Archivi tag: Emma Bonino

Congresso di “Abolire la miseria-19 maggio”, l’associazione radicale nonviolenta

Care Compagne e Cari Compagni,

Vogliamo informarvi (del) e invitarvi a partecipare al primo Congresso Ordinario dell’associazione radicale nonviolenta Abolire la miseria – 19 maggio  che avrà luogo – dalle ore 15:00 di sabato 26 fino alle ore 18:00 di domenica 27 maggio 2018, – presso il Grand Hotel di Lamezia Terme (CZ).

Al congresso parteciperà anche Mina Welby, presidente dell’associazione Luca Coscioni nonché presidente dell’Associazione radicale nonviolenta.

Per il congresso è previsto il seguente ordine di lavoro:

  1. Relazione di segreteria e sua approvazione
  2. Relazione di tesoreria e sua approvazione
  3. Approvazione proposta ordine dei lavori
  4. Dibattito generale
  5. Presentazione mozioni generali, particolari e candidature per il rinnovo delle cariche statutarie; votazione finale.

Prima dell’apertura dei lavori congressuali che avverrà domenica 27 maggio alle ore 9:00, nel pomeriggio di sabato 26 è previsto un incontro-dibattito sul tema: testamento biologico e fine vita. Al termine del dibattito chi vorrà potrà unirsi a Mina e noi altri per una cena sociale di autofinanziamento.

Cropani Marina (CZ), lì 29 aprile 2019

Firmato

Il segretario                                il presidente                            il tesoriere Continua la lettura di Congresso di “Abolire la miseria-19 maggio”, l’associazione radicale nonviolenta

Share

Calabria, piano assunzioni de #labuonascuola. In corso la fase “zero”

Giovedì 30, venerdì 31 luglio e sabato 1 agosto é stata la volta dei docenti (infanzia, primaria, secondaria, sia posti comuni sia sostengo) inseriti nelle graduatorie di merito del concorso 2012; da martedì 4 agosto cominciano invece le convocazioni dei docenti inseriti nelle GaE. Ulteriori info sul sito www.calabria.istruzione.it

La Gilda insegnanti era lì, con il prof. Maesano, il coordinatore provinciale Aldo,Trapuzzano e il sottoscritto.

Share

Luca amava il mare, il vento … la libertà

di Maria Antonietta Farina Coscioni

Pubblicato su Cronache del Garantista venerdì 20 febbraio 2014 a nove anni dalla scomparsa di Luca Coscioni

Luca amava il mare, amava il vento, la sabbia della spiaggia, in particolare Porto Santo Stefano; amava veleggiare con il suo catamarano giallo verso l’isola del Giglio… lì, in quel mare, nove anni fa ha voluto che fossero disperse le sue ceneri… Continua la lettura di Luca amava il mare, il vento … la libertà

Share

L’articolo di Puggiotto su “il Manifesto” e la #censura dei @Radicali

FullSizeRender-2
L’articolo di A. Pugiotto su il Manifesto del 24/01/2015

di Ilari Valbonesi (*)
Non so quanti di voi abbiano letto l’articolo che allego: Bonino, i radicali e il potere sul corpo di Andrea Puggiotto, oggi sul Manifesto, p.15 e segnalato come “importante” da Angiolo Bandinelli.
Non entro in merito né sull’appropriatezza dei concetti, né sul contenuto “estetizzante” né sull’uso retorico del linguaggio tutto volto a disegnare una parabola in cui l`inviolabilità della persona umana postula il potere di ciascuno di disporre del proprio corpo.
Tralascio anche le conseguenti osservazioni sulla devastante temporalità dispiegata nella chiusa dell’articolo con la frase «siamo gente d`altri tempi, speriamo futuri», devastante, a mio modesto avviso, dal punto di vista politico.
Mi chiedo – e Vi chiedo – invece, se articoli come questi riecheggino o potenzino oppure censurino l’appello di Marco e di Emma alle ISCRIZIONI.
Personalmente credo che proprio questi articoli non aiutino la politica radicale, semmai depotenzino, al limite censurino tecnicamente la necessaria assunzione di responsabilità politica e di azione in prima persona: «Io non sono il mio tumore» infatti mentre il governo falsa le presenze in carcere e imbroglia la corte europea, Blair mente e dilaga il terrorismo e il fanatismo, e si continua a non volere abolire l’ergastolo né inserire il reato di tortura nel nostro codice penale.

