Lampedusa e la Bossi-Fini

di Giuseppe Candido
Quella di Lampedusa dello scorso sabato 5 ottobre è forse la più grave di un lunga lista di tragedie in mare. 194 finora i corpi recuperati e 169 i dispersi in mare. Ma la lista è destinata ad allungarsi perché i superstiti dicono che sul barcone erano in 518. Il Mediterraneo pare essersi trasformato in un cimitero. Una vergogna, ha detto giustamente Papa Francesco. Dopo il giorno del pianto invocato dal Pontefice arriva anche quello della riflessione. L’8 luglio Papa Francesco era andato proprio a Lampedusa, nell’isola siciliana perché, come si leggeva nel comunicato ufficiale, “profondamente toccato dal recente naufragio di un’imbarcazione che trasportava migranti provenienti dall’Africa, ultimo di una serie di analoghe tragedie, intende pregare per coloro che hanno perso la vita in mare, visitare i superstiti e i profughi presenti, incoraggiare gli abitanti dell’isola e fare appello alla responsabilità di tutti affinché ci si prenda cura di questi fratelli e sorelle in estremo bisogno. A motivo delle particolari circostanze – proseguiva la nota – la visita si realizzerà nella forma più discreta possibile, anche riguardo alla presenza dei vescovi della regione e delle autorità civili”.
E così fu. Ma le tragedie non sono finite: uomini, donne e bambini ammassati in barconi in viaggio verso la speranza sono ancora morti tragicamente. Traditi dalla speranza di una vita meno misera. Ma il paradosso è che, per coloro che invece ce l’hanno fatta, l’accoglienza comprende oltre alle coperte termiche, il vitto e l’alloggio anche un bel processo penale per il reato di clandestinità. Un reato penale introdotto dalla Legge Bossi Fini. Una legge che oggi, dopo la tragedia, tutta la sinistra si dice pronta a modificare. Dall’On.le Boldrini, presidente della Camera, passando per il governatore della Puglia e leader di SEL, Nichi Vendola, sino a i vertici massimi del PD e al suo ministro per l’Integrazione Cecil Kyenge, tutti si dicono pronti ad abrogare in toto o in parte la legge Bossi-Fini. Ma allora perché non hanno sostenuto i referendum radicali? Perché li hanno praticamente affossati? Credono di poter far loro in parlamento, come ha detto Renzi, con il governo delle larghe intese? Non sarebbe stato corretto far esprimere, su questi temi, gli italiani? Ora, il popolo italiano che loro dicono di rispettare, su quei temi non potrà neanche esprimersi. Mentre, grazie a Silvio Berlusconi che li aveva firmati tutti e dodici e al PdL che si è attivato per la raccolta, potrà farlo sui quesiti riguardanti la “giustizia giusta” come la responsabilità civile dei magistrati, la separazione delle carriere, la limitazione della custodia cautelare, i magistrati fuori ruolo e persino per abolire l’ergastolo. I referendum radicali su divorzio breve, abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e alle chiese, per abolire il reato d’immigrazione clandestina e delle norme che ostacolano il lavoro regolare e per abolire il carcere per i fatti di droga di lieve entità, non potranno invece essere votati dai cittadini.
Questo fallimento però non è solo della sparuta truppa di militanti radicali che aveva ed ha solida consapevolezza delle proprie esigue forze, né solo di uno Stato sempre meno in condizioni di legalità e con agibilità democratica ridotta al lumicino in cui pure la raccolta è risultata ostacolata da numerosi fattori; quella dei 6 quesiti referendari che non hanno raggiunto il quorum delle 500.000 firme è un fallimento di tutta la sinistra, anche quella calabrese, che oggi, con belle e toccanti parole, dice di voler abrogare proprio quella legge Bossi-fini ma che in realtà non ha fatto nulla per sostenere la raccolta delle firme come invece ha fatto, per la giustizia, Berlusconi e il PdL. Papa Francesco, ricordo, andò a luglio a Lampedusa per rendere omaggio ai migranti morti nel Mediterraneo ma, sotto traccia, aveva anche lanciato un appello alla politica perché si ricordasse che queste tragedie umanitarie sono una vergogna; soprattutto quando sono aggravate da una legge che rende criminale chiunque giunga in Italia su un barcone in cerca di un futuro meno misero. Un appello che però allora non venne colto.

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