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#Calabria, Assemblea @GildaInsegnanti al L. Classico Pitagora di Crotone

Martedì 11 aprile 2017, presso il liceo Classico Pitagora di Crotone si è svolta un’altra assemblea provinciale in orario di servizio organizzata dalla Gilda degli Insegnanti – Federazione Gilda Unams Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia che ha visto la partecipazione del Prof. Antonino Tindiglia, coordinatore regionale della Federazione Gilda Unams per la Calabria e componente della direzione nazionale della Gilda degli insegnanti – Federazione Gilda Unams; il prof. Aldo Trapuzzano, coordinatore provinciale della Federazione Gilda Unams Catanzaro Vibo Crotone e il prof. Giuseppe Candido, dirigente sindacale della Gilda insegnanti e della federazione Gilda Unams Catanzaro-Vibo-Crotone e responsabile territoriale per la Gilda degli insegnanti di Crotone.

L’assemblea tenutasi dalle 10:30 alle 13:30, è stata molto partecipata tanto che molti docenti intervenuti dalle scuole della provincia hanno dovuto ascoltare da fuori dell’aula magna della scuola.

Di seguito i video degli interventi e alcune domande degli insegnanti … Continua la lettura di #Calabria, Assemblea @GildaInsegnanti al L. Classico Pitagora di Crotone

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@GildaInsegnanti: 4 aprile 2017, assemblea provinciale al Liceo Scientifico E.Fermi di Catanzaro

Martedì 4 aprile 2017 – Si è svolta a Catanzaro, nell’auditorio del liceo scientifico Enrico Fermi di Catanzaro Lido, l’Assemblea Provinciale della Gilda Insegnanti – Federazione GILDA UNAMS.

Chiamata diretta, nuova formazione obbligatoria, mobilità 2017/18, riforma scuola dell’infanzia, pensionamenti sono le tematiche affrontate nel corso dell’assemblea alla quale hanno partecipato molti docenti della provincia. Di seguito i video degli interventi dei responsabili locali e nazionale, Prof.ri Aldo Trapuzzano, Antonino Tindiglia, Gianluigi Dotti e Rosario Cutrupia. Affollata di docenti la sala, e molte sono state le domande rivolte ai relatori.

Intervento Prof. Aldo Trapuzzano, coordinatore provinciale della Federazione Gilda Unams Catanzaro – Crotone- Vibo Velentia

Guarda anche il video degli altri interventi …
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Assemblea della @GildaInsegnanti all’I.I.S. Pertini di Crotone

Martedì 14 marzo 2017 – Dopo le assemblee negli istituti comprensivi Don Milani e Vittorio Alfieri di Crotone (rispettivamente il 28 febbraio e il 4 marzo 2017) , la Gilda insegnanti continua il suo tour di assemblee nella città di Pitagora: il 10 marzo è stata tenuta un’assemblea presso il liceo scientifico “Filolao) e lunedì 13 presso l’Istituto Comprensivo A. Rosmini; l’assemblea di martedì 14 marzo di cui vi proponiamo il video integrale è stata tenuta presso l’Istituto di Istruzione Superiore Pertini Santoni di Crotone.

Di seguito l’intervento del Prof. Antonino Tindiglia, coordinatore provinciale (Catanzaro, Vibo e Crotone) della Gilda Insegnanti, coordinatore regionale per la Calabria della Federazione Gilda Unams e membro della direzione nazionale del sindacato che, ricordiamolo, è anche un’associazione per la valorizzazione della professione docente.

Seguono, gli interventi del Prof. Giuseppe Candido, responsabile comunicazione della Gilda insegnanti nonché responsabile territoriale della Gilda insegnanti e della Fed. Gilda Unams di Crotone; e quello del Prof. Aldo Trapuzzano, coordinatore provinciale della Federazione Gilda Unams.  Continua la lettura di Assemblea della @GildaInsegnanti all’I.I.S. Pertini di Crotone

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#LaBuonaScuola non è un investimento. #SenzaFiltri, ecco le prove

Nelle politiche relative a scuola, università e ricerca si riscontrano, in primo luogo, interventi per il contenimento della spesa pubblica …

a cura di Giuseppe Candido

Contro la disinformazione di regime ci sono alcuni aspetti sulla riforma della scuola che bisogna chiarire:

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Rino Di Meglio (@GildaInsegnanti): #labuonascuola è un attacco alla libertà

Mentre il disegno di legge sulla riforma della scuola è in discussione nella VII Commissione cultura e, presto, arriverà in Parlamento, la scuola unita è scesa n piazza per dire No alla riforma del governo.
In sette piazze d’Italia, insegnanti, studenti, genitori, docenti universitari, politici, si sono incontrati per questo grande sciopero generale della scuola. E anche in tante altre città la voce degli insegnati si è fatta sentire. Gilda Tv è stata in collegamento con le piazze principali per trasmettere in diretta la protesta. Nel video anche l’intervista a Rino Di Meglio, coordinatore della Gilda Insegnanti che era a Bari.

Guarda altri video su GildaTv.it

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#LaBuonaScuola: intervista a Rino Di Meglio, coordinatore Gilda

“Ci faranno recuperare pure il capodanno”, “ok assunzioni, da un lato danno dall’altro tolgono”

di Vincenzo Brancatisano

Anche le badanti godono degli scatti di anzianità e tutti gli insegnanti in quasi tutti i Paesi del mondo li hannoInvece il nostro premier, privando gli insegnanti e solo loro degli scatti di anzianità e sostituendo i medesimi con un sistema di raccolta punti che premia chi invece di insegnare si dedica ad altro, finisce per mortificare il bravo insegnante”.

Altro che merito, insomma. Rino di Meglio, leader nazionale della Gilda, contesta punto per punto il progetto di riforma della scuola ideato dallo staff del presidente del Consiglio Matteo Renzi e carica i suoi per la grande manifestazione indetta dal suo sindacato per il 23 novembre prossimo a Firenze, città simbolo, perché “da qui il nostro premier ha preso le mosse come politico”.

