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“Non c’è più una questione Giustizia”?

di Giuseppe Candido

In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016 il Ministro della Giustizia Andrea Orlando è intervenuto con un proprio discorso sia il 29, a Roma, presso la Cassazione sia il 30 presso la Corte d’Appello di Palermo. Il virgolettato tirato fuori dal sito di Repubblica ed attributo al ministro Orlando è il seguente: “Non c’è più una questione giustizia“.

Siccome così Andrea_Orlando_daticameranon è per il Partito Radicale i cui esponenti e militanti sono intervenuti in quasi tutte le Corti di Appello per sottolineare proprio la gravità e l’urgenza della “questione giustizia“, Rita Bernardini, sul suo profilo Face Book, citando il Ministro ‪#‎AndreaO
rlando‬
che ha tra i suoi amici in modo che lo stesso si accorgesse del post, ha scritto:

“Caro Andrea Orlando, dimmi che non è vero: non hai veramente detto che in Italia non c’è più una questione giustizia?”.
Dopo qualche minuto e un centinaio di “mi piace” arriva anche il commento dal profilo ufficiale del Ministro della Giustizia Andrea Orlando:

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#Labuonascuola VS #Scuola e #Democrazia. #IOSCIOPERO il #5Maggio

Contro questa politica, che danneggia la scuola pubblica e l’interesse collettivo, docenti, studenti e lavoratori” – sostiene il giudice Ferdinando Imposimato – “devono mobilitarsi per una nuova Resistenza“. Partiamo da qui per spiegare le ragioni dello sciopero?

di Giuseppe Candido

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Legalizzare per sconfiggere la ‘ndrangheta, lo dice l’antimafia

Rita Bernardini, in sciopero della fame dal 4 marzo per chiedere allo Stato e al Governo di dare ascolto al messaggio di Napolitano e discutere un provvedimento di amnistia e indulto anche mirato ai reati legati alle droghe leggere, ha iniziato la sua quarta disobbedienza civile “specifica” per la cannabis terapeutica e ha piantato, sul suo balcone romano, ben 50 piantine di marijuana (anche se nessuno ne parla) con la finalità, dichiarata, di cederle ai malati che ne hanno diritto. Ma è davvero lungo l’elenco delle disobbedienze di Rita e la sua fedina penale altrettanto nutrita di condanne, assoluzioni e prescrizioni.

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Suicidi in cella in cella. Il silenzio. La notizia sono i commenti su FB

Suicidio al carcere di Opera a Milano. Il Sappe lancia l’allarme per le condizioni inumane delle carceri, ma per Repubblica.it la notizia diviene un’altra. La versione online del quotidiano diretto da Ezio Mauro, mercoledì 18 febbraio, pubblica un articolo a firma di Giuliano Foschini e Marco Mensurati, col titolo in bella evidenza su alcuni commenti usciti sulla pagina di Face Book di un sindacato di polizia penitenziaria titolando: “Suicidio in carcere, atroci commenti di alcuni agenti su Fb: Uno di meno ”.

di Giuseppe Candido

Pubblicato il 19/01/2015 su Cronache del Garantista Continua la lettura di Suicidi in cella in cella. Il silenzio. La notizia sono i commenti su FB

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Realtà deformata

di Maria Elisabetta CUrtosi

 

La televisione cominciò a muovere i primi passi sperimentali poco prima della seconda guerra mondiale, per poi affermarsi alla fine degli anni Quaranta, aprì sicuramente una nuova fase del giornalismo. L’informazione o meglio ala comunicazione delle notizie per mezzo delle immagini nel tempo cosiddetto “reale” cioè la telecamera lo registra e lo trasmette in “tempo reale” che tiene conto di passaggi dal filtro politico a quello giornalistico così l’immagine che giunge all’occhio dello spettatore può essere assolutamente deformata. Ma è quell’immagine a diventare realtà, perché è quella stessa immagine che diventa “ fonte d’informazione” per il giornalista-scrittore, tenuto lontano dagli avvenimenti.

 

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Renzi e il PD al 40,8% alle europee per Pannella non sono una sorpresa

 

Tutti sanno che la televisione è in grado di influenzare i consensi elettorali. Ma pochi sanno che c’è una corrispondenza biunivoca diretta tra “quanto” vai in televisione e quanti voti prendi poi alle elezioni. Se a una forza politica viene impedito di andare in televisione, di fatto la si uccide. La si cancella completamente dalla scena politica

PannellaTurcoBettoBeltrandi
Un momento durante la conferenza stampa del 6 luglio 2014

Durante la conferenza Stampa tenuta da Marco Pannella e Gianni Betto, (erano presenti anche Maurizio Turco e Marco Beltrandi) tenuta dalla sede del Partito Radicale in via di Torre Argentina a Roma, sono stati resi pubblici i dati sul sistema radiotelevisivo in Italia elaborati da Centro d’Ascolto e relativi alle trasmissioni Rai.

Ecco il dossier dei Radicali curato da Gianni Betto, direttore del Centro d’Ascolto dell’informazione radio televisiva.

I Radicali in TV e la prova dell’anti democrazia italiota

Nella classifica per ascolti degli ultimi 12 mesi nelle trasmissioni RAI Pannella è al 349 posto (su 529 presenze).

