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Il reddito minimo di cittadinanza e, per la Calabria, i rifiuti come risorsa per abolire la miseria

Intervista a Paolo Parentela, Deputato catanzarese del Movimento fondato da Beppe Grillo  / Dalla Camera al tavolino con disinvoltura perché non siamo gente che fa politiche dietro il computer

di Giuseppe Candido

 

 

 

PaoloParentela
On.le Paolo Parentela (Movimento 5 Stelle – Beppe Grillo)

 

Lo scorso 15 marzo il nuovo Parlamento della XVII legislatura si è ufficialmente insediato e, tra la schiera dei nuovi eletti del Movimento 5 Stelle, c’è anche il neo Onorevole Paolo Parentela, attivista grillino del movimento catanzarese che, non stanco della settimana parlamentare appena trascorsa e che tra l’altro li ha visti impegnati nell’occupazione nonviolenta della Camera dei Deputati per chiedere l’istituzione delle Commissioni Parlamentari subito, sabato 13 aprile alle 17 e 30, è a Catanzaro, in Piazza Prefettura, insieme agli altri attivisti per “mantenere il contatto con la gente” e far conoscere ai cittadini il “piano rifiuti zero” che il movimento propone per la Calabria per uscire dall’emergenza rifiuti che dura ormai da 16 anni.

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Per abolire la miseria anche in Calabria, il Movimento 5 Stelle cosa propone adesso che è in Parlamento?

I punti prioritari che stiamo mettendo in chiaro, soprattutto in questo periodo d’avvio di legislatura, sono i famosi 20 punti dell’agenda Grillo che abbiamo “sbandierato” durante la campagna elettorale. E tra questi c’è, ovviamente, il reddito di cittadinanza che riteniamo fondamentale per far ripartire tutto il Paese e, assieme, la Calabria che, come tutti sappiamo, ha livelli di disoccupazione alle stelle! Soprattuto quella giovanile. Dare l’opportunità, anche ai cittadini Calabresi, di avere un reddito di cittadinanza e non farli arrivare alla miseria. In modo tale da dargli una boccata d’aria, un po’ d’ossigeno a chi ne ha più bisogno. E da li poi ripartire dandogli la possibilità, anche attraverso dei corsi di formazione, in quei settori che, come movimento, riteniamo siano fondamentali per la Calabria: il turismo e l’agricoltura. Sul Piano nazionale stiamo dando priorità ai famosi 20 punti dell’agenda Grillo: reddito di cittadinanza, abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e rimborsi elettorali, la possibilità di fare un referendum sull’euro, l’abolizione delle Province e tutti gli altri punti che sono pubblicati sul blog di Beppegrillo.it.

E sulla scuola pubblica? Il M5S ha nel programma l’abolizione di tutti i provvedimenti sulla scuola fatti a partire dalla riforma “Gelimini” in poi. In pratica volete abolire i tagli alla scuola fatti in questi anni: questi punti credi potranno essere attuati in questo parlamento o credi che si dovrà metterli in un secondo piano?

No, assolutamente. L’abolizione dei tagli alla riforma Gelmini che abbiamo promesso non saranno messi in un secondo piano: saranno sicuramente attuati. Adesso stiamo dando soltanto delle priorità che, appunto, sono i famosi venti punti: subito dopo lavoreremo su tutti gli altri punti che sono necessari per lo sviluppo di questo Paese. Siccome ci dicono sempre da dove prendiamo i soldi, allora stiamo cercando di recuperare la fattibilità economica per queste proposte. Una volta che avremo fatto questi tagli selettivi e mirati sulla spesa pubblica potremo pensare di attuare anche le nostre proposte per quanto riguarda l’Istruzione e la ricerca. Per esempio abolendo le spese militari, da li possiamo ricavare un grande budget per finanziare la ricerca e la scuola pubblica. Questa la nostra visione, che non è da qui a domani, ma da qui a trent’anni. Cerchiamo di guardare ai problemi con una visione più aperta e ampia.

I Parlamentari del Movimento 5 Stelle rinunciano a una parte dello stipendio ma lavorano anche il sabato? Dopo una settimana alle Camere con occupazioni e dirette streaming, oggi sei qui in Piazza Prefettura, a Catanzaro, a raccogliere firme con gli altri attivisti del movimento. Un metodo di lavoro?

Ma è normale! Ovviamente noi ci teniamo a rimanere sempre in contatto col territorio anche per contrastare l’accusa che ci rimuovono un po’ tutti: dicono che siamo sempre dietro un computer e facciamo la nostra attività politica solo dietro una tastiera. Questo evidentemente non è vero perché già da prima di venire eletti, da quando abbiamo costituito i Meetup, noi siamo sempre stati sul territorio con i nostri banchetti, come nel caso dei V Day, e come per tutte le altre lotte che facciamo sul territorio. Lo abbiamo fatto e lo continueremo a fare non solo in campagna elettorale ma, soprattutto, dopo la campagna elettorale. Sempre, perché vogliamo mantenere questo rapporto sul territorio e io, siccome avevo l’opportunità di scendere (in Calabria ndr) per questo fine settimana, sono venuto.

E state raccogliendo le firme per …

Le firme le stiamo raccogliendo per avviare la petizione contro la situazione attuale dei rifiuti. Siamo in emergenza da più di quindici anni, abbiamo speso più di un miliardo e mezzo di euro per non risolvere il problema, e abbiamo consegnato alle amministrazioni comunali e al Consiglio regionale, la nostra proposta in materia di rifiuti che, lo voglio ricordare, è una proposta che va verso l’obiettivo “rifiuti zero”; una strategia che non ci siamo inventati noi su due piedi ma che sta già prendendo piede in molte parti del nostro pianeta ed è facilmente attuabile!

Un modello di ciclo integrato senza inceneritori?

Per noi si può fare una politica che consideri i rifiuti non più un problema ma una risorsa. Si può fare, con la riduzione dei rifiuti alla fonte, la raccolta differenziata porta a porta e il trattamento meccanico biologico a freddo per la parte non differenziabile in alternativa agli inceneritori. Per noi si può fare e, proprio da questo settore, si possono trarre opportunità di lavoro “verdi” soprattuto per i giovani calabresi.

Ringraziamo Paolo Parentela per la sua disponibilità e gli facciamo i nostri migliori auguri per un mandato parlamentare di giustizia e libertà

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Amantea (CS), 29.09.2012 – Assemblea Nazionale della Gilda degli Insegnanti. Intervista a Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda degli Insegnanti – FGU

di Giuseppe Candido 1

Dal recupero degli scatti stipendiali alla stabilizzazione dei docenti precari. Quale futuro per la professione docente? L’Assemblea Nazionale della Gilda degli insegnanti si è riunita il 28, 29 e 30 settembre, in Calabria per l’inizio dell’anno scolastico e da qui intraprendere iniziative e proclamare uno sciopero nazionale degli insegnanti e del personale della scuola investendo la direzione nazionale per molte altre iniziative di lotta. Ne parliamo con Rino Di Meglio, coordinatore nazionale del sindacato dei docenti italiani, sempre disponibile.

Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti
Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti

  D: In questo momento di crisi la Gilda degli insegnanti chiede ai docenti italiani di scioperare. Quali le motivazioni di questo sciopero?

