questa battaglia di civiltà».
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«Sul 41 bis, il cosiddetto “carcere duro”, vorrei solo ricordare – insiste Candido nello spiegare le ragioni dell’iniziativa – che questo fu introdotto con decreto-legge nel giugno del 1992 poi convertito in legge nell’agosto dello stesso anno, come risposta dello Stato alle stragi di Capaci e via D’Amelio, in cui morirono i due magistrati in prima linea nella lotta alla mafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Dopo la morte del primo fu emanato il decreto legge. E dopo quella di Borsellino il decreto venne poi convertito in legge. Con l’introduzione del 41bis nell’ordinamento penitenziario si consentì al Ministro della giustizia, per sua iniziativa o a richiesta del ministro dell’interno, di sospendere per “gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica” l’applicazione delle regole ordinarie di trattamento nei confronti dei detenuti – per i reati di criminalità organizzata (e non solo) indicati al comma uno dell’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario: mafia, traffico di droga, sequestro di persona, terrorismo, omicidio, estorsione, rapina e, in teoria, altri ancora e meno gravi se chi li ha commessi si ritiene lo abbia fatto “avvalendosi delle condizioni previste dall’articolo 416 bis del codice penale ovvero al fine di agevolare l’attività delle associazioni previste dallo stesso articolo”.

Nel diritto internazionale, con il termine “tortura” – reato non ancora introdotto nei codici nostrani – indica, “qualsiasi atto mediante il quale sono intenzionalmente inflitti ad una persona dolore sofferenze forti, fisiche o mentali, al fine segnatamente di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che essa ha commesso, di intimorirla o di far pressione su di lei o su una terza persona”.
Noi – in Italia – abbiamo il 41bis, il carcere duro, la “tortura democratica” dalla quale si esce solo da pentiti. Ce lo impone il “conformismo dell’antimafia”.
Per Marco Pannella, invece, “le dure condizioni di detenzione rispondono solo ad una logica di rivalsa e a un primordiale senso di vindice giustizia”. Nel redigere la prefazione al volume “Tortura Democratica”, – inchiesta su “la comunità del 41 bis reale” – di Sergio D’Elia e Maurizio Turco (Marsilio ed., 2002), volume che andrebbe riletto attentamente (e magari ristampato visto che è introvabile), Marco Pannella sottolineava che – a dieci anni dall’introduzione del così detto carcere duro – “Si è risposto con Pianosa e l’Asinara alle stragi di Capaci e via D’Amelio. Il dolore dei parenti delle vittime contro le vessazioni nei confronti dei detenuti. Questo è stato messo a confronto! Le inutili, meramente afflittive soverchierie dell’articolo 41 bis, provocano soltanto – scriveva Pannella – durezza di comportamenti, irriducibilità, autolegittimazione, rifiuto di ogni dialogo o, peggio, a fronte di gravi maltrattamenti, l’imbarbarimento generale, la pseudo-legittimazione di rivalse mafiose, magari nei confronti di magistrati e poliziotti che cercano di difendere, nella legalità e con la civiltà dei loro comportamenti, la legge e lo Stato. Il “proprio” dello Stato di diritto – ricordava Pannella – è rispondere con la sovranità, sia pure armata, delle regole. Non può “dichiarare guerra” alla criminalità, neppure sotto la guida di un angelo giustiziere come è stato Caselli”.
Oggi l’imbarbarimento è divenuto istituzionale al punto che, mentre l’Europa e l’ONU ci sanzionano per trattamenti inumani e degradanti equivalenti a torture, continuiamo a mantenere in regime di 41bis persino malati come Bernardo Provenzano dichiarato da tre differenti tribunali della Repubblica persona incapace di intendere e di volere. Aspettiamo che collabori con la Giustizia? Siamo sicuri che il fine giustifichi – sempre e comunque – i mezzi? O, invece, proprio i mezzi che si usano per condurre giuste lotte com’è certamente quella alle criminalità organizzate sono in grado di compromettere gli scopi che ci si prefigge?

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