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La Pasqua con Pannella: la “democrazia reale” si sta sostituendo alla democrazia. Ecco cosa faranno i #Radicali che non si presentano alle elezioni

Pasqua con Pannella1: La democrazia reale si sta sostituendo alla democrazia.

Marco Pannella, Natale 25 dicembre 2013, Roma - III Marcia per l'Amnistia!
Marco Pannella, Natale 25 dicembre 2013, Roma – III Marcia per l’Amnistia!

C’è il bombardamento di Renzi in TV. … Uomo apparentemente agile perché non hai il peso delle convinzioni.Stanno pompando Alfano, che rischia di non superare la soglia del 4%”, ma “Si sta sicuramente cercando di fare stravincere il leader attuale dell’Italia. Sappiamo il collegamento che c’è tra ascolti e dato elettorale”.

I Radicali? … È venuto sempre più formandosi un convincimento: Questi qua non conviene farli parlare. … In questo regime c’è una forza politica alla quale all’opinione pubblica non è consentito di giudicarla.

Dobbiamo dare un contributo a noi stessi, ma a tutto il mondo, alla scienza, per analizzare quello che accade. … sempre di più la democrazia reale si sta sostituendo alla democrazia”. Non ci candidiamo perché riteniamo più importante poter dare, scientificamente, informazioni sul corpo malato della democrazia.

A questo punto, abbiamo un Presidente delle Repubblica che deve, per prudenza, sottostare a situazioni oggettivamente ricattatorie di questo nuovo astro italiano che c’abbiamo che, in sei mesi, da sindaco di Firenze viene plebiscitato come grande. … Lui (Renzi) sta nelle televisioni ed ha ascolti complessivi da periodo franchista … abita costantemente a casa degli italiani.

Cosa faranno i Radicali che non si candidano alle elezioni?

Dopo la conversazione settimanale di domenica con Massimo Bordin a Pasqua, Marco Pannella lunedì sera si è sentito male e, martedì 22 aprile, come c’ha fatto sapere Rita Bernardini, nella prime ore della mattina è stato operato all’aorta addominale.

Poiché dall’ospedale Gemelli di Roma dov’è ricoverato Marco, Rita Bernardini ci fa sapere attraverso Radio Carcere che Pannella sta meglio, che – addirittura – chiede i suoi sigari e raccomanda di non mollare le lotte in corso, per una sua pronta guarigione oltreché per i prossimi 84 anni che compirà il prossimo 2 maggio, sapendo di fargli cosa gradita non trovo niente di meglio per fargli gli auguri che trascrivere, per grosse linee, quanto il leone della politica italiana ha detto durante la tradizionale conversazione settimanale. Pannella se la prende con Matteo Renzi e, soprattutto, con la televisione italiana “di regime”, il sistema, cioè, della disinformazione radiotelevisiva che non consente ai cittadini di far conoscere la proposta politica dei Radicali e che non gli da’ spazio se non quando, appunto, rischia di tirare le cuoia.

Gli argomenti di riflessione politica sono molti, ma ovviamente Massimo Bordin, nel giorno della resurrezione, parte dalle parole del Papa per dare l’incipit alla conversazione con Pannella.

Le parole che Papa Bergoglio ha pronunciato Venerdì durante la via crucis, durante la sesta stazione, “dove ha parlato di condizione dei detenuti, del sovraffollamento nelle carceri citando i detenuti e gli immigrati come delle persone che soffrono oggi”, aggiunge Bordin, “sono un elemento che si ritrova valorizzato da RadioRadicale più che dal resto dell’informazione italiana”.

Pannella preferisce, però, parlare dell’atro argomento che pure Bordin propone: “quello più prettamente politico che riguarda, invece, il governo Renzi, gli 80 euro promessi a bonus e quello che ne consegue: il che fa il governo”, insomma. “L’uovo di Pasqua”, secondo Bordin che stuzzica Pannella, “Renzi lo mangia sereno perché tutto sommato le cose sembrano andargli abbastanza bene”.

In realtà, però, i due temi non sono del tutto slegati perché di fondo c’è l’informazione del regime italiano.

Marco Pannella, Emma Bonino e Ignazio Marino durante la III marcia per l'amnistia (Natale 2013)
Marco Pannella, Emma Bonino e Ignazio Marino durante la III marcia per l’amnistia (Natale 2013)

Abbiamo i dati del centro d’ascolto”, esclama Pannella.

Per chi si occupa della politica e delle dinamiche della politica li troverà interessanti. … Ci sono autorevoli parlamentari che si occupano di questi aspetti per motivi istituzionali e usano in genere i dati dell’osservatorio di Pavia per avere i dati sulla comunicazione.
Noi abbiamo un criterio del tutto nuovo.
Gli altri fanno (le statistiche, ndr) in base ai minuti e ai secondi che appaiono in tv o in radio. Innovazione del centro di ascolto è, invece, di dire a quanti cittadini italiani offerta la possibilità di ascoltare giudicare; … Attraverso il centro di ascolto non riusciamo a dimostrare che per esempio negli ultimi 12 13 giorni dall’inizio di aprile ad oggi il centro di ascolto può già dare indicazioni di voto! Perché abbiamo l’esperienza passata. Abbiamo questi dati: analisi degli ascolti dei tempi in voce nei telegiornali Rai. E viene questo: partendo dagli ascolti e non dai minuti, si monitora quanto ha potuto l’opinione pubblica giudicare l’uno o l’altro evento. (…) Dal 15 aprile ci sono 90 edizioni di TG della Rai TV e su questi gli ascolti avuti sono in totale un miliardo e 763 milioni. Non potenziali, ma ascolti reali. Questa – dice Pannella – è la novità rispetto agli altri dati. … Si può fare un rapporto (delle presenze) e con questo fare delle previsioni di voto precise”.

 In realtà, i dati cui fa riferimento Pannella durante la conversazione con Bordin sono pubblicati non sul sito ma sul blog del Centro d’Ascolto per l’informazione Radiotelevisiva.

E i dati pubblicati sono impietosi. Rivelano infatti la diversità di trattamento delle varie forze politiche e la non democraticità del sistema che – come pure evidenziava Vincezo Vita qualche giorno fa su Il Manifesto – di par condicio non ha nulla.

Nei telegiornali RAI, infatti, di un miliardo e 763 milioni di ascolti, dal primo al 15 di aprile, con ben 316 milioni di ascolti consentiti il PD svetta con il 17,9% seguito a ruota, nella scaletta della dispar condicio, dal Movimento 5 Stelle e Beppe Grillo con 291 milioni di ascolti pari al 16,5% del totale. Beppe Grillo non ha da lamentarsi come presenze in TV.

Seguono poi il governo, nella sua compagine dei ministri e sottosegretari, che hanno avuto nei primi 15 giorni di aprile 269 milioni di ascolti pari al 15,3%. Con 251 milioni di ascolti, pari al 14,2% del totale, nella classifica degli ascolti consentiti durante i telegiornali c’è Forza Italia.

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, lui da solo, ha totalizzato altri 134 milioni di ascolti pari al 7,6% del totale che lo collocano al 5° posto della classifica.

Seguono poi Lega Nord (62 milioni di ascolti, pari al 3,5%), Sinistra Ecologia e Libertà (56 milioni di ascolti, 3,2%), Nuovo Centro destra di Alfano (55 milioni di ascolti, 3,1%), Fratelli d’Italia è al decimo posto (45 milioni di ascolti, 2,5%).

Per ritrovare i Radicali nella classifica della non democrazia italiana o, se vogliamo, della dispar-condicio, bisogna scendere molto più in giù nella classifica, arrivare sotto Scelta civica (32 milioni di ascolti, 1,8%), dell’Unione di Centro (23 milioni di ascolti, 1,3%) e del Centro Democratico (9 milioni di ascolti, 0,5%), sotto ancora a La Destra di Storace e Futuro e Libertà, rispettivamente con 5 milioni di ascolti (0,3%). Al 20 posto della classifica, finalmente, ci sono i Radicali cui, dal 1 al 15 aprile, sono stati dati solo 50 secondi durante le edizioni più notturne e consentendo così solo a 4 milioni di cittadini (0,2% degli ascolti totali) di ascoltarne e giudicarne la proposta politica.