 R: Proprio oggi l’assemblea nazionale della Gilda degli Insegnanti ha votato a larghissima maggioranza, mi pare con 496 voti a favore e solamente 6 astenuti (nessuno contrario – ndr), l’idea di cominciare a lavorare per uno sciopero su alcuni argomenti di cui quello centrale è che, lo dico con molta chiarezza, gli insegnanti si sentono presi in giro perché lo scorso 12 giugno ci fu un incontro col Ministro Profumo, ci fu una promessa di un atto d’indirizzo all’ARAN per risolvere la questione del pagamento degli scatti del 2011, abbiamo aspettato inutilmente di settimana in settimana e finora, di concreto, non abbiamo visto nulla perché l’atto di indirizzo non esiste, la convocazione (dei sindacati – ndr) all’ARAN neppure e, siccome la pazienza ha un limite, e noi se va avanti così ci sentiamo in dovere di indire uno sciopero e un’iniziativa di lotta seria.

 D: Perfetto, quindi il recupero degli scatti stipendiali. La vicenda della Regione Lazio e delle caste dei parlamentini regionali che stanno emergendo sta mettendo in mostra come l’autonomia, data senza controlli, può essere un rischio per la spesa. C’è lo stesso rischio nella scuola pubblica?

 R: Si, c’è lo stesso rischio nella scuola sicuramente. Anche nella scuola ci sono dei fondi che sono gestiti direttamente: c’è il fondo d’istituto che è quasi un miliardo di euro l’anno, ci sono i fondi dell’Unione europea che attualmente ammontano a uno stanziamento di 3,8 miliardi da spendere in cinque anni.

 D: I famosi fondi PON nelle regioni del mezzogiorno?

 R: Fra l’altro ci sono i PON; questi sono nelle regioni del Sud tra cui la Calabria. Poi ci sono altri progetti: ne ho visto di fantasiosi anche nel Veneto dove ho visto che viene finanziato addirittura un progetto “frutta”. Si tratta di somme che spesso vengono sperperate e qualche volta c’è anche il sospetto che vengano distribuite in modo non del tutto equo. Anche nella scuola è stata voluta quest’autonomia “spinta” che adesso si vorrebbe addirittura aumentare ancora col ddl così detto Aprea, che è passato in Commissione Affari e Cultura alla Camera dei Deputati, ma in realtà non ci sono controlli efficaci. Fa ridere se si pensa che i revisori dei conti delle scuole sono, in realtà, impiegati dell’amministrazione che si son fatti un corsetto per capire qualche cosa di bilanci. Non è possibile pensare che i soldi dei cittadini, perché son soldi dei cittadini, vengono controllati in questo modo.

 D: Il convegno che il prossimo 5 ottobre la Gilda ha organizzato in occasione della giornata mondiale dell’insegnante ha il titolo “La Governance della Scuola: quale futuro per la professione docente”. Allora la domanda che le rivolgo è proprio questa: qual’è il futuro per la professione docente in Italia?

 R: Penso che l’Italia ha visto molti anni di errori nelle politiche scolastiche, per mancati investimenti. Ma voglio dire una cosa: gli insegnanti in Italia hanno un’antica tradizione di povertà, proprio storica. In questo Paese gli insegnanti non sono mai stati pagati bene, però c’è stato un lungo periodo storico nel quale, almeno, l’insegnante aveva considerazione sociale e rispetto.

Il Presidente della Repubblica, l’altro giorno, inaugurando l’anno scolastico ha fatto un forte appello affinché ci sia rispetto per gli insegnanti. Ma rispetto degli insegnanti devono averlo, anche, i Politici che non possono continuare a scrivere delle norme di legge nelle quali trasformano la scuola in una specie di azienda privata, dove c’è il dirigente che viene trasformato in un così detto manager. Manager, del nulla: perché quando si gestisce denaro pubblico non c’è il manager, ci deve essere un oculato amministratore semmai. E sempre di più, in questo sforzo di rendere le scuole molto simili ai Comuni e alle ASL, succede che la professionalità del docente, della sua stessa autonomia culturale e didattica, ne escano mortificate. Bisogna fare un passo indietro, riflettere su ciò che è avvenuto fino adesso e ripensare a quale debba essere la professione docente, quale debba essere l’autonomia culturale degli insegnanti e riscrivere le norme in modo da garantire un buon servizio di scuola pubblica statale.

 D: Quindi la Gilda degli Insegnanti dà appuntamento il prossimo 5 ottobre a Roma. Un’ultima domanda sul rapporto sindacati governo. Abbiamo notato come, nell’indire il Concorso per docenti il Governo non ha neanche sentito i sindacati. È una novità? Una forzatura?

R: Debbo dire che, anche in questo caso, il rapporto è in degrado. Nel susseguirsi degli ultimi governi abbiamo toccato dei punti molto bassi nelle relazioni sindacali. Sia col governo precedente, Berlusconi (Gelmini per quel che riguarda la scuola), sia quello attuale: il Ministro Profumo è molto latitante, assume delle decisioni importanti come ad esempio quella di bandire un concorso senza sentire il bisogno di ascoltare almeno la voce dei sindacati. Non dico che il sindacato debba decidere le cose perché la decisione spetta alla parte politica; ma l’ascolto verso chi rappresenta gli insegnanti che lavorano nella scuola, mi sarebbe parso doveroso anche per evitare dei grossi errori che possono portare a vanificare il lavoro del Ministro.

 D: Sia più chiaro: quindi un concorso per docenti che, cos’ha di sbagliato in questo caso?

R: (Il bando – ndr) Beh, è illogico rispetto al fatto che, negli ultimi vent’anni, il governo è stato latitante nei concorsi, ha sfruttato il precariato, ha sfruttato i vecchi abilitati, tutta gente che comunque un concorso l’aveva già superato facendosi un’abilitazione, l’ha tenuti a lavorare per anni. Io penso che la soluzione di questo problema, cioè della stabilizzazione di queste decine di migliaia di persone che già lavorano nella scuole, debba essere prioritaria. Va bene l’avvio di un meccanismo concorsuale, che sicuramente è il migliore per la selezione ma il Ministro avrebbe potuto, con più saggezza, procedere ad iniziare i concorsi solo dove vi siano stati gli esaurimenti della graduatoria dei vecchi concorsi. Si poteva procedere in modo più limitato.

 Bene, ringraziamo Rino Di Meglio, sempre disponibile per Abolire la miseria della Calabria, e lo lasciamo tornare all’assemblea che volge a chiudere la sua seconda giornata. Grazie.

1 Responsabile comunicazione – Direttivo provinciale della Gilda degli Insegnanti – Catanzaro

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In missione per conto di Caino. Intervista all’On. Sergio D’Elia, segretario di Nessuno Tocchi Caino

di Giuseppe Candido

“La pena capitale è un “ferro vecchio” della storia. Le vie per l’abolizione sono infinite”

L’associazione che da anni lotta per l’abolizione della pena di morte nel mondo presenta il suo rapporto annuale.

4 agosto 2012 – Titolare dell’iniziativa all’ONU nel dicembre 2007 che portò all’approvazione della moratoria universale della pena di morte, lo scorso 3 agosto, presso la sede di Via di Torre Argentina a Roma, l’associazione Nessuno Tocchi Caino ha presentato il rapporto annuale sull’abolizione della pena di morte nel mondo. Oltre al Ministro per gli Affari Esteri, Giuliomaria Terzi di Sant’Agata, erano presenti numerosi ambasciatori: Finlandia, Svezia ma anche Turchia, Romania e Benin.

