Sarebbe giusto che, in nome della propria indipendenza, una singola nazione possa violare i diritti umani?
Sarebbe migliore un’Europa dove non ci fossero leggi e giurisdizioni sovranazionali che, indipendentemente dalle volontà degli Stati nazionali, facciano rispettare ai singoli Stati quei diritti umani sanciti e da loro sottoscritti nelle Convenzioni internazionali?
di Giuseppe Candido
In pratica: sarebbe migliore un’Europa della Patrie Nazionali (e magari dei nuovi nazionalismi) o, invece, sarebbe necessario completare la costruzione di una Patria europea dei cittadini?
Credo sia questa la vera domanda che dovremmo porci.
Dalle politiche del 2013 alle europee dello scorso 25 maggio il M5S ha perso ben 2milioni e 800mila voti, passando dal 25 al 21% circa, per colpa – più che di errori – di veri e propri orrori di comunicazione come quelli sulle liste di proscrizione dei giornalisti, sui processi in rete da fare alle diverse caste e agli slogan del tipo “siamo oltre Hitler” associati ai persistenti, quanto inconcludenti, #vinciamonoi.
Non curante di tutto ciò e senza averlo minimamente preannunciato né in campagna elettorale né sulla rete, il Grillo nazionale pensa adesso di fare gruppo a Bruxelles con Nigel Farage, leader britannico dell’UKIP, che è il partito per l’Indipendenza del Regno Unito.
Le alleanze al Parlamento europeo sono necessarie perché, senza appartenere ad un gruppo, con soli 17 parlamentari, non solo è difficile se non impossibile avere tempo di parola, ma diventa difficile organizzare qualunque attività politica.
Dal suo blog, per spiegare a iscritti e simpatizzanti (tra cui finora, purtroppo, mi annovero pure io) l’adesione all’EFD (Europe of Freedom and Democracy), il Grillo nazionale motiva la sua scelta – tra l’altro non ancora accettata ufficialmente dagli iscritti con votazione in rete – scrivendo che, in nome di una non meglio definita “politica di libertà del voto”, – “a differenza dei Verdi e di molti altri gruppi del Parlamento europeo, il gruppo EFD permette alle delegazioni nazionali di votare come ritengono opportuno secondo la propria ideologia, preferenze politiche e di interesse nazionale.
Voto libero in nome del proprio interesse nazionale. E, in quest’ottica, l’adesione al gruppo, per Beppe Grillo, è solo “un matrimonio di convenienza per il reciproco vantaggio”.
Una furberia?
“Il gruppo” – tuona l’ex comico dal suo blog sotto tanto di foto che lo ritrae sorridente con Farage – “è aperto ai deputati che credono in una Europa della Libertà e della Democrazia e che riconoscono la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti umani e la democrazia parlamentare”.
Poi snocciola il programma che il gruppo dell’EFD sottoscrive congiuntamente: al primo punto c’è la “Libertà e cooperazione tra le persone di Stati diversi”. Il secondo punto, in pratica, è uno slogan: “Più democrazia e il rispetto della volontà popolare”. Populista?
Ma l’idea più esilarante, davvero comica se non fosse anche pericolosa, é quella rubricata alla voce: “Rispetto per la storia d’Europa , delle tradizioni e dei valori culturali. Popoli e nazioni d’Europa” – si aggiunge – “hanno il diritto di proteggere i propri confini e rafforzare i propri valori storici, tradizionali, religiosi e culturali”.
Come se gli orrori del Secolo trascorso non fossero mai avvenuti e come se non fossero stati causati proprio da quei nazionalismi ideologicamente sostenuti dai concetti di identità culturali, identità nazionali e tradizioni culturali.
Per fortuna, il 3° punto del programma si conclude, quasi un po’ a giustificare la precedente, con la seguente frase: il Gruppo rifiuta la xenofobia, l’antisemitismo e qualsiasi altra forma di discriminazione.
Al 4° punto il “Rispetto delle differenze e degli interessi nazionali: libertà di voto”.
Grillo conclude la descrizione dell’EFD scrivendo che, “accettando di far propri questi principi nei suoi procedimenti, il Gruppo rispetta la libertà delle sue delegazioni e deputati di votare come meglio credono”.
E per tranquillizzare gli animi di chi ricorda la Storia, Grillo specifica che “l’UKIP” – il partito di Nigel Farage – “è contro la guerra” e che “si è opposto all’intervento militare dell’UE e del Regno Unito in Iraq, Afghanistan, Libia e Siria”.
Ma è giusto non intervenire se i diritti umani vengono violati? Sicuramente non tutte le guerre hanno avuto il fine di salvaguardare diritti umani, anzi. Ma sostenere il principio di non intervento è altrettanto assurdo perché significherebbe ammettere la violazione dei diritti umani in nome proprio dell’indipendenza nazionale.
Poi una lista di motivazioni convincere la rete che il M5S farà bene ad allearsi con il partito più indipendentista d’Europa:
“L’UKIP è un’organizzazione democratica, deputati che infrangono la legge o mettono in imbarazzo il partito possono essere espulsi, (Farage, ndr) non è mai stato un banchiere e non ha nulla a che fare con le banche o servizi finanziari, UKIP si oppone alla dominazione tedesca e al controllo della Troika, Farage è contro la dominazione tedesca dell’Europa attraverso il suo potere politico ed economico”.
E se non bastasse: l‘appartenenza al gruppo EFD consente al MoVimento 5 Stelle di perseguire una propria politica distinta per l’energia, UKIP sostiene la democrazia diretta e si oppone all’Euro.
Insomma, a leggere il Beppe Nazionale, sembrerebbe naturale, quasi scontato, che un Movimento come quello da lui fondato si allei con il Partito per l’indipendenza del Regno Unito.
Altro che Europa dei cittadini e altro che patria europea: quello che si propone è un’alleanza col partito dell’indipendenza.
Per Nigel Farage, il cui partito ha avuto eletti 24 eurodeputati, se l’accordo con Beppe Grillo funzionasse, “sarebbe magnifico vedere un rigonfiamento nei ranghi dell’Esercito Popolare”.
E aggiunge: “Se possiamo trovare un accordo, potremmo avere divertimento causando un sacco di guai per Bruxelles”.
Divertirsi causando un sacco di guai a Bruxelles? Possiamo quindi stare tranquilli?
Siamo sicuri che sia tutto così tranquillo, pacifico e divertente con un po’ di libertà di voto – a condire il tutto – sulla base di interessi nazionali?
Personalmente ho provato un po’ di paura; un comico e un teorico delle indipendenze nazionali che si accordano per un “matrimonio di vantaggio”.
Dopo averlo votato alle europee credo di percepire, ahi me in ritardo, le stesse sensazioni che, forse, avranno provato quei 2 milioni e 800 mila cittadini suoi elettori alle politiche ma che, per le sue scorribande elettorali a colpi di #vinciamonoi, hanno deciso di non rivotarlo alle europee. Ci sono arrivato in ritardo.
In pratica, anche Grillo pone al centro del suo ragionamento il “principio della libertà”.
Principio secondo cui l’uomo non può essere un mero strumento, ma un autonomo centro di vita e la sua Nazione il luogo dove radicarsi. Detta così chi non sarebbe d’accordo? Libertà di voto e indipendenza da qualunque visione concordata, dunque ognuno secondo i propri interessi nazionali, quando non di partito.
L’indipendenza nazionale e l’Europa della patrie
Bisognerebbe però ricordarechel’idea di un eguale diritto di tutte le nazioni ad organizzarsi in Stati sovrani indipendenti, se da un lato è stata, in momenti specifici della storia, “lievito di progresso” che ha permesso di “estendere alle popolazioni più arretrate le istituzioni e gli ordinamenti delle popolazioni più civili, essa portava però in sé i germi dell’imperialismo capitalista che la generazione passata ha visto ingigantire sino alla formazione degli Stati totalitari e allo scatenarsi delle guerre mondiali”.
