Tutti gli articoli di Franco Vallone

A Vibo Marina, Pizzo e Francavilla Angitola concluse le manifestazioni per la Festa della Gente di Mare in onore di San Francesco di Paola

di Franco Vallone

Si sono svolte, nei giorni scorsi, le manifestazioni per la 18° Festa della gente di mare che per l’edizione 2011 hanno interessato le location di Vibo Marina, Pizzo e Francavilla Angitola. Uno dei momenti principali della festa è stata l’accoglienza ufficiale, presso il molo del porto di Vibo Marina, del pattugliatore d’altura “Luigi Dattilo”- CP 903, sotto il comando di Francesco Bove. Per l’occasione era presente alla cerimonia la signora Carlotta Dattilo, figlia di Luigi, Medaglia d’argento al Valor di Marina e madrina della nave al momento del varo. Hanno fatto gli onori di casa il capitano di fregata, Luigi Piccioli, comandante della Capitaneria di Porto di Vibo Marina, la sua vice Romanazzi, il comandante Domenico Malerba, della Guardia Costiera di Pizzo, il comandante Fausto De Caria, della Guardia Costiera di Amantea. Graditissimo ospite Giuseppe Galdoporpora, responsabile della confraternita di Benincasa di Vietri sul Mare, luogo dove è custodita la Sacra Reliquia della “Salvietta” di San Francesco da Paola. Presenti alla cerimonia il tenente colonnello della Guardia di Finanza, Giovanni Legato; una delegazione del Comune di Francavilla Angitola con il sindaco Carmelo Nobile, il vice sindaco, Antonella Bartucca e l’assessore Angelo Curcio e una folta delegazione dell’Associazione Marinai di Pizzo. Commovente il momento della consegna di un prezioso mosaico artistico raffigurante la “Nave Luigi Dattilo messa sotto la protezione di San Francesco di Paola” e realizzato dai giovani della cooperativa “La Voce del Silenzio” di Pizzo diretta da Adriana Maccarrone . Un gruppo di giovani della cooperativa, guidato da Francesco La Torre, direttore del centro di riabilitazione psichiatrica di Pizzo, ha proceduto alla consegna del mosaico nelle mani del comandante Bove, dopo la benedizione da parte del parroco di Vibo Marina, Saverio Di Bella. Il giorno successivo si è svolta la tanto attesa e tradizionale traversata, da Marina di Pizzo al Lido Colamaio 2, a bordo di barconi, gommoni e motovedette scortati dalla nave “Luigi Dattilo”. Filippo Di Francia , parroco di Pizzo Marina, ha benedetto la statua di San Francesco e la “Barchetta” a bordo dei barconi. Alla traversata hanno partecipato anche alcuni devoti calabro-australiani provenienti da Melbourne, luogo dove il santo paolano è molto venerato. Durante la traversata una doverosa sosta in ricordo del giovane subacqueo napitino, Giorgio Stingi, tragicamente scomparso proprio in quel tratto di mare. Allo sbarco è stata pronunciata la preghiera del marinaio con la benedizione e il lancio in mare di una corona d’alloro in onore di tutti i caduti. A Olivara di Francavilla Angitola, presso il viadotto di San Francesco di Paola, sono stati consegnati riconoscimenti a Lucrezia Galati da Sant’Onofrio e a Concetta Ciliberti Pungitore di Francavilla Angitola e al termine della cerimonia sono stati conferiti i Crest commemorativi realizzati dall’artista Giuseppe Farina. La “Festa della Gente di Mare ” organizzata , grazie all’impegno di Vincenzo Davoli, Gianfranco Schiavone e Giuseppe Pungitore, curatori del sito internet www.francavillaangitola.com, di Giovanni Bianco, e Emanuele Stillitani, della Proloco di Pizzo, di Franco Di Leo del Centro Italiano Protezione Civile di Pizzo, di Francesco La Torre , responsabile del reparto di Riabilitazione Psichiatrica di Pizzo, di Adriana Maccarrone, presidente della Cooperativa Sociale “La Voce del Silenzio” Onlus di Pizzo, con il sostegno del Vescovo di Mileto, dei Padri Minimi e del clero diocesano, di varie associazioni di volontariato e protezione civile e con la collaborazione della Guardia Costiera, enti e autorità civili e religiose, risulta essere, secondo gli organizzatori, la più importante festa della gente di mare organizzata in Italia.

