#LaBuonaScuola non è un investimento. #SenzaFiltri, ecco le prove

Nelle politiche relative a scuola, università e ricerca si riscontrano, in primo luogo, interventi per il contenimento della spesa pubblica …

a cura di Giuseppe Candido

Contro la disinformazione di regime ci sono alcuni aspetti sulla riforma della scuola che bisogna chiarire:

Premesso che:

1°) In apparenza, il piano assunzioni di Renzi potrebbe sembrare, perché è così che viene propagandato, un’assunzione di massa. Un grande investimento. No. È solo il diritto a un posto stabile che – finalmente – viene riconosciuto, tardivamente e, tra l’altro, neanche riconosciuto a tutti. Su questo diciamo che 100.701 assunzioni, rispetto alle 148.100 inizialmente promesse dal documento “la buona scuola” messo in consultazione, forse sono il massimo che si poteva fare. Ma non possiamo certo dire che sia il più grande investimento sulla scuola degli ultimi vent’anni. È una pezza. Una pezza neanche troppo larga perché lascerà fuori molti precari che ne avrebbero diritto dal piano di assunzioni.

La questione precari, per capirla bisogna partire dall’inizio. Almeno dall’ultimo concorso ordinario del 1999 e del relativo piano di assunzioni avviato dal Ministro dell’Istruzione del Governo Prodi, On.le Beppe Fioroni. Poi ci sono stati i concorsi nel 2012, i TFA e PAS. Tutti modi che lo Stato ha scelto per selezionare l’accesso al ruolo di insegnante nel recente passato.

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Leggi la sentenza della Corte di Giustizia europea del 26 novembre

E c’è un merito oggettivo che va riconosciuto ai precari: aver mandato avanti la scuola pubblica statale italiana.

Sono tutte persone che hanno rispettato la legge per l’accesso al ruolo di insegnante: la maggior parte ha superato un concorso abilitante appositamente bandito; altri si sono abilitati, sempre seguendo quanto lo Stato gli diceva di fare in assenza di concorsi, attraverso percorsi formativi riconosciuti come abilitanti. Tutti hanno rispettato la legge per essere assunti. Con la buona scuola, invece, molti di quelli che ne avrebbero diritto sin da subito, sono stati rimandati a un concorso che sarà bandito entro il 2016.

2°) Della questione dei superpoteri dei presidi sceriffo e della libertà d’insegnamento cancellata, abbiamo già detto. Quale insegnante spiegherebbe Darwin e la teoria dell’evoluzione, se il proprio preside preferisce la teoria del disegno intelligente di un’entità Creatrice? Quale dirigente sceglierebbe più un docente sapendo che è impegnato in attività sindacale? O che, magari, nelle passate elezioni comunali era candidato nella lista o nel partito contrario a quello del dirigente? E quale dirigente sceglierebbe una donna in gravidanza, o che appena sposata ha legittima intenzione – a breve – di mettere su famiglia e che, sicuramente, dovrà essere sostituita da una supplente?

Esempi ce ne sarebbero tantissimi: la chiamata diretta e il relativo meccanismo della riconferma triennale degli insegnanti (tra l’altro neanche di tutti ma solo di chi verrà assunto adesso o chi chiederà di spostarsi in altra provincia) influirà pesantemente nella scuola pubblica, statale. Sulla liberà d’insegnamento e anche sull’autonomia didattica stessa del collegio dei docenti. È un discorso che vale per qualsiasi aspetto didattico. Non è solo la libertà d’insegnamento ad essere abolita, ma a rischio è la qualità stessa della didattica: i docenti tenderanno ad applicare semplicemente e acriticamente il tipo di didattica scelta dal preside. E anche al netto dei tanti dirigenti onesti e dell’emendamento che, almeno, prevede che gli incarichi dovranno esser dati in assenza di conflitti di interesse, l’arbitrarietà delle scelte che comunque si lascia aprirà senz’altro le porte a clientele e corruzione anche al mondo della scuola. Un dirigente assumerà il fratello o il parente del collega di un’altra scuola, e quello dell’altra scuola, per disobbligarsi, assumerà l’insegnante segnalato dal dirigente amico. Una catena di Sant’Antonio.

