LA VICENDA DEL CARA DI ISOLA CAPO DI RIZZUTO A CROTONE
a cura di Giuseppe Candido
Non è semplice riassumere la lunga e intricata vicenda del CARA di Sant’Anna a Isola Capo di Rizzuto in provincia di Crotone. Funzionante già dal 1999, come CIE prima è poi divenuto, negli anni, un Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo tra i più grandi in Italia.
Vi ero stato in visita una sola volta, dieci anni fa, nel 2008, come accompagnatore assieme a Giovanna Canigiula, dell’On. Rita Bernardini, Radicale eletta nelle liste del PD per la XVII legislatura. Quando c’eravamo stati noi, la condizione non era così rosea e, stante vi fossero già alcune strutture in muratura, molti migranti allora vivevano nei container e nelle tende della protezione civile.
Novembre 2008, alcune foto della visita dei Radicali al CARA di Isola Capo di Rizzuto a Crotone con l’allora deputata on. Rita Bernardini, c’erano Giuseppe Candido, Giovanna Canigiula e Marco Marchese.
Una visita congiunta Partito Democratico – Radicali di +Europa
Si è svolta mercoledì 29 agosto, dalle 9.00 alle 13.30, la visita ispettiva della deputata calabrese del PD, Vincenza Bruno Bossio e ValerioFederico già tesoriere dei Radicali, membro della direzione nazionale di +Europa, al CARA di Isola Capo di Rizzuto (KR).
Al termine della visita, ad accogliere la delegazione assieme ai giornalisti c’erano anche Rocco Ruffa e Giuseppe Candido, rispettivamente tesoriere e segretario dell’associazione Radicale Nonviolenta “Abolire la miseria-19 maggio“.
Foto dell’interno del C.A.R.A. I Container non ci sono più. Eliminati dal 2016 e sostituiti con moduli abitativi prefabbricati.
È stata presentata questa mattina, in una conferenza stampa presso la Sala concerti del Comune di Catanzaro, la Campagna nazionale #MenoInquinoMenoPago, e in anteprima nazionale la relativa proposta di legge di iniziativa popolare.
Come vi avevamo anticipato la campagna ambientalista #MenoInquinoMenoPago di Legambiente e Radicali è arrivata in Calabria dove, in anteprima nazionale, è stata presentata la proposta di legge e la relativa petizione al Parlamento. Alla conferenza stampa erano presenti Valerio Federico, tesoriere nazionale di Radicali Italiani, Andrea Dominijanni, vice presidente Legambiente Calabria, Michele Governatori, membro della direzione nazionale di Radicali Italiani, Giuseppe Candido, segretario associazione di volontariato culturale Non Mollare, militante del Partito Radicale e Antonio Giglio, consigliere comunale di Catanzaro del Partito Socialista Europeo e iscritto, con doppia tessera, al Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito.
Di seguito alleghiamo la petizione parlamentare e il disegno di legge:
Alla c.a. della Presidente della Camera della Repubblica, Laura Boldrini
del Presidente del Senato della Repubblica, Piero Grasso
e ai Presidenti dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
on. Renato Brunetta, on. Fabio Rampelli, on. Massimiliano Fedriga, on. Riccardo Nuti, on. Nunzia De Girolamo, on. Roberto Speranza, on. Lorenzo Dellai, on. Antimo Cesaro, on. Arturo Scotto, on. Pino Pisicchio, sen. Paolo Romani, sen. Mario Ferrara, sen. Gian Marco Centinaio, sen. Vito Rosario Petrocelli, sen. Maurizio Sacconi, sen. Luigi Zanda, sen. Karl Zeller, sen. Lucio Romano, sen. Gianluca Susta, sen. Loredana De Petris
Gentili onorevoli,
Io sottoscritto, Valerio Federico, tesoriere di Radicali Italiani, insieme a Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani, Vittorio Cogliati Dezza, Presidente Nazionale di Legambiente, Edoardo Zanchini, Vice Presidente Nazionale di Legambiente, Michele Governatori, Alessandro Massari e ad altri cittadini, utilizzando lo strumento previsto dall’articolo 50 della Costituzione, riteniamo opportuno presentare ai titolari del potere legislativo questa Petizione, istituto capace di mettere in comunicazione diretta cittadini elettori e rappresentanti parlamentari.
Lo scopo è quello di persuadere il Parlamento della necessità, non più rinviabile, di dare al Paese delle nuove, solide, infrastrutture giuridiche che possano meglio regolare la materia ambientale per garantire molteplici principi costituzionali come la tutela della salute, dell’ambiente, del lavoro, della progressività della imposizione fiscale, dell’equilibrio dei conti pubblici, della libera concorrenza.
Siamo convinti che si sia contratto non solo un altissimo debito pubblico, ma anche un gravissimo debito ecologico che si riconvertirà necessariamente nel primo, condividendone l’odiosa caratteristica: quella di non aver tenuto in alcun conto l’equità intergenerazionale, costringendo i nostri figli non solo alla povertà economica ma anche a quella ambientale, avendo depauperato, senza alcuna preveggenza e con grave abdicazione delle responsabilità connesse allo status di legislatore, risorse ambientali preziosissime e ormai perdute. L’equità intergenerazionale rappresenta un elemento cardine della cultura della sostenibilità. In particolare, intesa come il dovere delle generazioni presenti di garantire pari opportunità di crescita alle generazioni future, consentendo a queste ultime di disporre di un patrimonio di risorse naturali e culturali adeguato. Al fine di assicurare tale condizione, ciascuna generazione è chiamata a garantire la libertà di scelta. Conservare e mantenere la diversità delle risorse naturali e culturali non limita le possibilità di scelte future. Preservare la qualità del pianeta in modo tale che questo non venga trasferito in condizioni peggiori e assicurare l’accesso a un patrimonio di risorse naturali e culturali adeguato consente di fornire a tutti uguali diritti di accesso all’eredità delle generazioni passate e conservarlo anche per le generazioni future.
Sino a quando la Repubblica, violando il diritto sovranazionale di fonte comunitaria o derivante dalla sottoscrizione di trattati internazionali, non si adeguerà a una effettiva tutela ambientale, essa sarà anche formalmente democratica, ma non avrà mai le caratteristiche formali e sostanziali dello Stato di diritto costituzionale.
Oggetto specifico della proposta è quello di rivoluzionare il sistema di incentivi al consumo di risorse ambientali. È necessario cambiare la fiscalità su risorse energetiche e ambientali per premiare l’innovazione e ridurre le tasse su lavoro e imprese.
Di seguito sintetizziamo i contenuti della proposta di legge che saranno dettagliatamente esaminati nella relazione introduttiva.
Nel fisco italiano, nelle regole di sfruttamento di molte risorse naturali e nelle bollette dell’energia si annidano costosi sussidi diretti e indiretti al consumo di ambiente.
La nostra proposta di legge – eliminando sussidi e sconti fiscali alle fonti fossili e introducendo regole di tutela, di tassazione e di assegnazione trasparenti in tutta Italia per cave, acque minerali, concessioni balneari, consumo di suoli – consentirà la riduzione del debito ecologico.
Gli interventi proposti prevedono la contemporanea riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e impresa, con aumento del potere d’acquisto per tutte le categorie che oggi non beneficiano di sconti antiecologici.
