Rino Di Meglio

Scuola, Rino Di Meglio (Gilda): pretendiamo serietà da chi ci governa e propone riforme

Non si può toccare un settore così delicato con gli annunci

Stando agli insistenti e ripetuti annunci del presidente del consiglio Matteo Renzi, il 29 agosto doveva essere una giornata storica per la scuola italiana.

Invece, la sera del 28 agosto, dopo l’incontro di Renzi con il presidente Napolitano, le agenzie di stampa hanno battuto la notizia del rinvio della tanto sbandierata presentazione delle linee Guida per la riforma della scuola.

Per Rino Di Meglio, coordinatore nazionale del sindacato Gilda degli insegnanti (Fed. Gilda-Unams), “La vicenda lascia molto perplessi”.
Sentito dalla Gilda tv, la Web tv del sindacato, Di Meglio è stato molto chiaro:

“Non si può toccare un settore delicato come la scuola facendo annunci; annunci del ministro, poi da parte del sottosegretario (all’istruzione, ndr) E poi ci si è messo addirittura il presidente del Consiglio dei Ministri. Annunci che vengono fatti, poi smentiti, ritirati. La scuola – continua il coordinatore nazionale della Gilda insegnanti – è una cosa seria, e un meccanismo delicato. Si tratta di milioni di persone, perché ci sono dentro un milione di personale della scuola, 700.000 insegnanti, milioni di alunni, e le loro famiglie. Diciamo che andare a mettere in attesa inutilmente tutte queste persone, per poi all’ultimo momento smentire, non è che chi ci governa ci faccia una bella figura.

Saremmo tutti curiosi – continua Di Meglio – di capire, ammesso che ci sia questa grande riforma, qual’è la filosofia cui ci si vuol riferire, e dove si vuole arrivare. Gli insegnanti sono preoccupati perché quando si fanno affermazioni del tipo: “bisogna smetterne con l’anzianità”, come ha fatto il ministro più volte, “e procedere con la meritocrazia”. … Vabbè, si parte per concetti propagandistici, perché ovviamente nessuno è contrario a premiare i buoni e punire i cattivi. Sono concetti scontati, ma va anche detto che c’è chi pensa di fare il gioco delle tre carte, perché non ci sono risorse da investire sulla scuola, e magari levare quella miseria che gli insegnanti maturano negli anni, che dopo tanti anni di servizio arrivano ad avere uno stipendio un po’ più alto di quello miserabile che l’iniziale – che è attorno ai 1200 € per le scuole primarie e 1250-1270 per le scuole superiori, questi sono gli stipendi netti miserevoli che hanno gli insegnanti italiani, – beh se uno dice: ti levo pure l’anzianità e poi faccio il merito per pochi, insomma, è chiaro che gli insegnanti giustamente si preoccupano.
Anche perché – continua il coordinatore nazionale della Gilda insegnanti – la misurazione del merito chi la deve misurare? Il preside? Gli insegnanti? Gli alunni? E su quali elementi? In base al fatto che si partecipi a una commissione? Che ci si occupi di questioni burocratiche? Oppure, invece, sul fatto che uno è un buon insegnante perché conosce bene la disciplina, magari è anche un po’ severo, e quindi può anche dare fastidio a qualche studente e/o qualche genitore?
Diciamo che la questione è complessa e seria e, se si vuole fare un progetto serio in questo senso, bisogna costruirlo scientificamente e non cose così tipo l’INVALSI che va a a propinare i test nelle scuole e con questo si pensa di misurare il valore del sistema scolastico italiano”.

Poi c’è la vicenda dei docenti beffati dalla così detta ‘quota 96’ per la quale i docenti della Gilda insegnati Roma hanno manifestato lo scorso 29 agosto sotto palazzo del Governo.
Anche per questa vicenda il coordinatore nazionale della Gilda insegnanti non usa mezzi termini: “È un’altra questione scandalosa”, dice subito alle telecamere di Gilda Tv e, purtroppo, non di rai uno.

Voglio semplicemente ricordare cosa è successo” – continua Rino Di Meglio – “Quando la Fornero ha fatto la riforma delle pensioni allungando i tempi a tutti e mandando in pensione chi, al 31 dicembre di quell’anno, aveva maturato determinati requisiti, ha dimenticato una cosa banale. Che nella scuola si lavora per anno scolastico e non per anno solare. Quindi migliaia di insegnanti e personale della scuola che aveva maturato il sacrosanto diritto ad andare in pensione esattamente come gli altri, solo che l’aveva maturato al 31 agosto e non al 31 dicembre, sono stati privati di questo diritto e la pensione gli è stata ritardata a chi per due, a chi per quattro, chi per sei o addirittura sette anni. Questa è una grossa ingiustizia, alla quale il Parlamento e il partito al governo si erano impegnati di mediare. Era tutto pronto, annunciato il passaggio di questa norma speciale per consentire, dopo due anni, il pensionamento dei colleghi di ‘quota 96‘, il 4 agosto la beffa.
All’improvviso il ministero dell’economia ha detto che non c’era risorse neppure per questa operazione. Questo – conclude il coordinatore Rino Di Meglio – non è un modo di procedere serio. Se noi dobbiamo insegnare in osservò il doveroso rispetto per le istituzioni e le leggi dello Stato, penso che tutti abbiamo il diritto di pretendere – al di là del colore politico – la serietà da parte di chi ci governa. Basta quindi con gli annunci. Quando si fanno le cose, le si fanno seriamente: ci si confronti, si ascolti e poi si facciano gli atti di governo”.

Alla fine dell’intervista il servizio da Catanzaro sulle immissioni in ruolo in Calabria curato dal sottoscritto lo scorso 29 agosto.

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