Il Rapporto 2012 – curato anche quest’anno dall’On. Elisabetta Zamparutti ed edito da Reality Book con la prefazione dello stesso Sergio D’Elia – conferma un’evoluzione positiva verso l’abolizione con 155 Paesi che hanno deciso di abolirla per legge o in pratica (i Paesi totalmente abolizionisti sono 99; gli abolizionisti per crimini ordinari sono 7; quelli che attuano una moratoria delle esecuzioni sono 5; i Paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono sentenze capitali da oltre dieci anni o che si sono impegnati internazionalmente ad abolire la pena di morte, sono 44) mentre i Paesi mantenitori sono saliti a 43 rispetto ai 42 del 2010 sol perché il Sudan del Sud, divenuto indipendente dal Sudan nel luglio del 2011 ha mantenuto la pena di morte. Nel 2011 sono inoltre diminuiti i Paesi che hanno fatto ricorso alle esecuzioni capitali: 19 rispetto ai 22 del 2010 e sono diminuite le stesse esecuzioni, almeno 5.000 nel 2011, a fronte delle almeno 5.946 del 2010, fondamentalmente per il significativo calo delle esecuzioni in Cina che sono passate dalle circa 5.000 del 2010 alle circa 4.000 del 2011. La Cina è la prima sul triste podio dei paesi “esecuzionisti”, seguita dall’Iran, con almeno 676, un aumento spaventoso rispetto alle 546 del 2010 e dall’Arabia Saudita che con almeno 82 esecuzioni ha addirittura triplicato quelle compiute l’anno precedente. Dal rapporto si apprende che “i paesi totalitari ed illiberali sono responsabili del 99% del totale mondiale delle esecuzioni, mentre quelli democratici dell’1% con gli Stati Uniti che ne hanno compiute 43 nel 2011 (un dato che conferma il calo delle esecuzioni in corso da anni in America) e Taiwan 5. In controtendenza il Giappone che invece nel 2012 ne ha già eseguite 5”.

Sergio D'Elia, segretario di Nessuno Tocchi Caino
Sergio D’Elia, segretario di Nessuno Tocchi Caino

Abbiamo raggiunto Sergio D’Elia telefonicamente per avere dettagliate informazioni sulle novità che emergono dal rapporto e per fare il punto sulla lotta per l’abolizione della pena di morte nel mondo.

D: Onorevole D’Elia, lo scorso 3 agosto è stato presentato il Rapporto annuale di Nessuno Tocchi Caino sulla pena di morte. Quali sono le novità più importanti e qual’è la prospettiva futura per l’abolizione della pena di morte del mondo?

R: In primo luogo si conferma una tendenza, ormai irreversibile, verso l’abolizione della pena di morte che, ormai, è divenuta un “ferro vecchio” della Storia dell’umanità di cui, però, bisogna ancora definitivamente liberarsi come ci si è liberati dalla tortura, dalla schiavitù e da altri strumenti mortiferi. Sicuramente abbiamo svolto un’opera che ci ha consentito, in questi diciannove anni dalla nascita nel ’93 di Nessuno Tocchi Caino, di far abolire, attraverso le iniziative intraprese paese per paese ma, soprattutto, attraverso l’iniziativa in sede delle Nazioni Unite all’Assemblea Generale dell’ONU che ha portato alla moratoria. Quando abbiamo iniziato, nel ’93, erano 97 i Paesi membri dell’Assemblea che ancora mantenevano la pena di morte. Ora ne abbiamo 56 in meno di quei 97 paesi. La risoluzione (dell’ONU, ndr) è stata una pietra miliare.

D: Nel dicembre del 2007 è stata votata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la moratoria sulle esecuzioni capitali. Una battaglia che ha visto Nessuno Tocchi Caino affianco al Governo italiano. Cosa è cambiato da allora?

R: La moratoria è stata sostenuta da una coalizione mondiale di Paesi abolizionisti rappresentativi un po’ di tutti i continenti ma guidata, innanzitutto, dal Governo italiano che ha avuto un ruolo fondamentale e con il quale, da almeno 20 anni, siamo stati partner per questa battaglia.

La situazione oggi è quella di dover dare attuazione concreta a quella Risoluzione in una quarantina di paesi (sono ancora 41 Paesi rimangono ancora mantenitori della pena di morte). Di questi, però, solo una metà di essi ancora, ogni anno, chi più chi meno, pratica la pena di morte. E per porre definitivamente fine allo Stato che uccide, allo “Stato Caino”, occorre che, soprattutto i Paesi che hanno sostenuto all’ONU la risoluzione sulla moratoria universale delle esecuzioni capitali, si impegnino concretamente affinché sia rispettata ovunque. Io dico che le vie per l’abolizione della pena di morte sono infinite. Noi le abbiamo praticate tutte e continuiamo a farlo: la via parlamentare, la via dell’opinione pubblica nazionale, la via della comunità internazionale, ma anche la via, veloce e concreta, della “non collaborazione” da parte dei paesi che hanno abolito la pena di morte, alla pratica della pena di morte nei paesi in cui ancora vige.

D: In che senso “non collaborazione”?

R: Faccio un esempio: nel giro di un mese, un annetto fa, l’Italia – campione mondiale per la lotta all’abolizione della pena di morte, che l’ha abolita nel ’47 dalla propria Costituzione, che si rifiuta di estradare chi rischia la pena di morte verso i paesi che ancora la mantengono – rischiava essa stessa di essere complice dei paesi che ancora la praticano. La via della non collaborazione l’abbiamo attuata un anno fa impedendo ad una filiale italiana di una multi nazionale farmaceutica di produrre in Italia il penthotal che era destinato per gli Stati Uniti. Lo abbiamo fatto con iniziative parlamentari, con manifestazioni, conferenze stampa. Quello è stato un passaggio cruciale perché sulla scia della prima anche altre società multinazionali hanno preso la decisione di non consegnare più il penthotal né il penthopartital che intanto aveva sostituito il primo nelle carceri americane. Addirittura è accaduto che il Vietnam, che è passato dal plotone d’esecuzione all’iniezione letale appena un anno fa, in quest’anno non ha giustiziato nessuno perché non è riuscito a procurarsi, sul mercato internazionale, le sostanze letali necessarie a poter praticare la pena di morte. E quindi questa è una strada. Un’altra strada l’ha intrapresa un’altra organizzazione che si chiama “Uniti contro l’Iran nucleare”, un’organizzazione che si occupa soprattutto di contrastare il rischio che il regime dei Mullah possa dotarsi dell’arma nucleare, ma che è diventata anche un associazione che si batte contro la pena di morte e che ha fatto un’interessante campagna che ha cominciato a dare i suoi frutti. Cioè quella denominata campagna delle gru che, in Iran, sono diventate lo strumento usato per praticare le impiccagioni. Loro (gli attivisti, ndr) hanno ottenuto che tre società giapponesi multinazionali, che vendono gru in tutto il mondo, hanno deciso di scindere tutti i contratti commerciali con l’Iran proprio perché hanno verificato che le loro gru venivano utilizzate per fare le impiccagioni. Insomma, queste sono altre strade che si possono percorrere, come quella sul penthotal che abbiamo percorso in prima persona noi, che ha causato in alcuni stati americani il rinvio delle esecuzioni e, alcuni stati, addirittura sono arrivati all’abolizione della pena di morte anche per questo. Il prossimo autunno, in novembre, si voterà in California un referendum per abolire la pena di morte. Certo, questo non soltanto per problemi legati alla carenza dei farmaci letali ma anche perché la California ha verificato che condannare a morte, tenere nel braccio della morte 10-15-20 anni un detenuto prima di giustiziarlo, costa molto di più che tenerlo in carcere anche tutta la vita. E quindi stanno adesso discutendo con un referendum se abolire la pena di morte, anche in base a questi dati economici. Pragmaticamente americano come ragionamento, però. Loro sono particolarmente rigorosi sui bilanci statali. Hanno verificato che il bilancio della Giustizia penale, proprio per il mantenimento della pena di morte, costa tantissimo e quindi vogliono rientrare nei calcoli dei loro bilanci anche eliminando questa pena. Poi ci sono le prese di posizione dei parenti delle vittime che, piuttosto che spendere tanto (ci sono cifre altissime soprattutto in Stati come il Texas) per mandare, una o due volte l’anno, qualcuno a morire, chiedono di utilizzare meglio quei fondi per investigare e risolvere quei crimini e quei reati che rimangono insoluti e di cui non si conosce il colpevole. E sono i parenti delle vittime, oltre agli investigatori e i dipartimenti di polizia, che fanno questa proposta. Diciamo che si sta muovendo moltissimo anche in Paesi un tempo prettamente sciatte ad istanze umanitarie come la Cina.

