Archivi tag: suicidi in carcere

Quanti di voi sanno che Rita Bernardini è in sciopero della fame da 24 giorni?

di Rocco Ruffa

In questi giorni molti hanno saputo -attraverso i mezzi di informazione- della morta di Dj Fabo e di come essa sia avvenuta: Fabiano Antoniani si è tolto la vita in una clinica svizzera dove ha ingerito un veleno ovvero ha potuto ricevere l’eutanasia.

La sua morte, sicuramente, sarebbe passata in silenzio se non fosse stato per l’azione nonviolenta di disobbedienza civile di Marco Cappato – tesoriere dell’associazione Luca Coscioni – che lo ha accompagnato fino in Svizzera. 

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Suicidi in cella in cella. Il silenzio. La notizia sono i commenti su FB

Suicidio al carcere di Opera a Milano. Il Sappe lancia l’allarme per le condizioni inumane delle carceri, ma per Repubblica.it la notizia diviene un’altra. La versione online del quotidiano diretto da Ezio Mauro, mercoledì 18 febbraio, pubblica un articolo a firma di Giuliano Foschini e Marco Mensurati, col titolo in bella evidenza su alcuni commenti usciti sulla pagina di Face Book di un sindacato di polizia penitenziaria titolando: “Suicidio in carcere, atroci commenti di alcuni agenti su Fb: Uno di meno ”.

di Giuseppe Candido

Pubblicato il 19/01/2015 su Cronache del Garantista Continua la lettura di Suicidi in cella in cella. Il silenzio. La notizia sono i commenti su FB

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Vibo Valentia, agente di polizia penitenziaria si toglie la vita

Carcere di Vibo Valentia, fonte: www.lametino.it

Nell’anno in cui ricorre il 250° anniversario della pubblicazione del volume Dei delitti e delle penequando mancano sette giorni allo scadere della sentenza Torregiani che ha visto l’Italia condannata per le inumane e degradanti galere, le morti nelle carceri italiane non si arrestano e, assieme ai detenuti, spesso i suicidi riguardano gli agenti di polizia penitenziaria.

Questa volta è successo a Vibo Valentia. Francesco Corigliano, agente capo della polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale di Vibo Valentia, si è tolto la vita sparandosi nel parcheggio del carcere ieri pomeriggio, verso le diciassette. A darne la notizia da Radio Carcere, trasmissione di Radio Radicale, è il giornalista Riccardo Arena, conduttore attento che nota come, dall’inizio dell’anno, sono 5 gli agenti di polizia penitenziaria morti suicidi. Uno al mese. Come redazione di Abolire la miseria costernati ci associamo al cordoglio della famiglia.

E pensare che Luigi Settembrini quando descrisse il libro di Beccaria disse che esso rappresentava “un fatto storico, perché segna il tempo in cui fu abolita la tortura e le atrocità nei giudizi criminali, e si cominciò a pensare se è proprio necessaria la pena di morte ai colpevoli”. Se visitasse le galere di oggi, leggesse la condanna della CEDU per violazione dell’articolo 3 (tortura) riportata dall’Italia, pure Luigi Settembrini sarebbe oggi triste e desolato per le sorti incivili di questo Paese.

A commentare il suicidio dell’agente e la sua possibile correlazione con le condizioni inumane e degradanti delle nostre patrie galere, assieme a Rita Bernardini c’è anche Gennarino De Fazio, calabrese e segretario della UILPE, il sindacato della polizia penitenziaria che ricorda come, in dieci anni, siano 124 gli agenti di polizia penitenziaria morti suicidi con un tasso percentuale doppio rispetto agli altri lavoratori delle forze dell’ordine. Sarà che nessun altro è costretto, durante il proprio lavoro, a torturare loro simili? La trasmissione può essere riascoltata all’indirizzo www.radioradicale.it

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Pannella: Sarò in Calabria perché noi siamo realmente persone d’onore”

