Archivi tag: Spes contra spem

Spes contra spem – Liberi dentro. Presentato il 5 aprile nel carcere di Catanzaro il docu-film di Ambrogio Crespi e NTC

di Giovanna Canigiula

Nel primo pomeriggio del 5 aprile scorso Rita Bernardini e Sergio d’Elia, rispettivamente Presidente onorario e Segretario dell’associazione Nessuno tocchi Caino, hanno proiettato nella casa circondariale di Catanzaro, alla presenza della direttrice, dott.ssa Paravati, e di un nutrito gruppo di detenuti, il docufilm Spes contra spem. Liberi dentro di Ambrogio Crespi. Continua la lettura di Spes contra spem – Liberi dentro. Presentato il 5 aprile nel carcere di Catanzaro il docu-film di Ambrogio Crespi e NTC

Share

Rapporto del Partito Radicale in visita alle dodici carceri calabresi

Amnistia per la Repubblica e Garante dei diritti dei detenuti per la Calabria. Così Candido e Ruffa a conclusione delle visite nelle carceri calabresi effettuate come delegazione del Partito Radicale durante le festività natalizie dal 24/12/2015 al 05/01/2016. Continua la lettura di Rapporto del Partito Radicale in visita alle dodici carceri calabresi

Share

Pannella, i Radicali e lo scontro tra Stato di Diritto, Diritti Umani e la Ragion di Stato in Italia

MP&MB_18maggioC’è, da una parte, dettato una linea, un comportamento formale che le autorità magistrali formalmente ribadiscono, richiedono e, da questa parte, è la posizione del Partito Radicale … invece … ci ritroviamo attorno, in tutte le cloache della politica quotidiana

Marco Pannella e i Radicali non sono presenti a queste elezioni europee ma non sono certo assenti, anzi non molliamo nel denunciare lo Stato italiano in tutte le sedi magistrali possibili e rilanciamo una campagna iscrizioni al Partito come l’unica campagna di speranza, contro ogni vana speranza: Spes contra spem. Di seguito pubblichiamo il testo dell’intervento di Marco Pannella1  che ritrovate nella versione audio su Radio Radicale a questo Link

MP2_18maggio
Marco Pannella

Eccoci in collegamento, certo, ma vorrei dire anche, cercando di scollegarmi da tutto sto casino che anche al nostro interno rischia, qualche volta, di farci perdere la chiarezza che Rita costantemente ci ripropone in modo molto forte. Cosa intendo dire? In questo momento, quello che sta accadendo è qualcosa che proprio non si vuole registrare. Che cosa?

Abbiamo, in questo momento, la politica italiana del governo, dei sottogoverni, e via dicendo, che si manifestano contro la legalità, contro la legalità proclamata, confermata, e tutta la politica cerca, con Renzi con quell’altri di Grillo o Grallo e via dicendo, di sfuggire alla realtà anche giuridica ormai chiara. Che cosa intendo dire? Le massime autorità magistrali nazionali, europee, internazionali si sono pronunziate, si pronunziano e ribadiscono che oggi il problema centrale è quello dell’attuazione del diritto e dei diritti, mentre c’è tutta una “roba” di regime di fatto che si contrappone a questa chiarezza, a questo obiettivo. Con tutte le cose di Renzi1, Renzi2, Renzi5, quell’altri e tutti quanti.