3°) Rafforzamento dell’autonomia scolastica. È un falso che il disegno di legge appena approvato alla Camera vada nel senso di un rafforzamento dell’autonomia scolastica posta in essere nel 1997-1999 e che fu una conquista per la scuola statale. Quello che si rafforzano con il ddl sono le reti di scuole, ma lo si fa capovolgendo il significato stesso di autonomia scolastica: le reti non nasceranno su iniziativa delle singole scuole sulla base di specifici progetti didattici-educativi, ma saranno infatti imposte dagli Uffici Scolastici Regionali per: a) razionalizzare (leggasi risparmiare) i servizi amministrativi; b) poter utilizzare su più scuola (leggasi risparmiare sulle supplenze), i nuovi docenti che saranno assunti con il concorso che sarà bandito a breve, ma nel 2016 e condito da tre anni di apprendistato che i nuovi prof. saranno costretti a fare, magari dopo aver insegnato anni. Docenti utilizzati su più scuole e anche su cattedre per le quali non sono in possesso di un’abilitazione specifica. Alla faccia della meritocrazia, della continuità didattica e della stessa qualità dell’insegnamento.

4°) La valutazione del merito che non c’è e la leggenda degli insegnanti che non vogliono farsi valutare. Questo mito proviene dal fatto che gli insegnanti si oppongono ad esser valutati non sulla base di un punteggio di laurea, non sulla base del voto del concorso e di una graduatoria che tiene conto di ulteriori titoli, degli anni di servizio e dalla continuità stessa garantita da quell’insegnante alla scuola dove ha prestato servizio. E nemmeno da una commissione di esperti, ispettori e dirigenti. No, la valutazione avverrà sulla base di criteri discrezionali del dirigente, e di un comitato di valutazione dove saranno presenti anche i genitori. Il comitato di valutazione del servizio già esiste, è formato dal dirigente e da docenti eletti dal collegio. Ridicolo che si inserisca, con la riforma, anche la presenza dei genitori (e degli studenti per le superiori). Come voler fare valutare un magistrato dal detenuto che è stato condannato da quel magistrato. Ma i docenti non sono magistrati e quindi si può fare anche questo. Un sistema del merito sbagliato. Si valuta in ingresso, chi sarà assunto, si decide di valutarli ogni tre anni per la riconferma rendendoli così privi della libertà d’insegnamento e meri esecutori delle scelte del dirigente, ma i docenti già di ruolo no. Loro sono già stati valutati in ingresso, pure loro, da un comitato di valutazione, ma dovranno mettersi alla gogna dell’albo territoriale e farsi scegliere solo qualora decidessero di fare domanda di mobilità o se perdenti posto nella propria sede di servizio. E anche la valutazione del merito che si farà per dare i premi ai docenti più bravi (max10% del corpo docente) sarà fatta solo per chi – facendo domanda – vorrà concorrere per avere questo piccolo aumento. E sarà una valutazione basata su quanto un docente sa fare il suo lavoro?, su quanto sa o meno insegnare? Macché. In base a quanto i docenti sono disposti a collaborare in attività della scuola, ma che con la qualità dell’insegnamento e del merito dei docenti non centra nulla.

5°) La tabella del D.E.F., di pagina centodue. E il grande investimento sulla scuola che non c’è. Innanzitutto bisogna dire che dei 4 miliardi che il governo dice di investire con questa riforma, in realtà tre non sono per la scuola in quanto tale, ma per gli enti locali in quanto competenti per l’edilizia scolastica. l’altro miliardo, in realtà, non è un vero e proprio investimento perché è il miliardo che serve a stabilizzare i precari, fare la loro ricostruzione di carriera, ecc.

6°) C’è una mancetta di 500 euro l’anno per la formazione degli insegnanti (circa 40,00 euro al mese per tredici mensilità), ma di contro si mantiene il blocco degli scatti di anzianità fino al 2018 sui già miseri stipendi degli insegnanti italiani abbondantemente sotto la media dei colleghi europei.

7°) Il sistema della chiamata diretta e della riconferma triennale degli insegnanti non solo toglierà autonomia scolastica del collegio docenti e libertà d’insegnamento, rendendo i docenti meri esecutori di una tipologia della didattica scelta dal dirigente, con il combinato disposto da meccanismo del credito d’imposta del 65% a chi dona a una data scuola, introdurrà clientele e corruzione nel mondo della scuola.