In sciopero della fame dal 20 marzo per l’amnistia e lo Stato di diritto

Cinque giorni di lotta nonviolenta per arrivare al cuore dello Stato

Satyagraha significa forza e amore della verità ed è la lotta nonviolenta che Marco Mannella ancora una volta sta conducendo insieme a dirigenti radicali, direttori delle carceri, detenuti e semplici cittadini, tutti convinti dell’urgenza della questione carceri e giustizia del nostro Paese. Ancora uno sciopero della fame? Si, ancora uno, ancora una volta per la drammatica e inumana situazione delle nostre patrie galere. Marco Pannella ha iniziato il 20 marzo il suo sciopero della fame e, dal 24 al 29 marzo, durante la settimana Santa, sarà sciopero della fame collettivo assieme ad altre iniziative di lotta nonviolenta (ciascuno da’ corpo e tempo come può) per trasferire letteralmente la propria energia allo Stato affinché questi possa trovare la forza di rispettare la sua stessa legge. “Cinque giorni di lotta per arrivare al cuore dello Stato”, ha detto Pannella dai microfoni di Radio Carcere. Un lotta nonviolenta collettiva, assieme a direttori delle carceri, detenuti e l’intera comunità penitenziaria, per far conoscere questa drammatica urgenza di cui pure la nuova Presidente della Camera, On.le Laura Boldrini, ha parlato nel suo discorso. Forse anche per sottolineare questa urgenza drammatica, il nuovo Papa degli umili, Papa Francesco, sarà in un carcere minorile per il Venerdì Santo. Perché il carcere è il luogo dove si continua a morire di suicidio: due nell’ultima settimana. A Ivrea, il 22 marzo, Maurizio Alcide che soffriva di problemi psichiatrici e che tra meno di un anno avrebbe finito di scontare la sua pena, si è tolta la vita. Antonio Pagano invece si è tolto la vita lo scorso 26 marzo nel carcere di Opera di Milano: aveva 46 anni. 14 i suicidi dall’inizio del 2013: una mattanza di cui nessuno sembra preoccuparsi. Anche in Calabria, duecento detenuti, quasi l’intera comunità penitenziaria, hanno già aderito alla 5 giorni nonviolenta di Pannella e Radicali dal carcere di Paola (CS) e sono pure loro in sciopero della fame. Dalla Calabria aderisce anche Gennarino De Fazio, segretario generale della UilPe Calabria, perché questa situazione delle carceri “è anche una grossa frustrazione per tutto il personale che nelle carceri ci lavora”. E l’iniziativa sta dilagando su internet in tutti i penitenziari italiani. Ma la vera notizia durante la trasmissione Radio Carcere, la da’ il Dott. Tortorella, segretario generale del SIDIPE, il sindacato dei direttori di istituti penitenziari, che dalla trasmissione di Riccardo Arena, ricorda come siano gli stessi direttori degli istituti penitenziari “a vivere per primi questa drammatica situazione delle carceri in cui lo Stato non può garantire i diritti costituzionali delle persone”. “Viviamo questa situazione con grande angoscia”, ha detto chiaramente, indicando una serie di provvedimenti tra cui l’amnistia e l’indulto, per porre fine a questa vergogna. “Con questa lotta nonviolenta poniamo il problema dell’immediata accoglienza dell’ultimatum che ci ha dato la CEDU”, ha esclamato Pannella. Il tempo corre e, ha aggiunto, “rimangono meno di dieci mesi affinché l’Italia ponga termine alla sistematica e strutturale violazione dei diritti umani”, che la Corte europea ha sanzionato con la sentenza pilota dello scorso 8 gennaio 2013. E l’unico intervento che agirebbe strutturalmente su questa “catacombe del nostro Cesare”, per Marco Pannella è l’amnistia. Poi, nel salutare Gennarino De Fazio in collegamento telefonico dalla Calabria, Marco Pannella ha ribadito che verrà in Calabria a ringraziare gli elettori di Rosarno, Africo, Platì che “c’hanno capito”, per fare un’associazione di scopo per l’amnistia e perché, ha detto, “Noi siamo realmente persone d’onore”.

