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Congresso di “Abolire la miseria-19 maggio”, l’associazione radicale nonviolenta

Care Compagne e Cari Compagni,

Vogliamo informarvi (del) e invitarvi a partecipare al primo Congresso Ordinario dell’associazione radicale nonviolenta Abolire la miseria – 19 maggio  che avrà luogo – dalle ore 15:00 di sabato 26 fino alle ore 18:00 di domenica 27 maggio 2018, – presso il Grand Hotel di Lamezia Terme (CZ).

Al congresso parteciperà anche Mina Welby, presidente dell’associazione Luca Coscioni nonché presidente dell’Associazione radicale nonviolenta.

Per il congresso è previsto il seguente ordine di lavoro:

  1. Relazione di segreteria e sua approvazione
  2. Relazione di tesoreria e sua approvazione
  3. Approvazione proposta ordine dei lavori
  4. Dibattito generale
  5. Presentazione mozioni generali, particolari e candidature per il rinnovo delle cariche statutarie; votazione finale.

Prima dell’apertura dei lavori congressuali che avverrà domenica 27 maggio alle ore 9:00, nel pomeriggio di sabato 26 è previsto un incontro-dibattito sul tema: testamento biologico e fine vita. Al termine del dibattito chi vorrà potrà unirsi a Mina e noi altri per una cena sociale di autofinanziamento.

Cropani Marina (CZ), lì 29 aprile 2019

Firmato

Il segretario                                il presidente                            il tesoriere Continua la lettura di Congresso di “Abolire la miseria-19 maggio”, l’associazione radicale nonviolenta

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“A futura amnesia”. Il 12 maggio ’77 muore Giorgiana Masi

Leggo su “Repubblica” l’anticipazione di un libro di Concetto Vecchio sul 12 maggio 1977 e l’uccisione di Giorgiana Masi. Non ho letto il libro, e dunque non lo giudico, per ora. Leggo dall’anticipazione che il “famoso” agente Giovanni Santone sostiene “che venne montato ad arte uo scandalo inesistente”. Dice che non c’entra nulla con la morte di Giorgiana Masi (e chi ha mai sostenuto che lui c’entra?), poi, azzarda un “fuoco amico”.

di Valter Vecellio

Si potrebbe dar vita, chissà, a una rubrica dal titolo: A futura amnesia. Penso alla giornata del 12 maggio di anni che si vanno scolorendo nella memoria: il ’77, quello che accade in quel plumbeo pomeriggio a Roma, tra piazza Navona e Trastevere. Quante volte mi sono sentito raccontare, da chi non c’era, quei fatti, quelle ore; a me, che ero uno di quell’ormai sparuto gruppo di radicali che quel giorno voleva festeggiare la storica vittoria del referendum sul divorzio. Il fronte clerico-fascista capeggiato da Amintore Fanfani e Giorgio Almirante, fattivamente sostenuto dal Vaticano, voleva cancellare la legge Fortuna-Baslini conquistata grazie al determinante attivismo dei radicali, dei socialisti, della Lega per l’istituzione del divorzio. Doveva, quel 12 maggio del 1977, essere un giorno di festa come quello del 1974, quando un enorme corteo di popolo romano sfila fino a Porta Pia e gli “ultimi” sono ancora a piazza Navona, tanti erano; e si fa tappa davanti al “Messaggero”, occupato dai suoi giornalisti in lotta; quel “Messaggero”” che il giorno prima esce in prima pagina con un enorme: “Vota No”, e questa sua chiara scelta liberale, libertaria, progressista, la pagherà, eccome.

Giorgiana Masi, morta a 19 anni il 12 maggio del 1977

Doveva, quel 12 maggio del 1977, essere un giorno di festa per raccogliere le firme per altri referendum: per abrogare finalmente una quantità di leggi eredità del fascismo, illiberali, sbagliate, liberticide, criminogene. Un giorno di festa analogo a quando, la notte tra il 30 novembre e il 1 dicembre 1970 la legge viene approvata dal Parlamento, e una fotografia storica mostra Pannella e i radicali festeggiare davanti a Montecitorio, fiaccole accese; e una è brandita da Argentina Marchei: popolana romana, trasteverina, più vicina agli 80 anni che ai 70, un marito che dopo averla sposata se ne va chissà dove; e lei si ricrea una famiglia, madre e nonna, ma “fuori-legge. Il suo compagno era ormai malato, volevano sposarsi prima di separarsi definitivamente. Quella notte, con le gambe piene di vene varicose, esibisce con orgoglio la tessera comunista del 1922, e quella dei radicali e della LID, dal 1965 al 1970. Continua la lettura di “A futura amnesia”. Il 12 maggio ’77 muore Giorgiana Masi