Mi spiego meglio: se un privato finanziatore dona, diciamo, mille euro ad una data scuola scegliendola, non solo causerà un pesante onere alla fiscalità generale dello Stato (seicento cinquanta euro che verranno meno al fisco), ma se avesse un figlio o un parente docente inserito nell’albo, è chiaro che il meccanismo consentirebbe di influenzare le scelte dei docente. Chi sceglierebbe un emerito sconosciuto, benché ti si presenti con curricolo e colloquio, se puoi scegliere il figlio, il cugino o l’amico del benevolo finanziatore che promette, magari, per il prossimo triennio ulteriori donazioni?


Le prove che sulla scuola non si investe? Dalla lettura del DEF e dalla Legge di Stabilità anche un bambino capisce che ‘La Buona Scuola’, non è un investimento.

Si capisce che il famoso “fondo la buona scuola” è destinato prioritariamente al piano di assunzioni e che la spesa in istruzione del Paese in rapporto al PIL (3,9% nel 2010, 3,7% nel 2015), tende a rimanere stabile fino al 2016, mentre negli anni successivi si ha addirittura una previsione ad andamento decrescente fino a stabilizzarsi al 3,5% nel 2020. Quindi, a lungo termine, la riforma della scuola sarà un ulteriore taglio alle risorse.

Abbiamo già detto di quanto gli insegnanti siano malpagati: lo ricorda spesso l’OCSE e, recentemente, l’ha ricordato anche Papa Francesco.

Cosa fa per l’Istruzione il Governo? Le vere intenzioni si comprendono leggendo il DEF, il documento economico e finanziario presentato ad Aprile. Mentre a pagina 11 del DEF si legge che:

Ampliando l’orizzonte temporale di riferimento, il compito di accrescere significativamente la qualità del capitale umano del Paese è affidato alla riforma del sistema dell’istruzione (La Buona Scuola), i cui fondamenti sono: un piano straordinario di assunzioni teso a soddisfare stabilmente le esigenze degli organici; un maggiore ruolo del merito nel definire gli avanzamenti dei docenti; una maggiore trasparenza nella gestione delle scuole; l’introduzione di incentivi fiscali a favore degli investimenti privati nelle infrastrutture scolastiche e nell’offerta didattica; l’obbligatorietà della formazione professionale per i percorsi tecnici; il riconoscimento della centralità – nel panorama dell’offerta didattica – dell’apprendimento delle lingue straniere e dell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. … (cfr. DEF p11).

Più avanti, a pagina 101, si trovano i numeri crudi e le previsioni del governo. Se in premessa – come visto sopra – si trova qualche timida buona intenzione: “il compito di accrescere il capitale umano è affidato alla scuola”, leggendo bene a pagina 101 del DEF si scopre la verità che lo stesso Governo ammette. Il taglio delle spese in Istruzione in rapporto al PIL, con tanto di Tavola esemplificativa:

Le previsioni riportate nella Tavola IV.4 sono aggiornate sulla base del quadro normativo vigente. …

per quanto riguarda le spese per il finanziamento del sistema scolastico e relativamente al costo del personale, oltre alla normativa vigente in materia di contenimento delle dinamiche retributive, la previsione tiene conto dello stanziamento previsto con la Legge di Stabilità per il 2015 finalizzato prioritariamente alla realizzazione di un piano straordinario di assunzioni (Fondo “la buona scuola”).

… La previsione della spesa per istruzione in rapporto al PIL presenta una sostanziale stabilità fino al 2016 poiché le misure di contenimento della spesa per il personale previste dalla normativa vigente trovano compensazione nelle risorse stanziate dalla Legge di Stabilità per gli interventi di riforma del settore. Negli anni successivi, la spesa per istruzione in rapporto al PIL mostra un andamento gradualmente decrescente che si protrae per circa un quindicennio. A partire dal 2020 tale riduzione è essenzialmente trainata dal calo degli studenti indotto dalle dinamiche demografiche. Il rapporto riprende a crescere leggermente nella parte finale del periodo di previsione attestandosi attorno al 3,5 per cento nel 2060. (Cfr. p.101)

Di seguito la Tavola IV.4 riportata a pagina 102 del documento scaricabile integralmente a questo LINK

Percentuale di spesa in Istruzione dell'Italia Allegata al DEF
Percentuale di spesa in Istruzione dell’Italia Allegata al DEF

La buona scuola -dunque- non è un investimento. Trattasi di un taglio strutturale a lungo termine. Notiamo che la media di spesa in Istruzione nei Paesi europei – secondo dati OCSCE – è del 5,9% in rapporto al PIL. Ma ci sono Paesi come la Finlandia che arrivano quasi all’8% di spesa in Istruzione.

