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Giganti, il nuovo libro di Franco Vallone

Terza edizione riveduta, nuovi capitoli e approfondimenti, una copertina giallo fosforescente, cento pagine riccamente illustrate con foto a colori e in bianco e nero, una prefazione di Rocco Cambareri, presentazioni di Giuseppe Braghò e Albert Bagno. Si intitola “Giganti – Cammelli di fuoco, ciucci e cavallucci nella tradizione popolare calabrese” ed è il nuovo libro, appena uscito in libreria, di Franco Vallone. Un percorso antropologico e storico che vede protagonisti i giganti processionali calabresi e i tanti animali da corteo che vengono “abballati” durante i giorni di festa. Jijante, gehante, gehanti, gihanta, giaganti: sono solo alcune delle denominazioni dei giganti nelle diverse aree della Calabria. In alcuni luoghi i due giganti vengono chiamati semplicemente giganti e gigantissa, in altri Mata e Grifone. In un’intervista, all’interno del film documentario I Gigantari, della regista Ella Pugliese, l’antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani, spiega fra l’altro che «i giganti in questa forma non hanno un nome specifico perché in genere i giganti processionali che vengono “ballati” durante le feste dei nostri paesi calabresi vengono chiamati ’u giganti e ’a gigantissa, qualche volta ’u re e ’a regina, comunque, qualsiasi nome abbiano, il riferimento è alla coppia che costituisce i fondatori mitici della città. Sono gli antenati e quindi è come se la comunità facesse un passo indietro, risalisse al momento della sua origine, della sua fondazione, in modo che la vita venisse poi ripotenziata, rivivificata da questo richiamo alle origini. (…)». Il volume inizia partendo da una presentazione delle due alte figure: “Ti svegliano di prima mattina con i loro tamburi. In principio si fanno solo sentire, da lontano, ti comunicano che sono arrivati e che oggi non è un giorno qualsiasi. Poi lentamente si avvicinano e si fanno anche vedere. Oggi è festa, e loro devono aprire il tempo speciale che solo la festa può dare. Sono i giganti, esseri enormi, fantocci grandi, colorati, simulacri arcani, speciali, proprio come il tempo che rappresentano e simboleggiano. Li senti quindi, li senti arrivare in un crescendo del rullare dei tamburi che li accompagnano con il loro ritmo inconfondibile. Arrivano prorompenti spezzando il silenzio della quotidianità e annunciando la festa. Enormi esseri con l’anima d’uomo, immortali nel loro eterno rituale di corteggiamento, sono i simboli dell’amore. Sono i giganti, antichi re dal viso scuro, e bellissime regine dalla carnagione rosea. Poi il racconto prosegue descrivendo la coppia del gigante e della gigantessa che si prepara ad uscire in pubblico; rullano i tamburi. Le due alte e inquietanti figure danzano e si corteggiano. In un rituale antichissimo tracciano, per le strade del paese, un itinerario magico simbolico. La festa è il loro mondo, il ritmo la loro vita, la strada e la piazza il loro preordinato e ritualizzato movimento. I due giganti fanno parte di un’antica tradizione calabrese. L’antropologo Apollo Lumini, in Studi Calabresi, nel 1890, scrive tra l’altro: «per la festa della Madonna di Agosto, vidi già in Monteleone (l’odierna Vibo Valentia) il Gigante e la Gigantessa, ma non so se qui, come in Sicilia, sia per ricordare il re Ruggero vincitore dei Saraceni. Vidi pure un nuovo genere di fuochi artificiali fuori della città, alla Madonneja, nei quali, pupazzi incendiati, figuravano appunto un combattimento tra cristiani e infedeli. Almeno suppongo fosse così, perché tra le grandi risate che se ne fecero, e l’entusiasmo clamoroso del popolino, non mi curai di appurare le cose». Nel volume ci sono tutti i giganti del vibonese, da quelli di San Leo di Briatico a quelli di Porto Salvo, Dasà, Vena Media, Arzona, Joppolo, Mileto, Papaglionti e Cessaniti e non mancano le esperienze più giovani come quelle di Zungri, Vibo Marina, Briatico, Favelloni, Monterosso, San Costantino e Potenzoni di Briatico, Sciconidoni, San Cono, Sciconi… e poi ci sono gli animali da corteo. In Calabria durante le feste di paese vengono utilizzati diversi tipi di fantocci dalle forme animalesche. Colorati animali in cartapesta, stoffa o cartone, si conservano di anno in anno per essere riutilizzati e portati in processione nelle feste. Poi ci sono i simulacri di animali che a fine festeggiamenti vengono incendiati e quelli preparati in modo da funzionare come macchine sceniche esplodenti capaci di produrre giochi pirotecnici di luci, scintille e rumori assordanti. Alcuni di questi animali accompagnano il ballo dei giganti, altri vengono ballati a fine serata per chiudere la festa. Molto spesso nella nostra regione il ballo dei giganti è accompagnato dal ballo del cameju, del ciucciu o del cavaju. Fantocci di cammelli, cavallucci o asini, ma anche d’elefanti, giraffe e dromedari, simbolici animali grotteschi che nel finale delle feste si esibiscono in un pirotecnico ballo di fuoco purificatore.

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A Bova anche quest’anno la suggestiva Processione della Domenica delle Palme

Affruntata
Affruntata a Briatico (VV)

di Carmelo Giuseppe Nucera (*)

Come ogni anno la città di Bova commemora l’ingresso di Cristo a Gerusalemme, con la suggestiva Processione della Domenica delle Palme. L’antico rito, di cui si ignorano le origini, consiste nel realizzare Palme a forma di figure femminili, intrecciate con foglie di ulivo e addobbate con fiori, frutta e primizie.