Altiero spinelli ed Ernesto Rossi – con il loro manifesto di Ventotene scritto durante il confino nel 1941 – ci ricordano ancora oggi che “la crisi della civiltà moderna” cominciò proprio così.
Fu così infatti che,
“La nazione non era più considerata come lo storico prodotto della convivenza di uomini”, ma presto divenne invece “un’entità divina”, “un organismo” che doveva “pensare alla propria esistenza e al proprio sviluppo, senza in alcun modo curarsi del danno che gli altri potevano risentire”.
E per questo scrivevano che “lo Stato, da tutelatore della libertà dei cittadini” si era trasformato in “padrone di sudditi”.
Anche oggi come allora – magari con l’aiuto della rete ad amplificare le idee del capo – si vorrebbe affermare “l’eguale diritto di tutti i cittadini alla formazione della volontà dello Stato” mettendo pericolosamente in discussione, ancora una volta, la democrazia parlamentare della rappresentanza.
Nell’ottica dell’indipendenze nazionali, è ovvio che uno Stato tanto più sarà uno Stato forte quanto più avrà voglia di espandersi, di consumare territorio vitale e risorse ambientali, senza curarsi del danno arrecato agli altri Stati e alla comunità della specie umana.
Oggi invece abbiamo Nigel Farage e Beppe Grillo che, anche a colpa di una Europa federale mai realizzata, inneggiano alle indipendenze nazionali. Dall’altro lato Jean Marie Le Pen con Matteo Salvini.
Bisognerebbe rileggerlo attentamente quel manifesto di Ventotene. Anche oggi possiamo dire che “il potere si consegue e si mantiene non semplicemente con la furberia, ma con la capacità di rispondere in modo organico è vitale alla necessità delle società moderna”.
Dovremmo convincerci che il vero problema dell’Europa rimane ancora “la definitiva abolizione della sua divisione in Stati nazionali sovrani”.
È stata realizzata la comunità economica, abbiamo una moneta unica, abbiamo trattati e patti fiscali, ma non abbiamo ancora realizzato il sogno federalista degli stati uniti d’Europa: un’Europa dei cittadini, con un esercito comune, una politica estera comune e, magari, un presidente eletto che possa nominare dei ministri con competenze concrete. E con diritti umani inviolabili comuni.
Nel 1941 Ernesto Rossi e Altiero Spinelli notavano come già fosse “dimostrata l’inutilità, anzi la dannosità di organismi sul tipo della Società delle Nazioni (cui pure Grillo evoca oggi quando parla di tutele di diritti umani e di ambiente) che pretendeva di garantire un diritto internazionale senza però avere una forza militare capace di imporre le sue decisioni e rispettando la sovranità assoluta degli Stati partecipanti. Assurdo è risultato” – scrivono ancora nel manifesto per un’Europa libera e unita – “il principio del non intervento, secondo il quale ogni popolo dovrebbe essere lasciato libero di darsi il governo dispotico che meglio crede, quasi che la costituzione interna di ogni singolo Stato non costituisse un interesse vitale per tutti gli altri paesi europei”.
Sì, credo che dovremmo proprio rileggerlo attentamente quel manifesto di Ventotene. Un documento che deve essere conosciuto soprattutto a chi si vuole occupare di Europa.
La federazione europea anche oggi sarebbe
L’ “Unica concepibile garanzia che i rapporti con i popoli asiatici e americani si possono svolgere su una base di pacifica cooperazione in attesa di un più lontano avvenire in cui – scrivevano già nel 41 Rossi e Spinelli – diventi impossibile l’unità politica dell’intero globo”.
Problemi come quelli ambientali, problemi come quelli del lavoro, dell’immigrazione non possono certo essere affrontati dai singoli Stati nazionali, indipendentemente da interessi comuni alla specie umana, neanche solo all’Europa. Mentre Gaia, il nostro martoriato pianeta, avrebbe bisogno di soluzioni globali, Beppe nazionale si allea con Nigel Farage e il partito dell’indipendenza del Regno Unito. Comico, per non dire tragico.
Credo che anche oggi,
“La linea di divisione fra partiti progressisti e partiti reazionari cade non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale” – non certo oggi nuovissima – “linea che separa quelli che concepiscono come fine essenziale della lotta quello antico cioè la conquista del potere politico nazionale – e che faranno, sia pure involontariamente, il gioco delle forze reazionarie lasciando solidificare la lava incandescente delle passioni popolari nel vecchio stampo, e risorgere le vecchie assurdità – e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l’unità internazionale”.
Personalmente sono fermamente convinto che ancora sia così.
Possiamo pensare di governare fenomeni come i cambiamenti climatici e disastri ambientali globali con l’indipendenza nazionale? Con il diritto di ciascun popolo a fare come meglio crede in materia di diritti umani come vivere in un ambiente salubre?
Di cosa parliamo quando, nel presentare programma dell’EFD, Grillo scrive che, “accettando di far propri i principi di indipendenza nazionale, nei suoi procedimenti, il Gruppo rispetta la libertà delle sue delegazioni e deputati di votare come meglio credono”.
L’assenza di una visione di gruppo, di un’idea comune, è sicuramente limitante.
Come possiamo occuparci di immigrazione e di flussi migratori? Con le indipendenze nazionali che neanche il Dalai Lama chiede più per il Tibet?
Anche oggi servirebbe portare a compimento quegli Stati uniti d’Europa immaginati da Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, perché ancor oggi necessari – insieme agli stati uniti di Cina e Africa – “alla costruzione di un organismo mondiale” delle democrazie che superi, appunto, il concetto di diritto di veto e del principio di “non intervento”, quando diritti umani considerati inviolabili vengono invece violati proprio dagli Stati nazionali.
Vorrei ricordare a Beppe Grillo, si volesse occupare davvero di diritti umani, quanto diceva sant’Agostino: I regimi politici non rispettano la legge che si sono dati e diventano magna latrocinia.
L’Italia, anche grazie all’indifferenza del Movimento 5 Stelle e del populismo dei suoi leader, continua a rimanere un Paese canaglia, pregiudicato da trent’anni davanti alla Cote Europea, per violazione dei Diritti Umani sanciti nella convenzione e nella nostra stessa Carta costituzionale. Un Paese in cui il ladrocinio del diritto è diventato una prassi.
Lo scorso 28 maggio è scaduto l’out-out datoci dall’Europa per metterci in regola. Ma noi siamo oltre Hitler. Cosa vuoi che sia una condanna per tortura?
L’Italia non si accorge delle sue Shoah. In questo paese si continuano a massacrare leggi, si continuano a violare diritti umani inviolabili, e non si smette neanche quando tutto ciò viene sottolineato direttamente dal Presidente della Repubblica come obbligo giuridico. Non come un qualunque dovere morale, ma come un obbligo giuridico.
Da militante del Partito Radicale Nonviolento, devo confessarlo, ho avuto un po’ di simpatie non tanto per il Beppe nazionale, ma per i cittadini del movimento perché volevo – in qualche modo – dare un voto utile ad abolire la casta, un voto contro la partitocrazia. L’ho fatto e, lo scorso 25 maggio, quando i Radicali per scelta hanno deciso di non candidarsi perché ritenevano e ritengono illegali e non democratiche queste elezioni. Ho dato fiducia alla cittadina Laura Ferrara, cosentina e avvocato tra i 17 dei 5 stelle eletti a Bruxelles, ma me ne sono pentito; e proprio in virtù di quel principio della libertà di scegliere, scelgo candidamente di abbandonare anche soltanto l’idea che un movimento neo-reazionario, così come si va oggi configurandosi quello dei pentastellati, sull’onda populista possa servire a migliorare le sorti di questo sfortunato Paese.