Chi ci guadagna con la nostra proposta? Tutte le persone comuni che oggi pagano al posto di chi beneficia di sconti o rendite a spese dell’ambiente, e le aziende disposte a investire in innovazione ecologica. A loro vogliamo destinare minori tasse sui redditi, minori oneri in bolletta e fondi per investimenti in innovazione per un totale di oltre 10 miliardi di Euro all’anno recuperati eliminando i sussidi o i regimi di vantaggio.
Per rendere possibile questa prospettiva occorre modificare il dettato della Delega al Governo in materia di fiscalità che oggi subordina la possibilità di attuare tali iniziative solo dopo il recepimento delle norme definite a livello europeo. La stessa delega non prevede alcun intervento rispetto alle regole di tutela, uso o consumo delle risorse ambientali. Previsioni da noi contemplate per rendere immediatamente fruibili i vantaggi prospettati.
Primi firmatari: Valerio Federico, Rita Bernardini, Vittorio Cogliati Dezza, Edoardo Zanchini, Michele Governatori, Alessandro Massari, Laura Arconti, Alessio Di Carlo, Claudio Barazzetta, Rocco Berardo, Paolo Izzo, Angelo Rossi, Alessandro Frezzato, Paola Di Folco, Dario Boilini, Giulio Manfredi, Stefano Santarossa, Francesco Napoleoni, Manuela Zambrano
Di seguito la prima di una serie di proposte di legge tutte legate all’analisi e agli obiettivi sopra esposti. Si tratta dell’abrogazione dall’articolo 15 della Delega Fiscale del richiamo all’applicazione della nuova disciplina UE sulla tassazione dei prodotti energetici. Questo richiamo ha l’effetto di differire la revisione in senso ecologico della fiscalità fino all’entrata in vigore di una relativa direttiva UE. L’effetto dell’abrogazione, dunque, è l’immediata applicabilità della delega al Governo ad operare la revisione ecologica del fisco. La dicitura abrogata è la seguente: “La decorrenza degli effetti delle disposizioni contenute nei decreti legislativi adottati in attuazione del presente articolo è coordinata con la data di recepimento della disciplina armonizzata stabilita dalla citata proposta di direttiva negli Stati membri dell’Unione europea”.
PROPOSTA DI LEGGE
d’iniziativa di Radicali Italiani e Lega Ambiente
Modifica dell’articolo 15 della legge 11 marzo 2014, n. 23 , contenente la “Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita.”
Articolo 1
L’articolo 15 della legge 11 marzo 2014, n. 23, è abrogato e sostituito dal seguente:
Art. 15
(Fiscalità energetica e ambientale)
1. In considerazione delle politiche e delle misure da adottare per lo sviluppo sostenibile e per la green economy, il Governo è delegato a introdurre, con i decreti legislativi di cui all’articolo 1, nuove forme di fiscalità, in raccordo con la tassazione già vigente a livello regionale e locale e nel rispetto del principio della neutralità fiscale, finalizzate a orientare il mercato verso modi di consumo e produzione sostenibili, e a rivedere la disciplina delle accise sui prodotti energetici e sull’energia elettrica, anche in funzione del contenuto di carbonio e delle emissioni di ossido di azoto e di zolfo, prevedendo, nel perseguimento della finalità del doppio dividendo, che il maggior gettito sia destinato prioritariamente alla riduzione della tassazione sui redditi, in particolare sul lavoro generato dalla green economy, alla diffusione e innovazione delle tecnologie e dei prodotti a basso contenuto di carbonio e al finanziamento di modelli di produzione e consumo sostenibili, nonché alla revisione del finanziamento dei sussidi alla produzione di energia da fonti rinnovabili.
ALLEGATO:
Relazione alla proposta di legge contenente la “Modifica dell’articolo 15 della legge 11 marzo 2014, n. 23 , contenente la “Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita.”
Onorevoli Parlamentari!
Il sistema fiscale oggi in Italia avvantaggia l’uso di risorse ambientali non rinnovabili e l’inquinamento. Al contempo il nostro Paese tassa il lavoro molto più della media UE.
Superare questo paradosso è possibile nell’interesse generale. Si tratta di una direzione di cambiamento su cui c’è ampio consenso teorico a livello internazionale e che può contribuire a spingere l’innovazione in settori industriali promettenti.
In campo energetico, dove l’utilizzo di fonti fossili determina inquinamento e emissioni climalteranti, sono individuabili esenzioni alle accise sui consumi energetici pari ad almeno 5,7 mld/a nel 2014, quasi tutte a vantaggio del consumo di fonti fossili, in gran parte nei trasporti. Si tratta di un sistema fiscale complesso, incoerente e costoso che ha introdotto nel tempo incentivi, sconti, esoneri da accise e altre imposte ambientali senza una verifica dei risultati e dei costi.
Nelle bollette dell’energia pesano sussidi alle fonti fossili pari a oltre 2 miliardi di Euro nel 2012.
Inoltre, gli oneri generali di sistema non sono caricati in modo proporzionale bensì con un sussidio incrociato a favore soprattutto dei consumatori di taglia più grande e di quelli con più grande incidenza dei costi energetici.
In campo ambientale, il sistema di tutela e la fiscalità sul prelievo e l’uso di risorse limitate e non rinnovabili è iniquo, pro-consumo di risorse naturali e a favore delle rendite.
– I canoni di concessione per l’attività di escavazione stabiliti dalle Regioni sono estremamente bassi o pari a zero, con regole di tutela incomplete e inadeguate che premiano rendite e illegalità.
– Rispetto ad altri Paesi europei in Italia il recupero e riutilizzo di rifiuti inerti provenienti dall’edilizia è inoltre estremamente basso anche per un basso costo di conferimento a discarica dei rifiuti edilizi.
– I canoni di concessione per le acque minerali stabiliti dalle Regioni sono estremamente bassi, perfino in aree dove vi sono difficoltà di approvvigionamento idrico, premiando rendite e vantaggi economici per pochi.
– I canoni per le concessioni balneari sono in larga parte del Paese bassi, le assegnazioni avvengono senza gara, premiano rendite di posizione e hanno generato abusi edilizi e illegalità nei confronti del diritto di accesso alle spiagge.
– La tassazione sulla trasformazione di suoli agricoli e naturali è bassa rispetto alla rendita generata e non spinge al riuso delle aree dismesse o da riqualificare, contribuendo al consumo di suolo.
In particolare le concessioni all’uso di risorse delicate e limitate devono essere regolate in termini di canoni e permessi in modo da spingere innovazione e riuso anziché consumo, evitare rendite, garantire legalità e generare risorse per interventi di recupero ambientale.
In Italia la tutela e la fiscalità su attività come le cave e le acque minerali, sull’utilizzo del demanio balneare, sulla trasformazione di suoli a usi urbani sono materie dove concorrono competenze dello Stato e delle Regioni con notevoli inefficienze, rendite, illegalità.
Con questa iniziativa ci riproponiamo di ottenere, nel settore energetico, i seguenti obiettivi:
• Abolizione di tutte le esenzioni alle accise sui prodotti energetici.
• Rimodulazione delle accise sui prodotti energetici, a parità di aliquota media, con una componente proporzionale al contenuto energetico e una proporzionale alle emissioni
climalteranti, senza attendere l’approvazione della normativa comunitaria che lo prevede. (A tal fine serve una modifica della normativa vigente per anticipare e ampliare le disposizioni della delega fiscale).