 

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Il Circolo del Cinema “Lanterna Magica” a Roma per la prima di Tatanka

il regista Giuseppe Garibaldi

Il regista Giuseppe Gagliardi:“presto sarò a Pizzo per presentare il film”.

É stata una serata in “prima fila”, e davvero memorabile, quella vissuta dal presidente e da alcuni componenti del Circolo del Cinema “Lanterna Magica” di Pizzo. Antonietta Villella, Vera Bilotta e Magda Primerano, di ritorno da Roma, appaiono emozionate per quella che è stata una “partecipazione ufficiale” alla prima nazionale di “Tatanka”, film del regista calabrese Giuseppe Gagliardi. Tatanka, uscito in questi giorni in 190 sale cinematografiche di tutta Italia, è un film forte e prorompente che trova ispirazione dal racconto “La Bellezza e l’Inferno” dello scrittore Roberto Saviano. Un lavoro filmico interessante che ha come traccia le palestre di pugilato della Campania viste come luoghi di resistenza ai clan. Il regista ha girato con uno stile tutto personale e con il montaggio di Simone Manetti ed in questo film, (opera che si potrebbe definire del
“neo-neorealismo”), ci sono ritmi velocissimi e serrati, forti colori, forti sapori e anche rumori forti, dove “i pugni che si sentono sono veri”, precisa lo stesso Gagliardi. E poi c’è il l’utilizzo del dialetto come lingua che esalta il linguaggio del discutere quotidiano e comune di un luogo, dove c’è gesto, gergo e metafora (tanto che si è deciso di sottotitolare il film). La colonna sonora, che da qualcuno è stata già definita ipnotica, è scritta da Peppe Voltarelli, fraterno amico di Gagliardi, da sempre suo compagno di giochi filmici e sonori. Gagliardi, il giovane regista di Saracena, è molto legato al circolo del cinema di Pizzo dove più volte è stato ospite assieme allo stesso Voltarelli. Il regista ha tenuto molto alla presenza del Circolo di Pizzo a Roma dove il film è stato presentato, al Cinema Barberini, alla presenza di tanti giornalisti, attori e personaggi dello spettacolo. Antonietta Villella, Vera Bilotta, Magda Primerano e Maria Laura Fiumara, si sono dette entusiaste del bellissimo film e dell’accoglienza avuta dal regista che, nonostante fosse occupato con numerosi cronisti e fotografi, con la simpatia di sempre le ha ringraziate pubblicamente in conferenza stampa per aver presenziato a questa speciale occasione culturale. In sala, al Barberini, anche Francesco Maria Primerano, attore pizzitano che ha avuto un ruolo nel film e l’immancabile Voltarelli, ed è stato come rivivere una delle serate di Pizzo, al Circolo del cinema, con i due ospiti inseparabili a fare da mattatori. Poi, alla fine, prima dei saluti, la promessa dello stesso regista: “quanto prima sarò a Pizzo per la proiezione e la presentazione di Tatanka”.

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Svelatura con brivido all’Affruntata di Sant’Onofrio

