Archivi tag: antimafia

MIGRANTI, ispezione al CARA di Crotone della deputata Bruno Bossio (PD) e Valerio Fedrico (Radicali +Europa)

Una visita congiunta Partito Democratico – Radicali di +Europa

Si è svolta mercoledì 29 agosto, dalle 9.00 alle 13.30, la visita ispettiva della deputata calabrese del PD, Vincenza Bruno Bossio e Valerio Federico già tesoriere dei Radicali, membro della direzione nazionale di +Europa, al CARA di Isola Capo di Rizzuto (KR).

Al termine della visita, ad accogliere la delegazione assieme ai giornalisti c’erano anche Rocco Ruffa e Giuseppe Candido, rispettivamente tesoriere e segretario dell’associazione Radicale Nonviolenta “Abolire la miseria-19 maggio“.


Foto dell’interno del C.A.R.A. I Container non ci sono più. Eliminati dal 2016 e sostituiti con moduli abitativi prefabbricati.

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NON DITE ALLA BINDI CHE VOLTAIRE È MASSONE

di VALTER VECELLIO

Con tutto il rispetto possibile, e senza dimenticare gli illustri adepti del passato, dall’eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi al radicale sindaco di Roma Ernesto Nathan, se oggi accade che dei signori, nel loro tempo libero, si dilettano con grembiulini, compassi, e grandi architetti dell’universo, per quanto tutto possa risultare ridicolo e anacronistico, alla fine è affar loro. Ognuno si diverte e impiega il suo tempo che può e come sa. Se oltre grembiulini, compassi e architetti universali, come spesso accade in queste confraternite, fanno “affari” e si sostengono tra loro, diventa cosa penale se si viola qualche legge; ma si tratta appunto di comportamenti concreti, e non di affiliazione in quanto tale, da mettere sotto osservazione e controllo. Continua la lettura di NON DITE ALLA BINDI CHE VOLTAIRE È MASSONE

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I professionisti dell’antimafia trent’anni dopo

Giusto oggi, trent’anni fa, il “Corriere della Sera” pubblicava l’articolo di Leonardo Sciascia.

10/01/2017 – Pubblichiamo il ricordo di Valter Vecellio della vicenda (e della polemica) relativa ai “Professionisti dell’antimafia” …fino all’oggi 

Valter Vecellio, redattore TG2 e direttore di Notizie Radicali, già direttore de Il Male

La lascio per ultima, la domanda. Di tempo ne è trascorso, ma ho timore di riaprire una ferita che non si cicatrizza. La donna che mi siede davanti, gentile, minuta, che parla con a bassa voce e ricorda nel tratto il suo grande padre, è Annamaria Sciascia; e sono nel salotto della sua casa di Palermo. La risposta la immagino, la telecamera ronza, l’operatore attende. Ecco, lo dico: Leonardo suo padre è stato spesso al centro di tante polemiche, alcune hanno comportato la insanabile rottura con amicizie consolidate. Continua la lettura di I professionisti dell’antimafia trent’anni dopo

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Antimafia? Anti-ndrangheta? Antiproibizionismo!

di Giuseppe Candido

Giovedì 12 febbraio R2-Cultura, l’inserto di la Repubblica, proponeva ai lettori un bell’articolo di Roberto Saviano titolato “L’erba contro i Narcos nel quale l’autore di Gomorra spiegava come la legalizzazione delle droghe leggere in corso in alcuni Stati degli USA stia facendo diminuire i reati e stia sconfiggendo proprio quei narcotrafficanti Messicani che sulla droga illegale e proibita ci sguazzano. E lo stato che legalizza ci guadagna due volte: con gli introiti fiscali e con i risparmi che si hanno dalla non più necessaria repressione dei consumi. Continua la lettura di Antimafia? Anti-ndrangheta? Antiproibizionismo!

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Dai “professionisti” ai docenti dell’antimafia

di Giuseppe Candido

Pubblicato su “Il Domani della Calabria” il 10.12.2009 con il titolo “La ‘ndrangheta non cade a pezzi