Per Marco Pannella, il sistema dell’informazione radiotelevisiva italiana è totalmente anti democratico e di regime: “Valgono, tranne eccezioni, lo stesso tipo di comportamenti, lo stesso tipo di esclusioni e lo stesso tipo di inclusioni, magari anche ossessive come quella di Renzi”.

Con il Centro d’Ascolto dell’informazione Radiotelevisiva, dice Pannella,

Siamo in grado di dare un apporto alla teorica delle analisi dei movimenti politico elettorali e, dal punto di vista istituzionale, può essere importante. E allora diciamo che è evidente, che in questi ultimi giorni c’è il problema di far avere il 4% ad Alfano. È pacifico, perché ormai si da che quando c’è quel bombardamento in tutte le reti, si riesce a valutare chiarissimamente come l’ascoltatore, molto spesso, se non ha voglia di Grillo o Renzi, se ha sentito le cose che quel giorno dicono, poi dice basta e cambia canale.

(…) Sappiamo il collegamento che c’è tra ascolti e dato elettorale. (…) Uno studio del Centro relativo agli ultimi due anni tra agli ascolti consentiti ed esiti elettorali”, dimostrerà il nesso che c’è tra le due cose, “così si finisce con la questione della rete-non rete. Non importa se la gente ha visto il telegiornale in rete o, invece, direttamente in TV.

(…) Oggi, io che guardo quelle cose, finisce che potrei dire che in questo momento si sta sicuramente cercando di fare stravincere quanto possibile il leader attuale dell’Italia, perché è così che si muovono lor signori. Poi, appunto, quelli che devono venire più o meno dopo. Il movimento cinque stelle che, dai dati del Centro d’ascolto, è quasi a pari grado con le forze di governo complessivamente.

Dopo varie elezioni che si fa questo lavoro (il confronto, cioè, tra ascolti consentiti alle diverse forse politiche e successivo dato elettorale, ndr) puoi cominciare a fare delle ipotesi sull’11ª che farai domani, su quello che può con qualche probabilità avere come conseguenza elettorale”.

Tutto questo, per Marco Pannella,

“Non viene mai fuori nei dibattiti, a meno che non ci sia una presenza Radicale”

Massimo Bordin, a questo punto, è costretto a riassumere:

Stanno pompando Alfano, che rischia di non superare la soglia del 4%, però – cosa che appare contraddittoria – stanno pompando molto anche i 5 Stelle che è anch’esso con una volata, non sulla soglia ampiamente superata nei sondaggi che lo danno largamente sopra al 20%, ma perché molto vicino a Berlusconi”. In pratica, “Renzi pompato perché Presidente del Consiglio (i potenti, quelli non si sa mai. Si pompano sempre. È la ragione sociale della Rai. Più singolare che lo faccia Mediaset)”.

 Per Marco Pannella:

Ciò che si vede è che Grillo da anni (prima del semestre che precede le elezioni 2013, ndr) – stava a una certa quantità d’ascolti. A un certo punto accade che tutte le televisioni, le principali testate, quelle che hanno milioni di ascolto, questo è importante, a un certo punto Grillo continua a non andare perché non ama i dibattiti, ma tutte queste televisioni vanno da Grillo. E poi che uso ne fanno? Pigliano i due minuti e mezzo oratoriamente più efficaci e li sparano lì. È indubbio. Perché se accadesse – dice ancora Pannella – che sparano lui perché lui va bene, guadagnano ascolti con lui, sarebbe assolutamente un criterio doveroso, ma il problema è un altro: se tu lo metti in un posto che sai già che c’hai 4milioni d’ascolto, evidentemente. E infatti la “sorpresa Grillo” è una sorpresa – per chi studiasse queste cose con un po’ di serietà – assolutamente ingiustificabile come “sorpresa”.

Perché se guardiamo che cosa è successo nei quattro mesi prima delle elezioni dal punto di vista posizioni a questo punto sappiamo come, in che ordine di grandezza, potranno arrivare i leader politici, e questo diventa fondamentale.

(…) Per esempio quando Renzi e diventato uno dei cinque candidati delle primarie del PD i suoi ascolti erano quelli che erano, nel senso anche della frequenza. Poi quello che diventa interessante e che corrisponde la quantità di ascolti che sono stati consentite agli italiani di sentire Renzi con la “sorpresa” Renzi così come corrisponde la “sorpresa” Grillo. E quando dico sorpresa dico “sorpresa” dico sempre tra virgolette”.

Perché, per Pannella,

C’è un rapporto fisso da questo punto di vista. Quando noi diciamo che sono vent’anni che il trattamento dei Radicali è identico, sia che noi abbiamo parlamentari sia che ci troviamo a livello istituzionale, attenzione, come “quelli” che ponevano l’urgenza del problema del debito pubblico quando ancora non era neanche divenuto tema del dibattito, … dopo un mese allo 0,3 siamo passati a zero di ascolti consentiti. Poi continuiamo a seguire il problema “fame nel mondo” e, su questo, vorrei dire che forse il Papà si è un po’ sbagliato. Oggi Lui ha parlato della fame, mentre invece sui prigionieri e sul diritto … il termine non è stato evocato. Ed è noto che noi abbiamo coinvolto i Papi, i Presidenti della Repubblica, premi Nobel in quell’evento e, torno a dire, da soli. (…) Si può documentare che noi siamo andati, semmai, un po’ meno del pochissimo nel quale andavamo prima che iniziassimo, dopo la fame nel mondo, questa campagna, diciamo, del debito pubblico. È venuto sempre più formandosi un convincimento: Questi qua non conviene farli parlare”.

Poi Pannella spiega, ancora una volta, la posizione dei Radicali che alle prossime elezioni europee non sono candidati:

Noi dobbiamo dare un contributo a noi stessi, ma a tutto il mondo, alla scienza, per analizzare quello che accade. … Sono 20-25 anni che pure sulle cose per le quali accadeva che coinvolgevamo l’opinione pubblica internazionale, spessissimo il Parlamento europeo, spessissimo le giurisdizioni internazionali come all’ONU, corrispondevano quelle nei momenti di ulteriore compressione della possibilità di essere ascoltati che abbiamo avuto.

Allora quando questo accade per venti o trent’anni di seguito, significa che in questo regime c’è una forza politica alla quale all’opinione pubblica non è consentito di giudicarla … Se la quantità di ascolti è zero, beh allora sei zero”.

Per chiarire il concetto Massimo Bordin ringrazia l’intervento dal web di un ascoltatore che segnala, addirittura, “una formulazione precisa degli ascolti consentiti” di cui si parla.

Una formula semplice, perfetta”, dice Massimo Bordin ironizzando, “tanto che la capisco perfino io”.

La formula suggerita dall’ascoltatore è la seguente:

“tempo di parola per utenza raggiunta uguale ascolti consentiti, che è poi”, aggiunge Bordin, “quello che dici tu, tradotto in formula”.

Per avvalorare le sue affermazioni sull’esclusione dai media dei Radicali, Pannella fa esplicito riferimento alle condanne della Rai e dell’Autorità di vigilanza ottenute in riparazione delle violazioni dei mancati tempi televisivi.

Da 20 anni abbiamo la dimostrazione, di condanne date dall’autorità di vigilanza, dalla magistratura amministrativa e via dicendo, proprio per il comportamento (della Rai, ndr) nei confronti, guarda caso, proprio dei Radicali”.

Bisogna ricordare a chi legge e non segue direttamente le vicende Radicali che, dopo una battaglia legale durata 3 anni, lo scorso 2 maggio 2013, proprio quando Marco compiva i suoi 83 anni, il TAR Lazio ordinava “perentoriamente” all’Agcom di adempiere entro 30 giorni, proprio per l’assenza dalle trasmissioni politiche, altrimenti avrebbe nominato un Commissario ad acta. L’Agcom non ha, com’era prevedibile, adempiuto, ma la cosa grave è che neanche il commissariamento c’è stato, per cui il Tar ha smentito sé stesso.

