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Intervista a Valerio Federico. “Critico” con le scelte della “squadra” legata a Marco Pannella, è un manager di origini calabresi il nuovo tesoriere di Radicali italiani

Amnistia, riforma della giustizia penale e civile, edificazione di uno Stato di diritto vero, solido, restano l’urgenza radicale. Ma anche bilanci consolidati per l’intera galassia e “rivoluzione” nell’uso della rete

La Calabria? Chi ha guidato la Regione non ha mai ritenuto di dargli la dignità che meritava

di Giuseppe Candido

 

Valerio Federico, Piazza Duomo, 10 aprile 2011
Valerio Federico, è il nuovo tesoriere di Radicali italiani

Il XII congresso dei Radicali a Chianciano si è chiuso senza neanche un intervento di Marco Pannella che, invece paradossalmente, si è “limitato” a dire la sua facendo addirittura una conferenza stampa a margine del congresso stesso e proprio nell’atrio dell’Excelsior che ne ospitava i lavori. Per il leader radicale il segretario e il tesoriere uscenti, nelle loro relazioni presentate al congresso, hanno la colpa grave di non aver relazionato di nulla. Un “vuoto politico”, perché per Pannella non c’è stata “nessuna relazione politica in quella udita dal Segretario”, ormai ex, Mario Staderini che è tornato al suo lavoro di avvocato. Ma adesso si punta sul nuovo. Anche se per conoscere la composizione del prossimo Comitato nazionale, il parlamentino del partito radicale, si è dovuto attendere sino a martedì a causa dell’effetto del nuovo sistema elettorale, una cosa è stata certa da subito. La nuova segretaria eletta con 117 voti di 196 votanti in congresso è Rita Bernardini, già segretaria dei Radicali sino al 2008, Deputata durante la precedente legislatura dal 2008 al 2013 e fortemente impegnata per la battaglia nonviolenta di Marco Pannella per l’amnistia e la giustizia. La sua elezione rappresenta infatti l’intento fermo di proseguire sulla battaglia della giustizia giusta. Il nuovo tesoriere, invece, meno conosciuto sul piano nazionale, si chiama Valerio Federico.

Manager nel settore del No Profit e membro uscente della Direzione Nazionale di Radicali Italiani dal 2011, Federico è di Milano ma ha origini calabresi (il papà era infatti natio di Reggio Calabria) ostinatamente vantate in ogni occasione. In seno al congresso, Valerio può essere considerato, come lui stesso sottolinea, espressione di quella parte, poi rivelatasi maggioritaria in seno al congresso, che si è espressa criticamente in ordine delle recenti scelte di Pannella di criticare fortemente la segreteria e il tesoriere uscenti. Consigliere di Zona, nella Zona 6 del comune di Milano, e capogruppo per il Gruppo Radicale Federalista Europeo dal 27 settembre 2012, Valerio è stato eletto lo scorso 3 novembre 2013 dal XII congresso tenutosi a Chianciano con 153 preferenze su 196 votanti. Quando dalla Calabria gli abbiamo domandato con un sms la disponibilità per un’intervista la risposata è stata: “Sto impazzendo dalle cose che mi ritrovo, ma mi farebbe piacere”. Membro dal 2003 al 2011 del Comitato Nazionale di Radicali Italiani e consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni dal 2005 al 2011, dal 2005 al 2009, Valerio è stato Segretario della storica associazione di Radicali Milano, “Enzo Tortora”, con la quale, tra l’altro, è stato autore di numerose battaglie politiche come quella per l’anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati in seno al Comune di Milano. Anche Valerio, come Rita, conta quindi su una lunga esperienza politica nel Partito Radicale e ha scritto, proprio in riferimento alle battaglie politiche dei radicali, numerosi dossier.

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Valerio Federico durante una manifestazione a Milano, sul caso di Eluana Englaro

La prima che gli rivolgiamo è una domanda “secca”: Che significa, oggi, essere Radicali?

Rispetto al conformismo italiano, di destra e di sinistra, significa essere “altro”. E questo è una caratteristica unica che hanno i Radicali, in questa fase particolarmente delicata del Paese.

A differenza di “altri” Radicali, Valerio ha il dono della sintesi che usa anche quando non servirebbe. Altro? In che senso?