un uomo scivola sul selciato travolto durante l'indietreggiare della Madonna

di Franco Vallone

In ogni rituale dell’Affruntata la fase più critica e delicata è la cosiddetta svelatura o svelazione della Madonna. È il momento più veloce e più complesso di tutta la sacra rappresentazione, per le componenti ritualizzate del tramandare, per il passo da coordinare tra i portantini, per l’andatura da sincronizzare in rapporto con le altre due statue presenti sulla scena. L’incontro è il momento più simbolico, un antico rito di passaggio, di superamento di una vera e propria soglia che ridisegna, sulle nostre strade di casa, l’incontro tra il Cristo Risorto e la Madonna Addolorata ammantata di nero. Nella svelazione c’è la vittoria della vita sulla morte e da centinaia di anni, proprio in questo particolare frammento di tempo sacro, vengono assorbiti dalla comunità numerosi segni, simboli interpretati e da interpretare, prelevati dall’accadimento delle cose come elementi di previsione per la vita di tutto l’anno e come documenti da ricordare, testimoni di protezione simbolica e apotropaica per tutto il paese e per tutta la stessa comunità. Il 24 aprile di quest’anno, giorno di Pasqua, anche a Sant’Onofrio un brivido dietro la schiena corre nei tanti che si sono accorti di quanto stava succedendo. Un attimo dopo ed il brivido collettivo si tramuta in urlo che diventa l’urlo di tutti, forza della voce della comunità di Sant’Onofrio che cerca di arrestare il momento critico in atto. Un uomo, componente dell’organizzazione, viene improvvisamente travolto dall’indietreggiare della statua della Madonna e dei suoi portantini, un’azione ritualizzata e consolidata e da sempre prevista dal rito. L’uomo, con la divisa blu e gialla della Protezione Civile, scivola e cade a terra, finisce quasi sotto i portantini e la stessa Madonna, poi, grazie ai riflessi veloci di alcuni suoi colleghi, viene recuperato senza per fortuna gravi conseguenze. Ancora un attimo e subentra la consapevolezza di un incidente superato che poteva provocare la caduta della statua della Madonna e dei portantini. Passato il brutto momento tutto rientra e si risolve con urla di gioia ed applausi, si ripercorre la festosità del rito che si realizza nel pieno della sua secolare bellezza estetica, con la musica della banda, i fuochi d’artificio e migliaia di auguri scambiati, tra vicinanze di paesani e lontananze di parenti emigrati tornati solo per la festa, in una comunità con addosso i simboli e le ritualità che scendono sin nel profondo della storia cristiana.
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Venerdì Santo: La donna con le Stigmate a Briatico

di Franco Vallone

Briatico, paese della provincia di Vibo Valentia, ore 15.00 di ieri, venerdì santo 2011. Il rione è il più antico del paese, proprio alle spalle del calvario a tre croci ancora allestito con palme e rami d’ulivo benedetto. Lei, la signora dalla pelle rosea con le stigmate rosse e scure è a letto, incosciente di tutto ciò che le succede attorno, dentro una delle piccole case basse del rione. La sua casa è aperta, la porta spalancata al mondo che una volta l’anno l’invade completamente e la fa diventare il luogo speciale da visitare. La gente arrivata a Briatico per essere vicina alla donna con le stigmate quest’anno è davvero tanta e la piccola casa non riesce a contenerla tutta. Sono arrivati in tanti, puntuali come al solito, ed anche da lontano. Amici paesani, parenti e conoscenti, poi ci sono i fedeli credenti ed anche numerosi altri arrivati solo per curiosità, ci sono fotografi, qualche operatore video che immortala il tutto e poi ricercatori, psicologi, alcuni medici ed anche don Salvatore, il giovane prete del paese. Tutti assieme, stretti stretti dentro la piccola casa, per osservare, in silenzio e con tanto rispetto, e per cercare di comprendere il perché di questo grande mistero e di tutti quei segni sulla pelle. Poi lei, la donna di Briatico dalla pelle rosea, si risveglia con la puntualità di un orologio biologico, stanchissima e provata racconta a tutti i presenti, con voce flebile, del suo lungo viaggio, delle sue visioni, dei suoi incontri onirici, dei luoghi e dei tempi del sacro visitati e dei messaggi ricevuti dall’alto. Poi, ancora più lentamente, riacquista le forze, recupera vitalità e a sera riprende la vita quotidiana di sempre, con i suoi rituali nelle processioni della Settimana Santa, i suoi canti nelle processioni dietro il Cristo e la Madonna ammantata di nero, i santi, le messe e la sua intima cristianità. Quello che anche quest’anno possiamo mostrarvi sono le foto della sua mano, del suo braccio con le stigmate e quello che possiamo raccontarvi è che anche in questo pomeriggio lei ha accolto con un sorriso e un saluto tutti coloro che hanno, in qualche modo, saputo lo stesso. Le porte della sua casa aperte ai tanti che hanno voluto essere testimoni della sua sofferenza intima ma visibile, collettiva, tangibile anche attraverso i segni che le si manifestano ritualmente sulle sue mani e su altre parti del corpo. Lei, la donna di Briatico, ha oggi sessantadue anni, è una nonna, una madre e una sposa normale, ed è straordinario detentore umano, una volta l’anno, di stigmate e ulcerazioni dalle simbologie cristiane dove forme di grani di rosario, di una croce e altri disegni sacri si materializzano lentamente nelle sette settimane di Quaresima per uscire fuori, sanguigni e scuri sulla sua pelle rosea, il venerdì prima di Pasqua. Anche per quest’anno non possiamo mostrarvi il suo volto, sempre sereno, carico di misticismo e di straordinaria accettazione per quello che annualmente le accade e per adesso non possiamo nemmeno dirvi il suo nome e cognome, per rispetto alla sua volontà di sempre, quella di essere discreta e silenziosa testimone della sofferenza cristiana.