Ricorderò che gli ascolti consentiti di Emma Bonino: nell’ordine dei soggetti politici analizzati, Emma, mi pare, è la cento …, non la seconda, la decima o la ventesima. La centosessanta o centocinquantesima, ecco. E continua ad essere questo. Io, per quel che mi riguarda, batto persino Emma; vado cioè più sotto in ascolti consentiti”.

Suggerirei anche ai ricercatori, per non dire ai giornalisti, di documentarsi un tantino di più di queste costanti. Su che cosa non é stato consentito alla gente di farsi un’opinione?

Per Pannella, “oltre al debito pubblico anche su tutte le cose che il Papa oggi dice, il problema del terzo quarto mondo, la miseria e via dicendo, anche su queste nessuno mette in dubbio che noi abbiamo fatto molto. Dal Parlamento europeo ai 130 Nobel, dalle quantità di denaro che abbiamo fatto dedicare alla campagna precise sullo sterminio della fame del mondo. Ma venendo poi al finanziamento pubblico dei partiti. Oggi si torna a discutere, al rimproverarsi, ma il popolo italiano si è pronunciato 15 18 anni fa, con solo noi a sostenere il referendum.

E sono state cose plebiscitarie. .(…)

È indubbio che noi abbiamo avuto per vent’anni il monopolio del mettere questo al centro della realtà politica italiana istituzionale e appunto lì è dimostrato che in quei momenti non è che c’è stato il risultato di una nostra situazione privilegiata nella comunicazione. (…)

Il problema grave oggi qual’è?

È che dopo 20 25 anni noi riteniamo di poter proporre qualcosa che, adesso, non diciamo più solo noi: c’è una democrazia reale che si sta sostituendo alla democrazia.

Cioè l’anti democrazia, via via, continua a serbare, per essere più efficace, alcune forme liturgiche di tipo democratico. È quello che, oggi, possiamo appunto documentare e che in quei casi la stretta informativa si è confermata e non cessa ancora, adesso, quando passano messi a divenire, s’è possibile, ancora più sapiente.

È importante che ci sia una forza politica come la nostra che fornisca, prima che arrivi il corpo sul quale si fa l’autopsia, nel decorso della malattia antidemocratica, di indicare quotidianamente le motivazioni patologiche che si stanno sviluppando su questo corpo sociale e, non è un caso, lo ripeto, che tutte le forze politiche adesso per esempio (lo denuncino, ndr).

Noi abbiamo deciso che cosa? Che noi non vogliamo essere assenti quando ci sono elezioni truffaldine espressioni gravissime dell’anti-democrazia. E allora cosa facciamo?

Facciamo come magari adesso mi fa piacere per loro i verdi che possono senza raccogliere le firme andare alle elezioni?

E devo dire su questo ci sarebbe da fare qualche osservazione direi quasi un pochettino ironica sulla corte costituzionale. Perché lo stesso ufficio della corte costituzionale che, meno di un anno fa, a proposito dei referendum radicali praticamente non ha riconosciuto le firme che avevamo depositate. È lo stesso ufficio. Mi viene da sorridere … la Cassazione, come si sono espressi sui referendum e (sull’ammissione della lista dei Verdi) che il partito sia europeo.

Noi riteniamo più importante poter dare, scientificamente, informazioni sul corpo malato della democrazia, mano mano che lo individuiamo, lo illustriamo e lo documentiamo; sicché non bisogna aspettare come col nazismo, di avere l’autopsia del corpo morto di quello Stato.

Siccome ho sentito, per esempio, Bonelli dire, “Noi, verdi, con le grandi battaglie che stiamo facendo”. Io devo dire, sarò distratto, ma proprio queste grandi battaglie dei compagni verdi, semmai io posso immaginare le posizioni ecologiste, insomma dell’impronta ecologica, sulla quale radio radicale fa anche, ormai da un semestre, delle informazioni purtroppo quasi in regime di monopolio, perché su queste cose è noto … ah … oggi, per esempio, comincia a esserci (su giornali, ndr) la cosa che scoppia sull’adriatico e altrove sul “NO TRIV”. Siccome in Italia s’è sentito parlare solo i No Tav; i NO TRIV, sui quali sono interessati l’Eni, l’Agip, e tutto questo tipo di (aziende, ndr) ufficialmente, allora viene fuori che, adesso, possono essere prese in considerazione tesi scientifiche che venivano ignorate, che mettevano in rapporto, in alcune realtà territoriali, le estrazioni e il regime di estrazioni, anche in mare, e il favorire o rendere più gravi i fenomeni sismici. Ma su questo, noi abbiamo continuato e continuano a documentare, così a rendere più gravi, anche, le condizioni ambientali in rapporto ai tumori. Per quel che riguarda, in particolare in Basilicata, parliamo dei dati (scientifici) che si sono cercati di occultare …, su Taranto città anche e non veniva fuori, i Verdi non se ne erano accorti. Noi si. E adesso devo dire le stesse cose sulla Campania, Vesuvio e altre questioni, ma anche in connessione con, appunto, le attività estrattive. E adesso, questo, viene fuori in Abruzzo. Non sono io che me l’invento. C’è il dubbio, a livello ufficiale, e noi lo dicevamo. A questo punto è venuta fuori la notizia sorprendente: le autorità, lo Stato praticamente, constata che queste attività estrattive stanno creando seri problemi che, da una parte, addirittura per trent’anni, hanno inquinato le acque minerali d’Abruzzo e l’abbiamo scoperto adesso. Come dire, Bussi e d’intorni. Parlo di cose accertate. Ma adesso, invece, creano dei problemi, l’abbiamo letto sui giornali, e i comportamenti dello Stato, da questo punto di vista, sono quelli che sono e noi possiamo dire che abbiamo sicuramente sollecitato la giurisdizione internazionale e sovranazionale superiore, finalmente noi avremo in una di queste settimane giudizi sul Vesuvio, sui Campi Flegrei, e via dicendo, proprio da parte della giurisdizione europea (della CEDU) oltreché italiana. Nel senso che, sappiamo, è stata costituzionalizzata la sede CEDU ed è anche organo di giurisdizione superiore anche in Italia. E le battaglie, devo dire di Bolognetti, e anche più di recente in Calabria.

E poi devo anche dire, non bisogna dimenticare, non solo in Campania ma anche qui nel Lazio, dove tante storie si sentivano sui rifiuti, Malagrotta eccetera, e adesso mentre Massimiliano Iervolino che faceva anche libri, ma il silenzio anche degli intellettuali specifici non è stato mai molto soddisfacente. E quindi diciamo, allora, il non ignorare il fatto che, dopo venti o trent’anni di questo Regime, le componenti che, secondo tutte le giurisdizioni internazionali, consentono di riconoscere come elezioni democratiche e non elezioni di copertura, importantissimo delle dittature, l’abbiamo sempre ricordato che nelle dittature tradizionali non votare era reato, c’era l’obbligo di votare, in quelle democratiche andare a votare, a firmare, eccetera, è una facoltà e non un obbligo. E anche questo, mi pare, dobbiamo metterlo nel conto. Perché andare a presentarsi quando non ti presenti a niente, perché che mandi, il biglietto da visita a casa dei 40 o 35 milioni di elettori italiani?

Queste cose sono illusorie. Perché ogni volta, come dire, ma forse due o tre o quattro, forse riusciamo ad eleggerli. Per carità, magari ne avrà cento, Bonelli o Ingroia. In fondo lo stimolo maggiore è questa, comprensibile, speranza di entrare in organismi parlamentari. Poi che cosa, pochissimi eletti, servono? Beh, credo che nel Parlamento italiano o in quello europeo un po’ ovunque, anche gli avversari riconoscono che pochi elettori radicali comunque hanno una funzione e restano nella Storia di quegli organismi. Mentre altri no.