Di Meglio, in sostanza secondo il governo la scuola attuale è una scuola cattiva…
“Il problema è proprio questo. Se il nostro governo presenta le Linee guida sulla scuola come Buona scuola si fa intendere che la scuola attuale non sia buona. Io ritengo invece che la nostra scuola sia certo rinnovabile ma che con le risorse limitate che ha sia addirittura più che buona e sia condotta da buoni insegnanti. Tanto che la nostra scuola sforna ogni anno buoni laureati, moltissimi dei quali vanno all’estero e trovano immediatamente lavoro. Poi ci sono cose che non funzionano. Ad esempio, un sistema disorganizzato e la piaga del precariato”.
La Buona scuola infatti punta molto sulla stabilizzazione di circa 150.000 precari.
“Siamo d’accordo che la piaga del precariato sia eliminata. Peraltro è un atto dovuto visto che il 26 novembre prossimo molto probabilmente ci sarà la condanna dell’Italia da parte della Corte di Giustizia di Lussemburgo proprio per lo sfruttamento eccessivo dei contratti a termine”.
Loro lo ammettono. Nelle Linee Guida si premette infatti che c’è stato un abuso colpevole che sarà colmato da una pesante condanna della Corte.
“Sì, è vero. Anche se molti sono preoccupati e dicono che potrebbe essere una polpetta avvelenata per i sindacati”
In che senso?
“Nel senso che ci si dà una cosa e ci si toglie altro”.
Perché dice cosi?
“Non dimentichiamo che il progetto prevede dei contenuti devastanti per la concezione che dimostra di avere del lavoro degli insegnanti. Sono previsti gli scatti di competenza, l’assunzione diretta e quello del governo delle scuole. Si intravede la scuola come un centro di erogazioni di servizi a domanda e non come un’istituzione della Repubblica. E questo non va bene. Pensi che le parole cultura e conoscenza non sono usate nei loro documenti. Invece si usano le parole azienda, cliente, genitore. D’altra parte, al di là del documento, alcuni tecnici ideatori delle Linee Guida hanno già detto con chiarezza che studenti e genitori devono partecipare alla valutazione degli insegnanti”.
“Io sono d’accordo che gli insegnanti siano valutati, ma a una condizione”.
Quale?
“La condizione è che la valutazione venga applicata a tutti i settori della società. Facciamo allora valutare i giudici dai condannati e i medici dai pazienti. Io penso che dobbiamo prima metterci d’accordo su cosa sia la figura del docente e poi parliamo di valutazione”.
Chi è un buon docente?
“Il buon insegnante è colui che conosce bene quel che deve insegnare e lo trasmette efficacemente ai propri alunni. E per valutare se un docente è più o meno bravo può esserci soltanto uno che è competente sul tema e che lo valuta rispetto a questi elementi”.
E invece?
“E invece si intende valutare gli insegnanti sulla base di attività extra, che non hanno nulla a che fare con la funzione docente, come è previsto con gli scatti di competenza: qui si stabilisce che ad avere i punti sulla tessera a premi siano docenti che svolgono attività che non hanno nulla a che fare con l’insegnamento e che seguono corsi di formazione costosi e con contenuti culturali discutibili”.
Di Meglio, mi spiega perché si è arrivati a tanto?
“Perché gli insegnanti da anni sono vittime di una campagna di delegittimazione. Si è voluto diffondere il pregiudizio che lavorano poco”.
La banca delle ore basata sul principio che i giorni di sospensione delle lezioni costituiscano un monte ore da recuperare come supplenze parte da qui?
“Che cos’è la banca delle ore, se non un principio devastante secondo cui il professore diventa un professionista a chiamata, come un vigile del fuoco? Da questo a che si possa arrivare a far recuperare il giorno di Capodanno il passo è breve. Insomma, ti chiamo quando mi servi. Il docente peraltro sarebbe l’unico lavoratore che non avrebbe l’orario definito. Ma avere l’orario definito significa sapere quando si lavora e quando c’è il tempo libero. Già oggi, con i buchi, l’orario si moltiplica a dismisura”.
Anche lei se la prende con i buchi? E’ vero però che durante i buchi il prof si riposa proprio perché insegnare bene stanca.
“Sarebbe così se i buchi fossero ore retribuite. Ma non è così. Se succede per un’ora alla settimana va bene, altrimenti si resta in ostaggio della scuola se si aggungono l’orario delle riunioni, quelle di ricevimento dei genitori, i compiti da correggere, le preoccuopazioni che ci si porta dietro. E’ una caratteristica della sola scuola italiana quella di avere numero infinito di riunioni. Negli altri Paesi del mondo non esistono queste riunioni che tolgono peraltro energia ai professori. C’è un’idea aziendialistica dell’autonomia scolastica”.
Lei denuncia che la Buona scuola produce il disconoscimento della carriera.
“Oggi abbiamo gli scatti di anzianità e si fa credere che a scuola si guadagna di piu perché si diventa vecchi. Voglio ribadire che questo messaggio renziano non è vero. Gli scatti semmai premiano l’esperienza, che ha un valore”.
Certo, più si lavora, più aumenta l’esperienza, si diventa migliori. Non è così in tutte le altre professioni?
“Ma certo! Anche le badanti hanno gli scatti di anzianità e tutti gli insegnanti in quasi tutti i Paesi del mondo hanno gli scatti di anzianità. Qui invece si vuole fare questo. La verità è che non c’è un euro di investimento e allora si levano i soldi da una parte e si mettono dall’altra. Si vuole risparmiare e dunque si scrive che a ottenere gli aumenti triennali di stipendio sarà solo il 66 per cento dei docenti”.
In sostanza si consacra l’idea che l’altro 33 per cento è fatto di insegnanti cattivi
“Non solo. Per far ottenere gli scatti si lavora sulla mobilità e si spingono le persone a andare in scuole in cui i professori sono considerati scarsi, con la prospettiva di prendere il loro posto, migliorando in questo modo, secondo loro, la qualità di quelle scuole. Questo è scritto ma è una mistificazione. Così come sono mistificatorie le tabelle stipendiali dove si arriva a scrivere che i docenti arrivano attualmente a guadagnare fino a 50.000 euro. In realtà hanno aggiunto un 25 per cento”.
E come hanno fatto?
“Hanno indicato il lordo Stato e non il lordo dipendente”.
Speghiamo. Il lordo dipendente è la somma su cui si calcolano le ritenute a carico del dipendente ed i contributi a carico dell’amministrazione. Il lordo stato si ha sommando al lordo dipendente i contributi a carico dell’amministrazione. Hanno fatto questo?
“E’ così. E si arriva a dire che il docente bravo guadagnerebbe di più. Invece se anche riuscisse a ottenere tutti gli scatti di competenza, e non è detto visto che deve darsi da fare accumulando punti, non avrebbe comunque lo stipendio attuale. E possiamo immaginare il grave danno per chi entra da poco in ruolo. Questi insegnanti perderanno tutto il preruolo. E noi non possiamo che dare un giudizio negativo poiché si crea una discriminazione tra lavoratori. La storia dei gradoni peraltro risale all’epoca berlingueriana. C’è un filone di pensiero della sinistra che porta a questa concezione”.
Veniamo all’assunzione dei docenti. Perché parlate di pericolo di assunzione diretta e non più per concorso?
“Si parla di un mega albo dei docenti dove tutti possono accedere per concorso. Fin qui siamo tutti d’accordo. Poi però si dice che le scuole possono assumere quelli che maggiormente servono a quella determinata scuola in base alle qualità dell’insegnante inserito nell’albo. Peraltro, la storia del Registro nazionale è una cosa immaginifica, se si pensa che il nostro Ministero non riesce a gestire con l’informatica neppure la mobilità, nonostante la trentina di milioni spesi ogni anno. E quando vai a fare una domanda di supplenza il sistema si blocca, perché è arretrato. Ogni volta devi inserire i dati daccapo. I sistemi funzionano dappertutto tranne che nella pubblica istruzione. Però si fa immaginare una super efficiente cervellone che gestisce il portfolio del docente, trasparente e accessibile a tutti, aperto alle famiglie. Attraverso questo le scuole si scelgono i professori piu adatti. e questa è l’assunzione diretta”.
Che era prevista già dal Disegno di Legge Aprea..
“L’Aprea prevedeva già questa cosa, più o meno siamo lì. Ma forse era meglio quel progetto, se non altro non prevedeva l’eliminazione degli scatti, ma indicava tre livelli: docente iniziale, ordinario ed esperto. L’assunzione diretta è incostituzionale. Col concorso si otterrebbe solo un requisito per l’idoneità. E si può immaginare a cosa andremmo incontro”.
A cosa andremmo incontro?
“Al potere dei presidi che con i soldi dello Stato gestirebbero privatisticamente le assunzioni”.
Come si poteva migliorare la scuola in un altro modo?
“Intanto si poteva iniziare dalle strutture, migliorandole. Io giro l’Italia e posso dire che se al Nord le cosa vanno quasi sempre bene, al Sud invece è un disastro. Io penso che sia più facile individuare il demerito che il merito. E’ un’azione di carattere propagandistico. Gli insegnanti che riteniamo mediamente bravi sono buoni e pagati malissimo. Se si fosse voluto riconoscere il merito di questi insegnanti si sarebbe dovuto riconoscere un più decoroso trattamento economico. Parliamo di persone tutte laureate, con concori superati e pagati al primo anno con 1200-1300 euro al mese. Rispetto al mondo civile siamo sotto il livelo della decenza”.