• Eliminazione dalle bollette dell’energia dei sussidi alle fonti fossili e dei sussidi incrociati a favore dei grandi consumatori e dei consumatori energivori
• Riduzione dei sussidi agli impianti di generazione da fonti rinnovabili in misura del recupero di competitività determinato dalla riduzione dei sussidi alle fonti fossili.
Nel settore delle risorse ambientali, invece, gli scopi perseguiti sono i seguenti:
• Introduzione di un canone minimo nazionale per le concessioni di coltivazione di cava differenziato per tipologie di materiali e fissazione di un’ecotassa minima per lo smaltimento in discarica.
• Adeguamento dei canoni per le concessioni di acque minerali in tutto il territorio nazionale.
• Adeguamento dei canoni per le concessioni balneari 18 in tutto il territorio nazionale e recepimento della direttiva europea per l’assegnazione e il rinnovo delle concessioni attraverso gare.
• Introduzione di un contributo per il consumo di suoli agricoli e naturali i cui introiti devono essere vincolati a interventi di rigenerazione urbana.
In parallelo, occorre introdurre principi e regole di tutela uniformi in tutto il territorio nazionale:
• individuando le aree da escludere dalle attività di escavazione e dalle sorgenti per ragioni di tutela ambientale;
• fissando l’occupazione massima dei litorali con concessioni balneari per rispettare il diritto alla fruizione libera del demanio balneare;
• individuando obiettivi massimi di trasformazione dei suoli a usi urbani per spingere il riuso e la riqualificazione di aree dismesse o degradate.
Le maggiori entrate serviranno a rendere più equo ed efficiente il sistema poiché si prevede che le risorse generate e risparmiate finanzieranno, in coerenza con la delega fiscale:
• Riduzione delle imposte sul reddito di persone e imprese.
• Contributi agli investimenti in efficienza energetica nei settori interessati alla eliminazione delle esenzioni dalle imposte ambientali.
• Recupero ambientale negli ambiti coinvolti dalle attività interessate dall’aumento dei canoni.
• Rigenerazione urbana con bonifica di suoli inquinati, riutilizzo di aree dismesse, messa in sicurezza del territorio.
Dall’adozione delle misure descritte deriveranno numerosi effetti positivi:
• Orientamento dei mercati verso modi di produzione e consumi più sostenibili come previsto nella delega fiscale.
• Strutturale disincentivo all’uso delle fonti fossili.
• Maggiore trasparenza e migliore concorrenza grazie all’eliminazione di sussidi nascosti e rendite dovute ad assegnazioni senza gare.
• Incremento della competitività attraverso la riduzione delle imposte sui redditi delle aziende.
• Riduzione delle imposte sui redditi delle persone.
• Tutela di risorse naturali non rinnovabili e investimenti in riqualificazione ambientale.
Anche in Calabria, sabato 19 luglio 2014 sarà presentata la campagna #MenoInquinoMenoPago di Radicali Italiani e Legambiente presso la Sala Concerti del Comune di Catanzaro e, in anteprima nazionale, sarà illustrata la relativa petizione parlamentare contenente una proposta di legge.
“Meno inquino, meno pago” – come abbiamo già detto in altri articoli – è il nome della campagna di Radicali Italiani e Legambiente che sarà presentata sabato 19 luglio alle ore 11.00, con una conferenza stampa presso la Sala Concerti del Comune di Catanzaro in via Iannoni. Alla conferenza stampa saranno presenti Valerio Federico, tesoriere nazionale di Radicali Italiani, Andrea Dominijanni, vice presidente Legambiente Calabria, Michele Governatori e Alessandro Massari, membri della direzione nazionale di Radicali Italiani, Giuseppe Candido, segretario associazione di volontariato culturale Non Mollare, militante del Partito Radicale e Antonio Giglio, consigliere comunale di Catanzaro del Partito Socialista Europeo e iscritto, con doppia tessera, al Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transparito.
Il principio secondo il quale “chi inquina paga” è stato introdotto quarant’anni fa dall’OCSE, fatto proprio dal trattato costitutivo della Comunità Europea e presente nel protocollo di Kyoto, ma in Italia non viene rispettato. I Radicali e Legambiente propongono una riforma fiscale ecologica al fine non solo di tutelare l’ambiente ma anche per ridurre le tasse su redditi da lavoro e d’impresa.
STOP a incentivi per il consumo di risorse. Chi inquina deve pagare di più. Un principio oggi violato. E le risorse devono essere restituite ai cittadini e alle aziende che investono in tecnologie sostenibili.
Questa, in sostanza, la campagna lanciata lo scorso 21 maggio 2014 a Roma con una conferenza stampa congiunta tra i vertici nazionali di Legambiente e Radicali italiani e alla quale hanno partecipato, tra gli altri, Vittorio Cogliati Dezza, Presidente di Legambiente, Valerio Federico, Tesoriere di Radicali Italiani, Edoardo Zanchini, Vicepresidente di Legambiente e Michele Governatori, membro della Direzione nazionale di Radicali Italiani.
Su queste tematiche di cui pure noi di ALM ci siamo occupati, il Partito Radicale ha, ormai da anni, iniziato lotte e intrapreso iniziative specifiche per ricondurre l’impronta ecologica a livelli sostenibili anche attraverso l’associazione Rientro Dolce che si occupa di tutte quelle problematiche connesse all’aumento – vertiginoso nell’ultimo Secolo – della popolazione mondiale
Manco a dirlo, quindi, Abolire la miseria della Calabria – per gli scopi fondativi dell’associazione di volontariato culturale Non Mollare che la edita – la sostiene fortemente perché è un modo di far pagare chi inquina e, cosa non da poco con questi chiari di luna, recuperare risorse utili per abolire della miseria. Personalmente, da oggi, sono diventato socio ordinario di Legambiente versando il mio contributo di 30 euro. E appena finito di postare questo articolo invierò una email per segnalare la nostra adesione alla campagna che si manifesterà con la partecipazione alle iniziative calabresi per la presentazione della stessa e all’esposizione di un banner sulla barra laterale del nostro sito web.
Nel sistema italiano sempre più caratterizzato da un capitalismo inquinato, come si legge nella pagina del sito di Radicali Italiani dedicata alla presentazione della campagna, non è vero che chi inquina paga.
Questo principio, già introdotto quarant’anni fa dall’OCSE e poi fatto proprio nel trattato costitutivo dell’Unione Europea e nel protocollo di Kyoto, è violato nelle imposte e nelle bollette italiane.
E i Radicali assieme a Legambiente hanno deciso di far valere sul serio questo sacrosanto principio. Ciò che propone la campagna è di eliminare i sussidi oggi esistenti, ma iniqui e dannosi per l’ambiente e usare i soldi per ridurre le tasse sui redditi da lavoro e impresa, aiutare gli investimenti nell’innovazione dei settori oggi sussidiati.
#MenoInquinoMenoPagoè l’hash-tag scelto per rappresentare, anche sui sociali, l’iniziativa.
A luglio, ci ha assicurato Valerio Federico, tesoriere di Radicali Italiani che abbiamo contattato telefonicamente, la campagna farà tappa anche in Calabria dove i disastri ambientali, e noi di ALM lo sappiamo bene, certo non mancano. Vi terremo, quindi, aggiornati sulle date con sufficiente anticipo.