A questo punto, Massimo Bordin riassume:

In effetti, tutte queste cose che tu hai notato, tutti questi avvenimenti, che sono diversi: da un lato c’è la siderurgia, dall’altro le estrazioni petrolifere, però un minimo denominatore ce l’hanno. Ed è il rapporto, poco trasparente, fra imprese e istituzioni locali. Cioè a dire: sono le istituzioni locali a mettersi d’accordo con le imprese e a mettere a tacere alcuni aspetti sui controlli. Lì è evidente che c’è anche il ricatto occupazionale delle imprese …

 Pannella:

“Hai ragione Massimo. Va aggiunta una cosa: che all’interno dei partiti che poi sono quelli che diventano partiti regionali, provinciali eccetera, a monte, sui grossi problemi dei settori produttivi delle imprese eccetera, io per tre anni ho avuto una contrapposizione che non diveniva ufficiale, con la maggioranza degli analisti politici di ispirazione non certo Crociana o Liberale, operanti in Italia, ma per cercare di far riflettere se per caso, il terzo stato italiano come quantità anche, quindi non solo qualità, fosse determinato da i luoghi di produzione di forte presenza sindacale, in genere, vicina al metalmeccanico o, invece, se non in tutto il lavoro impiegatizio statale, parastatale provinciale e via dicendo, (…).

E … Bordin: i Radicali non si presentano, ma secondo loro per chi dovrei votare?

Pannella:

“Secondo noi, andare all’ammasso del voto, in queste condizioni pregiudicate strutturalmente quanto ad anti democraticità, il problema è quello: secondo vecchi schemi rivoluzionari di finanziare di armi quelli che non sono del regime. Oggi, invece, quello che abbiamo detto, e ripetuto adesso, di iscriversi al Partito Radicale così che noi che ci troviamo in una situazione che si aggraverà sempre di più, di ristrettezze gravi, totale, di mezzi, e se non ci presentiamo per nulla e, quindi, di conseguenza, non si avrà magari il rappresentante che sarebbe eletto, la situazione è tale che non solo non hai i quattrini del finanziamento pubblico, ma tutte le esenzioni di servizi che consentono un minimo di agibilità civile, non politica, vengono a mancare. … i Radicali hanno constatato, constatano e documentano, dopo vent’anni di polemiche e di smentite, che c’è da cogliere l’occasione di queste elezioni per far conoscere sempre di più, a studiosi e cittadini, che quello che loro sentono, “tanto è sempre la vecchia solfa”, “sono tutti uguali”, e via dicendo, ha un fondamento oggettivo. E che, quindi, queste elezioni sono la naturale estrema risorsa dell’anti-democrazia e del suo fallimento rispetto al credito che si fa agli ideali democratici. (…)

È indubbio che noi rischiamo di mettere fine a questa storia del Partito Radicale. Vent’anni di fascismo con le tecnologie di allora, quarant’anni, o cinquanta, di anti democrazia antifascista invece che fascista, producono disastri territoriali di tutti i tipi. Quelli per i quali l’Italia è davvero, comunque, su tutti i temi: ambiente, giustizia, è sempre o nei primissimi posti o negli ultimissimi posti, ogni volta che si pongono problemi di diritto, di diritti e, quindi, di correttezza istituzionale. … A questo punto, noi abbiamo un Presidente delle Repubblica che deve, probabilmente per prudenza doverosa ma costosa anche, sottostare a situazioni oggettivamente ricattatorie di questo nuovo astro italiano che c’abbiamo che, in sei mesi, da sindaco di Firenze viene plebiscitato come grande. Lui sta, almeno nelle televisioni ed ha ascolti complessivi da periodo franchista. Allora raggiungevano forse meno di un decimo di ascolti possibili di quelli che oggi riceve Renzi che abita costantemente a casa degli italiani. … All’improvviso Lui come candidato (alle primarie, ndr) è scattato ad essere il secondo in assoluto anche rispetto al Presidente del Consiglio che c’era. … Sta accadendo lo stesso, in realtà, per quelli che devono fare il 4%. C’hanno un’esperienza ormai e, quindi, noi diciamo che oggi noi dobbiamo prendere l’occasione di queste elezioni per cercare di cambiare qualcosa in Italia. (…)

Di Bolognetti (Maurizio, ndr) hanno acquisito lì (in Basilicata, ndr) una fiducia e una stima di tipo personale rispetto al loro conterraneo che da trent’anni loro conoscono; quando poi vedo che se lui va a Taranto, due anni fa ci è andato, e aveva già a Taranto compreso quale fosse la situazione che si stava sviluppando e la funzione del grande Nichi, il governatore di lì, rispetto ai proprietari dell’ILVA e del disastro assassino Tarantino perché di questo si tratta. Allora adesso io o anche un libro, l’ho già accennato, quello di Giuseppe Candido che sta per uscire, direi, su quel tipo di analisi radicale che quella, qui a Roma, di Massimiliano Iervolino ecc.

C’è quello di Bolognetti in Lucania e, appunto, questo di Giuseppe Candido importante, bello, anche per la Calabria. E a questo punto, torno a dire, bisogna cercare di chiarire, lo chiedo, perché la Bonino, la ministra degli esteri in Lucania arriva lei, lì dove la gente quando non l’ha mai vista gli da’ il 2% in più del plebiscito nazionale, e poi (alle regionali, ndr) ci sono 40 voti preferenziali su 40.000! Mi volete da’ una spiegazione? (…)

Radicali in altre liste? Quando Massimo Bordin chiede se c’è la possibilità che qualche radicale sia presente in qualche lista Pannella risponde:

“Mi pare che sarebbe logico! Perché corrisponde a quello che accadrebbe in molti partiti in casi numerosi. Io non credo che ci saranno casi numerosi ma credo che ce ne saranno di sicuro. … E so che significa, magari, poter essere letti, sappiamo l’importanza di essere nelle istituzioni perché sappiamo usarla non solo per sgovernarle o per fare quella politica che ci porta – in questi 40 cinquant’anni – nella situazione fallimentare del nostro territorio.

(…) È cosa automatica che, se non si verificasse poi se non con eccezioni che confermano la regola, sarebbe un’ulteriore dimostrazione del permanere della diversità radicale come diversità alternativa, socialmente, alle altre.

È naturale e di conseguenza, ho detto, se accadrà il modo eccezionale dimostra in modo positivo la diversità Radicale perché questi naturali istinti dovrebbero fare presenza ancor più evidente nella condizione della “fame” Radicale, concretamente delle difficoltà eccetera.

Quindi fornendo non sono più alibi ma più ragioni non da condividere magari ma ragioni. Però qui mi corre l’obbligo di dire noi una volta abbiamo avuto quando ancora in televisione qualche volta c’andavo una volta che abbiamo avuto 42.000 persone che si sono iscritti; allora mi pare costasse 200mila lire la tessera. …

Siamo molto attenti mi pare che oggi dobbiamo pur sapere che da radio radicale c’è il rischio di saturazione, … diventa un imbuto. Non c’è, attorno, la conoscenza di queste cose.

Io invece voglio credere che proprio questa nostra richiesta, questo nostro preannuncio, quello di fare una cosa più importante che, al limite, fare concorrenza Bonelli, Ingroia o altre cose del genere; e cioè fornire una forza anche di documentazione, che significa ricerca, e ci vuole tempo; perché ci vuole tempo in quanto non ci sono fondazioni che lavorino per noi per far sì che le nostre presenze sulle giurisdizioni internazionali e nazionali possono rappresentare un salto di qualità che faccia conoscere la forma di democrazia reale di adesso rispetto a quella di cinquant’anni fa.

Cioè di fare non, appunto, l’autopsia del corpo, ma fare l’anatomia e vedere quali sono i germi i virus che attaccano la salute e quali la difendono. E può avvenire appunto attraverso anche la sottovalutazione che si ha dell’importanza di riuscire.

