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La Pasqua con Pannella: la “democrazia reale” si sta sostituendo alla democrazia. Ecco cosa faranno i #Radicali che non si presentano alle elezioni

Pasqua con Pannella1: La democrazia reale si sta sostituendo alla democrazia.

Marco Pannella, Natale 25 dicembre 2013, Roma - III Marcia per l'Amnistia!
Marco Pannella, Natale 25 dicembre 2013, Roma – III Marcia per l’Amnistia!

C’è il bombardamento di Renzi in TV. … Uomo apparentemente agile perché non hai il peso delle convinzioni.Stanno pompando Alfano, che rischia di non superare la soglia del 4%”, ma “Si sta sicuramente cercando di fare stravincere il leader attuale dell’Italia. Sappiamo il collegamento che c’è tra ascolti e dato elettorale”.

I Radicali? … È venuto sempre più formandosi un convincimento: Questi qua non conviene farli parlare. … In questo regime c’è una forza politica alla quale all’opinione pubblica non è consentito di giudicarla.

Dobbiamo dare un contributo a noi stessi, ma a tutto il mondo, alla scienza, per analizzare quello che accade. … sempre di più la democrazia reale si sta sostituendo alla democrazia”. Non ci candidiamo perché riteniamo più importante poter dare, scientificamente, informazioni sul corpo malato della democrazia.

A questo punto, abbiamo un Presidente delle Repubblica che deve, per prudenza, sottostare a situazioni oggettivamente ricattatorie di questo nuovo astro italiano che c’abbiamo che, in sei mesi, da sindaco di Firenze viene plebiscitato come grande. … Lui (Renzi) sta nelle televisioni ed ha ascolti complessivi da periodo franchista … abita costantemente a casa degli italiani.

Cosa faranno i Radicali che non si candidano alle elezioni?

Dopo la conversazione settimanale di domenica con Massimo Bordin a Pasqua, Marco Pannella lunedì sera si è sentito male e, martedì 22 aprile, come c’ha fatto sapere Rita Bernardini, nella prime ore della mattina è stato operato all’aorta addominale.

Poiché dall’ospedale Gemelli di Roma dov’è ricoverato Marco, Rita Bernardini ci fa sapere attraverso Radio Carcere che Pannella sta meglio, che – addirittura – chiede i suoi sigari e raccomanda di non mollare le lotte in corso, per una sua pronta guarigione oltreché per i prossimi 84 anni che compirà il prossimo 2 maggio, sapendo di fargli cosa gradita non trovo niente di meglio per fargli gli auguri che trascrivere, per grosse linee, quanto il leone della politica italiana ha detto durante la tradizionale conversazione settimanale. Pannella se la prende con Matteo Renzi e, soprattutto, con la televisione italiana “di regime”, il sistema, cioè, della disinformazione radiotelevisiva che non consente ai cittadini di far conoscere la proposta politica dei Radicali e che non gli da’ spazio se non quando, appunto, rischia di tirare le cuoia.

Gli argomenti di riflessione politica sono molti, ma ovviamente Massimo Bordin, nel giorno della resurrezione, parte dalle parole del Papa per dare l’incipit alla conversazione con Pannella.

Le parole che Papa Bergoglio ha pronunciato Venerdì durante la via crucis, durante la sesta stazione, “dove ha parlato di condizione dei detenuti, del sovraffollamento nelle carceri citando i detenuti e gli immigrati come delle persone che soffrono oggi”, aggiunge Bordin, “sono un elemento che si ritrova valorizzato da RadioRadicale più che dal resto dell’informazione italiana”.

Pannella preferisce, però, parlare dell’atro argomento che pure Bordin propone: “quello più prettamente politico che riguarda, invece, il governo Renzi, gli 80 euro promessi a bonus e quello che ne consegue: il che fa il governo”, insomma. “L’uovo di Pasqua”, secondo Bordin che stuzzica Pannella, “Renzi lo mangia sereno perché tutto sommato le cose sembrano andargli abbastanza bene”.

In realtà, però, i due temi non sono del tutto slegati perché di fondo c’è l’informazione del regime italiano.