Marco Pannella, a Bruxelles, in uno dei suoi tanti scioperi della fame
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Se anche il PD dimentica Wojtyla

di Giuseppe Candido

Pubblicato su “il Domani della Calabria” P.1 il 12/04/2010

Anche la comunità di Sant’Egidio si mobiliterà per affrontare l’emergenza delle carceri italiane. E’ un’ulteriore suicidio, il diciottesimo di quest’anno, nelle nostre patrie galere ad obbligarci a riflettere ancora: un giovane di 39 anni a Benevento si è tolto la vita impiccandosi. Poi è montata la protesta delle pentole nei padiglioni Salerno, Napoli e Livorno del carcere di Poggio Reale. La motivazione della protesta non violenta dei detenuti, manco a dirlo, è il sovraffollamento ormai giunto a condizioni di intollerabilità. La struttura conta 2.786 presenze a fronte di una capienza massima di circa 1800 posti. I decessi in cella aumentano giorno per giorno. Il sovraffollamento, già sanzionato dalla Giustizia europea, ha raggiunto ormai valori troppo oltre la capienza massima e oltre la “soglia di tollerabilità”. Il ministro Alfano lo sa bene: il piano di costruzione di nuove carceri varato a gennaio scorso non potrà essere attuato in tempi utili ed ha provato a varare in “via legislativa” il provvedimento proposto in commissione giustizia dalla deputata Radicale Rita Bernardini. La sede legislativa che avrebbe assicurato un esame rapido del provvedimento è stata però negata sia dal PD che dall’IDV. Poi ci si è messa pure la Lega, contro lo stesso Governo, a dire il suo no ad un testo che prevede di far scontare l’ultimo anno di pena residuo ai domiciliari anziché in carcere. I primi a denunciare la situazione delle carceri italiane sono proprio gli agenti del Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria. In quel carcere, a Poggio Reale, una situazione davvero “intollerabile” che, Marco Pannella, Rita Bernardini e Matteo Angioli, in visita nel giorno di Pasqua, già avevano denunciato prima che scoppiasse la protesta dei detenuti. Una situazione generale, quella delle carceri italiani, “peggiore che nel ventennio fascista” ha sottolineato più volte l’esponente radicale. Anche in Calabria le cose non vanno meglio: dopo due suicidi nel carcere di Castrovillari nel 2009 è di pochi giorni fa la notizia del tentativo di suicidio per impiccagione nel carcere di Reggio Calabria. Stante la situazione drammatica la partitocrazia, che normalmente per se stessa è garantista, stringe le corde contro quello che viene definita un’amnistia strisciante, un altro indulto.

Ma, afferma la Bernardini, “sono tornati i feroci e menzogneri riflessi demagogici pre e post indulto a favore di inumane e anticostituzionali carceri come discariche sociali” e, mentre sembrava aprirsi uno spiraglio nel governo che, nella persona del ministro della Giustizia, aveva pensato di varare in sede di Commissione il provvedimento che consente ai detenuti che devono scontare pene inferiori ad un anno di farlo ai domiciliari, lo stop al provvedimento arriva dalla Lega che però trova subito il sostegno giustizialista di Di Pietro che spara a zero su quella che lui definisce un’amnistia mascherata. E anche il PD non sembra sapere bene che pesci pigliare. Non si comprende l’atteggiamento autolesionistico del PD che “avrebbe potuto rivendicare a se stesso il merito di aver indotto il governo a mutare atteggiamento rispetto alla politica di carcerizzazione fin qui seguita”. E poi ci si dimentica delle duecentomila prescrizioni, vera amnistia strisciante di questo Paese, che avvengono ogni anno, si dimenticano delle parole di Napolitano nel suo discorso di fine anno e si dimentica pure la nostra stessa Costituzione, la nostra Carta fondamentale, quel “patto che ci lega” come società di persone e che spiega chiaramente che “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva” (oggi il 48% dei detenuti è in attesa di giudizio) e che “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. La pena afflittiva e punitiva, in condizioni inumane di sovraffollamento che costringono al suicidio di liberazione, la pena che viene oggi erogata nelle nostre patrie galere, non è prevista dalla nostra costituzione. E forse sarebbe bene ricordare pure, alla “cattolica” Lega ma non solo, che nel 2006, era intervenuto proprio il Papa, Giovanni Paolo II, per chiedere quell’atto di clemenza utile a riportare il nostro paese nell’alveo della legalità costituzionale oltreché nell’ambito della più alta misericordia cristiana.

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