D: Dopo la battaglia per la moratoria delle esecuzioni capitali, oggi ha ancora senso sostenere in questa “missione per conto di Dio e di Caino”, l’associazione che tu guidi da oltre dieci anni?

R: Beh, io dico sempre che Nessuno Tocchi Caino è una sorta di società per azioni. Mutuando questo termine dall’ambito economico finanziario, è letteralmente così. Nel senso che l’iscriversi a Nessuno Tocchi Caino equivale a sottoscrivere l’azione di una società, in questo caso di un’associazione radicale; chi contribuisce direttamente acquista una quota, la propria, di un impegno, di un’opera e di un’iniziativa che poi ritorna in termini di “guadagno” – tra virgolette – perché ritroviamo un mondo più giusto, più umano. Un mondo dove, finalmente, ci possiamo liberare di questo anacronismo della Storia che è la pena capitale.

Per approfondire (dalla Newsletter di NTC, Anno XII n°56 del 4 agosto 2012)

LE PROSPETTIVE DELLA CAMPAGNA DI NESSUNO TOCCHI CAINO

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite tornerà a votare nel dicembre 2012 una nuova Risoluzione a favore di una Moratoria sull’uso della pena di morte e Nessuno tocchi Caino è impegnata su due fronti di iniziativa a sostegno della Risoluzione.

Il primo è aumentare il numero dei Paesi cosponsor e dei voti a favore della Risoluzione. A tal fine, con il supporto del Ministero degli Affari Esteri italiano, Nessuno tocchi Caino ha previsto di compiere nei prossimi mesi missioni in Africa in 4 Paesi – Zimbabwe, Ciad, Repubblica Centroafricana e Swaziland – dove negli anni più recenti sono stati compiuti passi significativi verso l’abolizione della pena di morte.

Il secondo fronte è rafforzare il testo della nuova Risoluzione con due richieste fondamentali da rivolgere esplicitamente ai Paesi che praticano ancora la pena capitale. La prima richiesta è di abolire i “segreti di Stato” sulla pena di morte, perché molti Paesi, per lo più autoritari, non forniscono informazioni sulla sua applicazione, e la mancanza di informazione dell’opinione pubblica è anche causa diretta di un maggior numero di esecuzioni. E’ il caso, ad esempio, di Cina, Iran e Arabia Saudita, che non a caso risultano essere tra i primi Paesi-boia al mondo. La seconda richiesta è di limitare ai “reati più gravi” l’applicazione della pena di morte e di abolire la sua previsione obbligatoria per certi tipi di reato.

Infine, Nessuno tocchi Caino propone che la nuova Risoluzione chieda al Segretario Generale dell’ONU di istituire la figura di un Inviato Speciale: non solo di monitorare la situazione ed esigere una maggiore trasparenza e limiti più restrittivi nel sistema della pena capitale, ma anche di continuare a persuadere chi ancora la pratica ad adottare la linea stabilita dalle Nazioni Unite: “moratoria delle esecuzioni, in vista dell’abolizione definitiva della pena di morte”.

L’audio dell’intervista

(Ci scusiamo per la scarsa qualità della registrazione telefonica e per i pochi ma pur presenti “disturbi di fondo” che, ahi noi, non siamo riusciti a rimuovere per scarsa padronanza degli strumenti di elaborazione audio)

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La comicità di Massimo & Francesco, operatori ecologici di Briatico

Persone e personaggi

di Franco Vallone

Massimo e Francesco
Massimo & Francesco

Briatico – Massimo e Francesco sono quasi sempre assieme, amici, colleghi di lavoro e compagni di tante simpatiche performance artistiche. di Briatico, classe 1972, e Francesco Bianco di Conidoni di Briatico, nato nel 1976, sono due simpatici operatori ecologici che lavorano in paese. Si alzano prestissimo, lavorano sodo quando tutti gli altri ancora dormono, poi, nel tempo libero della loro giornata, si trasformano come in una metamorfosi e diventano una simpatica coppia di artisti comici con tante idee cabarettistiche da realizzare, con battute da provare e riprovare, con scene da sperimentare e videoclip da girare e pubblicare. Massimo Limardo i nostri lettori lo conoscono già, lo ricorderanno per il ritrovamento di una cassaforte chiusa, abbandonata per le strade di Briatico, per un grosso blocco di ghiaccio arrivato dal cielo e caduto pesantemente a pochi centimetri dalla sua testa, e forse anche per il recente ritrovamento di una grossa tartaruga lacustre della specie “orecchie gialle”, buttata viva tra l’immondizia in un cassonetto di Briatico, recuperata e salvata proprio da Limardo dalle lame del trituratore della nettezza urbana. Il giovane Massimo Limardo ha anche partecipato, con i noti cabarettisti Rino e Giulio, su Telespazio Calabria, ad alcune trasmissioni televisive di successo e, da qualche tempo, si presta a fantasiosi e originali travestimenti durante le feste di Natale e di Carnevale e poi… i suoi sketches imperversano sui canali televisivi della rete e su YouTube come anche quelli del poliedrico collega Francesco Bianco definito da tempo il “Tenore di Conidoni”, ma anche “Latino Dance” e “’Uomo tromba” che, da buon imitatore, riesce a simulare alla perfezione la musica di strumenti a fiato, trombe, trombette e tromboni, che si materializzano magicamente, riuscendo a suonare interi brani del repertorio nazionale ed internazionale. Massimo & Francesco, assieme, hanno prodotto recentemente alcuni video particolarmente comici, irriverenti, esilaranti come la “tarantallata attorno agli ingombranti”, un modo utile, questo, oltre che a divertire, anche a sensibilizzare, socialmente ed ecologicamente, la gente.

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Marco Pannella: “Berlusconi è vittima del sistema”

Cicciolina? Non poteva far male alla partitocrazia già centro di corruzione di tutta la legalità.

Berlusconi? È già crollato! Ha perso l’interesse a questo gioco truccato del mono partitismo sempre più perfetto. Lui, a questo punto, è anche vittima

di Giuseppe Candido

Pubblicata su “Il Domani della Calabria” del 24 gennaio 2011, P.8 e 9

19 gennaio 2011. Pannella, istrione “irregolare” della politica italiana, il 20 gennaio è a Londra per chiedere la verità sulla guerra in Iraq. Lo contattiamo mentre prepara i bagagli, non ha tempo, ma ci dà retta lo stesso. Il signor Hood fa i bagagli ma ha sempre con se il suo canestro pieno di parole. Intervistarlo non è per niente semplice e le risposte divengono spesso fiumi in piena colmi di storia e lezioni di democrazia costituzionale. Con riferimento esplicito agli scandali del premier, in diretta da Radio Radicale nel suo editoriale di qualche giorno fa, Pannella faceva un’osservazione semplicissima e di carattere generale: “Non saremmo forse noi Radicali, si domandava Pannella, i “responsabili” di avere candidato, secondo il diritto interno del Partito Radicale, la Cicciolina?”.

Marco, lo scandalo non erano quindi i Radicali che candidavano Cicciolina, lo scandalo vero era qualcos’altro?

