LA BIBLIOTECA EBRAICA SCOMPARSA

I nazisti non si limitano a una spietata caccia all’ebreo

di Valter Vecellio (*)

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Immagine di repertorio Shoah

E’ una ferita che sanguina ancora: il 16 ottobre del 1943 la comunità ebraica di Roma, la più antica d’Europa, patisce un atroce rastrellamento: 1.259 deportati nei campi di sterminio. Tornano in 16, una sola donna; nessun bambino.
I nazisti non si limitano a una spietata caccia all’ebreo. Due settimane prima, negli uffici della Comunità si presentano due ufficiali nazisti, analizzano e sequestrano circa settemila pezzi storici della biblioteca e il fondo del Collegio rabbinico italiano.
Sono esperti di filologia semitica, fanno parte dell’unità speciale incaricata di saccheggiare materiale di interesse culturale dai Paesi occupati. Viene così razziato un patrimonio unico, manoscritti miniati del XIII secolo, edizioni veneziane di rara bellezza, volumi arrivati dalla Spagna e scampati ai roghi dell’Inquisizione, Talmud e testi cabalistici, provenienti dalla Istanbul musulmana risalenti all’unico periodo in cui in quella città è permesso stampare testi ebraici.
Domanda: “Abbiamo questi settemila libri che vengono caricati sui vagoni…Dove li portano? In Germania, in Svizzera?”.
Risposta della professoressa Serena Di Nepi, docente di storia moderna all’università La Sapienza di Roma: “Qui sta il mistero. Sappiamo che quei libri, caricati in due convogli, sono certamente partiti. Dove siano finiti lo dobbiamo scoprire”.
Un’equipe di storici, ricercatori ed esperti ora è sulle tracce di questa biblioteca scomparsa, la vuole recuperare.
Domanda: “Questo tesoro potrebbe essersi disperso in mille rivoli…”:
Di Nepi: “L’esperienza degli antiquari ci sconsiglia la pista dei mille rivoli, perché in questo caso non tutti ma molti sarebbero già venuti fuori nelle aste, o in biblioteche, musei…Il fatto che siano stati trovati pochissimi esemplari, e non è neppure certo che appartengano a quei lotti razziati, ci fa pensare che la maggior parte di quei libri siano ancora conservati insieme, in qualche luogo…”.
Solo venticinque volumi gelosamente custoditi nel Museo ebraico di Roma si salvano, erano stati prudentemente nascosti prima della razzia.
Domanda: “Qualche luogo…Perché voi indirizzate specificatamente le vostre ricerche, in Germania lo posso capire, ma anche in Russia e in Ucraina e non, per dire, negli Stati Uniti?”.
Di Nepi: “Perché analoghe ricerche per altri tesori sottratti dai nazisti portavano in Ucraina e Russia, che fino a pochi anni fa erano inaccessibili. Gli Stati Uniti…Non si può certo escludere nulla, ma non è facile trasportare in America settemila volumi senza lasciare traccia e senza che nessuno ne sappia nulla. Per questo pensiamo alla Germania e ai territori dei paesi ex comunisti: sono piste, se così le posso definire, che promettono bene e sono anche quelle meno indagate…”.


(*) V. Vecellio, membro della direzione di Radicali Italiani, direttore di Notizie.Radicali.it, è redattore del TG2 e il presente articolo è andato in onda sotto forma di servizio al TG2 del 26 gennaio durante l’edizione delle 20:30

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