E per verificare che non ci fossimo sbagliati, siamo andati a guardare cosa c’è scritto nella legge di stabilità 2015

Già solo nel presentare il link al documento, sul sito della camera si legge che: la legge di stabilità per il 2015 ha operato una manovra espansiva, inizialmente programmata per poco meno di 11 miliardi, poi ridotta a circa 6 miliardi di euro a seguito di alcune osservazioni avanzate in proposito dalla Commissione europea.

Cosa si legge nella legge di stabilità? Ecco la cruda verità:

Nelle politiche relative a scuola, università e ricerca si riscontrano, in primo luogo, interventi per il contenimento della spesa pubblica, anche attraverso azioni di razionalizzazione (quali la riduzione del personale degli uffici di diretta collaborazione) e modifiche ordinamentali (quali il divieto, a decorrere dal prossimo anno scolastico, di conferire supplenze brevi per il primo giorno di assenza dei docenti e limitazioni alla possibilità di collocare fuori ruolo docenti e dirigenti scolastici dal 1° settembre 2015).

Con riferimento alle supplenze brevi e saltuarie del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola già prestate nei mesi di settembre e ottobre e nel periodo di metà novembre 2014, il comma 695, ha autorizzato la spesa fino a un massimo di 64,1 milioni di euro per il 2014, per consentire il pagamento delle supplenze brevi e saltuarie del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola.

Insieme, sono posti in essere interventi di finanziamento, anche con la creazione di un nuovo Fondo nello stato di previsione del Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, denominato “Fondo La Buona Scuola” finalizzato, a seguito delle modifiche parlamentari, anche ad un piano di assunzioni, alla formazione dei docenti e al potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro). In sede referente è stata anche inserita una disposizione volta a ridefinire la composizione delle commissioni per gli esami di maturità.

Il comma 152 autorizza la spesa di 5 milioni di euro nel 2015 per gli interventi di messa in sicurezza e ristrutturazione degli edifici scolastici dei comuni della Sardegna danneggiati dagli eventi alluvionali del mese di novembre 2013.

Vengono inoltre destinati finanziamenti alle esigenze dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI), degli Istituti superiori di studi musicali (ex pareggiati) e delle Accademie di belle arti non statali finanziate in misura prevalente dagli enti locali, nonché dei collegi universitari di merito legalmente riconosciuti (commi 134, 170, 173).

Un’ulteriore autorizzazione di spesa, pari a 130 milioni di euro nel 2015 è stata destinata dal comma 353, inserito al Senato,  che autorizza la spesa di 130 milioni di euro nel 2015 per la alla realizzazione di interventi di mantenimento del decoro e della funzionalità degli immobili adibiti a sede di istituzioni scolastiche ed educative statali.

Con riferimento alla ricerca, il comma 142, inserito al Senato, prevede un contributo di 30 milioni di euro per gli anni 2015-2017 all’ASI per il finanziamento di programmi spaziali strategici nazionali in corso di svolgimento. Il comma 176, inserito al Senato, aumenta di 3 milioni di euro dal 2015 l’autorizzazione di spesa destinata alle iniziative di sviluppo tecnologico del Paese e per l’alta formazione tecnologica….

Questo è ciò che si legge nella presentazione della legge di stabilità 2015 sul sito del Governo.

La buona scuola, anche così come è stata modificata in Aula, piano di assunzioni a parte che – imposto dalla sentenza della Corte di Giustizia europea del 26 novembre – è un dovere nei confronti dei docenti che per anni hanno lavorato nella scuola da precari, Renzi non investe nulla per la scuola, ma, anzi, prevede a lungo termine una riduzione della spesa in Istruzione in rapporto al PIL.