<< Si, certo. Ma direi però che quell’osservazione la si poteva fare pertinentemente, e la facemmo, anche in quel momento. Perché, in quel momento dicemmo che, il fatto “Cicciolina”, con l’esposizione pubblica di una responsabilità patente che potevamo avere, in realtà non rappresentava nulla di pericoloso in termini di costume. Anzi, noi dicevamo che, se non si ha la fissazione sessuomane del giudicare le cose per governare è meglio. Già allora il ceto dirigente partitocratico costituiva un centro di corruzione di tutta la legalità. Da quella costituzionale, a quella istituzionale sino a quella anche di costume.>>

Certo, quindi – citiamo il tuo editoriale – “da trent’anni trattati in modo fascista dall’antifascismo di regime?”

<< Si, Io voglio dire che l’antifascismo ideologico e retorico ha coperto ben presto una continuità patente con il regime fascista. Era già patente, sin dagli anni ’50, il tradimento della Costituzione: il referendum (non concesso per vent’anni ndr), le Regioni (Istituite solo nel 1970 ndr), e il come veniva concepito il bipartitismo, più vicino a quello americano, e che invece si realizzò con lo scioglimento contemporaneo di Camera e Senato che, invece, erano previste sfalsate continuamente a che il bipartitismo servisse anche ad un controllo diverso della vita istituzionale e democratica.>>

La vostra, quindi, è una denuncia alla partitocrazia, anche al Partito Democratico quale difensore della Costituzione? Pierluigi Bersani, dicevi anche questo in quell’editoriale, in realtà non sta difendendo la democrazia oggi?

<< Si, ma devo dire che in questo c’è un dato. È che se non si rivede, come noi abbiamo fatto con la “Peste italiana” (il documento denuncia contro il sessantennio della partitocrazia ndr), la verità storica, costituzionale e istituzionale del nostro Paese, se non la si vede, allora si può raccontare la storia che la nostra Costituzione sia la più bella del mondo. Nel senso che, la Costituzione, in tutta la sua valenza costitutiva, strutturalmente costitutiva di altro rispetto regime dal quale si usciva, ha avuto la parte che si è salvata quella strettamente e meramente ordinatoria, facendo della sua perentorietà qualcosa d’inesistente sul piano strutturale …>>

Marco, saltiamo – come si dice – di palo in frasca: il lavoro, la vicenda del referendum a Mirafiori, la Fiat e Marchionne. Sergio Marchionne come Ernesto Rossi, contro i “padroni del vapore”?

No, no. Diciamo però che Marchionne provoca e, in qualche misura ha costretto, oggettivamente costretto, a mettere, in punto finale, in crisi proprio quelle situazioni che anche negli anni del 1910 e del ’20, si stavano formando di unità industrialiste, come denunciava Salvemini, delle grandi famiglie industriali e del ceto, non della classe, ma sottolineo del ceto operaio, creando un’alleanza storica e strutturale ch’è durata sino ad adesso. E che in realtà trova in Marchionne, con la sua visione non nazional nazionalista perché non ce l’ha, colui che mette fine a questa situazione nei tempi in cui la Confindustria stessa che ha rappresentato e rappresenta la parte più vecchia di quel che Salvemini e gli altri (di Non Mollare ndr) denunciavano. Il mercato, come mercato chiuso, autarchico in termini di potere corporativo per cui noi invece di avere, come noi Radicali abbiamo sempre denunciato, ammortizzatori sociali, cassa integrazione universali, erano invece, sino a pochi anni fa, riservati al ceto operaio. Ripeto, ceto “Operaio” in senso proprio però, ma limitati al “ceto” operaio delle grandi industrie divenute, com’è noto, mere realtà di copertura della multi nazionalità del potere finanziario in titolari ufficiali delle industrie grate italiane importanti. È che importa l’esperienza, l’esigenza, la conoscenza della realtà del mercato, che è un mercato appunto, assolutamente, transanazionale per non dire internazionale e, quindi, dà necessità alla Camusso di denunciare la gravità del comportamento di Marchionne che mette in crisi la Confindustria>>

La Camusso che difende la Confindustria? Le corporazioni si reggono da sole?

<< In realtà questo dimostra che la confindustria è chiaramente inadeguata, come tempi, a rappresentare l’imprenditoria italiana senza averne, assolutamente, nessun titolo. Nel modo più assoluto, dinnanzi al fatto che l’immensa maggioranza dell’imprenditoria italiana, anche quella forte, non è tutta lì. Marchionne non è un ideologo, o un uomo rivoluzionario per le “teorie”, bensì per la “esperienza” che l’ha formato e quindi per un modo di vedere i problemi dei rapporti fra i poteri, il mercato, libertà ed altro, ma soprattutto di vedere i problemi della organizzazione industriale, del lavoro, in modo assolutamente diverso da quella che era stata ossificata in Italia…>>

Dire che tutto è chiaro con Pannella non è mai semplice. “Ormai Berlusconi crollerà”. E crollerà, forse, – dici sempre in quell’editoriale che non troppi giornali hanno colto in pieno – facendo delle “follie”. Cosa intendi dire?

<<È già crollato! (Berlusconi, ndr). Sul piano manifestamente personale e individuale è da anni che ha perso ogni entusiasmo, ogni forza creativa e di governo. E a questo ha corrisposto, con un venir meno da parte sua quella iniziale speranza, del ’94, del 95 e dei primi tre mesi del ’96 (quando i Radicali appoggiarono Berlusconi ndr), e da quel momento, visto che l’opposizione non gli ha mai proposto nessun grande scontro ideale ma neanche nessun grande scontro politico, a questo punto lui stesso ha perso interesse a questo gioco truccato del mono partitismo sempre più perfetto. Lui ha visto crescere e moltiplicarsi il suo potere, economico anche, soprattutto, nei primi due-tre anni di governo del centrosinistra che, invece di varare le riforme necessarie contro la famosa rinuncia delle incompatibilità finanziarie e societarie, hanno governato in modo tale che, lo ripeto, Berlusconi quando è uscito dai ribaltoni della Lega, dell’Udc e da Scalfaro, praticamente aveva la sua forza, la sua posizione, i suoi connotati finanziari, erano quelli di alcuni anni prima. Dopo due anni e mezzo di maggioranza di governo del centrosinistra, in una situazione in cui sappiamo tutti che importanza hanno le banche in Italia, lì ha fatto questo salto di forza, di forza unica senza confronto con nessun altra forza capitalistica italiana. Lui quindi, a questo punto, è anche vittima del fatto che non solo non gli è stato necessario, come in democrazia avrebbe dovuto essere, ma nemmeno possibile di avere confronti, drammatici, reali di crescita democratica con la opposizione. E quindi è, di fatto, ulteriormente riuscito a connotarsi come una delle componenti del regime partitocratico. Questo, naturalmente, si è ripercosso anche nella qualità della sua vita personale. E come, d’altra parte, è accaduto, per esempio, a Formigoni il quale, in vece di – come si dice nel linguaggio popolare – “andare a puttane”, lui siccome è casto in effetti è un ottimo rappresentante di quello che non fa sessualmente peccati ma fa quelli simoniaci della partitocrazia italiana. E cioè non ha nessun rispetto di qualsiasi comandamento che non sia quello corporale e sono truffatori, rubano con CL ch’è divenuta un’organizzazione di potere, un regime. Tant’è vero che oggi (19 gennaio ndr) a Milano, il magistrato democratico Brutti Liberati, contemporaneamente per mesi fa lavorare fisicamente molti magistrati e molti alti funzionari della sicurezza dello Stato, per incastrare Berlusconi e contemporaneamente, questo è importante, invece stabilisce in modo patente e scandaloso l’impunità per quest’altra componente di vero regime.>>

Ti riferisci, ovviamente, alla vicenda delle firme false in Lombardia?