 

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LA COSCIENZA IMPRENDITORIALE NELLA COSTRUZIONE DEL BENE COMUNE

L’UCID CALABRIA E VIBO VALENTIA PRESENTANO IL 2° RAPPORTO NAZIONALE

Riceviamo e pubblichiamo

Discernere, Partecipare, Accompagnare. Sono queste le linee guida del 2° Rapporto dell’UCID –Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti- che verrà presentato a Vibo Valentia il prossimo sabato 9 Aprile alle ore 17,00 presso il 501 Hotel, alla presenza del presidente Nazionale Angelo Ferro. L’iniziativa è promossa dall’Ucid Gruppo Regionale Calabria e dall’Ucid sezione provinciale di Vibo Valentia, guidate rispettivamente da Barbare Varchetta Scopelliti e Michele Lico, che, con questo convegno, hanno inteso richiamare l’attenzione e attivare un ampio confronto tra istituzioni, sistema imprenditoriale, associazioni, professionisti e società civile dell’intera Calabria sull’importante tematica focalizzata proprio dal rapporto UCID: La coscienza imprenditoriale nella costruzione del Bene Comune – Abitare l’impresa e la professione con sguardo di Fede. Il rapporto, nella sua articolazione, rappresenta l’itinerario seguito in questi anni per testimoniare, da cristiani imprenditori, dirigenti, professionisti, che è possibile costruire un mondo migliore, con responsabilità, impegno, aggregazione, dando centralità alla persona umana, per salvaguardarne e promuoverne la crescita, la creatività, la dignità, specie nei rapporti di lavoro.

I lavori del convegno saranno aperti da Michele Lico – Presidente Sezione Ucid Vibo Valentia; seguiranno i saluti del Vescovo della Diocesi Mileto-Nicotera-Tropea, Mons. Luigi Renzo; del Sindaco Città di Vibo Valentia Nicola D’Agostino e del Presidente Regione Calabria Giuseppe Scopelliti; farà quindi seguito l’introduzione del Presidente Ucid Calabria, Barbara Varchetta Scopelliti. Il programma prosegue con gli interventi di Giovanni ScanagattaSegretario Nazionale Ucid; Manlio D’AgostinoPresidente Nazionale Giovani Ucid; Antonella Freno- Segretario Generale Ucid Calabria che precederanno la relazione di Francesco Forte-Prof. Emerito Università la Sapienza di Roma e Prof di Economia Industriale Università Mediterranea Reggio Calabria su “Calabria: opportunità di sviluppo”. Le conclusioni die lavori sono affidate ad Angelo FerroPresidente Nazionale Ucid.


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Gigantando … il primo raduno dei Giganti

Il 13 marzo a San Gregorio d’Ippona, giorno 11 previsto un convegno sui mitici fantocci processionali