(*) Ilari Valbonesi è componente del Comitato nazionale di Radicali Italiani

Share

Sciogliere #Radicali? Ecco perché propongo di #NonMollare

Bandinelli01
L’articolo di Bandinelli pubblicato su Cronache del Garantista, l’11 gennaio

Ho letto con grande attenzione l’articolo di Angiolo Bandinelli pubblicato domenica 11 gennaio sulle Cronache del Garantista, nel quale – da componente della direzione di Radicali italiani – Angiolo ha affermato che, al Comitato nazionale eletto al congresso di novembre che si riunirà per la prima volta da venerdì 16 a domenica 18 gennaio, proporrà di scogliere il movimento Radicali italiani come “primo passo verso la ugualmente necessaria,” – a suo dire – “responsabile chiusura degli altri soggetti costituenti la galassia radicale”.

di Giuseppe Candido (*)

Con altrettanta attenzione ho letto la mail indirizzata ai membri del comitato e con cui Rita ha inviato le sue “osservazioni”, in attesa di “dire la sua” nella direzione nazionale; e, devo dire, ho letto anche qualcuna delle e-mail circolate in risposta a quella di Rita.

Nel suo articolo, Angiolo afferma che “la galassia Radicale non vive”. Anzi, aggiunge il termine: “sopravvive”. E scrive che non possiamo accettare come “destino inevitabile” il fatto di essere ridotti alla “sopravvivenza”; che non possiamo accettare di essere divenuti “un alibi”.

Poi, per argomentare le motivazioni, Bandinelli ricorda le campagne iscrizioni del ’72 e del 1987, titolata O li scegli o li scogli, e con le quali, il partito, – ha ricordato – “provocò uno slancio di entusiasmi” e diecimila iscrizioni tra cui premi Nobel, ex terroristi, carcerati e personalità del mondo dello spettacolo e della cultura.

foto:
Angiolo Bandinelli

“Nei tempi in cui il messaggio alle Camere del Presidente e quello di Papa Francesco a Pannella che gli dice di avere coraggio e lo invita a non mollare, vengono ignorati spudoratamente”, Angiolo si domanda se, oggi, come nel 1987, ci sia qualcuno in grado di “immaginare una risposta ugualmente planetaria alle attuali difficoltà di Radicali italiani e dell’intera galassia”.

Chiedendo questo Bandinelli sa bene, però, che tra noi c’è Pannella che, in realtà, non solo immagina ma pre-vede che, qualora potessimo esser conosciuti nelle nostre battaglie e ri-conosciuti nelle nostre proposte, se potessimo andare in televisione per fare un appello, per spiegare – davvero – “il perché”, oggi, come nel 1987, è importante, è fondamentale questione di vita o di morte, iscriversi al Partito Radicale e agli altri soggetti della galassia, le iscrizioni arriverebbero eccome. E lo sa bene pure Angiolo che ascolta le fluviali conversazioni con Vecellio e con Bordin, per Pannella le iscrizioni arriverebbero addirittura a migliaia, se non a centinaia di migliaia, proprio dalle suore e dai preti.

Ma c’è un altro aspetto che, secondo me, rende “discutibile” e perciò assai utile l’artico di Bandinelli: è quello in cui Angiolo sottolinea come, nel 1987, e nel 1972, quelle reazioni all’appello “O li scegli oppure li scoglifurono possibili “grazie all’impegno concorde e mirato del gruppo dirigente radicale”. Impegno, ripeto, che Angiolo ricorda fu concorde e mirato a quell’obiettivo. Il raggiungimento di 10mila iscritti, nel 1987, che era l’obiettivo di allora.

20140402-174035.jpg
Giuseppe Candido

Non credo che quello di Angiolo sia solo il frutto di disperazione, né di assenza di speranza. Anzi. È la presa d’atto che, se non ci muoviamo concordi e mirati, non potremo più neanche essere speranza di alternativa democratica per questo Paese che non si accorge dei messaggi di Napolitano e censura persino Papa Francesco.

Tralasciando gli aspetti tecnici del non arrivare al “dopodomani” che, magari, Maurizio Turco potrà meglio spiegarci, credo che quello di Angiolo sia piuttosto un utile contributo al dibattito. Ad aprire un dibattito. O ci poniamo – come gruppo dirigente e anche come semplici militanti – l’obiettivo concreto di raggiungere una quota X di iscritti che ci consenta di pagare i debiti e arrivare al prossimo congresso, oppure non siamo in grado di arrivare neanche al dopo-domani. Credo che il passaggio fondamentale da leggere di quell’articolo sia proprio quello del richiamo all’impegno “concorde e mirato” del gruppo dirigente, che oggi non c’è. Almeno per quanto riguarda il rendersi conto che, se non facciamo qualcosa, se non ci poniamo l’obiettivo di raggiungere X iscritti nei prossimi mesi, non esistiamo più. Non credo che Angiolo abbia voluto dire che possiamo fare a meno del Partito Radicale o degli altri soggetti. Né che possiamo – noi né il Paese – fare a meno di Soggetti radicali come l’Associazione Luca Coscioni, o come Nessuno Tocchi Caino e NPWJ che, con le loro lotte, – in parte vinte in parte ancora in corso – hanno cambiato non solo il nostro Paese ma anche il resto mondo. Credo che quello di Angiolo sia uno stimolo – una sfida – per tutti noi, compagne e compagni radicali, che spesso non ci rendiamo conto; impegnati in altri obbiettivi, non concordi nello sforzo che si dovrebbe oggi compiere, crediamo – magari – di poter lavorare per elaborare questa o quella proposta politica, senza capire che stiamo cessando di esistere senza che nessuno ci sciolga.

