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Garante Regionale dei diritti dei detenuti. Lettera aperta di Giuseppe Candido al Presidente e ai Capigruppo del Consiglio Regionale della Calabria

In regione della necessità di istituire subito il Garante regionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Giuseppe Candido, militante del Partito Radicale già membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani e candidato nel 2013 alla Camera dei Deputati per la lista Amnistia Giustizia Libertà,  ha scritto oggi una lettera indirizzata al Presidente e ai Capigruppo dei Partiti presenti nel Consiglio Regionale della Calabria e che pubblichiamo di seguito:

Istituire subito il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale. La lettera di Giuseppe Candido

 

Gentile Presidente del Consiglio Regionale

Gentili Onorevoli Consiglieri Regionali,

Giuseppe Candido, militante del Partito Radicale, già membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani e candidato alla carica di Consigliere Reg. in Calabria nel 2010 con la lista Bonino Pannella e alla carica di Deputato, nel 2013, con la lista Amnistia Giustizia Libertà. Oggi è segretario dell’associazione radicale nonviolenta “abolire la miseria”.

mi chiamo Giuseppe Candido, sono un militante del Partito Radicale Nonviolento di Marco Pannella, già in passato membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani. Mi rivolgo a voi, quale massimo organo del Consiglio Regionale e quali Capigruppo dei Partiti di appartenenza, affinché – nel rispetto della Costituzione e delle prerogative del Consiglio Regionale – possiate discutere e approvare, prima della calura estiva che sicuramente aggraverà le condizioni di detenzione, la proposta di legge di iniziativa del Consigliere Regionale Franco Sergio recante norme per la “Istituzione del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale e dell’Osservatorio Regionale per le Politiche Penitenziarie”.

Come saprete, una proposta di legge recante l’“Istituzione del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale” era stata già presentata dal Presidente del Consiglio Regionale Nicola Irto il 13 maggio del 2015 ma, successivamente, la stessa si era fermata in I Commissione dal 30 giugno del 2015 per mancanza di una adeguata relazione tecnico finanziaria.  Continua la lettura di Garante Regionale dei diritti dei detenuti. Lettera aperta di Giuseppe Candido al Presidente e ai Capigruppo del Consiglio Regionale della Calabria

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Lettera aperta al ministro della giustizia

La giustizia deve essere giusta, equa, ragionevolmente rapida

Di Valter Vecellio *

Valter Vecellio, redattore TG2, membro della presidenza del Partito Radicale Nonviolento

Caro Ministro Andrea Orlando,
era il 2 marzo del 2016: la vengo a trovare al Ministero, per un’intervista al “Tg2”. Mi indica la scrivania che di Togliatti, molto piccola, quand’era Guardasigilli; e risponde a tutte le domande, solo una volta ne ripetiamo una, ma sono io che mi sono impappinato. Le chiedo delle migliaia di processi che vanno in fumo per la prescrizione. Lei mi assicura: il 2016 sarà l’anno dell’informatizzazione: siamo sulla giusta strada per superare, o almeno contenere, il problema. Mi anticipa, poi, quello che le sento dire al congresso del Partito Radicale di settembre, nel carcere romano di Rebibbia: “Il carcere di per sé non garantisce sicurezza. Il carcere funziona se riesce a far cambiare almeno una parte di coloro che sono chiamati ad assumersi la propria responsabilità…”. Continua la lettura di Lettera aperta al ministro della giustizia

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#Amnistia, #Giustizia, #Libertà. Diario di un digiuno (ancora in corso)

Diario di un digiuno, ancora in corso, di Rita Bernardini, Irene Testa, Paola Di FolcoMaurizio Bolognetti

Oggi con FB … si fa presto a dire diario. Maurizio Bolognetti, dirigente del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito, sta conducendo – assieme a Rita Bernardini, Irene Testa e Paola Di Folco, dal 10 ottobre scorso uno sciopero della fame ad oltranza volto ad interloquire con il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, con il Governo e il Parlamento sui temi della giustizia, della vita del diritto nel nostro Paese e sulle carceri.