<<Certo>>

Senti Marco, voi Radicali il 20 gennaio a Londra per amore della verità sulla guerra in Iraq. Ma questa cosa della guerra che si poteva evitare con l’esilio è una vicenda che riguarda pure il nostro Paese? C’entra anche con la politica italiana?

<<Certo. Eccome, c’entra in modo clamoroso.>>

Perché tu accusi Berlusconi di tradimento?

<<Si, ma la verità è ch’è tutto ciò è necessario per la storia contemporanea del mondo. Questa cosa ormai è chiara: si è basata la guerra, è iniziata, innanzitutto col tradimento rispetto ai propri paesi, alle proprie costituzioni dei due traditori Bush e Blair. Loro hanno fatto scoppiare la guerra perché stava scoppiando la pace con l’esilio, accettato ormai per convenienza ma quindi anche per saggezza, da Saddam. E loro per questo (Bush e Blair ndr) terrorizzati dal fatto di avere, per sei mesi, trasferito lì 200.000 uomini, e il non usarli era inimmaginabile. E quindi, il complesso militare industriale che incideva con la gestione Bush della realtà non solo americana ma mondiale …>>

D’accordo Marco. Ma Berlusconi perché addirittura nell’angolo dei traditori della Patria assieme a Bush e Blair?

<<Per Berlusconi è chiaro che pure lui ha fatto parte di questo. Ed ha una responsabilità, anche lui, di concorso in tradimento, di menzogna ed altro. Perché poi l’Italia era l’unico Paese che, su iniziativa dei Radicali, addirittura aveva scelto la strada della pace e dell’esilio. L’aveva scelta il Parlamento italiano con il governo di Berlusconi di allora che aveva scelto, anch’egli, di dare ascolto a questa cosa.>>

Marco Pannella dopo venti minuti si congeda gentilmente chiedendoci addirittura scusa per non poter continuare a chiacchierare con noi perché ormai circondato da cinque compagni che, nel frattempo, l’hanno accerchiato e gli chiedono di poterlo salutare mentre lui continua al telefono con noi. Un’ultimissima battuta: sul fronte italiano i Radicali da dove ripartono?

<<Dalle carceri, ovviamente, divenute autentici nuclei di Shoah. Ciao ma adesso devo proprio andare.>>

Lo ringraziamo per la disponibilità e gli facciamo i nostri auguri per un buon 2011 di verità e giustizia.

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Premio Internazionale Limen Arte, sabato prossimo la cerimonia di premiazione a Vibo Valentia

di Franco Vallone

Il Premio Internazionale Limen, promosso dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia, si conferma, anche quest’anno, uno dei più importanti eventi culturali in Calabria. Giunto alla sua seconda edizione, il Premio Limen è un importante veicolo di promozione del territorio attraverso l’attrattiva del messaggio estetico dell’arte, con percorsi di lettura e decodificazione di linguaggi che spesso, ai più, appaiono tanto stravaganti e incomprensibili. Limen Arte intente dare al territorio una sorta di guida, di un vero e proprio approccio didattico e pedagogico nei confronti dell’arte contemporanea. Come ha sottolineato il commissario della Camera di Commercio di Vibo Valentia, Michele Lico, “con Limen Arte si propone l’arte come luogo di incontro e di relazione, dove sviluppare un’etica del confronto, del dialogo e dell’integrazione, dove potenziare l’offerta culturale, sociale ed economica del territorio partendo da una comune contemporaneità che, sebbene diversamente interpretata e diversamente comunicata dalle varie anime che interagiscono – artisti da un lato e osservatori dall’altro- trova proprio nell’arte uno spazio privilegiato libero da qualsiasi possibilità di contrapposizione e dove solo ciò che ha valore sopravvive al tempo”.  La mostra del Premio Limen è davvero ben organizzata, curatissima nei particolari di allestimento, con le sale espositive all’interno del prestigioso Palazzo Comunale E. Gagliardi di Vibo Valentia e con l’autorevole presenza, all’inaugurazione, del critico d’arte Vittorio Sgarbi.  La mostra che si è aperta l’11 dicembre ha registrato la presenza di tantissimi i visitatori, autorevoli le firme esposte, bello e raffinato il catalogo  curato da Aleph Arte di Lamezia Terme e stampato da Romano Arti Grafiche di Tropea.  Il catalogo contiene tra l’altro interessanti testi critici di Giorgio Di Genova –direttore artistico del Premio-, Toti Carpentieri, Claudio Cerritelli, Enzo Le Pera e Nicola Miceli. Le sezioni della mostra sono varie e suddivise in moduli espositivi, “L’opzione monocromatica: dal tutto bianco al tutto nero”, con la presenza di autori come Angelo Savelli, Giulio Turcato, Augusto Sciacca, Max Marra, Maria Baldan, solo per fare qualche nome, vi è poi la sezione “Artisti Italiani” con artisti del calibro di Nik Spatari, Giovanna Fra, Lorenzo D’Angiolo, Stefano Tonelli  ed altri; quindi la sezione “Artisti Stranieri” con artisti del calibro di Gabriela Bernales, Emil Ciocoiu, Greta Frau, Pierre Hamon, Fathi Hassan, Fukushi Ito, Nataly Maier, Shuhei Matsuyama, Mikulas Rachlik, Tetsuro Shimizu e Zhu Ye.  Per la sezione scultura  segnaliamo la presenza, tra gli altri, di Filippo Malice, Claudio Capotondi, Cesare Baccelli. Interessanti, e da seguire nei prossimi anni, le presenze della sezione “Calabresi Emergenti” con Maurizio Cariati, Pasquale Maria Cerra, Antonello Curcio, Francesca De Bartolo, Pasquale De Sensi, Elena Diaco Mayer, Salvatore Falbo, Alejandro Garcia, Andrea Grosso Ciponte, Alessandro Lato, Elda Longo, Mario Loprete, Vincenzo Marsiglia, Marcello Montoro, Giuseppe Negro, Fabio Nicotera, Katia Perna, Ernesto Spina, Sonia Talarico e Luca Valotta. Il Premio Internazionale Limen Arte della Camera di Commercio di Vibo Valentia è giovane ma è partito alla grande e con tutte le carte in regola per divenire il punto di riferimento ufficiale dell’arte contemporanea in Calabria. Sabato 15 gennaio, la cerimonia di premiazione del prestigioso evento nelle sale di Palazzo Gagliardi, alle ore 17.00. La mostra si chiuderà invece il prossimo 23 gennaio.

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Emma Bonino: Questo Paese è governabile, non lo sono i suoi governanti. Col PD non mi ero mai illusa e per questo non mi sento delusa dalla sua classe dirigente

30.10.2010 Chianciano Terme (Siena): Intervista a Emma Bonino: Questo Paese è governabile, a non esserlo sono i suoi governanti.

di Giuseppe Candido

Maglione azzurro, sciarpetta azzurra e sigaretta accesa. Emma Bonino è al congresso di Radicali Italiani. Onestà, legalità, antiproibizionismo sono i temi in evidenza sui banner della sala congressi del famoso Hotel di Chianciano dove da anni si svolgono i congressi di Radicali Italiani. Questo è il nono congresso da quando il movimento italiano della Galassia di associazioni Radicali è stato fondato. Un congresso che si tiene mentre Marco Pannella è in sciopero della fame dal 2 ottobre per la situazione drammatica delle carceri italiane e per chiedere che sia fatta verità sull’esilio di Saddam Hussein che avrebbe potuto, forse, evitare la guerra in Iraq. Sciopero della fame aggravato, in relazione alla notizia della condanna a morte di Tareq Aziz, dallo sciopero anche della sete. La Senatrice Radicale eletta nel PD e titolare di battaglie antiche e nuove, dall’aborto alla moratoria universale delle mutilazioni genitali femminili, ci permette di fargli qualche domanda su dove va il suo partito e, soprattutto, dove sta andando questo Paese.