(…) Era Loris fortuna che mi aveva colpito quando dicevano i radicali extraparlamentari e lui diceva testualmente: «Io non ho mai conosciuto una forza politica e culturale che abbia tanta capacità di occuparsi delle istituzioni, di nutrirle, di alimentarle, comunque, anche in termini critici di sostegno» e credo che, in effetti, questo ci rappresenti in modo positivo; se pensiamo poi anche le cose che convincevano, oltre a Loris Fortuna, anche Altiero Spinelli, per esempio, nei nostri confronti, ma che in questo momento (tornano d’attualità, ndr); ho detto che sono grato a Radio Radicale che credo l’abbia data due volte questa cosa singolare: vado a Monaco a ribadire, parlo in italiano agli uiguri, per ribadire la nostra posizione, quella del Dalai Lama e di Rebia Kader, in termini durissimi, chiarissimi e, mi pare, anche adesso stiamo vedendo essere accettata dai 50 rappresentanti che erano presenti a questo che era un loro consiglio nazionale e non già un congresso. L’elemento di afflato comune, di comprensione, è stato proprio quando dicevamo che dobbiamo aiutare la Cina a prendere più democratica la situazione anche degli Han oltre che di Pechino. …

Per Pannella, in Italia …

(…) Il processo di putrefazione di questi regimi non democratici che dal 1920, grosso modo con una breve pausa hanno governato il territorio italiano.

Abbiamo oggi un territorio che, in tutte le parti, parla in modo eloquente nel senso che esprime le situazioni patologiche che vengono solo da noi, magari, individuate per curarle mentre abbiamo comportamenti dei vari governatori che avvolte ci sembrano vecchi di quarant’anni. E devo dire c’è una cosa che mi pare importante: intanto questo fatto, veramente, di questa scorpacciata in posta di un uomo, non importa quale; da un mese, nei confronti di uno: il presidente del consiglio. Mentre dibattiti ci sono solo di quelli miseri o miserabili dibattitucci, di liti interne fra loro signori, cioè fra componenti di un’associazione che litigano enormemente. Ho sentito che viene la nostra vecchia osservazione, che avevo fatta già a proposito del peculato, ma abbiamo ridetto poi del falso in bilancio vengono oggi vi evidenziati come – anche tecnicamente – un crimine mentre era stato sostanzialmente depenalizzato di fatto.

Quello a cui assistiamo sono tipiche di chi di un direttivo di Associazioni. Non c’è mai una visione riformatrice che si contrappone. Come nel caso del voto di scambio sul quale c’è un dibattito scandaloso. Gli italiani assistono ad dissensi violenti costantemente come ne condomini votano contro ma governano e sgovernano assieme.

Riferendosi ai grillini, dice:

La partitocrazia ha capito che questi non sono pericolosi perché sul piano della protesta, della denuncia e anche dell’onestà che continua ad esserci dietro, ma non rappresentano un pericolo nella durata perché non sono propositivi. Perché non hanno un’idea del tipo di Stato, diciamo, anglosassone, europeo.

Ignorano i nessi e ci stanno, adesso, tra Stati vecchi all’anglosassone, come punto di riferimento, e il benessere sociale ufficiale anche spesso in buona parte tenendo presente le fasce più povere più umili.

(…) Una cosa mi ha colpito di Renzi: che essendo fiorentino e toscano, Toscana che ha sempre prodotto delle posizioni religiose e ti ha espressa nella storia da quelle savonaroliane a quelle di La Pira o cattolici-liberali o quelle che hanno portato la Toscana a essere una regione governata dal Pci e dai succedanei (…), non ho trovato nessuno tra quanti lo conoscono o hanno conosciuto che abbia detto: “aveva un periodo in cui era convinto …”. Mi pare una caratteristica: è uomo apparentemente agile perché non hai il peso delle convinzioni. La sua convinzione e che è possibile con abilità avere successo”.

Bordin: (…) In Vaticano c’è invece una formula: si trema e si trama.

Pannella: C’è una resistenza contro le riforme di Papa Francesco. (…) Lui non si rende conto che Giovanni Paolo II era andato in Parlamento perché aveva la saggezza per evitare che si accumulassero processi.

Lui non si rende evidentemente conto.

(…) Io dico che noi abbiamo al centro la mobilitazione dell’opinione se esistesse intellettuale dell’opinione conta ma diciamo dell’opinione dando fiducia nella gente comune ma so che a quelli noi non riusciamo in questo momento a corromperli con le nostre cose. Beh, la cosa di Emma Bonino e la cosa del parere del Presidente della Repubblica riuscirei a dirli in tre minuti; è quello che loro, adesso, non vogliono più aprirmi la possibilità di fare questo.

Però, … quello che è essenziale adesso e far udire, scrivere, l’essenziale delle cose che vengono negate in patente violazione del diritto italiano del diritto internazionale che connoti quindi in modo chiaro quello che, purtroppo, il Papa ritiene che sia già chiaro. Invece non è chiaro. (…)

Tendono a distrarre il problema del diritto e dei diritti che poi include quello penitenziario, ma se quello penitenziario non lo inquadri dicendo: guardate che tutti questi, alla fine con noi, adesso, riconoscono che è una misura strutturale che già costringe alla ri-forma. È un fatto che, di per sé è già riforma che non può più essere abbandonata. E questo è quello che non deve essere detto, è questo che non deve essere sentito. Magari preferiscono dibattere su Stefano Rodotà Presidente della Repubblica al posto di questo nostro. (…) Temo, però, che non potremo permettercelo alla lunga che li nostro territorio continui ad essere massacrato, con tutto il suo popolo, come lo è proprio perché un problema di diritto e di diritti negati che si traducono in morti ammazzati, tutto qua. Perché la percentuale, appunto, di malattie dovute, e in modo accelerato, al deterioramento delle possibilità di vita sui territori che noi abbiamo nel nostro Paese; è cosa che può avere l’eloquenza se, a un certo punto, qualche giornale di alta tiratura mostri le percentuali di tumori nei bambini. Queste sono le cose che dobbiamo fare ….

Assieme, aggiunge Massimo Bordin, a una campagna affinché tutti i territori che ne sono ancora sprovvisti, la Campania in primo luogo, si doti di un registro tumori regolarmente accreditato e che, periodicamente, rendano pubblici i dati di mortalità per ciascuna patologia oncologica.

Limk AIRTUM

1 Testo estrapolato dalla Conversazione settimanale di Massimo Bordin con Marco Pannella del 20.04.14 – Trascrizione a cura di Giuseppe Candido

Il link della conversazione settimanale integrale è il seguente: http://www.radioradicale.it/scheda/409096

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Svelatura con brivido all’Affruntata di Sant’Onofrio

un uomo scivola sul selciato travolto durante l'indietreggiare della Madonna

di Franco Vallone

In ogni rituale dell’Affruntata la fase più critica e delicata è la cosiddetta svelatura o svelazione della Madonna. È il momento più veloce e più complesso di tutta la sacra rappresentazione, per le componenti ritualizzate del tramandare, per il passo da coordinare tra i portantini, per l’andatura da sincronizzare in rapporto con le altre due statue presenti sulla scena. L’incontro è il momento più simbolico, un antico rito di passaggio, di superamento di una vera e propria soglia che ridisegna, sulle nostre strade di casa, l’incontro tra il Cristo Risorto e la Madonna Addolorata ammantata di nero. Nella svelazione c’è la vittoria della vita sulla morte e da centinaia di anni, proprio in questo particolare frammento di tempo sacro, vengono assorbiti dalla comunità numerosi segni, simboli interpretati e da interpretare, prelevati dall’accadimento delle cose come elementi di previsione per la vita di tutto l’anno e come documenti da ricordare, testimoni di protezione simbolica e apotropaica per tutto il paese e per tutta la stessa comunità. Il 24 aprile di quest’anno, giorno di Pasqua, anche a Sant’Onofrio un brivido dietro la schiena corre nei tanti che si sono accorti di quanto stava succedendo. Un attimo dopo ed il brivido collettivo si tramuta in urlo che diventa l’urlo di tutti, forza della voce della comunità di Sant’Onofrio che cerca di arrestare il momento critico in atto. Un uomo, componente dell’organizzazione, viene improvvisamente travolto dall’indietreggiare della statua della Madonna e dei suoi portantini, un’azione ritualizzata e consolidata e da sempre prevista dal rito. L’uomo, con la divisa blu e gialla della Protezione Civile, scivola e cade a terra, finisce quasi sotto i portantini e la stessa Madonna, poi, grazie ai riflessi veloci di alcuni suoi colleghi, viene recuperato senza per fortuna gravi conseguenze. Ancora un attimo e subentra la consapevolezza di un incidente superato che poteva provocare la caduta della statua della Madonna e dei portantini. Passato il brutto momento tutto rientra e si risolve con urla di gioia ed applausi, si ripercorre la festosità del rito che si realizza nel pieno della sua secolare bellezza estetica, con la musica della banda, i fuochi d’artificio e migliaia di auguri scambiati, tra vicinanze di paesani e lontananze di parenti emigrati tornati solo per la festa, in una comunità con addosso i simboli e le ritualità che scendono sin nel profondo della storia cristiana.
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Giuda, pentimento e perdono, cose su cui riflettere

di Giuseppe Candido

Pubblicato su il Domani della Calabria del 24 aprile 2011

Nella storia della letteratura e delle tradizione la figura di Giuda è stata riproposta con infinite variazioni. L’orientamento è stato quello di cercare una giustificazione trascendente al suo atto. A sostenere questa tesi, nel 2007 in un’intervista rilasciata a Repubblica, fu il Cardinale Gianfranco Ravasi, già prefetto della biblioteca ambrosiana di Milano, “chiamato” a scrivere, con Benedetto XVI, i testi delle meditazioni lette durante le solenne Via Crucis del Venerdì Santo.