Pannella mai presente negli ultimi 12 mesi nelle seguenti trasmissioni RAI:

Porta a porta; Domenica In l’Arena; Unomattina estate; Unomattina; Virus ilcontagio delle idee; La vita in diretta; 2next Economia; Agorà; Ballarò; Report; In 1/2 ora; Tg; Linea notte; Telecamere; Che tempo che fa.

 

Nell’ultimo anno, fino alle elezioni europee, i cittadini hanno potuto conoscere iniziative e proposte dei Radicali per lo 0,5% degli ascolti consentiti ai cittadini dai Telegiornali delle reti RAI.

Su oltre 40miliardi di ascolti, quelli consentiti ai Radicali sono stati 217milioni in 37minuti su quasi 80 ore complessive di interviste a esponenti politici e istituzionali.

Ascolti televisivi e risultato elettorale Europee 2014

Nelle analisi degli ascolti consentiti ai cittadini attraverso telegiornali e trasmissioni delle reti del servizio pubblico negli ultimi 2 mesi prima delle elezioni Europee abbiamo sempre riscontrato come i cittadini per il 70% degli ascolti hanno potuto conoscere 5 componenti politico istituzionali.

Precisamente: PD,membri di Governo, M5S, Forza Italia e Premier Renzi.

Abbiamo anche detto che la libertà che il cittadino italiano ha di esprimere il proprio voto è solo teorica dal momento che il voto dei cittadini è direttamente proporzionale alla possibilità di informarsi, conoscere, approfondire, giudicare e quindi esprimere il proprio consenso.

Partito PD % ascolti 41,1 Risultato elettorale 40,8

Partito M5S % ascolti 14,6 Risultato elettorale 21,1

Partito FI % ascolti 13,4 Risultato elettorale 16,8

Partito Lega % ascolti 4 Risultato elettorale 6,2

Partito NCD % ascolti 3,6 Risultato elettorale 4,4

Partito TSIPRAS % ascolti 4 Risultato elettorale 4

Riepilogo classifica ascolti consentiti Renzi, Berlusconi e Grillo

Da Ottobre 2012 a febbraio 2013

Berlusconi 2° posto per ascolti consentiti, Grillo 9°, Renzi 13°

Dalle primarie PD a Renzi premier

Berlusconi 2° posto per ascolti consentiti, Grillo 5°, Renzi 6°

Dal premier Renzi alle Euroee 2014

Renzi 1°, Belusconi 2°, Grillo 3°

Matteo Renzi

I primi interventi in voce e citazioni di Matteo Renzi nei Tg Rai sono dell’ottobre 2012, quando, da sindaco di Firenze ha inizio la campagna “rottamatori”.

Dai primi interventi fino alle elezioni politiche del febbraio 2013, in circa 4 mesi, Renzi diviene il secondo esponente politico del PD per ascolti consentiti preceduto solo dal segretario Pierluigi Bersani e al 13° posto per ascolti consentiti ai cittadini nei Tg Rai con 509milioni di ascolti, pari all’1,7% del totale degli ascolti dei soggetti politici e istituzionali in 167 interventi o citazioni.

Le primarie

Nel periodo che va dalle elezioni 2013 (febbraio 2013) alle primarie (dicembre 2013), Matteo Renzi è al sesto posto nella classifica degli ascolti degli esponenti politici istituzionali e primo tra gli esponenti del PD per ascolti consentiti ai cittadini. 804 interventi o citazioni per un totale di 2,4miliardi di ascolti, pari al 3% degli ascolti totali.

Dalle primarie a Premier

Nei 70 giorni dopo le primarie fino all’incarico di Governo, Matteo Renzi è l’esponente politico istituzionale più presente nei telegiornali delle reti RAI. 1miliardo di ascolti, pari al 5,4% del totale in 337 interventi in voce o citazioni, 12% del tempo totale degli interventi politici e istituzionali.

Le europee 2014

Nei mesi successivi, fino alle elezioni Europee, sale ancora la percentuale di ascolti consentiti ai cittadini per Matteo Renzi, ora Presidente del Consiglio. 6% di ascolti consentiti per 1,4miliardi di ascolti, prima posizione nella classifica in 478 interventi o citazioni. 21% del tempo tra gli esponenti politici e istituzionali nei Tg RAI.

Beppe Grillo

I primi interventi e citazioni di Beppe Grillo nei Tg Rai risalgono alla fine di settembre 2012.

Dalle prime apparizioni televisive fino alle elezioni del febbraio 2013, in 4 mesi, i cittadini italiani hanno potuto conoscere Beppe Grillo in voce attraverso gli stralci (scelti dalle redazioni) dei suoi interventi in comizi e manifestazioni o attraverso citazioni, tanto da risultare, da zero, in quattro mesi, al 9° posto nella classifica per ascolti consentiti ai cittadini degli esponenti politici e istituzionali.

In particolare, in 4 mesi, i cittadini hanno potuto conoscere idee e proposte di Beppe Grillo attraverso 248 interventi in voce o citazioni, con ascolti totali pari a 780milioni corrispondenti al 2,6% del totale.

