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“Il sessismo mentale”

di Maria Elisabetta Curtosi

 

Prendendo in cosiderazione le dissimmetrie semantiche, l’analisi investe soprattutto l’uso della lingua, vale a dire il << il sessismo mentale>> che si esplicita con le sue forme stereotipate, patriarcali, attraverso aggettivi, sostantivi e forme alterate come diminuitivi, vezzeggiativi che sono numeroso quando il discorso verte su donne/personaggio. Un esempio lo troviamo in un periodico dell’epoca:<<  il tragitto terreno di Indira Ganndhi sarebbe stato già straordinario se lo avesse percorso un uomo. Diventa unico perche lo ha percorso una piccola donna fragile mite minuta e rotondetta una piccola donna fisicamente Indira proseguì con un tocco… di femminile nevrosi>>.

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Come sustituire forme linguistiche “sessiste”

di Maria Elisabetta Curtosi

Si dice, ma non si dica più… I diritti  umani non i diritti dell’uomo; le popolazioni primitiva non l’uomo primitivo ecc…

E’ certo che allora uscire pubblicamente con un discorso sul “sessismo della lingua” servì a far riflettere molti e molte sul fatto che questa non è né neutra né ingenua e che il genere grammaticale maschile identificandosi con il genere universale contribuisce all’occultamento della differenza sessuale e quindi della specificità femminile. Le dissimmetrie grammaticali che vengono rilevate rigurdano infatti l’uso frequente del maschile per dimostrare fino a che punto esso sacrifichi il femminile e come possa condurre ad espressioni che a volte rasentano il ridicolo, in nome di regole e strutture codificate da uomini e legittimate dall’uso; è emblematica una frase come “l’uomo alla i suoi piccoli” in un testo di biologia. Sono forme espressive del genere che se non fossero supportate dalle nostre facoltà deduttive, difficilmente potrebbero condurci alla implicita presenza della donna.

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