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Conoscere per deliberare

Rocco Ruffa e Stefano Luciano intervengono a sostegno di Maurizio Bolognetti in digiuno per salvare Radio Radicale

Stefano Luciano, a capo della coalizione “Nuove Prospettive” e Rocco Ruffa capolista della lista politica “Avanti Vibo” tornano ad occuparsi di Radio Radicale che tra meno di un mese rischia di chiudere i battenti.


Nel comunicato congiunto Luciano e Ruffa spiegano cosa è in gioco: “Se il governo guidato dalla Lega Nord e dal Movimento 5 Stelle non tornerà sui suoi passi, dopo aver di fatto decretato unilateralmente la morte della convenzione che di anno in anno è sempre stata rinnovata -sia che ci fosse un governo di centro-destra, sia che ci fosse un governo di centro-sinistra- … dicevo: Se il governo più illiberale di sempre non troverà una rapida soluzione il Servizio Pubblico che Radio Radicale fornisce cesserà e il diritto (umano e civile) dei cittadini italiani di conoscere cosa avviene “dentro il Palazzo” sarà definitivamente compromesso“.

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#Amnistia, #Giustizia, #Libertà. Diario di un digiuno (ancora in corso)

Diario di un digiuno, ancora in corso, di Rita Bernardini, Irene Testa, Paola Di FolcoMaurizio Bolognetti

Oggi con FB … si fa presto a dire diario. Maurizio Bolognetti, dirigente del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito, sta conducendo – assieme a Rita Bernardini, Irene Testa e Paola Di Folco, dal 10 ottobre scorso uno sciopero della fame ad oltranza volto ad interloquire con il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, con il Governo e il Parlamento sui temi della giustizia, della vita del diritto nel nostro Paese e sulle carceri.

In particolare il Satyagraha – nell’ambito della IV Marcia per l’amnistia intitolata a Marco Pannella e a Papa Francesco – è finalizzato a domandare al Guardasigilli che fine ha fatto l’ottimo lavoro scaturito dagli Stati Generali sull’esecuzione Penale; e a chiedere al Governo e al Parlamento l’immediata riforma dell’Ordinamento Penitenziario per l’effettività della Pena che deve riguardare tutti i detenuti, nessuno escluso.

Per documentare questo digiuno ancora in corso mentre scriviamo abbiamo scelto il profilo FB di due dei quattro digiunatori:

Rita Bernardini e Maurizio Bolognetti.
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Marcia @RadicalParty per #amnistia intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco

Il manifesto elaborato da Aurelio Candido e Vincino Gallo per la marcia del Partito Radicale Nonviolento per il 6 novembre e che si terrà a Roma, da Regina Coeli a San Pietro, in occasione del Giubileo dei carcerati e intitolata a Papa Francesco e Marco Pannella, recentemente venuto a mancare ai suo cari e ai suoi compagni lo scorso 19 maggio 2016. Continua la lettura di Marcia @RadicalParty per #amnistia intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco

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Bolognetti in sciopero della fame a sostegno di @MarcoPannella

E per una risposta ‘paranormale’ dalla Regione Lucania sui dati ambientali.

Il catasto rifiuti della Basilicata resta “segreto”. Perché? L’addetto è stato distaccato in un altro ente e si è portato via documenti e password. … Esilarante!

per cura di Giuseppe Candido.

Che la nonviolenza di Maurizio sia d’esempio a tanti compagni Radicali

Maurizio Bolognetti, componente della giunta di Radicali italiani e segretario di Radicali Lucani, è (pure lui) in sciopero della fame (che palle!, direbbe qualcuno) ad oltranza (a ri-che Palle!) da mercoledì 11 febbraio. Al sostegno degli obiettivi dello sciopero della fame e dell’iniziativa nonviolenta intrapresa da Marco Pannella (che sono quelli dell’amnistia e dell’indulto individuati come “obblighi giuridici” per lo Stato italiano nel messaggio costituzionale – unico in nove anni di mandato – del Presidente della Repubblica emerito Giorgio Napolitano, inviato alle Camere l’8 ottobre 2013 e rimasto inascoltato), Bolognetti ha aggiunto un altro obiettivo, che potremmo definire “ambientale, ecologico”, alla sua azione nonviolenta di sciopero della fame ad oltranza, ma che riguarda sempre la richiesta alle Istituzioni di rispettare la loro stessa legge, il loro diritto e i diritti dei cittadini. Maurizio sa bene che la nonviolenza, uno sciopero della fame, soprattuto se fatto ad oltranza, non lo si può fare per protesta. La nonviolenza è sempre proposta. Per questo il segretario di Radicali lucani nel denunciare il mancato rispetto da parte delle istituzioni regionali lucane del codice dell’ambiente e delle normative nazionali e comunitarie in materia di diritto all’informazione e alla conoscenza dei dati ambientali, contemporaneamente chiede di attuare quella trasparenza che la stessa legge nazionale e sopranazionale prevedono ma che in Basilicata di fatto non c’è.

Ma andiamo per ordine. Autore di diverse pubblicazioni sui danni ambientali e alla salute umana derivanti dallo sfruttamento degli idrocarburi in Basilicata (tra cui Le mani nel petrolio, ed. Reality Book, 2013), quando Bolognetti interviene ai microfoni di Radio Radicale intervistato da Lanfranco Palazzolo è un fiume in piena. Incontenibile. 

Il giornalista riesce a fare un’unica e sola, iniziale, domanda sulle ragioni dell’iniziativa nonviolenta. Dopo aver detto: “Buongiorno!”, agli ascoltatori ama anche un po’ a se stesso, al suo sesto giorno di digiuno, Bolognetti esplode:

“Intanto a sostegno degli obiettivi dell’iniziativa nonviolenta di Marco”. Obiettivi che Bolognetti richiama brevemente riferendosi al messaggio diffuso dalla radio. 

“Ma c’è anche un’altra questione che è questione” – avverte subito – “sempre di restaurazione della legge e della legalità, in un Paese perso nelle ragion di Stato e che ha smarrito anche nei meandri regionali lo Stato di Diritto. Un Paese dove si concretizza quotidianamente, giorno dopo giorno, un attentato ai diritti civili e politici dei cittadini italiani, di uno Stato che è “Stato canaglia” sul fronte della Giustizia, così come lo è sul fronte della tutela ambientale e del rispetto del diritto comunitario a presidio della tutela ambientale e della tutela della salute umana (… e con essa di quella delle specie animali e vegetali, ndr)”.

E si spiega meglio. Nel dettaglio Bolognetti diventa tecnico, consapevole, come dice lui, del diritto, dei diritti e della legge.

“E’ uno sciopero della fame oltreché a sostegno dell’azione nonviolenta di Marco, anche su una questione che è quella, in Basilicata, prima del mancato rispetto dell’art. 251 del Codice dell’ambiente (Dec. legislativo n. 152/2006 c..d. T.U. Ambiente, ndr) e adesso del mancato rispetto dell’articolo 189 dello stesso Codice dell’ambiente. La sezione regionale lucana del catasto rifiuti istituita presso l’Arpa Basilicata, di fatto non c’è”. 

Poi continua nella spiegazione: “Lo abbiamo scoperto”, dice Bolognetti, “solo perché un paio di mesi fa, avendo chiesto accesso agli atti per ottenere informazioni sui rifiuti speciali e pericolosi prodotti da ENI, ebbene, il direttore dell’Arpa Basilicata, il dott. Aldo Schiassi, ci ha risposto che non è in grado di fornirci le informazioni richieste perché, verrebbe da dire, l’unico funzionario addetto al catasto rifiuti istituito presso l’Arpa Basilicata è andato via con le password e con i documenti. Anzi, cito testualmente la risposta di Schiassi”, dice mentre si mette a leggere: …

«E’ stata inoltre inoltrata un’urgente richiesta formale di rimessione alla scrivente amministrazione della documentazione elaborata e prodotta relativamente agli anni di riferimento».

E prosegue, ed è difficile distinguere ciò che Bolognetti legge da ciò che dice di suo ventre. È fluviale, appunto. Sciopero della fame sì, della parola mai. 

“Parliamo di dati” – rimarca – “riguardanti rifiuti speciali e pericolosi prodotti dalle compagnie petrolifere che operano in Basilicata. Il direttore di Arpa Basilicata, a richiesta di accesso agli atti per conoscere queste informazioni, risponde che non è in grado di fornirle perché l’impiegato, traduco la risposta se non fosse già chiara, è andato via con i documenti distaccato in altro ente”.

Ridicolo, paradossale? Macché. Per Bolognetti la risposta avuta, dice, 

“è una risposta ‘paranormale’, ma sicuramente una risposta che spinge a dire che siamo difronte a una palese violazione della direttiva 2003/04 CEE avente ad oggetto il diritto di accesso del pubblico all’informazione ambientale, siamo difronte a un’evidente violazione del Regolamento 1367/2006 della Unione Europea, del Parlamento e del Consiglio sull’applicazione della Convenzione di Aarhus, siamo difronte a una palese violazione della stessa Convenzione di Aarhus; e siamo difronte a una palese violazione del decreto legislativo n°33 del 14 marzo 2013 che recita un termine che” – aggiunge – “a me non piace: trasparenza”. Per Maurizio Bolognetti, infatti, “sarebbe più corretto parlare di diritto alla conoscenza”. 

E cita il decreto 33/14, quello che definisce in modo prolisso da fare un baffo a Pannella, “la legge, il diritto, le convenzioni comunitarie e il diritto alla conoscenza che non c’è”, e legge il decreto:

«La trasparenza, …» – aggiunge di suo: un “si sturino le recchie quelli della giunta regionale lucana ad iniziare dal Presidente Pittella” – Poi riprende la lettura del decreto: «La trasparenza è condizione di garanzia delle libertà individuali e collettive nonché dei diritti civili, politici e sociali, integra il diritto a una buona amministrazione e concorre alla realizzazione di un’amministrazione aperta e al servizio del cittadino».