Seguendo la stessa tempistica dettata dai media rispetto alle primarie PD, nel periodo che va dalle elezioni politiche alle primarie stesse Beppe Grillo risulta al terzo posto nella classifica per ascolti consentiti con 871 interventi in voce o citazioni, per un totale di 2,7miliardi di ascolti pari al 3,5% del totale. Sopra di lui soltanto il premier e Silvio Berlusconi.

Nei 70 giorni che vanno dalle primarie del PD all’incarico di Governo di Matteo Renzi, Beppe Grillo nei telegiornali RAI è al 5° posto per ascolti consentiti ai cittadini con 628milioni di ascolti pari al 3,2% del totale, attraverso 191 interventi in voce o citazioni.

Nel periodo che va dall’inizio del Governo Renzi alle elezioni Europee, gli ascolti consentiti ai cittadini di Beppe Grillo sono saliti a 940milioni pari al 4% del totale in 300 interventi, ponendolo al 3° posto nella classifica per ascolti, dopo Renzi e Berlusconi.

Di seguito il link alla conferenza stampa del 6 luglio.

http://www.radioradicale.it/scheda/415847

 

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#Radicali chiedono dimissioni di Renzi e denunceranno danno erariale

Non è più tollerabile che sia a rappresentare il governo italiano, oggi, proprio coloro che sono mobilitati contro la CEDU

La riunione è stata convocata dai Radicali, proprio il 28 maggio quando è scaduto l’ultimatum della Corte europea dei Diritti dell’Uomo sulla sentenza Torregiani, per discutere se “sollecitare le dimissioni da Presidente del Consiglio il grande Renzi”.

Per Marco Pannella che aveva preannunciato la riunione alle 10 e 30 dai microfoni di Radio Radicali, il motivo è molto semplice:

 

Pannella, i Radicali e lo scontro tra Stato di Diritto, Diritti Umani e la Ragion di Stato in Italia
Pannella, i Radicali e lo scontro tra Stato di Diritto, Diritti Umani e la Ragion di Stato in Italia

Abbiamo, adesso, un Presidente del Consiglio italiano che rappresenta ufficialmente una posizione anti CEDU, perché la CEDU ci ha indicato termini ma anche obiettivi precisi e, soprattutto, anti Presidente della Repubblica e i suoi atti formali come grande magistrato, il più alto magistrato della Repubblica italiana in termini di diritto. Credo che dovremo svolgere -aveva aggiunto Pannella- anche i motivi formali per i quali non è più tollerabile che sia a rappresentare il governo italiano, oggi, proprio coloro che sono mobilitati contro la CEDU e contro le posizioni e le statuizioni del nostro presidente della Repubblica

 

In realtà, poi, quello che viene realmente discusso è se chiamare in causa Presidente del Consiglio e Ministro della Giustizia (anche precedenti) per danno erariale provocato dalle continue omissioni e non azioni, relativamente all’altro aspetto delle violazioni dei diritti umani per cui l’Italia è pluri condannata: l’eccessiva lentezza dei processi e la conseguente (e ormai anche questa sistemica) violazione del diritto ad avere un processo in tempi ragionevoli.

I risarcimenti ottenuti dai cittadini italiani negli anni, in virtù della ex legge Pinto (Legge 24.03.2001 n° 89) per l’eccessiva durata dei processi prevedendo norme per l’adeguata riparazione economica da parte dello Stato che non è in grado di garantire una giustizia tempestiva.

La legge dice chiaramente, all’articolo 1, che ”

chi ha subìto un danno patrimoniale o non patrimoniale per effetto di violazione della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, ratificata ai sensi della legge 4 agosto 1955, n. 848, sotto il profilo del mancato rispetto del termine ragionevole di cui all’articolo 6, paragrafo 1, della Convenzione, ha diritto ad una equa riparazione

Eque riparazioni che, annualmente, costano ai cittadini italiani la bellezza di 500 milioni di euro.

Deborah Cianfanelli @dCianfanelli - Direzione Nazionale Radicali Italiani
Deborah Cianfanelli @dCianfanelli – Direzione Nazionale Radicali Italiani

Dopo l’annuncio, nel pomeriggio, poi, durante la riunione al Partito Radicale sull’eventuale richiesta di dimissioni da presidente del consiglio Renzi, l’avvocato Deborah Cianfanelli della Direzione Nazionale spiega il perché, secondo il suo parere, questa iniziativa sia estremamente importante  (intervista andata in onda su Radio Radicale nella serata alle 21) e, per farlo, cita la risposta ottenuta alla richiesta di uno specifico parere, dal Procuratore capo della Sez. Regionale Lazio della Procura generale della Corte dei Conti del Lazio, Raffaele De Dominicis: i danni erariali causati da comportamenti di malagiustizia saranno oggetti di attenta valutazione e potranno determinare l’apertura di un’inchiesta giudiziaria.

 

“Innanzitutto -spiega Cianfanelli anche in risposta a chi obietta la comprensibilità da parte dei cittadini dell’iniziativa che, in pratica, vuol citare Renzi e il governo per il danno erariale arrecato alle casse dello Stato- quest’iniziativa non vedo perché non dovrebbe essere comprensibile dalla maggior parte dei cittadini. Non sottovalutiamoli. Le cose basta spiegarle nel modo più chiaro possibile e in termini meno tecnici e giuridichesi.
Il danno erariale non è altro che un danno che viene causato all’economia nazionale, e quindi riguarda tutta la collettività. Non è che dobbiamo considerare i cittadini italiani come li considerano gli altri partiti ossia degli stupidi cui gli diamo € 80 in busta paga di elemosina e si scorgono tutto e tutti gli altri problemi.