Come si legge sul sito della Camera:

Il 20 maggio 2015 l’Assemblea della Camera ha concluso l’esame l’esame del disegno di legge di riforma della scuola presentato dal Governo  il 27 marzo 2015 (A.C. 2994) – in VII Commissione abbinato alle proposte di legge C. 416, C. 1595, C. 1835, C. 2043, C. 2045, C. 2067, C. 2291, C. 2524, C. 2630, C. 2860, C. 2875, C. 2975 e scelto come testo base nella seduta del 14 aprile 2015 – apportando modifiche ulteriori rispetto a quelle già apportate in Commissione.

In particolare, il testo così come modificato alla Camera prevede:

  • l’introduzione della programmazione triennale dell’offerta formativa. Nel Piano triennale le scuole indicheranno il fabbisogno di personale docente e ATA (per quest’ultimo, nel rispetto dei limiti e dei parametri stabiliti dal D.P.R. 119/2009), nonché le infrastrutture e le attrezzature materiali di cui hanno bisogno per l’espansione dell’offerta formativa. … Il piano è predisposto dal collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi e delle scelte di gestione definiti dal dirigente scolastico, ed è approvato dal consiglio di istituto (art. 2);

  • l’istituzione dell’organico (docente) dell’autonomia, composto da posti comuni, posti di sostegno e posti per il potenziamento dell’offerta formativa, che, dall’a.s. 2016-2017, sarà determinato con decreti interministeriali ogni tre anni, su base regionale. I ruoli del personale docente saranno regionali, articolati in ambiti territoriali, la cui ampiezza – inferiore alla provincia o alla città metropolitana – dovrà essere definita entro il 31 marzo 2016.

  • L’organico sarà ripartito dal direttore di ogni ufficio scolastico regionale fra gli ambiti territoriali presenti nella regione e assegnato alle scuole sulla base del fabbisogno espresso nel piano triennale dell’offerta formativa, nel limite delle risorse disponibili.

  • Entro il 30 giugno 2016 dovranno costituirsi reti fra scuole dello stesso ambito territoriale. Le reti saranno finalizzate alla valorizzazione delle risorse professionali, alla gestione comune di funzioni e attività amministrative, alla realizzazione di progetti o iniziative didattiche, educative, sportive, culturali, di interesse territoriale. Gli accordi di rete dovranno individuare, fra l’altro, i criteri e le modalità per l’utilizzo dei docenti della rete, nel rispetto delle disposizioni in materia di non discriminazione sul luogo di lavoro, nonché di assistenza e integrazione delle persone con disabilità.

  • Per l’a.s. 2015/2016, gli ambiti territoriali avranno estensione provinciale e l’organico dell’autonomia comprenderà l’organico di diritto, l’adeguamento della dotazione organica di diritto alla situazione di fatto, i posti per il potenziamento, l’organizzazione, la progettazione e il coordinamento (art. 8).

  • Il personale della dotazione organica dell’autonomia sarà tenuto ad assicurare prioritariamente la copertura dei posti vacanti e disponibili (art. 8) e potrà essere utilizzato per la copertura di supplenze temporanee fino a 10 giorni (art. 9);

  • l’attribuzione al dirigente scolastico del compito di conferire incarichi triennali, rinnovabili, ai docenti assegnati all’ambito territoriale di riferimento, anche tenendo conto delle candidature presentate dagli stessi e valorizzando il curriculum, le esperienze e le competenze professionali. Possono essere svolti colloqui. I criteri adottati per il conferimento degli incarichi, gli incarichi conferiti e il curriculum dei docenti sono pubblicati sul sito internet delle scuole. In ogni caso, nel conferire gli incarichi, il dirigente scolastico deve dichiarare l’assenza di rapporti di parentela o affinità, entro il secondo grado, con i docenti assegnati all’ambito territoriale.Nel caso di più proposte di incarico, è il docente che sceglie. Per i docenti che non hanno ricevuto o accettato proposte, provvede l’ufficio scolastico regionale (art. 9).