Altro”, perché noi Radicali non ci siamo mai uniformati alle dinamiche di potere italiane, sia che queste partano dal centrodestra o dal centrosinistra. Noi siamo “altro”, perché abbiamo un’analisi (della situazione politica, ndr) che non ha nessuno nel Paese, che è quella del “regime”. Un sistema sostanzialmente illegale, quello italiano, dove lo Stato di diritto non è stato edificato a favore dei cittadini e dove il Diritto non è effettivo. Un Paese dove i diritti che le leggi stesse prevedono non possono essere garantiti ai suoi cittadini.

Lo Stato di diritto è una cosa che serve soprattutto ai più umili, ha detto Emma Bonino. Amnistia, giustizia, diritti e libertà economiche ma anche maggiore trasparenza interna al partito e, addirittura, un bilancio consolidato dell’intera area radicale tra le tue proposte al congresso. Allora, Valerio, da dove si riparte?

Intanto, noi chiediamo al Paese e proviamo a far cambiare il Paese da tanti anni, e certo non rinunciamo a riformare noi stessi e a riformare la nostra “area”, tenendo conto dei mezzi nuovi che la tecnologia da’ a disposizione. E quindi il mio obiettivo è anche quello di una piccola “rivoluzione di rete” di Radicali italiani. Un adeguamento del movimento ai nuovi strumenti tecnologici a disposizione e, la mia richiesta è anche quella che, l’area Radicale, così peculiare nell’ambito dei partiti italiani, questa così detta “galassia” formata da più movimenti tutti costituenti il Partito Radicale Nonviolento Trasnazionale e Transpartito, si doti di un bilancio consolidato. Cioè, di quanto noi abbiamo richiesto e ottenuto dal Governo Monti per i Comuni italiani, alle singole regioni e, naturalmente, ci adopereremo per adottare il bilancio consolidato anche per l’area Radicale. Il bilancio consolidato, infatti, non è altro che la possibilità di avere un quadro reale della situazione economica-finanziaria di un Comune, di una Regione. Perché in Italia, questo, adesso non è disponibile? Perché i Comuni italiani e le Regioni italiane si dotano di un bilancio “normale” e questi non comprendono la situazione economica delle varie società controllate o partecipate. E quindi, uno che va a vedere la situazione di un bilancio di una Regione o di un Comune, non essendo in grado di comprendere qual’è la reale situazione economica-finanziaria, perché i bilanci delle società partecipate non sono comprese pur essendo parte integrante del bilancio. Per quanto riguarda l’area Radicale, si tratta di avere un quadro generale di tutti i soggetti che la compongono e chiarezza anche nei flussi finanziari tra un soggetto e l’altro, in modo da avere un quadro generale da mettere a disposizione dei militanti radicali per comprendere la situazione economica.

Perfetto. Della serie: “Siamo noi il cambiamento che vorremo vedere nel mondo”. Un piccolo movimento, i Radicali italiani, che però è stato significativo per la storia di questo Paese. Battaglie come il divorzio, l’aborto, l’obiezione di coscienza. E fatto di nomi come Enzo Tortora, Leonardo Sciascia e Domenico Modugno tra i Radicali storici più noti. Che è effetto fa avere responsabilità diretta, di rilievo nazionale, nel Partito di Emma Bonino e Marco Pannella?

In linea di massima, se ci penso, l’idea (che mi viene, ndr) è quella di rinunciare subito. E ti chiedo di non farmici pensare. È una responsabilità evidentemente e assolutamente troppo grande. Naturalmente va precisato che i Radicali italiani è un soggetto politico, forse il più conosciuto, dell’area Radicale, le battaglie di cui tu fai riferimento sono dell’intera area e quindi del Partito Radicale storico. Detto questo, è del tutto evidente che è meglio pensare all’attualità e non ai contributi che questo partito ha avuto nella sua storia, per provare e per tentare di sentirsi adeguati.

Quali le iniziative più urgenti e le battaglie per il prossimo futuro, per Radicali italiani?

Da una parte, noi non molliamo rispetto a quello che è l’urgenza di Radicali italiani, che è l’urgenza anche di Marco Pannella e della nuova segretaria, Rita Bernardini, ed è l’urgenza di tutti noi. Cioè quella di ottenere un provvedimento di amnistia come passaggio indispensabile, irrinunciabile, per la riforma della giustizia penale e, in secondo luogo per effetti indiretti, della giustizia civile di questo Paese. Avendo noi identificato l’illegalità di questo Paese patente, dimostrata continuamente dai Radicali, e a discapito dei cittadini, naturalmente noi non possiamo che porci l’obiettivo di riformare le regole affinché i cittadini abbiano diritti che possano fruire. Non solo diritti affermati sulla Carta (Costituzionale, ndr). Amnistia, riforma della giustizia penale e civile, edificazione di uno Stato di diritto vero, solido, è e resta l’urgenza radicale. Naturalmente, la mia presenza negli organi dirigenti è anche finalizzata a porre altre questioni assolutamente prioritarie. Ed è su queste che mi adopererò principalmente e che sono legate sia a una riforma di Radicali italiani per rafforzare gli strumenti di rete, come ho già accennato; quello di riportare al centro dell’attenzione radicale anche l’economia e le iniziative, diciamo così, “economiche ed ecologiche” nello stesso tempo. Riprendere con forza quella lotta al “capitalismo inquinato”, al capitalismo dei favori, che è il capitalismo italiano e che è il capitalismo che porta l’Italia ad avere una crisi al di fuori e diversa dalla crisi internazionale e dalla crisi europea. L’Italia non cresce per una sua peculiare caratteristica che è diversa da quelle che sono le ragioni base della crisi internazionale ed europea. L’Italia deve risolvere i suoi problemi specifici che l’hanno portata a crescere meno di qualunque altro Paese dell’Unione Europea. Quindi, queste sono anche le priorità che io tenterò di riportare all’attenzione del partito; e chiudo, anche, quello che è il fenomeno che chiamerei dei “regimi locali”. Una sorta di capitalismo inquinato locale. L’Italia è l’Italia dei campanili, un Paese fatto cioè da Comuni e Regioni che hanno istituito piccoli “sotto regimi” fatto di sistemi clientelari di società partecipate, con il beneplacito delle fondazioni bancarie dove i partiti continuano, magari anche in forme diverse, a mantenere il controllo di attività economiche togliendole al mercato e provocando sprechi, perditi e debiti a danno dei cittadini.

Quel sistema che Sergio Rizzo chiama dei “rapaci”. Essere Radicali a Milano è molto diverso dall’esserlo in una regione come la Calabria. Ai Radicali calabresi cosa consigli?

Certamente i problemi sono di natura diversa. Ai Radicali calabresi io non posso che consigliare di andare al centro dei problemi del meridione d’Italia. Anche lì, è vero, c’è un problema di legalità. Ma certamente i fattori che portano l’illegalità ben più grave che c’è nel meridione rispetto a quella del settentrione, hanno caratteristiche diverse. Anche se non completamente. E quindi c’è bisogno, sicuramente, di una “rivoluzione culturale” ben più forte e approfondita. Soprattutto, dobbiamo anche dire che le risorse straordinarie che la Calabria ha, sono di natura diversa da quelle della Lombardia. Devo dire che chi ha guidato la Calabria non ha mai ritenuto di dargli la dignità che merita puntando sulla forza della Calabria, delle sue persone e dei suoi paesaggi, delle aree del suo patrimonio artistico, e di tutto quello che la Calabria ha e che, evidentemente, una serie di interessi convergenti ritiene di non dover valorizzare per lasciare la Calabria in mano ai soliti noti che continuano a riuscire a schiacciare le qualità, le propensioni dei calabresi che potrebbero puntare verso uno sviluppo diverso. Uno sviluppo calabrese, uno sviluppo specifico che la Calabria potrebbe dare all’Italia e che continua a non poter dare.

 

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Radicali a congresso. Bonino: “Chi ha bisogno dello Stato di Diritto sono sempre i più deboli. I potenti dello stato di diritto possono anche farne a meno”.

Emma Bonino, a differenza di Marco Pannella che addirittura ha fatto una conferenza stampa per dirlo pubblicamente, non è in polemica con la dirigenza radicele uscente. Il Ministro degli esteri, al XII congresso comincia il suo discorso ricordando le battaglie in Kosovo, e il fatto che lì oggi, proprio il 3 novembre di 20 dopo, si voti: ricorda le battaglie del 1993, del 1999 e del 2005. “Promuovere democrazia e diritti umani” – ricorda Emma Bonino ai suoi compagni – “è un processo lungo e difficoltoso”. Questa cosa, dice, “ci deve ricordare chi siamo, il nostro senso transnazionale”. Poi salta all’attualità. “Serve per cercare di capire i rischi che tutti corriamo nell’area del mediterraneo. La primavera è una parola inadeguata. Risveglio, è la parola che descrive ciò che sta succedendo”. Quel compito che gli è stato assegnato di dialogo con i Paesi del mondo, Emma Bonino riesce a farlo e può farlo perché – dice – “La scuola che ho vissuto con voi mi dà la capacità di leggere quello ciò che succede”. Poi, per Bonino c’è “La fiducia nella legge”. Nelle leggi del nostro Paese e delle leggi internazionali che, sottolinea Bonino, l’ha portata ad essere così determinata come nel caso della Siria, in cui – ricorda – “ho ribadito come per quell’area non ci fosse nessuna possibile soluzione militare. Mi si rimprovera non di non fare ma di essere invisibile. Non ho molta partecipazione alle chiacchiere da caffè dei saloni televisivi ma segnalo che ci sarei andata se mi avessero invitata. Sono virtuosa – dice – per mancanza di tentazioni”.