Dopo aver citato il decreto, Bolognetti sottolinea la situazione con parole durissime rivolte ai dirigenti dell’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente lucana: 

“Arpa Basilicata, da troppo tempo, ha tradito la sua missione e non è al servizio del cittadino, e non è un ente a tutela della protezione dell’ambiente, men che meno a tutela della salute umana. E verrebbe da dire la stessa cosa per il Dipartimento Ambiente (della Regine, ndr) che vìola l’articolo 251 del Codice dell’Ambiente da dieci anni, e cioè non c’è l’anagrafe dei siti da Bonificare in Basilicata e, difronte a tutto questo, il Presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, ancora una volta tace”. Su Pittella ironizza un po’ “Ha anche la faccia tosta”, dice Bolognetti, “di scrivere sul suo spazio twitter che chi osa prendere i panni del cittadino dovrebbe prendere una camomilla. Bene, io dico invece al Presidente Pittella che, forse, lui farebbe bene a prendrsi, anzi, a farsi un bel bicchiere di vino, e che forse dovrebbe comprendere, il Presidente Pittella, che se vuole davvero onorare la sua funzione e il mandato degli elettori (in elezioni anti democratiche come quelle lucane del 2013 in cui hanno votato solo il 39% degli aventi diritto) deve operare per garantire il rispetto della legge, del diritto e dei diritti e, oserei dire, anche dell’Istituzione che rappresenta. Purtroppo prendo atto, ahi noi, che l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Basilicata, ma come poteva essere diversamente?, è diventato un luogo, un terreno di scontro tra beghe di regime partitocratico e, oserei dire, anche sindacato-cratiche”.

Poi Bolognetti, nel terminare il suo intervento non può far altro che scusarsi con il giornalista, Lanfranco Palazzolo che non gli ha potuto chiedere altro:

“Mi scuso con te”, gli dice, “ma io la chiudo così: non trovo parole migliori per chiudere questo collegamento se non citando la nuda verità di un testo che troviamo sul sito di Radio Radicale, per provare a spiegare perché la nonviolenza, perché il satyagraha, perché lo sciopero della fame: perché noi diamo letteralmente corpo alle nostre convinzioni, noi diamo letteralmente corpo alla legge, alle leggi, perché il potere che le impone esso stesso le applichi e le rispetti”. E rivolto a Pittella e al direttore dell’Arpa Basilicata chiosa: “Trovate il funzionario che avete distaccato presso altro ente, fatevi ridare i documenti, fatevi dare le password, ripristinate il funzionamento del catasto dei rifiuti ai sensi dell’articolo 189 del Codice dell’Ambiente e garantite il sacrosanto diritto di tutti e di ciascuno a poter avere accesso alle informazioni ambientali quali quelle sui rifiuti speciali e pericolosi, in questo caso, prodotti dalle compagnie petrolifere”.

Non c’è dubbio, ha ragione Marco Pannella quando dice che Bolognetti è un esempio di ciò che un Radicale, con la sola “arma” della nonviolenza, può fare sul territorio. E allora dico io: Bah, a me pare che l’anagrafe dei siti da bonificare non ci sia neanche qui in Calabria. Sul sito del Dipartimento dell’Ambiente della Regione c’è un elenco pubblico di 587 siti inquinati a diverso livello di rischio da bonificare. Ma manca ancora sia una disponibilità reale dei dati perché i siti sono inseriti con il nome del Comune e della località ma non sono georeferenziati né riportati su un’apposita carta in modo da poter essere conosciuti dai cittadini, sia l’origine dell’inquinamento rimane sconosciuta nell’elenco come sconosciuta ai cittadini rimane anche l’eventuale stato di avanzamento delle bonifiche. 

Come niente si sa, in Calabria, di quei centotrenta agglomerati urbani calabresi coinvolti nella procedura d’infrazione 2014/2059 per violazione della direttiva 91/271 a causa del cattivo trattamento delle acque reflue urbane. E penso che anche in terra di Calabrie, ci sono numerose violazioni del diritto a vivere in un ambiente sano; e ciò avviene, anche qui da noi, per colpa dell’ignavia di una politica che, dal 2012, ha dimenticato di aggiornare il Piano dei Rifiuti condannando i cittadini calabresi alla precarietà dell’emergenza. E ha dimenticato cosa sia lo stato di diritto e il rispetto della legge. E penso che anche qui da noi, in Calabria, potremmo e dovremmo fare una battaglia. Fare di più della pubblicistica. E siccome la legge che prevede il catasto dei rifiuti, soprattutto quelli speciali e pericolosi, è una legge nazionale del 2006 e esplicitamente richiede che il suddetto catasto sia istituto, come sezione regionale, presso tutte le agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, mi sono chiesto se, presso l’ArpaCal, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria diretta dalla dott.ssa Sabrina Santagati, ci sia o meno quel famoso catasto dei rifiuti speciali e pericolosi la cui assenza fa incazzare Bolognetti e se, soprattuto, sia concretamente fruibile e consultabile dai cittadini. Anche perché – pure in Calabria – di rifiuti pericolosi ce ne sono: da quelli prodotti quotidianamente dal termo-valorizzatore di Gioia Tauro a tutti quelli che si estraggono dalle bonifiche in corso sino a quelli ancora disseminati sul territorio come a Crotone. Bene, anzi, male. Neanche sul sito dell’ArpaCal si trova una sezione espressamente dedicata al catasto dei rifiuti, né tantomeno di quelli speciali e pericolosi come dovrebbe essere per legge. Dovremo anche noi fare istanza di accesso agli atti e vedere cosa ci rispondono.

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Buon compleanno Pannella: 84 anni e rilancia la lotta sul diritto alla vita e sull’amnistia con un brindisi a Zì Giacinto

Il Ricordo: Sono nato alla stazione e andavo a giocare al sottopassaggio della ferrovia. E al sottopassaggio con chi giocavo? Coi ragazzini Rom”.

2 maggio 2014, ore 10.35: “La Storia d’Italia ha come momento centrale il cattolicesimo liberale. Brindisi a Zì Giacinto”.

Sigaro in mano, con un cappuccio e una pastarella che interrompono lo sciopero della fame ancora in corso, Marco Pannella festeggia a Teramo, in piazza dei Martiri, il compleanno. “Buon compleanno a Noi”. Con lui – ad accompagnarlo tra i natali assieme alla troupe di Radio Radicale – l’infaticabile segretaria di Radicali Italiani Rita Bernardini e Maurizio Bolognetti della direzione di Radicali italiani che l’ha raggiunto dalla Lucania.

(a cura di Giuseppe Candido)

Marco Pannella, 2 maggio 2009 - Bruxelles
Marco Pannella, 2 maggio 2009 – Bruxelles

  Giacinto detto Marco Pannella ci aveva invitato tutti noi a fare il punto sul Satyagraha in corso e a trascorrere con lui questo suo compleanno, l’84°, nella città che gli ha dato i natali a Teramo.

  Purtroppo il lavoro non c’ha consentito di festeggiare con lui come invece avvenne, nel 2009, quando il Partito Radicale organizzò un convegno sulla Patria europea contro l’Europa delle patrie a Bruxelles.

  Per fortuna Radio Radicale c’ha permesso di “seguirlo” e di ascoltare quell’ora e mezza che Marco ha trascorso in piazzata, tra la gente come pochi politici possono fare, coi suoi concittadini teramani o, come dice lui, “terramani”. Ascoltarlo è sempre una lezione di Storia, con la esse maiuscola.

Quando un giornalista di una televisione privata locale gli chiede: “Oggi a Teramo per continuare la battaglia?”,

Marco Pannella sorride, rigira la frittata e, da giornalista, chiede ironico: “Non è che sei di TG3?”.

Il giornalista non fa a tempo a rispondere No, che Pannella rincalza:

Perché sarebbe una lieta sorpresa. Ieri hanno fatto, e sono contento, una bella intervista a una nostra non proprio concittadina, ma comunque candidata grillina. E mi ha fatto piacere. Poi sono stato a vedere se, per caso, davano la notizia che io …(sarei venuto qui a Teramo, ndr)”.

E, in effetti, è una vergogna che un politico del calibro di Marco Pannella, cui pure i Pontefici hanno dimostrato e dimostrano solidarietà, che arrivi a festeggiare i suoi 84 anni nel suo paese natale e l’informazione pubblica radiotelevisiva – quella cui tutti paghiamo il canone – non comunichi minimamente, neanche con un passaggio, la presenza di Marco né mandi un giornalista a fare uno stralcio di servizio, magari poi da censurare. Niente di niente.

A questo punto il giornalista – quasi a giustificare i colleghi della rete pubblica cui tutti i cittadini pagano il canone – lo interrompe: “Gli sarà sfuggita” (la tua presenza, ndr), gli dice.

“Non gli è sfuggita”, risponde Pannella: “È la vecchia tradizione Ribbentrop-Molotov”1

Qual’è il significato della presenza di Pannella a Teramo?