  • I docenti già assunti in ruolo a tempo indeterminato alla data di entrata in vigore della legge conservano la titolarità presso la scuola di appartenenza (salvo nel caso di mobilità territoriale o professionale che, dall’a.s. 2016/2017, opererà fra gli ambiti professionali) (art. 8);

  • l’avvio, per l’a.s. 2015/2016, di un piano straordinario di assunzioni di docenti a tempo indeterminato, rivolto ai vincitori del concorso del 2012 e agli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento, che presentino domanda. I soggetti interessati esprimono l’ordine di preferenza tra i posti di sostegno, se in possesso della necessaria specializzazione, e quelli comuni. Esprimono, inoltre, l’ordine di preferenza fra tutti gli ambiti territoriali (art. 10);

  • l’assunzione, dal 1° settembre 2016, e per i successivi anni scolastici, fino a totale assorbimento, degli idonei del concorso del 2012 (art. 10);

  • l’indizione, entro il 1° ottobre 2015, di un concorso per l’assunzione di (ulteriori) docenti, con attribuzione di un maggior punteggio al titolo di abilitazione all’insegnamento e al servizio prestato a tempo determinato per un periodo continuativo non inferiore a 180 giorni.

A partire da questo concorso, cambieranno alcune regole: in particolare, conseguiranno la nomina i candidati che si collocheranno in posizione utile in relazione al numero di posti messi a concorso, il numero degli idonei non potrà superare il 10% del numero dei posti banditi, le graduatorie avranno validità al massimo triennale (art. 10);

  • l’avvio, per l’a.s. 2016/2017, di un piano straordinario di mobilità territoriale e professionale su tutti i posti vacanti dell’organico dell’autonomia, rivolto ai docenti assunti a tempo indeterminato entro l’a.s. 2014/2015, in deroga al vincolo triennale di permanenza nella provincia. Successivamente, i docenti assunti a seguito del piano straordinario e assegnati in via provvisoria per l’a.s. 2015/2016, partecipano, per il medesimo a.s. 2016/2017, alle operazioni di mobilità su tutti gli ambiti territoriali a livello nazionale, ai fini dell’attribuzione dell’incarico triennale (art. 10);

  • la possibilità, per i docenti assunti a tempo indeterminato entro l’a.s. 2014/2015, di chiedere, limitatamente all’a.s. 2015/2016, l’assegnazione provvisoria interprovinciale, anche in tal caso in deroga al vincolo triennale di permanenza nella provincia (art. 10).

Prevede, altresì, che le graduatorie ad esaurimento del personale docente della scuola dell’infanzia e primaria continueranno ad essere usate per il 50% degli accessi, fino a totale scorrimento e che le graduatorie ad esaurimento del personale docente della scuola secondaria perderanno efficacia dal 1° settembre 2015 se esaurite (art. 10).

Con riferimento al termine di durata dei contratti a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili, prevede che il limite dei 36 mesi si applica solo ai contratti che saranno stipulati a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge (art. 14).

Ulteriori previsioni relative ai docenti riguardano:

  • il periodo di formazione e prova, cui è subordinata l’effettiva immissione in ruolo. La valutazione di tale periodo sarà effettuata dal dirigente scolastico, sentendo il Comitato per la valutazione dei docenti, di cui entreranno a far parte anche genitori e, per il secondo ciclo di istruzione, studenti (artt. 11 e 13);

  • la formazione in servizio, che sarà obbligatoria e definita dalle scuole sulla base delle priorità indicate nel Piano nazionale di formazione – da adottare ogni tre anni – nonché in coerenza con i Piani di miglioramento adottati nell’ambito della fase di autovalutazione. Inoltre, è prevista l’istituzione della Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente di ruolo da utilizzare per acquisti o iniziative di carattere culturale (art. 12);
  • l’istituzione, dal 2016, di un fondo per la valorizzazione del merito del personale docente di ruolo. Le risorse, ripartite su base territoriale, saranno assegnate dal dirigente scolastico sulla base di criteri individuati dal Comitato per la valutazione dei docenti ed effettuando una motivata valutazione (art. 13).

Altre disposizioni riguardano i dirigenti scolastici.

In particolare, il testo modificato prevede che la valutazione dei dirigenti scolastici da parte del Nucleo per la valutazione (art. 25 d.lgs. 165/2001) debba essere coerente con l’incarico triennale e con il profilo professionale e connessa alla retribuzione di risultato (art. 9).