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Maurizio Turco (@RadicalParty) a: “I furbetti del partitino col piattino in mano” … (consulenza per i compagni espulsi o in via di espulsione)

Non continueremo ad alimentare con denaro, mezzi e strumenti, come abbiamo fatto negli ultimi dieci anni, chi ha operato “una svolta rispetto alla nostra storia e la nostra forza”.

28/10/2016 – Lettera di Maurizio Turco, presidente della Lista Marco Pannella e rappresentante legale del Partito Radicale ai compagni radicali. Continua la lettura di Maurizio Turco (@RadicalParty) a: “I furbetti del partitino col piattino in mano” … (consulenza per i compagni espulsi o in via di espulsione)

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Marcia @RadicalParty per #amnistia intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco

Il manifesto elaborato da Aurelio Candido e Vincino Gallo per la marcia del Partito Radicale Nonviolento per il 6 novembre e che si terrà a Roma, da Regina Coeli a San Pietro, in occasione del Giubileo dei carcerati e intitolata a Papa Francesco e Marco Pannella, recentemente venuto a mancare ai suo cari e ai suoi compagni lo scorso 19 maggio 2016. Continua la lettura di Marcia @RadicalParty per #amnistia intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco

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Rapporto del Partito Radicale in visita alle dodici carceri calabresi

Amnistia per la Repubblica e Garante dei diritti dei detenuti per la Calabria. Così Candido e Ruffa a conclusione delle visite nelle carceri calabresi effettuate come delegazione del Partito Radicale durante le festività natalizie dal 24/12/2015 al 05/01/2016. Continua la lettura di Rapporto del Partito Radicale in visita alle dodici carceri calabresi

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#FineVita: Caro Manconi ti sbagli. Noi @radicali ignoranti 

di Maria Antonietta Farina Coscioni

Caro Manconi questa volta sbagli. Noi radicali ignorati

Devo confessare un certo smarrimento, nel cercare di seguire una discussione che è in corso e che si ingarbuglia, e si fatica a individuare una linea logica; cominciamo dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Risponde a un’interrogazione della parlamentare di SEL Marisa Nicchi: sostiene che il tema del fine-vita è materia di “esclusiva prerogativa parlamentare”, il Parlamento è la sede di “un approfondito confronto e dibattito”. È in quella sede che si deve e si può sviluppare un confronto aperto, un dibattito che non sia limitato a un porre la fiducia come invece troppe volte accade, proprio per mettere un tappo a questioni delicate e spinose. Benissimo che il Governo si astenga da imporre pressioni e orientamenti, e lasci al singolo parlamentare libertà di agire secondo scienza e coscienza. Una scienza bisognerebbe averla, una coscienza bisognerebbe ci fosse, ma qui si rischia di finire invischiati in una discussione fuorviante; comunque teniamo presente (per il futuro, almeno), che nessuna scienza e  coscienza c’è stata quando il Parlamento ha votato provvedimenti da mettere i brividi per quel che riguarda la vicenda Stamina, sull’onda di un’emotività di cui sono state vittime per primi i malati e le loro famiglie… Continua la lettura di #FineVita: Caro Manconi ti sbagli. Noi @radicali ignoranti 

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I @RADICALI E L’ILLEGALITA’ CERTIFICATA DELLE REGIONALI LOMBARDE DEL 2010

FIRMIGONI: DOPO 5 ANNI IL CONSIGLIO DI STATO CERTIFICA L’ILLEGALITA’ DELLE REGIONALI 2010 E DELLA CANDIDATURA FORMIGONI. 20.000 EURO DI RIMBORSO SPESE A CAPPATO E LIPPARINI.