“E’molto probabile” – sostiene Ravasi – “che Giuda abbia tradito per una delusione politica. Lui aveva sognato forse di vedere in Gesù un messia di tipo nazionalistico. Poi vede che quest’uomo scardina le strutture più all’interno che all’esterno. Quello che vuole mutare sono le coscienze degli uomini”. Così Giuda tradisce, poi si dispera e, infine, si toglie la vita. Qualunque atto immaginario ci induce quindi a collocare Giuda, il suicida, nel girone dantesco dei traditori. Ma, suggerisce ancora Gianfranco Ravasi, “Questo non possiamo dirlo come non potremmo mai dichiararlo di nessuno. Nell’assoluto momento di solitudine che è l’istante supremo della morte, quando si è tra il tempo e l’infinito, resta ancora una possibilità di scegliere”. Ravasi scorge, nelle ultime ore della tragedia interiore di Giuda e nello scagliare i trenta denari e che anche Mel Gibson ha rappresentato nella sua Passione, “il fiorire del pentimento”. Un pentimento che, ricorda il giornalista, è sempre “presente nella tradizione cristiana”. Anche Caterina Fieschi Adorno, considerata grande mistica e meglio conosciuta come Santa Caterina da Geneva, racconta della visione in cui le appare Cristo e in cui essa esprime la sua curiosità chiedendo a Gesù: “Che ne è stato di Giuda”. Allora Cristo le risponde sorridendo: “Se tu sapessi che cosa io ho fatto di Giuda …”, dimostrando che Giuda era stato “riassorbito nell’amore redentore di Cristo”. È il filone del pensiero teologico secondo cui, “nel momento ultimo non possiamo mai giudicare quale sia la scelta di una persona”.

La linea che va nella direzione della riabilitazione di Giuda fiorisce nel romanzo Un modesto, modestissimo libro, scritto idealmente dal figlio di Giuda di Jerey Archer. Giuda Iscariota è “strumento di Dio finché si possa compiere il percorso terreno di Gesù, fino alla sua crocifissione. Ma Giuda non è neanche una marionetta “usata da Dio”, in modo “crudele”. Jaques Bosset, vescovo e grande predicatore del ‘600, sosteneva che “Dio scrive dritto nelle righe storte degli uomini” potendo trasformare “un atto negativo in un disegno superiore”. D’altronde è proprio Gesù Cristo che, contro ogni regola di allora e di oggi, introduce la scelta del perdono: il suo ultimo gesto sulla croce è infatti il perdono del ladrone che, convertitosi, dice a Gesù: “Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Dopo Giuda, un’altro malfattore da riabilitare a cui Gesù risponde: “Oggi sarai con me nel regno di Dio”. Potremmo ricordarcelo anche noi, in questi giorni di Pasqua che spesso viviamo tra un’agnello e una colomba, che è il perdono, non la rivendicazione e la vendetta, la vera strada per cambiare il mondo.
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Radicali: Pasqua con sorpresa … nelle carceri

E’ ancora emegenza

di Giuseppe Candido

Pubblicato su “Il Domani della Calabria” del 7.4.2010

Lo ha detto chiaramente il Presidente Napolitano nel suo discorso di fine anno: non sono più tollerabili carceri in cui non ci si rieduca e dove troppo spesso si muore. Lo ha fatto notare “Ristretti Orizzonti”, il giornale dalla Casa di Reclusione di Padova e dell’Istituto di Pena Femminile della Giudecca: “Con la morte del detenuto Emanuele Carbone salgono a 50 i detenuti morti nelle carceri italiane, di cui 15 per suicidio”. Lo scorso anno – ricorda sempre il mensile – i decessi furono 175 di cui 72 per suicidio. Spesso parliamo di abolire la pena di morte nel mondo ma è la pena, così disumana, così afflittiva e insopportabile, che trasforma l’intollerabile detenzione operata in condizioni di ristrettezza disumana, nel suicidio, suicidio di liberazione. La notizia di qualche tempo addietro di due morti nel carcere di Castrovillari non fece grande scalpore sulla stampa. Fu confermata alla parlamentare Rita Bernardini dal Direttore, dottor Fedele Rizzo: “negli ultimi venti giorni, nel carcere di Castrovillari, sono morti due giovani” disse. “Si sono tolti la vita entrambi impiccandosi. Il primo era un un ragazzo cileno di 19 anni, il secondo un calabrese di Morano Calabro di 39 anni”. Oggi l’attualità dei giornali ci riporta di nuovo il caso di un tentativo (per fortuna rimasto tale) di suicidio di un detenuto del carcere di Reggio Calabria: “Lo salva un agente penitenziario”. E’ ancora drammaticamente emergenza carceri: gli agenti di polizia penitenziaria sono in organico sottodimensionato e con un sovra affollamento di detenuti senza precedenti. Oltre 64mila detenuti nelle nostre carceri a fronte di una capienza di 43 mila. Senza contare che il 50% dei detenuti è in attesa di giudizio e si sa, statisticamente, che un terzo di questi risulterà innocente. Un sovraffollamento perlopiù causato dai detenuti per reati connessi ai piccoli traffici legati al consumo di sostanze illegali ed aumentato dopo l’introduzione, come ce ne fosse stato bisogno, del reato d’immigrazione clandestina. Un sovraffollamento per cui l’Italia viene sistematicamente condannata dalla giustizia europea: nel mese di Giugno 2009, nel processo Sulejmanovic contro Italia, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha infatti condannato l’Italia sanzionandola a risarcire, col pagamento di mille euro, il detenuto bosniaco rinchiuso nel carcere di Rebibbia in condizioni incivili per un periodo di tre mesi. Se gli oltre sessantaquattro mila detenuti nelle carceri italiane facessero lo stesso sarebbero da sborsare, per le casse dello Stato, oltre 60 milioni di euro per ogni tre mesi di detenzione in condizioni di ristrettezza di spazi. Se vuoi conoscere il grado di civiltà di un Paese – scriveva Voltaire – visitane le sue carceri. Marco Pannella e i Radicali tutti lo sanno bene questo, lo praticano da sempre e, dopo la grande mobilitazione dello scorso ferragosto con visite ispettive non preannunciate in quasi tutte le carceri d’Italia e che ebbe grande eco sulla stampa nazionale provocando amplia discussione, a Pasqua, i Radicali, ci rifanno. Una delegazione composta da Marco Pannella e dai parlamentari radicali eletti nel PD, Rita Bernardini e Matteo Mecacci, si è recata in visita ispettiva, nel giorno di Pasqua, nel carcere napoletano di Poggio Reale. A darne notizia sono gli stessi deputati Radicali intervenuti, con Marco Pannella pure lui in collegamento telefonico da Napoli, alla consueta conversazione settimanale con Massimo Bordin su radio radicale: “Ogni volta che ritorniamo li – spiega Rita Bernardini – troviamo la situazione peggiorata. Mi auguro, anzi dobbiamo fare in modo perché qui gli auguri bisogna darseli facendo le cose, che il Ministro della Giustizia e il Governo si rendano conto, ormai, che non è più possibile aspettare”. Poi la Bernardini ricorda la situazione generale: “Siamo arrivati, in tutta Italia quasi a 70.000 detenuti e oggi abbiamo trovato una situazione impossibile”.