Spes contra spem: contro queste piccole speranze di cambiamento e contro la perdita di ogni speranza, la Speranza vera, quella con la “S” maiuscola, oggi, è più in Pietro che in Cesare, oltreché ovviamente nella continuità dei padri con i figli.
Come sottolinea Marco Pannella da più tempo, abbiamo il Presidente del Consiglio che, su carceri e giustizia, rappresenta ufficialmente una posizione anti CEDU e, soprattutto, contro quel messaggio del Presidente della Repubblica, atto formale fatto anche quale massimo magistrato della Repubblica in termini di diritto.
Volesse Grillo occuparsi di diritti umani in Europa, potrebbe ricordasi delle sistematiche violazioni dell’articolo 3 e dell’articolo 6 della Convenzione europea per i Diritti dell’Uomo e chiedere al suo movimento di rispettarli collaborando varare subito un provvedimento di amnistia e indulto. Non come atto di clemenza, ma come obbligo per lo Stato di diritto.
Per dirla alla Pannella, in questo triste panorama di comportamenti sovversivi contro le massime giurisdizioni europee e nazionali, ci si può aspettare più da questo Papa, il Papa che ha voluto assumere il nome di Francesco e che, in un batter d’occhio, ha abolito il reato di tortura e l’ergastolo dal diritto canonico. Noi, invece, proseguiamo nel violare l’articolo tre della CEDU: tortura!
Pasqua con Pannella1: La democrazia reale si sta sostituendo alla democrazia.
“C’è il bombardamento di Renzi in TV. … Uomo apparentemente agile perché non hai il peso delle convinzioni. … Stanno pompando Alfano, che rischia di non superare la soglia del 4%”, ma “Si sta sicuramente cercando di fare stravincere il leader attuale dell’Italia. Sappiamo il collegamento che c’è tra ascolti e dato elettorale”.
I Radicali? … È venuto sempre più formandosi un convincimento: Questi qua non conviene farli parlare. … In questo regime c’è una forza politica alla quale all’opinione pubblica non è consentito di giudicarla.
… Dobbiamo dare un contributo a noi stessi, ma a tutto il mondo, alla scienza, per analizzare quello che accade. … sempre di più la democrazia reale si sta sostituendo alla democrazia”. Non ci candidiamo perché riteniamo più importante poter dare, scientificamente, informazioni sul corpo malato della democrazia.
A questo punto, abbiamo un Presidente delle Repubblica che deve, per prudenza, sottostare a situazioni oggettivamente ricattatorie di questo nuovo astro italiano che c’abbiamo che, in sei mesi, da sindaco di Firenze viene plebiscitato come grande. … Lui (Renzi) sta nelle televisioni ed ha ascolti complessivi da periodo franchista … abita costantemente a casa degli italiani.
Cosa faranno i Radicali che non si candidano alle elezioni?
Dopo la conversazione settimanale di domenica con Massimo Bordin a Pasqua, Marco Pannella lunedì sera si è sentito male e, martedì 22 aprile, come c’ha fatto sapere Rita Bernardini, nella prime ore della mattina è stato operato all’aorta addominale.
Poiché dall’ospedale Gemelli di Roma dov’è ricoverato Marco, Rita Bernardini ci fa sapere attraverso Radio Carcere che Pannella sta meglio, che – addirittura – chiede i suoi sigari e raccomanda di non mollare le lotte in corso, per una sua pronta guarigione oltreché per i prossimi 84 anni che compirà il prossimo 2 maggio, sapendo di fargli cosa gradita non trovo niente di meglio per fargli gli auguri che trascrivere, per grosse linee, quanto il leone della politica italiana ha detto durante la tradizionale conversazione settimanale. Pannella se la prende con Matteo Renzi e, soprattutto, con la televisione italiana “di regime”, il sistema, cioè, della disinformazione radiotelevisiva che non consente ai cittadini di far conoscere la proposta politica dei Radicali e che non gli da’ spazio se non quando, appunto, rischia di tirare le cuoia.
Gli argomenti di riflessione politica sono molti, ma ovviamente Massimo Bordin, nel giorno della resurrezione, parte dalle parole del Papa per dare l’incipit alla conversazione con Pannella.
Le parole che Papa Bergoglio ha pronunciato Venerdì durante la via crucis, durante la sesta stazione, “dove ha parlato di condizione dei detenuti, del sovraffollamento nelle carceri citando i detenuti e gli immigrati come delle persone che soffrono oggi”, aggiunge Bordin, “sono un elemento che si ritrova valorizzato da RadioRadicale più che dal resto dell’informazione italiana”.
Pannella preferisce, però, parlare dell’atro argomento che pure Bordin propone: “quello più prettamente politico che riguarda, invece, il governo Renzi, gli 80 euro promessi a bonus e quello che ne consegue: il che fa il governo”, insomma. “L’uovo di Pasqua”, secondo Bordin che stuzzica Pannella, “Renzi lo mangia sereno perché tutto sommato le cose sembrano andargli abbastanza bene”.
In realtà, però, i due temi non sono del tutto slegati perché di fondo c’è l’informazione del regime italiano.
“Per chi si occupa della politica e delle dinamiche della politica li troverà interessanti. … Ci sono autorevoli parlamentari che si occupano di questi aspetti per motivi istituzionali e usano in genere i dati dell’osservatorio di Pavia per avere i dati sulla comunicazione. Noi abbiamo un criterio del tutto nuovo.
Gli altri fanno (le statistiche, ndr) in base ai minuti e ai secondi che appaiono in tv o in radio. Innovazione del centro di ascolto è, invece, di dire a quanti cittadini italiani offerta la possibilità di ascoltare giudicare; … Attraverso il centro di ascolto non riusciamo a dimostrare che per esempio negli ultimi 12 13 giorni dall’inizio di aprile ad oggi il centro di ascolto può già dare indicazioni di voto! Perché abbiamo l’esperienza passata. Abbiamo questi dati: analisi degli ascolti dei tempi in voce nei telegiornali Rai. E viene questo: partendo dagli ascolti e non dai minuti, si monitora quanto ha potuto l’opinione pubblica giudicare l’uno o l’altro evento. (…) Dal 15 aprile ci sono 90 edizioni di TG della Rai TV e su questi gli ascolti avuti sono in totale un miliardo e 763 milioni. Non potenziali, ma ascolti reali. Questa – dice Pannella – è la novità rispetto agli altri dati. … Si può fare un rapporto (delle presenze) e con questo fare delle previsioni di voto precise”.
In realtà, i dati cui fa riferimento Pannella durante la conversazione con Bordin sono pubblicati non sul sito ma sul blog del Centro d’Ascolto per l’informazione Radiotelevisiva.
E i dati pubblicati sono impietosi. Rivelano infatti la diversità di trattamento delle varie forze politiche e la non democraticità del sistema che – come pure evidenziava Vincezo Vita qualche giorno fa su Il Manifesto – di par condicio non ha nulla.
Nei telegiornali RAI, infatti, di un miliardo e 763 milioni di ascolti, dal primo al 15 di aprile, con ben 316 milioni di ascolti consentiti il PD svetta con il 17,9% seguito a ruota, nella scaletta della dispar condicio, dal Movimento 5 Stelle e Beppe Grillo con 291 milioni di ascolti pari al 16,5% del totale. Beppe Grillo non ha da lamentarsi come presenze in TV.