D: Com’è la situazione in Italia, cosa sta succedendo? Le elezioni? I radicali sono contrari alle elezioni? Non si capisce il rapporto col PD e Radicali a che punto sia. Emma, dove si va?

R: Non è questo il problema, tutto questo attiene, per la verità, alla miseranda cronaca del palazzo alla quale sono pochissimo interessata. Il problema sono le priorità di questo Paese che, già come diceva Sciascia nel 1979, è governabilissimo. Quello che non è governabile sono i suoi governanti, i suoi partiti. E io credo che sia compito dei Radicali promuovere le priorità che abbiamo delineato e che sono quelle dell’onestà e della legalità. E credo che solo insistendo su questi temi si possa dare una qualche fiducia. Nel frattempo gli oligarchi decideranno qualunque cosa, anche di tornare indietro ad un governo tecnico. Senza sapere che siamo in pieno governo tecnico: il governo tecnico di Tremonti che ha chiuso tutte le “borse” di questo Paese che adesso è completamente bloccato. E in un mondo che corre essere fermi vuol dire semplicemente andare indietro in termini di occupazione, in termini di rilancio economico, in termini di decenza delle istituzioni. Uno spaccato di tutto questo sono le carceri. Se uno va in carcere vede che la giustizia non funziona, la stragrande maggioranza sta li in attesa di giudizio, che la stragrande maggioranza sono piccoli consumatori di droga oppure immigrati. E sono uno spaccato della realtà del Paese. Che significa questo? Significa che la lunga marcia nostra, dei Radicali, che ormai da cinquant’anni e più tentiamo di riportare un po’ di legalità in questo Paese è appunto una marcia. Poi tatticamente il palazzo deciderà quale altro sfregio vuole fare a questo Paese. Rimandarlo ad elezioni con questa legge elettorale? Un diavolo di “unità nazionale” per l’emergenza “non so quale”? Insomma, tutto questo francamente penso che non abbia neanche il sapore di una qualche alternativa e manco di alternanza. Ha tutto il saporte del “gia visto”.

D: In merito al rapporto col PD e con Vendola che nel suo congresso ha parlato di non violenza, di carceri di “cui nessuno se ne occupa” …

R: Manco lui soprattutto. Comunque Niki Vendola ha già detto che nella sinistra che lui sogna noi siamo incompatibili. Non so come gli sia venuto in mente però l’ha detto e l’ha confermato. E sulla non violenza il nostro problema non è la cultura della non violenza ma è la pratica della non violenza. Allora il problema si pone diversamente. Marco oggi è al quarto giorno di sciopero della sete sulle carceri e sulla verità. Io Vendola, su questi temi, non l’ho visto né sentito in termini di azione politica. Per cui sul rapporto con Vendola il problema va posto a lui. Il problema del rapporto dei Radicali col PD ce lo poniamo ogni giorno. Personalmente non mi sono mai illusa, so perfettamente perché abbiamo accettato quell’imposizione (no simbolo, no Marco Pannella e no Sergio D’Elia candidati ndr) due anni fa e quindi non essendomi mai illusa non sono neppure delusa della sua classe dirigente. Noi abbiamo ampia libertà di muoverci in Parlamento con le forze che rappresentiamo: sei Deputati e tre Senatori. Semmai posso dire che è il PD che si priva di un apporto di una forza politica che sa analizzare i processi internazionali, che stranamente si occupa di Tareq Aziz, che ancora più stranamente si occupa di mutilazioni genitali femminili. Sono proprio loro (il PD ndr) che non riescono a capire che si privano di questo apporto straordinario di onestà di comportamenti, di senso delle regole e di senso delle Istituzioni.

D: A proposito dei temi internazionali e della prossima Assemblea delle Nazioni Unite, l’associazione della galassia Radicale “Non c’è pace senza giustizia” sta portando avanti la battaglia per la messa al bando delle mutilazioni genitali femminili. C’è davvero oggi la possibilità di far votare, dopo quella contro la pena di morte, anche questa moratoria?

R: Da dieci anni a questa parte i progressi nei diversi paesi sono stati straordinari. Grazie soprattutto alle attiviste africane che noi sosteniamo. Se voi pensate che di ventotto paesi che hanno la pratica prevalente diciannove hanno ormai ottenuto una legge di proibizione di queste pratica. Poi ovviamente si tratta di battersi per l’applicazione. Ma il discorso è aperto e il muro del silenzio è caduto. Per questo, sui paesi “resistenti” è indispensabile questa risoluzione delle Nazioni Unite e su cui stiamo lavorando ogni giorno. Nicolò Figà Talamanca e un’altra nostra militante hanno incontrato i rappresentanti della Repubblica centroafricana e io sono in contatto con tutta una serie di Paesi africani. Siamo per lanciare un manifesto capitanato dalla first lady del Burkina Fasu. Ieri hanno aderito altri. Insomma, il tutto è un’attività sconosciuta ai più perché non facciamo né bunga-bunga né tanga tanga, però è un’attività che ci impegna molto. Probabilmente dovrò ripartire d’urgenza per il Gibbuti che è uno tra i paesi più resistenti. Un grandissimo lavoro che però, credo che se ci riusciamo quest’anno o al massimo l’anno prossimo, porterà un risultato che rimarrà nella storia, della cultura della civiltà giuridica nella storia delle Nazioni Unite, come lo è oggi, fortunatamente la moratoria sulla pena di morte.

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I Nomadi, non solo musica

di Franco Vallone

Cico Falzone e Daniele Campani dei Nomadi
Cico Falzone e Daniele Campani dei Nomadi