“Il significato è che non mollo nel dare corpo ad una battaglia contro corrente, perché la corrente che stiamo ostacolando già da quarant’anni, quella partitocratica, è la rivincita di coloro che battemmo nel ’45, ’46 e ’47. Tant’è vero che avevamo messo, fra i vincitori, Eisenhower ma pure baffone, Stalin. Paghiamo quelle conseguenze, per cui oggi c’abbiamo – bene o male – il Presidente della Repubblica con quella storia, quella convinzione e quella cultura. E quelli che so’ mobilitati, … Sto grande Presidente del Consiglio, quello (il Presidente della Repubblica, ndr) fa un messaggio storico in undici anni, un documento di grande valore giuridico e, direi, giurisprudenziale, giurisdizionale. C’è questo (messaggio9, e che glie fanno? Renzi contro, la ministra degli esteri che lui esige di avere, perché la prima cosa che Renzi ha voluto (per accettare l’incarico, ndr) è stata <ma la Bonino no. Perché era più popolare di tutti quelli. I suoi elettori, gli elettori renziani, non lo sanno che per lui, la prima grande conquista (è stata quella di, ndr) eliminare la Bonino. Poi, pure la Cancellieri perché era d’accordo con in Presidente della Repubblica. Oggi, il “reato” ufficiale – continua Pannella – al di là delle chiacchiere, è una sola cosa: essere d’accordo con i valori con i quali il Presidente della Repubblica si è qualificato”. …

E quando il giornalista gli fa notare che adesso c’è “un connubio molto particolare, fondamentale, importante”, perché ha ricevuto la promessa d’aiuto di Papa Francesco, Pannella sorride e si lascia andare nei ricordi:

“Io credo che – l’ho sempre pensato – la Storia d’Italia ha come momento centrale, perché europea, il cattolicesimo liberale. Era un elemento centrale ed europeo. Tonino, il nostro grande teramano che se n’è andato da qualche mese, Tonino e non dico manco quale, Tonino s’era messo in testa che qua (in piazza dei Martiri, ndr) dovevamo mettere la statua di zio Giacinto Pannella, cattolico liberale, ma sul serio. … Mo, non saccio se la faranno mai. … Il problema vero è che la forza anche di Papa Bergoglio è che è l’espressione della vincita progressiva, o della rivincita, della spiritualità delle religiosità, la forza dei Valori, la forza dello Spirito. Benedetto Croce, sempre diceva “Veni creator Spiritus”. Quindi sto qua, e me pare che il vecchio Zì Giacinto che m’era premorto faceva pensate che cosa. Nel momento in cui c’era il divieto contro l’usurpatore italiano da parte del Papa. Quando bisognava che il cattolico partecipa non partecipasse alla vita istituzionale, Zì Giacinto che faceva? Era presidente della stampa abruzzese, della stampa italiana abruzzese. Beh, un incarico nu poco “esposto”. E che ti faceva sto “Presidente”? Faceva venire a L’Aquila, a fare propaganda interventista. Poteva stare buono, invece no. Faceva campagna interventista, invitava ul ministro degli esteri Belga per fare campagna interventista, a favore della Francia, dell’Inghilterra e, diciamo, della Europa liberale, contro quella che una parte del Vaticano invece voleva austriaca, tedesca eccetera. E questa è storia abruzzese … e spero che sia patrimonio che coltiviamo tutti. Un pensiero affettuosissimo al Tonino di cui parlavo e con il quale, lui lo disse prima di andarsene, ci siamo ri–conosciuti. E devo dire, quindi, che sto qui, oggi, in assoluta tranquillità rispetto alla storia nostra, che è la storia – a livello europeo – del grande accordo con Shuman, De Gasperi, di tutte le posizioni europeiste e federaliste, contro quelli che non volevano la Nato, non volevano l’Europa. E sappiamo chi, pure qua da noi. … allora c’era questo.

Io posso dire che qua sono uno che continua la storia di quello che, poi, fu detto che l’avevo ribattezzato io, che è quel grande abruzzese di Zì Remo, che se ne iito pure lui e con cui eravamo in profonda sintonia. Quei Valori, oggi qui, li stiamo difendendo, in questo momento, i valori dello Spirito delle religiosità del diritto dei diritti, dei comandamenti. Il Presidente della Repubblica ha scritto, nell’esercizio delle sue funzioni, che l’Italia, u Parlamentu, il Parlamento ha due obblighi. Ha detto due volte (il Presidente, ndr) c’è l’obbligo.

Perché? Perché lo Stato italiano, … oggi, è in flagranza trentennale dei peggiori reati sui diritti umani e il diritto dello Stato. Ufficiale. Adesso, la prima cosa che dobbiamo ottenere, è che almeno interrompano la flagranza criminale che ci riporta a livello tecnico a posizioni peggiori a quelli in cui si trovava l’Europa di Ribbentrop, l’Europa di Molotov, l’Europa di Hitler, l’Europa di Mussolini”.

A queste parole, aggiungiamo solo

BUON COMPLEANNO MARCO E BUONA LOTTA NONVIOLENTA

NOTE

1 Il riferimento di Pannella, è al così detto patto Molotov-Ribbentrop, secondo Wikipedia “talvolta chiamato patto Hitler-Stalin. Un Trattato di non aggressione fra Germania nazista e l’Unione sovietica firmato a Mosca, il 23 agosto 1939, dal ministro degli Esteri sovietico Vjačeslav Molotov e dal ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop”. Sempre secondo quanto riportato da Wikipedia, questo patto fu “una conseguenza della decisione di Stalin, dubbioso della reale volontà delle potenze europee occidentali di opporsi all’espansionismo aggressivo della Germania nazista, di ricercare un accordo con Hitler per contenerne la spinta verso est, per acquisire vasti territori appartenuti all’Impero zarista, e per dirottare le mire tedesche verso ovest, guadagnando tempo per rafforzare i suoi preparativi militari”. Un patto, quindi, tra due dittature di colore diverso che consentiva a entrambe di sopravvivere e di espandersi.

Per chi volesse ascoltare tutta l’ora e mezza di Marco Pannella a Teramo la scheda completa è al seguente link:  http://www.radioradicale.it/scheda/410328

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La Pasqua con Pannella: la “democrazia reale” si sta sostituendo alla democrazia. Ecco cosa faranno i #Radicali che non si presentano alle elezioni

Pasqua con Pannella1: La democrazia reale si sta sostituendo alla democrazia.

Marco Pannella, Natale 25 dicembre 2013, Roma - III Marcia per l'Amnistia!
Marco Pannella, Natale 25 dicembre 2013, Roma – III Marcia per l’Amnistia!

C’è il bombardamento di Renzi in TV. … Uomo apparentemente agile perché non hai il peso delle convinzioni.Stanno pompando Alfano, che rischia di non superare la soglia del 4%”, ma “Si sta sicuramente cercando di fare stravincere il leader attuale dell’Italia. Sappiamo il collegamento che c’è tra ascolti e dato elettorale”.

I Radicali? … È venuto sempre più formandosi un convincimento: Questi qua non conviene farli parlare. … In questo regime c’è una forza politica alla quale all’opinione pubblica non è consentito di giudicarla.

Dobbiamo dare un contributo a noi stessi, ma a tutto il mondo, alla scienza, per analizzare quello che accade. … sempre di più la democrazia reale si sta sostituendo alla democrazia”. Non ci candidiamo perché riteniamo più importante poter dare, scientificamente, informazioni sul corpo malato della democrazia.

A questo punto, abbiamo un Presidente delle Repubblica che deve, per prudenza, sottostare a situazioni oggettivamente ricattatorie di questo nuovo astro italiano che c’abbiamo che, in sei mesi, da sindaco di Firenze viene plebiscitato come grande. … Lui (Renzi) sta nelle televisioni ed ha ascolti complessivi da periodo franchista … abita costantemente a casa degli italiani.

Cosa faranno i Radicali che non si candidano alle elezioni?

Dopo la conversazione settimanale di domenica con Massimo Bordin a Pasqua, Marco Pannella lunedì sera si è sentito male e, martedì 22 aprile, come c’ha fatto sapere Rita Bernardini, nella prime ore della mattina è stato operato all’aorta addominale.

Poiché dall’ospedale Gemelli di Roma dov’è ricoverato Marco, Rita Bernardini ci fa sapere attraverso Radio Carcere che Pannella sta meglio, che – addirittura – chiede i suoi sigari e raccomanda di non mollare le lotte in corso, per una sua pronta guarigione oltreché per i prossimi 84 anni che compirà il prossimo 2 maggio, sapendo di fargli cosa gradita non trovo niente di meglio per fargli gli auguri che trascrivere, per grosse linee, quanto il leone della politica italiana ha detto durante la tradizionale conversazione settimanale. Pannella se la prende con Matteo Renzi e, soprattutto, con la televisione italiana “di regime”, il sistema, cioè, della disinformazione radiotelevisiva che non consente ai cittadini di far conoscere la proposta politica dei Radicali e che non gli da’ spazio se non quando, appunto, rischia di tirare le cuoia.

Gli argomenti di riflessione politica sono molti, ma ovviamente Massimo Bordin, nel giorno della resurrezione, parte dalle parole del Papa per dare l’incipit alla conversazione con Pannella.

Le parole che Papa Bergoglio ha pronunciato Venerdì durante la via crucis, durante la sesta stazione, “dove ha parlato di condizione dei detenuti, del sovraffollamento nelle carceri citando i detenuti e gli immigrati come delle persone che soffrono oggi”, aggiunge Bordin, “sono un elemento che si ritrova valorizzato da RadioRadicale più che dal resto dell’informazione italiana”.

Pannella preferisce, però, parlare dell’atro argomento che pure Bordin propone: “quello più prettamente politico che riguarda, invece, il governo Renzi, gli 80 euro promessi a bonus e quello che ne consegue: il che fa il governo”, insomma. “L’uovo di Pasqua”, secondo Bordin che stuzzica Pannella, “Renzi lo mangia sereno perché tutto sommato le cose sembrano andargli abbastanza bene”.

In realtà, però, i due temi non sono del tutto slegati perché di fondo c’è l’informazione del regime italiano.

Marco Pannella, Emma Bonino e Ignazio Marino durante la III marcia per l'amnistia (Natale 2013)
Marco Pannella, Emma Bonino e Ignazio Marino durante la III marcia per l’amnistia (Natale 2013)

Abbiamo i dati del centro d’ascolto”, esclama Pannella.