Seguono poi il governo, nella sua compagine dei ministri e sottosegretari, che hanno avuto nei primi 15 giorni di aprile 269 milioni di ascolti pari al 15,3%. Con 251 milioni di ascolti, pari al 14,2% del totale, nella classifica degli ascolti consentiti durante i telegiornali c’è Forza Italia.
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, lui da solo, ha totalizzato altri 134 milioni di ascolti pari al 7,6% del totale che lo collocano al 5° posto della classifica.
Seguono poi Lega Nord (62 milioni di ascolti, pari al 3,5%), Sinistra Ecologia e Libertà (56 milioni di ascolti, 3,2%), Nuovo Centro destra di Alfano (55 milioni di ascolti, 3,1%), Fratelli d’Italia è al decimo posto (45 milioni di ascolti, 2,5%).
Per ritrovare i Radicali nella classifica della non democrazia italiana o, se vogliamo, della dispar-condicio, bisogna scendere molto più in giù nella classifica, arrivare sotto Scelta civica (32 milioni di ascolti, 1,8%), dell’Unione di Centro (23 milioni di ascolti, 1,3%) e del Centro Democratico (9 milioni di ascolti, 0,5%), sotto ancora a La Destra di Storace e Futuro e Libertà, rispettivamente con 5 milioni di ascolti (0,3%). Al 20 posto della classifica, finalmente, ci sono i Radicali cui, dal 1 al 15 aprile, sono stati dati solo 50 secondi durante le edizioni più notturne e consentendo così solo a 4 milioni di cittadini (0,2% degli ascolti totali) di ascoltarne e giudicarne la proposta politica.
Per Marco Pannella, il sistema dell’informazione radiotelevisiva italiana è totalmente anti democratico e di regime: “Valgono, tranne eccezioni, lo stesso tipo di comportamenti, lo stesso tipo di esclusioni e lo stesso tipo di inclusioni, magari anche ossessive come quella di Renzi”.
“Siamo in grado di dare un apporto alla teorica delle analisi dei movimenti politico elettorali e, dal punto di vista istituzionale, può essere importante. E allora diciamo che è evidente, che in questi ultimi giorni c’è il problema di far avere il 4% ad Alfano. È pacifico, perché ormai si da che quando c’è quel bombardamento in tutte le reti, si riesce a valutare chiarissimamente come l’ascoltatore, molto spesso, se non ha voglia di Grillo o Renzi, se ha sentito le cose che quel giorno dicono, poi dice basta e cambia canale.
(…) Sappiamo il collegamento che c’è tra ascolti e dato elettorale. (…) Uno studio del Centro relativo agli ultimi due anni tra agli ascolti consentiti ed esiti elettorali”, dimostrerà il nesso che c’è tra le due cose, “così si finisce con la questione della rete-non rete. Non importa se la gente ha visto il telegiornale in rete o, invece, direttamente in TV.
(…) Oggi, io che guardo quelle cose, finisce che potrei dire che in questo momento si sta sicuramente cercando di fare stravincere quanto possibile il leader attuale dell’Italia, perché è così che si muovono lor signori. Poi, appunto, quelli che devono venire più o meno dopo. Il movimento cinque stelle che, dai dati del Centro d’ascolto, è quasi a pari grado con le forze di governo complessivamente.
Dopo varie elezioni che si fa questo lavoro (il confronto, cioè, tra ascolti consentiti alle diverse forse politiche e successivo dato elettorale, ndr) puoi cominciare a fare delle ipotesi sull’11ª che farai domani, su quello che può con qualche probabilità avere come conseguenza elettorale”.
Tutto questo, per Marco Pannella,
“Non viene mai fuori nei dibattiti, a meno che non ci sia una presenza Radicale”
Massimo Bordin, a questo punto, è costretto a riassumere:
“Stanno pompando Alfano, che rischia di non superare la soglia del 4%, però – cosa che appare contraddittoria – stanno pompando molto anche i 5 Stelle che è anch’esso con una volata, non sulla soglia ampiamente superata nei sondaggi che lo danno largamente sopra al 20%, ma perché molto vicino a Berlusconi”. In pratica, “Renzi pompato perché Presidente del Consiglio (i potenti, quelli non si sa mai. Si pompano sempre. È la ragione sociale della Rai. Più singolare che lo faccia Mediaset)”.
Per Marco Pannella:
“Ciò che si vede è che Grillo da anni (prima del semestre che precede le elezioni 2013, ndr) – stava a una certa quantità d’ascolti. A un certo punto accade che tutte le televisioni, le principali testate, quelle che hanno milioni di ascolto, questo è importante, a un certo punto Grillo continua a non andare perché non ama i dibattiti, ma tutte queste televisioni vanno da Grillo. E poi che uso ne fanno? Pigliano i due minuti e mezzo oratoriamente più efficaci e li sparano lì. È indubbio. Perché se accadesse – dice ancora Pannella – che sparano lui perché lui va bene, guadagnano ascolti con lui, sarebbe assolutamente un criterio doveroso, ma il problema è un altro: se tu lo metti in un posto che sai già che c’hai 4milioni d’ascolto, evidentemente. E infatti la “sorpresa Grillo” è una sorpresa – per chi studiasse queste cose con un po’ di serietà – assolutamente ingiustificabile come “sorpresa”.
Perché se guardiamo che cosa è successo nei quattro mesi prima delle elezioni dal punto di vista posizioni a questo punto sappiamo come, in che ordine di grandezza, potranno arrivare i leader politici, e questo diventa fondamentale.
(…) Per esempio quando Renzi e diventato uno dei cinque candidati delle primarie del PD i suoi ascolti erano quelli che erano, nel senso anche della frequenza. Poi quello che diventa interessante e che corrisponde la quantità di ascolti che sono stati consentite agli italiani di sentire Renzi con la “sorpresa” Renzi così come corrisponde la “sorpresa” Grillo. E quando dico sorpresa dico “sorpresa” dico sempre tra virgolette”.
Perché, per Pannella,
“C’è un rapporto fisso da questo punto di vista. Quando noi diciamo che sono vent’anni che il trattamento dei Radicali è identico, sia che noi abbiamo parlamentari sia che ci troviamo a livello istituzionale, attenzione, come “quelli” che ponevano l’urgenza del problema del debito pubblico quando ancora non era neanche divenuto tema del dibattito, … dopo un mese allo 0,3 siamo passati a zero di ascolti consentiti. Poi continuiamo a seguire il problema “fame nel mondo” e, su questo, vorrei dire che forse il Papà si è un po’ sbagliato. Oggi Lui ha parlato della fame, mentre invece sui prigionieri e sul diritto … il termine non è stato evocato. Ed è noto che noi abbiamo coinvolto i Papi, i Presidenti della Repubblica, premi Nobel in quell’evento e, torno a dire, da soli. (…) Si può documentare che noi siamo andati, semmai, un po’ meno del pochissimo nel quale andavamo prima che iniziassimo, dopo la fame nel mondo, questa campagna, diciamo, del debito pubblico. È venuto sempre più formandosi un convincimento: Questi qua non conviene farli parlare”.
Poi Pannella spiega, ancora una volta, la posizione dei Radicali che alle prossime elezioni europee non sono candidati:
“Noi dobbiamo dare un contributo a noi stessi, ma a tutto il mondo, alla scienza, per analizzare quello che accade. … Sono 20-25 anni che pure sulle cose per le quali accadeva che coinvolgevamo l’opinione pubblica internazionale, spessissimo il Parlamento europeo, spessissimo le giurisdizioni internazionali come all’ONU, corrispondevano quelle nei momenti di ulteriore compressione della possibilità di essere ascoltati che abbiamo avuto.
Allora quando questo accade per venti o trent’anni di seguito, significa che in questo regime c’è una forza politica alla quale all’opinione pubblica non è consentito di giudicarla … Se la quantità di ascolti è zero, beh allora sei zero”.