Sentendo qualche compagna e leggendo qualche mail, mi son reso conto che, in realtà, siamo in pochi ad aver capito che la baracca sta chiudendo. Nonostante le conversazioni di Pannella e gli appelli ad iscriversi di Maurizio Turco (che continua a ripetere che “il partito radicale ha ad oggi debiti per 450mila euro … cifra pari all’intero autofinanziamento del 2014 tra iscrizioni al PR e iscrizioni a pacchetto che … ha delle sue oggettive conseguenze) e di Rita.

Credo che dovremmo imparare da Emma che ci da’ esempio di classe dirigente: annuncia il suo tumore, dice: “io non sono il mio cancro,” e chiede ai malati come lei di sostenerla iscrivendosi al Partito. Emma chiede di iscriversi a chi le vuol bene, a chi – come lei – ha una patologia, anche grave, ma lotta e non molla di lottare.

Credo che dovremmo impegnarci tutti, se non vogliamo farci scogliere, a passare da i mille che siamo a 10.000 almeno. Come? Facendo “iscrizioni porta a porta”, chiedendo all’amico di iscriversi; anche elemosinando un’iscrizione come “questione di vita o di morte “del soggetto politico che – in sede Onu – continua a coordinare lotte come quelle per la moratoria delle esecuzioni capitali e delle mutilazioni genitali femminili, o come quelle del tribunale penale internazionale.

La risposta all’articolo di Angiolo più bella che ho letto tra le mail (tante) che ho ricevuto e letto in questi giorni dai compagni non è arrivata dalla mailing del comitato, ma sia stata quella di Rocco, compagno calabrese, un “semplice” militante, che cito testualmente:

Io mi sono iscritto a Radicali italiani questa mattina. Spero tra qualche settimana di poter rinnovare la tessera anche a quella del PRNTT. Ora non c’è una lira 😛

Poi candidamente aggiunge:

Il bello è che poco dopo ho letto le parole di Emma con le quali invitava tutti ad iscriversi! Che dispiacere sapere del suo tumore. Ma è una donna forte, … pensa che splendida Presidente della Repubblica sarebbe! Noi italiani ne abbiamo passate tante, ce la meriteremmo una come lei 😀”.

E sempre dopo l’appello di Emma, il 13 gennaio, mi chiama Antonio Giglio, il consigliere comunale di Catanzaro che, lo scorso anno, aveva preso la sola tessera del PRNTT. Non posso rispondergli subito perché – quando mi chiama – sono a scuola. Allora mi manda un sms che, anche questo, consentitemi, cito testualmente:

Rinnovata iscrizione al transnazionale, e iscritto a Nessuno tocchi Caino. Il mese prossimo a Radicali italiani”.

Ecco: credo che questi due messaggi riassumano bene quello che dobbiamo fare; non mollare ed esser noi il cambiamento che vogliamo vedere. Anch’io ho rinnovato la mia iscrizione al Partito e a RI, e mi appresto a completare il pacchetto. Questo paese non può fare a meno dei radicali e di quella scossa di legalità di cui ci facciamo portatori.

Qualcuno, appena qualche giorno fa, proponendomi di collaborare all’elaborazione di una proposta politica, mi diceva che “non possiamo continuare ad occuparci solo di carceri e amnistia”. Che dovremmo “ampliare l’offerta politica”. Insomma, il ritornello che saremmo “monotematici”. Personalmente non credo sia così. Ci occupiamo solo di carceri?, ho risposto. Ricordando che, Pannella, tornato dal Niger dove era stato per conquistare un ulteriore voto contro la pena di morte, prima di rientrare a Roma, è riuscito persino ad essere presente – in Calabria – per presentare il mio libro sul dissesto idrogeologico, rischio sismico e rifiuti. Giustizia, carceri, soltanto? Moratorie ONU, legalizzazione e contro la droga delle criminalità organizzate. Abbiamo una offerta politica che fa paura, come è possibile dire a noi stessi che siamo monotematici. Le proposte ci sono. Eccome. Il problema è l’informazione. Se non ti conoscono, politicamente non esisti. Allora, come se ne esce?

