Non solo Dell’Utri
di Rocco Ruffa (*)
La visita al carcere di Catanzaro che la delegazione del Partito Radicale ha svolto il giorno di Natale è la cartina di tornasole del sistema penitenziario italiano in generale e di quello calabrese in particolare.
Una delegazione composta da membri dell’associazione radicale nonviolenta Abolire la Miseria -19 Maggio della quale facevano parte Giuseppe Candido (che ne è il segretario), Rocco Ruffa (tesoriere della stessa nonché membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani), Gernando Marasco (coordinatore della provincia di Vibo Valentia di Sinistra Italiana) e Daniele Armellino (membro della direzione nazionale della Gioventù Federalista Europea).
Una visita, la nostra, autorizzata dal vice capo del dipartimento dott. Marco Del Gaudio ai sensi dell’art. 117 del D.P.R. 230/2000 che regolamenta l’Ordinamento Penitenziario. Ordinamento Penitenziario che ha più di 40 anni (Legge n. 354/1975) e che in questi giorni è stato oggetto di importanti modifiche avendo il Consiglio dei Ministri, dopo un lungo iter, approvato i decreti delegati che lo riformano. Molte le domande da parte dei detenuti in merito alla riforma; non si conosce ancora il contenuto dei decreti delegati; ai detenuti, che erano al corrente dell’approvazione, abbiamo solo potuto ribadire che i decreti dovranno tornare nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato perché sia verificato che siano conformi ai i principi contenuti nella Legge delega dello scorso mese di Giugno, tra i quali: il riconoscimento del diritto all’affettività in carcere; una maggiore facilità di accesso alle misure alternative alla detenzione; l’incremento delle opportunità di lavoro retribuito, sia intramurario sia esterno; il rafforzamento dell’istruzione e della formazione professionale.
Quello nella frazione Siano del comune capoluogo di regione è il carcere più popoloso della Calabria con una popolazione carceraria in aumento: si è passati dai 490 detenuti presenti alla data del 23/01/2017 ai 508 di oggi ai quali però vanno aggiunti 14 persone in permesso per trascorrere il giorno di Natale in famiglia perché autorizzati dalla Magistratura e dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP).
A conti fatti un +7% che è poco significativo se non fosse per il fatto che il carcere è sovraffollato. Secondo la “scheda trasparenza istituti penitenziari – 2017*” del Ministero della Giustizia, infatti, è vero che i posti regolamentari sono 636 ma a questo numero vanno sottratti i 205 “posti regolamentari attuali non disponibili” (come indica la scheda); si tratta, molto probabilmente, di posti che non sono disponibili perché il carcere è in ristrutturazione e – si sa – in Calabria queste ristrutturazioni possono andare avanti per molto tempo a discapito dei diritti dei detenuti: 431 posti per 522 persone vuol dire un tasso di sovraffollamento del 121%
Un carcere che -secondo i dati che fornisce il DAP- è sovraffollato ma che nella realtà – per noi che abbiamo potuto visitarlo – è messo peggio: non solo stanze di pernottamento per una persona dove si deve stare in due per 20, 22 ore al giorno, ma anche carenza di cure mediche, pochissimo lavoro a disposizione dei detenuti, carenza di acqua calda e riscaldamento (speriamo solo temporanea a causa di un’avaria) e nel complesso tanta sofferenza.
E per noi che ci battiamo per l’istituzione del Garante dei detenuti della Calabria spiace constatare che – a detta di tutti i detenuti interpellati – “mai nessun magistrato di sorveglianza da quando siamo qui è venuto a ispezionare le celle”
Non mancano le cose positive: a partire dalla Polizia penitenziaria che, seppure con turni massacranti, cerca di dare attuazione al motto che la contraddistingue: “Despondere Spem Munus Nostrum” ovvero svolgere il compito di dare speranza, continuando con gli insegnanti ai quali è affidato il duro compito di (ri-)educare queste persone spesso analfabete, per finire con il direttore – la d.ssa Angela Paravati – che (per usare le parole di un detenuto) “è di una sensibilità unica e quello che fa è encomiabile”
Durante la visita siamo stati guidati dal’Ispettore Trifiletti che ci ha spiegato come, essendo Natale, ai detenuti – come abbiamo potuto constatare con i nostri occhi – era stato concesso di trascorrere il pranzo insieme radunandosi in poche celle per ognuno dei corridoi di sezione.
Anche noi crediamo che la decisione della direzione sia un gesto di grande sensibilità ma non possiamo restare insensibili di fronte ai casi di detenuti (più di uno) che per le loro condizioni di salute (problemi oncologici, psichiatrici o gravemente invalidanti) non dovrebbero stare in carcere e che comunque dovrebbero poter scontare la loro pena senza che sia leso il loro diritto alla salute.
(*) Rocco Ruffa è membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani