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#Turchia in #Europa, subito

«Turchia in Europa da Subito» denuncia la decisione irresponsabile della Commissione Juncker che blocca gli ingressi nell’UE fino al 2019

di Mariano Giustino* @MarianoGiustino

Pubblichiamo interessante articolo dalla newsletter n*45 di radicalparty.org

Il 12 novembre si sono svolti a Roma i lavori del primo Consiglio direttivo di Turchia in Europa da Subito, organizzazione transnazionale di cittadini e parlamentari che persegue lo scopo di sostenere e promuovere l’immediato ingresso della Turchia nell’Unione Europea. La riunione è stata preceduta da un incontro tra i dirigenti dell’associazione Turchia in Europa da Subito e il nuovo ambasciatore della Repubblica turca in Roma, S.E. Aydın Adnan Sezgin, l’11 novembre.

Il Consiglio direttivo ha denunciato come scandalosa e politicamente sbagliata la dichiarazione della Commissione europea Juncker, la quale afferma che prima del 2019 non avverrà alcun ingresso nell’Unione Europea. La decisione è stata recepita da tutti i paesi candidati, e dai paesi che aspirano alla candidatura, come un congelamento di fatto dei negoziati.

Ciò significa che i processi di riforma che sono stati avviati tra molte difficoltà, come è avvenuto per la Turchia, rischiano di restare paralizzati fino al 2019 venendo meno il carattere di urgenza delle riforme necessarie da intraprendere per l’allineamento con l’acquis comunitario.

È’ ancora più grave il fatto che la presa di posizione della Commissione Juncker non abbia suscitato alcuna reazione, non solo nel Parlamento europeo, ma anche nel governo italiano, che deve respingere con fermezza questa irresponsabile posizione. L’associazione Turchia in Europa da Subito ne denuncerà la gravità in tutte le sedi istituzionali sia italiane che europee.

È possibile ascoltare integralmente i lavori del Consiglio direttivo di Turchia in Europa da Subito sul sito di Radio Radicale: http://www.radioradicale.it/scheda/426008/consiglio-direttivo-dellassociazione-turchia-in-europa-da-subito

* Direttore della rivista «Diritto e Libertà»
marianogiustino@dirittoeliberta.it
@TURKEYEUROPENOW
@AntennaAnkara

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L’amica Turchia, ovvero, quello che accadrebbe se l’UE aprisse gli occhi

di Carmelo Puglisi

Secoli fa – non a torto – v’era un certo timore quando i turchi erano alle porte. Ai tempi, esisteva ancora l’Impero Ottomano, uno dei più longevi e temuti imperi della storia, che svolse, forse indirettamente, anche un ruolo positivo, in ambito economico e culturale, fungendo da collegamento fra Europa ed Oriente, almeno fin quando non vi furono le prime scoperte geografiche che ridimensionarono il Mediterraneo e gli scambi che lì avvenivano, facendogli svolgere un ruolo relativamente secondario. Ma questa è storia.

Oggi, con questo lontano passato, esistono ancora delle analogie, e permangono preoccupanti discriminazioni, in gran parte ingiustificate.

Da decenni, la Turchia ha chiesto di poter entrare a far parte dell’Unione Europea, senz’ancora essere stata ammessa.
In precedenza, l’UE mise dei paletti e pose dei problemi assolutamente puntuali e legittimi per consentire l’accesso alla Turchia, e quest’ultima, specialmente negli ultimi tempi, ha fatto dei passi da gigante a livello di riforme e democrazia, proprio grazie alla spinta propulsiva che deriva dalla possibilità di entrare in quell’Unione Europea che oggi barcolla, scossa dalla crisi economica e non solo.

Poi è successo qualcosa. L’ingresso della Turchia sembrava imminente, ma il processo ha subito di colpo un rapido arresto. Forse, chi nei confronti di questo Paese nutre dei timori e pregiudizi, dovuti principalmente all’avversione verso la religione islamica, vedendo che effettivamente la Turchia si stava impegnando a fondo per adattarsi ai requisiti che l’UE aveva imposto, ha tirato il freno a mano; una mossa che ha prodotto diversi effetti negativi.

Infatti, qualora l’UE chiudesse definitivamente la porta in faccia alla Turchia, i successi e i passi avanti fatti negli ultimi anni, rischiano di essere vanificati completamente. Certo, la Turchia ha ancora da lavorare, come ad esempio riconoscere una volta per tutte il genocidio degli armeni, ma non deve assolutamente cadere vittima dei pregiudizi di qualche politico bigotto seduto ai posti di comando.

L’ingresso della Turchia all’interno dell’UE gioverebbe a tutti, e non solo da un punto di vista economico. Nonostante la crisi degli ultimi anni, la Turchia continua a chiedere con convinzione ed interesse di essere ammessa nell’UE, e sarebbe un errore impedire ciò, senza addurre valide motivazioni, che devono naturalmente andare oltre quelle geografiche, che non reggono più, visto l’ingresso consentito a Paesi come Cipro e Bulgaria.

Tuttavia, il tempo scorre. Dopo decenni di attesa, la Turchia ha posto come limite il 2023. Se entro quell’anno, per vari motivi, l’UE non le consentirà l’ingresso, la Turchia rimarrà definitivamente fuori.

Sarebbe uno sbaglio. Vorrebbe dire tirare una linea sulla cartina geografica, e se questo fosse dovuto al fatto che la religione maggiormente diffusa in Turchia è quella islamica, sarebbe ancora peggio. L’Unione Europea non ha, nei requisiti di ammissione, quello di dover professare in larga maggioranza una religione o un’altra.

Se invece qualche politico incravattato guarda ancora alla moderna Turchia come molti guardavano all’Impero Ottomano di un tempo, allora farebbe meglio a girare le lancette del suo orologio e mettersi al passo coi tempi.

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