In particolare il Satyagraha – nell’ambito della IV Marcia per l’amnistia intitolata a Marco Pannella e a Papa Francesco – è finalizzato a domandare al Guardasigilli che fine ha fatto l’ottimo lavoro scaturito dagli Stati Generali sull’esecuzione Penale; e a chiedere al Governo e al Parlamento l’immediata riforma dell’Ordinamento Penitenziario per l’effettività della Pena che deve riguardare tutti i detenuti, nessuno escluso.

Per documentare questo digiuno ancora in corso mentre scriviamo abbiamo scelto il profilo FB di due dei quattro digiunatori:

Rita Bernardini e Maurizio Bolognetti.
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Marcia Amnistia @RadicalParty. Aderisce il Presidente della Provincia di Cosenza, Di Natale

Lettera di adesione alla marcia per l'amnistia intitolata a Marco Pannella e a Papa Francesco del Presidente della Provincia di Cosenza, Graziano Di Natale
Lettera di adesione alla marcia per l’amnistia intitolata a Marco Pannella e a Papa Francesco del Presidente della Provincia di Cosenza, Graziano Di Natale

Tra i gonfaloni che rappresenteranno le tante istituzioni (molte delle quali calabresi tra cui anche la Regione), ci sarà anche quello della Provincia di Cosenza,  alla IV Marcia per l’amnistia, la giustizia giusta e la liberà organizzata e promossa dal Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito.

 

PresidenteAvv. Graziano De Natale, della Provincia di Cosenza
Presidente della Provincia di Cosenza, avv. Graziano Di Natale

 

 

 


“A nome dell’ente e anche mio personale condivido le valutazioni e le finalità dell’appello, compresa la necessità di adottare un provvedimento di amnistia per far fronte alle drammatiche condizioni in cui versano la giustizia nelle carceri nel nostro Paese.

A darne notizia è lo steso Presidente dell’ente, l’avvocato Graziano Di Natale, con una missiva del 2 novembre indirizzata al Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito che pubblichiamo. Continua la lettura di Marcia Amnistia @RadicalParty. Aderisce il Presidente della Provincia di Cosenza, Di Natale

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Candido (Partito Radicale Nonviolento): a Roma per giubileo dei carcerati marceremo anche per i detenuti di Vibo, e tutte le persone private della libertà che dalla Calabria chiedono il rispetto dei diritti umani e della Costituzione.

Mentre anche dal carcere di Catanzaro continuano ad arrivarci adesioni alla marcia del 6 novembre organizzata dal Partito Radicale Nonviolento a Roma in occasione del giubileo dei carcerati, leggiamo sulla stampa locale che, nel carcere di Vibo Valentia, “i detenuti della sezione Alta sicurezza hanno intrapreso una protesta pacifica per reclamare trattamenti più umani all’interno dell’istituto di pena e denunciare quelle che a loro avviso rappresentano violazioni dei loro diritti fondamentali”. Continua la lettura di Candido (Partito Radicale Nonviolento): a Roma per giubileo dei carcerati marceremo anche per i detenuti di Vibo, e tutte le persone private della libertà che dalla Calabria chiedono il rispetto dei diritti umani e della Costituzione.

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Il 6 Novembre Marcia per l’Amnistia intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco

Appello Marcia per l’Amnistia intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco

imageIl 6 novembre ci ritroveremo a Roma per la Marcia per l’amnistia, la giustizia, la libertà intitolata a Marco Pannella e Papa Francesco.

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Amnistia? No, chi ha sbagliato deve pagare !

di Giuseppe Candido

È questo il bisogno “ruvido” di giustizia, di cui parla oggi Massimo Adinolfi su l’Unità. Pratico, comodo da propagandare sia dalle pagine dei giornali sia nelle aule parlamentari, che si va diffondendo nel Paese ma che porta con sé la triste concezione della pena con mero fine “vendicativo” e perciò assai lontana dalla nostra Costituzione (la più bella del mondo, ma la più disattesa) e dal diritto internazionale. Non può esistere pena se non quella che viene eseguita secondo la legge. Per questo motivo, lo scorso 23 settembre, Marco Pannella, quale presidente del Partito Radicale Nonviolento, e l’Avv. Giuseppe Rossodivita, presidente del comitato Radicale per la Giustizia, Piero Calamandrei, forti della sentenza pilota “Torregiani e altri” che ha condannato l’Italia ed è divenuta definitiva, hanno inviato ben 675 “atti di significazione e di diffida” a tutti i Presidenti dei Tribunali Italiani, ai Procuratori Capo di tutte le Procure Italiane, ai Presidenti degli Uffici GIP di tutti i Tribunali Italiani, ai Direttori delle Carceri italiane, e a tutti gli Uffici di Sorveglianza della Repubblica. Partendo dal contenuto della sentenza pilota della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, le diffide inviate spiegano ai Giudici e ai direttori delle carceri, il perché, attualmente, decine di migliaia di detenuti, sia in esecuzione pena, sia in custodia cautelare, sono sottoposti ad una pena o ad una misura, tecnicamente, illegali.