Marco Pannella, Emma Bonino e Ignazio Marino durante la III marcia per l'amnistia (Natale 2013)
Marco Pannella, Emma Bonino e Ignazio Marino durante la III marcia per l’amnistia (Natale 2013)

Abbiamo i dati del centro d’ascolto”, esclama Pannella.

Per chi si occupa della politica e delle dinamiche della politica li troverà interessanti. … Ci sono autorevoli parlamentari che si occupano di questi aspetti per motivi istituzionali e usano in genere i dati dell’osservatorio di Pavia per avere i dati sulla comunicazione.
Noi abbiamo un criterio del tutto nuovo.
Gli altri fanno (le statistiche, ndr) in base ai minuti e ai secondi che appaiono in tv o in radio. Innovazione del centro di ascolto è, invece, di dire a quanti cittadini italiani offerta la possibilità di ascoltare giudicare; … Attraverso il centro di ascolto non riusciamo a dimostrare che per esempio negli ultimi 12 13 giorni dall’inizio di aprile ad oggi il centro di ascolto può già dare indicazioni di voto! Perché abbiamo l’esperienza passata. Abbiamo questi dati: analisi degli ascolti dei tempi in voce nei telegiornali Rai. E viene questo: partendo dagli ascolti e non dai minuti, si monitora quanto ha potuto l’opinione pubblica giudicare l’uno o l’altro evento. (…) Dal 15 aprile ci sono 90 edizioni di TG della Rai TV e su questi gli ascolti avuti sono in totale un miliardo e 763 milioni. Non potenziali, ma ascolti reali. Questa – dice Pannella – è la novità rispetto agli altri dati. … Si può fare un rapporto (delle presenze) e con questo fare delle previsioni di voto precise”.

 In realtà, i dati cui fa riferimento Pannella durante la conversazione con Bordin sono pubblicati non sul sito ma sul blog del Centro d’Ascolto per l’informazione Radiotelevisiva.

E i dati pubblicati sono impietosi. Rivelano infatti la diversità di trattamento delle varie forze politiche e la non democraticità del sistema che – come pure evidenziava Vincezo Vita qualche giorno fa su Il Manifesto – di par condicio non ha nulla.

Nei telegiornali RAI, infatti, di un miliardo e 763 milioni di ascolti, dal primo al 15 di aprile, con ben 316 milioni di ascolti consentiti il PD svetta con il 17,9% seguito a ruota, nella scaletta della dispar condicio, dal Movimento 5 Stelle e Beppe Grillo con 291 milioni di ascolti pari al 16,5% del totale. Beppe Grillo non ha da lamentarsi come presenze in TV.

Seguono poi il governo, nella sua compagine dei ministri e sottosegretari, che hanno avuto nei primi 15 giorni di aprile 269 milioni di ascolti pari al 15,3%. Con 251 milioni di ascolti, pari al 14,2% del totale, nella classifica degli ascolti consentiti durante i telegiornali c’è Forza Italia.

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, lui da solo, ha totalizzato altri 134 milioni di ascolti pari al 7,6% del totale che lo collocano al 5° posto della classifica.

Seguono poi Lega Nord (62 milioni di ascolti, pari al 3,5%), Sinistra Ecologia e Libertà (56 milioni di ascolti, 3,2%), Nuovo Centro destra di Alfano (55 milioni di ascolti, 3,1%), Fratelli d’Italia è al decimo posto (45 milioni di ascolti, 2,5%).

Per ritrovare i Radicali nella classifica della non democrazia italiana o, se vogliamo, della dispar-condicio, bisogna scendere molto più in giù nella classifica, arrivare sotto Scelta civica (32 milioni di ascolti, 1,8%), dell’Unione di Centro (23 milioni di ascolti, 1,3%) e del Centro Democratico (9 milioni di ascolti, 0,5%), sotto ancora a La Destra di Storace e Futuro e Libertà, rispettivamente con 5 milioni di ascolti (0,3%). Al 20 posto della classifica, finalmente, ci sono i Radicali cui, dal 1 al 15 aprile, sono stati dati solo 50 secondi durante le edizioni più notturne e consentendo così solo a 4 milioni di cittadini (0,2% degli ascolti totali) di ascoltarne e giudicarne la proposta politica.