Innanzitutto ponendo al comitato il mio voto contrario alla proposta di chiusura e, prioritariamente, impegnandomi come dirigente, ma anche come “semplice” militante, a far sì che, nel 2015, la mia iscrizione diventi portatrice di speranza e ne produca almeno altre 10; anche mendicando questo come “contributo alla vita” del partito radicale. Siate voi il cambiamento che volete nel Mondo, diceva Gandhi. E se i mille iscritti che siamo facessimo la stessa cosa, cominciando noi dal comitato a dare l’esempio “concorde e mirato”, oltreché dalla direzione, credo che, anche oggi, potremmo immaginare di raggiungere l’obiettivo di scegliere di continuare a far vivere il partito Radicale.

(*) Comitato nazionale di Radicali italiani

Share

#CharlieHebdo: Salvini predica intolleranza, Pannella in Francia contro razzismi e per la libertà d’espressione

Mercoledì 7 gennaio e i due giorni di terrore e morte successivi, la Francia non li dimenticherà facilmente. Come non dimenticherà i venti morti in tre giorni che l’hanno leteralmente sconvolta assieme al resto d’Europa.
Gli autori della strage del Charlie Hebdo, i fratelli Kouachi, sono stati uccisi durante il blitz della gendarmeria all’interno della tipografia dove si erano barricati dopo una fuga roccambolesca e nella quale hanno lasciato briciole un po’ come Pollicino. E dopo i 4 morti nel supermercato Kosher, anche Coulibely, l’altro attentatore che inizialmente sembrava totalmente scollegato dai primi due, è stato freddato dalla polizia, ma Hayat Boumedienne, l’altra terrorista, in modo altrettanto roccambolesco, è riuscita a fuggire – pare – confondendosi addirittura con gli altri ostaggi.
Il nuovo direttore di Charlie Hebdo, il giornale satirico preso di mira dai due terroristi franco-algerini, dice che la testata non morirà e che, a breve, riprenderanno le pubblicazioni. Qui la religione non centra”, dice ai giornalisti, “siamo difronte a dei matti che sparano”.
A Parigi si terrà oggi la marcia repubblicana in memoria delle vittime e in difesa dei valori: libertà d’espressione e libertà di stampa. Valori brutalmente presi d’attacco dai due folli,; valori cui né la Francia e né l’Europa intendono rinunciare perché – come ha sottolineato il Presidente della Repubblica Napolitano nell’esprimere rammarico e cordoglio per quanto stava accadendo oltr’Alepe – “baluardi della nostra democrazia”.
Alla marcia parigina ci sarà anche Marco Pannella, 85 anni il prossimo 2 di maggio, provato da numerose visite nelle carceri e giorni di sciopero della fame e della sete che hanno rischiesto persino un ricovero “preventivo”, non rinuncia però ad andare a Parigi per portare la rappresentanza del partito radicale in solidarietà alla Francia, a CharlieHebdo e alla libertà d’espressione.
Mentre Marie Le Pen promette un referendum per reintrodurre la pena di morte e Matteo Salvini continua a cavalcare la tigre dicendo che dobbiamo chiudere le Moschee e fermare l’immigrazione, Marco Pannella e molti compagni radicali, dopo esser stati ricevuti dall’Ambasciatrice francese in Italia venerdì, oggi saranno a Parigi per stare a affianco ad Holland e ai francesi: “Demain je serai présent” – annuncia da FaceBook – “à la marche républicaine à Paris pour #CharlieHebdo, #RadicalParty, JeSuisCharlie MarekHalter”.
Come ha ricordato Bertinotti dalle colonne delle Cronache del Garantista, “l’odio non ci salverà”. “È necessario – ha detto invece – “impedire che l’orrore si trasformi in odio”. Ed io concordo con questa visione. Come sono sicuro che non ci salverà neanche l’intolleranza. Possiamo pensare, davvero, che Oriana Fallaci avesse ragione? Che siamo immersi in un processo di accettazione del terrorismo islamico, in nome di una tolleranza del diverso? Violando leggi e direttive europee e speculando sull’assistenza, noi li rinchiudiamo i diversi, rinchiudiamo i rom, nei campi di identificazione. Rinchiudiamo i migranti clandestini in attesa della loro identificazione come avessero commesso i peggiori crimini. E dopo l’attentato in Francia, il populismo anti-Islam, il razzismo anti-migrante, la guerra contro la diversa religione, sono fenomeni destinati a crescere se i media in genere, e le televisioni in particolare, continueranno a prendersi la responsabilità di dar spazio a chi l’intolleranza la cavalca e la usa politicamente. Spesso capita di confondere con la giustizia quello che è egoismo rancoroso e, sentendo le posizioni più razziste, diventa facile non farsi ammaliare da chi, per conquistare voti, va dicendo: via il diverso, via l’immigrato. E il paradossale è che nessuno fa notare un semplice dato oggettivo: da qui al 2050, serviranno in Europa altri 50 milioni di nuovi immigrati. Non ci rendiamo conto che i “discorsi razzisti” anche se fanno audience, come “gramigna”, fan presto le radici ed estirparli, poi, diviene assai faticoso, se non impossibile. Se “Si tollera l’intolleranza” – come ha ricordato Emma Bonino dalle colonne de L’Espresso – “e la si usa a scopi elettorali”, c’è davvero il rischio che si vada dritti dritti verso il precipizio.