Per chiarire il concetto Massimo Bordin ringrazia l’intervento dal web di un ascoltatore che segnala, addirittura, “una formulazione precisa degli ascolti consentiti” di cui si parla.
“Una formula semplice, perfetta”, dice Massimo Bordin ironizzando, “tanto che la capisco perfino io”.
La formula suggerita dall’ascoltatore è la seguente:
“tempo di parola per utenza raggiunta uguale ascolti consentiti, che è poi”, aggiunge Bordin, “quello che dici tu, tradotto in formula”.
Per avvalorare le sue affermazioni sull’esclusione dai media dei Radicali, Pannella fa esplicito riferimento alle condanne della Rai e dell’Autorità di vigilanza ottenute in riparazione delle violazioni dei mancati tempi televisivi.
Bisogna ricordare a chi legge e non segue direttamente le vicende Radicali che, dopo una battaglia legale durata 3 anni, lo scorso 2 maggio 2013, proprio quando Marco compiva i suoi 83 anni, il TAR Lazio ordinava “perentoriamente” all’Agcom di adempiere entro 30 giorni, proprio per l’assenza dalle trasmissioni politiche, altrimenti avrebbe nominato un Commissario ad acta. L’Agcom non ha, com’era prevedibile, adempiuto, ma la cosa grave è che neanche il commissariamento c’è stato, per cui il Tar ha smentito sé stesso.
“Ricorderò che gli ascolti consentiti di Emma Bonino: nell’ordine dei soggetti politici analizzati, Emma, mi pare, è la cento …, non la seconda, la decima o la ventesima. La centosessanta o centocinquantesima, ecco. E continua ad essere questo. Io, per quel che mi riguarda, batto persino Emma; vado cioè più sotto in ascolti consentiti”.
Suggerirei anche ai ricercatori, per non dire ai giornalisti, di documentarsi un tantino di più di queste costanti. Su che cosa non é stato consentito alla gente di farsi un’opinione?
Per Pannella, “oltre al debito pubblico anche su tutte le cose che il Papa oggi dice, il problema del terzo quarto mondo, la miseria e via dicendo, anche su queste nessuno mette in dubbio che noi abbiamo fatto molto. Dal Parlamento europeo ai 130 Nobel, dalle quantità di denaro che abbiamo fatto dedicare alla campagna precise sullo sterminio della fame del mondo. Ma venendo poi al finanziamento pubblico dei partiti. Oggi si torna a discutere, al rimproverarsi, ma il popolo italiano si è pronunciato 15 18 anni fa, con solo noi a sostenere il referendum.
E sono state cose plebiscitarie. .(…)
È indubbio che noi abbiamo avuto per vent’anni il monopolio del mettere questo al centro della realtà politica italiana istituzionale e appunto lì è dimostrato che in quei momenti non è che c’è stato il risultato di una nostra situazione privilegiata nella comunicazione. (…)
Il problema grave oggi qual’è?
È che dopo 20 25 anni noi riteniamo di poter proporre qualcosa che, adesso, non diciamo più solo noi: c’è una democrazia reale che si sta sostituendo alla democrazia.
Cioè l’anti democrazia, via via, continua a serbare, per essere più efficace, alcune forme liturgiche di tipo democratico. È quello che, oggi, possiamo appunto documentare e che in quei casi la stretta informativa si è confermata e non cessa ancora, adesso, quando passano messi a divenire, s’è possibile, ancora più sapiente.
È importante che ci sia una forza politica come la nostra che fornisca, prima che arrivi il corpo sul quale si fa l’autopsia, nel decorso della malattia antidemocratica, di indicare quotidianamente le motivazioni patologiche che si stanno sviluppando su questo corpo sociale e, non è un caso, lo ripeto, che tutte le forze politiche adesso per esempio (lo denuncino, ndr).
Noi abbiamo deciso che cosa? Che noi non vogliamo essere assenti quando ci sono elezioni truffaldine espressioni gravissime dell’anti-democrazia. E allora cosa facciamo?
Facciamo come magari adesso mi fa piacere per loro i verdi che possono senza raccogliere le firme andare alle elezioni?
E devo dire su questo ci sarebbe da fare qualche osservazione direi quasi un pochettino ironica sulla corte costituzionale. Perché lo stesso ufficio della corte costituzionale che, meno di un anno fa, a proposito dei referendum radicali praticamente non ha riconosciuto le firme che avevamo depositate. È lo stesso ufficio. Mi viene da sorridere … la Cassazione, come si sono espressi sui referendum e (sull’ammissione della lista dei Verdi) che il partito sia europeo.
Noi riteniamo più importante poter dare, scientificamente, informazioni sul corpo malato della democrazia, mano mano che lo individuiamo, lo illustriamo e lo documentiamo; sicché non bisogna aspettare come col nazismo, di avere l’autopsia del corpo morto di quello Stato.
Siccome ho sentito, per esempio, Bonelli dire, “Noi, verdi, con le grandi battaglie che stiamo facendo”. Io devo dire, sarò distratto, ma proprio queste grandi battaglie dei compagni verdi, semmai io posso immaginare le posizioni ecologiste, insomma dell’impronta ecologica, sulla quale radio radicale fa anche, ormai da un semestre, delle informazioni purtroppo quasi in regime di monopolio, perché su queste cose è noto … ah … oggi, per esempio, comincia a esserci (su giornali, ndr) la cosa che scoppia sull’adriatico e altrove sul “NO TRIV”. Siccome in Italia s’è sentito parlare solo i No Tav; i NO TRIV, sui quali sono interessati l’Eni, l’Agip, e tutto questo tipo di (aziende, ndr) ufficialmente, allora viene fuori che, adesso, possono essere prese in considerazione tesi scientifiche che venivano ignorate, che mettevano in rapporto, in alcune realtà territoriali, le estrazioni e il regime di estrazioni, anche in mare, e il favorire o rendere più gravi i fenomeni sismici. Ma su questo, noi abbiamo continuato e continuano a documentare, così a rendere più gravi, anche, le condizioni ambientali in rapporto ai tumori. Per quel che riguarda, in particolare in Basilicata, parliamo dei dati (scientifici) che si sono cercati di occultare …, su Taranto città anche e non veniva fuori, i Verdi non se ne erano accorti. Noi si. E adesso devo dire le stesse cose sulla Campania, Vesuvio e altre questioni, ma anche in connessione con, appunto, le attività estrattive. E adesso, questo, viene fuori in Abruzzo. Non sono io che me l’invento. C’è il dubbio, a livello ufficiale, e noi lo dicevamo. A questo punto è venuta fuori la notizia sorprendente: le autorità, lo Stato praticamente, constata che queste attività estrattive stanno creando seri problemi che, da una parte, addirittura per trent’anni, hanno inquinato le acque minerali d’Abruzzo e l’abbiamo scoperto adesso. Come dire, Bussi e d’intorni. Parlo di cose accertate. Ma adesso, invece, creano dei problemi, l’abbiamo letto sui giornali, e i comportamenti dello Stato, da questo punto di vista, sono quelli che sono e noi possiamo dire che abbiamo sicuramente sollecitato la giurisdizione internazionale e sovranazionale superiore, finalmente noi avremo in una di queste settimane giudizi sul Vesuvio, sui Campi Flegrei, e via dicendo, proprio da parte della giurisdizione europea (della CEDU) oltreché italiana. Nel senso che, sappiamo, è stata costituzionalizzata la sede CEDU ed è anche organo di giurisdizione superiore anche in Italia. E le battaglie, devo dire di Bolognetti, e anche più di recente in Calabria.