La situazione invece è chiara: Presidente della Repubblica, CEDU, via via le altre autorità magistrali che si stanno pronunciando, sottolineano che il problema è ch’è uno solo lo spartiacque. C’è, da una parte, dettato una linea, un comportamento formale che le autorità magistrali formalmente ribadiscono, richiedono e, da questa parte, è la posizione del Partito Radicale. Cioè, oggi, al centro della politica deve esserci: sì o no, l’articolo 3 (Tortura, ndr) e l’articolo 6 (eccessiva durata dei processi), oggi quello che è lo scontro ritengo anche formalmente ed è irrimediabilmente anche istituzionale, perché di questo si tratta, non solo politico, per discutere: è vero o no che le autorità magistrali hanno dettato in modo non equivoco una politica legata alla necessità e alle necessità del rispetto del diritto, o no? C’è il programma, di già: ed è quello per cui deve essere posto al centro i diritti della CEDU (articoli 3 e 6), articolo quindi, innanzitutto, sullo stato di diritto e gli altri sui diritti umani. Punti costituivi della forma e della sostanza del diritto vigente in questo momento e al quale esplicitamente le autorità magistrali italiane ed anche, per noi, europee ci richiamano e ci ordinano. Altrimenti, questi, poi stanno a discutere di leggi elettorali, di tutte le altre pisciatone, pisciatine. Consentitemi di dirlo: anch’io avrei voglia di dire, come qualche compagno: beh, però adesso mi piacerebbe andare a votare, per esempio, anche per Marco Boato o cose del genere. Ma non si capisce che, in questo momento, è in causa, come nel ’44, ’45, ’46, quindi, l’alternativa dello stato di diritto dei diritti umani del diritto vigente contro quello del persistere delle realtà statuali opposte a tutti questi principi. Quelli che noi evochiamo con le “ragion di Stato nazionali” ed altro. Ma è su questo, quasi, che non esiste consapevolezza. Il confronto c’è ed è uno solo: fra la difesa del diritto e dei diritti, lo ripeto, proclamato, ribadito, lo ripeto ancora perché naturalmente ci sono i politici, diciamo i politici democratici, i politici “anti” di tutti i tipi, che invece di questo non ci vogliono sentire. C’è questo confronto, non è solo il 28 maggio o le altre cose. Il confronto è questo. In Italia, in ogni luogo del nostro Paese anche, il confronto è fra i diritti umani e il diritto da Stato di diritto contro quello da Stato di fatto che, adesso, anche in Italia è uno stataccio criminale tecnicamente sfasciato e sfasciante.

MP_18maggio
M. Pannella

E vorrei, quindi, su questo ribadirlo: questo è lo scontro. Non se ne parla per nulla! Io vorrei dire: va beh, si può pure chiacchiera’ e non vorrei troppo sembrare saccente quando ricordo che, comunque, la posizione del nostro partito è stata quella di dire che, comunque, questo è importante. Non si possono ignorare non solo le ipoteche gravissime, ma le evidenze contrarie oggi rispetto allo Stato quale si comporta rispetto alle partitocrazie, il 30% di Renzi, il 30% de Grillo, il 30% di Berlusca col seriale … come si chiama quello che lo insidia, quello del Nuovo Centro Destra, questa roba. Quindi questo va ribadito, questa va confermata: questa è la posizione Radicale. E vorrei dire che questa posizione Radicale comporta la consapevolezza che la storia radicale è, da tempo, chiaramente messa a morte dalla ufficialità della politica che stiamo vivendo e, di conseguenza, la campagna iscrizioni al Partito Radicale è l’unica campagna che è campagna che preannuncia e da’ forma all’avvenire e a un avvenire alternativo a quello nel quale stiamo precipitando in questa fase, come dire, di putrefazione del basso impero e dell’impero partitocratico. Di questo occorre essere ben chiari e, a questo punto, mi auguro che il mondo dei credenti in altro che nel potere e nei poteri, credenti nei valori, quelli credenti, per esempio, nella fiducia, come l’abbiamo evocata, (Spes contra spem, gli ricorda la voce fuori campo di Matteo Angioli) contra quello che viene smerciato come l’obbiettivo pratico dei politicanti oggi di regime. Termino qui, ma vorrei dire: la nonviolenza, l’approfondimento degli aspetti anche giuridici della attuale situazione alla quale dobbiamo dare corpo, sia chiaramente quella che, appunto, è stata evocata un momento fa: Spes contra spem. Queste “spem” che ci ritroviamo attorno, in tutte le cloache della politica quotidiana, io spero che sia soprattutto dal mondo dei credenti, dei credenti in altro che nel potere e credenti, anche, nella ascesi, nei comportamenti che non riducano la Spes a vili spem ed altro che possa essere individuata come quella del nostro Partito e spero che Cardinali arrivino da tutte le parti a dare corpo esemplare umile e glorioso a questa campagna per le iscrizioni al Partito Radicale perché nel ’14-’15 il mondo possa continuare.

1Testo estratto dall’intervento di Marco Pannella durante il secondo collegamento telefonico (12minuti circa) realizzato nello spazio del notiziario del pomeriggio su Radio Radicale il 22 maggio 2014 “Spes contra spem: lo scontro tra Stato di Diritto, Diritti Umani e la Ragion di Stato in Italia. Collegamento telefonico in diretta con Marco Pannella” – Pannella rilancia la campagna di iscrizioni al Partito Radicale. Trascrizione a cura di Giuseppe Candido, in Satyagraha

Spes contra spem
Ascolta l’audio su RadioRadicale.it … Spes contra spem

 

Ascolta anche

Share

Spes contra spem … Pannella: bisogna aiutare Papa Francesco a riflettere un tanto su questo, tutto qua

Tradotto, Spes contra spem, significa “Speranza contro la speranza”. Marco Pannella, che in digiuno prosegue a dare lui corpo alla speranza, manda un messaggio al Papa e gli chiede come poterlo aiutare ad essere speranza:

«Si, in effetti non voglio parlare d’altro, ma nel contesto anche interno nostro, sicuramente sono alieno o comunque oggi pongo un problema di altro. A me pare, continua Pannella, che altri da me potrebbero subito dirci: dove viene fuori quella cosa … spes contra spem? Dov’è?»