Share

Pannella si rivolge a #PapaFrancesco per i diritti dei detenuti, Bonino bacchetta lui e i #Radicali

La cosa più difficile che può fare Marco, e dovremo tutti incoraggiarlo a fare è, almeno per qualche giorno, di ascoltare i medici.

a cura di Giuseppe Candido

#Radicali e la riunione del 24 aprile: Pannella si rivolge a #PapaFrancesco per i diritti dei detenuti. Emma Bonino bacchetta lui e i Radicali: “la cosa più difficile che può fare Marco, e dovremo tutti incoraggiarlo a fare è, almeno per qualche giorno, di ascoltare i medici”

Dopo aver letto sui giornali, aver sentito Rita Bernardini per telefono e aver sentito lo stesso leader radicale fare ieri la sua conferenza stampa, ho creduto e scritto che “Marco Pannella sta bene”, che ha cominciato un’iniziativa nonviolenta di sciopero della sete sulle carceri e che fuma i sigari perché in sciopero della sete gli produce, a suo dire, il ritorno della salivazione.

Molti di noi hanno incitato #forzamarco a non mollare e a non mollare le lotte, appena saputo che stava un poco meglio. Ma per Emma Bonino “ci sono fragilità che non sono reversibili”.

Marco è intervenuto pure lui alla riunione affermando: “Credo che il nostro Paese dovrà essere giudicato come nel processo di Norimberga”, che però Marco non vuole “come quello (di Norimberga) che fu un processo dei vincitori sui vinti”, ma pretende un processo civile.

Pannella chiede “che venga sottoposta alle giurisdizioni superiori l’incriminazione dell’Italia”, e con la sua iniziativa nonviolenta spera di convincere Papa Francesco, come già fece Giovanni Paolo II, affinché pure lui si rivolga al Parlamento del nostro Paese, ufficialmente, per la condizione delle carceri e della giustizia di questo Paese.

La flagranza va sempre prima interrotta”, dice ancora.

Pannella, in questo momento, rivolge specificatamente la sua l’iniziativa di sciopero della fame e della sete iniziata qualche giorno prima e nonostante l’intervento alla aorta addominale, principalmente ad “aiutare il Pontefice a capire che il suo predecessore Giovanni Paolo II, esperto di regimi, aveva capito” già nel 2002 quando si rivolse al Parlamento per chiedere provvedimenti di clemenza. E su questo, nella riunione, interviene persino il vaticanista di Radio Radicale, Giuseppe Di Leo proponendo di preparare un appello al Santo Padre da far sottoscrivere a cittadini, rappresentanti nelle Istituzioni e parlamentari.

Forse, però, le cose più sensate durante la riunione le dice Emma Bonino che interviene “sull’iniziativa di Marco che” – per Emma – “si interseca col problema della giustizia giusta e delle legalità del nostro Paese, ma che ha delle specificità proprie che non vanno sottovalutate”.

Quando parla Emma ha un tono grave, quasi le lacrime agli occhi.

Io penso che la cosa più difficile, su cui dovremmo accompagnare Marco e a riconoscere per una volta che pur essendo una persona straordinaria e fuori dall’ordinario, ha e gli capitano delle fragilità come a tutti, come a molti, pure a lui. E che forse dovremmo accompagnarla” – aggiunge Bonino – “nella cosa più difficile che Marco ha mai fatto in vita sua e cioè quello, magari, di ascoltare i medici! Perché non vorrei” – continua l’ex ministro degli Esteri che il buon Matteo ha preferito non avere al suo fianco nel nuovo governo, forse per non essergli secondo a popolarità – “che anche noi ci fossimo assuefatti al fatto che essendo sopravvissuto a tutto, (Marco, ndr) sopravvive anche a questo per il bene nostro e per le nostre speranze”.

Poi Emma, con un intervento tutto politico, parla con molta franchezza:

“Io sono andata a trovarlo ieri, è stato molto difficoltoso e tornerò perché gli voglio dire proprio questo: la cosa più difficile che può fare, che però credo che valga la pena incoraggiarlo a fare, è perlomeno per qualche giorno di ascoltare i medici”.