Per Marco Pannella, il sistema dell’informazione radiotelevisiva italiana è totalmente anti democratico e di regime: “Valgono, tranne eccezioni, lo stesso tipo di comportamenti, lo stesso tipo di esclusioni e lo stesso tipo di inclusioni, magari anche ossessive come quella di Renzi”.

Con il Centro d’Ascolto dell’informazione Radiotelevisiva, dice Pannella,

Siamo in grado di dare un apporto alla teorica delle analisi dei movimenti politico elettorali e, dal punto di vista istituzionale, può essere importante. E allora diciamo che è evidente, che in questi ultimi giorni c’è il problema di far avere il 4% ad Alfano. È pacifico, perché ormai si da che quando c’è quel bombardamento in tutte le reti, si riesce a valutare chiarissimamente come l’ascoltatore, molto spesso, se non ha voglia di Grillo o Renzi, se ha sentito le cose che quel giorno dicono, poi dice basta e cambia canale.

(…) Sappiamo il collegamento che c’è tra ascolti e dato elettorale. (…) Uno studio del Centro relativo agli ultimi due anni tra agli ascolti consentiti ed esiti elettorali”, dimostrerà il nesso che c’è tra le due cose, “così si finisce con la questione della rete-non rete. Non importa se la gente ha visto il telegiornale in rete o, invece, direttamente in TV.

(…) Oggi, io che guardo quelle cose, finisce che potrei dire che in questo momento si sta sicuramente cercando di fare stravincere quanto possibile il leader attuale dell’Italia, perché è così che si muovono lor signori. Poi, appunto, quelli che devono venire più o meno dopo. Il movimento cinque stelle che, dai dati del Centro d’ascolto, è quasi a pari grado con le forze di governo complessivamente.

Dopo varie elezioni che si fa questo lavoro (il confronto, cioè, tra ascolti consentiti alle diverse forse politiche e successivo dato elettorale, ndr) puoi cominciare a fare delle ipotesi sull’11ª che farai domani, su quello che può con qualche probabilità avere come conseguenza elettorale”.

Tutto questo, per Marco Pannella,

“Non viene mai fuori nei dibattiti, a meno che non ci sia una presenza Radicale”

Massimo Bordin, a questo punto, è costretto a riassumere:

Stanno pompando Alfano, che rischia di non superare la soglia del 4%, però – cosa che appare contraddittoria – stanno pompando molto anche i 5 Stelle che è anch’esso con una volata, non sulla soglia ampiamente superata nei sondaggi che lo danno largamente sopra al 20%, ma perché molto vicino a Berlusconi”. In pratica, “Renzi pompato perché Presidente del Consiglio (i potenti, quelli non si sa mai. Si pompano sempre. È la ragione sociale della Rai. Più singolare che lo faccia Mediaset)”.

 Per Marco Pannella:

Ciò che si vede è che Grillo da anni (prima del semestre che precede le elezioni 2013, ndr) – stava a una certa quantità d’ascolti. A un certo punto accade che tutte le televisioni, le principali testate, quelle che hanno milioni di ascolto, questo è importante, a un certo punto Grillo continua a non andare perché non ama i dibattiti, ma tutte queste televisioni vanno da Grillo. E poi che uso ne fanno? Pigliano i due minuti e mezzo oratoriamente più efficaci e li sparano lì. È indubbio. Perché se accadesse – dice ancora Pannella – che sparano lui perché lui va bene, guadagnano ascolti con lui, sarebbe assolutamente un criterio doveroso, ma il problema è un altro: se tu lo metti in un posto che sai già che c’hai 4milioni d’ascolto, evidentemente. E infatti la “sorpresa Grillo” è una sorpresa – per chi studiasse queste cose con un po’ di serietà – assolutamente ingiustificabile come “sorpresa”.

Perché se guardiamo che cosa è successo nei quattro mesi prima delle elezioni dal punto di vista posizioni a questo punto sappiamo come, in che ordine di grandezza, potranno arrivare i leader politici, e questo diventa fondamentale.

