Archivi tag: Storia

Avvenimenti nel 1848.

di Maria Elisabetta Curtosi

Qualcuno ha affermato che il 3 luglio 1848 può essere considerato uno dei giorni più importanti per la nascita del giornalismo moderno: nacque, infatti, “Die Presse” fondata da August Zang a Vienna che aveva portato in prima pagina la pubblicità e al piede sempre in prima pagina veniva pubblicato un feuilleton così come viene usato ancora dai nostri quotidiani. Quindi oltre alle dichiarazioni di libertà e al dibattito sulle nuove idee socialiste ed umanitarie ciò che interessava era il tentativo di rendere più leggibile e discorsivo il giornale. Molte furono le difficoltà incontrate nel diffondere le discussioni che che fermentavano nei circoli più intelelttuali del tempo.

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Storie di padri e massari.

di Maria Elisabetta Curtosi

Le regioni che hanno contribuito in maniera più rilevante, tra il 1876 e il 1900 sono state il Veneto che ha fornito il più elevato contingente di emigrati, seguito dalla Campania, Sicilia e Calabria.  La vita umiliata di quegli anni aveva però un pathos che scendeva nelle cose, una sorta di tardo   crepuscolarismo in cui anche gli oggetti sembravano simboli esistenziali. Madri povere, bambini che lavoravano,che giocavano senza scarpe, padri che “ fatigavanu” dalla mattina alla sera, “ mbivenu” e “jestimavanu”. Vita difficile quella dei massari:  “Pecchi, pecchi sta vita, afflitta, amara, aiu zappu pemmu u moru o aiu u zappu pemmu u campu si chiedeva con i versi Pasquale Creazzo. La mattina di domenica e nelle feste ricordate però  sempre in chiesa: schegge, frammenti, documenti in bianco e nero. Si, gli zingari eravamo noi e gli emigranti italiani in America è in un certo senso la storia capovolta. Il Museo dell’Emigrazione di Franco Vallone, giornalista e scrittore calabrese o quello della Fondazione Cresci di Lucca, entrambi hanno avuto importanti riconoscimenti negli Stati Uniti, descrivono il percorso migratorio,non solo con le foto e le lettere ingiallite che ci parlano e ci fanno rivivere  una  sorta di  ricostruzione mentale di quelle scene: dal passaporto per l’estero,con tanto  di “ Avvertenze agli emigranti” stampate sul retro come certifica il biglietto da viaggio (terza classe, rilasciato dalla Navigazione generale italiana al “ passeggiere numero 074321) all’imbarco nella stazione marittima, il molo, le lacrime che non si asciugano con i “ maccaturi”  che profumano di sole, sudore  e sale  e poi il piroscafo, il dormitorio, i bagni,  il refettorio e la cella per i riottosi.

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Le donne al tempo dell’emigrazione in Calabria

di Maria Elisabetta Curtosi

I soldi che gli italiani dall’estero mandavano alle proprie famiglie rimaste in Italia furono una voce importante dell’economia . Oltre alle rimesse in denaro, gli italiani mandavano in patria un interminabile flusso di pacchi contenenti generi alimentari, oggetti vari, attrezzi, vestiario. Con le loro rimesse, spiega Rosario Manco “l’economia del paese se ne avvantaggiò forse più che con qualsiasi altra risorsa interna. Il miglioramento delle condizioni economiche influì positivamente sulle famiglie dei calabresi. Alcuni richiamarono le famiglie, altri tornarono ricchi.  Questo improvviso afflusso di danaro non creò soltanto nuovi ricchi, ma spesso anche drammi sociali come il fenomeno delle “vedove bianche”. Lo dimostrano due canti popolari:

“ I  mugghieri d’americani vannu a missa cu setti suttani.Vannu pregandu Domineddio: mandami sordi,marituma mio. Mo ca i sordi sugnu arrivati si li mangianu cu i nnamurati”.