Per chi si occupa della politica e delle dinamiche della politica li troverà interessanti. … Ci sono autorevoli parlamentari che si occupano di questi aspetti per motivi istituzionali e usano in genere i dati dell’osservatorio di Pavia per avere i dati sulla comunicazione.
Noi abbiamo un criterio del tutto nuovo.
Gli altri fanno (le statistiche, ndr) in base ai minuti e ai secondi che appaiono in tv o in radio. Innovazione del centro di ascolto è, invece, di dire a quanti cittadini italiani offerta la possibilità di ascoltare giudicare; … Attraverso il centro di ascolto non riusciamo a dimostrare che per esempio negli ultimi 12 13 giorni dall’inizio di aprile ad oggi il centro di ascolto può già dare indicazioni di voto! Perché abbiamo l’esperienza passata. Abbiamo questi dati: analisi degli ascolti dei tempi in voce nei telegiornali Rai. E viene questo: partendo dagli ascolti e non dai minuti, si monitora quanto ha potuto l’opinione pubblica giudicare l’uno o l’altro evento. (…) Dal 15 aprile ci sono 90 edizioni di TG della Rai TV e su questi gli ascolti avuti sono in totale un miliardo e 763 milioni. Non potenziali, ma ascolti reali. Questa – dice Pannella – è la novità rispetto agli altri dati. … Si può fare un rapporto (delle presenze) e con questo fare delle previsioni di voto precise”.

 In realtà, i dati cui fa riferimento Pannella durante la conversazione con Bordin sono pubblicati non sul sito ma sul blog del Centro d’Ascolto per l’informazione Radiotelevisiva.

E i dati pubblicati sono impietosi. Rivelano infatti la diversità di trattamento delle varie forze politiche e la non democraticità del sistema che – come pure evidenziava Vincezo Vita qualche giorno fa su Il Manifesto – di par condicio non ha nulla.

Nei telegiornali RAI, infatti, di un miliardo e 763 milioni di ascolti, dal primo al 15 di aprile, con ben 316 milioni di ascolti consentiti il PD svetta con il 17,9% seguito a ruota, nella scaletta della dispar condicio, dal Movimento 5 Stelle e Beppe Grillo con 291 milioni di ascolti pari al 16,5% del totale. Beppe Grillo non ha da lamentarsi come presenze in TV.

Seguono poi il governo, nella sua compagine dei ministri e sottosegretari, che hanno avuto nei primi 15 giorni di aprile 269 milioni di ascolti pari al 15,3%. Con 251 milioni di ascolti, pari al 14,2% del totale, nella classifica degli ascolti consentiti durante i telegiornali c’è Forza Italia.

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, lui da solo, ha totalizzato altri 134 milioni di ascolti pari al 7,6% del totale che lo collocano al 5° posto della classifica.

Seguono poi Lega Nord (62 milioni di ascolti, pari al 3,5%), Sinistra Ecologia e Libertà (56 milioni di ascolti, 3,2%), Nuovo Centro destra di Alfano (55 milioni di ascolti, 3,1%), Fratelli d’Italia è al decimo posto (45 milioni di ascolti, 2,5%).

Per ritrovare i Radicali nella classifica della non democrazia italiana o, se vogliamo, della dispar-condicio, bisogna scendere molto più in giù nella classifica, arrivare sotto Scelta civica (32 milioni di ascolti, 1,8%), dell’Unione di Centro (23 milioni di ascolti, 1,3%) e del Centro Democratico (9 milioni di ascolti, 0,5%), sotto ancora a La Destra di Storace e Futuro e Libertà, rispettivamente con 5 milioni di ascolti (0,3%). Al 20 posto della classifica, finalmente, ci sono i Radicali cui, dal 1 al 15 aprile, sono stati dati solo 50 secondi durante le edizioni più notturne e consentendo così solo a 4 milioni di cittadini (0,2% degli ascolti totali) di ascoltarne e giudicarne la proposta politica.

Per Marco Pannella, il sistema dell’informazione radiotelevisiva italiana è totalmente anti democratico e di regime: “Valgono, tranne eccezioni, lo stesso tipo di comportamenti, lo stesso tipo di esclusioni e lo stesso tipo di inclusioni, magari anche ossessive come quella di Renzi”.

Con il Centro d’Ascolto dell’informazione Radiotelevisiva, dice Pannella,

Siamo in grado di dare un apporto alla teorica delle analisi dei movimenti politico elettorali e, dal punto di vista istituzionale, può essere importante. E allora diciamo che è evidente, che in questi ultimi giorni c’è il problema di far avere il 4% ad Alfano. È pacifico, perché ormai si da che quando c’è quel bombardamento in tutte le reti, si riesce a valutare chiarissimamente come l’ascoltatore, molto spesso, se non ha voglia di Grillo o Renzi, se ha sentito le cose che quel giorno dicono, poi dice basta e cambia canale.

(…) Sappiamo il collegamento che c’è tra ascolti e dato elettorale. (…) Uno studio del Centro relativo agli ultimi due anni tra agli ascolti consentiti ed esiti elettorali”, dimostrerà il nesso che c’è tra le due cose, “così si finisce con la questione della rete-non rete. Non importa se la gente ha visto il telegiornale in rete o, invece, direttamente in TV.

(…) Oggi, io che guardo quelle cose, finisce che potrei dire che in questo momento si sta sicuramente cercando di fare stravincere quanto possibile il leader attuale dell’Italia, perché è così che si muovono lor signori. Poi, appunto, quelli che devono venire più o meno dopo. Il movimento cinque stelle che, dai dati del Centro d’ascolto, è quasi a pari grado con le forze di governo complessivamente.

Dopo varie elezioni che si fa questo lavoro (il confronto, cioè, tra ascolti consentiti alle diverse forse politiche e successivo dato elettorale, ndr) puoi cominciare a fare delle ipotesi sull’11ª che farai domani, su quello che può con qualche probabilità avere come conseguenza elettorale”.

Tutto questo, per Marco Pannella,

“Non viene mai fuori nei dibattiti, a meno che non ci sia una presenza Radicale”

Massimo Bordin, a questo punto, è costretto a riassumere:

Stanno pompando Alfano, che rischia di non superare la soglia del 4%, però – cosa che appare contraddittoria – stanno pompando molto anche i 5 Stelle che è anch’esso con una volata, non sulla soglia ampiamente superata nei sondaggi che lo danno largamente sopra al 20%, ma perché molto vicino a Berlusconi”. In pratica, “Renzi pompato perché Presidente del Consiglio (i potenti, quelli non si sa mai. Si pompano sempre. È la ragione sociale della Rai. Più singolare che lo faccia Mediaset)”.

 Per Marco Pannella:

Ciò che si vede è che Grillo da anni (prima del semestre che precede le elezioni 2013, ndr) – stava a una certa quantità d’ascolti. A un certo punto accade che tutte le televisioni, le principali testate, quelle che hanno milioni di ascolto, questo è importante, a un certo punto Grillo continua a non andare perché non ama i dibattiti, ma tutte queste televisioni vanno da Grillo. E poi che uso ne fanno? Pigliano i due minuti e mezzo oratoriamente più efficaci e li sparano lì. È indubbio. Perché se accadesse – dice ancora Pannella – che sparano lui perché lui va bene, guadagnano ascolti con lui, sarebbe assolutamente un criterio doveroso, ma il problema è un altro: se tu lo metti in un posto che sai già che c’hai 4milioni d’ascolto, evidentemente. E infatti la “sorpresa Grillo” è una sorpresa – per chi studiasse queste cose con un po’ di serietà – assolutamente ingiustificabile come “sorpresa”.

Perché se guardiamo che cosa è successo nei quattro mesi prima delle elezioni dal punto di vista posizioni a questo punto sappiamo come, in che ordine di grandezza, potranno arrivare i leader politici, e questo diventa fondamentale.

(…) Per esempio quando Renzi e diventato uno dei cinque candidati delle primarie del PD i suoi ascolti erano quelli che erano, nel senso anche della frequenza. Poi quello che diventa interessante e che corrisponde la quantità di ascolti che sono stati consentite agli italiani di sentire Renzi con la “sorpresa” Renzi così come corrisponde la “sorpresa” Grillo. E quando dico sorpresa dico “sorpresa” dico sempre tra virgolette”.

Perché, per Pannella,

C’è un rapporto fisso da questo punto di vista. Quando noi diciamo che sono vent’anni che il trattamento dei Radicali è identico, sia che noi abbiamo parlamentari sia che ci troviamo a livello istituzionale, attenzione, come “quelli” che ponevano l’urgenza del problema del debito pubblico quando ancora non era neanche divenuto tema del dibattito, … dopo un mese allo 0,3 siamo passati a zero di ascolti consentiti. Poi continuiamo a seguire il problema “fame nel mondo” e, su questo, vorrei dire che forse il Papà si è un po’ sbagliato. Oggi Lui ha parlato della fame, mentre invece sui prigionieri e sul diritto … il termine non è stato evocato. Ed è noto che noi abbiamo coinvolto i Papi, i Presidenti della Repubblica, premi Nobel in quell’evento e, torno a dire, da soli. (…) Si può documentare che noi siamo andati, semmai, un po’ meno del pochissimo nel quale andavamo prima che iniziassimo, dopo la fame nel mondo, questa campagna, diciamo, del debito pubblico. È venuto sempre più formandosi un convincimento: Questi qua non conviene farli parlare”.

Poi Pannella spiega, ancora una volta, la posizione dei Radicali che alle prossime elezioni europee non sono candidati:

Noi dobbiamo dare un contributo a noi stessi, ma a tutto il mondo, alla scienza, per analizzare quello che accade. … Sono 20-25 anni che pure sulle cose per le quali accadeva che coinvolgevamo l’opinione pubblica internazionale, spessissimo il Parlamento europeo, spessissimo le giurisdizioni internazionali come all’ONU, corrispondevano quelle nei momenti di ulteriore compressione della possibilità di essere ascoltati che abbiamo avuto.