Stiamo parlando di danni economici enormi. Quindi, si spieghiamo alle persone che vogliamo denunciare i responsabili dello Stato, a partire, appunto, dal presidente del consiglio al ministro della giustizia, ai ministri della giustizia anche precedenti e ai presidenti del consiglio precedenti, e chiunque per la sua competenza di partecipazione alla reiterazione costante di recidiva di questi comportamenti che hanno portato l’Italia ad essere il paese più condannato in Europa con la Turchia e la Serbia per quanto riguarda le carceri.
Non vedo perché non dovrebbero comprendere che gli vengono offerti € 80 come elemosina mentre gli vengono rubati miliardi, in quanto, come abbiamo avuto modo di evidenziare già nel 2007, la commissione tecnica per la finanza pubblica indicava in 500 milioni di euro all’anno il rischio economico dello Stato per le future e probabili condanne ex legge Pinto.
Quindi questa stima di 500 milioni di euro annui che è già superata di per sé dai calcoli fatti dalla Banca d’Italia che ne stima il danno economico di questi risarcimenti nella misura dell’1% del Pil; non vedo per quale motivo i cittadini non dovrebbero immediatamente recepirla nella sua gravità.
E questi erano dati che già venivano diffusi nel 2007. Dopodiché sappiamo che hanno chiuso la possibilità di accedere a questi dati e sappiamo che queste future e probabili condanne così definiti allora sono stato altro che probabili. Sono attuali e a questi si vanno a sommare anche tutti i procedimenti conseguenti risarcimenti sulla situazione delle carceri. Quindi, quello che c’è da spiegare i cittadini per rendere comprensibile e ritengo molto popolare quest’iniziativa è proprio che questo danno va ad influire sull’economia di tutti.
È uno dei motivi per cui l’economia dell’Italia non può rilanciarsi.
In riferimento alla coesione del partito, chi ritiene che prima di fare una qualunque iniziativa sarebbe necessario di dare coesione al partito io dico che ritengo che proprio su quest’iniziativa potrà essere ritrovata la coesione del partito perché può riunire la collaborazione dei due fronti. Stiamo discutendo e perdendo energie, ribadisco, da troppo tempo e da troppi anni su chi, come me, è più propenso a vedere come la battaglia, come lotta principale, quella della giustizia, probabilmente anche perché per mie competenze personali sono più portata ad affrontare un’analisi che uno studio su questi settori e altri che, per loro competenze e preparazioni, sono più propensi e portati ad analizzare la situazione del nostro paese, dello specifico del nostro paese, da un punto di vista più strettamente economico. Io non ho mai denigrato queste battaglie. Posso dire che magari posso parteciparvi più a traino. Non posso essere io motrice di queste però l’apporto anche per la stesura di questo esposto che mi accingo a. Predisporre e che limiterò al più presto a disposizione sia importante l’apporto anche di chi ha maggiori competenze dal punto di vista dell’economia. Perché questa racchiude veramente tutto e della dimostrazione di come la mala giustizia interagisca, preferisca e causi un danno economico e può essere analizzato anche da un punto di vista di esperti più economici e giuridici. Quindi ritengo che possa essere anche e proprio questa la lotta che possa ridare commissioni al partito.
Volevo rileggere per rendere ridotti anche i partecipanti a questa riunione allargata e magari non hanno sentito, non hanno vinto ancora questa notizia in merito all’esposto alla procura generale della corte dei conti. Sia io che Marco abbiamo scritto e preso contatti con Angelo Raffaele de Dominicis e il procuratore capo della sezione regionale Lazio presso la corte dei conti e illustrato, personalmente gli ho mandato una sintesi più sintesi che potessi, l’idea dell’esposto che intendiamo fare. E ha risposto oggi. Io gli ho riscritto chiedendo di poter divulgare e rendere pubbliche queste sue parole che ritengo molto importanti e che vorrei rileggere. Non ho ancora avuto una sua autorizzazione a prenderli ovviamente per la stampa però nella nostra riunione penso che sia necessario.>>

Rita Bernardini a questo punto la interrompe dicendole che la riunione allargata e anche in diretta da RadioRadicale.

<< E allora per il momento magari evito. Però diciamo che alla richiesta di un parere ha fatto sapere che non ritiene fondato e che potrebbe quindi aprirsi un’inchiesta giudiziaria in questo senso. Abbiamo una forte possibilità di poter far scoppiare finalmente questo grandissimo scandolo. Non so se è l’ultima, magari ce ne inventeremo tutti quanti insieme anche delle altre. Cronologicamente è l’ultima idea. Personalmente mi è venuto questo flash>>
A questo punto interviene Pannella per dare a Deborah Chan fanelli un’importante informazione: << il comunicato -dice Pannella- che tu per il momento ritenevi opportuno non leggere in realtà attraverso RadioRadicale e stato letteralmente reso pubblico e di conseguenza vorrei invitarti visto che questo è accaduto visto che sono poche righe di grande chiarezza se mai di ripeterle. Credo che non sia solo opportuno ma anche corretto.>>

L’avvocato Debora Cianfanelli allora legge la mail ricevuta da De Dominicis in richiesta di un parere:

<<I motivi che anticipano il contenuto dell’esposto per danno erariale causato da comportamenti di malagiustizia saranno oggetti di attenta valutazione e potranno determinare l’apertura di un’inchiesta giudiziaria. L’onorevole Marco Pannella mi ha trasmesso un voluminoso dossier che tratta la stessa materia. Spero di poter agire nell’interesse della giustizia e del nostro non molto fortunato paese. Molti Cordiali saluti, Raffele de Dominicis>>.