“Manca una politica coerente di immigrazione e asilo a livello europeo”. Per il Ministro degli Esteri, “Lampedusa è semplicemente la punta di un iceberg” costituito da “milioni di persone in movimento per sfuggire a fame, guerre, repressioni”. Ciò comporta una crescente attività di criminalità organizzate di traffici umani, e non solo umani. “Se questa è la fotografia” e “se viene meno la speranza di un processo politico” questa gente si metterà in movimento. Questi sono problemi che non sono problemi dai singoli stati. È importante che ci si metta a lavorare assieme. Intanto l’operazione mare Nostrum, per evitare che il mediterraneo continui ad essere un cimitero. Per interpretare i fenomeni è necessario avere una bussola, un punto di vista è necessario per dialogare. Il dialogo. Queste cose le ho imparata dopo una lunga storia di vita nel partito radicale. E ho imparato che le riforme sono un processo lungo. E la cocciutaggine per perseguirle, io l’ho imparate qui. Attività faticosa di dialogo e perseveranza, per i detenuti nelle carceri straniere, per i marò in India … ecc.

Poi nel discorso al congresso del Ministro Bonino non manca il passaggio sulla necessaria e urgente riforma della Giustizia. “Con l’alibi di Berlusconi”, dice, “l’amministrazione della giustizia, il suo apparato, si è completamente putrefatto. Da qui la posizione di Marco (Pannella ndr) e da noi tutti condivisa, dell’amnistia per la Repubblica, per far tornare lo Stato nella legalità e la relativa lista Amnistia, Giustizia Libertà”.

“Chi ha bisogno dello Stato di Diritto” – ricorda la Bonino – “sono sempre i più deboli: le donne, immigrati, tossicodipendenti. I potenti dello stato di diritto possono anche farne a meno. Promuovere lo stato di diritto è la nostra ragion d’essere. Questa ragione sociale si rafforza se guardiamo quello che sta succedendo e sempre più deteriora questo Paese. Abbiamo ancora voglia di continuare a fare queste battaglie? Se vogliamo essere speranza, questa speranza deve nascere da qui”.

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Emma Bonino: Questo Paese è governabile, non lo sono i suoi governanti. Col PD non mi ero mai illusa e per questo non mi sento delusa dalla sua classe dirigente

30.10.2010 Chianciano Terme (Siena): Intervista a Emma Bonino: Questo Paese è governabile, a non esserlo sono i suoi governanti.

di Giuseppe Candido

Maglione azzurro, sciarpetta azzurra e sigaretta accesa. Emma Bonino è al congresso di Radicali Italiani. Onestà, legalità, antiproibizionismo sono i temi in evidenza sui banner della sala congressi del famoso Hotel di Chianciano dove da anni si svolgono i congressi di Radicali Italiani. Questo è il nono congresso da quando il movimento italiano della Galassia di associazioni Radicali è stato fondato. Un congresso che si tiene mentre Marco Pannella è in sciopero della fame dal 2 ottobre per la situazione drammatica delle carceri italiane e per chiedere che sia fatta verità sull’esilio di Saddam Hussein che avrebbe potuto, forse, evitare la guerra in Iraq. Sciopero della fame aggravato, in relazione alla notizia della condanna a morte di Tareq Aziz, dallo sciopero anche della sete. La Senatrice Radicale eletta nel PD e titolare di battaglie antiche e nuove, dall’aborto alla moratoria universale delle mutilazioni genitali femminili, ci permette di fargli qualche domanda su dove va il suo partito e, soprattutto, dove sta andando questo Paese.