Come si è arrivati a fare dell’insegnante italiano il nuovo povero della nostra società?
“Basta spulciare un po’ di letteratura e ci si accorge che è sempre stato così, si pensi al maestro di Vigevano. Si pensi agli stipendi differenziati a seconda della scuola, rurale o di città, al ruolo A e al ruolo B della scuola secondaria. C’è stata nel tempo una lunga lotta sindacale condotta solo per sanare le ingiustizie. E oggi abbiamo i contratti bloccati ormai dal 2009”.
C’è all’orizzonte il rinnovo?
“Secondo me no. Nel Def si scrive che fino al 2018 non è previsto alcun rinnovo. Dal 2009 al 2018 sono tanti anni senza rinnovo”.
Di Meglio, secondo lei cosa passerà di tutto quello che è previsto dal progetto renziano?
“La parte delle assunzioni è già nella legge di stabilità, per il resto non ci sono provvedimenti in vista né i sindacati sono mai stati interpellati fino ad oggi. Il messaggio chiaro è che si pensa di poter gestire i contratti senza i sindacati. Sarebbe un atto di violenza. La legge può inserire una diversa organizzazione della scuola ma non una norma sulla modifica delle tabelle dello stipendio o l’orario degli insegnanti senza arrivare a delle trattative. Se faranno una cosa del genere significherà cancellare i sindacati. Mi auguro di no. E mi auguro soprattutto che ci sia un sollevamento civile della nostra categoria”.
Ci sarà?
“Secondo me sì. Vedo che quando li informiamo si arrabbiano. Tutto sta nell’informarli e nell’incanalare la protesta in modo che faccia da contraltare alle azioni del governo”.
In molte assemblee sindacali si denuncia un paventato svuoatamento degli organi colegiali.
“La logica porta a pensare lo svuotamento, ma non c’è nulla di preciso. Si pensa di potenziare sempre di più il potere del dirigente e di non considerare il collegio dei docenti come organo che esercita il potere sulla didattica. Ma ripeto: non c’è nulla di preciso, probabilmente interrverrà qualche legge”.
Si prevede un aumento delle ore di musica e scienze motorie nella scuola primaria e di storia dell’arte e inglese nella scuola secondaria.
“Non sono cose negative. Ma voglio sapere con quali risorse. Non ci sono. Anche i mille milioni previsti dalla legge di stabilità sono stati trovati con il taglio al ministero dell’istruzione”.
Troppi annunci?
“Tutto sommato ci saremmo aspettati un po’ di prudenza. Stattene tranquillo e aspetta. Oltre a lasciarci gli stipendi da fame vieni a propinarci l’ennesimo terremoto nella scuola?”
Molti precari sono preoccupati. Il piano di immissioni è visto bene ma molti sono pronti a rinunciarvi purché non passi tutto il resto. Cosa si sente di dire a questi precari?
“Non mi pare che queste siano reazioni giuste. Lo Stato si esprime con le leggi. Per ora c’è solo l’art 3 del disegno di legge di Stabilità e prevede le immissioni. Il resto si può perfezionare. Si deve pensare ad esempio agli abilitati. Ma fare lo sciopero contro le immissioni non è razionale. Io ho sentito nelle code delle assemblee precari litigare tra di loro, tra chi è nelle gae e chi nei pas e nei tfa. E’ tipico dividersi nella nostra categoria. Dobbiamo accettare quello che devono darci per forza. Dopo di che dobbiamo fare in modo che la voce della categoria si levi forte contro gli aspetti peggiorativi”.
Pensa a uno sciopero?
“Penso che lo sciopero sia l’ultimo punto di arrivo. Non penso che le azioni isolate siano produttive. Prima occorre creare un grande consenso e poi lo sciopero. Anche perché se lo sciopero poi fallisce ti dicono: ho ragione io”.
Va bene, si parla di assunzioni. Ma come saranno gestite le assunzioni, visto che domanda e offerta di lavoro non sono sovrapponibili, su vari fronti?
“E’ tutto aleatorio. Se lei guarda le tabelle, loro parlano di 148.000 immissioni. Un numero enorme diviso tra infanzia, primaria e secondaria. Non è un discorso semplicissimo perché devi vedere dove mettere ad esempio 45.000 docenti nella scuola dell’infanzia visto che quella statale è limitata. Inoltre, per la primaria ci sarà un esodo da Sud a Nord. A Vicenza le graduatorie sono esaurite mentre a Palermo o a Reggio Calabria o a Napoli, tanto per fare alcuni esempi, non c’è un posto neppure a morire”.
Pare di capire che nel migliore dei casi occorra preparare la valigia…
“Certo. Facciamo l’ipotesi di attuare le immissioni sull’organico di diritto, cioè di assumere a tempo indeterminato coloro che già stanno facendo le supplenze annuali. Ma gli altri? Magari si possono inserire in soprannumero vicino a casa. Il Piano Renzi prevede l’organico funzionale. Se hai pochi posti ad esempio nella A019 e invece ti servono tantissimi di inglese come si fa? E come si fa per i colleghi della A019 a trovare loro il posto? Io non ho avuto ancora un incontro con i collaboratori di Renzi. Magari questa domanda la gireranno loro a me…”.
E le materie affini di cui si parla nella riforma?
“Può darsi che come al solito tocchino le classi di concorso. Ci hanno spesso tentato, ma alla fine non le hanno mai toccate. Ma poichè se ne parla, è possibile. E sarà un problema per la qualità della scuola”.
Certo, se si pensa allo scandalo dell’insegnamento della lingua inglese alla primaria…
“Guardi, secondo me e secondo molti la prima cosa da sostenere è la lingua nazionale. La società interculturale si basa sulla lingua nazionale, altrimenti come si fa a integrare gli alunni stranieri? Poi sono favorevole alla diffusione alla lingua inglese. Considero che l’insegnamento precoce sia utile ma ovviamente occorrerebbe farlo con persone preparate professionalmente e non con persone addestrate con corsetti improvvisati”.
Ma chi ha voluto tutto questo?
“E’ successo già con la riforma del 1990. Da lì si previde la generalizzazione della lingua inglese nelle elementari poi ti accorgi che non hai insegnanti specializzati e allora si ricorre a corsi da 500 ore, poi da 250, poi da 100. Ma sulla carta non risolvi i problemi. Quando i bambini sono piccoli occorre usare la didattica giusta”.
Eppure si insiste con i Content and Language Integrated Learning, i famigerati Clil. I dirigenti impongono, per legge, anche a chi non conosce la lingua straniera l’insegnamento in lingua inglese di materie diverse dalle lingue straniere. Che senso ha?
“A me sembra una forzatura inutile perché non porta a nessun risultato. Sono forzature che fanno i dirigenti che pensano di essere più realisti del re e poi fanno cose che non sono credibili. E’ come la storia di voler inserire l’informatica dappertutto e poi ci facciamo delle figure barbine. I ragazzini oggi possono dare lezioni di informatica ai professori e noi ci mettiamo gli insegnanti di trattamento testi?”
Infine, i docenti si dicono preoccupati dal carico di lavoro indotto dalle normative sui Bes.
“Come spesso succede, in Italia si scrivono tante cose belle. Ho seguito negli anni la problematica dei disabili, poi chiamati in tanti altri modi. Sono leggi belle che tuttavia si scontrano con la limitatezza delle risorse. Mi viene in mente la legge Basaglia. I manicomi furono chiusi sulla carta ma poi? Ci sono stati interventi integrativi della Corte costituzionale che ha ordinato le assunzioni dei docenti di sostegno a gennaio scorso. Ma ci si dimentica della realtà, come le Grida manzoniane. Si pensi all’istituzione delle equipes sociopscicopedagogiche sul territorio composte da medici, psicologi e insegnanti. Ma dove stanno? Abbiamo solo i gruppi di lavoro a scuola e basta. Anche il personale dell’ente locale: magari c’è a Modena ma più scendi giù, meno ce n’è. Quanto agli alunni Bes, vedo male ogni burocratizzazione perché fa male ogni perdita di tempo”.
Torniamo alla sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee, annunciata per il 26 novembre prossimo. Cosa succedera, secondo lei?
“Spero di non peccare di ottimismo ma dovrebbe essere positiva per i precari. Si è visto dal procedimento e dalla requisitoria dell’Avvocato Generale. Ci aspettiamo che dal 27 novembre lo Stato italiano sani il precariato altrimenti dovrà pagare un risarcimento e ci sarà una catena di ricorsi vinti. Tuttavia ho notato che i precari degli altri settori pubblici non sono a conoscenza di questa sentenza. Invece tutti i pubblici dipendenti saranno interessati”.
Cosa devono fare i precari della scuola che non hanno una causa in corso? Consiglia di agire subito in giudizio oppure di aspettare l’esito della sentenza del 26?
“Io aspetterei. Per chi ha una causa in corso è stata ottenuta una sospensione del processo. Ai nuovi conviene attendere perché o c’è una sanatoria o in caso contrario converrà fare ricorso in massa. Sarà comunque una svolta storica che lo Stato si merita”.
Lo Stato si adeguerà?
“Mah, a meno che lo Stato non esca dalla Ue, pur di non pagare…”.