E poi devo anche dire, non bisogna dimenticare, non solo in Campania ma anche qui nel Lazio, dove tante storie si sentivano sui rifiuti, Malagrotta eccetera, e adesso mentre Massimiliano Iervolino che faceva anche libri, ma il silenzio anche degli intellettuali specifici non è stato mai molto soddisfacente. E quindi diciamo, allora, il non ignorare il fatto che, dopo venti o trent’anni di questo Regime, le componenti che, secondo tutte le giurisdizioni internazionali, consentono di riconoscere come elezioni democratiche e non elezioni di copertura, importantissimo delle dittature, l’abbiamo sempre ricordato che nelle dittature tradizionali non votare era reato, c’era l’obbligo di votare, in quelle democratiche andare a votare, a firmare, eccetera, è una facoltà e non un obbligo. E anche questo, mi pare, dobbiamo metterlo nel conto. Perché andare a presentarsi quando non ti presenti a niente, perché che mandi, il biglietto da visita a casa dei 40 o 35 milioni di elettori italiani?
Queste cose sono illusorie. Perché ogni volta, come dire, ma forse due o tre o quattro, forse riusciamo ad eleggerli. Per carità, magari ne avrà cento, Bonelli o Ingroia. In fondo lo stimolo maggiore è questa, comprensibile, speranza di entrare in organismi parlamentari. Poi che cosa, pochissimi eletti, servono? Beh, credo che nel Parlamento italiano o in quello europeo un po’ ovunque, anche gli avversari riconoscono che pochi elettori radicali comunque hanno una funzione e restano nella Storia di quegli organismi. Mentre altri no.
A questo punto, Massimo Bordin riassume:
In effetti, tutte queste cose che tu hai notato, tutti questi avvenimenti, che sono diversi: da un lato c’è la siderurgia, dall’altro le estrazioni petrolifere, però un minimo denominatore ce l’hanno. Ed è il rapporto, poco trasparente, fra imprese e istituzioni locali. Cioè a dire: sono le istituzioni locali a mettersi d’accordo con le imprese e a mettere a tacere alcuni aspetti sui controlli. Lì è evidente che c’è anche il ricatto occupazionale delle imprese …
Pannella:
“Hai ragione Massimo. Va aggiunta una cosa: che all’interno dei partiti che poi sono quelli che diventano partiti regionali, provinciali eccetera, a monte, sui grossi problemi dei settori produttivi delle imprese eccetera, io per tre anni ho avuto una contrapposizione che non diveniva ufficiale, con la maggioranza degli analisti politici di ispirazione non certo Crociana o Liberale, operanti in Italia, ma per cercare di far riflettere se per caso, il terzo stato italiano come quantità anche, quindi non solo qualità, fosse determinato da i luoghi di produzione di forte presenza sindacale, in genere, vicina al metalmeccanico o, invece, se non in tutto il lavoro impiegatizio statale, parastatale provinciale e via dicendo, (…).
E … Bordin: i Radicali non si presentano, ma secondo loro per chi dovrei votare?
Pannella:
“Secondo noi, andare all’ammasso del voto, in queste condizioni pregiudicate strutturalmente quanto ad anti democraticità, il problema è quello: secondo vecchi schemi rivoluzionari di finanziare di armi quelli che non sono del regime. Oggi, invece, quello che abbiamo detto, e ripetuto adesso, di iscriversi al Partito Radicale così che noi che ci troviamo in una situazione che si aggraverà sempre di più, di ristrettezze gravi, totale, di mezzi, e se non ci presentiamo per nulla e, quindi, di conseguenza, non si avrà magari il rappresentante che sarebbe eletto, la situazione è tale che non solo non hai i quattrini del finanziamento pubblico, ma tutte le esenzioni di servizi che consentono un minimo di agibilità civile, non politica, vengono a mancare. … i Radicali hanno constatato, constatano e documentano, dopo vent’anni di polemiche e di smentite, che c’è da cogliere l’occasione di queste elezioni per far conoscere sempre di più, a studiosi e cittadini, che quello che loro sentono, “tanto è sempre la vecchia solfa”, “sono tutti uguali”, e via dicendo, ha un fondamento oggettivo. E che, quindi, queste elezioni sono la naturale estrema risorsa dell’anti-democrazia e del suo fallimento rispetto al credito che si fa agli ideali democratici. (…)
È indubbio che noi rischiamo di mettere fine a questa storia del Partito Radicale. Vent’anni di fascismo con le tecnologie di allora, quarant’anni, o cinquanta, di anti democrazia antifascista invece che fascista, producono disastri territoriali di tutti i tipi. Quelli per i quali l’Italia è davvero, comunque, su tutti i temi: ambiente, giustizia, è sempre o nei primissimi posti o negli ultimissimi posti, ogni volta che si pongono problemi di diritto, di diritti e, quindi, di correttezza istituzionale. … A questo punto, noi abbiamo un Presidente delle Repubblica che deve, probabilmente per prudenza doverosa ma costosa anche, sottostare a situazioni oggettivamente ricattatorie di questo nuovo astro italiano che c’abbiamo che, in sei mesi, da sindaco di Firenze viene plebiscitato come grande. Lui sta, almeno nelle televisioni ed ha ascolti complessivi da periodo franchista. Allora raggiungevano forse meno di un decimo di ascolti possibili di quelli che oggi riceve Renzi che abita costantemente a casa degli italiani. … All’improvviso Lui come candidato (alle primarie, ndr) è scattato ad essere il secondo in assoluto anche rispetto al Presidente del Consiglio che c’era. … Sta accadendo lo stesso, in realtà, per quelli che devono fare il 4%. C’hanno un’esperienza ormai e, quindi, noi diciamo che oggi noi dobbiamo prendere l’occasione di queste elezioni per cercare di cambiare qualcosa in Italia. (…)
Di Bolognetti (Maurizio, ndr) hanno acquisito lì (in Basilicata, ndr) una fiducia e una stima di tipo personale rispetto al loro conterraneo che da trent’anni loro conoscono; quando poi vedo che se lui va a Taranto, due anni fa ci è andato, e aveva già a Taranto compreso quale fosse la situazione che si stava sviluppando e la funzione del grande Nichi, il governatore di lì, rispetto ai proprietari dell’ILVA e del disastro assassino Tarantino perché di questo si tratta. Allora adesso io o anche un libro, l’ho già accennato, quello di Giuseppe Candido che sta per uscire, direi, su quel tipo di analisi radicale che quella, qui a Roma, di Massimiliano Iervolino ecc.
C’è quello di Bolognetti in Lucania e, appunto, questo di Giuseppe Candido importante, bello, anche per la Calabria. E a questo punto, torno a dire, bisogna cercare di chiarire, lo chiedo, perché la Bonino, la ministra degli esteri in Lucania arriva lei, lì dove la gente quando non l’ha mai vista gli da’ il 2% in più del plebiscito nazionale, e poi (alle regionali, ndr) ci sono 40 voti preferenziali su 40.000! Mi volete da’ una spiegazione? (…)
Radicali in altre liste? Quando Massimo Bordin chiede se c’è la possibilità che qualche radicale sia presente in qualche lista Pannella risponde:
“Mi pare che sarebbe logico! Perché corrisponde a quello che accadrebbe in molti partiti in casi numerosi. Io non credo che ci saranno casi numerosi ma credo che ce ne saranno di sicuro. … E so che significa, magari, poter essere letti, sappiamo l’importanza di essere nelle istituzioni perché sappiamo usarla non solo per sgovernarle o per fare quella politica che ci porta – in questi 40 cinquant’anni – nella situazione fallimentare del nostro territorio.
(…) È cosa automatica che, se non si verificasse poi se non con eccezioni che confermano la regola, sarebbe un’ulteriore dimostrazione del permanere della diversità radicale come diversità alternativa, socialmente, alle altre.