Dopo il messaggio di Napolitano alle Camere, Marco Pannella che dal 2005 porta avanti questa battaglia, da Potenza coi suoi compagni rilancia ancora una volta la lotta non violenta per l’amnistia con uno sciopero totale della fame e della sete.

Ma sembra invece che solo la parola “amnistia” pronunciata dal Presidente provochi, in alcune forze politiche, gli istinti giustizialisti più reconditi da morale un po’ reazionaria. Per costoro non c’è sovraffollamento delle carceri, non c’è trattamento inumano o tortura che valga quel discorso di Napolitano. Quello che stupisce non è certo la posizione da sempre forcaiola della Lega. Quello che invece stupisce è la posizione del M5S espressa prima ancora che il Presidente inviasse il messaggio alle Camere, dai deputati grillini della Commissione Giustizia e pubblicato lo scorso 2 ottobre dal Tempo col titolo “Basta malapolitica, servono galere a cinque stelle”.

Non sentendomi rappresentato dalla definizione di “malapolitica”, da ex candidato alla Camera per la lista “Amnistia Giustizia Libertà”, ma anche da simpatizzante un po’ grillino, rispondo ai deputati penta-stellati proprio con le parole che Beppe Grillo usò poco tempo addietro: “Marco Pannella” – scriveva sul suo blog nel 2011 – “si sta battendo per una causa giusta, contro le morti in carcere, ogni anno più di 150. Non ci vogliono più carceri,” – sosteneva a furor di blog – “ma meno detenuti”. E aggiungeva: “Va abolita la legge Fini-Giovanardi che criminalizza l’uso della marijuana. I reati amministrativi vanno sanzionati con gli arresti domiciliari e un lavoro di carattere sociale. Inoltre, quando questo sia possibile, gli stranieri, extracomunitari o meno, devono poter scontare la pena nel loro Paese d’origine”.

Oggi invece, quando il suo movimento è in Parlamento e potrebbe fare qualcosa per cessare subito, nei tempi che l’Europa ci impone, quella che è una situazione inumana e degradante, Beppe Grillo tuona: di amnistia non se ne deve neanche parlare. Solo perché, sostiene, potrebbe essere un regalo a Berlusconi. Ma è il Parlamento che dovrebbe decidere su quali reati concedere l’amnistia. Magari partendo proprio da quelli che si vuole depenalizzare perché non destano allarme sociale. Quello di Berlusconi però è davvero un chiodo fisso; non si vuol comprendere o si fa finta di non capire che un provvedimento di amnistia e d’indulto, così come prevede la nostra Costituzione e così come di recente ha ricordato pure il Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, sono gli unici in grado, da subito, di far rientrare l’Italia nell’ambito della propria legalità costituzionale e del diritto europeo. Ed evitare le pesanti condanne di risarcimento. I Deputati a 5 Stelle sostengono di aver “studiato e approfondito” bene il problema e che che si sarebbero “accorti” che questa “supposta emergenza carceri è stata provocata dalla stessa politica e dalla stessa burocrazia che la doveva risolvere”. Purtroppo però, l’ha spiegato bene anche il Presidente, la loro proposta di ristrutturazione delle patrie galere sarebbe pronta, proprio come loro stessi affermano, solo alla fine del 2015 e perciò ben oltre il tempo ultimo che l’Europa ci ha concesso per uscire dalla strutturale e sistemica violazione dell’articolo 3 della CEDU. E intanto che facciamo? Deroghiamo i diritti umani? Proseguiamo a violare la convenzione? Ce ne infischiamo della nostra Costituzione? Mentre discutiamo i detenuti intanto sono torturati, si suicidano, le violenze in carcere aumentano e aumentano pure i disagi di chi in carcere ci lavora essendo costretto, quotidianamente, a torturate i propri simili. Senza contare che chi esce da queste galere è peggiore di prima, con buona pace del fine rieducativo della pena che dovrebbe tendere al reinserimento sociale.