“ Marituma è iutu a merica e no mi scrivi. Nun sacciu chi mancanza ci haiu fattu…ca di nu figghiu ‘nda trovatu quattro? Tu mancu na cartellina m’hai mandatu, arriva nu bastimentu illuminato e dintra ci porta u scornacchiatu,: bona venuta e bbivi e fai u curnuto. Cittu maritu miu, ca nu è nenti, ca li mandami a Napuli pe studenti”.

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La logica della seduzione

di Maria Elisabetta Curtosi

“Nella storia dell’antica Roma, l’esempio piu’ sorprendente di una seductio politico-militare e’ connessa al rituale religioso dell’evocatio”. Mentre le popolazioni semite (Assiri, Babilonesi, Ebrei) combattevano insieme i nemici e i loro dei, i romani concepivano le divinità del nemico come separabili dalle citta’ e dalle popolazioni cui erano connesse. I semiti quindi pensavano alla guerra come qualcosa di totale, che coinvolgeva anche gli dei, i Romani ritenevano di non poter conquistare una citta’, se non dopo avere sedotto, o con termine tecnico, appunto evocato la divinita’ che la tutelava. Questa veniva perciò invitata ad abbandonare la sua residenza e a trasferirsi a Roma, dove riceveva in cambio l’erezione di un tempio e l’organizzazione di un culto”.  – Così scriveva Mario Perniola, ne “La società dei simulacri”, Cappelli 1983 – Inoltre “la condizione indispensabile della riuscita della evocatio è il fatto che la città e il dio fossero designati col loro vero nome. Questo rituale, il cui significato e’ insieme militare, politico, culturale e religioso, si muove in una prospettiva opposta a quella della metafisica occidentale, la cui linea e’ espressa per esempio da Mosè: parlando dei nemici d’Israele, Mosè infatti ordina di votarli allo sterminio, di non fare con essi alleanza, ne’ loro grazia, di demolire i loro altari, spezzare le loro tele, tagliare i loro pali sacri, bruciare nel fuoco i loro idoli.  Mentre gli Ebrei così votano alla distruzione ciò che è loro estraneo, i Romani se ne appropriano: secondo l’evocatio romana la conquista è impossibile se non si assimila il patrimonio spirituale e culturale del nemico, che deve essere oggetto di rispetto e di culto; anzi condizione della sconfitta del nemico è il fatto che egli sia separato dalla propria radice culturale e religiosa, che sia privato della sua identità: egli puo’ cosi’ entrare nella logica della seduzione (…).
Gli dei sedotti non perdono nulla della loro dignità: essi vengono a Roma non come prigionieri, ma con la loro volontà. Il muto annuire della statua era infatti considerato come una condizione del trasporto, che doveva essere effettuato da giovani. La costruzione di un tempio, generalmente sull’Aventino, garantiva loro un’adeguata sistemazione. L’evocatio è il contrario della prevaricazione: Roma non porta i propri dei nella città nemica, ma fa loro spazio nel suo ambito. Stabilisce così con le città vinte un rapporto di seduzione che si trasmette successivamente agli abitatori di queste: essa diventa così la nuova patria, il nuovo centro di attrazione delle popolazioni soggettate. Non un ‘Vaterland’, basato sulla devozione, ma un Kinerland, basato sulla seduzione.”

 

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Il nuovo numero di Abolire la miseria

Periodico nonviolento di storia, arte, cultura e politica laica liberale calabrese