È naturale e di conseguenza, ho detto, se accadrà il modo eccezionale dimostra in modo positivo la diversità Radicale perché questi naturali istinti dovrebbero fare presenza ancor più evidente nella condizione della “fame” Radicale, concretamente delle difficoltà eccetera.
Quindi fornendo non sono più alibi ma più ragioni non da condividere magari ma ragioni. Però qui mi corre l’obbligo di dire noi una volta abbiamo avuto quando ancora in televisione qualche volta c’andavo una volta che abbiamo avuto 42.000 persone che si sono iscritti; allora mi pare costasse 200mila lire la tessera. …
Siamo molto attenti mi pare che oggi dobbiamo pur sapere che da radio radicale c’è il rischio di saturazione, … diventa un imbuto. Non c’è, attorno, la conoscenza di queste cose.
Io invece voglio credere che proprio questa nostra richiesta, questo nostro preannuncio, quello di fare una cosa più importante che, al limite, fare concorrenza Bonelli, Ingroia o altre cose del genere; e cioè fornire una forza anche di documentazione, che significa ricerca, e ci vuole tempo; perché ci vuole tempo in quanto non ci sono fondazioni che lavorino per noi per far sì che le nostre presenze sulle giurisdizioni internazionali e nazionali possono rappresentare un salto di qualità che faccia conoscere la forma di democrazia reale di adesso rispetto a quella di cinquant’anni fa.
Cioè di fare non, appunto, l’autopsia del corpo, ma fare l’anatomia e vedere quali sono i germi i virus che attaccano la salute e quali la difendono. E può avvenire appunto attraverso anche la sottovalutazione che si ha dell’importanza di riuscire.
(…) Era Loris fortuna che mi aveva colpito quando dicevano i radicali extraparlamentari e lui diceva testualmente: «Io non ho mai conosciuto una forza politica e culturale che abbia tanta capacità di occuparsi delle istituzioni, di nutrirle, di alimentarle, comunque, anche in termini critici di sostegno» e credo che, in effetti, questo ci rappresenti in modo positivo; se pensiamo poi anche le cose che convincevano, oltre a Loris Fortuna, anche Altiero Spinelli, per esempio, nei nostri confronti, ma che in questo momento (tornano d’attualità, ndr); ho detto che sono grato a Radio Radicale che credo l’abbia data due volte questa cosa singolare: vado a Monaco a ribadire, parlo in italiano agli uiguri, per ribadire la nostra posizione, quella del Dalai Lama e di Rebia Kader, in termini durissimi, chiarissimi e, mi pare, anche adesso stiamo vedendo essere accettata dai 50 rappresentanti che erano presenti a questo che era un loro consiglio nazionale e non già un congresso. L’elemento di afflato comune, di comprensione, è stato proprio quando dicevamo che dobbiamo aiutare la Cina a prendere più democratica la situazione anche degli Han oltre che di Pechino. …
Per Pannella, in Italia …
(…) Il processo di putrefazione di questi regimi non democratici che dal 1920, grosso modo con una breve pausa hanno governato il territorio italiano.
Abbiamo oggi un territorio che, in tutte le parti, parla in modo eloquente nel senso che esprime le situazioni patologiche che vengono solo da noi, magari, individuate per curarle mentre abbiamo comportamenti dei vari governatori che avvolte ci sembrano vecchi di quarant’anni. E devo dire c’è una cosa che mi pare importante: intanto questo fatto, veramente, di questa scorpacciata in posta di un uomo, non importa quale; da un mese, nei confronti di uno: il presidente del consiglio. Mentre dibattiti ci sono solo di quelli miseri o miserabili dibattitucci, di liti interne fra loro signori, cioè fra componenti di un’associazione che litigano enormemente. Ho sentito che viene la nostra vecchia osservazione, che avevo fatta già a proposito del peculato, ma abbiamo ridetto poi del falso in bilancio vengono oggi vi evidenziati come – anche tecnicamente – un crimine mentre era stato sostanzialmente depenalizzato di fatto.
Quello a cui assistiamo sono tipiche di chi di un direttivo di Associazioni. Non c’è mai una visione riformatrice che si contrappone. Come nel caso del voto di scambio sul quale c’è un dibattito scandaloso. Gli italiani assistono ad dissensi violenti costantemente come ne condomini votano contro ma governano e sgovernano assieme.
Riferendosi ai grillini, dice:
La partitocrazia ha capito che questi non sono pericolosi perché sul piano della protesta, della denuncia e anche dell’onestà che continua ad esserci dietro, ma non rappresentano un pericolo nella durata perché non sono propositivi. Perché non hanno un’idea del tipo di Stato, diciamo, anglosassone, europeo.
Ignorano i nessi e ci stanno, adesso, tra Stati vecchi all’anglosassone, come punto di riferimento, e il benessere sociale ufficiale anche spesso in buona parte tenendo presente le fasce più povere più umili.
(…) Una cosa mi ha colpito di Renzi: che essendo fiorentino e toscano, Toscana che ha sempre prodotto delle posizioni religiose e ti ha espressa nella storia da quelle savonaroliane a quelle di La Pira o cattolici-liberali o quelle che hanno portato la Toscana a essere una regione governata dal Pci e dai succedanei (…), non ho trovato nessuno tra quanti lo conoscono o hanno conosciuto che abbia detto: “aveva un periodo in cui era convinto …”. Mi pare una caratteristica: è uomo apparentemente agile perché non hai il peso delle convinzioni. La sua convinzione e che è possibile con abilità avere successo”.
Bordin: (…) In Vaticano c’è invece una formula: si trema e si trama.
Pannella: C’è una resistenza contro le riforme di Papa Francesco. (…) Lui non si rende conto che Giovanni Paolo II era andato in Parlamento perché aveva la saggezza per evitare che si accumulassero processi.
Lui non si rende evidentemente conto.
(…) Io dico che noi abbiamo al centro la mobilitazione dell’opinione se esistesse intellettuale dell’opinione conta ma diciamo dell’opinione dando fiducia nella gente comune ma so che a quelli noi non riusciamo in questo momento a corromperli con le nostre cose. Beh, la cosa di Emma Bonino e la cosa del parere del Presidente della Repubblica riuscirei a dirli in tre minuti; è quello che loro, adesso, non vogliono più aprirmi la possibilità di fare questo.
Però, … quello che è essenziale adesso e far udire, scrivere, l’essenziale delle cose che vengono negate in patente violazione del diritto italiano del diritto internazionale che connoti quindi in modo chiaro quello che, purtroppo, il Papa ritiene che sia già chiaro. Invece non è chiaro. (…)
Tendono a distrarre il problema del diritto e dei diritti che poi include quello penitenziario, ma se quello penitenziario non lo inquadri dicendo: guardate che tutti questi, alla fine con noi, adesso, riconoscono che è una misura strutturale che già costringe alla ri-forma. È un fatto che, di per sé è già riforma che non può più essere abbandonata. E questo è quello che non deve essere detto, è questo che non deve essere sentito. Magari preferiscono dibattere su Stefano Rodotà Presidente della Repubblica al posto di questo nostro. (…) Temo, però, che non potremo permettercelo alla lunga che li nostro territorio continui ad essere massacrato, con tutto il suo popolo, come lo è proprio perché un problema di diritto e di diritti negati che si traducono in morti ammazzati, tutto qua. Perché la percentuale, appunto, di malattie dovute, e in modo accelerato, al deterioramento delle possibilità di vita sui territori che noi abbiamo nel nostro Paese; è cosa che può avere l’eloquenza se, a un certo punto, qualche giornale di alta tiratura mostri le percentuali di tumori nei bambini. Queste sono le cose che dobbiamo fare ….