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Scuola, Rino Di Meglio (Gilda): pretendiamo serietà da chi ci governa e propone riforme

Non si può toccare un settore così delicato con gli annunci

Stando agli insistenti e ripetuti annunci del presidente del consiglio Matteo Renzi, il 29 agosto doveva essere una giornata storica per la scuola italiana.

Invece, la sera del 28 agosto, dopo l’incontro di Renzi con il presidente Napolitano, le agenzie di stampa hanno battuto la notizia del rinvio della tanto sbandierata presentazione delle linee Guida per la riforma della scuola.

Per Rino Di Meglio, coordinatore nazionale del sindacato Gilda degli insegnanti (Fed. Gilda-Unams), “La vicenda lascia molto perplessi”.
Sentito dalla Gilda tv, la Web tv del sindacato, Di Meglio è stato molto chiaro:

“Non si può toccare un settore delicato come la scuola facendo annunci; annunci del ministro, poi da parte del sottosegretario (all’istruzione, ndr) E poi ci si è messo addirittura il presidente del Consiglio dei Ministri. Annunci che vengono fatti, poi smentiti, ritirati. La scuola – continua il coordinatore nazionale della Gilda insegnanti – è una cosa seria, e un meccanismo delicato. Si tratta di milioni di persone, perché ci sono dentro un milione di personale della scuola, 700.000 insegnanti, milioni di alunni, e le loro famiglie. Diciamo che andare a mettere in attesa inutilmente tutte queste persone, per poi all’ultimo momento smentire, non è che chi ci governa ci faccia una bella figura.

Saremmo tutti curiosi – continua Di Meglio – di capire, ammesso che ci sia questa grande riforma, qual’è la filosofia cui ci si vuol riferire, e dove si vuole arrivare. Gli insegnanti sono preoccupati perché quando si fanno affermazioni del tipo: “bisogna smetterne con l’anzianità”, come ha fatto il ministro più volte, “e procedere con la meritocrazia”. … Vabbè, si parte per concetti propagandistici, perché ovviamente nessuno è contrario a premiare i buoni e punire i cattivi. Sono concetti scontati, ma va anche detto che c’è chi pensa di fare il gioco delle tre carte, perché non ci sono risorse da investire sulla scuola, e magari levare quella miseria che gli insegnanti maturano negli anni, che dopo tanti anni di servizio arrivano ad avere uno stipendio un po’ più alto di quello miserabile che l’iniziale – che è attorno ai 1200 € per le scuole primarie e 1250-1270 per le scuole superiori, questi sono gli stipendi netti miserevoli che hanno gli insegnanti italiani, – beh se uno dice: ti levo pure l’anzianità e poi faccio il merito per pochi, insomma, è chiaro che gli insegnanti giustamente si preoccupano.
Anche perché – continua il coordinatore nazionale della Gilda insegnanti – la misurazione del merito chi la deve misurare? Il preside? Gli insegnanti? Gli alunni? E su quali elementi? In base al fatto che si partecipi a una commissione? Che ci si occupi di questioni burocratiche? Oppure, invece, sul fatto che uno è un buon insegnante perché conosce bene la disciplina, magari è anche un po’ severo, e quindi può anche dare fastidio a qualche studente e/o qualche genitore?
Diciamo che la questione è complessa e seria e, se si vuole fare un progetto serio in questo senso, bisogna costruirlo scientificamente e non cose così tipo l’INVALSI che va a a propinare i test nelle scuole e con questo si pensa di misurare il valore del sistema scolastico italiano”.