Poi l’avvocato Cinfanelli si rivolge a Marco:

<<Il dossier che marco ha allegato, non so bene se si tratti di quello sulla giustizia o quello sulle carceri che è stato inviato a Strasburgo …>>

E Pannella interrompendola le dice: <<Tutti e due. Per non sbagliare…>>.

Debora Cianfanelli, allora prosegue:

<< Perfetto, perché saranno le sintesi di entrambi questi dossier che formeranno le basi di questo esposto. Tutti i dati che sono lì contenuti dimostrano la flagranza criminale del nostro Stato, la reiterazione e il menefreghismo di tutti i massimi vertici che andremo a citare, di fronte a tutti gli auspici, gli interventi, gli inviti più o meno formali provenienti dalle giurisdizioni internazionali, dalle giurisdizioni nazionali e dallo stesso presidente della Repubblica. Ritengo che non ci sia da aver timore di stuzzicare un conflitto tra le istituzioni dello Stato, ma che questo sia proprio il momento in cui un conflitto tra queste istituzioni vada sollecitato proprio per far tornare queste istituzioni, che sono ormai sono soltanto istituzioni criminali, e lo dico anche in diretta radio radicale, perché hanno causato e stanno causando con questi malfunzionamenti, con il menefreghismo, con il mancato rispetto della legalità, della giustizia, del diritto del nostro Paese che è sempre stato la culla della diritto da Beccaria in poi.

E il caso Italia è collegato a questo. Quindi io la ritengo -proprio questa idea- riassuntiva, il concentrato di Ianni delle nostre lotte e di quelle future. Un estremo tentativo di urlare la necessità di riportare le istituzioni, tutte quante, nella legalità, nel rispetto della legalità. Pertanto se è per arrivare questo, a provocare uno scontro tra queste istituzioni, ben venga! E quindi penso che non dovremmo avere nessun timore di affrontare questo che può essere coesivo per il partito >>

Giuseppe Di Leo
Giuseppe Di Leo

Per Giuseppe Di Leo, giornalista vaticanista di Radio Radicale, prima ancora dei “conflitti istituzionali tra i poteri, in politica c’è un momento che precede questo potenziale conflitto istituzionale di poteri. Ed è il conflitto di concezioni sul Potere”.

Per il vaticanista radicale, la proposta di Marco Pannella di chiedere le dimissioni di Renzi e di denunciare il danno erariale arrecato per le non azioni e le omissioni del governo e dei governi precedenti, “si incunea in una ferita molto aperta e ancora sanguinante, perché” – spiega ancora Di Leo – “quando lui (Marco Pannella, ndr) chiede le dimissioni al recentissimo trionfatore – almeno secondo i dati apparenti – … non è riducibile, a mio modo di vedere, soltanto al fatto di lasciare una poltrona, quanto piuttosto – ed è qua il significato dirimente lancinante della denuncia di Marco – quanto la disponibilità a dismettere quella visione della politica che tradisce la stessa formazione di Renzi. Perché nell’analisi di queste ultime quarantotto ore del successo di Renzi mi hanno colpito quelle tre, quattro analisi fatte da esponenti che provengono da storiche culture politiche del ‘Novecento. Ieri è uscita – prosegue Di Leo – un’analisi di Cirino Pomicino (sul Foglio, ndr) il quale ha detto  che il giovane Renzi deve dimostrare di essere erede della cultura politica di (Giorgio, ndr) La Pira e di Giuseppe Lazzati“.

Lasciando perdere per un momento La Pira, Giuseppe Di Leo si sofferma a notare che Lazzati è lo storico Rettore della Università Cattolica che Marco (Pannella, ndr) conosce bene e di cui è avviato anche il processo di beatificazione e che al suo 75° compleanno i suoi allievi hanno scritto un volume in onore di; trent’anni fa:Paradoxa Politeia, il modo paradossale della Politica. Un volume in cui, per Di Leo,

<< Si mette in sintesi il punto di vista di Lazzati che era uno studioso di Sant’Agostino, della Patristica (la filosofia degli antichi patres, ndr) del pensiero politico della tarda latinità e in cui si dice: la crisi dei sitemi politici deriva nel momento in cui, come insegnava Agostino d’Ippona, i regimi politici non rispettano la legge che si sono dati e diventano “magna latrocinia”. Questa è l’espressione di Sant’Agostino>>.

Poi Di Leo conclude il suo intervento dicendo che:

“Lo sforzo del partito più anziano del panorama politico italiano non sia tanto quello di occuparsi della teoria dell’organizzazione, perché allora ci limiteremmo soltanto a una visione di conflitto di poteri. Che di per sé può essere utile, ma secondo me in questo momento può essere anche solo riduttivo, quanto alla teoria del fatto. E cioè, sfidare Renzi a riscoprire la propria cultura politica”.