Una processione rara, diversa da tutte le altre, in cui la partecipazione religiosa dei fedeli emoziona quanto le suggestione che emanano questi simboli della cultura popolare grecanica.

Domenica 24 Marzo 2013, alle ore 10:00, le ancestrali sculture vegetali si riuniranno in Piazza Roma a Bova per giungere in corteo al Santuario di San Leo, dove saranno benedette. Da qui sfileranno in una sacra processione per le vie medievali del borgo fino ad arrivare nella Concattedrale dell’Isodia, riaperta al culto dopo quindici anni di restauri. La liturgia della Domenica delle Palme di Bova, tornerà quindi a celebrarsi nell’edificio in cui nel 1572 si mise fine al rito greco e s’intraprese la latinizzazione dell’intera diocesi. Un luogo pieno di fascino, testimone della storia bovese e dell’antica tradizione di costruire sagome femminili per celebrare la Domenica delle Palme.

In questa straordinaria processione i temi della Pasqua Cristiana nascondono, infatti, tracce di feste liturgiche del mondo ortodosso bizantino, ma anche ricordi di universi ancora più lontani, radicati nel contesto rurale delle comunità grecaniche di questi versanti aspromontani. Le Palme di Bova commemorano i riti di passaggio dall’inverno alla primavera, il ciclo della vita, la fertilità dei campi e il rapporto di Bova con le campagne circostanti.

Un evento ricco di stratificazioni simboliche in cui non mancano riferimenti ai miti dell’Aspromonte Greco, alle figure mitologiche di Demetra e Persefone, alle grandi madri del Neolitico, senza escludere le entità femminili che sopravvivono nella tradizione contadina della Bovesia in cui la donna, occupa sempre un ruolo centrale. Significative in tal senso solo le immagini femminili in alcuni dolci (‘ngute), e formaggi (musulapare) che si preparano nel periodo pasquale. Emblematica è la leggenda della fondazione stessa della città di Bova ad opera di una regina, la cui impronta è impressa sulla rocca del castello.

Le palme di Bova sono quindi il simbolo più significativo della cultura magno greca e bizantina dell’Area Grecanica, soprattutto della sua viscerale vocazione rurale. Ma il rito pasquale ha anche il primato di incarnare la rinascita stessa di Bova, il quale negli ultimi anni ha saputo recuperare non solo il suo centro storico ma anche un tassello della propria identità, mantenendo inalterato il valore spirituale e religioso delle sue tradizioni. Il rito delle Processione delle Palme è una finestra dalla quale osservare combinazioni e mescolanze di miti e tradizioni, mondi lontani e sotterranei, sincretismi religiosi e culturali, mitologie antiche e moderne.

Come vuole la tradizione le figure antropomorfe lasceranno la Concattedrale dell’Isodia per portarsi verso le ore 12:00 in piazza Roma, dove verranno smembrate. Ogni singola parte che costituisce la palma, detta “steddha”, verrà quindi offerta ai fedeli, nella meravigliosa cornice dell’agorà di Bova.

Alla festa religiosa seguono gli eventi organizzati dal Comune di Bova in collaborazione con l’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte, la Parrocchia di San Teodoro, il comitato provinciale delle Croce Rossa Italiana di Reggio Calabria, sede locale di Bova. Al termine del rito, promosso anche grazie l’Assessorato alla Cultura delle Regione Calabria e patrocinato della Provincia di Reggio Calabria saranno offerti i dolci tradizionali pasquali “ngute” mentre alle ore 17:00 si terrà un convegno presso Palazzo Mesiani Mezzacuva, all’interno del quale è allestita una mostra sul rito pasquale bovese. L’incontro, dal titolo, “Natura sacra: i riti della Settimana Santa nell’Aspromonte Greco”, è un occasione per esaminare la processione bovese ma soprattutto per contestualizzare l’evento religioso all’interno della Settimana Santa dell’Aspromonte, al fine di mettere in luce, le matrici comuni che fanno di questi riti un momento di grande interesse spirituale ma anche un volano culturale di respiro internazionale. Ai saluti del Sindaco di Bova, Santo Casile, del Vicesindaco  Gianfranco Marino, e di Antonio Alvaro, Presidente del Parco Nazionale dell’Aspromonte, seguiranno gli interventi della dott.ssa Anna Maria Zurzolo, redattrice, per la provincia di Reggio Calabria, degli itinerari religiosi nell’Aspromonte, della dott.ssa Rossella Agostino, responsabile della Soprintendenza dei Beni Archeologici della Calabria; di Fulvio Librandi, docente di Antropologia presso l’Università della Calabria, dell’antropologo Roberto Lucifero, direttore Centro Studi Cappella Orsini, Antonio Blandi, editore, Pasquale Faenza, Conservatore dei Beni Culturali e Storico dell’Arte.

Nell’ambito del convegno, in cui sarà presentato per la prima volta il video sui “Misteri” di Cittanova, il Sindaco di Bova omaggerà di una Palma il comune di Bova Marina al fine di ribadire le comuni origini dei due centri. Il bene etnografico sarà esposto presso il Centro di Documentazione del ParcoArcheoderi, dov’è parte integrante di un allestimento museale che pone la Palma di Bova a simbolo della minoranza storico linguistica dei Greci di Calabria. All’incontro saranno partecipi i sindaci di tutta l’area grecanica.

* Presidente del Circolo di Cultura Greca Apodiafazzi

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