di Giuseppe Candido
Qualcuno mi racconta che i Radicali sono ormai “una forza politica marginale” e, per questo, alle ultime elezioni politiche hanno avuto il risultato che hanno avuto: un misero 0,2 per cento. Familiari, amici, in realtà me lo ripetono da qualche anno, sin dalle elezioni regionali del 2010, quando in Calabria arrivammo allo 0,5. A volte, scoraggiato, sono quasi stato tentato di dar loro ragione. Tuttavia c’è un “però” degno di nota che forse aiuta tutti a capire il perché non solo della debacle del Partito Radicale in cui milito da oltre dodici anni ma anche della situazione dell’illegalità italiana sotto molti profili.
Siamo condannati dall’Europa da trent’anni al ritmo di 200 sentenze all’anno per l’irragionevole durata dei processi e, per le carceri, la Corte europea dei Diritti dell’Uomo lo scorso 8 gennaio ci ha condannato a risarcire 7 detenuti per una detenzione che vìola i diritti umani con trattamenti inumani e degradanti che scavalcano la nostra stessa legge fondamentale: la Costituzione. Poi c’è l’illegalità italiana, anche questa sistemica, sulla situazione della gestione dei rifiuti che ci regala sanzioni annue da parte europea da capogiro. E c’è l’illegalità di una evasione fiscale diffusa associata a una corruzione altrettanto sistemica. Eppure, tra queste e altre situazioni d’illegalità italiana, ce ne una, altrettanto importante per un Paese democratico che forse consente di spiegare anche l’ultimo risultato elettorale di questa forza politica che però esiste da oltre cinquant’anni senza mai essere stata coinvolta in scandali e ruberie di alcun tipo.
È l’illegalità del sistema delle comunicazioni ormai sancita definitivamente in “Nome del Popolo italiano” da sentenze anche queste passate in giudicato, ma che quasi nessuno racconta. Dal 2010 noi Radicali veniamo sistematicamente discriminati dalla Rai illegalmente. Dopo una battaglia legale durata 3 anni, lo scorso 2 maggio 2013 il Tar del Lazio, con la sentenza n°4539, ha ordinato perentoriamente all’Agcom di adempiere entro 30 giorni, altrimenti nominerà Commissario. Secondo la sentenza l’Agcom, l’autorità che dovrebbe garantire la pluralità nell’informazione radiotelevisiva con la quale principalmente si forma il consenso politico, risulta aver eluso una precedente sentenza del novembre 2011 con cui lo stesso giudice amministrativo aveva annullato la delibera di archiviazione dell’esposto radicale. Nel dare ragione all’associazione Lista Marco Pannella, difesa dall’avvocato Giuliano Fonderico, e il cui leader è in sciopero della fame e della sete anche per chiedere che venga rispettato il diritto dei cittadini di conoscere le 12 proposte referendarie lanciate lo scorso 16 giugno a Napoli, il Tar ha sottolineato i vizi alla base del provvedimento con cui l’Agcom aveva archiviato l’esposto radicale e, di fatto, “legalizzato” la condotta della Rai, la quale aveva negato qualsiasi presenza dei Radicali nelle trasmissioni Ballaro’, Porta a Porta e Annozero, marginalizzandoli anche nei telegiornali.
Nel provvedimento ormai definitivo si legge che “Dall’esame della Sentenza n.8064/11 emerge che il Tribunale ha ritenuto la legittimazione al ricorso in capo all’Associazione Politica Nazionale Lista Marco Pannella che può “essere ricompresa tra i <soggetti politici> di cui all’art.7, comma 2, lett.c), del d. lgs. n. 177/05 e tra i <gruppi rappresentati in Parlamento> di cui all’art.45, comma 2, lett. d) del d. lgs. citato in riferimento ai quali deve attivarsi il potere di vigilanza dell’Autorità intimata nei sensi evidenziati nel presente contenzioso”. E ancora: Il TAR “Ha ritenuto che in relazione alla considerazione del tempo di antenna sui tre Tg, non è stata fornita alcuna motivazione in ordine alle modalità con cui esponenti politici sono stati considerati tout court equiparabili agli altri soggetti politici nei confronti dei quali era stato effettuato raffronto privi di rappresentanti presenti nel Parlamento nazionale d’europeo considerata la peculiare situazione dell’associazione nazionale lista Marco Pannella, sopra Richiamata anche al fine di ritenere la legittimazione attiva della promozione del presente gravame; In quest’ottica l’autorità avrebbe dovuto considerare la fattispecie peculiare e motivare con argomentazioni idonee in ordine alla conclusione che accomunava l’associazione in questione con altri soggetti politici privi di accordi di tale tipo e quindi effettivamente privi di esponenti eletti nel Parlamento nazionale ed europeo, Al fine di valutare situazioni analoghe di talchè il collegio ha rilevato La carenza di motivazione in ordine all’indicazione dei criteri seguiti dall’autorità nel comparare situazioni invece indubbiamente diverse per ragioni oggettive nel caso di specie attestate dal su ricordato accordo politico con il partito democratico”. Porta a Porta, Ballarò e Annozero, hanno fatto un po’ come hanno voluto proprio autorizzate dall’agcom, auto determinandosi a non accogliere le segnalazioni di esponenti radicali per la loro assenza.”
In buona sostanza, il TAR Lazio, ha censurato la motivazione in base alla quale l’Agcom ha equiparato i Radicali a soggetti politici privi di rappresentanza parlamentare nonostante, dal 2008, avessero 6 deputati e 3 senatori, senza peraltro considerare che “una serie di partiti realmente privi di rappresentanza parlamentare fossero stati comunque molto presenti nei programmi Rai”, come ad esempio gli esponenti di SEL, il cui leader stentava a dividersi tra i vari programmi politici d’approfondimento.
Ma la violazione del diritto si perpetua: come nelle carceri i trattamenti inumani e degradanti sono ormai “sistemici” e si perpetuano anche nei confronti degli operatori che in quei luoghi lavorano, nel campo dell’informazione l’illegalità del sistema radiotelevisivo italiano prosegue e, anche sui referendum è negata ai cittadini l’informazione. Oggi, Marco Pannella, è in sciopero della fame e della sete per chiedere che sui temi dei dodici referendum, e su quelli della giustizia, siano dati adeguati spazi di informazione. Un digiuno di verità cui si oppone con la nonviolenza un digiuno dei cibi solidi e liquidi. Perché ad essere violati – ricordiamolo per non apparire velleitari – non sono solo i diritti dei soggetti politici discriminati. Ad essere violato è, in primo luogo, il diritto dei cittadini di essere informati e quindi di poter conoscere per deliberare.