Le parole sono difficili da trovare anche per un politico di razza come la Bonino:

“Ci sono fragilità che poi, come dire, non sono reversibilissime e da questo punto di vista” – aggiunge rivolgendosi a Sergio (D’Elia, ndr) – “a me (vederlo, ndr) non m’ha dato un senso di serenità. (…) Credo anzi, magari non in questa sede, che abbiamo qualche responsabilità altra di cui occuparci anche per quanto lo riguarda. (…) sarà bene che lo facciamo o, comunque, che chi ne ha più responsabilità (il riferimento è a Rita Bernardini), veda di non rimuovere perché, come dire, così sta più sereno”.

E anche sul piano politico e sull’appello al Santo Padre, Emma Bonino spiega la sua:

Immagino che, da Rita in poi chi in questi giorni abbia avuto interlocuzioni con chi che sia, anche con chi chiama per solidarietà umana e benevolenza, di cercare di stringerlo su un piano politico, anche in questi giorni, … niente. Forse Nitto Palma”, aggiunge Bonino. Ma gli altri niente. E quindi per Emma “questo vuol dire anche capire il bacino su cui raccogliamo le firme, rivolte peraltro al Santo padre. E questo provoca una serie di problemi. È chiaro che un responsabile politico invece di fare lui le cose, firma l’appello al Santo Padre”. E vero, aggiunge rivolgendosi ai compagni: “Be abbiamo visto di tutti i colori, però magari viene un po’ difficile, no?” Una domanda cui risponde subito Rita ricordandole che “non necessariamente un manifesto appello debba essere rivolto al Santo Padre affinché faccia qualcosa”. Ma a dirimere le due interviene Angiolo Bandinelli, saggista e radicale storico: “è difficile conciliare”, dice. “L’appello di Di Leo è al Papa, tu (Emma, ndr) hai le tue ragioni per non condividerlo”.

Emma si rivolge direttamente alla segretaria di Radicali italiani per essere più esplicita:

“Rita, io dico e faccio quello che posso come te, preferirei solo non sentire altri commenti della serie «perditempo, astenetevi». E anche se sono l’unica a pensare, in tutta questa stanza e in tutti quelli che ci ascoltano per Radio Radicale, che forse è bene se ci consoliamo meno e ci assumiamo qualche … Qui ho sentito altro finora: Marco è nelle migliori condizioni, non lo sottovalutate però”.

Emma non conclude la frase e chiude il suo ragionamento con parole lapidarie: “Questo mi sento di dire, e questo gli dirò”

Marco Pannella e Giuseppe Candido
Marco Pannella e Giuseppe Candido a Bruxelles il 2 maggio 2008 

Rassicuriamo Emma: non è l’unica, almeno tra i presenti in radio, a pensare che è bene non consolarci e chiedere a Marco, almeno adesso, ad ascoltare i medici.

In riferimento alla prossima iniziativa da organizzare in occasione della domenica di beatificazione dei due Pontefici da parte di Papa Bergoglio, per Emma anche qui il pensiero principe che guida l’intervento è la salute di Marco e, sostiene Bonino, “bisogna capire come si riesce a elaborare una cosa che non sia il miracolo di Marco che magari avviene ma che sicuramente ha dei costi che preferirei non pagasse”. Poi il miracolo avviene davvero. … avevamo pubblicato il resoconto della riunione stamane alle 10.57; nel pomeriggio … Papa Francesco chiama Marco Pannella

E’ notizia delle ore 18.00 del 25 aprile che Papa Francesco ha telefonato a Marco Pannella e lui ha interrotto lo sciopero della sete. Ho chiamato Rita Bernardini al cellulare, ma era troppo impegnata con i comunicati stampa per darmi retta.

Ho inviato un sms a Pannella: sono contento per questa bellissima straordinaria notizia, per te, per noi e per il Paese proprio di venerdì, quello di liberazione, durante i quali anche io aderisco col digiuno al Satyagraha di conoscenza e documentazione“.

A questo link la registrazione completa della riunione straordinaria del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito

 

Ascolta ciò che disse, sui diritti umani, Giovanni Paolo II al Parlamento italiano nel 2002
II PARTE

I PARTE

Di seguito alcune note che potrebbero interessare il lettore:

Il video di Givanni Paolo II in Parlamento il 14 novembre 2002

Parte I http://youtu.be/8AX0VvBQ24U

Parte II http://youtu.be/YdD2L_lxbf0

Share

Radicali a congresso. Bonino: “Chi ha bisogno dello Stato di Diritto sono sempre i più deboli. I potenti dello stato di diritto possono anche farne a meno”.