(…) Per esempio quando Renzi e diventato uno dei cinque candidati delle primarie del PD i suoi ascolti erano quelli che erano, nel senso anche della frequenza. Poi quello che diventa interessante e che corrisponde la quantità di ascolti che sono stati consentite agli italiani di sentire Renzi con la “sorpresa” Renzi così come corrisponde la “sorpresa” Grillo. E quando dico sorpresa dico “sorpresa” dico sempre tra virgolette”.

Perché, per Pannella,

C’è un rapporto fisso da questo punto di vista. Quando noi diciamo che sono vent’anni che il trattamento dei Radicali è identico, sia che noi abbiamo parlamentari sia che ci troviamo a livello istituzionale, attenzione, come “quelli” che ponevano l’urgenza del problema del debito pubblico quando ancora non era neanche divenuto tema del dibattito, … dopo un mese allo 0,3 siamo passati a zero di ascolti consentiti. Poi continuiamo a seguire il problema “fame nel mondo” e, su questo, vorrei dire che forse il Papà si è un po’ sbagliato. Oggi Lui ha parlato della fame, mentre invece sui prigionieri e sul diritto … il termine non è stato evocato. Ed è noto che noi abbiamo coinvolto i Papi, i Presidenti della Repubblica, premi Nobel in quell’evento e, torno a dire, da soli. (…) Si può documentare che noi siamo andati, semmai, un po’ meno del pochissimo nel quale andavamo prima che iniziassimo, dopo la fame nel mondo, questa campagna, diciamo, del debito pubblico. È venuto sempre più formandosi un convincimento: Questi qua non conviene farli parlare”.

Poi Pannella spiega, ancora una volta, la posizione dei Radicali che alle prossime elezioni europee non sono candidati:

Noi dobbiamo dare un contributo a noi stessi, ma a tutto il mondo, alla scienza, per analizzare quello che accade. … Sono 20-25 anni che pure sulle cose per le quali accadeva che coinvolgevamo l’opinione pubblica internazionale, spessissimo il Parlamento europeo, spessissimo le giurisdizioni internazionali come all’ONU, corrispondevano quelle nei momenti di ulteriore compressione della possibilità di essere ascoltati che abbiamo avuto.

Allora quando questo accade per venti o trent’anni di seguito, significa che in questo regime c’è una forza politica alla quale all’opinione pubblica non è consentito di giudicarla … Se la quantità di ascolti è zero, beh allora sei zero”.

Per chiarire il concetto Massimo Bordin ringrazia l’intervento dal web di un ascoltatore che segnala, addirittura, “una formulazione precisa degli ascolti consentiti” di cui si parla.

Una formula semplice, perfetta”, dice Massimo Bordin ironizzando, “tanto che la capisco perfino io”.

La formula suggerita dall’ascoltatore è la seguente:

“tempo di parola per utenza raggiunta uguale ascolti consentiti, che è poi”, aggiunge Bordin, “quello che dici tu, tradotto in formula”.

Per avvalorare le sue affermazioni sull’esclusione dai media dei Radicali, Pannella fa esplicito riferimento alle condanne della Rai e dell’Autorità di vigilanza ottenute in riparazione delle violazioni dei mancati tempi televisivi.

Da 20 anni abbiamo la dimostrazione, di condanne date dall’autorità di vigilanza, dalla magistratura amministrativa e via dicendo, proprio per il comportamento (della Rai, ndr) nei confronti, guarda caso, proprio dei Radicali”.

Bisogna ricordare a chi legge e non segue direttamente le vicende Radicali che, dopo una battaglia legale durata 3 anni, lo scorso 2 maggio 2013, proprio quando Marco compiva i suoi 83 anni, il TAR Lazio ordinava “perentoriamente” all’Agcom di adempiere entro 30 giorni, proprio per l’assenza dalle trasmissioni politiche, altrimenti avrebbe nominato un Commissario ad acta. L’Agcom non ha, com’era prevedibile, adempiuto, ma la cosa grave è che neanche il commissariamento c’è stato, per cui il Tar ha smentito sé stesso.

Ricorderò che gli ascolti consentiti di Emma Bonino: nell’ordine dei soggetti politici analizzati, Emma, mi pare, è la cento …, non la seconda, la decima o la ventesima. La centosessanta o centocinquantesima, ecco. E continua ad essere questo. Io, per quel che mi riguarda, batto persino Emma; vado cioè più sotto in ascolti consentiti”.