 

Riceviamo e pubblichiamo (volentieri) le dichiarazione di Marco Cappato e Lorenzo Lipparini, Radicali della Lista Bonino – Pannella

 

Milano, 28 marzo 2015

 

Dopo oltre 5 anni dai fatti, si è chiuso il procedimento amministrativo avviato dal ricorso che presentammo un mese prima delle elezioni regionali lombarde del 2010 chiedendo l’esclusione di Roberto Formigoni e della sua coalizione dalle elezioni. Il Consiglio di Stato, ribaltando la sentenza con la quale il TAR Lombardia (giudice Leo) aveva riammesso Formigoni alle elezioni, ha stabilito tra le altre cose quanto segue:

 “risulta per tabulas – e non è stato oggetto di contestazione specifica dalle controparti costituite – che, sottraendo alle 3.918 firme a suo tempo dichiarate dagli autenticatori le 723 firme riconosciute false dal giudicato civile, la lista «Per la Lombardia» non avrebbe raggiunto il numero di sottoscrizioni minime (pari a 3.500) richiesto dalla legge per la presentazione della lista; da qui l’erroneità dell’ammissione della lista in questione alla competizione elettorale e l’invalidità delle successive operazioni elettorali culminate nella proclamazione delle eletti al consiglio regionale e del candidato signor Roberto Formigoni alla presidenza della giunta regionale.

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E invece io dico che NON dobbiamo chiudere il Partito Radicale

Laura Arconti (*)  @LaurArconti1

Il Garantista dell’undici gennaio pubblicava un articolo del Radicale storico Angiolo Bandinelli dal titolo “Io dico che dobbiamo chiudere il Partito Radicale”.

Leggo il “Garantista” al mattino prestissimo, online: sono abbonata, ma l’edizione cartacea viene regolarmente requisita dalla disfunzione di Poste Italiane, e mi arriva in pacchi di dieci/dodici numeri arretrati, due o tre volte al mese. È vergognoso, e forse dovrei denunciare Poste Italiane per interruzione di servizio pubblico. Ma questo è un altro discorso. Continua la lettura di E invece io dico che NON dobbiamo chiudere il Partito Radicale

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GIULIA MASSARI, IL RICORDO DEL PARTITO RADICALE

Dichiarazione di Marco Pannella, Maurizio Turco, Valter Vecellio:

Con la morte di Giulia Massari i radicali perdono una compagna, un’amica di sempre, che da sempre sosteneva le iniziative e le battaglie per i diritti civili ed umani che nel corso di questi sessant’anni si sono portate avanti. Formatasi alla irripetibile scuola giornalistica del “Mondo” di Mario Pannunzio, Giulia Massari è stata radicale di quel Partito Radicale che aveva come simbolo la donna con il berretto frigio, ma lo è stata per anni, ininterrottamente, anche nella successiva fase, di rilancio del Partito Radicale, testimone e insieme discreta partecipe di quella grande stagione di progresso e civiltà che ha visto i radicali promotori e animatori.

Non c’è praticamente stata battaglia o iniziativa politica radicale che non abbia visto Giulia schierata con generosità e impegno, si trattasse della lotta per il diritto dei radicali a essere conosciuti e giudicati, alle campagne per “Emma for President”, per la moratoria della pena di morte alla campagna internazionale contro le mutilazioni genitali femminili. Un impegno testimoniato dalla puntuale iscrizione, anno dopo anno al Partito e ai suoi soggetti costituenti. Ciao, Giulia. Chi ha avuto la fortuna e il privilegio di conoscerla, sa che aveva un grande culto, quello della libertà. Non dimenticheremo il tuo impegno, la tua onestà intellettuale, la tua coerenza e il tuo rigore sono per noi un esempio e uno sprone per continuare in quello che abbiamo creduto e crediamo.

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#Catanzaro: i @Radicali alla Corte d’Appello per inaugurazione anno giudiziario

INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2015

Presso le sedi delle corti d’Appello di tutta Italia, ad eccezione di quelle di Bologna, Caltanissetta e Torino dove non sono stati ammessi, i Radicali hanno letto un discorso in cui – esplicitamente – si richiama l’attenzione a quel messaggio di Napolitano rimasto inascoltato dal Parlamento e dalle istituzioni.