Care amiche e cari amici di Abolire

Abbiamo chiuso ieri, 18 dicembre, alle ore 23.00, il nuovo numero che, in queste ore, è in stampa. Piombo su carta dunque e, ancora per questo numero unico del 2009, sarà distribuito ai nostri sostenitori e, in copia omaggio, con tiratura di 10.000 copie, nelle cinque città calabresi capoluoghi di provincia, nella provincia di Catanzaro a Lamezia Terme, a Soverato e nei principali comuni della fascia ionica catanzarese. Registrato presso il Tribunale di Catanzaro col n°1 il 9 gennaio 2007, Abolire la miseria della Calabria giunge dunque al suo terzo anno di esistenza. Sia pur con pubblicazioni sporadiche, in relazione alla scarsità di fondi, e con vicissitudini ingrate, siamo ancora qui. Completamente rinnovato nei contenuti e, parzialmente nella grafica, Abolire la miseria della Calabria si propone, quale organo d’informazione dell’associazione di volontariato culturale “Non Mollare”, il fine di promuovere la diffusione della storia e della cultura della nostra regione per aumentare il livello di consapevolezza e di coscienza critica, attraverso la collaborazione volontaria degli autori, cui va uno specifico ringraziamento. Siamo cambiati assumendo la dizione di “Periodico nonviolento di storia, arte, cultura e politica laica e liberale calabrese” perché crediamo che, nel periodo che viviamo, che il nostro Paese sta vivendo, di cambiamento ci sia una forte necessità, soprattutto in Calabria, ma crediamo pure che, la rivoluzione necessaria e urgente, debba essere nonviolenta e di tipo culturale.

Abolire la miseria, abolire la povertà degli strati più in difficoltà della popolazione, nazionale e mondiale, è sempre di più cosa urgente e di straordinaria attualità. In Calabria, per farlo, abbiamo bisogno di riappropriarci della nostra storia perché conoscere cosa si è stati significa comprendere meglio ciò che si è e ciò che è l’altro.

L’associazione “Non Mollare” per questi motivi intende promuovere il recupero delle tradizioni popolari e della cultura calabrese attraverso azioni formative, informative ed editoriali anche multimediali, volte ad ampliare la conoscenza e la diffusione delle ricchezze della nostra regione in Calabria, in Italia e nel Mondo. Cercheremo di pubblicare una collana di studi di livello scientifico e che attingono all’ordine culturale del nostro territorio calabrese, con l’intento di riproporre editorialmente le zone meno esplorate del patrimonio culturale calabrese e, allo stesso tempo, affrontare argomenti e aspetti inediti della storia non solo locale. Rivolgendoci ai migranti e, nello specifico, al migrante calabrese, in realtà il progetto culturale che abbiamo in mente prevede il recupero e la valorizzazione editoriale delle tradizioni popolari calabresi e non calabresi, dei migranti di oggi e di ieri, come strumento “politico” in grado di promuovere l’integrazione delle identità culturali di un popolo e quindi di tutti i popoli. Nello specifico il progetto di “Integrazione delle diversità col recupero della cultura e delle tradizioni popolari calabresi” prevede studi, ricerche, pubblicazioni anche multimediali e/o web supportate, l’organizzazione di convegni, seminari di studio, manifestazioni volte alla pro- mozione, qualificazione e sviluppo delle seguenti tematiche:

a) Il teatro popolare in Calabria; b) Il brigantaggio nel decennio francese; c) Emigranti ed immigrazione: il caso dei libertari calabresi; d) Un secolo di stampa vibonese: antologia funzionale delle prin- cipali testate calabresi dagli inizi dell’ottocento agli inizi del novecento; e) Saggi su medicina popolare, usanze e credenze. Prevediamo la stampa di specifiche pubblicazioni, la loro diffusione anche medi- ante internet e la prosecuzione della stampa del bollettino dell’associazione “Non Mollare”, Abolire la miseria della Calabria, (con periodicità trimestrale). Pertanto, nel porgere il nostro sincero augurio per un Buon 2010, vi chiediamo di sostenerci. Abbonandovi o versando un piccolo contributo.

In quest’ottica, anche l’attività editoriale di Abolire la miseria della Calabria si adegua divenendo organo e strumento di informazione e ricerca storico-culturale per la nostra regione. Uno strumento partecipativo cui potranno unirsi altri collaboratori volontari.

Abolire la miseria della Calabria

Anno III Numero Unico



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