Nel fisco italiano, nelle regole di sfruttamento di molte risorse naturali, nelle bollette dell’energia si annidanocostosi sussidi diretti e indiretti al consumo di ambiente.
Questo manifesto propone di correggere queste distorsioni eliminando sussidi e sconti fiscali alle fonti fossili e introducendo regole di tutela, di tassazione e di assegnazione trasparenti in tutta Italia per cave, acque minerali, concessioni balneari, consumo di suoli.
Gli interventi proposti prevedono la contemporanea riduzionedella pressione fiscale sui redditi da lavoro e impresa, con aumento del potere d’acquisto per tutte le categorie che oggi non beneficiano di sconti antiecologici.
Chi ci guadagna con la nostra proposta? Tutte le persone comuni che oggi pagano al posto di chi beneficia di sconti o rendite a spese dell’ambiente, e le aziende disposte a investire in innovazione ecologica. A loro vogliamo destinare minori tasse sui redditi, minori oneri in bolletta e fondi per investimenti in innovazione per un totale di oltre 10 miliardi di Euro all’anno recuperati con questa proposta.
Per rendere possibile questa prospettiva occorre modificare il dettato della Delega al Governo in materia di fiscalità(1) che oggi subordina la revisione in chiave ecologica del fisco a quando la materia verrà definita a livello europeo, mentre non prevede alcun intervento rispetto alle regole di tutela, uso o consumo delle risorse ambientali.
La descrizionein breve del Contesto fatto di inefficienze, rendite e illegalità:
Il sistema fiscale oggi in Italia avvantaggia l’uso di risorse ambientali non rinnovabili e l’inquinamento. Al contempo il nostro Paese tassa il lavoro molto più della media UE.
Superare questo paradosso è possibile nell’interesse generale. Si tratta di una direzione di cambiamento su cui c’è ampio consenso(2) teorico a livello internazionale e che può contribuire a spingere l’innovazione in settori industriali promettenti.
In campo energetico, dove l’utilizzo di fonti fossili determina inquinamento e emissioni climalteranti, sono individuabili esenzioni alle accise sui consumi energetici pari ad almeno 5,7 mld/a nel 2014(3), quasi tutte a vantaggio del consumo di fonti fossili, in gran parte nei trasporti. Si tratta di un sistema fiscale complesso, incoerente e costoso che ha introdotto nel tempo incentivi, sconti, esoneri da accise e altre imposte ambientali senza una verifica dei risultati e dei costi.
Nelle bollette dell’energia pesano sussidi alle fonti fossili(4) pari a oltre 2 miliardi di Euro nel 2012. Inoltre, gli oneri generali di sistema non sono caricati in modo proporzionale bensì con un sussidio incrociato a favore soprattutto dei consumatori di taglia più grande (5) e di quelli con più grande incidenza dei costi energetici (6).
In campo ambientale, il sistema di tutela e la fiscalità sul prelievo e l’uso di risorse limitate e non rinnovabili è iniquo, pro-consumo di risorse naturali e a favore delle rendite.
– I canoni di concessione per l’attività di escavazione stabiliti dalle Regioni sono estremamente bassi o pari a zero (7), con regole di tutela incomplete e inadeguate che premiano rendite e illegalità. Rispetto ad altri Paesi europei in Italia il recupero e riutilizzo di rifiuti inerti provenienti dall’edilizia è inoltre estremamente basso (8) anche per un basso costo di conferimento a discarica dei rifiuti edilizi(9).
– I canoni di concessione per le acque minerali stabiliti dalle Regioni sono estremamente bassi10, perfino in aree dove vi sono difficoltà di approvvigionamento idrico, premiando rendite e vantaggi economici per pochi.
– I canoni per le concessioni balneari sono in larga parte del Paese bassi (10), le assegnazioni avvengono senza gara, premiano rendite di posizione e hanno generato abusi edilizi e illegalità nei confronti del diritto di accesso alle spiagge.
– La tassazione sulla trasformazione di suoli agricoli e naturali è bassa rispetto alla rendita generata e non spinge al riuso delle aree dismesse o da riqualificare, contribuendo al consumo di suolo.
Presupposti e obiettivi
Le regole di tutela, utilizzo e consumo delle risorse naturali e dei beni ambientali demaniali devono essere il più possibile trasparenti, semplici, comprensibili. Allo stesso modo è necessario che lo siano gli interventi con cui lo Stato fornisce incentivi alla transizione ecologicamente sostenibile del sistema economico: devono aiutare l’innovazione e non proteggere rendite. Devono garantire la legalità.
Presupposti ecologici
Chi depaupera le risorse ambientali deve sostenerne il costo sociale, con la doppia finalità di contribuire alle azioni di compensazione e di essere indotto a comportamenti più sostenibili. Si tratta del principio “chi inquina paga” presente anche nel Trattato fondativo dell’UE e ripreso nel Protocollo di Kyoto che impegna esplicitamente i firmatari a eliminare i sussidi alle attività climalteranti.
Per rispettare l’ambiente bisogna essere anzitutto dei buoni contabili. Cioè considerare il valore anche economico delle risorse naturali (in termini di stock e di qualità) e salvaguardare il diritto delle generazioni future ad avere ancora accesso a risorse di pari valore (non necessariamente a un ambiente immutato).
Il depauperamento dell’ambiente è dunque spesso un semplice fallimento della regolazione dei mercati, che non computano il danno alla collettività presente e futura di questo depauperamento.
Correggere questo fallimento significa costruire o ristabilire un sistema di regole e di tassazione che responsabilizzino chi con la sua attività degrada o depaupera risorse ambientali, in modo da limitarne l’impatto e spingere l’innovazione. Un intervento in questi ambiti si motiva a partire dalla Costituzione che affida poteri esclusivi in materia di fiscalità e di tutela dell’ambiente allo Stato.
In particolare le concessioni all’uso di risorse delicate e limitate devono essere regolate in termini di canoni e permessi in modo da spingere innovazione e riuso anziché consumo, evitare rendite, garantire legalità e generare risorse per interventi di recupero ambientale.
In Italia la tutela e la fiscalità su attività come le cave e le acque minerali, sull’utilizzo del demanio balneare, sulla trasformazione di suoli a usi urbani sono materie dove concorrono competenze dello Stato e delle Regioni con notevoli inefficienze, rendite, illegalità.
Una efficace politica ambientale passa anche per regole chiare di tutela con controlli efficaci sulla loro applicazione, e per un sistema di controllo e di contabilizzazione della qualità e dello stock delle risorse ambientali.
La proposta:
Energia
Abolizione di tutte le esenzioni alle accise sui prodotti energetici.
Rimodulazione delle accise sui prodotti energetici, a parità di aliquota media, con una componente proporzionale al contenuto energetico e una proporzionale alle emissioni climalteranti, senza attendere l’approvazione della normativa comunitaria(11) che lo prevede. A tal fine serve una modifica della normativa vigente per anticipare e ampliare le disposizioni della delega fiscale(12).
Eliminazione dalle bollette dell’energia dei sussidi alle fonti fossili e dei sussidi incrociati a favore dei grandi consumatori e dei consumatori energivori(13).
Riduzione dei sussidi agli impianti di generazione da fonti rinnovabili in misura del recupero di competitività determinato dalla riduzione dei sussidi alle fonti fossili(14).
Risorse ambientali
Introduzione di un canone minimo nazionale per le concessioni di coltivazione di cava differenziato per tipologie di materiali(15) e fissazione di un’ecotassa minima per lo smaltimento in discarica(16).