di Franco Vallone

Primo raduno dei Giganti

É, in assoluto, il primo appuntamento invernale con i raduni dei giganti nella provincia di Vibo Valentia. La Pro Loco San Gregorio, nell’ambito delle manifestazioni previste per il 2011, ha programmato per il prossimo 13 marzo l’iniziativa denominata “Gigantando – Primo Raduno dei Giganti”. Nelle intenzioni dell’associazione turistica quelle di voler rivalutare le antiche radici della nostra provincia ponendo attenzione ai mitici fantocci di cartapesta utilizzati nei rituali durante le feste di paese, presenti numerosi nella nostra regione e, soprattutto, in provincia di Vibo Valentia. I giganti da corteo, come si ricorderà, sono elementi rituali molto popolari che si possono ritrovare nelle feste e nelle celebrazioni comunitarie di molti paesi d’Europa. I primi giganti sono citati in alcuni documenti del 1621, oggi i giganti sono fantocci con la struttura portante in legno, alti anche oltre tre metri con le teste in cartapesta o in resina sintetica, che vengono fatti ballare al ritmo di tamburi, rullanti e grancassa. I giganti sono oggi molto radicati in provincia di Vibo Valentia territorio che ha ereditato più profondamente questa tradizione mantenendola salda nel tempo e rinvigorendola in questi anni. Al grande raduno di San Gregorio d’Ippona hanno aderito numerosi gigantari, tra gli altri si potranno ammirare i giganti “Du professori” dei fratelli Carnovale di San Gregorio; i giganti di Mesiano dei Monteleone; il principe dei Giganti dei Lo Preiato di Vena; i Giganti di Pannaconi; i Giganti e i tamburi di Coccorino; i Giganti di Francesco Maesano di Vibo Marina; “I Giganti del Sud” di Mancuso di Rombiolo; “I Giganti di San Costantino Calabro”; i Giganti di Mezzocasale; i Giganti di Monteleone di Vibo Marina; i “Giganti da Minera” di Carnovale di Sciconi; i Giganti di Cilurzo di Vena Media; i Giganti di Ionadi di Staropoli; di Nicola Martino di Presinaci e tanti altri ancora. Il grande raduno di San Gregorio avrà inizio alle ore 14.30 con partenza dalla centralissima piazza Duomo. San Gregorio e le sue strade accoglieranno trenta giganti e circa centoventi tamburinari che partiranno dalla piazza e sfileranno per le vie del centro storico, per fare successivamente rientro in piazza Duomo dove saranno effettuate le personalizzate esibizioni delle coppie. Seguirà la consegna degli attestati e un gran finale con la “Gran tamburriata” dove suoneranno i 120 tamburini contemporaneamente. L’associazione Pro Loco di San Gregorio d’Ippona ha voluto organizzare, a margine dell’evento, anche un convegno, previsto per l’11 marzo alle ore 11.00, per discutere sugli aspetti culturali di questi allegri fantocci da corteo. Il convegno, che si terrà presso la sala del centro Anello Mancante di San Gregorio, avrà come tema: I Giganti: Tradizione Arte e Religione. Ai lavori, introdotti dal presidente della Pro Loco Gregorio Carnovale, interverranno per i saluti il sindaco di San Gregorio, Michele Pannia, e l’assessore provinciale al Turismo, Gianluca Callipo. Relazioneranno sul tema il consigliere Nazionale UNPLI, Francesco Todaro; Don Vincenzo Varone, Vicario episcopale per le attività pastorali della diocesi di Mileto; il presidente dell’Accademia di Belle Arti Fidia di Stefanaconi, Michele Licata e il dirigente scolastico del Liceo Artistico di Vibo Valentia, Pietro Gentile. A moderare i lavori il dirigente scolastico Alberto Capria.

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U processu a Carnalavari

L’8 Marzo San Costantino di Briatico celebra il Carnevale tradizionale tra i fumi piccanti di peperoncino