Poi c’è la vicenda dei docenti beffati dalla così detta ‘quota 96’ per la quale i docenti della Gilda insegnati Roma hanno manifestato lo scorso 29 agosto sotto palazzo del Governo.
Anche per questa vicenda il coordinatore nazionale della Gilda insegnanti non usa mezzi termini: “È un’altra questione scandalosa”, dice subito alle telecamere di Gilda Tv e, purtroppo, non di rai uno.

Voglio semplicemente ricordare cosa è successo” – continua Rino Di Meglio – “Quando la Fornero ha fatto la riforma delle pensioni allungando i tempi a tutti e mandando in pensione chi, al 31 dicembre di quell’anno, aveva maturato determinati requisiti, ha dimenticato una cosa banale. Che nella scuola si lavora per anno scolastico e non per anno solare. Quindi migliaia di insegnanti e personale della scuola che aveva maturato il sacrosanto diritto ad andare in pensione esattamente come gli altri, solo che l’aveva maturato al 31 agosto e non al 31 dicembre, sono stati privati di questo diritto e la pensione gli è stata ritardata a chi per due, a chi per quattro, chi per sei o addirittura sette anni. Questa è una grossa ingiustizia, alla quale il Parlamento e il partito al governo si erano impegnati di mediare. Era tutto pronto, annunciato il passaggio di questa norma speciale per consentire, dopo due anni, il pensionamento dei colleghi di ‘quota 96‘, il 4 agosto la beffa.
All’improvviso il ministero dell’economia ha detto che non c’era risorse neppure per questa operazione. Questo – conclude il coordinatore Rino Di Meglio – non è un modo di procedere serio. Se noi dobbiamo insegnare in osservò il doveroso rispetto per le istituzioni e le leggi dello Stato, penso che tutti abbiamo il diritto di pretendere – al di là del colore politico – la serietà da parte di chi ci governa. Basta quindi con gli annunci. Quando si fanno le cose, le si fanno seriamente: ci si confronti, si ascolti e poi si facciano gli atti di governo”.

Alla fine dell’intervista il servizio da Catanzaro sulle immissioni in ruolo in Calabria curato dal sottoscritto lo scorso 29 agosto.

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“La peste ecologica e il caso Calabria”. L’introduzione di Rita Bernardini e Marco Pannella, la nota di Valerio Federico e Paolo Farina

La peste ecologica e il caso Calabria di Giuseppe Candido, prefazione di Carlo Tansi, introduzione di Rita Bernardini e Marco Pannella
Prefazione di Carlo Tansi, introduzione di Rita Bernardini e Marco Pannella

E’ andato in stampa il volume di Giuseppe Candido, con una prefazione di Carlo Tansi, la postfazione di Franco Santopolo, una nota di Valerio Federico e Paolo Farina e l’introduzione di Rita Bernardini e Marco Pannella che di seguito pubblichiamo.

Uscirà a breve, nella prossima settimana, per i tipi di Non Mollare edizioni, la casa editrice dell’associazione di volontariato culturale Non mollare che edita on line anche Abolire La Miseria della CalabriaLa Peste ecologica e il caso Calabria, l’ultimo libro di Giuseppe Candido.


 

Nell’Abstract del volume si legge che …

Dove c’è strage di leggi c’è sempre strage di popoli. Rischio sismico, idrogeologico e ambientale, mal governo del territorio, rifiuti tossici interrati, mala depurazione e un’emergenza rifiuti infinita per alimentare clientele e “fare progetti”; storie (vere) di frane, alluvioni, terremoti e disastri ambientali aventi tutti come denominatore comune il disastro politico che li ha causati!La peste ecologica e il caso Calabria, è un libro-dossier in cui si ripercorrono fatti, eventi spesso tragici sul dissesto idrogeologico, sui rischi sismici e su quelli ambientali del nostro Paese con particolare rifermento, per quest’ultimo aspetto, al caso dei veleni e dei rifiuti in Calabria. Cos’hanno in comune rischi, mal governo del territorio, dissesti e veleni? La peste ecologica è la violazione sistematica delle leggi che ha, per conseguenza, una strage di popoli.


La peste ecologica e il caso Calabria, di Giuseppe Candido. Prefazione di Carlo Tansi, introduzione di Rita Bernardini e Marco Pannella, postfazione di Franco Santopolo e una nota di Valerio Federico e Paolo Farina – Non Mollare edizioni, euro 18,00; Pagine 394 – ISBN 9788890504020 – Per prenotarne una copia è sufficiente inviare una mail all’indirizzo associazionenonmollare@gmail.com


L’Introduzione di Rita Bernardini e Marco Pannella

Con il suo bel libro Giuseppe Candido presenta al lettore una seria e documentata proposta che, affondando le sue radici nello specifico calabro, rafforza la complessiva urgenza nazionale (e non solo!) di contrastare i connotati illiberali e ormai anti-democratici dello Stato italiano –renziano– arroccato in accanita difesa proprio di ciò che è oggetto, da decenni, delle massime imputazioni e condanne delle giurisdizioni europee. Imputazioni e condanne seriali richiamate dal “Massimo Magistrato” italiano, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con il suo messaggio costituzionale alle Camere, una straordinaria testimonianza, completa di “obblighi” e di proposte indirizzate al nostro Paese e, non a caso, trattata in modo indegno dal Parlamento, suo naturale destinatario.

Gli “obblighi” che l’Italia disattende, e che derivano anche dal Diritto comunitario da anni costituzionalizzato, riguardano altresì – in grandissima parte – l’ambiente sfregiato dei nostri territori. Grazie alla visione transnazionale del Partito Radicale, questi “obblighi” verso l’ambiente non hanno confini e ci costringono a farcene carico, studiandolo per ciò che è: una “funzione” vitale del pianeta, che nessuno può permettersi di sacrificare.

Citando Aldo Loris Rossi, Marco Pannella lo ripete in modo assillante: “Il genere umano ci ha messo due milioni di anni per arrivare – nel 1830 – al primo miliardo; cento anni per arrivare al secondo, 30 per il terzo, 15 per il quarto, 13 per il quinto, 12 per il sesto, e ancora 13 anni per il settimo miliardo.