Adeguamento dei canoni per le concessioni di acque minerali in tutto il territorio nazionale(17).
Adeguamento dei canoni per le concessioni balneari(18) in tutto il territorio nazionale e recepimento della direttiva europea per l’assegnazione e il rinnovo delle concessioni attraverso gare.
Introduzione di un contributo per il consumo di suoli agricoli e naturali i cui introiti devono essere vincolati a interventi di rigenerazione urbana(19).
In parallelo, occorre introdurre principi e regole di tutela uniformi in tutto il territorio nazionale:
individuando le aree da escludere dalle attività di escavazione e dalle sorgenti per ragioni di tutela ambientale;
fissando l’occupazione massima dei litorali con concessioni balneari per rispettare il diritto alla fruizione libera del demanio balneare;
individuando obiettivi massimi di trasformazione dei suoli a usi urbani per spingere il riuso e la riqualificazione di aree dismesse o degradate(20).
Uso delle maggiori entrate
Lerisorse generate e risparmiate finanzieranno, in coerenza con la delega fiscale(21):
Riduzionedelle imposte sul reddito di persone e imprese.
Contributiagli investimenti in efficienza energetica nei settori interessati alla eliminazione delle esenzioni dalle imposte ambientali.
Recuperoambientale negli ambiti coinvolti dalle attività interessate dall’aumento dei canoni.
Rigenerazioneurbana con bonifica di suoli inquinati, riutilizzo di aree dismesse, messa in sicurezza del territorio.
Effetti positivi
Orientamento dei mercati verso modi di produzione e consumi più sostenibili come previsto nella delega fiscale (22).
Strutturale disincentivo all’uso delle fonti fossili.
Maggiore trasparenza e migliore concorrenza grazie all’eliminazione di sussidi nascosti e rendite dovute ad assegnazioni senza gare.
Incremento della competitività attraverso la riduzione delle imposte sui redditi delle aziende.
Riduzione delle imposte sui redditi delle persone.
Tutela di risorse naturali non rinnovabili e investimenti in riqualificazione ambientale.
Prossime azioni
Lancio di campagna di sottoscrizione al manifesto
Iniziative legislative al fine di rendere immediata la decorrenza della rimodulazione della fiscalità in senso ecologico e per la revisione delle regole di tutela, uso o consumo, fiscalità delle risorse ambientali.
Iniziative presso corti internazionali per applicare il principio “Chi inquina paga” in Italia.
Iniziative presso la Corte dei Conti per tutelare il cittadino dal danno erariale da rendite antiecologiche.
Per adesioni, materiale, informazioni: energia@legambiente.it – energia@radicali.it
NOTE al testo
1) Delega al Governo in materia di fiscalità (Legge 23/2014, art. 15), si veda la nota 11 per i contenuti.
2) Nella “Roadmap for a Resource Efficient Europe” la Commissione Europea ha identificato come tappa fondamentale entro il 2020 la cessazione dei sussidi dannosi per l’ambiente (Environmentally Harmful Subsidies, EHS). Anche IMF e OECD affermano la necessità di riformare o eliminare i sussidi al consumo e alla produzione di fonti fossili, per avvantaggiare sia l’ambiente sia il sistema economico e fiscale (si vedano i rapporti annuali IEA-OECD Inventory of Estimated Budgetary Support and Tax Expenditure for Fossil Fuels. Nell’aprile 2014 l’Italia ha siglato un accordo di ricerca scientifica con l’ONU per lo studio di una riforma fiscale a favore dell’ambiente.
3) Di circa 5,7 miliardi di € di esenzioni di accise sul consumo di combustibili previsto per il 2014 dalla Ragioneria dello Stato, i trasporti pesano per 4. Il trasporto aereo commerciale ha sconti per 1,6, poco più di quello a TIR e autolinee passeggeri (a queste ultime molto meno che ai TIR). 640 milioni a trasporto marittimo e pesca. Il totale di 5,7 miliardi è una stima per difetto, perché i dati non includono alcune forme non di esenzione, bensì di non assoggettabilità alle accise. Fonte: Ragioneria dello Stato, “Stato di previsione dell’entrata 2014 – 2016 – Effetti finanziari delle disposizioni vigenti recanti esenzioni o riduzioni del prelievo obbligatorio – ALLEGATO A”.
4) All’interno della componente A3 degli oneri generali di sistema, secondo i dati del GSE, i sussidi per centrali da fonti fossili attraverso il meccanismo delle “assimilate” (CIP6) sono stati pari a 2.166 milioni di Euro nel 2012 e la spesa complessiva dal 2001 è stata di 40.149 milioni di Euro. Nel 2013 è stato introdotto un sussidio per le centrali a olio combustibile per prevenire le possibili “situazioni di emergenza gas” stimato in 250 milioni di Euro il primo anno, a prescindere che si verifichino o meno rischi per gli approvvigionamenti di gas.
5) Gli oneri generali presenti nelle bollette di elettricità e gas sono applicati in modo progressivo per i clienti domestici residenti con piccola potenza impegnata e fortemente degressivo per i consumatori più grandi. Le categorie che più ne beneficiano sono quelle dei grandissimi consumatori. Nelle sole bollette elettriche, il vantaggio ai consumatori in altissima tensione relativo alla degressività di applicazione della sola componente A3, quella che perlopiù finanzia il supporto alle fonti rinnovabili elettriche, ammontava a oltre mezzo miliardo nel 2012, pagato perlopiù dalle piccole imprese che non beneficiano dello sconto per “energivori” e dai consumatori domestici diversi dai residenti con potenza impegnata 3 kW).
6) L’Autorità per l’Energia stima per il 2014 in 840 milioni di € il sussidio nelle bollette elettriche a favore dei clienti energivori – cioè con alti costi di approvvigionamento energetico rispetto al fatturato – manifatturieri destinatari della componente “AE” degli oneri di sistema. Si tratta di un trasferimento previsto nella Legge 9/2014;
7) Nelle Regioni Basilicata e Sardegnanon sono previsti canoni per l’attività di escavazione e la media di canoni versati nelle Regioni rispetto al prezzo di vendita degli inerti non arriva al 3,5% (Rapporto Cave 2014 di Legambiente).
8) In Italia la percentuale di rifiuti da costruzione e demolizione riciclati è pari al 9%, in Danimarca è al 93%, Olanda 95%, Germania 91% (Fonte UEPG 2011).
9) In Italia il conferimento a discarica è ancora rilevante (39% dei rifiuti urbani), con situazioni persino di conferimento di rifiuti tal quali (vietati ma purtroppo praticati), e il basso costo di conferimento sfavorisce le filiere di raccolta e recupero di materiali.
10) I canoni di concessione per le acque minerali stabiliti dalle Regioni sono estremamente bassi (in alcune zone non si arriva 0,1 centesimi per litro) e in molte Regioni (Emilia Romagna, Liguria, Molise, Puglia, Sardegna) si paga non in funzione delle portate derivate ma degli ettari di concessione.
11) La Delega al Governo in materia di fiscalità (Legge 23/2014, art. 15) prevede di rivedere la disciplina delle accise sui prodotti energetici e sull’energia elettrica, anche in funzione del contenuto di carbonio e delle emissioni di ossido di azoto e di zolfo, in conformità con i princìpi che verranno adottati con l’approvazione della proposta di modifica della direttiva 2003/96/CE, ma rinvia la decorrenza degli effetti delle disposizioni alla data di recepimento della disciplina armonizzata stabilita dalla direttiva negli Stati membri dell’Unione europea.