Suggerirei anche ai ricercatori, per non dire ai giornalisti, di documentarsi un tantino di più di queste costanti. Su che cosa non é stato consentito alla gente di farsi un’opinione?

Per Pannella, “oltre al debito pubblico anche su tutte le cose che il Papa oggi dice, il problema del terzo quarto mondo, la miseria e via dicendo, anche su queste nessuno mette in dubbio che noi abbiamo fatto molto. Dal Parlamento europeo ai 130 Nobel, dalle quantità di denaro che abbiamo fatto dedicare alla campagna precise sullo sterminio della fame del mondo. Ma venendo poi al finanziamento pubblico dei partiti. Oggi si torna a discutere, al rimproverarsi, ma il popolo italiano si è pronunciato 15 18 anni fa, con solo noi a sostenere il referendum.

E sono state cose plebiscitarie. .(…)

È indubbio che noi abbiamo avuto per vent’anni il monopolio del mettere questo al centro della realtà politica italiana istituzionale e appunto lì è dimostrato che in quei momenti non è che c’è stato il risultato di una nostra situazione privilegiata nella comunicazione. (…)

Il problema grave oggi qual’è?

È che dopo 20 25 anni noi riteniamo di poter proporre qualcosa che, adesso, non diciamo più solo noi: c’è una democrazia reale che si sta sostituendo alla democrazia.

Cioè l’anti democrazia, via via, continua a serbare, per essere più efficace, alcune forme liturgiche di tipo democratico. È quello che, oggi, possiamo appunto documentare e che in quei casi la stretta informativa si è confermata e non cessa ancora, adesso, quando passano messi a divenire, s’è possibile, ancora più sapiente.

È importante che ci sia una forza politica come la nostra che fornisca, prima che arrivi il corpo sul quale si fa l’autopsia, nel decorso della malattia antidemocratica, di indicare quotidianamente le motivazioni patologiche che si stanno sviluppando su questo corpo sociale e, non è un caso, lo ripeto, che tutte le forze politiche adesso per esempio (lo denuncino, ndr).

Noi abbiamo deciso che cosa? Che noi non vogliamo essere assenti quando ci sono elezioni truffaldine espressioni gravissime dell’anti-democrazia. E allora cosa facciamo?

Facciamo come magari adesso mi fa piacere per loro i verdi che possono senza raccogliere le firme andare alle elezioni?

E devo dire su questo ci sarebbe da fare qualche osservazione direi quasi un pochettino ironica sulla corte costituzionale. Perché lo stesso ufficio della corte costituzionale che, meno di un anno fa, a proposito dei referendum radicali praticamente non ha riconosciuto le firme che avevamo depositate. È lo stesso ufficio. Mi viene da sorridere … la Cassazione, come si sono espressi sui referendum e (sull’ammissione della lista dei Verdi) che il partito sia europeo.

Noi riteniamo più importante poter dare, scientificamente, informazioni sul corpo malato della democrazia, mano mano che lo individuiamo, lo illustriamo e lo documentiamo; sicché non bisogna aspettare come col nazismo, di avere l’autopsia del corpo morto di quello Stato.