Quando Leonardo Sciascia scrisse “I Professionisti dell’antimafia, il famoso articolo pubblicato il 10 gennaio 1987 sul Corriere della Sera, non avrebbe mai immaginato che le cose, in Italia, potessero evolvere come invece hanno fatto regalandoci un Paese in cui, alla notizia dell’arresto di un paio di boss siciliani latitanti, ministri e politici della maggioranza esultano e cantano vittoria, autoproclamndosi, addirittura, dei veri e propri “docenti dell’antimafia”. Dai magistrati “professionisti dell’antimafia” di cui parlava Sciascia, oggi siamo ai politici “docenti dell’antimafia”. “La Mafia è già in ginocchio” dice Alfano. Ma la mafia e la ‘ndrangheta sono sempre li, anzi la ‘ndrnagheta si espande più forte che mai e rappresenta, nel mezzogiorno e non solo, un problema enorme. Ed anche i sei miliardi di euro sequestrati rappresentano una goccia nel mare se rapportati ai soli traffici della ‘ndrangheta che può vantare un fatturato di oltre 69 miliardi di euro all’anno come dichiarato dal procuratore nazionale antimafia Grasso. Nella seconda delle due “autocitazioni” che il giornalista di Racalmuto fece precedere a quel suo articolo per “… Servire a coloro che hanno corta memoria e/o lunga malafede” ricordava quanto scritto in “A ciascuno il suo” (Einaudi, Torino, 1966), il suo libro in cui scriveva che “L’Italia è un così felice Paese che quando si cominciano a combattere le mafie vernacole vuol dire che già se ne è stabilita una in lingua… Ho visto qualcosa di simile quarant’anni fa: ed è vero che un fatto, nella grande e nella piccola storia, se si ripete ha carattere di farsa, mentre nel primo verificarsi è tragedia; ma io sono ugualmente inquieto”. Oggi potremmo dire che la mafia parla in inglese e fa gli affari su internet. E anche noi siamo inquieti. La mafia, dichiarò alla stampa calabrese circa un anno fa il magistrato Giuseppe Ayala, “sopravvive grazie ai silenzi della politica”. Un fenomeno la cui fine “sta ritardando per una complicità dovuta anche alla classe dirigente”. Dopo i due arresti eccellenti la maggioranza sembra essersi convinta che la lotta alla criminalità organizzata sia a buon punto. Forse, con la “mafia” siciliana, il taglio di qualche testa di capi clan potrà considerarsi una piccola vittoria, ma cosa ci dicono della ‘ndrangheta che, a detta di tutte le relazioni delle varie procure e direzioni distrettuali, è la forza criminale meglio organizzata, che vanta i traffici più lucrosi, con fatturato da capogiro e che maggiormente inquina il tessuto economico e sciale con i suoi capitali illegali non solo la Calabria? Cosa ci raccontano di una vittoria e di una lotta da “docenti dell’antimafia” se, dopo anni di duri colpi, la ‘ndrangheta oggi è più forte che mai? Insomma, ci si vanta degli arresti che compiono Polizia e Carabinieri ai quali, tra l’altro,– come più volte denunciato dal Siulp – si sono tagliate le risorse mentre si varano leggi che consentono, nel pieno anonimato, di rimpatriare capitali illecitamente accumulati all’estero e di cui non vi è garanzia alcuna di come gli stessi siano stati accumulati. Se condividiamo l’idea di Maroni di costituire un’agenzia nazionale per i beni sequestrati alla mafia, dovrebbero spiegarci, da docenti, come si intende farlo. Con un piano che prevede l’anonimato per il rientro dei capitali? Se è giusto richiamare i magistrati al proprio lavoro appaiono esagerate le parole di Alfano che parla di mafia come di un cadavere. Oggi la questione criminalità organizzata nel mezzogiorno è gravissima ed è tutt’altro che sconfitta. Sempre per citare Sciascia ricordiamo che “Il conseguente comportamento, che il primo fascismo ebbe nei riguardi della mafia, si può riassumere in una specie di sillogismo: il fascismo stenta a sorgere là dove il socialismo è debole: in Sicilia la mafia è già fascismo. Idea non infondata, evidentemente: solo che occorreva incorporare la mafia nel fascismo vero e proprio. Ma la mafia era anche, come il fascismo, altre cose. (…) Sicché – continua Sciascia – se ne può concludere che l’antimafia è stata allora strumento di una fazione, internamente al fascismo, per il raggiungimento di un potere incontrastato e incontrastabile. E incontrastabile non perché assiomaticamente incontrastabile era il regime – o non solo: ma perché talmente innegabile appariva la restituzione all’ordine pubblico che il dissenso, per qualsiasi ragione e sotto qualsiasi forma, poteva essere facilmente etichettato come “mafioso” ” Oggi le cose, cambiando le parole Sicilia con Mezzogiorno e Fascismo con regime della partitocrazia, stanno ancora come magistralmente le dipingeva Sciascia. L’ultima relazione di Mario Dragi non lascia certo dubbi sul grado di infiltrazione e pervasione della criminalità organizzata nei gangli della pubblica amministrazione del mezzogiorno. Cantare vittoria, a scavalco delle dichiarazioni di Spatuzza, per qualche arresto operato dalle forze dell’ordine ci sembra quantomeno fuorviante. Non vorremmo che, e il rischio esiste ora come allora, si usi “l’antimafia come strumento di potere”, o peggio, come sloga che consenta, oggi, di spingere sul “legittimo impedimento” o su qualche altra norma poco costituzionale.

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