La bozza di direttiva COM (2011) 169 propone la revisione della Direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici (2003/96/CE) con scissione in due componenti dell’aliquota minima dell’imposta sui prodotti energetici: componente CO2 fissata a un minimo di 20 €/T e componente energetica del prodotto (espresso in GJ). Soggetti già compresi nel sistema di controllo delle emissioni-serra con acquisto obbligatorio di permessi ad emettere (ETS) saranno esonerati dal pagamento della componente CO2.
12) Legge 23/2014, Articolo 15. (Fiscalità energetica e ambientale)
1. In considerazione delle politiche e delle misure adottate dall’Unione europea per lo sviluppo sostenibile e per la green economy, il Governo è delegato ad introdurre, con i decreti legislativi di cui all’articolo 1, nuove forme di fiscalità, in raccordo con la tassazione già vigente a livello regionale e locale e nel rispetto del principio della neutralità fiscale, finalizzate a orientare il mercato verso modi di consumo e produzione sostenibili, e a rivedere la disciplina delle accise sui prodotti energetici e sull’energia elettrica, anche in funzione del contenuto di carbonio e delle emissioni di ossido di azoto e di zolfo, in conformità con i princìpi che verranno adottati con l’approvazione della proposta di modifica della direttiva 2003/96/CE di cui alla comunicazione COM (2011) 169 della Commissione, del 13 aprile 2011, prevedendo, nel perseguimento della finalità del doppio dividendo, che il maggior gettito sia destinato prioritariamente alla riduzione della tassazione sui redditi, in particolare sul lavoro generato dalla green economy, alla diffusione e innovazione delle tecnologie e dei prodotti a basso contenuto di carbonio e al finanziamento di modelli di produzione e consumo sostenibili, nonché alla revisione del finanziamento dei sussidi alla produzione di energia da fonti rinnovabili. La decorrenza degli effetti delle disposizioni contenute nei decreti legislativi adottati in attuazione del presente articolo è coordinata con la data di recepimento della disciplina armonizzata stabilita dalla citata proposta di direttiva negli Stati membri dell’Unione europea.
13) Cfr. note n.5 e 6.
14) Con la rimodulazione delle accise sui prodotti energetici, sulla base del contenuto energetico e delle emissioni climalteranti, si determina un aumento della competitività per gli impianti da fonti rinnovabili che permetterà di ridurre fino a cancellare gli incentivi per i nuovi impianti.
15) I canoni di concessione per l’escavazione dovrebbero essere portati ad almeno il 20% del prezzo di vendita, ossia pari ai livelli della Gran Bretagna che anche grazie a questa tassazione è riuscita a spingere il riutilizzo di inerti provenienti dall’edilizia (82% di recupero rispetto al 9% dell’Italia). Va in questa direzione la Direttiva Europea 2008/98/CE che fissa un obiettivo del 70% al 2020. Per la sola estrazione di sabbia e ghiaia si passerebbe da introiti per le Regioni pari a 34,5 milioni di Euro a circa 240 milioni.
16) L’ecotassa per il conferimento a discarica dei rifiuti pretrattati (il conferimento di “tal quale” è vietato ma purtroppo ancora diffuso) dovrebbe passare da un valore “massimo” a uno “minimo”, pari a 50 Euro a tonnellata, che le Regioni potrebbero modulare in funzione di premialità e penalità legate alla capacità dei Comuni di aumentare la percentuale di raccolta differenziata. Se si considerano gli attuali tassi di smaltimento in discarica (circa 15 milioni di tonnellate) si passerebbe da un introito attuale di 40 milioni di Euro a circa 750 milioni.
17) Istituire un canone minimo nazionale per le concessioni di acque minerali pari ad almeno 20 euro a metro cubo (ossia 2 centesimi di Euro al litro). Ai tassi attuali di prelievo si ricaverebbero circa 240 milioni di Euro.
18) Istituire un canone minimo nazionale per le concessioni balneari di almeno 10 euro a mq all’anno (da una media attuale di circa 5 euro) con possibilità da parte delle Regioni di utilizzare premialità e penalità legate alle modalità di gestione e agli interventi di riqualificazione ambientale. Con un canone di questo tipo le entrate statali passerebbero da circa 103 milioni a 180 milioni di Euro all’anno.
19) Il contributo per la trasformazione di suoli ad usi urbani (come avviene in Germania) dovrà essere legato alla perdita di valore ecologico, ambientale e paesaggistico determinata. Il valore dovrà essere pari a tre volte il contributo relativo agli oneri di urbanizzazione e al costo di costruzione nel caso in cui l’area sia coperta da superfici naturali, e due volte se invece da superfici agricole. Il contributo è vincolato ad una specifica voce nei bilanci comunali a interventi di rigenerazione urbana, di bonifica di suoli inquinati e di messa in sicurezza del territorio.
20) La Direttiva 571/11 impone l’obiettivo di raggiungere il consumo netto di suolo zero entro il 2050.
21) La Legge 23/2014 (“Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita”) “ad introdurre […] nuove forme di fiscalità […] finalizzate ad orientare il mercato verso modi di consumo e produzione sostenibili, e a rivedere la disciplina delle accise sui prodotti energetici e sull’energia elettrica, anche in funzione delle emissioni di carbonio e delle emissioni di ossido di azoto e di zolfo, in conformità con i principi che verranno adottati con l’approvazione della proposta di modifica della direttiva 2003/96/CE prevedendo, nel perseguimento della finalità del doppio dividendo, che il maggior gettito sia destinato prioritariamente alla riduzione della tassazione sui redditi, in particolare sul lavoro generato dalla green economy, alla diffusione e innovazione delle tecnologie e dei prodotti a basso contenuto di carbonio e al finanziamento di modelli di produzione e consumo sostenibili, nonché alla revisione del finanziamento dei sussidi alla produzione di energia da fonti rinnovabili“ (art. 15).