Di seguito il discorso letto, presso la sede di Corte d’Appello di Catanzaro, dall’ing. Rocco RUFFA, militante radicale e appositamente delegato dalla segretaria di Radicali Italiani, Rita Bernardini. A questo link è possibile riascoltare l’intervento di Ruffa e (grazie alla presenza del vero servizio pubblico per l’informazione e la conoscenza italiana che è Radio Radicale) tutta la cerimonia d’inaugurazione.


Delegazione di Radicali calabresi dopo la visita di Capodanno al carcere U. Caridi di Catanzaro. Da sx: Savaglio, Candido, Giglio, Russo, Scaldaferri e Ruffa
Delegazione di Radicali calabresi dopo la visita di Capodanno al carcere U. Caridi di Catanzaro. Da sx: Savaglio, Candido, Giglio, Russo, Scaldaferri e Ruffa

Anche quest’anno, come Radicali del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito e come Radicali Italiani abbiamo deciso di essere presenti, chiedendo di intervenire, in tutte le Corti di Appello in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, leggendo lo stesso testo in ogni corte d’Appello, con lo spirito di dialogo e confronto con le istituzioni che hanno la responsabilità di occuparsi della giustizia.

Si tratta di un atto e di una iniziativa che riteniamo doverosa per corrispondere in una sede istituzionale all’unico messaggio formale, inviato alle Camere ai sensi dell’art. 87 Cost., dal Presidente della Repubblica uscente nel corso dei suoi nove anni di Presidenza, contestualmente denunciando il comportamento degli interlocutori istituzionali del Presidente, in primo luogo quelle Camere alle quali il Capo dello Stato si è rivolto, che con platealità hanno sistematicamente negato dignità al testo formale proveniente dalla più alta carica dello Stato nell’esercizio della sua massima autorità magistrale e volto a richiamare gli improcrastinabili obblighi di riforma strutturale della Giustizia, a partire da un provvedimento di amnistia e indulto.

Un comportamento scandaloso, che siamo convinti abbia suscitato non poca amarezza nell’animo del Presidente, che è servito e serve al regime partitocratico, editore di riferimento dell’informazione radiotelevisiva e di una stampa spesso asservita, per continuare ad impedire all’opinione pubblica e al popolo italiano di conoscere e giudicare gli atti del Presidente della Repubblica nel solenne esercizio delle sue funzioni costituzionali ed i fatti, gravissimi e che implicano altrettanto gravi violazioni di norme costituzionali e sovranazionali, che di quell’unico messaggio formale alle Camere rappresentano i presupposti.

L’assenza di riforme organiche e strutturali del sistema, a partire da quelle ordinamentali, ha reso -da anni- cronici i mali di una giustizia divenuta strutturalmente inefficiente soprattutto per la sua irragionevole durata.

La giustizia è divenuta in tal modo per i nostri cittadini e le nostre imprese – e queste sono parole del Ministro Orlando dette alla Camera dei Deputati lo scorso 19 gennaio 2015 – non la sfera a cui rivolgersi per vedere garantiti diritti o dare tutela ai propri legittimi interessi, non la dimensione dove anche il più debole tra i cittadini possa trovare riparo dai soprusi del più forte, ma il simbolo di un calvario da tenere il più lontano possibile dalla propria vita.

Tutto questo ha un notevole costo in termini di denaro pubblico, a causa di uno Stato le cui stesse istituzioni non sono in grado di rispettare le proprie leggi.

È ormai accertato che le violazioni delle fondamentali norme della Convenzione europea dei diritti dell’uomo da parte del nostro Stato stanno causando ingenti danni all’intera economia nazionale. Lo stesso Ministero della Giustizia, nella relazione presentata all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2014, ha ammesso che i ritardi della giustizia ordinaria determinano ricadute anche sul debito pubblico.

L’alto numero di condanne ed i limitati stanziamenti sul relativo capitolo di bilancio hanno comportato un forte accumulo di arretrato del debito ancora da pagare sulla base dei risarcimenti previsti dalla “legge Pinto”, debito che, ad ottobre 2013, ammontava ad oltre 387 milioni di euro.