Mentre scrivo, un sito internet (http://www.worldometers.info) ci conta e censisce, a noi umani, in tempo reale. Girando vorticosamente, ci informa che in questo preciso istante siamo 7 miliardi 243 milioni 471.433 e che fino a questo momento in questa giornata sono nate 328.443 persone e ne sono morte 135.528. Molto probabilmente questo contatore, grazie a un’elaborata formula matematica, ci azzecca. Non dico all’unità, ma quasi. E allora mi chiedo se nell’implacabile calcolo offertoci in diretta ci siano già finiti i morti di cui ho avuto notizia poco fa: due detenuti suicidati; un altro, morto per malattia incompatibile con lo stato di detenzione, mentre – infine – un agente di polizia penitenziaria di 42 anni e un suo amico sono morti per overdose di eroina.

Certamente, nel contatore sono finiti i morti che ci segnala Giuseppe Candido: morti per alluvione, frane, tumori causati dai rifiuti tossici o dai veleni industriali o per micidiali concessioni edilizie rilasciate senza rispetto delle leggi. Ci sono anche i morti censiti dai libri di Maurizio Bolognetti e Massimiliano Iervolino. Via via, il contatore ingloberà anche i morti delle analoghe stragi, che fin da oggi si possono tranquillamente prevedere senza che nulla venga fatto per fermarle nonostante le denunce e le soluzioni prospettate da quella che Pannella definisce “letteratura militante”.

Se puntiamo l’implacabile strumento su questo o quello dei continenti del pianeta, osserveremo che la velocità del fenomeno varia: sarà molto più lento in Europa, più veloce nell’America del sud, velocissimo in Africa o in Asia. Ma quel che è certo è che il dilagante aumento della popolazione mondiale sta facendo crescere il consumo dei suoli, dell’acqua e di energia, per sopperire a esigenze non solo alimentari in crescita esponenziale. Fulco Pratesi ci spiattella un altro ferma-immagine impressionante: visto che siamo oltre 7 miliardi e 200 milioni, ciascuno di noi umani ha a disposizione – contando anche luoghi invivibili come deserti, ghiacciai, montagne – poco più di due ettari a testa, corrispondenti a quattro campi di pallone. Se però prendiamo in considerazione le sole terre arabili, ogni umano ha a disposizione meno della metà (il 40%) di un solo campo di pallone. Ma i Paesi ricchi, in primis la Cina, si stanno muovendo da anni per acquistare e occupare terreni nel sud del mondo, in particolare in Africa: dovendo prevedere necessità energetiche e alimentari che, con il consumo e distruzione dell’ambiente in casa loro, rischiano di non poter più affrontare e governare, si recano altrove per continuare a consumare (e distruggere) suolo e risorse.

Da una parte quel contatore corre veloce, ammonendoci che la crescita vertiginosa della popolazione mondiale è insostenibile; dall’altra ci segnala anche morti – troppo spesso vere e proprie stragi – che potrebbero essere evitate se solo si rispettasse la legalità democratica, dove c’è. Dove non c’è, dovrebbe essere urgenza impellente di tutti i paesi democratici, di ciascun democratico, promuoverla e instaurarla.

Quel che il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito sta cercando di promuovere da più di vent’anni (con solide radici nel passato) è che nessun fenomeno del nostro tempo può essere più governato con una visione localistica e dunque occorrono istituzioni transnazionali democratiche per affrontare il futuro. Futuro che è destinato a divenire un incubo se si considera quanto straordinariamente spiegato nel documento politico, coordinato dal Prof. Aldo Loris Rossi, che il Partito Radicale ha presentato all’ONU in occasione del World Urban Forum 6 svoltosi a Napoli dall’1 al 7 settembre 2012: “dal dopoguerra – così esordisce e successivamente documenta – la terza rivoluzione industriale fondata sull’energia atomica, l’automazione, l’informatica, ha ristrutturato l’intero ciclo produttivo in senso post-fordista e spinto impetuosamente verso la globalizzazione, l’economia consumista e le megalopoli,provocando la più grande espansione demografica e urbana della storia”.

Anche se l’idea dello sfruttamento illimitato delle risorse è il modello di sviluppo oggi considerato normale, occorre tentare di sventare il conseguente ecocidio planetario, come si deve fare con una persona che si sta per suicidare. Impossibile? «Non è perché le cose sono difficili che noi non osiamo, è perché non osiamo che sono difficili»: questo ci dice Aldo Loris Rossi, citando Seneca. E la sostanza di questa verità ci dice – con tutta la sua vita di dialogo nonviolento -Marco Pannella.

Di fronte alla bomba demografica, che va governata così come va governato il consumo dissennato di terra, acqua, aria, occorre concepire con amore il nuovo possibile. Per questo il Partito Radicale – con i suoi connotati di nonviolenza, transnazionalità e transpartiticità – cerca il dialogo: anche e soprattutto con i “lontani”, come i cinesi tra gli altri. Perché sa come sia un’illusione il chiudersi nelle proprie mura nazionali e pensare di risolvere i problemi nell’egoismo isolazionista. I nazionalismi sono un cancro che uccide, ed è necessario contrapporgli la concezione di istituzioni federaliste, autonome e democratiche, che abbiano come regola etica il rispetto dei Diritti Umani fondamentali consacrati nella Dichiarazione Universale dell’ONU.

Dal transazionale si passerà poi, con una logica conseguente, al locale, ai “casi” Campania, Basilicata, Roma, fatti emergere dalla letteratura e dall’evidenza di compagni radicali che da sempre, in tutti i campi, producono letteratura ed evidenza del dissesto, innanzitutto democratico, che sta avvenendo nei loro paesi, nel nostro Paese.

Il libro di Giuseppe Candido è un altro bel tentativo, che partendo dalla realtà calabrese fornisce elementi di verità e di conoscenza per cambiare rotta in Italia, e non solo.

Rita Bernardini è Segretaria Nazionale di Radicali Italiani, Deputata radicale XVI legislatura (2008-2013), Membro Assemblea dei legislatori del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito


 

La “pillola” di un “ambientalista”

di Paolo Farina e Valerio Federico1

Questo poderoso volume, frutto dell’ammirevole lavoro di Giuseppe Candido, ci lascia spiazzati davanti alla conclamata e quasi scientifica devastazione di un territorio nonché alle cause e ragioni (o S-ragioni) che hanno portato a questa distruzione di un patrimonio naturale, umano e civile.

Quanto accaduto, capace di segnare indelebilmente i territori coinvolti e l’Italia in generale, non può non essere che l’esito dell’azione e della non azione delle maggioranze e delle opposizioni che hanno governato questa parte del Paese. Il prodotto della contemporanea inadempienza dei governanti e dei cosiddetti oppositori. Inadempienti rispetto al patto sociale che le forze politiche stipulano “naturalmente” con i cittadini.