#MenoInquinoMenoPago
Per adesioni, materiale, informazioni: energia@legambiente.it – energia@radicali.it
Chi controlla buona parte dell’accesso al credito, in questo Paese? Com’è noto, anche se forse non lo è abbastanza, la proprietà di molte banche italiane è in mano ai partiti. “Fuori i partiti dalle banche”, quindi, è l’hashtag della nuova campagna “economica”, che il partito di Emma Bonino e Marco Pannella affianca alla lotta, ancora in corso, per la giustizia e l’amnistia. La campagna, che farà tappa anche in Calabria nel mese di marzo, è stata annunciata e promossa online, giovedì 27 febbraio, da Rita Bernardini, Valerio Federico e Alessandro Massari, rispettivamente segretaria, tesoriere e componente della direzione nazionale del partito. Dagli anni ’90, le fondazioni bancarie, anomala invenzione italiana per mettere una pezza alla richiesta europea di privatizzare il sistema creditizio, di fatto scelgono gli amministratori delle banche; gli enti locali e le Regioni, a loro volta, sono i soggetti che nominano la guida delle fondazioni bancarie e il gioco è fatto. In sostanza, nel nostrano sistema bancario, molte banche che quotidianamente decidono come distribuire il credito, sono, in realtà, controllate dalla mano longa, neanche troppo nascosta, dei partiti. La questione è emersa lampante con la vicenda del Monte dei Paschi a Siena ma i partiti, attraverso gli enti locali e le regioni, controllano dappertutto le fondazioni. Ecco perché, la campagna #sbanchiamoli di Radicali italiani parte proprio dalle e nelle Regioni, dagli enti locali e, in generale, dalle periferie. Per Valerio Federico è così per la Banca di Sardegna, per la Banca Carige, per Intesa San Paolo: “I vertici del MPS nominati dalla politica hanno gettato al vento 4 miliardi di euro, con delle operazioni finanziarie scriteriate. Di chi è la responsabilità? Naturalmente” – per il tesoriere di radicali italiani – “la responsabilità è della proprietà, quindi, della fondazione bancaria e, quindi, dei partiti che hanno scelto i vertici della fondazione bancaria e delle banche. Banca Marche – continua Federico – è stata commissariata perché mal gestita dalle fondazioni bancarie e dai vertici scelti dalle fondazioni bancarie e dai partiti. Casi e scandali che sono l’emblema di un sistema che non funziona, che vede la commistione tra la politica e le banche, tra la finanza e i partiti”. È possibile, con un sistema del genere, garantire il credito ai cittadini e alle imprese che lo meritano, oppure è più facile che a trovare facilmente credito, presso i più importanti istituti del nostro Paese, sono sempre i soliti “amici degli amici”? “Le banche – continua Valerio Federico nel video che promuove la campagna – dovrebbero occuparsi di prestare i soldi alle imprese, di prestare i soldi ai cittadini, dovrebbero occuparsi di prestare i soldi per quelle StarUp, per quelle imprese giovani, più promettenti e, magari, di finanziare idee innovative. Invece, le fondazioni bancarie, sostanzialmente, bloccano l’afflusso di capitali verso le banche italiane; e lo bloccano perché – prosegue il tesoriere di Radicali italiani – hanno tutto l’interesse di farlo per garantire, così, ai partiti di continuare a mantenere il controllo delle banche e del credito”. È un sistema distorto, da superare, per rilanciare lo sviluppo perché, nota Federico: “gli effetti di un sistema che non concede credito, che ne concede poco o lo concede male, sono minore competitività del Paese, perdita di occupazione, riduzione della domanda interna. Il credito orienta il consenso, quindi il voto. Alle Banche servono nuovi flussi di capitali per i cittadini e per le imprese, ma alla politica non conviene, altrimenti ne perderebbero il controllo. La conseguenza è che il credito alle imprese concesso è diminuito costantemente dal 2007 ad oggi. In sostanza, con un sistema creditizio-bancario che non funziona, il Paese non riparte. Separiamo, dunque, i partiti dalle banche, la politica dalla finanza. I partiti – conclude Federico – hanno l’obbiettivo di accrescere consenso, non hanno l’obbiettivo di prestare i soldi a chi merita. Il rischio che lo prestino a chi è loro vicino, agli amici e agli amici degli amici, è un rischio evidente”.
Amnistia, riforma della giustizia penale e civile, edificazione di uno Stato di diritto vero, solido, restano l’urgenza radicale. Ma anche bilanci consolidati per l’intera galassia e “rivoluzione” nell’uso della rete
La Calabria? Chi ha guidato la Regione non ha mai ritenuto di dargli la dignità che meritava
di Giuseppe Candido
Il XII congresso dei Radicali a Chianciano si è chiuso senza neanche un intervento di Marco Pannella che, invece paradossalmente, si è “limitato” a dire la sua facendo addirittura una conferenza stampa a margine del congresso stesso e proprio nell’atrio dell’Excelsior che ne ospitava i lavori. Per il leader radicale il segretario e il tesoriere uscenti, nelle loro relazioni presentate al congresso, hanno la colpa grave di non aver relazionato di nulla. Un “vuoto politico”, perché per Pannella non c’è stata “nessuna relazione politica in quella udita dal Segretario”, ormai ex, Mario Staderini che è tornato al suo lavoro di avvocato. Ma adesso si punta sul nuovo. Anche se per conoscere la composizione del prossimo Comitato nazionale, il parlamentino del partito radicale, si è dovuto attendere sino a martedì a causa dell’effetto del nuovo sistema elettorale, una cosa è stata certa da subito. La nuova segretaria eletta con 117 voti di 196 votanti in congresso è Rita Bernardini, già segretaria dei Radicali sino al 2008, Deputata durante la precedente legislatura dal 2008 al 2013 e fortemente impegnata per la battaglia nonviolenta di Marco Pannella per l’amnistia e la giustizia. La sua elezione rappresenta infatti l’intento fermo di proseguire sulla battaglia della giustizia giusta. Il nuovo tesoriere, invece, meno conosciuto sul piano nazionale, si chiama Valerio Federico.
Manager nel settore del No Profit e membro uscente della Direzione Nazionale di Radicali Italiani dal 2011, Federico è di Milano ma ha origini calabresi (il papà era infatti natio di Reggio Calabria) ostinatamente vantate in ogni occasione. In seno al congresso, Valerio può essere considerato, come lui stesso sottolinea, espressione di quella parte, poi rivelatasi maggioritaria in seno al congresso, che si è espressa criticamente in ordine delle recenti scelte di Pannella di criticare fortemente la segreteria e il tesoriere uscenti. Consigliere di Zona, nella Zona 6 del comune di Milano, e capogruppo per il Gruppo Radicale Federalista Europeo dal 27 settembre 2012, Valerio è stato eletto lo scorso 3 novembre 2013 dal XII congresso tenutosi a Chianciano con 153 preferenze su 196 votanti. Quando dalla Calabria gli abbiamo domandato con un sms la disponibilità per un’intervista la risposata è stata: “Sto impazzendo dalle cose che mi ritrovo, ma mi farebbe piacere”. Membro dal 2003 al 2011 del Comitato Nazionale di Radicali Italiani e consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni dal 2005 al 2011, dal 2005 al 2009, Valerio è stato Segretario della storica associazione di Radicali Milano, “Enzo Tortora”, con la quale, tra l’altro, è stato autore di numerose battaglie politiche come quella per l’anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati in seno al Comune di Milano. Anche Valerio, come Rita, conta quindi su una lunga esperienza politica nel Partito Radicale e ha scritto, proprio in riferimento alle battaglie politiche dei radicali, numerosi dossier.
La prima che gli rivolgiamo è una domanda “secca”: Che significa, oggi, essere Radicali?
Rispetto al conformismo italiano, di destra e di sinistra, significa essere “altro”. E questo è una caratteristica unica che hanno i Radicali, in questa fase particolarmente delicata del Paese.
A differenza di “altri” Radicali, Valerio ha il dono della sintesi che usa anche quando non servirebbe. Altro? In che senso?
“Altro”, perché noi Radicali non ci siamo mai uniformati alle dinamiche di potere italiane, sia che queste partano dal centrodestra o dal centrosinistra. Noi siamo “altro”, perché abbiamo un’analisi (della situazione politica, ndr) che non ha nessuno nel Paese, che è quella del “regime”. Un sistema sostanzialmente illegale, quello italiano, dove lo Stato di diritto non è stato edificato a favore dei cittadini e dove il Diritto non è effettivo. Un Paese dove i diritti che le leggi stesse prevedono non possono essere garantiti ai suoi cittadini.