Assieme, aggiunge Massimo Bordin, a una campagna affinché tutti i territori che ne sono ancora sprovvisti, la Campania in primo luogo, si doti di un registro tumori regolarmente accreditato e che, periodicamente, rendano pubblici i dati di mortalità per ciascuna patologia oncologica.
“Esprimo grande soddisfazione per la elezione della giornalista pubblicista Dalila Nesci, deputata calabrese del Movimento Cinque Stelle, nella Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai”. Lo afferma, in una nota, il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri. “Dalila Nesci è una giovane ed apprezzata collega che certamente -aggiunge Soluri- all’interno della Commissione di vigilanza Rai, saprà portare idee innovative supportate dall’entusiasmo e dalla conoscenza dei problemi che riguardano il delicato settore dell’informazione, soprattutto per quanto riguarda il servizio pubblico. Il suo già dichiarato impegno a battersi per fare uscire la nostra regione, la Calabria, dalla emarginazione in cui si trova rispetto all’informazione nazionale, rappresenta un segnale importante ed è indicativo della passione e della determinazione con cui Dalila Nesci intende affrontare, come deputata e da oggi come componente della Commissione di vigilanza sulla Rai, i problemi della sua e nostra terra. La sua elezione non può che inorgoglire tutti i giornalisti calabresi. Personalmente, ed a nome dell’intero Consiglio regionale dell’Ordine dei Giornalisti, rivolgo a Dalila Nesci -conclude Soluri- le più vive congratulazioni ed un sincero in bocca al lupo”.
Aggiungiamo solo che anche noi, come redazione di questa testata, esprimiamo soddisfazione per questa importante nomina di una collega calabrese a 5 stelle! Buon lavoro
Intervista a Paolo Parentela, Deputato catanzarese del Movimento fondato da Beppe Grillo / Dalla Camera al tavolino con disinvoltura perchénon siamo gente che fa politiche dietro il computer
di Giuseppe Candido
Lo scorso 15 marzo il nuovo Parlamento della XVII legislatura si è ufficialmente insediato e, tra la schiera dei nuovi eletti del Movimento 5 Stelle, c’è anche il neo Onorevole Paolo Parentela, attivista grillino del movimento catanzarese che, non stanco della settimana parlamentare appena trascorsa e che tra l’altro li ha visti impegnati nell’occupazione nonviolenta della Camera dei Deputati per chiedere l’istituzione delle Commissioni Parlamentari subito, sabato 13 aprile alle 17 e 30, è a Catanzaro, in Piazza Prefettura, insieme agli altri attivisti per “mantenere il contatto con la gente” e far conoscere ai cittadini il “piano rifiuti zero” che il movimento propone per la Calabria per uscire dall’emergenza rifiuti che dura ormai da 16 anni.
***
Per abolire la miseria anche in Calabria, il Movimento 5 Stelle cosa propone adesso che è in Parlamento?
I punti prioritari che stiamo mettendo in chiaro, soprattutto in questo periodo d’avvio di legislatura, sono i famosi 20 punti dell’agenda Grillo che abbiamo “sbandierato” durante la campagna elettorale. E tra questi c’è, ovviamente, il reddito di cittadinanza che riteniamo fondamentale per far ripartire tutto il Paese e, assieme, la Calabria che, come tutti sappiamo, ha livelli di disoccupazione alle stelle! Soprattuto quella giovanile. Dare l’opportunità, anche ai cittadini Calabresi, di avere un reddito di cittadinanza e non farli arrivare alla miseria. In modo tale da dargli una boccata d’aria, un po’ d’ossigeno a chi ne ha più bisogno. E da li poi ripartire dandogli la possibilità, anche attraverso dei corsi di formazione, in quei settori che, come movimento, riteniamo siano fondamentali per la Calabria: il turismo e l’agricoltura. Sul Piano nazionale stiamo dando priorità ai famosi 20 punti dell’agenda Grillo: reddito di cittadinanza, abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e rimborsi elettorali, la possibilità di fare un referendum sull’euro, l’abolizione delle Province e tutti gli altri punti che sono pubblicati sul blog di Beppegrillo.it.
E sulla scuola pubblica? Il M5S ha nel programma l’abolizione di tutti i provvedimenti sulla scuola fatti a partire dalla riforma “Gelimini” in poi. In pratica volete abolire i tagli alla scuola fatti in questi anni: questi punti credi potranno essere attuati in questo parlamento o credi che si dovrà metterli in un secondo piano?
No, assolutamente. L’abolizione dei tagli alla riforma Gelmini che abbiamo promesso non saranno messi in un secondo piano: saranno sicuramente attuati. Adesso stiamo dando soltanto delle priorità che, appunto, sono i famosi venti punti: subito dopo lavoreremo su tutti gli altri punti che sono necessari per lo sviluppo di questo Paese. Siccome ci dicono sempre da dove prendiamo i soldi, allora stiamo cercando di recuperare la fattibilità economica per queste proposte. Una volta che avremo fatto questi tagli selettivi e mirati sulla spesa pubblica potremo pensare di attuare anche le nostre proposte per quanto riguarda l’Istruzione e la ricerca. Per esempio abolendo le spese militari, da li possiamo ricavare un grande budget per finanziare la ricerca e la scuola pubblica. Questa la nostra visione, che non è da qui a domani, ma da qui a trent’anni. Cerchiamo di guardare ai problemi con una visione più aperta e ampia.
I Parlamentari del Movimento 5 Stelle rinunciano a una parte dello stipendio ma lavorano anche il sabato? Dopo una settimana alle Camere con occupazioni e dirette streaming, oggi sei qui in Piazza Prefettura, a Catanzaro, a raccogliere firme con gli altri attivisti del movimento. Un metodo di lavoro?
Ma è normale! Ovviamente noi ci teniamo a rimanere sempre in contatto col territorio anche per contrastare l’accusa che ci rimuovono un po’ tutti: dicono che siamo sempre dietro un computer e facciamo la nostra attività politica solo dietro una tastiera. Questo evidentemente non è vero perché già da prima di venire eletti, da quando abbiamo costituito i Meetup, noi siamo sempre stati sul territorio con i nostri banchetti, come nel caso dei V Day, e come per tutte le altre lotte che facciamo sul territorio. Lo abbiamo fatto e lo continueremo a fare non solo in campagna elettorale ma, soprattutto, dopo la campagna elettorale. Sempre, perché vogliamo mantenere questo rapporto sul territorio e io, siccome avevo l’opportunità di scendere (in Calabria ndr) per questo fine settimana, sono venuto.
E state raccogliendo le firme per …
Le firme le stiamo raccogliendo per avviare la petizione contro la situazione attuale dei rifiuti. Siamo in emergenza da più di quindici anni, abbiamo speso più di un miliardo e mezzo di euro per non risolvere il problema, e abbiamo consegnato alle amministrazioni comunali e al Consiglio regionale, la nostra proposta in materia di rifiuti che, lo voglio ricordare, è una proposta che va verso l’obiettivo “rifiuti zero”; una strategia che non ci siamo inventati noi su due piedi ma che sta già prendendo piede in molte parti del nostro pianeta ed è facilmente attuabile!
Un modello di ciclo integrato senza inceneritori?
Per noi si può fare una politica che consideri i rifiuti non più un problema ma una risorsa. Si può fare, con la riduzione dei rifiuti alla fonte, la raccolta differenziata porta a porta e il trattamento meccanico biologico a freddo per la parte non differenziabile in alternativa agli inceneritori. Per noi si può fare e, proprio da questo settore, si possono trarre opportunità di lavoro “verdi” soprattuto per i giovani calabresi.
Ringraziamo Paolo Parentela per la sua disponibilità e gli facciamo i nostri migliori auguri per un mandato parlamentare di giustizia e libertà