Testo a cura di Giuseppe Candido.

A questo link, le opinioni di alcuni costituzionalisti intervistai da Radio Radicale

http://www.radioradicale.it/le-richieste-di-dimissioni-di-renzi-lopinione-dei-costituzionalisti

Per riascoltare e rivedere la riunione straordinaria clicca sul link sottostante:

Riunione straordinaria sulla richiesta di dimissioni al Presidente del Consiglio Matteo Renzi di Marco Pannella

Sullo stesso argomento puoi ascolta anche le interviste su RadioRadicale.it all’avvocato Deborah Cianfanelli sulla questione.

Carceri: i radicali annunciano una denucia alla Corte dei Conti per danno erariale. Intervista a Deborah Cianfanelli

Dossier radicale sulle carceri al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa – Intervista a Deborah Cianfanelli

Verso il 28 maggio 2014. Una sempre più prepotente urgenza

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#Carceri: #Parlamento sovversivo, @MarcoPannella incontra il Presidente della Repubblica ma l’Italia non se ne accorge

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Marco Pannella, 25/12/2013, III marcia per l’amnistia

Una delegazione del Partito Radicale guidata da Marco Pannella, con Rita Bernardini e Maurizio Turco, è stata ricevuta da Giorgio Napolitano, ma per colpa di un’informazione disattenta l’Italia del regime non se ne può accorgere.

“Il Parlamento è sovversivo, ha un atteggiamento di sovversione dinnanzi ad affermazioni indiscutibili da parte dei massimi organi magistrali italiani e internazionali”.

A dare la notizia è lo stesso Marco Pannella durante una conferenza stampa tenuta nella sede del partito radicale subito dopo l’incontro.

“Il Presidente ci ha incontrato”, dice Pannella, “riproporre gli interisti della presa di posizione che grazie a Giuseppe Rossodivita, e io con lui, abbiamo proposto come diffida formale dell’ordinamento italiano e, adesso, successivamente, anche come denuncia formale che potremmo già definire quello che noi riteniamo, in termini strettamente tecnici, il regime italiano in questo momento stia opponendo formalmente, in modo naturale visto che il crimine è naturale in uno stato e da sessant’anni e antidemocratico, contesta e cerca di sabotare l’esercizio ex cattedra dei massimi poteri e delle massime responsabilità magistrali del nostro Paese, fra i quali quelli, appunto, del Presidente della Repubblica. E, invece, fra gli uni, gli altri e gli altri, ormai è chiaro che c’è questo comportamento tecnicamente, lo ripeto, sovversivo e di sovversione dinnanzi ad affermazioni indiscutibili di legalità da parte dei massimi organi magistrali italiani e internazionali per, appunto, riuscire a tornare in un paese nel quale si affermino diritto e nonviolenza, democrazie e non antidemocrazia violenta di stampo come potevano essere gli stampi nazisti, fascisti e perché no stalinisti anche”.

Quando puoi Alessio Falconio gli chiede esplicitamente “che tipo di interlocuzione” ci sia stata con il presidente della Repubblica, Marco Pannella risponde:

“Devo dire che ci conosciamo abbastanza a partire da antiche riflessioni, di antiche scelte, di antiche diversità, oggi credo che davvero, per esempio, su questa nostra proposta di dare corpo, a livello tecnico, ha un comportamento patologico del regime italiano che tende a distruggere rapidissimamente tutto quello che, a livello massimo delle massime magistrature non solo italiane ma anche europei e forse anche internazionali, noi siamo oggi, qui, incaricati di difendere, mentre invece altrimenti lo stanno travolgendo col ritmo del calcio balilla che caro al nostro presidente del consiglio”

Trascrizione a cura di Giuseppe Candido
A questo link la conferenza stampa di Marco Pannella al termine dell’incontro col Presidente

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Liberi.Tv … al via il 2° Congresso, completamente online, dell’associazione di promozione sociale per la libertà d’informazione

II Congresso Liberi TV
II Congresso Liberi TV

Dal 14 al 18 maggio prossimi … ovviamente e rigorosamente …”on line”.

A darcene notizia è Marco Marchese,  redattore della web tv libera e completamente on line diretta da Gianni Colacione ed edita dall’Associazione telematica di promozione sociale, LiberiTV di cui è presidente in carica, Riccardo Cristiano, già membro del Comitato nazionale di Radicali Italiani.

In particolare, l’associazione telematica presieduta da Cristiano – come si legge nella pagina del sito web – “promuove iniziative a difesa della libertà d’informazione per la libera circolazione delle idee, l’accessibilità e l’usabilità di internet, attraverso la progettazione e la realizzazione di attività di carattere informativo, culturale, editoriale, politico e di fornire servizi di ricerca, edizione e produzione nel campo dei media audiovisivi e internet“.

Il tema del congresso, certamente molto interessante in questi tempi di dispar-condicio così evidente del sistema radiotelevisivo italiano, è rubricato sotto al titolo:

Libertà di informazione: quali prospettive, quali nuovi spazi, quali nuovi format, verso la web tv di servizio

Per gli organizzatori, sarà “un’esperienza unica e fra le poche in Italia, poiché tutte le fasi congressuali saranno svolte online garantendo tutti i diritti dei congressisti, esattamente come se ci si trovasse in un luogo d’incontro fisico, ma senza spostarsi”.