di Franco Vallone

Carnevale brucia - Foto: Franco Vallone

È la tradizionale festa del re Carnevale che si svolge annualmente a San Costantino di Briatico, una festa “grassa” che anticamente veniva intensamente vissuta come momento di aggregazione e rappresentava la vera festa popolare. Era la festa senza alcun limite di espressione, era libertà assoluta, il luogo e il tempo del ridere, della follia e dello scherzo, ma anche del capovolgimento delle cose, dell’esternazione della materialità e dell’abbondanza alimentare. A Carnevale ogni gerarchia viene sovvertita, tutto diviene lecito, cadono i tabù ed i rapporti divengono disinibiti, superando i freni inibitori imposti dalle convenzioni sociali e le barriere culturali create da differenze di classe e di sesso. Il singolo diventa comunità, si spoglia della sua individualità per fondersi e confondersi nel vortice della festa che attraverso il mascheramento, la grassa carne di maiale, il vino rosso, la danza, la musica, il lamento rituale e i fumi piccanti del peperoncino, permettono di liberarsi, di annullarsi per ritrovarsi tutti assieme a condividere una emozione comune che esula dalla sfera del quotidiano. Anche a San Costantino di Briatico, a Carnevale, tutto il popolo era in piazza per costituire un allegro corteo funebre che accompagnava le spoglie di Re Vincenzo, rappresentato da un pupazzo di stoffa, cenci e paglia. Oggi, ancora una volta, si rivive l’atmosfera dell’antico Carnevale per come è stato tramandato e recuperato. Come spiega il presidente dell’Associazione Culturale Eleutherìa, Stefania Aprile, “si risvegliano dopo un lungo letargo durato più di sessanta anni i vari personaggi della storia di Carnevale. Riprendono vita i becchini che trasportano “‘u catalettu” su cui è adagiato Carnevale seguito da tutta la folla che simula pianti grotteschi (cuvali); il prete che recita in latino maccheronico e incensa con fumo di polvere di peperoncino ed incenso; la moglie di Carnevale, Corajisima, vedova inconsolabile e la figlia rientrata per l’occasione dal convento. Circondano la bara i membri della confraternita vestiti di bianco. Personaggio non di secondo piano è il medico”. Il rito quest’anno si arricchisce della messa in scena della farsa “U processu a Carnalavari”, liberamente tratta dal poemetto in vernacolo del 1930 dal titolo “Discurzu a carnalavari”. Con il recupero della tradizione del Carnevale si vuole anche rendere omaggio alla memoria di Grazioso Garrì, autore del poemetto curato dal figlio Giuseppe Garrì. “Oggi – scrive il Garrì – a distanza di poco più di mezzo secolo, poco o nulla rimane di quel mondo arcaico che improntò la vita quotidiana delle generazioni passate. Non senza rimpianto dobbiamo prendere atto che è definitivamente tramontata un’epoca. Un’epoca fatta per molti versi di privazioni e di stenti, ma anche di appartenenza e di aggregazione che aveva lo straordinario potere di animare la vita di un villaggio e di dare un senso alla grama quotidianità. L’evoluzione dei tempi ci ha fatto conoscere un relativo benessere materiale, ma nello stesso tempo ha cancellato tradizioni e costumi che avevano un’intrinseca valenza umana e culturale di cui tutti avvertiamo oggi la mancanza, ma che forse non riusciremo più a far rivivere”. Il programma 2011 della manifestazione, organizzata dall’Associazione Culturale Eleutherìa e dalla Comunità di San Costantino, con il patrocinio del Comune di Briatico, prevede per martedì 8 marzo, alle ore 19.00 il “Processu a Carnalavari”, alle 20.00 il corteo funebre goliardico, alle ore 21.00 l’incendio del fantoccio carnascialesco e successivamente, a chiusura del rituale, il cosiddetto “ricunzulo”, con salsicce, vino e tarantelle per tutti.

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La scomparsa di Rita De Luca Bagnato

di Franco Vallone

Nata a San Giovanni in Fiore, Rita De Luca Bagnato ha vissuto per oltre quarant’anni a Briatico dove si era sposata, dove viveva e dove scriveva. Tracciava le sue poesie in silenzio Rita De Luca Bagnato, una poesia forte e prorompente, che urlava e che negli anni ha fatto soffermare, sui suoi versi, tanti critici letterari, altri poeti, grandi scrittori come Sharo Gambino, giornalisti come Domenico Zappone e cultori dell’arte calabrese come Emilio Frangella. Ieri mattina la poetessa De Luca Bagnato si è spenta a Cosenza, ma per l’ultimo saluto, e per sempre, ritorna nella sua Briatico. Poetessa, paroliere, membro di tante accademie e della commissione del Premio di poesia e fiaba che si tiene ogni anno a Briatico, da sempre collaboratrice appassionata di “Calabria Letteraria” la Bagnato è inclusa in numerose antologie letterarie ed ha ottenuto diversi riconoscimenti per la poesia. Ha pubblicato “Lacrime allo specchio”, per l’editore Rebellato, e successivamente “Il segreto dell’aquilone”.