Emma Bonino, a differenza di Marco Pannella che addirittura ha fatto una conferenza stampa per dirlo pubblicamente, non è in polemica con la dirigenza radicele uscente. Il Ministro degli esteri, al XII congresso comincia il suo discorso ricordando le battaglie in Kosovo, e il fatto che lì oggi, proprio il 3 novembre di 20 dopo, si voti: ricorda le battaglie del 1993, del 1999 e del 2005. “Promuovere democrazia e diritti umani” – ricorda Emma Bonino ai suoi compagni – “è un processo lungo e difficoltoso”. Questa cosa, dice, “ci deve ricordare chi siamo, il nostro senso transnazionale”. Poi salta all’attualità. “Serve per cercare di capire i rischi che tutti corriamo nell’area del mediterraneo. La primavera è una parola inadeguata. Risveglio, è la parola che descrive ciò che sta succedendo”. Quel compito che gli è stato assegnato di dialogo con i Paesi del mondo, Emma Bonino riesce a farlo e può farlo perché – dice – “La scuola che ho vissuto con voi mi dà la capacità di leggere quello ciò che succede”. Poi, per Bonino c’è “La fiducia nella legge”. Nelle leggi del nostro Paese e delle leggi internazionali che, sottolinea Bonino, l’ha portata ad essere così determinata come nel caso della Siria, in cui – ricorda – “ho ribadito come per quell’area non ci fosse nessuna possibile soluzione militare. Mi si rimprovera non di non fare ma di essere invisibile. Non ho molta partecipazione alle chiacchiere da caffè dei saloni televisivi ma segnalo che ci sarei andata se mi avessero invitata. Sono virtuosa – dice – per mancanza di tentazioni”.

“Manca una politica coerente di immigrazione e asilo a livello europeo”. Per il Ministro degli Esteri, “Lampedusa è semplicemente la punta di un iceberg” costituito da “milioni di persone in movimento per sfuggire a fame, guerre, repressioni”. Ciò comporta una crescente attività di criminalità organizzate di traffici umani, e non solo umani. “Se questa è la fotografia” e “se viene meno la speranza di un processo politico” questa gente si metterà in movimento. Questi sono problemi che non sono problemi dai singoli stati. È importante che ci si metta a lavorare assieme. Intanto l’operazione mare Nostrum, per evitare che il mediterraneo continui ad essere un cimitero. Per interpretare i fenomeni è necessario avere una bussola, un punto di vista è necessario per dialogare. Il dialogo. Queste cose le ho imparata dopo una lunga storia di vita nel partito radicale. E ho imparato che le riforme sono un processo lungo. E la cocciutaggine per perseguirle, io l’ho imparate qui. Attività faticosa di dialogo e perseveranza, per i detenuti nelle carceri straniere, per i marò in India … ecc.

Poi nel discorso al congresso del Ministro Bonino non manca il passaggio sulla necessaria e urgente riforma della Giustizia. “Con l’alibi di Berlusconi”, dice, “l’amministrazione della giustizia, il suo apparato, si è completamente putrefatto. Da qui la posizione di Marco (Pannella ndr) e da noi tutti condivisa, dell’amnistia per la Repubblica, per far tornare lo Stato nella legalità e la relativa lista Amnistia, Giustizia Libertà”.

“Chi ha bisogno dello Stato di Diritto” – ricorda la Bonino – “sono sempre i più deboli: le donne, immigrati, tossicodipendenti. I potenti dello stato di diritto possono anche farne a meno. Promuovere lo stato di diritto è la nostra ragion d’essere. Questa ragione sociale si rafforza se guardiamo quello che sta succedendo e sempre più deteriora questo Paese. Abbiamo ancora voglia di continuare a fare queste battaglie? Se vogliamo essere speranza, questa speranza deve nascere da qui”.

Share

I Ministri del Governo Letta, Emma Bonino agli Esteri

foto-20
Napolitano e Letta

Abolire la miseria della Calabria saluta con gioia la notizia. Alle 17,15 dopo oltre due ore passate a colloqui con Napolitano, Enrico Letta ha sciolto la riserva indicando i nomi dei Ministri che domani, 28 aprile 2013, giureranno alle 11 e 30 al Quirinale.

Buona sera. Voglio premettere alla lettura della lista ancora una profonda gratitudine nei confronti del Presidente della Repubblica per questa fiducia. E voglio aggiungere anche parole di soddisfazione, sobria soddisfazione, come è dovuta a questo momento, per la squadra che siamo riusciti a comporre. Per le disponibilità che abbiamo riscontrato. Per le competenze che si sono messe al servizio del Paese. Soddisfazione per il record di presenza femminile che questo Governo riuscirà oggi a manifestare. E per il ringiovanimento complessivo della compagine di Governo.

