di Maria Elisabetta Curtosi
“La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto
che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura
con la forza incontrastata della scienza
con addosso l’entusiasmo
di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero
sia la sola libertà.”
Quasi quarant’anni orsono, così cantava il signor G, per gli amici estimatori delle sue note, ed era solo il 1973. C’è da dolersene se canticchiandola magari rabbrividiamo? Magari con questo repentino arrivo d’autunno per l’aria fresca questo è normale.
O magari invece viene da porsi qualche domanda, tra un “ddl” e l’altro, non siamo tanto sicuri che la nostra libertà sia veramente protetta e preservata, quasi come fosse la foca monaca dei caraibi ormai in via d’estinzione. La Natura è equilibrio e l’uomo non fa altro che metterlo in serissimo pericolo.
E per questo possiamo permetterci di dubitare di essere liberi per natura. Magari dobbiamo sottometterci al fato come il “pius” Enea o chissà abbiamo la fortuna di essere noi gli artefici: homo faber fortunae suae.
Io so questo: che chi pretende la libertà, poi non sa cosa farsene. Dixit Pasolini.