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A loro insaputa

di Giuseppe Candido

Non ne sapeva nulla Scajola mentre gli compravano l’appartamento; non ne sapeva nulla Penati e, con estrema disinvoltura, anche Francesco Rutelli non ne sapeva niente mentre il suo amico Lusi si fregava i soldi dalle casse del partito della Margherita. Davvero una vergogna d’abolire. Se alla Fiat o alla General Motors avessero fatto sparire 13 milioni di euro se ne sarebbero accorti la mattina dopo: alla Margherita no. Rutelli ha candidamente affermato che non ne sapeva niente fino a quando i magistrati non glie lo hanno riferito. Premesso che delle due una può essere vera: o Rutelli sapeva tutto e mente oppure, se è vero che non si è accorto di nulla allora non può essere capace di amministrare i soldi pubblici e dovrebbe, secondo un principio di responsabilità, andare a casa. Ma il problema vero non è Rutelli: quello che sarebbe immediatamente d’abolire è l’intera partitocrazia che, ladra di soldi dei cittadini e ladra di verità sulla loro volontà chiaramente espressa con un referendum, nel ’93, di abolire il finanziamento dello Stato ai partiti lo ha reintrodotto copiosamente con la legge – truffaldina – dei rimborsi elettorali. Truffaldina perché non solo tradisce la volontà degli elettori ma anche perché non lega i rimborsi erogati a spese realmente documentate dai partiti. No, la legge in vigore dal 97, rimborsa i partiti in base ai voti espressi nei loro confronti dagli elettori. Ogni voto si prendono 4 euro e li spendono poi senza rispettare neanche l’obbligo, costituzionalmente previsto, di rendere pubblici i loro bilanci. Quando venne abolita nel ’93 col referendum il meccanismo in essere distribuiva 59 milioni di euro di finanziamento e poco più di 656 mila euro di rimborsi elettorali. Ma da quando la quota del finanziamento è stata abolita la quota rimborsi è salita vertiginosamente di legislatura in legislatura in maniera esponenziale fino ad arrivare, con le elezioni del 2006, ad un rimborso di oltre 200 milioni di euro all’anno per ogni anno di legislatura per cinque anni anche se la legislatura ne dura soltanto due. L’ennesima vergogna per cui la Margherita, ancora oggi dopo essersi fusa coi DS nel PD, continua a prendere i suoi soldi dei rimborsi relativi alle elezioni del 2006 mettendoli nella cassa del tesoriere di turno. Una pioggia di soldi che ogni anno si riversa sulla partitocrazia e che, dal 2008, è arrivata alla straordinaria cifra di oltre 600 milioni per ogni anno di legislatura. Perciò, quando si parla di abolire i soldi alla casta si lasci perdere la decurtazione del loro numero che, oltretutto, diminuirebbe ancor di più, a discapito della trasparenza e del controllo, il rapporto eletto-elettore. Si pensi piuttosto ad abolire, immediatamente, il sistema dei rimborsi legandolo, magari, a spese realmente sostenute ed adeguatamente documentate.

 

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