Dai 9 ai 12 detenuti per cella che, normalmente, ne potrebbero contenere 4: “Generalmente quando andiamo a visitare aprono le celle. Oggi (nel giorno della Santa Pasqua ndr) c’era pochissimo personale per cui abbiamo dovuto salutare i detenuti attraverso le sbarre. Dai 9 ai 12 detenuti in celle che ne potrebbero contenere 4” … “Detenuti molto frustrati, consapevoli che, purtroppo, non c’è, almeno al momento, qualcosa che li possa far tornare a sperare”. Poi la Bernardini snocciola i dati: a Poggio Reale che è un carcere con capienza di 1200 detenuti ce ne erano, nel giorno di Pasqua, 2.737. Oltre 1500 la capienza massima e con una situazione di organico carente degli agenti: “Centinaia in meno rispetto alla pianta organica”. Per non parlare della sanità che “non esiste”: “Ho trovato – spiega ancora l’Onorevole Rita Bernardini – finalmente ricoverato in centro clinico un detenuto che, durante la visita fatta in campagna elettorale, avevamo incontrato in cella col catetere”. “Se Alfano vedesse con i suoi occhi si renderebbe conto che deve varare in fretta quel provvedimento” riferendosi esplicitamente al decreto che, se varato, consentirebbe, ai detenuti con pene inferiori ad un anno, di scontare ai domiciliari il resto della pena. Matteo Mecacci racconta di una situazione tremenda e il particolare dell’applauso strappato ai detenuti da Marco Pannella a sostegno degli agenti che, con sacrificio, avevano consentito l’incontro coi detenuti in condizioni così difficili. E, per la Pasquetta ovviamente sempre a sorpresa, si preannuncia la visita nel carcere siciliano dell’Ucciardone a Palermo o, forse, in quello di Reggio Calabria nel quale, comunque, sarebbe il caso di farla una visita per capire perché si tenta di liberarsi con la morte.

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La Pasqua nella tradizione popolare calabrese: Canti e suoni della Settimana Santa

di Filippo Curtosi e Giuseppe Candido

Canti e suoni della Settimana Santa nel teatro della Fede in Calabria tra riti cattolici e Greco-Bizantini.

Maffiusu i Pasca” era inteso (e forse lo è ancora) colui che con eleganza esagerata alla domenica mattina di Pasqua per la messa o alla sera della stessa giornata andava in giro odoroso di lavacri e rifulgenti di “panni novi di Montalauni” coi capelli inchiodati all’indietro sulla testa cosparsa di brillantina “Linetti”.

Chi ricorda le luminarie natalizie o l’allegria burlona del carnevale, preceduta dall’ortodossia della Quaresima?

Raffaele Lombardi Satriani, nel 1929 pubblicò a Catania una “Farsa di Pasqua”

Coraìsima

Sona,catarra,ca vogghiu abballari,

Su’ Coraiesima e fimmana d’onuri,

Nu misi e mienzu vi fici addinuiari,

Nà minestriedda cu pocu sapuri,

La sira cu ‘na sarda ha da passari

Ma vue nun mi chiemate donna ‘ngrata,

Nd’aviti vue satizza e soppressata.

Scorda catarra ca vogghiu cingiri,

Su’ Coraìsima e mi nde debbu andari,

Pè mmia ‘on cc’è rimediu,debbu finiri,

La Pasca si sta ttutta prisintari!

Primavera

Eu sugnu primavera e puortu spanti

De rosi e de li xuri l’alimenti,

Cantanù l’aceduzzi d’oggi avanti,

E bui,signori,stati allegramenti.

Pasca

Eu sugnu Pasca, persona festanti,

Portu rinfreschi e boni festi sempri;

Sugnu stata luntana di ‘sti canti

Mò mi risorvu a videre la genti.

Vi potiti cammàrari d’oggi avanti

Cuomu già è statu, ’ccussì sarà sempri

E’ Pasqua dunque! Festa ricca di simbologie. Dalla Domenica delle Palme, passa attraverso i riti della Passione e della morte e finisce nel gaudio della Resurrezione.

In Calabria la “Pasca” era nel vissuto religioso popolare che non muore mai e la Chiesa ufficiale poco o nulla poteva fare per quei riti che davano e danno luogo a forme di teatralizzazione che risalgono alla notte dei tempi.

A Pizzo, Domenica delle Palme, finita la messa con la benedizione delle palme e dell’ulivo, in processione si raggiungeva la piazza e precisamente presso una colonna nella quale vi erano incise le parole latine “Intacta Iacui- Percussa Steti” sormontate da una croce di ferro per farvi appendere una croce di notevoli dimensioni fatta da rami di ulivo. La gente con gli stessi rami di ulivo più o meno grandi menava o meglio percuoteva e contro la croce e contro il povero cristo. Con il tempo questa usanza andò perduta assieme alla colonna. Quello che non fece il terremoto del 1668 riusci invece alla violenza dell’uomo.

A Vibo Valentia, così come in molti altri centri della Calabria, il clou della settimana santa era ed è l’Affruntata che culminava con la “sbilata” davanti alla chiesa delle Clarisse o “Monacheie”.

A Tropea la cosa più bella era la cantata della Resurrezione di Alessandro Manzoni tradotta in dialetto tropeano dal Francesco Tranfo, “Cantore” della Cattedrale di Tropea, latinista importante, docente di greco e latino nel seminario di Tropea a metà dell’800, autore di molte interessanti pubblicazioni.

Rimbeniu e nci fici a la morti lu Signori:

e ruppiu li porti i pici e vinciu lu Redentori,

li Iudei e lu sacc’io,

e lu juru subba a Dio

ca Gesù risuscitò.

Rimbeniu e lu sciancau

lu linzuolu a morza a morza;

rimbeniu e lu votau,

senza mancu mu si sforza,

lu coverchiu di nu fiancu

comu a nu ‘briacu stancu

lu Signori smarinò. …

….Quantu fici alla morti

si lu vidi: ma chi nd’è

di lu ‘mpelici piccaturi!

non s’abbidi di lu mali e di l’erruri!

Ah, cu spera nt’o Signori c’u Signori si ndi va!

In tutta la Calabria, da Capo Spartivento a Laino Borgo si sentiva il clamore assordante delle troccole, delle batole, delle raganelle, matraccasse, batacchi lignei o di ferro che evocavano i colpi di martello sui chiodi inflitti al corpo crocifisso. Le campane erano legate, mute, in lutto fino al momento della Resurrezione. Non si mangiava, non si parlava, non si faceva il bucato, non si lavorava, non ci si pettinava, non si tesseva. Un silenzio senza folclore, un silenzio tombale perché la morte del verbo, dice il presidente dei Direttori delle Confraternite, Umberto Tornabene, evocava l’oscurità, il vero punctum dolens, il Venerdi Santo. Si pregava e si cantava il Miserere, le parole come sonorità, intonate in forme di laudi dai cantori come il Can. Francesco Tanfo da Tropea. Fino a qualche anno fa questi canti e queste musiche venivano tramandate oralmente da generazione in generazione perché saldamente legati alla tradizione popolare del territorio a metà come dire tra teatro popolare e processione itinerante. Nel vibonese, un canto religioso popolare, pubblicato da Luigi Bruzzano direttore della rivista “Calabria” del 1892 dove le rappresentazioni duravano tutta la settimana, si cominciava all’alba e continuava fino alla processione notturna illuminata da lampade ad olio s’intonava” LU RIVOGGIU”, ovvero l’orologio:

Spiritu Santu mio, datimi aiutu,

mu mi risbigghiu stu senzu nsenzatu,

havi gran tempu che su surdu e mutu,

di nuja cosa mi ndi aju approfittatu;

cu l’ajutu di Dio l’ha criatu.

Su rivoggiu quantu nd’ha patutu,

sona vintiquattruri ed è spiratu.