Come si legge nella pagina del sito appositamente dedicata al II Congresso dell’associazione, la partecipazione di tutti gli iscritti sarà garantita attraverso un sistema video collegamento on line.

Di seguito un interessante convegno seguito e integralmente registrato dall’associazione Liberi Tv, con il fine di renderlo disponibile on line …

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Informazione, democrazia e l’overdose mediatica del turbo premier. Ecco le previsioni per le europee in base ai dati di ascolto

Una propaganda così il regime fascista con le sole radioline non la sognava neanche. Per chiunque guardi un la televisione in questi giorni è evidente il bombardamento mediatico che subisce con Renzi che sta in casa del popolo italiota ogni momento.

(a cura di Giuseppe Candido)

Democrazia, conoscenza e informazione sono direttamente collegati e strettamente interconnessi. Pure nella giurisprudenza. Per la Corte Costituzionale, infatti,

«L’esistenza di un servizio radiotelevisivo pubblico, cioè promosso e organizzato dallo Stato (…) nell’ambito di un sistema misto pubblico-privato, si giustifica … solo in quanto chi esercita tale servizio sia tenuto ad operare non come uno qualsiasi dei soggetti del limitato pluralismo di emittenti, nel rispetto, da tutti dovuto, dei principi generali del sistema (…), bensì svolgendo una funzione specifica per il miglior soddisfacimento del diritto dei cittadini all’informazione e per la diffusione della cultura, col fine di “ampliare la partecipazione dei cittadini e concorrere allo sviluppo sociale e culturale del Paese”, come si esprime il citato art. 1 della legge n. 103 del 1975. Di qui la necessità che la concessione preveda specifici obblighi di servizio pubblico (…) e imponga alla concessionaria l’obbligo di assicurare una informazione completa, di adeguato livello professionale e rigorosamente imparziale nel riflettere il dibattito fra i diversi orientamenti politici che si confrontano nel Paese, nonché di curare la specifica funzione di promozione culturale ad essa affidata e l’apertura dei programmi alle più significative realtà culturali.»1

Vi sembra che in questi anni al tema carceri e giustizia, nel nostro Paese, sia stato dato un’adeguata informazione sulle diverse proposte politiche in campo?

E la carta stampata – com’é noto da tempo anche in giurisprudenza – è assai diversa dalla televisione che riesce ad entrare nelle case di tutti i cittadini. Per la stessa Corte Costituzionale, infatti,

«La televisione “per la sua notoria capacità di immediata e capillare penetrazione nell’ambito sociale attraverso la diffusione nell’interno delle abitazioni e per la forza suggestiva della immagine unita alla parola, dispiega una peculiare capacità di persuasione e di incidenza sulla formazione dell’opinione pubblica nonché sugli indirizzi socio-culturali, di natura ben diversa da quella attribuibile alla stampa.»2

Non garantire a tutte le forze politiche un’adeguata presenza televisiva, significa quindi limitarne fortemente l’incisività della proposta politica. “Conoscere per deliberare”, motto che Luigi Einaudi volle a faro guida della sua azione sembra invece assai poco conosciuto al sistema dell’informazione radiotelevisiva italiota.

I dati del Centro d’Ascolto dell’informazione radiotelevisiva diretto da Gianni Betto non lasciano dubbi. Del resto già in passato il Centro ha evidenziato la stretta correlazione tra presenze televisive e risultato elettorale.

Nel periodo 1-20 aprile 2014, tra i primi 20 esponenti politici e istituzionali in voce nelle 120 edizioni di Telegiornali Rai, al primo posto c’è ovviamente il turbo premier Matteo Renzi con 155 milioni di ascolti consentiti, 52 interviste per un tempo complessivo di 37 minuti e 21 secondi, pari al 7% degli ascolti. Al secondo posto, stranamente da quanto si potrebbe immaginare, c’è Beppe Grillo che con i suoi 122 milioni di ascolti avuti nei primi 20 giorni d’aprile, 34 interviste e un tempo di 15 minuti e 49 secondi, si conquista il 5,1% degli ascolti consentiti ai politici italiani.

Al terzo posto dei politici graditi ai TG RAI troviamo Angelino Alfano (106 milioni di ascolti, 35 interviste, 16.41 secondi, pari al 4,8%). Al 4° posto c’é il Ministro Padoan con 65 milioni di ascolti consentiti pari al 3% del totale e a cui segue Giovanni Toti (FI) con 62 milioni di ascolti(2,8%), 18 interviste, 5 minuti e 32 secondi. Al 6° posto della classifica dei politici nei telegiornali c’è poi il buon Matteo Salvini che con 51 milioni di ascolti consentiti raggiunge il 2,3% degli ascolti nei tg. Per trovare Silvio Berlusconi nei TG d’aprile bisogna arrivare al 7° posto: a lui – pregiudicato – sono stati concessi 49 milioni di ascolti (pari al 2,2%), 17 interviste per un totale di 7 minuti e 7 secondi di parola. Subito dietro però c’è Renato Brunetta con 46 milioni di ascolti (2,1%), 16 interviste in 5 minuti e 31 secondi. Seguono Paolo Romani (43 milioni di ascolti, 1,9%) e Lorenzo Guerini (42 milioni di ascolti, 1,9%), mentre Nichi Vendola all’undicesimo posto della classifica con 39 milioni di ascolti viene comunque prima del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al quale, nei TG, è stato dato un tempo di 3 minuti e 12 secondi con 34 milioni di ascolti pari all’1,5% del totale.