Lo scrittore Sharo Gambino mettendo a confronto le due pubblicazioni colse il grado di maturità artistica raggiunto dalla poetessa. Ecco un frammento tratto dal testo critico di Gambino: “Ne “Il segreto dell’aquilone” versi di riflessione sulla condizione femminile e sull’aspirazione della donna ad avere riconosciuto il suo ruolo attivo nella società… La De Luca Bagnato ha affinato le naturali, istintive capacità d’analisi, e di sintesi, ma anche sul piano creativo, perché s’è liberata di talune sovrabbondanze romantiche e s’è accostata, con più convinzione e partecipazione, alla storia, al reale quotidiano sociale entro cui ha affondato più salde radici. (…) Confesso di aver stentato a ritrovarla qual era nella mia memoria in questa sua nuova raccolta poetica (“Il segreto dell’Aquilone” ndr) e mi domandavo cosa poteva esserle accaduto, quale dolorosa esperienza poteva averle spento quasi del tutto il sorriso nei versi ora tutti improntati a pessimismo, a sofferenza, a delusioni, nei quali ricorre spesso il richiamo alla morte, fine soprattutto di speranze e del senso di giustizia. Ho cercato. Ed ho trovato le chiavi di lettura per arrivare alle origini di questo stato d’animo, di tanta tristezza. Esse non stanno nei fatti autobiografici quanto invece all’esterno, nelle tragedie degli altri e che influiscono sul nostro stato d’animo e ci condizionano nostro malgrado. Una realtà che fiacca e disperde le forze della nostra speranza ed alimenta invece la sfiducia in un positivo divenire dell’umanità, che viaggia nel degrado e non le riesce di trovare la via dell’ascesa, catturata, impigliata tra i pruni spinosi d’una dantesca selva popolata di fiere dal vello maculato di vizi e peccati”.

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Premio Internazionale Limen Arte, sabato prossimo la cerimonia di premiazione a Vibo Valentia

di Franco Vallone

Il Premio Internazionale Limen, promosso dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia, si conferma, anche quest’anno, uno dei più importanti eventi culturali in Calabria. Giunto alla sua seconda edizione, il Premio Limen è un importante veicolo di promozione del territorio attraverso l’attrattiva del messaggio estetico dell’arte, con percorsi di lettura e decodificazione di linguaggi che spesso, ai più, appaiono tanto stravaganti e incomprensibili. Limen Arte intente dare al territorio una sorta di guida, di un vero e proprio approccio didattico e pedagogico nei confronti dell’arte contemporanea. Come ha sottolineato il commissario della Camera di Commercio di Vibo Valentia, Michele Lico, “con Limen Arte si propone l’arte come luogo di incontro e di relazione, dove sviluppare un’etica del confronto, del dialogo e dell’integrazione, dove potenziare l’offerta culturale, sociale ed economica del territorio partendo da una comune contemporaneità che, sebbene diversamente interpretata e diversamente comunicata dalle varie anime che interagiscono – artisti da un lato e osservatori dall’altro- trova proprio nell’arte uno spazio privilegiato libero da qualsiasi possibilità di contrapposizione e dove solo ciò che ha valore sopravvive al tempo”.  La mostra del Premio Limen è davvero ben organizzata, curatissima nei particolari di allestimento, con le sale espositive all’interno del prestigioso Palazzo Comunale E. Gagliardi di Vibo Valentia e con l’autorevole presenza, all’inaugurazione, del critico d’arte Vittorio Sgarbi.  La mostra che si è aperta l’11 dicembre ha registrato la presenza di tantissimi i visitatori, autorevoli le firme esposte, bello e raffinato il catalogo  curato da Aleph Arte di Lamezia Terme e stampato da Romano Arti Grafiche di Tropea.  Il catalogo contiene tra l’altro interessanti testi critici di Giorgio Di Genova –direttore artistico del Premio-, Toti Carpentieri, Claudio Cerritelli, Enzo Le Pera e Nicola Miceli. Le sezioni della mostra sono varie e suddivise in moduli espositivi, “L’opzione monocromatica: dal tutto bianco al tutto nero”, con la presenza di autori come Angelo Savelli, Giulio Turcato, Augusto Sciacca, Max Marra, Maria Baldan, solo per fare qualche nome, vi è poi la sezione “Artisti Italiani” con artisti del calibro di Nik Spatari, Giovanna Fra, Lorenzo D’Angiolo, Stefano Tonelli  ed altri; quindi la sezione “Artisti Stranieri” con artisti del calibro di Gabriela Bernales, Emil Ciocoiu, Greta Frau, Pierre Hamon, Fathi Hassan, Fukushi Ito, Nataly Maier, Shuhei Matsuyama, Mikulas Rachlik, Tetsuro Shimizu e Zhu Ye.  Per la sezione scultura  segnaliamo la presenza, tra gli altri, di Filippo Malice, Claudio Capotondi, Cesare Baccelli. Interessanti, e da seguire nei prossimi anni, le presenze della sezione “Calabresi Emergenti” con Maurizio Cariati, Pasquale Maria Cerra, Antonello Curcio, Francesca De Bartolo, Pasquale De Sensi, Elena Diaco Mayer, Salvatore Falbo, Alejandro Garcia, Andrea Grosso Ciponte, Alessandro Lato, Elda Longo, Mario Loprete, Vincenzo Marsiglia, Marcello Montoro, Giuseppe Negro, Fabio Nicotera, Katia Perna, Ernesto Spina, Sonia Talarico e Luca Valotta. Il Premio Internazionale Limen Arte della Camera di Commercio di Vibo Valentia è giovane ma è partito alla grande e con tutte le carte in regola per divenire il punto di riferimento ufficiale dell’arte contemporanea in Calabria. Sabato 15 gennaio, la cerimonia di premiazione del prestigioso evento nelle sale di Palazzo Gagliardi, alle ore 17.00. La mostra si chiuderà invece il prossimo 23 gennaio.