Lo Stato di diritto è una cosa che serve soprattutto ai più umili, ha detto Emma Bonino. Amnistia, giustizia, diritti e libertà economiche ma anche maggiore trasparenza interna al partito e, addirittura, un bilancio consolidato dell’intera area radicale tra le tue proposte al congresso. Allora, Valerio, da dove si riparte?
Intanto, noi chiediamo al Paese e proviamo a far cambiare il Paese da tanti anni, e certo non rinunciamo a riformare noi stessi e a riformare la nostra “area”, tenendo conto dei mezzi nuovi che la tecnologia da’ a disposizione. E quindi il mio obiettivo è anche quello di una piccola “rivoluzione di rete” di Radicali italiani. Un adeguamento del movimento ai nuovi strumenti tecnologici a disposizione e, la mia richiesta è anche quella che, l’area Radicale, così peculiare nell’ambito dei partiti italiani, questa così detta “galassia” formata da più movimenti tutti costituenti il Partito Radicale Nonviolento Trasnazionale e Transpartito, si doti di un bilancio consolidato. Cioè, di quanto noi abbiamo richiesto e ottenuto dal Governo Monti per i Comuni italiani, alle singole regioni e, naturalmente, ci adopereremo per adottare il bilancio consolidato anche per l’area Radicale. Il bilancio consolidato, infatti, non è altro che la possibilità di avere un quadro reale della situazione economica-finanziaria di un Comune, di una Regione. Perché in Italia, questo, adesso non è disponibile? Perché i Comuni italiani e le Regioni italiane si dotano di un bilancio “normale” e questi non comprendono la situazione economica delle varie società controllate o partecipate. E quindi, uno che va a vedere la situazione di un bilancio di una Regione o di un Comune, non essendo in grado di comprendere qual’è la reale situazione economica-finanziaria, perché i bilanci delle società partecipate non sono comprese pur essendo parte integrante del bilancio. Per quanto riguarda l’area Radicale, si tratta di avere un quadro generale di tutti i soggetti che la compongono e chiarezza anche nei flussi finanziari tra un soggetto e l’altro, in modo da avere un quadro generale da mettere a disposizione dei militanti radicali per comprendere la situazione economica.
Perfetto. Della serie: “Siamo noi il cambiamento che vorremo vedere nel mondo”. Un piccolo movimento, i Radicali italiani, che però è stato significativo per la storia di questo Paese. Battaglie come il divorzio, l’aborto, l’obiezione di coscienza. E fatto di nomi come Enzo Tortora, Leonardo Sciascia e Domenico Modugno tra i Radicali storici più noti. Che è effetto fa avere responsabilità diretta, di rilievo nazionale, nel Partito di Emma Bonino e Marco Pannella?
In linea di massima, se ci penso, l’idea (che mi viene, ndr) è quella di rinunciare subito. E ti chiedo di non farmici pensare. È una responsabilità evidentemente e assolutamente troppo grande. Naturalmente va precisato che i Radicali italiani è un soggetto politico, forse il più conosciuto, dell’area Radicale, le battaglie di cui tu fai riferimento sono dell’intera area e quindi del Partito Radicale storico. Detto questo, è del tutto evidente che è meglio pensare all’attualità e non ai contributi che questo partito ha avuto nella sua storia, per provare e per tentare di sentirsi adeguati.
Quali le iniziative più urgenti e le battaglie per il prossimo futuro, per Radicali italiani?
Da una parte, noi non molliamo rispetto a quello che è l’urgenza di Radicali italiani, che è l’urgenza anche di Marco Pannella e della nuova segretaria, Rita Bernardini, ed è l’urgenza di tutti noi. Cioè quella di ottenere un provvedimento di amnistia come passaggio indispensabile, irrinunciabile, per la riforma della giustizia penale e, in secondo luogo per effetti indiretti, della giustizia civile di questo Paese. Avendo noi identificato l’illegalità di questo Paese patente, dimostrata continuamente dai Radicali, e a discapito dei cittadini, naturalmente noi non possiamo che porci l’obiettivo di riformare le regole affinché i cittadini abbiano diritti che possano fruire. Non solo diritti affermati sulla Carta (Costituzionale, ndr). Amnistia, riforma della giustizia penale e civile, edificazione di uno Stato di diritto vero, solido, è e resta l’urgenza radicale. Naturalmente, la mia presenza negli organi dirigenti è anche finalizzata a porre altre questioni assolutamente prioritarie. Ed è su queste che mi adopererò principalmente e che sono legate sia a una riforma di Radicali italiani per rafforzare gli strumenti di rete, come ho già accennato; quello di riportare al centro dell’attenzione radicale anche l’economia e le iniziative, diciamo così, “economiche ed ecologiche” nello stesso tempo. Riprendere con forza quella lotta al “capitalismo inquinato”, al capitalismo dei favori, che è il capitalismo italiano e che è il capitalismo che porta l’Italia ad avere una crisi al di fuori e diversa dalla crisi internazionale e dalla crisi europea. L’Italia non cresce per una sua peculiare caratteristica che è diversa da quelle che sono le ragioni base della crisi internazionale ed europea. L’Italia deve risolvere i suoi problemi specifici che l’hanno portata a crescere meno di qualunque altro Paese dell’Unione Europea. Quindi, queste sono anche le priorità che io tenterò di riportare all’attenzione del partito; e chiudo, anche, quello che è il fenomeno che chiamerei dei “regimi locali”. Una sorta di capitalismo inquinato locale. L’Italia è l’Italia dei campanili, un Paese fatto cioè da Comuni e Regioni che hanno istituito piccoli “sotto regimi” fatto di sistemi clientelari di società partecipate, con il beneplacito delle fondazioni bancarie dove i partiti continuano, magari anche in forme diverse, a mantenere il controllo di attività economiche togliendole al mercato e provocando sprechi, perditi e debiti a danno dei cittadini.
Quel sistema che Sergio Rizzo chiama dei “rapaci”. Essere Radicali a Milano è molto diverso dall’esserlo in una regione come la Calabria. Ai Radicali calabresi cosa consigli?
Certamente i problemi sono di natura diversa. Ai Radicali calabresi io non posso che consigliare di andare al centro dei problemi del meridione d’Italia. Anche lì, è vero, c’è un problema di legalità. Ma certamente i fattori che portano l’illegalità ben più grave che c’è nel meridione rispetto a quella del settentrione, hanno caratteristiche diverse. Anche se non completamente. E quindi c’è bisogno, sicuramente, di una “rivoluzione culturale” ben più forte e approfondita. Soprattutto, dobbiamo anche dire che le risorse straordinarie che la Calabria ha, sono di natura diversa da quelle della Lombardia. Devo dire che chi ha guidato la Calabria non ha mai ritenuto di dargli la dignità che merita puntando sulla forza della Calabria, delle sue persone e dei suoi paesaggi, delle aree del suo patrimonio artistico, e di tutto quello che la Calabria ha e che, evidentemente, una serie di interessi convergenti ritiene di non dover valorizzare per lasciare la Calabria in mano ai soliti noti che continuano a riuscire a schiacciare le qualità, le propensioni dei calabresi che potrebbero puntare verso uno sviluppo diverso. Uno sviluppo calabrese, uno sviluppo specifico che la Calabria potrebbe dare all’Italia e che continua a non poter dare.