Si tratta davvero, e bene ha fatto Candido a stigmatizzarlo già nel titolo del libro, di una “peste”, che distribuisce i suoi sintomi, i suoi effetti, in modo ramificato e distrugge oltre all’ambiente naturale anche i più diversi aspetti che regolano il diritto alla libertà, alla giustizia e alla conoscenza di una o più comunità umane. Il lavoro serio e scrupoloso, oltreché documentato, di Candido ha il pregio di fornire un contributo tanto scientifico quanto divulgativo. Scritto da un Geologo, ovvero da uno scienziato, e non semplicemente da un pur bravo giornalista d’inchiesta.

Un Geologo, appunto. Nella migliore delle semplificazioni oggi i geologi vengono definiti genericamente “ambientalisti” nel senso più negletto del termine. Spesso, attraverso uno scientifico lavoro di disinformazione e mistificazione, essi vengono privati del loro contributo dal carattere scientifico attribuendogli una fastidiosa etichetta di “ambientalisti” mossi da una sorta di frenesia ideologica. Ascoltando o leggendo i frutti dei loro lavori, si arriva a considerarli come figure di esaltati millenaristi che ci terrorizzano con i loro allarmistici scenari apocalittici di piaghe terribili ed irrimediabili distruzioni.

Questo è il primo effetto della “peste”, che inizia offuscando le coscienze e arriva ai risultati distruttivi quanto imbarazzanti ben descritti nel libro di Candido. Imbarazzanti perché? Non vi è nulla di più evidente e sperimentabile degli eventi naturali quali sono il dissesto idrogeologico di un territorio, inondazioni, terremoti, inquinamento e, non da ultimo, malattie concrete e gravissime che colpiscono la popolazione.

Eppure pervicacemente si prosegue in quest’opera di distruzione, frutto del malaffare, della distribuzione e gestione del potere fine a se stesso, a fini di lucro e in cui sono da sempre coinvolte le maggioranze politiche che amministrano regioni e territori ma anche le stesse minoranze che partecipano al banchetto. Un sistema clientelare partitocratico che non distingue maggioranze e opposizioni e che nutrono la metastasi di questa “peste” a loro esclusivo vantaggio.

La convergenza di interessi di un sistema dove gli insider, nel gioco delle parti di un impotente e apparente confronto, operano da un palcoscenico dove le repliche dello spettacolo si ripetono giorno dopo giorno lasciando inermi gli spettatori, indifferenti i cittadini. Quasi che i rischi di cui scrive Candido non li riguardino. Gli outsider, pochi, si oppongono e propongono, ma lo spazio di tribuna a loro non viene dato, e il palcoscenico, quel palcoscenico non è per loro. Vi sono, appunto, i Geologi come Candido che non si rassegnano allo status quo e si impegnano in lavori preziosi quale il suo libro ne è un esempio.

Dunque, se il conclamato ed evidente prodotto finale di questa “peste” è la devastazione di regioni e territori, nonché gli effetti sull’ambiente, sulla salute dei cittadini, sulla strage di legalità e il depauperamento di quel “contratto sociale” tra politica e cittadinanza, di contratto “naturale” tra politica-legalità-cittadinanza, allora i primi sintomi di questa “peste” si avvertono e si verificano anche per il diritto negato alla conoscenza.

Il “diritto alla conoscenza” è un’estensione delle facoltà di scelta, di controllo e di partecipazione del cittadino nell’amministrazione dello Stato e delle sue articolazioni regionali e locali, è un elemento di democratizzazione della società. Quanti atti pubblici avrebbero dovuto o hanno lasciato traccia di quanto stava avvenendo di quanto esposto da Candido?

E’ urgente attuare in pieno riforme che si ispirino al Freedom of Information Act (FOIA) statunitense per il quale il cittadino può accedere a tutti i documenti della Pubblica Amministrazione senza che debba dimostrare un interesse diretto. La trasparenza e la conseguente possibilità di controllo per il cittadino dell’attività delle pubbliche amministrazioni è il mezzo utile, tra un’elezione e l’altra, per esercitare effettivamente quella sovranità popolare dal basso promossa dalla Costituzione.

La “peste”, dunque, avanza, devasta e distrugge. Eppure potremmo disporre della cura che porterebbe alla guarigione, allo stato di diritto, al ripristino della legalità.

Il libro di Candido ne è, per esempio, una pillola. Utile, preziosa e salutare.

1 Valerio Federico è consigliere di Zona del comune di Milano, tesoriere di Radicali Italiani

 

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Il taglio ai sindacati e la deriva populista del piccolo balilla

Per Rino Di Meglio (Gilda insegnanti): “Dobbiamo denunciare con forza all’opinione pubblica questo attacco ai sindacati che è anche un attacco alla democrazia”. .. Mail governo ha fatto un altro grave colpo di mano. Ha decretato la soppressione del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, unico organo di rappresentatività della categoria dei docenti”.

Testo a cura di Giuseppe Candido, in collaborazione con Gilda TV

Per eliminare il finanziamento pubblico ai partiti hanno fissato la scadenza al 2017, coi diritti sindacali si procede con decreti di urgenza come per per le droghe

Con le varie inchieste “rimborsopoli” dilaganti per tutti i consigli regionali della penisola, con gli scandali per la corruzione, anche questa dilagante in ogni opera in cui i partiti mettono le mani, il Presidente del Consiglio comincia a tagliare dai diritti sindacali. Con decretazione d’urgenza.

Anche se non ha ancora operato il taglio netto dei rimborsi elettorali (rinviato al 2017) e che, invece, col referendum del ’93, gli italiani avevano palesemente chiesto di abolire, Matteo Renzi segretario del partito già guidato da esponenti di un grande sindacato confederale, ha deciso di scatenare la forbice dei tagli proprio sui sindacati e, quel che è più grave, sui diritti sindacali dei lavoratori eletti dai loro colleghi. Diritti che pure l’Europa tutela e che, di fatto, una volta dimezzati non rappresenteranno certo un ingente risparmio per le casse dello stato, quanto piuttosto una perdita di diritti democratici.

Nella tesi di laurea che Carlo Rosselli discusse nel 1921, si legge che Il Sindacalismo è un fatto umano proprio di tutte le epoche, insito nella natura umana”.

Per il fondatore del movimento Giustizia e Libertà, il Sindacalismo è in sostanza “La tendenza degli uomini che non si sentono sufficientemente protetti dalla organizzazione ufficiale dello Stato e delle società, ad organizzarsi in modo autonomo, cercando di sovrapporsi all’organizzazione ufficiale stessa”.

Ecco, Renzi vuole intervenire con la decretazione d’urgenza per tagliare il diritto sindacale che, non a caso, l’Europa anche tutela addirittura come un diritto umano.

Con Matteo Renzi, invece, il taglio sarà rapido. Ma sarà anche indolore?

I docenti, categoria già tra le più bistrattate dalla politica italiana e, di fatto, quella meno pagata d’Europa, si vedranno tagliare anche loro diritti e permessi sindacali.