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“La scenografia nel presepe”

alcuni presepi realizzati da Pettinato

Ad Ariccia, al Torrino di Palazzo Chigi e fino a capodanno, la mo

stra del calabrese Giulio Pettinato

di Franco Vallone

Si chiama Giulio Pettinato, è calabrese di Vibo Valentia Marina dove è nato nel 1955, da due decenni vive e lavora in provincia di Roma, nella fascinosa Castel Gandolfo tanta cara ai Papi. Da anni Pettinato è attivo in ambito internazionale nel campo della scenografia di interni e vanta collaborazioni

con enti e strutture pubbliche e private. Tra l’altro ha realizzato preziose decorazioni ed “interventi d’arte” per tantissime abitazioni private ma anche per uffici, alberghi, chiese e teatri. In tre edizioni del “Festival di Spoleto” ha curato, con successo, esposizioni tematiche sulla sce

nografia, poi ancora una carriera costellata di prestigiosi allestimenti scenici al Teatro Rendano di Cosenza, per “I cantori di Brema” di Gaetano Panariello e successivamente al Teatro Argentina di Roma, ai Percorsi Musicali di Castel Gandolfo e per l’importante installazione scenico-scultorea di “Connessioni Mediterranee”, opera del compositore greco Nikos Filaktos, al Fringe Festival di E

dimburgo. Un artista completo Giulio Pettinato, che spazia continuamente dalla scenografia alla decorazione, dalla scultura alla pittura, con ben cinquanta esposizioni personali curate in m

ezzo mondo. Ora Giulio Pettinato, da qualche anno, si occupa in modo speciale del

periodo di Natale con interventi di vera e propria presepistica non convenzionale. Ogni presepe diventa quindi spazio scenico nel quale individuale, focalizzare, mettere in evidenza spazi rimodellati dalla fantasia, dal tramandato popolare e popolaresco.

Pettinato prende dalla tradizione e trasferisce all’arte, illumina teatralmente lo spazio del racconto di Natale, lo rende prospetticamente funzionale alla scena e al palcoscenico, anima e inserisce sceneggiature nei quadri d’azione, crea, in modo assai originale, veri e propri frame, fotogrammi filmici. La sua concettualità operativa la scrive e la descrive bene Masina Carravetta nella presentazione in catalogo: “Che il sistema dei consumi abbia preso il sopravvento sul sistema dei valori è cosa ormai tristemente assodata. Il nostro tempo sembra minato dall’ossessione dell’utile , dal culto del profitto, dall’emarginazione di ogni persona non funzionale, non produttiva. Forse per tutte queste ragioni una mostra di Giulio Pettinato, che coniuga tradizione, talento scenografico e poesia , può attrarre tutti coloro che cercano una zona franca nel turbine natalizio. Le scenografie presepiali di Pettinato, esposte in questi giorni, interpretano, con delicatezza e stupore, il tema dell’attesa, della famiglia, della nascita. Momenti ai quali siamo tutti profondamente legati e nei quali cerchiamo di identificarci incessantemente, anno dopo anno, anche quando la vita ci trasforma e ci indurisce“.

Franco Vallone

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