Con riferimento agli studenti, il testo modificato prevede, fra l’altro:

  • la possibilità per le scuole di attivare, nel secondo biennio e nell’ultimo anno delle scuole secondarie di secondo grado, insegnamenti opzionali a scelta degli stessi studenti (art. 3);

  • il rafforzamento del collegamento fra scuola e lavoro, attraverso l’introduzione di una durata minima dei percorsi di alternanza negli ultimi 3 anni di scuola secondaria di secondo grado (almeno 400 ore negli istituti tecnici e professionali e almeno 200 ore nei licei) (art. 4) e la previsione che le scuole, per favorire lo sviluppo della didattica laboratoriale, possono dotarsi di laboratori territoriali per l’occupabilità (art. 5);

  • la possibilità di svolgere attività educative, culturali, artistiche e sportive negli edifici scolastici nei periodi di sospensione dell’attività didattica (art. 2);

  • lo sviluppo delle competenze digitali (art. 7).

Tutte le esperienze maturate dallo studente durante gli studi, nonché le esperienza formative svolte in ambito extrascolastico (quali sport, attività culturali e di volontariato) saranno inserite nel Curriculum dello studente, di cui si terrà conto nel corso del colloquio dell’esame di maturità (art. 3).

A livello di agevolazioni fiscali, il testo modificato prevede (artt. 18-19):

un credito d’imposta del 65% per il 2015 e il 2016 e del 50% per il 2017 per chi effettua erogazioni liberali in denaro per la realizzazione di nuove scuole, la manutenzione e il potenziamento di quelle esistenti e il sostegno a interventi per l’occupabilità degli studenti;

una detrazione IRPEF, per un importo annuo non superiore a € 400 euro per studente, per le spese sostenute per la frequenza delle scuole paritarie dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, nonché delle scuole paritarie e statali del secondo ciclo di istruzione.

E’ stata, invece, soppressa la possibilità di destinazione del 5 per mille alle scuole statali e paritarie, dal 2016 (art. 17).

Ulteriori disposizioni riguardano l’edilizia scolastica (artt. 20-22). In particolare, il testo modificato prevede:

  • l’indizione di un concorso con procedura aperta avente ad oggetto proposte progettuali per la realizzazione di scuole innovative dal punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico, dell’incremento dell’efficienza energetica, della sicurezza strutturale e antisismica e caratterizzate da nuovi ambienti di apprendimento;

  • il rafforzamento delle funzioni dell’Osservatorio per l’edilizia scolastica – al quale, in particolare, saranno affidati compiti di indirizzo e di programmazione degli interventi e di diffusione della cultura della sicurezza – e la redazione di un piano del fabbisogno nazionale 2015-2017, al quale sono destinate risorse già stanziate e non utilizzate, ovvero economie realizzate;

  • l’accelerazione di alcune procedure e la riduzione delle sanzioni per gli enti locali che non hanno rispettato gli obiettivi del patto di stabilità 2014 e hanno sostenuto, in tale anno, spese per l’edilizia scolastica;

  • lo stanziamento di € 40 mln per il 2015 per il finanziamento di indagini diagnostiche dei solai e dei controsoffitti degli edifici scolastici.

Per la riforma di altri aspetti del sistema scolastico, il disegno di legge, come modificato, prevede una delega al Governo (art. 23).

Gli ambiti della delega riguardano – oltre che la redazione di un nuovo testo unico –  l’insegnamento nella scuola secondaria – per il quale si prevede l’accorpamento della fase della formazione iniziale con quella dell’accesso alla professione – l’inclusione scolastica degli studenti con disabilità e bisogni educativi speciali, i percorsi dell’istruzione professionale, il (nuovo) sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino ai sei anni, la definizione dei livelli essenziali del diritto allo studio, le scuole italiane all’estero, le modalità di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti del primo ciclo e le modalità di svolgimento degli esami di Stato del primo e del secondo ciclo.

I decreti legislativi devono essere adottati entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della legge.


In pratica, niente investimenti. Oltre al piano di assunzioni dei precari non c’è nulla. La card agli insegnanti? Non dimenticate che agli insegnanti che hanno già stipendi più bassi della media dei loro colleghi europei – con altre misure – il governo ha bloccato gli scatti fino al 2018!


 

In tutto ciò taglio della libertà di insegnamento. Ascolta il redazionale sulla riforma della scuola di Giuseppe Candido andato in onda su Radio Radicale giovedì 21 maggio, il giorno dopo l’approvazione del testo alla Camera.

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