A li vintiquattruri ha dimandatu,

di la sua affitta matri la licenzia;

ora ca vinni lu tempu passatu

avimu di fari l’urtima partenza,

a cu na lancia mi aviti tiratu,

Ieu resto, Matri affitta e di vui senza.

A li vintitri uri s’accummenza

Cristu facia la cena a chija ura,

chija grandi umirtagna non si penza,

si vota Cristu cu n’amuri pura;

giustizia di notti a chija ura

sutta specie di pani, lu nostru Redentori.

Nci suttamisi cu nu veru amuri

pe ijri mucca di li peccatori:

Cu lu si ricivi giustu e cun amuri

e di lu Paradisu professori,

e cu si lu ricivi comu Juda pena

dintru lu mpernu tutti l’uri.

Duna principiu Cristu a li dui uri

nta li monesti l’apostuli fari,

nci predicava cu nu veru amuri,

mentii c’a Iuda lu volia sarvari:

Juda c’avia lu cori traditori, o

ra venia e penzava li dinari,

mo penzamuci tutti, peccatori,

Cristu no dassa modu chi nno paga.

A li tri uri Cristu jia adurari,

la passioni sua nci stava accortu,

principia a chija ura nseparari

fina chi Jesu nd’ha rivatu all’ortu.

Lu Patraternu nci misi a pregari

n’Angialu nci calava pe comportu,

lu calaci e la cruci e cosi amari,

lu Patraternu già lu vozi mortu.

A li quattruri Cristu stando all’ortu,

la sua passioni penzava e bidia,

penzava all’agonia, poi s’era mortu,

sudava sangu, la terra abundia,

E li Judei nci stavanu accortu

avanti li Judei Juda venia,

chiju chi patu pe nturtu,

o peccatori, lu patu pe tia.

A li cinc’uri Cristu s’avvidia;

E Juda avanti la turba ha gridatu:

Juda lu vasu a li judei nci icia:

Pigghiativi a Cristu, vi l’haju mostratu.

E li Giudei cascare nta chija via,

quando lu nomi di Jesu è spalisatu

Iju li guarda e mori d’agolia

pe pagari nci dannu lu peccatu.

A li sei uri Cristu fu ligatu

Cu li mani d’arredu, e la turba s’affanna,

Giacumu e Petru l’hannu abbandonato,

San Giuvanni chi lu seguita e no parra.

Cu boffuli e catini trascinatu

e fu levatu a lu palazzu d’Anna,

Jà è statu di Marcu schiaffiate

Mpacci sputatu, ntortu a la condanna.

A li sett’uri la turba s’affanna,

Cristu no potia cchiù, era stancu e lassù;

Grida la turba e Cristu si condanna

e si condanna a li mani di cafassu,

Cafassu sti palori nci domanda:

Tu non ssi giustu rè, ca si rè farzu,

Ssi’rè der celu e di nujatra vanda,

Ssi rè di morti, nci dissi Cafassu.

A otturi no motti dari nu passu

ca jera la turba mal’attrattatu

fu levatu ntà na staja,

stancu e lassu, di li capiji fi ntravulijatu

caluru li schiavi cu cori di sassu

cu l’unji la sua carni hannu scarnatu;

Iju li guarda cu lagrimi di spasu

pe n’aviri piatà l’hannu abbendatu.

A li nov’uri Cristu fu negatu,

di l’amatu discipulu c’avia;

canta lu gajiu e Petru l’ha negatu,

canta lu gajiu e Petru s’avvidia;

perdunu cerca di lu so peccatu,

ntrà li soi occhi dui cannali avia.

A li deci uri Cristu no mpotia

e fu levatu ncasa di Pilatu,

Pilati sti palori nci dicià:

Di Rodi aviti statu condannatu.

A undici uri a Rodi fu levatu

e Rodi mu nci parra disijava,

ma Rodi restau scumunicatu

avvertimi Cristu, e non ‘nci parrava,

cu na candita vesti lu pigghiaru

e nici la misaru e di pacciu lu trattaru,

pacciu era Rodi chi tantu ha penzatu,

cu na vesti jianca a li genti ha mustratu.

A dudici uri la Matri ha arrivatu,

a Jesu lu tornare a Pilatu;

la cara matri arredu a li porti stava,

vidi a so’ figghiu spostu, assulatu.

Allura forti la turba ha gridatu

ca vonnu a Gesù Cristu condannatu:

Ora Pilatu: sta condanna nci damu,

nci damu na frusta e poi lu liberamu?

Subitu la frusta nci hannu preparatu

tornaru di novu a battari li torni,

condanna, tantu forti malattrattatu,

volia chi finissaru li jorni.

E la Madonna li torni guardava,

stramori di duluri e poi torna,

spini pungenti a na spaja minare.

A li trdici uri fu misi nculanna,

di fora lu guardava la Madonna,

guardava e sentia nu gran doluri,

pregava lu Patraternu pemmu torna,

mu campa ncani e pemmu pati nchiuni.

Nci affannava la turba in chiji jorni,

fari na curuna di chiji spini crudi,

spini pungenti a na dura colonna.

Fu ncurunatu a li quattordici uri.

Ora si parra di li quindici uri;

ora si dici lu quantu e lu comu:

Pilatu s’affacciu di lu barconi

nci lu mustra a lu populu: acciomu!

Nci dissi Pilatu a chiji aggenti crudi:

Nui si lu libaramu fussi bonu.

Tutti gridare: a la cruci signori.

Si leva Pilatu e si chiudi tonu,

ha persu di la facci lu decoru,

ho ch’è venuta la Grà Onnipotenza!

Oh Ternu Patri chistu è to’ figghiolu:

ho ch’è riduttu a tanta penitenza!

E’ scrittu lo so’ nomi a sidici uri:

E’ condannatu a morti la sentenza.

A li dicessetturi ogn’omu penza:

O chi doluri chija Matri avia!

Vidia aso’ figghiu a tanta penitenza,

levava la cruci ncoju e nà potia,

di laminari faci violenza,

tanti voti cadia in chjia via.

Doluri ntisi la Grandi Onnipotenza

quando abusaru e jettaru a Maria.

Quando a Munti Carvariu nci jungia

a Jesu lu nchianaru a strascinuni,

e li soi caji ruvinati avia,

penzava li fragelli cu doluri.

E la sua vesti mbiscata l’avia,

nci la tirare cu herrabii e guruni;

la cara Matri nchiovari sentia.

Fu sposti ncruci a li diciottt’uri.

E poi arzau l’occhi a diciann’ovuri,

cu n’amuri perfetta, amuri veru,

Niu di cori nd’amamu, o peccatori,

vi vogghiu liberari di lu mpernu;

Patri perduna a si crucifissuri,

ca su pacci e no hannu sentimentu.

A li vent’uri fici testamentu,

a Giovanni la Matri sua dassatu avia,

Iju li spiriti soi li jia perdendu

ed Iju ancora patiri volia.

Prestu sizziu dissi a u mumentu,

feli e acitu preparatu avia;

nci lu dezeru a Jesu e Iju mbivendu

e cunzumatu mesti iju dicia.

Penzamu li doluri di Maria

chi restau Matri, scunsulata e sula,

gurdava la cruci e spirari vidia

a so’ figghiu, sonando vintun’ura.

Si vota e bidi natra tirannia:

e lu lancino na lanciata nci duna,

nci moviru li petri di la via,

scuraru li stiji, lu suli, la luna.

Giuseppi d’Arimatia nci dissi a chija ura:

O Nicotemu, chistu è nomu bonu,

nci scipparu li chiova e la curuna

e nci levare a Maria mortu di tuttu,

e la Madonna trovadusi sula di cori lu ciangia

cu chianti ruttu, novu lanzolu e nova siportura.

A li vintiquattruri fi nsapurcu.

Ora ch’è dittu lu rivoggiu tuttu,

mi compatisciti si dissi difettu,

chiju chi dissi lu dissi pe mortu

ca no’ ca lu lejivi ca no fu scrittu.

Cu ama lu Signori veru e giustu

lu paradisu si pigghia di pettu,

cui mpeccatu stavi e non è giustu

e chista cosa si sapi pè certu”.

Buona Pasqua, se potete.


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