Allora quando questo accade per venti o trent’anni di seguito, significa che in questo regime c’è una forza politica alla quale all’opinione pubblica non è consentito di giudicarla … Se la quantità di ascolti è zero, beh allora sei zero”.

Per chiarire il concetto Massimo Bordin ringrazia l’intervento dal web di un ascoltatore che segnala, addirittura, “una formulazione precisa degli ascolti consentiti” di cui si parla.

Una formula semplice, perfetta”, dice Massimo Bordin ironizzando, “tanto che la capisco perfino io”.

La formula suggerita dall’ascoltatore è la seguente:

“tempo di parola per utenza raggiunta uguale ascolti consentiti, che è poi”, aggiunge Bordin, “quello che dici tu, tradotto in formula”.

Per avvalorare le sue affermazioni sull’esclusione dai media dei Radicali, Pannella fa esplicito riferimento alle condanne della Rai e dell’Autorità di vigilanza ottenute in riparazione delle violazioni dei mancati tempi televisivi.

Da 20 anni abbiamo la dimostrazione, di condanne date dall’autorità di vigilanza, dalla magistratura amministrativa e via dicendo, proprio per il comportamento (della Rai, ndr) nei confronti, guarda caso, proprio dei Radicali”.

Bisogna ricordare a chi legge e non segue direttamente le vicende Radicali che, dopo una battaglia legale durata 3 anni, lo scorso 2 maggio 2013, proprio quando Marco compiva i suoi 83 anni, il TAR Lazio ordinava “perentoriamente” all’Agcom di adempiere entro 30 giorni, proprio per l’assenza dalle trasmissioni politiche, altrimenti avrebbe nominato un Commissario ad acta. L’Agcom non ha, com’era prevedibile, adempiuto, ma la cosa grave è che neanche il commissariamento c’è stato, per cui il Tar ha smentito sé stesso.

Ricorderò che gli ascolti consentiti di Emma Bonino: nell’ordine dei soggetti politici analizzati, Emma, mi pare, è la cento …, non la seconda, la decima o la ventesima. La centosessanta o centocinquantesima, ecco. E continua ad essere questo. Io, per quel che mi riguarda, batto persino Emma; vado cioè più sotto in ascolti consentiti”.

Suggerirei anche ai ricercatori, per non dire ai giornalisti, di documentarsi un tantino di più di queste costanti. Su che cosa non é stato consentito alla gente di farsi un’opinione?

Per Pannella, “oltre al debito pubblico anche su tutte le cose che il Papa oggi dice, il problema del terzo quarto mondo, la miseria e via dicendo, anche su queste nessuno mette in dubbio che noi abbiamo fatto molto. Dal Parlamento europeo ai 130 Nobel, dalle quantità di denaro che abbiamo fatto dedicare alla campagna precise sullo sterminio della fame del mondo. Ma venendo poi al finanziamento pubblico dei partiti. Oggi si torna a discutere, al rimproverarsi, ma il popolo italiano si è pronunciato 15 18 anni fa, con solo noi a sostenere il referendum.

E sono state cose plebiscitarie. .(…)

È indubbio che noi abbiamo avuto per vent’anni il monopolio del mettere questo al centro della realtà politica italiana istituzionale e appunto lì è dimostrato che in quei momenti non è che c’è stato il risultato di una nostra situazione privilegiata nella comunicazione. (…)

Il problema grave oggi qual’è?

È che dopo 20 25 anni noi riteniamo di poter proporre qualcosa che, adesso, non diciamo più solo noi: c’è una democrazia reale che si sta sostituendo alla democrazia.

Cioè l’anti democrazia, via via, continua a serbare, per essere più efficace, alcune forme liturgiche di tipo democratico. È quello che, oggi, possiamo appunto documentare e che in quei casi la stretta informativa si è confermata e non cessa ancora, adesso, quando passano messi a divenire, s’è possibile, ancora più sapiente.

È importante che ci sia una forza politica come la nostra che fornisca, prima che arrivi il corpo sul quale si fa l’autopsia, nel decorso della malattia antidemocratica, di indicare quotidianamente le motivazioni patologiche che si stanno sviluppando su questo corpo sociale e, non è un caso, lo ripeto, che tutte le forze politiche adesso per esempio (lo denuncino, ndr).

Noi abbiamo deciso che cosa? Che noi non vogliamo essere assenti quando ci sono elezioni truffaldine espressioni gravissime dell’anti-democrazia. E allora cosa facciamo?

Facciamo come magari adesso mi fa piacere per loro i verdi che possono senza raccogliere le firme andare alle elezioni?

E devo dire su questo ci sarebbe da fare qualche osservazione direi quasi un pochettino ironica sulla corte costituzionale. Perché lo stesso ufficio della corte costituzionale che, meno di un anno fa, a proposito dei referendum radicali praticamente non ha riconosciuto le firme che avevamo depositate. È lo stesso ufficio. Mi viene da sorridere … la Cassazione, come si sono espressi sui referendum e (sull’ammissione della lista dei Verdi) che il partito sia europeo.

Noi riteniamo più importante poter dare, scientificamente, informazioni sul corpo malato della democrazia, mano mano che lo individuiamo, lo illustriamo e lo documentiamo; sicché non bisogna aspettare come col nazismo, di avere l’autopsia del corpo morto di quello Stato.

Siccome ho sentito, per esempio, Bonelli dire, “Noi, verdi, con le grandi battaglie che stiamo facendo”. Io devo dire, sarò distratto, ma proprio queste grandi battaglie dei compagni verdi, semmai io posso immaginare le posizioni ecologiste, insomma dell’impronta ecologica, sulla quale radio radicale fa anche, ormai da un semestre, delle informazioni purtroppo quasi in regime di monopolio, perché su queste cose è noto … ah … oggi, per esempio, comincia a esserci (su giornali, ndr) la cosa che scoppia sull’adriatico e altrove sul “NO TRIV”. Siccome in Italia s’è sentito parlare solo i No Tav; i NO TRIV, sui quali sono interessati l’Eni, l’Agip, e tutto questo tipo di (aziende, ndr) ufficialmente, allora viene fuori che, adesso, possono essere prese in considerazione tesi scientifiche che venivano ignorate, che mettevano in rapporto, in alcune realtà territoriali, le estrazioni e il regime di estrazioni, anche in mare, e il favorire o rendere più gravi i fenomeni sismici. Ma su questo, noi abbiamo continuato e continuano a documentare, così a rendere più gravi, anche, le condizioni ambientali in rapporto ai tumori. Per quel che riguarda, in particolare in Basilicata, parliamo dei dati (scientifici) che si sono cercati di occultare …, su Taranto città anche e non veniva fuori, i Verdi non se ne erano accorti. Noi si. E adesso devo dire le stesse cose sulla Campania, Vesuvio e altre questioni, ma anche in connessione con, appunto, le attività estrattive. E adesso, questo, viene fuori in Abruzzo. Non sono io che me l’invento. C’è il dubbio, a livello ufficiale, e noi lo dicevamo. A questo punto è venuta fuori la notizia sorprendente: le autorità, lo Stato praticamente, constata che queste attività estrattive stanno creando seri problemi che, da una parte, addirittura per trent’anni, hanno inquinato le acque minerali d’Abruzzo e l’abbiamo scoperto adesso. Come dire, Bussi e d’intorni. Parlo di cose accertate. Ma adesso, invece, creano dei problemi, l’abbiamo letto sui giornali, e i comportamenti dello Stato, da questo punto di vista, sono quelli che sono e noi possiamo dire che abbiamo sicuramente sollecitato la giurisdizione internazionale e sovranazionale superiore, finalmente noi avremo in una di queste settimane giudizi sul Vesuvio, sui Campi Flegrei, e via dicendo, proprio da parte della giurisdizione europea (della CEDU) oltreché italiana. Nel senso che, sappiamo, è stata costituzionalizzata la sede CEDU ed è anche organo di giurisdizione superiore anche in Italia. E le battaglie, devo dire di Bolognetti, e anche più di recente in Calabria.

E poi devo anche dire, non bisogna dimenticare, non solo in Campania ma anche qui nel Lazio, dove tante storie si sentivano sui rifiuti, Malagrotta eccetera, e adesso mentre Massimiliano Iervolino che faceva anche libri, ma il silenzio anche degli intellettuali specifici non è stato mai molto soddisfacente. E quindi diciamo, allora, il non ignorare il fatto che, dopo venti o trent’anni di questo Regime, le componenti che, secondo tutte le giurisdizioni internazionali, consentono di riconoscere come elezioni democratiche e non elezioni di copertura, importantissimo delle dittature, l’abbiamo sempre ricordato che nelle dittature tradizionali non votare era reato, c’era l’obbligo di votare, in quelle democratiche andare a votare, a firmare, eccetera, è una facoltà e non un obbligo. E anche questo, mi pare, dobbiamo metterlo nel conto. Perché andare a presentarsi quando non ti presenti a niente, perché che mandi, il biglietto da visita a casa dei 40 o 35 milioni di elettori italiani?

Queste cose sono illusorie. Perché ogni volta, come dire, ma forse due o tre o quattro, forse riusciamo ad eleggerli. Per carità, magari ne avrà cento, Bonelli o Ingroia. In fondo lo stimolo maggiore è questa, comprensibile, speranza di entrare in organismi parlamentari. Poi che cosa, pochissimi eletti, servono? Beh, credo che nel Parlamento italiano o in quello europeo un po’ ovunque, anche gli avversari riconoscono che pochi elettori radicali comunque hanno una funzione e restano nella Storia di quegli organismi. Mentre altri no.