D: Com’è la situazione in Italia, cosa sta succedendo? Le elezioni? I radicali sono contrari alle elezioni? Non si capisce il rapporto col PD e Radicali a che punto sia. Emma, dove si va?

R: Non è questo il problema, tutto questo attiene, per la verità, alla miseranda cronaca del palazzo alla quale sono pochissimo interessata. Il problema sono le priorità di questo Paese che, già come diceva Sciascia nel 1979, è governabilissimo. Quello che non è governabile sono i suoi governanti, i suoi partiti. E io credo che sia compito dei Radicali promuovere le priorità che abbiamo delineato e che sono quelle dell’onestà e della legalità. E credo che solo insistendo su questi temi si possa dare una qualche fiducia. Nel frattempo gli oligarchi decideranno qualunque cosa, anche di tornare indietro ad un governo tecnico. Senza sapere che siamo in pieno governo tecnico: il governo tecnico di Tremonti che ha chiuso tutte le “borse” di questo Paese che adesso è completamente bloccato. E in un mondo che corre essere fermi vuol dire semplicemente andare indietro in termini di occupazione, in termini di rilancio economico, in termini di decenza delle istituzioni. Uno spaccato di tutto questo sono le carceri. Se uno va in carcere vede che la giustizia non funziona, la stragrande maggioranza sta li in attesa di giudizio, che la stragrande maggioranza sono piccoli consumatori di droga oppure immigrati. E sono uno spaccato della realtà del Paese. Che significa questo? Significa che la lunga marcia nostra, dei Radicali, che ormai da cinquant’anni e più tentiamo di riportare un po’ di legalità in questo Paese è appunto una marcia. Poi tatticamente il palazzo deciderà quale altro sfregio vuole fare a questo Paese. Rimandarlo ad elezioni con questa legge elettorale? Un diavolo di “unità nazionale” per l’emergenza “non so quale”? Insomma, tutto questo francamente penso che non abbia neanche il sapore di una qualche alternativa e manco di alternanza. Ha tutto il saporte del “gia visto”.

D: In merito al rapporto col PD e con Vendola che nel suo congresso ha parlato di non violenza, di carceri di “cui nessuno se ne occupa” …

R: Manco lui soprattutto. Comunque Niki Vendola ha già detto che nella sinistra che lui sogna noi siamo incompatibili. Non so come gli sia venuto in mente però l’ha detto e l’ha confermato. E sulla non violenza il nostro problema non è la cultura della non violenza ma è la pratica della non violenza. Allora il problema si pone diversamente. Marco oggi è al quarto giorno di sciopero della sete sulle carceri e sulla verità. Io Vendola, su questi temi, non l’ho visto né sentito in termini di azione politica. Per cui sul rapporto con Vendola il problema va posto a lui. Il problema del rapporto dei Radicali col PD ce lo poniamo ogni giorno. Personalmente non mi sono mai illusa, so perfettamente perché abbiamo accettato quell’imposizione (no simbolo, no Marco Pannella e no Sergio D’Elia candidati ndr) due anni fa e quindi non essendomi mai illusa non sono neppure delusa della sua classe dirigente. Noi abbiamo ampia libertà di muoverci in Parlamento con le forze che rappresentiamo: sei Deputati e tre Senatori. Semmai posso dire che è il PD che si priva di un apporto di una forza politica che sa analizzare i processi internazionali, che stranamente si occupa di Tareq Aziz, che ancora più stranamente si occupa di mutilazioni genitali femminili. Sono proprio loro (il PD ndr) che non riescono a capire che si privano di questo apporto straordinario di onestà di comportamenti, di senso delle regole e di senso delle Istituzioni.

D: A proposito dei temi internazionali e della prossima Assemblea delle Nazioni Unite, l’associazione della galassia Radicale “Non c’è pace senza giustizia” sta portando avanti la battaglia per la messa al bando delle mutilazioni genitali femminili. C’è davvero oggi la possibilità di far votare, dopo quella contro la pena di morte, anche questa moratoria?

R: Da dieci anni a questa parte i progressi nei diversi paesi sono stati straordinari. Grazie soprattutto alle attiviste africane che noi sosteniamo. Se voi pensate che di ventotto paesi che hanno la pratica prevalente diciannove hanno ormai ottenuto una legge di proibizione di queste pratica. Poi ovviamente si tratta di battersi per l’applicazione. Ma il discorso è aperto e il muro del silenzio è caduto. Per questo, sui paesi “resistenti” è indispensabile questa risoluzione delle Nazioni Unite e su cui stiamo lavorando ogni giorno. Nicolò Figà Talamanca e un’altra nostra militante hanno incontrato i rappresentanti della Repubblica centroafricana e io sono in contatto con tutta una serie di Paesi africani. Siamo per lanciare un manifesto capitanato dalla first lady del Burkina Fasu. Ieri hanno aderito altri. Insomma, il tutto è un’attività sconosciuta ai più perché non facciamo né bunga-bunga né tanga tanga, però è un’attività che ci impegna molto. Probabilmente dovrò ripartire d’urgenza per il Gibbuti che è uno tra i paesi più resistenti. Un grandissimo lavoro che però, credo che se ci riusciamo quest’anno o al massimo l’anno prossimo, porterà un risultato che rimarrà nella storia, della cultura della civiltà giuridica nella storia delle Nazioni Unite, come lo è oggi, fortunatamente la moratoria sulla pena di morte.

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Se questa è sicurezza

Intervista a Felice Romano, segretario generale SIULP

di Giuseppe Candido

Poliziotto in rivolta: “Investire sulla sicurezza vuol dire risparmiare sugli effetti nefasti del crimine”

 

14 nov. 2009, Chianciano Terme. Felice Romano, segretario del SIULP è intervenuto al congresso dei Radicali Italiani a Chianciano. Dopo la manifestazione di tutte le forze di polizia del 28 ottobre scorso in Piazza Navona a Roma alla quale avevano partecipato quarantamila poliziotti per lanciare un “segnale netto, inequivocabile preciso, che non lascia scampo alcuno a chi di mestiere fa l’anguilla”, Felice Romano è intervenuto al congresso dei Radicali per portare la sua testimonianza e far conoscere gli obiettivi di quella manifestazione che, intrisa di una straordinaria umana unitarietà, è stata ignorata largamente da quasi tutti gli organi di stampa e informazione e che, come al solito, soltanto Radio Radicale ha ripreso e trasmesso integralmente. Il tutto, ovviamente, rivedibile e riascoltabile sul sito radioradicale.it per consentire ai cittadini di conoscere e deliberare. “Investire sulla sicurezza vuol dire, ha spiegato Romano, risparmiare sugli effetti nefasti del crimine giacché, è ora di ricordarlo, il danno arrecato annualmente dalla criminalità, organizzata e non, al Paese è quantificabile in una percentuale superiore di oltre due volte alle spese per la sicurezza: il 23% del PIL contro l’11,2% che viene investito annualmente. Se in un qualsiasi supermercato aumentano i furti, il responsabile aumenta gli addetti alla sicurezza e, a fine mese, riduce il danno”. E ancora: “In Italia si fa esattamente il contrario: aumenta l’insidia del crimine ed il Governo riduce gli uomini delle forze di polizia, ne taglia i mezzi, ne aumenta l’esasperazione insultandoli. Se non è follia questa.” Nel suo editoriale pubblicato da “The new Radikalna strana”, la Gazzetta aperiodica del congresso di Radicali Italiani, Felice Romano spiega come, invece, la tendenza di questo Governo sia quella di “smantellare le strutture che sono servite a raggiungere determinati obiettivi …” così come “E’ stato fatto con le strutture antiterrorismo, antimafia, ma anche anti microcriminalità”. Parole che, per il Governo, dovrebbero pesare come macigni se solo si fosse dato maggiore risalto a quella manifestazione del 28 ottobre alla quale Felice Romano rappresentava tutte le forze di polizia straordinariamente unite in una manifestazione-denuncia contro i tagli che, dopo il parlar tanto di sicurezza, questo governo ha fatto e continua a fare. Noi di Abolire la miseria della Calabria lo abbiamo intervistato a termine del suo intervento a Chianciano focalizzando il problema sicurezza per quanto attiene al mezzogiorno dove mafie, camorre e ‘ndranghete stanno già facendo salti di gioia per lo scudo fiscale che consente loro il facile rientro di capitali illegali dall’estero. Per questi motivi abbiamo deciso di proporre sia l’intero intervento di Felice Romano al congresso, sia la breve video intervista rilasciata in esclusiva per noi di “Abolire la miseria della Calabria” nella quale Romano parla degli effetti dei tagli alla sicurezza sulle regioni come La Calabria in cui maggiore è la presenza della criminalità organizzata nel tessuto economico e sociale.

 

Guarda l’intervento di Felice Romano al VIII Congresso di Radicali Italiani a Chianciano Terme

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