Siccome ho sentito, per esempio, Bonelli dire, “Noi, verdi, con le grandi battaglie che stiamo facendo”. Io devo dire, sarò distratto, ma proprio queste grandi battaglie dei compagni verdi, semmai io posso immaginare le posizioni ecologiste, insomma dell’impronta ecologica, sulla quale radio radicale fa anche, ormai da un semestre, delle informazioni purtroppo quasi in regime di monopolio, perché su queste cose è noto … ah … oggi, per esempio, comincia a esserci (su giornali, ndr) la cosa che scoppia sull’adriatico e altrove sul “NO TRIV”. Siccome in Italia s’è sentito parlare solo i No Tav; i NO TRIV, sui quali sono interessati l’Eni, l’Agip, e tutto questo tipo di (aziende, ndr) ufficialmente, allora viene fuori che, adesso, possono essere prese in considerazione tesi scientifiche che venivano ignorate, che mettevano in rapporto, in alcune realtà territoriali, le estrazioni e il regime di estrazioni, anche in mare, e il favorire o rendere più gravi i fenomeni sismici. Ma su questo, noi abbiamo continuato e continuano a documentare, così a rendere più gravi, anche, le condizioni ambientali in rapporto ai tumori. Per quel che riguarda, in particolare in Basilicata, parliamo dei dati (scientifici) che si sono cercati di occultare …, su Taranto città anche e non veniva fuori, i Verdi non se ne erano accorti. Noi si. E adesso devo dire le stesse cose sulla Campania, Vesuvio e altre questioni, ma anche in connessione con, appunto, le attività estrattive. E adesso, questo, viene fuori in Abruzzo. Non sono io che me l’invento. C’è il dubbio, a livello ufficiale, e noi lo dicevamo. A questo punto è venuta fuori la notizia sorprendente: le autorità, lo Stato praticamente, constata che queste attività estrattive stanno creando seri problemi che, da una parte, addirittura per trent’anni, hanno inquinato le acque minerali d’Abruzzo e l’abbiamo scoperto adesso. Come dire, Bussi e d’intorni. Parlo di cose accertate. Ma adesso, invece, creano dei problemi, l’abbiamo letto sui giornali, e i comportamenti dello Stato, da questo punto di vista, sono quelli che sono e noi possiamo dire che abbiamo sicuramente sollecitato la giurisdizione internazionale e sovranazionale superiore, finalmente noi avremo in una di queste settimane giudizi sul Vesuvio, sui Campi Flegrei, e via dicendo, proprio da parte della giurisdizione europea (della CEDU) oltreché italiana. Nel senso che, sappiamo, è stata costituzionalizzata la sede CEDU ed è anche organo di giurisdizione superiore anche in Italia. E le battaglie, devo dire di Bolognetti, e anche più di recente in Calabria.

E poi devo anche dire, non bisogna dimenticare, non solo in Campania ma anche qui nel Lazio, dove tante storie si sentivano sui rifiuti, Malagrotta eccetera, e adesso mentre Massimiliano Iervolino che faceva anche libri, ma il silenzio anche degli intellettuali specifici non è stato mai molto soddisfacente. E quindi diciamo, allora, il non ignorare il fatto che, dopo venti o trent’anni di questo Regime, le componenti che, secondo tutte le giurisdizioni internazionali, consentono di riconoscere come elezioni democratiche e non elezioni di copertura, importantissimo delle dittature, l’abbiamo sempre ricordato che nelle dittature tradizionali non votare era reato, c’era l’obbligo di votare, in quelle democratiche andare a votare, a firmare, eccetera, è una facoltà e non un obbligo. E anche questo, mi pare, dobbiamo metterlo nel conto. Perché andare a presentarsi quando non ti presenti a niente, perché che mandi, il biglietto da visita a casa dei 40 o 35 milioni di elettori italiani?

Queste cose sono illusorie. Perché ogni volta, come dire, ma forse due o tre o quattro, forse riusciamo ad eleggerli. Per carità, magari ne avrà cento, Bonelli o Ingroia. In fondo lo stimolo maggiore è questa, comprensibile, speranza di entrare in organismi parlamentari. Poi che cosa, pochissimi eletti, servono? Beh, credo che nel Parlamento italiano o in quello europeo un po’ ovunque, anche gli avversari riconoscono che pochi elettori radicali comunque hanno una funzione e restano nella Storia di quegli organismi. Mentre altri no.

A questo punto, Massimo Bordin riassume:

In effetti, tutte queste cose che tu hai notato, tutti questi avvenimenti, che sono diversi: da un lato c’è la siderurgia, dall’altro le estrazioni petrolifere, però un minimo denominatore ce l’hanno. Ed è il rapporto, poco trasparente, fra imprese e istituzioni locali. Cioè a dire: sono le istituzioni locali a mettersi d’accordo con le imprese e a mettere a tacere alcuni aspetti sui controlli. Lì è evidente che c’è anche il ricatto occupazionale delle imprese …

 Pannella:

“Hai ragione Massimo. Va aggiunta una cosa: che all’interno dei partiti che poi sono quelli che diventano partiti regionali, provinciali eccetera, a monte, sui grossi problemi dei settori produttivi delle imprese eccetera, io per tre anni ho avuto una contrapposizione che non diveniva ufficiale, con la maggioranza degli analisti politici di ispirazione non certo Crociana o Liberale, operanti in Italia, ma per cercare di far riflettere se per caso, il terzo stato italiano come quantità anche, quindi non solo qualità, fosse determinato da i luoghi di produzione di forte presenza sindacale, in genere, vicina al metalmeccanico o, invece, se non in tutto il lavoro impiegatizio statale, parastatale provinciale e via dicendo, (…).