A questo punto, Massimo Bordin riassume:

In effetti, tutte queste cose che tu hai notato, tutti questi avvenimenti, che sono diversi: da un lato c’è la siderurgia, dall’altro le estrazioni petrolifere, però un minimo denominatore ce l’hanno. Ed è il rapporto, poco trasparente, fra imprese e istituzioni locali. Cioè a dire: sono le istituzioni locali a mettersi d’accordo con le imprese e a mettere a tacere alcuni aspetti sui controlli. Lì è evidente che c’è anche il ricatto occupazionale delle imprese …

 Pannella:

“Hai ragione Massimo. Va aggiunta una cosa: che all’interno dei partiti che poi sono quelli che diventano partiti regionali, provinciali eccetera, a monte, sui grossi problemi dei settori produttivi delle imprese eccetera, io per tre anni ho avuto una contrapposizione che non diveniva ufficiale, con la maggioranza degli analisti politici di ispirazione non certo Crociana o Liberale, operanti in Italia, ma per cercare di far riflettere se per caso, il terzo stato italiano come quantità anche, quindi non solo qualità, fosse determinato da i luoghi di produzione di forte presenza sindacale, in genere, vicina al metalmeccanico o, invece, se non in tutto il lavoro impiegatizio statale, parastatale provinciale e via dicendo, (…).

E … Bordin: i Radicali non si presentano, ma secondo loro per chi dovrei votare?

Pannella:

“Secondo noi, andare all’ammasso del voto, in queste condizioni pregiudicate strutturalmente quanto ad anti democraticità, il problema è quello: secondo vecchi schemi rivoluzionari di finanziare di armi quelli che non sono del regime. Oggi, invece, quello che abbiamo detto, e ripetuto adesso, di iscriversi al Partito Radicale così che noi che ci troviamo in una situazione che si aggraverà sempre di più, di ristrettezze gravi, totale, di mezzi, e se non ci presentiamo per nulla e, quindi, di conseguenza, non si avrà magari il rappresentante che sarebbe eletto, la situazione è tale che non solo non hai i quattrini del finanziamento pubblico, ma tutte le esenzioni di servizi che consentono un minimo di agibilità civile, non politica, vengono a mancare. … i Radicali hanno constatato, constatano e documentano, dopo vent’anni di polemiche e di smentite, che c’è da cogliere l’occasione di queste elezioni per far conoscere sempre di più, a studiosi e cittadini, che quello che loro sentono, “tanto è sempre la vecchia solfa”, “sono tutti uguali”, e via dicendo, ha un fondamento oggettivo. E che, quindi, queste elezioni sono la naturale estrema risorsa dell’anti-democrazia e del suo fallimento rispetto al credito che si fa agli ideali democratici. (…)

È indubbio che noi rischiamo di mettere fine a questa storia del Partito Radicale. Vent’anni di fascismo con le tecnologie di allora, quarant’anni, o cinquanta, di anti democrazia antifascista invece che fascista, producono disastri territoriali di tutti i tipi. Quelli per i quali l’Italia è davvero, comunque, su tutti i temi: ambiente, giustizia, è sempre o nei primissimi posti o negli ultimissimi posti, ogni volta che si pongono problemi di diritto, di diritti e, quindi, di correttezza istituzionale. … A questo punto, noi abbiamo un Presidente delle Repubblica che deve, probabilmente per prudenza doverosa ma costosa anche, sottostare a situazioni oggettivamente ricattatorie di questo nuovo astro italiano che c’abbiamo che, in sei mesi, da sindaco di Firenze viene plebiscitato come grande. Lui sta, almeno nelle televisioni ed ha ascolti complessivi da periodo franchista. Allora raggiungevano forse meno di un decimo di ascolti possibili di quelli che oggi riceve Renzi che abita costantemente a casa degli italiani. … All’improvviso Lui come candidato (alle primarie, ndr) è scattato ad essere il secondo in assoluto anche rispetto al Presidente del Consiglio che c’era. … Sta accadendo lo stesso, in realtà, per quelli che devono fare il 4%. C’hanno un’esperienza ormai e, quindi, noi diciamo che oggi noi dobbiamo prendere l’occasione di queste elezioni per cercare di cambiare qualcosa in Italia. (…)

Di Bolognetti (Maurizio, ndr) hanno acquisito lì (in Basilicata, ndr) una fiducia e una stima di tipo personale rispetto al loro conterraneo che da trent’anni loro conoscono; quando poi vedo che se lui va a Taranto, due anni fa ci è andato, e aveva già a Taranto compreso quale fosse la situazione che si stava sviluppando e la funzione del grande Nichi, il governatore di lì, rispetto ai proprietari dell’ILVA e del disastro assassino Tarantino perché di questo si tratta. Allora adesso io o anche un libro, l’ho già accennato, quello di Giuseppe Candido che sta per uscire, direi, su quel tipo di analisi radicale che quella, qui a Roma, di Massimiliano Iervolino ecc.

C’è quello di Bolognetti in Lucania e, appunto, questo di Giuseppe Candido importante, bello, anche per la Calabria. E a questo punto, torno a dire, bisogna cercare di chiarire, lo chiedo, perché la Bonino, la ministra degli esteri in Lucania arriva lei, lì dove la gente quando non l’ha mai vista gli da’ il 2% in più del plebiscito nazionale, e poi (alle regionali, ndr) ci sono 40 voti preferenziali su 40.000! Mi volete da’ una spiegazione? (…)

Radicali in altre liste? Quando Massimo Bordin chiede se c’è la possibilità che qualche radicale sia presente in qualche lista Pannella risponde:

“Mi pare che sarebbe logico! Perché corrisponde a quello che accadrebbe in molti partiti in casi numerosi. Io non credo che ci saranno casi numerosi ma credo che ce ne saranno di sicuro. … E so che significa, magari, poter essere letti, sappiamo l’importanza di essere nelle istituzioni perché sappiamo usarla non solo per sgovernarle o per fare quella politica che ci porta – in questi 40 cinquant’anni – nella situazione fallimentare del nostro territorio.

(…) È cosa automatica che, se non si verificasse poi se non con eccezioni che confermano la regola, sarebbe un’ulteriore dimostrazione del permanere della diversità radicale come diversità alternativa, socialmente, alle altre.

È naturale e di conseguenza, ho detto, se accadrà il modo eccezionale dimostra in modo positivo la diversità Radicale perché questi naturali istinti dovrebbero fare presenza ancor più evidente nella condizione della “fame” Radicale, concretamente delle difficoltà eccetera.

Quindi fornendo non sono più alibi ma più ragioni non da condividere magari ma ragioni. Però qui mi corre l’obbligo di dire noi una volta abbiamo avuto quando ancora in televisione qualche volta c’andavo una volta che abbiamo avuto 42.000 persone che si sono iscritti; allora mi pare costasse 200mila lire la tessera. …

Siamo molto attenti mi pare che oggi dobbiamo pur sapere che da radio radicale c’è il rischio di saturazione, … diventa un imbuto. Non c’è, attorno, la conoscenza di queste cose.

Io invece voglio credere che proprio questa nostra richiesta, questo nostro preannuncio, quello di fare una cosa più importante che, al limite, fare concorrenza Bonelli, Ingroia o altre cose del genere; e cioè fornire una forza anche di documentazione, che significa ricerca, e ci vuole tempo; perché ci vuole tempo in quanto non ci sono fondazioni che lavorino per noi per far sì che le nostre presenze sulle giurisdizioni internazionali e nazionali possono rappresentare un salto di qualità che faccia conoscere la forma di democrazia reale di adesso rispetto a quella di cinquant’anni fa.

Cioè di fare non, appunto, l’autopsia del corpo, ma fare l’anatomia e vedere quali sono i germi i virus che attaccano la salute e quali la difendono. E può avvenire appunto attraverso anche la sottovalutazione che si ha dell’importanza di riuscire.

(…) Era Loris fortuna che mi aveva colpito quando dicevano i radicali extraparlamentari e lui diceva testualmente: «Io non ho mai conosciuto una forza politica e culturale che abbia tanta capacità di occuparsi delle istituzioni, di nutrirle, di alimentarle, comunque, anche in termini critici di sostegno» e credo che, in effetti, questo ci rappresenti in modo positivo; se pensiamo poi anche le cose che convincevano, oltre a Loris Fortuna, anche Altiero Spinelli, per esempio, nei nostri confronti, ma che in questo momento (tornano d’attualità, ndr); ho detto che sono grato a Radio Radicale che credo l’abbia data due volte questa cosa singolare: vado a Monaco a ribadire, parlo in italiano agli uiguri, per ribadire la nostra posizione, quella del Dalai Lama e di Rebia Kader, in termini durissimi, chiarissimi e, mi pare, anche adesso stiamo vedendo essere accettata dai 50 rappresentanti che erano presenti a questo che era un loro consiglio nazionale e non già un congresso. L’elemento di afflato comune, di comprensione, è stato proprio quando dicevamo che dobbiamo aiutare la Cina a prendere più democratica la situazione anche degli Han oltre che di Pechino. …

Per Pannella, in Italia …

(…) Il processo di putrefazione di questi regimi non democratici che dal 1920, grosso modo con una breve pausa hanno governato il territorio italiano.

Abbiamo oggi un territorio che, in tutte le parti, parla in modo eloquente nel senso che esprime le situazioni patologiche che vengono solo da noi, magari, individuate per curarle mentre abbiamo comportamenti dei vari governatori che avvolte ci sembrano vecchi di quarant’anni. E devo dire c’è una cosa che mi pare importante: intanto questo fatto, veramente, di questa scorpacciata in posta di un uomo, non importa quale; da un mese, nei confronti di uno: il presidente del consiglio. Mentre dibattiti ci sono solo di quelli miseri o miserabili dibattitucci, di liti interne fra loro signori, cioè fra componenti di un’associazione che litigano enormemente. Ho sentito che viene la nostra vecchia osservazione, che avevo fatta già a proposito del peculato, ma abbiamo ridetto poi del falso in bilancio vengono oggi vi evidenziati come – anche tecnicamente – un crimine mentre era stato sostanzialmente depenalizzato di fatto.