I compagni della direzione del Partito Radicale sempre meno capiscono dove Marco voglia andare a parare. In effetti, la citazione che, con un messaggio di 25 minuti, Marco Pannella direttamente rivolge non solo a Papa Francesco ma anche al Presidente Napolitano è di un passaggio della Lettera inviata ai Romani da Paolo di Tarso, l’apostolo che, in riferimento all’atteggiamento di fede di Abramo, scrisse che:

Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. (San Paolo, Lettera ai Romani, 4,18)”.

Spes contra spem, sono pure le parole che usò Giorgio La Pira manifestando nei confronti di Giovanni XXIII la speranza che si potesse aprire un futuro di pace.

Oggi, secondo Wikipedia, la locuzione è utilizzata per descrivere l’atteggiamento di chi coltiva una fede incrollabile in un futuro migliore, e non abbandona l’aspettativa, anche quando le circostanze concrete sono così avverse da indurre a credere, al contrario, alla perdita di ogni speranza.

Quella speranza che, sempre di più, Marco ripone nel Pietro d’Oltre Tevere piuttosto che nel Cesare delle catacombe.

Me lo sono sognato? A quale testo ci riferiamo? Nessuno?” – domanda. “Nada? Volevo questo aiuto”, dice.

Marco ridacchia un po’ e rincara la dose:

« Dunque, Spes contra spem, e oggi abbiamo la spem contra spes. Bisogna aiutare Papa Francesco – esclama – a riflettere un tanto su questo. Tutto qua. ».

Poi continua:

« Allora, non è uno scandalo che forse questa è l’unica sede nella quale” – prosegue con un po’ d’ironia – “viene sollevato “chisto” piccolo problema, quasi lessicale, all’interno di chi può avere un ripiegamento quasi chierica, clericale, nel leggere le cose del mondo. Non è il caso che questo da’ la misura. Io ridico oggi che sto lottando ma dovrei dire, credo da anni, con altri, con un richiamo quasi quotidiano, quasi sommesso, quasi – altri direbbero – da biascicamento da preghiera, “spes contra spem”. E qua c’avemo tante spem, una follia di spem che viene fuori, ognuna, contra spes. Fermati spes, c’è quest’altra cosa. Guadagniamo un poco di tempo. … Poi non mettiamo nel conto che il divieto del dibattito, del dibattito civile, del dibattito della specie umana abitante sul territorio italianofono. Sta roba – dice Pannella – manco viene fuori un momentino. La spes qual’era? Qual’è quella di riferimento possibile? Magari è quella che in modo diverso nelle varie epoche, nei vari momenti, se ha voce specifica ha voce. Ha voce se può essere ascoltata. E a voce a che punto siamo? Devo dire che la spes, lo sto sottolineando perché sembrerebbe utile, oggi rispetto a vent’anni fa, mo c’abbiamo che quasi tutti gli “importanti”, quasi tutti, sembrano adesso loro avere il tempo di scrivere bene, di pubblicare, quello che, come nostra singolarità animale quasi, come nostra singolarità storica siamo andati scrivendo con le nostre vite, con le nostre parole. Con i nostri morti, con i nostri viventi, con i nostri compresenti.

Ma vorrei proprio dire: di che cazzo di Spes altrimenti ci si dovrebbe occupare in questo momento anche secondo le Parole, con la P maiuscola, anche le Parole di chi parla in nome della religiosità laica, statuale, cesarista. Sembra quasi che sono cose che mi vengono di notte. Poi l’Osservatore Romano, ma poi io insisto, l’altro giorno anche con il carissimo Fausto (Bertinotti, ndr), in fondo mentre gli dicevo: senti, ma sto problema della classe … della “classe”. La classe, quella vera, quella tua, quella vostra, la classe, dove se n’è iuta?