Il fenomeno ha oramai assunto le sembianze di una vera e propria ipoteca accesa a carico di ogni cittadino italiano. A queste cifre si devono aggiungere le somme dovute a titolo di risarcimento per i detenuti che hanno scontato e che stanno scontando la loro pena in condizioni disumane e degradanti.

Lo scorso 8 ottobre, in occasione dell’anniversario dall’invio del messaggio alle camerte da parte del Presidente Napolitano, noi Radicali abbiamo depositato un esposto presso la procura regionale della Corte dei Conti del Lazio per sollecitare un’indagine volta a stabilire l’esatto ammontare del danno economico patito dall’intera nazione in relazione alla mancata attuazione di concrete e urgenti riforme volte a impedire il reiterarsi delle violazioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo ed al fine di individuarne i responsabili.

Questa è lo stato in cui versa in Italia una fondamentale infrastruttura immateriale del paese, com’è la giustizia, perno di qualsiasi processo di crescita civile, sociale ed economica oltre che un essenziale pilastro di ogni moderna democrazia.

Gli interventi frammentari e disorganici assunti dal Governo anche nel corso del 2014 appena trascorso, l’assenza di un disegno complessivo di riforma del sistema, non hanno affatto posto rimedio alle censure mosse dalla Corte EDU con la nota sentenza Torreggiani, posto che la Corte aveva chiesto soluzioni e rimedi effettivi, mentre i rimedi adottati continuano a rimanere solo sulla carta, com’è evidente ad esempio, a chiunque conosca, anzitutto la magistratura di sorveglianza, la vicenda del nuovo art. 35 ter dell’ordinamento penitenziario, introdotto con il d.l. 92/2014 successivamente convertito con la legge 117/2014.

A sei anni dalla sentenza Sulejmanovic e a due dalla sentenza Torreggiani, in Italia abbiamo ancora ben 72 Istituti penitenziari che hanno un sovraffollamento che va dal 130% al 210% se vogliamo riferirci esclusivamente al sovraffollamento; ma tutti sappiamo che la sentenza pilota dell’8 gennaio 2013 faceva riferimento non solo allo spazio disponibile pro-capite in cella, ma anche alla possibilità di accesso alla luce naturale e all’aria, alle condizioni igieniche e, in generale, alle condizioni trattamentali.

L’Italia è ancora sub judice, le Istituzioni Europee sino ad ora hanno fatto fiducia all’Italia, riservandosi di verificare in un prossimo futuro l’effettività dei rimedi adottati in seguito alla sentenza Torreggiani: il 2015 sarà l’anno in cui la Corte EDU, così come il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, non potranno che prendere atto della assoluta ineffettività ed inadeguatezza di questi rimedi e nuove pesanti ombre si profilano all’orizzonte, sul versante della verifica del rispetto dei diritti umani fondamentali da parte dell’Italia.

E’ per questo che gli obiettivi indicati al Parlamento dal Capo dello Stato nel 2013, da raggiungere attraverso il percorso pure indicato dal Presidente, nel messaggio rimasto totalmente inascoltato anche nel corso dell’appena trascorso 2014, rappresentano e continuano a rappresentare i nostri obiettivi che hanno quale fondamentale pilastro quello del rientro nella legalità costituzionale e sovranazionale del sistema giustizia del nostro Paese.


Sino a qui – illustrissimo signor Presidente – ho letto il discorso che, come Radicali Italiani, abbiamo inteso ribadire in ogni Corte d’Appello d’Italia per l’inaugurazione di quest’anno giudiziario. Giustizia ritardata è giustizia negata; come calabresi, siamo profondamente rattristati dalla condizione esanime della Giustizia anche calabrese dove, problematicità presenti in tutta Italia appaiono aggravate da carenze di organico ancora più marcate che altrove. Da semplice cittadino mi consenta di aggiungere che provo profonda vergogna a vivere in uno Stato che è condannato per la violazione dei fondamentali diritti umani, e che ha un Parlamento incapace di corrispondere come avrebbe dovuto al Messaggio di Napolitano che, anch’io, personalmente e non formalmente ringrazio da questo luogo istituzionale.

Per i Radicali italiani,

Ing. Rocco Ruffa

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