#LaBuonaScuola, e la vecchia concezione aziendale dell’istruzione 

di Gianluigi Dotti {*}

Pubblicato su Cronache del Garantista il 7 marzo 2015

Dalla metà del mese di settembre 2014 il Governo sta promuovendo il progetto #labuonascuola, utilizzando tutte le principali tecniche di marketing oggi sul mercato. Tuttavia, come sanno perfettamente tutti gli esperti del settore, se il prodotto non ha sostanza non c’è pubblicità che tenga.


In effetti due lunghi mesi di consultazione virtuale sul sito del MIUR, conferenze di servizio coatte, dibattiti semi-deserti hanno portato ad altri due mesi nei quali il mondo della scuola, e l’opinione pubblica, hanno assistito attoniti ad una serie di tentativi di rielaborazione dei risultati, nella migliore delle ipotesi, fallimentari.

Non c’è da stupirsi, quindi, se da tali approfondimenti “tecnici” siamo arrivati alle “convulsioni” politico-governative delle ultime settimane, segnate anche dall’erroraccio (“un’anno”) sul famoso manifesto; il che per chi vuol fare #labuonascuola è un pessimo inizio. Abbiamo perso il conto di quante volte siano stati promessi al mondo della scuola e all’opinione pubblica i provvedimenti per #labuonascuola dal sapore taumaturgico e quante li abbiano puntualmente rinviati.

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Articolo di Gianluigi Dotti, del Centro Studi Gilda Insegnanti, pubblicato su Cronache del Garantista

Il dubbio, lecito, a chi nella scuola vive e lavora, è che il gruppo di lavoro del ministero e del Governo abbia sottovalutato la complessità e le difficoltà nel mettere mano ad un’istituzione che gode della salvaguardia costituzionale e che per questo non può essere trattata come un caso aziendale qualsiasi, magari studiato e simulato in qualche master o corso di perfezionamento, meglio se all’estero (di solito quello che fanno gli altri sembra sempre migliore).

Sta di fatto che se il testo del provvedimento che dovrebbe attuare #labuonascuola è quello uscito sui siti possiamo dire con certezza che molte delle critiche che il mondo della scuola, e la Gilda degli Insegnanti in particolare, ha rivolto alla prima bozza di settembre 2014 non sono state recepite. Pur non scendendo nei particolari, vale la pena segnalare che rimane l’impostazione aziendalistica di fondo (la filosofia del provvedimento), che prevede l’organizzazione gerarchica dell’istituzione scolastica (parafrasando il famoso slogan leninista potremmo dire “tutto il potere ai dirigenti scolastici”) e lo sviluppo dell’atteggiamento competitivo tra i docenti (differenziazioni di stipendi, carriera, orari, …).

Peraltro, senza scomodare i “guru” dell’organizzazione aziendale moderna, basta interessarsi un poco alla moderna scienza dell’organizzazione aziendale, basta studiare e fare ricerca come fanno gli insegnanti (si possono trovare in internet esaurienti informazioni a tal proposito), per scoprire che questi due precetti: gerarchia e competizione, sono stati abbandonati dalle migliori aziende sul mercato attuale.

Al posto di gerarchia e competizione queste aziende promuovono, anche con giochi di ruolo, il senso del gruppo, della coesione, e insistono su condivisione e cooperazione, proprio quello che, al contrario, #labuonascuola vuole “rottamare” nella scuola attuale, che a livello subliminale dovrebbe risultare #lacattivascuola.

Lo stesso processo è avvenuto anche nello sport, dove è oramai acclarato che per giocare bene non serve il fuoriclasse (o il 66% dei fuoriclasse) ma è indispensabile che tutti giochino ad un certo livello; insomma il bel gioco è frutto del lavoro di squadra, nella quale tutti devono sentirsi coinvolti.

Un ulteriore problema è costituito dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea del 26 novembre 2014, che ha riconosciuto il diritto deprecari della scuola con più di 36 mesi di servizio all’assunzione a tempo indeterminato.

A questo punto, per uscire da questa confusione bisognerebbeprocedere rapidamente all’assunzione dei precari attraverso un decreto legge, così da ridurre le migliaia di contenziosi aperti in tutta Italia, che rappresentano anche un costo notevole per l’erario.

Mentre per tutte le altre materie del progetto #labuonascuola bisognerebbe rivedere completamente la filosofia di fondo e superare lo schema gerarchico e competitivo per confermare invece l’importanza costituzionale dell’istituzione scolastica e promuovere la cultura dell’organizzazione condivisa e partecipata. Chiaramente per questo sarebbe necessario un disegno di legge che coinvolga assieme alle forze politiche nel dibattito anche i rappresentanti dei docenti e del mondo della scuola.

Ma si sa che di questi tempi il “buon senso” sembra sia finito, come il senno di Orlando, sulla luna e, purtroppo, non si vede un Astolfo all’orizzonte.

 

{*} Responsabile Centro Studi Gilda degli Insegnanti


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