Quello a cui assistiamo sono tipiche di chi di un direttivo di Associazioni. Non c’è mai una visione riformatrice che si contrappone. Come nel caso del voto di scambio sul quale c’è un dibattito scandaloso. Gli italiani assistono ad dissensi violenti costantemente come ne condomini votano contro ma governano e sgovernano assieme.

Riferendosi ai grillini, dice:

La partitocrazia ha capito che questi non sono pericolosi perché sul piano della protesta, della denuncia e anche dell’onestà che continua ad esserci dietro, ma non rappresentano un pericolo nella durata perché non sono propositivi. Perché non hanno un’idea del tipo di Stato, diciamo, anglosassone, europeo.

Ignorano i nessi e ci stanno, adesso, tra Stati vecchi all’anglosassone, come punto di riferimento, e il benessere sociale ufficiale anche spesso in buona parte tenendo presente le fasce più povere più umili.

(…) Una cosa mi ha colpito di Renzi: che essendo fiorentino e toscano, Toscana che ha sempre prodotto delle posizioni religiose e ti ha espressa nella storia da quelle savonaroliane a quelle di La Pira o cattolici-liberali o quelle che hanno portato la Toscana a essere una regione governata dal Pci e dai succedanei (…), non ho trovato nessuno tra quanti lo conoscono o hanno conosciuto che abbia detto: “aveva un periodo in cui era convinto …”. Mi pare una caratteristica: è uomo apparentemente agile perché non hai il peso delle convinzioni. La sua convinzione e che è possibile con abilità avere successo”.

Bordin: (…) In Vaticano c’è invece una formula: si trema e si trama.

Pannella: C’è una resistenza contro le riforme di Papa Francesco. (…) Lui non si rende conto che Giovanni Paolo II era andato in Parlamento perché aveva la saggezza per evitare che si accumulassero processi.

Lui non si rende evidentemente conto.

(…) Io dico che noi abbiamo al centro la mobilitazione dell’opinione se esistesse intellettuale dell’opinione conta ma diciamo dell’opinione dando fiducia nella gente comune ma so che a quelli noi non riusciamo in questo momento a corromperli con le nostre cose. Beh, la cosa di Emma Bonino e la cosa del parere del Presidente della Repubblica riuscirei a dirli in tre minuti; è quello che loro, adesso, non vogliono più aprirmi la possibilità di fare questo.

Però, … quello che è essenziale adesso e far udire, scrivere, l’essenziale delle cose che vengono negate in patente violazione del diritto italiano del diritto internazionale che connoti quindi in modo chiaro quello che, purtroppo, il Papa ritiene che sia già chiaro. Invece non è chiaro. (…)

Tendono a distrarre il problema del diritto e dei diritti che poi include quello penitenziario, ma se quello penitenziario non lo inquadri dicendo: guardate che tutti questi, alla fine con noi, adesso, riconoscono che è una misura strutturale che già costringe alla ri-forma. È un fatto che, di per sé è già riforma che non può più essere abbandonata. E questo è quello che non deve essere detto, è questo che non deve essere sentito. Magari preferiscono dibattere su Stefano Rodotà Presidente della Repubblica al posto di questo nostro. (…) Temo, però, che non potremo permettercelo alla lunga che li nostro territorio continui ad essere massacrato, con tutto il suo popolo, come lo è proprio perché un problema di diritto e di diritti negati che si traducono in morti ammazzati, tutto qua. Perché la percentuale, appunto, di malattie dovute, e in modo accelerato, al deterioramento delle possibilità di vita sui territori che noi abbiamo nel nostro Paese; è cosa che può avere l’eloquenza se, a un certo punto, qualche giornale di alta tiratura mostri le percentuali di tumori nei bambini. Queste sono le cose che dobbiamo fare ….

Assieme, aggiunge Massimo Bordin, a una campagna affinché tutti i territori che ne sono ancora sprovvisti, la Campania in primo luogo, si doti di un registro tumori regolarmente accreditato e che, periodicamente, rendano pubblici i dati di mortalità per ciascuna patologia oncologica.

Limk AIRTUM

1 Testo estrapolato dalla Conversazione settimanale di Massimo Bordin con Marco Pannella del 20.04.14 – Trascrizione a cura di Giuseppe Candido

Il link della conversazione settimanale integrale è il seguente: http://www.radioradicale.it/scheda/409096

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Visita dei Radicali nelle carceri calabresi

Rita Bernardini
Maurizio Bolognetti, Rita Bernardini, Salvatore Colace e Giuseppe Candido in visita al Casa Crcondariale di Vibo Valentia il 6.3.2013 – Foto Francesco Lo Duca

Un dettagliato resoconto di Giuseppe Candido sulle condizioni dei detenuti delle Case circondariali di Vibo Valentia, Palmi e Reggio Calabria

di FRANCESCO LO DUCA

«La civiltà di un popolo si misura dalle sue carceri». Mossi dell’affermazione di Voltaire, deputati e senatori Radicali uscenti, hanno deciso di concludere il loro mandato parlamentare visitando alcune delle carceri italiane e, in questo «tour di civiltà», hanno ispezionando alcune delle carceri calabresi, «per verificare le condizioni di detenzione ma anche di lavoro di tutti coloro che prestano la loro opera all’interno degli istituti». In Calabria, mentre i giornali danno notizia di un altro suicidio, questa volta nel carcere di Crotone, il sei e sette marzo 2013, Rita Bernardini, deputata Radicale a termine del mandato, insieme ai Radicali Giuseppe Candido e Maurizio Bolognetti della Lista Amnistia Giustizia Libertà, hanno effettuato un “tour” di visite, sul grado di civiltà in tre delle dodici calabre galere: la casa circondariale di Vibo Valentia, quella di Palmi e di Reggio Calabria. Giuseppe Candido, uno dei partecipanti a questo itinerario carcerario calabrese, ha raccontato un’esperienza definita «toccante e formativa allo stesso tempo oltreché sicuramente rilevatrice di una scarsa civiltà del Paese in cui viviamo». Il “tuor” della delegazione radicale è iniziato dal Nuovo complesso penitenziario di Vibo Valentia, situato in località Castelluccio. I Radicali sono stati accolti e accompagnati dal direttore dell’Istituto penitenziario Mario Antonio Galati, dal comandante della Polizia penitenziaria di Vibo Valentia, Domenico Montauro e dal rappresentante sindacale Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria), Francesco Ciccone. Nella Casa circondariale di Vibo sono in servizio 142 agenti (60 in meno rispetto alla pianta organica) che devono vigilare su 330 reclusi (la capienza organica dell’Istituto è di circa 260 ospiti). «Dei 330 detenuti – ha riferito dettagliatamente Giuseppe Candido – 123 sono in regime di media sicurezza, 204 alta sicurezza e soltanto 3 in regime di semi libertà. Sono 144 i reclusi in attesa di primo giudizio, 46 gli appellanti, 17 i ricorrenti e, soltanto, 92 quelli con sentenza definitiva; altri 17 detenuti hanno una condanna definitiva e uno o più procedimenti in corso e 7 sono in attesa di giudizio in più di un procedimento; 32 è il numero dei detenuti stranieri». Sono 160 i detenuti che frequentano corsi di istruzione e 68 lavorano in attività all’interno del carcere alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria, ossia in attività di tipo domestico quale cucina, pulizia, lavanderia o di manutenzione dei fabbricati. Di recente, è stata decretata la chiusura dell’impresa privata che all’interno del carcere gestiva il laboratorio per la lavorazione dell’alluminio. «La prima cosa che ci sentiamo dire da alcuni detenuti – ha raccontato Candido – è che il Magistrato di sorveglianza non lo vedono quasi mai. Le lamentele più ricorrenti sono quelle relative all’elevato numero di ore al giorno passate nelle camere o cubi di pernottamento e soltanto due ore d’aria, mattina e pomeriggio. Ma è l’intera comunità penitenziaria a trovarsi in difficoltà: agenti, educatori, personale sanitario sono tutti costretti a vivere e lavorare in condizioni in cui si assiste sistematicamente a condizioni disumane delle persone detenute. I detenuti lodano l’impegno del personale di custodia ma per la forte carenza di organico anche la socialità per i detenuti del carcere di Vibo è ridotta al lumicino: un’ora due volte alla settimana». Un altro fattore di criticità è stato riscontrato nel freddo che i detenuti soffrono e nelle docce, spesso fatte (tre volte a settimana) con acqua fredda per un difetto al sistema di riscaldamento. «Occorre rifare le caldaie – ha detto Candido, riportando anche il rammarico del direttore del penitenziario espresso alla delegazione del partito di Marco Pannella – ma i fondi che l’amministrazione riceve sono insufficienti». A tal proposito, c’è l’impegno assunto da Rita Bernardini di intervenire presso il Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) per richiedere il necessario finanziamento, essenziale per il ripristino dell’impianto di riscaldamento. «Un altro aspetto che stupisce – ha proseguito Candido – è che molte persone, in attesa di sentenza definitiva, sono detenute assieme a persone già giudicate con una sentenza definitiva. Questa è una delle ragioni, assieme ai ridotti metri quadrati per ciascun detenuto e all’elevato numero di ore passate nelle camere di pernottamento, per cui l’Europa ci ha condannato l’8 gennaio scorso. Ci sono però casi positivi: un detenuto, ad esempio, ha pubblicato un racconto breve nel volume “L’altra libertà” vincendo il premio letterario Casali e, durante il suo periodo di detenzione, è riuscito anche a diplomarsi in Ragioneria, grazie a un corpo docente del carcere che, egli stesso, non ha esitato a definire straordinario, per l’impegno e la professionalità».

La mattina del giorno successivo, la delegazione radicale, accolta dal direttore Romolo Pani, ha ispezionato la Casa circondariale “F. Salsone” di Palmi (Rc). «Quello di Palmi – ha raccontato Giuseppe Candido – è un ex super carcere costruito su stimolo del Generale Dalla Chiesa, nel 1979, durante gli anni di piombo. Oggi il carcere svolge la tipica funzione di istituto giudiziario per detenuti in transito e con un elevato numero di traduzioni da un carcere all’altro». Proseguendo nel resoconto, con l’ausilio del suo bloc-notes, Candido ha affermato che nella casa circondariale di Palmi «su una capienza regolamentare totale di 206 posti, il giorno della visita ispettiva risultavano detenuti 267 persone, letteralmente stipate, di cui 195 detenuti in regime di alta sicurezza e altri 73 in regime di media sicurezza. In passato però la situazione è stata anche peggiore. Solo 44 detenuti, il 16,5%, hanno almeno una sentenza definitiva per cui, tutti gli altri, sarebbero da considerarsi presunti non colpevoli. I detenuti in attesa di un primo giudizio sono addirittura 163». Come si vive nel carcere di Palmi? «Le docce nelle celle – è stata la risposta – ci saranno soltanto nel 2014, per il momento sono ancora in “batteria” ma almeno qui hanno l’acqua calda. Tra lavoro e altre attività solo 20 detenuti sono impegnati: tutti gli altri passano 20 ore al giorno in quelle che invece, ricordiamolo, dovrebbero essere celle di pernottamento. Sono 15 detenuti che frequentano la scuola media e 5 quella elementare, mentre non ci sono scuole secondarie di secondo grado. Il laboratorio teatrale c’è ma non viene utilizzato; buona la collaborazione col Comune, che ha consentito la creazione di due posti di lavoro all’esterno del carcere e dove due detenuti sono affidati in regime di semilibertà. La sanità è un aspetto dolente perché, come ha spiegato il direttore, intorno al carcere c’è “un deserto sanitario”. I rapporti con il Magistrato di Sorveglianza sono buoni, e quando viene visita le celle dei detenuti per accertarsi delle loro condizioni». L’esposizione di Giuseppe Candido va avanti nella descrizione delle celle che «dovrebbero contenere al massimo quattro persone, mentre in alcuni casi, ce ne sono stipate come sardine anche sette. Un detenuto, ci ha fatto lui stesso notare, come la sua situazione di condannato definitivo, a scontare una pena residua di oltre dieci anni, fosse assolutamente incompatibile con quella del suo compagno di cella in custodia cautelare e in attesa di giudizio definitivo. Sono queste situazioni – commenta Candido – la diretta conseguenza del grave sovraffollamento». Dopo quasi cinque ore di visita, la delegazione radicale esce dal carcere di Palmi par dirigersi alla Casa circondariale di Reggio Calabria, dove sono accolti dal comandante e dalla direttrice reggente, dottoressa Longo. «Il carcere di Reggio – ha spiegato Candido – è anche dotato di una sezione femminile che al momento della visita ospitava 34 detenute, di cui 12 in alta sicurezza». Come sono le condizioni dei detenuti nella città dello Stretto? «Anche qui – è stata la risposta – c’è sovraffollamento, con 281 persone detenute, più sei in regime di semilibertà su un totale di 190 posti regolamentari; 138 sono detenuti in regime di alta sicurezza A1, 41 in alta sicurezza A2 e 38 i detenuti in media sicurezza; 25 in transito e 12 ammessi al lavoro esterno. Ma il dato che colpisce di più, oltre a quello del sovraffollamento, è il fatto che solo 56 detenuti, il 20% circa, hanno una sentenza definitiva, tutti gli altri sono in attesa di un giudizio definitivo e pertanto presunti non colpevoli. Soltanto sei – prosegue nel suo minuzioso elenco Candido – sono i detenuti ammessi al regime di semi libertà. La casa circondariale ha anche una sezione di osservazione psichiatrica giudiziaria. Nella sezione dell’alta sicurezza, nelle celle dove i detenuti con molto meno di 7 metri quadrati ciascuno trascorrono più di 20 ore al giorno, ci sono anche i letti a castello a quattro piani e c’è un solo telefono per cui molti detenuti lamentano che i propri familiari non possono telefonare perché trovano il numero occupato. Un particolare: c’è pure un laboratorio marmi che però non è mai entrato in funzione. Non c’è la scuola superiore, ma almeno ci sono la scuola media e quella elementare frequentata da 35 detenuti». A conclusione della seconda giornata di visite ispettive nelle case circondariali calabresi di Vibo, Palmi e Reggio i radicali Rita Bernardini, Maurizio Bolognetti e Giuseppe Candido hanno affermato di non voler mollare, promettendo, «anche fuori dal Parlamento, un impegno sul diritto dei cittadini e sull’urgenza di riportare il nostro Paese nelle condizioni civili di uno Stato di diritto».

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Chiare, fresche e dolci acque

Inquinamento degli invasi lucani. Bolognetti: Nelle prossime ore renderemo pubblici i risultati delle analisi sulle acque della Camastra, Pertusillo e Montecotugno

Presentazione dei risultati emersi dalle analisi commissionate sulle acque degli invasi della Camastra, del Pertusillo e di Montecotugno”

Potenza, Martedì 2 febbraio 2010, Ore 11.00 c/o L’Associazione della Stampa della Basilicata, Via Mazzini, 23/E

Conferenza Stampa di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani e Candidato alla Presidenza della Regione Basilicata per la Lista Bonino-Pannella

Potenza – Avevano detto è tutto a posto: le acque degli invasi sono pure come acqua di fonte. Queste affermazioni sembrano non trovare riscontro nei risultati emersi dalle analisi commissionate dai Radicali. Verrebbe quasi da invocare l’intervento dell’OMS. Di certo occorrerà nuovamente interrogarsi sul ruolo dell’Arpab ed è altrettanto certo che, al più presto, sarà necessario far effettuare analisi ad ampio spettro da parte di organismi indipendenti. La Procura della Repubblica di Potenza farebbe bene a procedere alla nomina di un CTU. Leggendo i risultati e i dati, finalmente chiari, pervenuti dal laboratorio accreditato a cui abbiamo consegnato alcuni litri di acqua proveniente dagli invasi della Camastra, del Pertusillo e di Montecotugno, siamo rimasti attoniti.

Con la presente chiediamo ai Noe, al Corpo Forestale dello Stato, alla Polizia Provinciale di Potenza e alla Procura di seguire la conferenza stampa.

Guarda il video

http://www.fainotizia.it/video/storia-di-merda-e-di-depurazione-rocco-alvarez-racconta-dei-sui-terreni-invasi-da-reflui

Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Candidato alla Presidenza della Regione Basilicata per la Lista Bonino-Pannella.

Della nostra iniziativa finalizzata a far luce sulla qualità delle acque invasate nelle principali dighe lucane si potrebbe dire, parafrasando Sciascia, “A futura memoria, se la memoria avrà un futuro”.

Ed è proprio sull’assenza di una memoria storica che hanno puntato tutti coloro che nei giorni scorsi hanno tentato di linciarmi sulla questione qualità delle acque. Laddove non c’è vero confronto è improbabile che ci possa essere una reale conoscenza, soprattutto se chi ha il compito di informare diventa complice di coloro che tentano di continuo di cancellare le tracce di quanto è accaduto in passato.

Maggio 2009 – il Corpo Forestale dello Stato denuncia un inquinamento in atto della diga di Montecotugno. Sulla vicenda il quotidiano Notiziario Italiano scrive: “Hanno accertato che nella diga di Montecotugno era presente un evidente stato di inquinamento provocato dal versamento diretto di acque reflue provenienti dal depuratore consortile di Senise”.

Novembre 2008 – La Procura della Repubblica di Potenza sequestra la sorgente “Acqua dell’Abete”, tributaria dell’invaso della Camastra. La sorgente è ubicata a valle del Pozzo petrolifero Cerro Falcone 2 in agro di Calvello.

Aprile 2004 – Sul Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata appare il DGR 23 marzo 2004 n.699, “Definizione dello stato conoscitivo dei corpi idrici per la redazione del piano regionale di tutela delle acque”. Nel sopra citato documento, la Giunta regionale della Basilicata approva una relazione tecnico-scientifica, nella quale in relazione alla qualità delle acque invasate nelle dighe lucane leggiamo quanto segue: “Si evidenzia un diffuso scadimento della qualità, a partire dall’anno 2001, tutte le acque di invaso passano dalla categoria A2 alla A3. Appare quindi utile sottolineare l’opportunità di procedere a indagini più accurate che consentano di evidenziare le cause di tale peggioramento, non solo a fini puramente conoscitivi, ma anche per definire eventuali interventi migliorativi.”

Luglio 2009 – Nel dossier Mare Monstrum, prodotto da Legambiente, viene descritta la situazione della rete di depurazione regionale. L’associazione ambientalista sottolinea che essa copre solo “il 74% del territorio regionale, lasciando la Basilicata al quartultimo posto nella classifica delle regioni italiane per capacità di servizi di depurazione e fognatura.” Come dimostrato dall’indagine del CFS sul funzionamento del depuratore consortile di Senise, sarebbe di certo utile interrogarsi anche su quel 74% per cento di territorio che risulta coperto da una rete di depurazione.

Nel chiedere alla magistratura lucana a che punto sono le indagini avviate dal Noe, dal Corpo forestale dello Stato, dalla Polizia Provinciale sull’inquinamento di alcuni corpi idrici lucani, preannuncio che nelle prossime ore convocheremo una conferenza stampa per diffondere i dati emersi dalle analisi commissionate sulle acque degli invasi della Camastra, del Pertusillo e di Montecotugno. Subito dopo la conferenza stampa consegneremo al Procuratore Colangelo, alla Polizia Provinciale, al NOE e al Corpo Forestale un esposto-denuncia contenente le analisi in oggetto.

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