Però, tu sei qui (dicevo a Bertinotti, ndr), perché sai che noi siamo riusciti a essere e a esprimere classe, proprio noi, la classe quella dei comunisti, quella dei marxiani, quella dei marxisti, quella dei marxologi, e sempre più siamo questo. Tant’è vero che sembrerebbe quasi che parlando e rivolgendoci a Fausto, visto che sono appunto … in quel momento sto pensando, invece di parlare, che so’ io, con Padre Lombardi, per non dire con Papa Francesco e, nella mia furbizia, gli faccio quel discorso della classe, tale e quale, traducibile e che è la gente.

Che è quello che io ricordo continuamente abbiamo vissuto, non sappiamo per quale merito, il carattere di essere i più comuni!Le più bestie comuni, rispetto a tutte le altre che cerano. E, nell’esser comune la gente, con quella specie, su quel territorio, con quel linguaggio, ci riconoscono, ci riconoscevano. Insisto: che si parli con Fausto, o si parli qui dentro, il problema della forza comune della parola che è quanto sempre viene sottovalutato perché c’è il terrore: mamma mia, quanti di noi ci cadono? Il regime ?La scusa, il nome di cui abbiamo bisogno per evocare le nostre inefficienze, le nostre debolezze. Il regime, il male. Il diavolo. E via dicendo. Beh, sappiamo che la storia sta dicendo non proprio questo. Se è evero come è vero che il problema si pone, lo pongo all’ottimo Presidente (della Repubblica, ndr): è vero che il comunicato, contrariamente a quello che si pensa, il comunicato che fanno è sempre “burocratico”, anzi, proprio perché è falso, appunto, quando è burocratico si possono poi fare degli esempi di quando, sei mesi prima di morire, uno dei personaggi più influenti nel Quirinale, sei mesi prima di … (morire, ndr), lui riuscì anche come tornò a riuscire durante le settimane delle riunioni al Senato grazie a Schifani, riuscirono a venir fuori già segnali importanti sul fatto che, anche a livello formale, ci si apprestava a definire “obblighi” … come s’è trovato poveretto?

Li ha definiti obblighi, lui stesso come linguaggio, parla del sovraffollamento. Ma che stronzata! Che improprietà. Qual’è il problema sul quale tu stai intervenendo? Sul sovraffollamento. Sei a livello del grande Zaia, che me pare che proprio in queste ore va dicendo non so quali altre belle stronzate leghiste a proposito di problemi della gente veneta e di tutta l’Italia. Risponde a livello del termine affollamento. Ma che affollamento. Il problema se c’è l’affollamento non è che bisogna vuotare, bisogna accrescere il numero delle carceri.

L’ha detto ieri il grande Zaia. Noi però, appunto, ci troviamo adesso in questa situazione. Io sono convinto che se avessi parlato in un contesto che poteva comportare qualche centinaia di migliaia di famiglie, quindi qualche milione di ascoltatori, poteva succedere un bel casino domani. Com’è la cosa? La speranza… spes contra spem. Quale? Spes oggi la scrivono i presidenti della Repubblica, gran parte de li cardinali quando scrivono, vogliono scrivere, perfino gli intellettuali di sinistra indipendente o non so come capperi si chiami. La si sente dire anche da Cozza, o come si chiama… Crozza, scusate. Ma il problema è questo, il vero problema è più semplice, che non può dirsi. Perché se dico, com’è quella cosa? Spes contra spem, subito … tutti contro. Eppure, lo dico con amore. Lo dico con amore a Papa Francesco: credo che tu sai che questo è il dovere che sto esercitando, quindi l’umiltà di qualcuno che vuole sperare di potere aiutare con te la Spes contra la spem che sta trionfando. Per il momento finisco qua. Scusateci. Sicuramente è molto poco, ma questo è il senso della nostra lotta e, infatti, ormai la cosa è quasi divertente. E orami, se non ci sta attento lo stesso Presidente, se continua a parlare dell’affollamento che non centra un cazzo. Con quello che lui dice (nel messaggio alle Camere, ndr), non centra una fava. È l’epifenomeno, ipofenomeno. L’abbiamo previsto, per scongiurarlo, e di conseguenza urge a livello lessicale: affollamento. Come fai? (Punta il dito verso la camera, Pannella per riferirsi al Presidente) Tu hai parlato di quegli obblighi, e non trovi lessicalmente il modo di evocare quelle urgenze e quegli obblighi ai quali tu stai dando Parola? Tu Presidente e tu Papa. Per il momento dico: questo è il punto in cui siamo per cui il vero problema è che nelle ultime quarantotto ore, sono sicuro, aumenta la forza di quello che noi avevamo già individuato. Volete vedere che sono riusciti, sarebbero riusciti, negli ultimi giorni, a ridurre direi a sotto zero il tempo in cui qualcuno ha potuto ascoltarmi. Proprio diminuito. Come se fa a diminuì ancora? Non parliamo di Emma. Non parliamo di tutti quanti. Ma in una situazione nella quale non viene il dubbio, perché proprio siamo quasi a una caricatura degli anni ’30, 1920, ’30, ’40.