17 agosto, hall di un albergo raffinato a pochi passi dallaeroporto, dalla stazione ferroviaria, dallautostrada, nei dintorni di Lamezia Terme, un incontro ravvicinato con i mitici Nomadi e con Beppe Carletti in particolare. Beppe è cordiale e disponibile, “noi Nomadi non siamo mai stati inavvicinabili”… è una sua frase. A parlare con loro si comprende subito, e prima di tutto, quanto sia grande la loro umanità. Loccasione è un incontro riservato, un incontro per scopi benefici, per lAssociazione Francesco Pugliesi di Favelloni di Cessaniti, si parla della costruzione di una casa di accoglienza da intitolare al compianto Francesco. Allincontro il presidente dellassociazione, Filippo Pugliesi, Giuseppe Pugliesi, Francesco Nicolino, Mimmo DUrzo, Antonio Pugliese… I Nomadi sono pronti per il concerto di Serra San Bruno del 18, per lincontro serale di calcio a Ricadi… operazioni culturali, benefiche, concerti, tanta musica, di quella buona che non passa mai di moda. Ci colpisce subito lumanità di Beppe, dicevamo, un senso di grandezza mitica, di personaggio che viene sovrastato positivamente dalla persona. Per una volta il divismo non è un fatto che simpone per dei veri miti della musica italiana, ma anche del panorama musicale internazionale. Ci sediamo per parlare, poco distante l’alta figura di Irene Fornaciari, si avvicina al gruppo, ci viene presentata, poco dopo passa veloce anche Giusy Ferreri, bellissima anche senza tacchi, senza i suoi vestiti di scena colorati e appariscenti è ancora più dolce, saluta anche lei e va via. Arrivano altri due componenti dei Nomadi, Daniele Campani e Cico Falzone. Parliamo ancora con Beppe, la Calabria con i suoi tanti piccoli paesi appare sempre lontana da tutto ma “i piccoli paesi sono sempre state le nostre grandi città -ci dice- qui si sente più forte il calore del pubblico e stare con la gente è sempre stata la nostra forza, perché nelle nostre canzoni cerchiamo di raccontare la vita, arrivando al cuore delle persone”. Beppe ci offre un caffe, lo fa direttamente diventando per loccasione un barista davvero speciale:“orzo, espresso? Lungo? Con molta dimestichezza e velocità utilizza una macchina del caffè professionale e serve tutto il gruppo presente. I Nomadi sono davvero speciali, un gruppo musicale storico e moderno nel contempo, un gruppo pop rok fondato nel 1963 dal tastierista Beppe Carletti, dal cantante Augusto Daolio e dal batterista Leonardo Manfredini. La band ha pubblicato in 47 anni di storia un totale di 55 album tra dischi in studio, dal vivo e raccolte varie, divenendo una delle principali realtà della musica italiana. Il messaggio che sin dagli inizi I Nomadi trasmettono è di impegno sociale e di denuncia. Anche davanti all’albergo calabrese notiamo un loro camper, in fondo i Nomadi sono sempre in viaggio, in un tour quasi permanente. Annualmente contano oggi circa 130 concerti e negli anni ottanta raggiungevano 220 concerti di media. Il loro sound è riconoscibilissimo sin dalle prime note, un fatto che evidenzia il loro stile molto caratterizzato senza essere ripetitivi. Elementi caratterizzanti dei loro concerti sono anche i tanti messaggi, gli striscioni e i regali donati dal pubblico sul palco e letti tra una canzone e laltra, con una inedita forma di comunicazione, un continuo vivo scambio tra popolo nomade e il gruppo stesso. Oggi il gruppo è formato, oltre che da Beppe Carletti, da Danilo Sacco, Massimo Vecchi, Cico Falzone, Sergio Reggioli e Daniele Campani. Nel 2010 i Nomadi hanno accompagnato al 60° Festival di Sanremo la cantante Irene Fornaciari con la canzone, scritta da Zucchero Fornaciari, Il Mondo piange; il pezzo è giunto fra i 10 finalisti della kermesse canora. A fine incontro il presidente dell’associazione, Filippo Pugliesi, si è detto “soddisfatto per l’incontro con Beppe Carletti che rappresenta i Nomadi, della disponibilità ricevuta al fine di centrare l’obiettivo della costruzione della casa di accoglienza di Favelloni. E’ un vero onore aver ricevuto assicurazione per l’appoggio morale ed economico da questo importante gruppo musicale”.

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Chiare, fresche e dolci acque

Inquinamento degli invasi lucani. Bolognetti: Nelle prossime ore renderemo pubblici i risultati delle analisi sulle acque della Camastra, Pertusillo e Montecotugno

Presentazione dei risultati emersi dalle analisi commissionate sulle acque degli invasi della Camastra, del Pertusillo e di Montecotugno”

Potenza, Martedì 2 febbraio 2010, Ore 11.00 c/o L’Associazione della Stampa della Basilicata, Via Mazzini, 23/E

Conferenza Stampa di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani e Candidato alla Presidenza della Regione Basilicata per la Lista Bonino-Pannella

Potenza – Avevano detto è tutto a posto: le acque degli invasi sono pure come acqua di fonte. Queste affermazioni sembrano non trovare riscontro nei risultati emersi dalle analisi commissionate dai Radicali. Verrebbe quasi da invocare l’intervento dell’OMS. Di certo occorrerà nuovamente interrogarsi sul ruolo dell’Arpab ed è altrettanto certo che, al più presto, sarà necessario far effettuare analisi ad ampio spettro da parte di organismi indipendenti. La Procura della Repubblica di Potenza farebbe bene a procedere alla nomina di un CTU. Leggendo i risultati e i dati, finalmente chiari, pervenuti dal laboratorio accreditato a cui abbiamo consegnato alcuni litri di acqua proveniente dagli invasi della Camastra, del Pertusillo e di Montecotugno, siamo rimasti attoniti.

Con la presente chiediamo ai Noe, al Corpo Forestale dello Stato, alla Polizia Provinciale di Potenza e alla Procura di seguire la conferenza stampa.

Guarda il video

http://www.fainotizia.it/video/storia-di-merda-e-di-depurazione-rocco-alvarez-racconta-dei-sui-terreni-invasi-da-reflui

Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Candidato alla Presidenza della Regione Basilicata per la Lista Bonino-Pannella.

Della nostra iniziativa finalizzata a far luce sulla qualità delle acque invasate nelle principali dighe lucane si potrebbe dire, parafrasando Sciascia, “A futura memoria, se la memoria avrà un futuro”.

Ed è proprio sull’assenza di una memoria storica che hanno puntato tutti coloro che nei giorni scorsi hanno tentato di linciarmi sulla questione qualità delle acque. Laddove non c’è vero confronto è improbabile che ci possa essere una reale conoscenza, soprattutto se chi ha il compito di informare diventa complice di coloro che tentano di continuo di cancellare le tracce di quanto è accaduto in passato.

Maggio 2009 – il Corpo Forestale dello Stato denuncia un inquinamento in atto della diga di Montecotugno. Sulla vicenda il quotidiano Notiziario Italiano scrive: “Hanno accertato che nella diga di Montecotugno era presente un evidente stato di inquinamento provocato dal versamento diretto di acque reflue provenienti dal depuratore consortile di Senise”.

Novembre 2008 – La Procura della Repubblica di Potenza sequestra la sorgente “Acqua dell’Abete”, tributaria dell’invaso della Camastra. La sorgente è ubicata a valle del Pozzo petrolifero Cerro Falcone 2 in agro di Calvello.

Aprile 2004 – Sul Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata appare il DGR 23 marzo 2004 n.699, “Definizione dello stato conoscitivo dei corpi idrici per la redazione del piano regionale di tutela delle acque”. Nel sopra citato documento, la Giunta regionale della Basilicata approva una relazione tecnico-scientifica, nella quale in relazione alla qualità delle acque invasate nelle dighe lucane leggiamo quanto segue: “Si evidenzia un diffuso scadimento della qualità, a partire dall’anno 2001, tutte le acque di invaso passano dalla categoria A2 alla A3. Appare quindi utile sottolineare l’opportunità di procedere a indagini più accurate che consentano di evidenziare le cause di tale peggioramento, non solo a fini puramente conoscitivi, ma anche per definire eventuali interventi migliorativi.”

Luglio 2009 – Nel dossier Mare Monstrum, prodotto da Legambiente, viene descritta la situazione della rete di depurazione regionale. L’associazione ambientalista sottolinea che essa copre solo “il 74% del territorio regionale, lasciando la Basilicata al quartultimo posto nella classifica delle regioni italiane per capacità di servizi di depurazione e fognatura.” Come dimostrato dall’indagine del CFS sul funzionamento del depuratore consortile di Senise, sarebbe di certo utile interrogarsi anche su quel 74% per cento di territorio che risulta coperto da una rete di depurazione.

Nel chiedere alla magistratura lucana a che punto sono le indagini avviate dal Noe, dal Corpo forestale dello Stato, dalla Polizia Provinciale sull’inquinamento di alcuni corpi idrici lucani, preannuncio che nelle prossime ore convocheremo una conferenza stampa per diffondere i dati emersi dalle analisi commissionate sulle acque degli invasi della Camastra, del Pertusillo e di Montecotugno. Subito dopo la conferenza stampa consegneremo al Procuratore Colangelo, alla Polizia Provinciale, al NOE e al Corpo Forestale un esposto-denuncia contenente le analisi in oggetto.

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