La Classifica della dis-parcondicio continua sino al 20° di Giorgia Meloni. Di Marco Pannella o Emma Bonino nei tg, fino al 20 aprile, non c’è traccia. Ora Marco Pannella, magari, avrà un po’ recuperato dopo l’intervento alla aorta addominale che ha messo a rischio la sua salute e la telefonata di Papa Francesco. Ma stiamo sempre parlando dello zero virgola.

Dati pubblicati dal Centro d'Ascolto relativi ai primi 20 giorni di aprile
Dati pubblicati dal Centro d’Ascolto relativi ai primi 20 giorni di aprile

E anche se si fa riferimento ai dati relativi ai partiti e alle forze politiche, ci si accorge che l’informazione pubblica radiotelevisiva italiota adotta disparità di trattamento sistematiche, formando l’opinione pubblica piuttosto che informandola. Di 2.201 milioni di ascolti nei TG, al PD sono stati consentiti ben 398 milioni di ascolti pari al 18,1% del totale. 349 milioni a PDL-Forza Italia (15,8%), 346 milioni al Governo (Ministri e sottosegretari – 15,7%) e 345 milioni al Movimento 5 Stelle (15,7%), altri 155 milioni di ascolti li ha avuti Matteo Renzi come Presidente del Consiglio (in promessa continua). Il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano ha avuto 85 milioni di ascolti, 74 milioni la Lega Nord, 70 milioni SEL, 46 milioni il Presidente del Senato, 45 milioni d’ascolti per Fratelli d’Italia, 42 milioni per Scelta Civica, 34 milioni al Presidente delle Repubblica, 31 milioni d’ascolti (1,4%) all’Unione di Centro, 17 milioni al Centro Democratico, 15 milioni a Unione Europea, mentre solo 5 milioni di ascolti ciascuno per la Destra di Storace e Futuro e Libertà (0,2%) che precedono i Radicali con 4 milioni di ascolti consentiti pari allo zero virgola due, appunto.

Non ci sono stati ascolti per l’Italia dei Valori né per il Partito Socialista Italiano di Riccardo Nencini.

Sulla base di questi dati è facile fare previsioni su chi arriverà primo e chi invece è a rischio di non farcela a superare il quorum del 4%: partiti come Unione di Centro, Centro Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà eccetera, sembrerebbe impossibile che possano farcela se la gente non ne conosce neanche la proposta politica. Idem, ovviamente, per i Radicali che ha fatto bene Pannella a voler fuori da queste elezioni che è sempre più difficile definire democratiche e plurali.

La “classifica”, è bene precisarlo ancora una vota, è fatta non sul mero minutaggio, ma sui dati riferiti agli “ascolti consentiti ai cittadini”, intesi come prodotto del tempo di presenza nei TG per gli ascolti. Assai diverso è infatti andare due minuti nei telegiornali durante l’edizione a pranzo o cena, piuttosto che in quella della notte quando ad ascoltarti sono pochissimi e di una determinata fascia d’età.

Per capire come funziona l’illegalità dell’informazione radiotelevisiva italiota, però, è necessario fare un passo indietro.

A maggio 2013 il Tar del Lazio, con la sentenza n°4539, aveva ordinato perentoriamente all’Agcom di adempiere entro 30 giorni, altrimenti avrebbe nominato un Commissario. Secondo la sentenza del TAR l’Agcom, l’autorità che dovrebbe garantire la pluralità nell’informazione radiotelevisiva, risulta aver eluso una sentenza precedente del novembre 2011 con cui lo stesso giudice amministrativo aveva annullato la delibera di archiviazione dell’esposto radicale. Nel dare ragione all’associazione Lista Marco Pannella, il Tar sottolineò i vizi alla base del provvedimento con cui l’Agcom aveva archiviato l’esposto radicale e, di fatto, “legalizzato” la condotta della Rai, la quale aveva negato qualsiasi presenza dei Radicali nelle trasmissioni Ballarò, Porta a Porta e Annozero, marginalizzandoli anche nei telegiornali.

A questo link la sentenza del Tar Lazio che rimase inapplicata perché l’AGCom no fu commissariata nonostante non abbia mai ottemperato al dispositivo del TAR http://www.almcalabria.org/?p=4703

Negli ultimi giorni l’Agcom ha richiamato La 7 e il telegiornale di Enrico Mentana per “eccesso di minutaggio dato al Presidente del Consiglio”.

Ma è evidente che serve la conoscenza tempestiva dei dati della disparità di trattamento altrimenti la verifica del pluralismo, come giustamente sosteneva Vincenzo Vita su Il Manifesto, “è obbiettivamente impossibile e le sanzioni e i riequilibri arriveranno postumi”.

1 Corte costituzionale, sentenza n. 284 del 2002

2 Corte costituzionale, sentenza n. 148 del 1981

 

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