E se è vero che, come ha ricordato Napolitano lo scorso Primo Maggio, «Salvaguardare posti di lavoro a rischio oggi implica azioni diverse da quelle tradizionali di difesa condotte dai sindacati», è anche vero, e pure questo è sottolineato da Napolitano, che :

«Eessi sono chiamati, in un quadro grave di crisi aziendali come quello attuale, a concorrere alla ricerca di soluzioni solidaristiche e innovative coraggiose e determinate. Nello stesso tempo, i sindacati non possono non moltiplicare i loro sforzi per sviluppare rapporti intensi col mondo dei disoccupati e soprattutto dei giovani in cerca di prima occupazione, per vincerne l’isolamento e il possibile scoraggiamento, per scongiurarne l’esasperazione protestataria senza sbocco ».

Ma come si fa a pensare che i sindacati possano davvero, come chiesto da Napolitano, “Sviluppare rapporti intensi” anche “col mondo dei disoccupati” e coi giovani, se poi – di fatto – con la scure democratica di un tweet si tagliano drasticamente distacchi e permessi sindacali che, di fatto, sono alla base dell’agibilità sindacale?

Senza permessi, senza distacchi, come si pensa che i lavoratori organizzati in sindacati, perché di questo si tratta, possano addirittura aiutare anche i giovani e i non ancora iscritti perché privi di reddito, quando si tagliano i permessi? Se i partiti non hanno assolto al loro ruolo istituzionale, richiamato dalla Costituzione ed inquadrato dall’articolo 49, di far partecipare i cittadini alla vita politica nazionale, adesso si vuole impedire che i sindacati, invece, ai sensi dell’articolo 39, possano tutelare i diritti quando questi vengano messi in discussione dai governi che via via si succederanno dopo il giovane balilla?

Rino Di Meglio
Rino Di Meglio, coordinatore Nazionale Gilda degli insegnanti – Fed. Gilda-Unams

Per Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti (Fed. Gilda-Unams), una tra le sigle sindacali più rappresentative del comparto scuola e istruzione che tanto starebbe a cura al nuovo governo Renzi, e di cui pure chi scrive è dirigente provinciale eletto dai colleghi nella provincia di Catanzaro, si tratta di “un’operazione di pura propaganda politica”.

Propaganda che però lede fortemente i diritti sindacali.

Intervistato da Gilda TV, la web-tv del sindacato, Rino Di Meglio in merito non ha dubbi:

Prop3<<Il dimezzamento dei distacchi che sta operando il governo Renzi con un decreto legge per avere operatività immediata sin dai prossimi giorni, è un’operazione di pura propaganda politica perché dal punto di vista dei risparmi da’ ben poco, è una destrutturazione del sindacato perché non c’è nessuna gradualità. Pensate che,>> – aggiunge Rino Di Meglio, – <<per ridurre, anzi per eliminare il finanziamento pubblico ai partiti hanno fissato la scadenza al 2017, cioè se lo sono dilazionati in cinque anni. E qui colpiscono i sindacati con una botta del 50% di tagli dei diritti sindacali che, per altro, son garantiti anche da direttive della comunità europea. Danno questa mazzata che rischia di mandare in crisi strutturale tutti i sindacati, compresi noi.

Fanno passare un messaggio all’opinione pubblica quasi che si trattasse di privilegi dei sindacalisti che stanno lì a riposare mentre i loro colleghi lavorano. Io posso assicurare, e tutti gli iscritti lo possono vedere, che i nostri colleghi che stanno in distacco, in semi distacco, lavorano nelle sedi ben oltre quello che sarebbe il loro normale orario di lavoro a scuola. Soprattutto nei momenti in cui l’amministrazione con la sua burocrazia, tipo le domande – adesso – per le graduatorie, i nostri colleghi stanno dalla mattina alla sera nelle sedi ad aiutare disinteressatamente – perché non prendono un centesimo – i precari che debbono fare domande astruse. Questa è la verità. Il sindacato, in questo caso, aiuta pure l’amministrazione che avrebbe il dovere di aiutare i cittadini a fare le domande, non li aiuta affatto, anzi le rende molto spesso (le domande, ndr) complicate. I sistemi informatici funzionano male, si interrompono in continuazione.

Gilda insegnanti
Rino Di Meglio durante una delle tante assemblee sindacali che il governo ora vuole ridurre mediante la riduzione di quell’agibilità sindacale che i lavoratori hanno grazie proprio a permessi e distacchi funzionali.

È veramente incomprensibile questa mossa del governo in carica, siamo preoccupati perché i sindacati sono grandi organizzazioni che ancora – a differenza dei partiti – conservano la democrazia. Chi parla e rappresenta la Gilda degli insegnanti è eletto dai delegati dell’assemblea nazionale, non è nominato da nessun capo. I miei iscritti, e gli eletti dei miei iscritti, mi possono mandare via quando vogliono. Così non capita per i politici che hanno, ormai, tutti quanti i “partiti persona”.

Ecco, io penso che noi dobbiamo con forza denunciare all’opinione pubblica questo attacco ai sindacati che, sia pur in una dimensione diversa, è anche un attacco alla democrazia. Sempre a proposito di democrazia, sempre in questo decreto legge, il governo ha fatto un altro grave colpo di mano. Ha decretato la soppressione del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, che era l’unico organo rappresentativo dei docenti e del resto del personale della scuola, eletto democraticamente. Nonostante una sentenza del Consiglio di Stato, che aveva dichiarato nulla la precedente soppressione, il governo ha pensato di risolvere così il problema mettendo anche una pezza al fatto di non aver sentito il pare, obbligatorio, di questo organismo, per le sperimentazioni quadriennali. È anche questo un atto grave perché dente a levare ai docenti qualunque rappresentanza eletta e qualunque tutela effettiva della propria professionalità e della difesa della libertà d’insegnamento.>>

Prop4 Chi scrive è fermamente convinto che sia proprio così.

Piano piano, come avvenne agli inizi del secolo passato, quando anche la scuola era ormai divenuta luogo di propaganda del governo, mentre anche allora si decurtavano nell’indifferenza diritti di lavoratori e delle persone, anche oggi ci si abitua e si rinuncia alle conquiste già fatte, si tagliano stato di legalità, diritti. Anche oggi, ci si può aspettare di tutto?

Nella deriva populista di un premier rafforzato da elezioni che di democratico, per assenza documentata di parità d’informazione, grazie ad un Governo rinvigorito da elezioni in uno Stato sempre più canaglia, senza più un effettivo Stato di diritto, in uno Stato condannato dall’Europa per infinite e perpetuate violazioni della Convenzione europea per i Diritti dell’Uomo, dalle carceri inumane e degradanti, alla giustizia irragionevolmente lenta, dalle discariche non bonificate ai depuratori che inquinano le acque e i suoli, il dimezzamento dei diritti sindacali potrà forse passare, anche questo, come normalmente inosservato? Ci si potrà assuefare, grazie anche a un’informazione palesemente colpevole, pure per questo “piccolo tagliuzzo” del diritto e dello Stato di diritto? Il rischio è concreto.

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