Lo scorso 8 gennaio l’Italia è stata condannata con una sentenza definita “pilota” dall’Europa per violazioni dell’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo che vieta trattamenti inumani e degradanti, non occasionali ma addirittura “sistematiche e strutturali”. Il 28 maggio 2013, rigettato il ricorso dell’Italia avverso quella condanna, la stessa è divenuta definitiva. L’Italia deve adeguarsi subito entro il 28 maggio 2014 perché dopo, perdurando le condizioni attuali, anche gli altri ricorsi ora pendenti, assieme ai tanti che si potranno produrre, saranno accolti dalla Corte. Quando Marco Pannella chiede l’amnistia per la Repubblica non lo fa solo per “caritatevole compassione” verso chi quei trattamenti inumani e degradanti li subisce; sopratutto lo fa per chiedere alle Istituzioni, al Parlamento in primis, di far rientrare lo Stato nell’alveo della propria legalità. Casomai la compassione la si ha, dice Pannella, verso uno Stato di Diritto che smette di essere tale.

Oggi che il Presidente Napolitano, nella sua veste più alta, ha inviato alle Camere il messaggio sulle disumane condizioni delle carceri e sulla condizione della giustizia, l’ottavo reso ai sensi dell’articolo 87 della Costituzione in tutta la storia repubblicana, sarebbe proprio il caso di valutarlo con molta attenzione; magari con minore enfasi elettorale, perché se è vero che elettoralmente parlando l’amnistia è poco popolare, è vero ancor di più che è dalla vita del Diritto che scaturisce il diritto alla vita. Non viceversa.

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Pannella: Sarò in Calabria perché noi siamo realmente persone d’onore”

