Non c’è da scegliere fra sicurezza e le libertà

TRADUZIONE (a cura di Guido Biancardi) DELLA DICHIARAZIONE DEL CONTROLLORE GENERALE DELLE PRIGIONI DI FRANCIA, ADELINE HAZAN.

Siamo all’escalation”: è il grido d’allarme del controllore generale delle prigioni francasi.

Adeline Hazan valuta che gli equilibri fra i diritti fondamentali e la sicurezza non esistano più in Francia. Nel suo rapporto annuale, ella esprime le sue inquietudini per lo Stato di diritto.

Non c’è da scegliere fra sicurezza e le libertà”.

Dal momento che la minaccia terroristica si instaura permanentemente ed i provvedimenti sullo stato d’urgenza, la legge informazione e la riforma della procedura penale nel giugno 2016 hanno profondamente mutato il paesaggio giuridico questi ultimi mesi, la Controllore generale dei luoghi della privazione della libertà Adeline Hazan manifesta questo mercoledì vive inquietudini per lo Stato di diritto.

La sua presa di posizione, solenne, segue quella degli alti magistrati nel corso dell’ultimo anno e le riflessioni di molti giuristi. Il suo grido d’allarme viene lanciato nel rapporto annuale della sua istituzione.

L’evoluzione della legislazione ha funzionato come una replica: per reazione a dei colpi sempre più rudi, sono state votate leggi sempre più restrittive dei diritti fondamentali. Sarebbe necessario per mettersi al massimo livello di sintonia con la tragedia , assumere il rischio di rinunziare ai valori ed alle libertà fondamentali? Io non lo penso. Questa logica pericolosa non è purtroppo una novità; è quella dell’”escalation”.
Adeline Hazan sottolinea che si era assistito a questo processo già nel 1986 a seguito dell’ondata di terrorismo. “Si sa bene che ci si abitua a che misure decise in periodi eccezionali facciano, poco per volta senza che ce se ne renda conto, parte del paesaggio e si istallino nell’arsenale repressivo senza più venir rimesse in discussione.”

Nel dettaglio, la Controllore generale dei luoghi di privazione della libertà (Garante dei detenuti, ndr) intende richiamare le misure che hanno toccato la sfera penitenziaria: le liberazioni condizionali ristrette, il periodo di sicurezza divenuto applicabile di pieno diritto in certi casi, una perpetuità “ irriducibile (ostativa?)” instaurata per le persone condannate alla reclusione criminale perpetua per fatti di terrorismo, o ancora la legalizzazione della videosorveglianza in cella che era stata adottata per Salah Abdelslam e che , per Adeline Hazan, è da annoverare fra gli “attentati alla dignità ed all’intimità”.

Ma, passata questa rassegna, ella invita le autorità dello Stato, la stampa ed il grande pubblico ad interrogarsi in maniera ben più globale:  “Una gerarchizzazione si è costituita fra libertà individuali e diritto alla sicurezza, come se i diritti fondamentali diventassero un lusso che non si poteva più offrire in questi periodi difficili. Segno dei tempi , diventa , oggi, banale criticare una istanza comunque essenziale in democrazia, la Corte europea dei diritti dell’uomo, creata nel 1959 nel quadro del Consiglio d’ Europa, insinuando che essa farebbe opera di ingerenza nell’azione dei governanti. Cosa non si è ascoltato negli ultimi mesi uscire dalla bocca di certi responsabili politici? Certi di loro non hanno esitato ad affermare che se la Convenzione europea dei diritti dell’uomo non permette la collocazione in ritenzione amministrativa delle “schede S”, bisognerebbe esonerarvisi….”,

Adeline Hazan, che è succeduta nel 2014 a Jean-Marie Delarue alla testa dell’istituzione del Controllo generale dei luoghi di privazione della libertà, creata nel 2008,conclude il suo rapporto annuale con un appello a resistere. “La tentazione è grande, in tempi turbolenti, di trascurare il rispetto, la protezione ed il miglioramento dei diritti fondamentali. Questa inclinazione è pericolosa.Non bisogna, cedere, lasciandovisi attrarre. Io non vi cederò.

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