Poi il Presidente incaricato Enrico Letta legge la lista dei Ministri iniziando dalla comunicazione che il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e segretario generale del Consiglio stesso ci sarà Filippo Patroni Griffi. Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Interni, Angelino Alfano; Ministri senza portafoglio: Ministro per gli affari europei, Maurizio Moavero Milanesi; Ministro degli affari regionali e delle autonomie, Graziano Del Rio; Ministro della coesione territoriale, Carlo Trigilia; Ministro per i rapporti con il Parlamento e per il coordinamento delle attività di Governo, Dario Franceschini; Ministro delle Riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello; Ministro per l’Integrazione, Cecil Ktenge; Ministro delle pari opportunità dello sport e delle politiche giovanili, Jospha Idem; Ministro della pubblica amministrazione e della semplificazione, Giampiero Dalia. Poi Enrico Letta annuncia i Ministri con portafoglio: Ministro degli Affari esteri, Emma Bonino; Ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri; Ministro della Difesa, Mario Mauro; Ministro dell’Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanno; Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato; Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi; Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Nunzia Di Girolamo; Ministro dell’Ambiente, della Tutela del territorio e del mare, Andrea Orlando; Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Enrico Giovannini; Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza; Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Massimo Bray; Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.

Un Governo, si affretta a chiarire subito dopo Giorgio Napolitano, pienamente legittimato secondo le regole e le procedure costituzionali.

Share

Giorgio Napolitano rieletto Presidente della Repubblica

scrutini

Grillo dice che si tratta di un golpe. Sicuramente esagera ma la partitocrazia ce l’ha fatta a mettersi d’accordo per evitare di eleggere a Presidente della Repubblica Stefano Rodotà che molti cittadini, non solo i Parlamentari del M5S e i loro elettori, avrebbero voluto come nuovo Presidente. Si è scelto di non cambiare e di farlo nella speranza, magari, di formare un “governo del Presidente” sostenuto da “grandi intese”, ma composto da politici (magari escludendo quei parlamentari SEL e M5S che l’hanno votato). Napolitano, che sull’amnistia avrebbe senz’altro potuto fare un chiaro messaggio alle Camere, è stato però un grande Presidente e che abbiamo ringraziato già in passato e lo rifacciamo per averci rappresentato, ufficialmente, i sensi della sua considerazione. Siamo sicuri che sarà anche in futuro un ottimo Capo dello Stato.

Ma durerà sette anni oppure è un mandato a termine quello di Napolitano vista la sua indisponibilità fino a ieri cambiata solo per senso di responsabilità? Fino a quando durerà? Fino a quando non si potrà andare a votare un nuovo Parlamento con una legge elettorale riformata? E’ senz’altro presto per dirlo. Laura Boldrini, Presidente della Camera eletta nelle liste di Sinistra Ecologia e Libertà, accenna quasi una lacrima quando proclama l’elezione e, tra gli applausi dei 738 grandi elettori di 1007, annuncia che andrà a comunicare il risultato al neo (ri) eletto Presidente Giorgio Napolitano. E’ la prima volta che succede nella storia della Repubblica che un Presidente sia rieletto. “Mi atterrò scrupolosamente alle mie funzioni Costituzionali”, dice subito. Per PierBersani (come è in voga chiamarlo nel blog di Grillo) e il PD, dopo quella delle elezioni del febbraio 2013, questa della vicenda del Presidente è stata una batosta insopportabile è ha già annunciato, insieme a Rosy Bindi, che si dimetteranno dagli incarichi di partito (Solo? Continuando a candidarsi alle prossime politiche?). Hanno fatto fuori prima Marini e poi Prodi (sic!). La domanda che molti giornalisti non hanno osato fare a Bersani e che ci permettiamo noi di fargliela è: perché no Stefano Rodotà? Beppe Grillo, dopo aver annunciato il suo arrivo a Roma in serata lancia l’hashtag #TuttiaRoma per convocare una manifestazione di protesta davanti Montecitorio, poi ci ripensa con Tweet e dice che non potrà essere a Roma. Ma il Prof. Rodotà, che anche noi di Abolire avremmo voluto Presidente, placa gli animi dicendo da subito che i dissensi è giusto esprimerli ma nel luogo istituzionale opportuno. Insomma, dopo l’accordo fallito su Marini e Prodi, la confluenza dei voti dei Grandi elettori si è concentrata sulla persona di Napolitano che aveva confermato la sua disponibilità con una nota ufficiale alle 15 di oggi, ma l’Italia non ha ancora trovato soluzione ai suoi veri problemi: lavoro, riforme, giustizia. Tutte cose che sono passate in secondo piano. Una cosa è però certa: il prossimo Presidente della Repubblica, magari con poteri rinnovati costituzionalmente, gli italiani lo vogliono scegliere loro. Chissà, magari esce una sorpresa: Emma Bonino primo Presidente della Repubblica, donna ed eletta direttamente dai cittadini. A questo link il file l’audio del I discorso del neo (ri) eletto Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

Manifestanti (non solo del M5S) in Piazza per dire ancora Rodotà
Manifestanti (non solo del M5S) in Piazza per dire ancora “Rodotà”
Manifestanti in Piazza Montecitorio (in via di trasferimento in Piazza del Popolo)
Manifestanti in Piazza Montecitorio (in via di trasferimento in Piazza del Popolo)

IMG_2737

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Share