Nel senso che si ripete in modo quasi grottesco, quasi una satira: le posizioni che storicamente sono state vincenti, quelle, oggi sono quelle ufficiali della storia istituzionale. Con un però. Per tutti i media italiani, ma parlo soprattutto quindi l’audiovisivo, tutti quelli italianofoni, cazzo: è come se fossero gli editori unanimi, d’accordo alla lettera: ci deve andare il 35% di Grillo, ci deve andare il 35% di quello là, come se chiama, de Renzi, ci deve andare il 35% di quello che resta. Che è appunto, a ri-ciccia. Ed è fatto, e su questo non si accettano, come dire, eccezioni.

E c’è qualcuno di quelli un po’ più strutturalisti di noi, socio-economici eccetera. Uno che dice: ma come cazzo è possibile che, tutti quelli che sono gli editori di sta roba, sono tutti assolutamente d’accordo a tal punto che rischiano di essere contro producenti.

Perché se vai a una (trasmissione, ndr), vai all’altra delle case editrici, hai esattamente il rischio che lo stesso eccesso. A tutte le ore li vedi: quello là in quel modo, quell’altro nell’altro modo, e quell’altro ancora a fare il … e poi anche questa uniformità di linguaggio, di lessico, nello scegliere – giorno dopo giorno – le cose che possono essere più attuali. Questa è una considerazione.

E come mai, quindi, il fatto benedetto che il nostro contributo al “conoscere”, davvero, continua a essere un riflesso loro, quasi ormai giustificato. Non bisogna toccare la comunicazione come è andata negli ultimi cinquant’anni. Guai, perché se poi si permette, si consente di ascoltare un po’ di più per qualche giorno quelli lì, succede un casino che non ci si può permettere. Come, appunto, rispetto al popolo cattolico, al popolo comunista, al popolo, diciamo, qualunquista: guai tornare a questi. L’unico problema che non se pote (parlare, ndr), e quindi far vivere in realtà quello che sto evocando: invece di un migliaio di persone, di una cosa, avere una propria manifestazione, diciamo del potere, che è di stampo sconosciuto. Cioè, ci sono delle cose che non possono essere permesse e, semmai, quindi, da trattare con gli esorcisti. Che è quello che sempre di più vediamo attorno: c’è quasi l’esorcismo nei confronti del conoscere, un po’ più, quello che accade e viene proposto. Cioè una realtà nella quale da vent’anni, non è un caso, non credo che ci sia stato un solo dibattito, lo ripeto, uno solo, conoscitivo sulla nonviolenza. Perché se tu dici a dieci milioni di persone quello che noi diciamo a cinquecentomila, sono convinto che lì, quei dieci milioni, impazzano di ragionevolezza, di conoscenza, di rinnovamento. E questo deve essere impedito. Questo lo si sta impedendo. Però, puttana Eva, adesso voglio vedé se quella cara Eva alla quale devo che me da’ delle mele in questi giorni. … Ma si può andare oltre … le mele, Mele. Con le quali questi giorni ho trovato un sistema che bevo e faccio lo sciopero della sete. Invece dei cappuccini ho messo a regime le mele di Eva. Va bene? E sorridendo su questo, però torno a dire: non è possibile. Papa, se te posso aiutà? Nun è possibileeeee! Non è possibile che, semplicemente questa storia che evoco, che è vostra, che è tua e noi dobbiamo vivercela senza consapevolezze, sulla fede, sulla speranza, speranza: Spes contra spem. Oggi c’è spem, spem, spem … spemerda. Costantemente, al posto della singolarità scandalosa, gioiosa, e commovente della Spes contro spem, nella politica.

Oggi qui, noi vogliamo dare corpo, aiutarti a dare corpo e parola a te e a Fausto Bertinotti, per la Classe, per l’Umanità, dare forza a questa generazione di essere una generazione saggia. Come dicevamo della terza generazione di liberali. L’Unità che a noi interessa non è quella di generazione che viene non si sa come, ma l’Unità che viene da padre e madre in figli e che, a questo punto, è quella che riesce ad avere i tempi dei valori, i tempi della speranza, i tempi della scienza. Sarà poco, ma a me me pare che è quello che sta succedendo. »

http://www.radioradicale.it/scheda/411537

Share