In sciopero della fame dal 20 marzo per l’amnistia e lo Stato di diritto

Cinque giorni di lotta nonviolenta per arrivare al cuore dello Stato

Satyagraha significa forza e amore della verità ed è la lotta nonviolenta che Marco Mannella ancora una volta sta conducendo insieme a dirigenti radicali, direttori delle carceri, detenuti e semplici cittadini, tutti convinti dell’urgenza della questione carceri e giustizia del nostro Paese. Ancora uno sciopero della fame? Si, ancora uno, ancora una volta per la drammatica e inumana situazione delle nostre patrie galere. Marco Pannella ha iniziato il 20 marzo il suo sciopero della fame e, dal 24 al 29 marzo, durante la settimana Santa, sarà sciopero della fame collettivo assieme ad altre iniziative di lotta nonviolenta (ciascuno da’ corpo e tempo come può) per trasferire letteralmente la propria energia allo Stato affinché questi possa trovare la forza di rispettare la sua stessa legge. “Cinque giorni di lotta per arrivare al cuore dello Stato”, ha detto Pannella dai microfoni di Radio Carcere. Un lotta nonviolenta collettiva, assieme a direttori delle carceri, detenuti e l’intera comunità penitenziaria, per far conoscere questa drammatica urgenza di cui pure la nuova Presidente della Camera, On.le Laura Boldrini, ha parlato nel suo discorso. Forse anche per sottolineare questa urgenza drammatica, il nuovo Papa degli umili, Papa Francesco, sarà in un carcere minorile per il Venerdì Santo. Perché il carcere è il luogo dove si continua a morire di suicidio: due nell’ultima settimana. A Ivrea, il 22 marzo, Maurizio Alcide che soffriva di problemi psichiatrici e che tra meno di un anno avrebbe finito di scontare la sua pena, si è tolta la vita. Antonio Pagano invece si è tolto la vita lo scorso 26 marzo nel carcere di Opera di Milano: aveva 46 anni. 14 i suicidi dall’inizio del 2013: una mattanza di cui nessuno sembra preoccuparsi. Anche in Calabria, duecento detenuti, quasi l’intera comunità penitenziaria, hanno già aderito alla 5 giorni nonviolenta di Pannella e Radicali dal carcere di Paola (CS) e sono pure loro in sciopero della fame. Dalla Calabria aderisce anche Gennarino De Fazio, segretario generale della UilPe Calabria, perché questa situazione delle carceri “è anche una grossa frustrazione per tutto il personale che nelle carceri ci lavora”. E l’iniziativa sta dilagando su internet in tutti i penitenziari italiani. Ma la vera notizia durante la trasmissione Radio Carcere, la da’ il Dott. Tortorella, segretario generale del SIDIPE, il sindacato dei direttori di istituti penitenziari, che dalla trasmissione di Riccardo Arena, ricorda come siano gli stessi direttori degli istituti penitenziari “a vivere per primi questa drammatica situazione delle carceri in cui lo Stato non può garantire i diritti costituzionali delle persone”. “Viviamo questa situazione con grande angoscia”, ha detto chiaramente, indicando una serie di provvedimenti tra cui l’amnistia e l’indulto, per porre fine a questa vergogna. “Con questa lotta nonviolenta poniamo il problema dell’immediata accoglienza dell’ultimatum che ci ha dato la CEDU”, ha esclamato Pannella. Il tempo corre e, ha aggiunto, “rimangono meno di dieci mesi affinché l’Italia ponga termine alla sistematica e strutturale violazione dei diritti umani”, che la Corte europea ha sanzionato con la sentenza pilota dello scorso 8 gennaio 2013. E l’unico intervento che agirebbe strutturalmente su questa “catacombe del nostro Cesare”, per Marco Pannella è l’amnistia. Poi, nel salutare Gennarino De Fazio in collegamento telefonico dalla Calabria, Marco Pannella ha ribadito che verrà in Calabria a ringraziare gli elettori di Rosarno, Africo, Platì che “c’hanno capito”, per fare un’associazione di scopo per l’amnistia e perché, ha detto, “Noi siamo realmente persone d’onore”.

Marco Pannella, a Bruxelles, in uno dei suoi tanti scioperi della fame
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Pannella verrà in Calabria per ringraziare gli abitanti di Platì e rilanciare la battaglia

Pannella: “Andrò a Platì, quel piccolo comune dove abbiamo preso il 20%”. Un paesello di appena mille anime in provincia di Reggio Calabria dove però, con 176 voti, la lista di scopo Amnistia Giustizia Libertà è la terza forza politica, più avanti del Beppe nazionale. Ad annunciare la sua discesa in terra calabra, dai microfoni di radio carcere, la trasmissione di Radio Radicale condotta da Riccardo Arena, è stato lo stesso Marco, martedì scorso, sottolineando come, non solo a Platì ma anche ad Africo (7,88%) e San Luca (7,19), tutte in provincia di Reggio Calabria, ci sono state percentuali uniche per la lista di scopo Amnistia Giustizia Libertà: “Ci hanno capito”, ha detto.

Marco Pannella e Giuseppe Candido
Marco Pannella e Giuseppe Candido

. Anche in un’altra occasione, ha ricordato Pannella, prendemmo percentuali elevate in Calabria (a Rizziconi ha detto di ricordare): “erano le europee con candidato Enzo Tortora”; qualcuno in quell’occasione aveva tentato di strumentalizzare dicendo che i Radicali prendevano i voti dalla ‘ndrtangheta, invece lì – ricorda ancora Pannella – c’avevano solo capiti. Come adesso a Platì. Il fatto che Marco Pannella verrà in Calabria a Platì (RC) è stato poi confermato sempre dallo stesso leader storico del Partito Radicale Nonviolento durante la conversazione settimanale della domenica, tenuta ieri, domenica 17 marzo, assieme a Walter Vecellio e durante la quale, pur non specificando il quando, ha fatto intendere che la cosa si dovrà organizzare anche a stretto giro per far ripartire, proprio da Platì e dalla Calabria, in tutta Italia e in Europa una battaglia di civiltà estrema com’è quella per l’amnistia ma anche per una riforma della Giustizia e salvaguardare nel nostro Paese lo stesso Stato di Diritto.

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