E … Bordin: i Radicali non si presentano, ma secondo loro per chi dovrei votare?

Pannella:

“Secondo noi, andare all’ammasso del voto, in queste condizioni pregiudicate strutturalmente quanto ad anti democraticità, il problema è quello: secondo vecchi schemi rivoluzionari di finanziare di armi quelli che non sono del regime. Oggi, invece, quello che abbiamo detto, e ripetuto adesso, di iscriversi al Partito Radicale così che noi che ci troviamo in una situazione che si aggraverà sempre di più, di ristrettezze gravi, totale, di mezzi, e se non ci presentiamo per nulla e, quindi, di conseguenza, non si avrà magari il rappresentante che sarebbe eletto, la situazione è tale che non solo non hai i quattrini del finanziamento pubblico, ma tutte le esenzioni di servizi che consentono un minimo di agibilità civile, non politica, vengono a mancare. … i Radicali hanno constatato, constatano e documentano, dopo vent’anni di polemiche e di smentite, che c’è da cogliere l’occasione di queste elezioni per far conoscere sempre di più, a studiosi e cittadini, che quello che loro sentono, “tanto è sempre la vecchia solfa”, “sono tutti uguali”, e via dicendo, ha un fondamento oggettivo. E che, quindi, queste elezioni sono la naturale estrema risorsa dell’anti-democrazia e del suo fallimento rispetto al credito che si fa agli ideali democratici. (…)

È indubbio che noi rischiamo di mettere fine a questa storia del Partito Radicale. Vent’anni di fascismo con le tecnologie di allora, quarant’anni, o cinquanta, di anti democrazia antifascista invece che fascista, producono disastri territoriali di tutti i tipi. Quelli per i quali l’Italia è davvero, comunque, su tutti i temi: ambiente, giustizia, è sempre o nei primissimi posti o negli ultimissimi posti, ogni volta che si pongono problemi di diritto, di diritti e, quindi, di correttezza istituzionale. … A questo punto, noi abbiamo un Presidente delle Repubblica che deve, probabilmente per prudenza doverosa ma costosa anche, sottostare a situazioni oggettivamente ricattatorie di questo nuovo astro italiano che c’abbiamo che, in sei mesi, da sindaco di Firenze viene plebiscitato come grande. Lui sta, almeno nelle televisioni ed ha ascolti complessivi da periodo franchista. Allora raggiungevano forse meno di un decimo di ascolti possibili di quelli che oggi riceve Renzi che abita costantemente a casa degli italiani. … All’improvviso Lui come candidato (alle primarie, ndr) è scattato ad essere il secondo in assoluto anche rispetto al Presidente del Consiglio che c’era. … Sta accadendo lo stesso, in realtà, per quelli che devono fare il 4%. C’hanno un’esperienza ormai e, quindi, noi diciamo che oggi noi dobbiamo prendere l’occasione di queste elezioni per cercare di cambiare qualcosa in Italia. (…)

Di Bolognetti (Maurizio, ndr) hanno acquisito lì (in Basilicata, ndr) una fiducia e una stima di tipo personale rispetto al loro conterraneo che da trent’anni loro conoscono; quando poi vedo che se lui va a Taranto, due anni fa ci è andato, e aveva già a Taranto compreso quale fosse la situazione che si stava sviluppando e la funzione del grande Nichi, il governatore di lì, rispetto ai proprietari dell’ILVA e del disastro assassino Tarantino perché di questo si tratta. Allora adesso io o anche un libro, l’ho già accennato, quello di Giuseppe Candido che sta per uscire, direi, su quel tipo di analisi radicale che quella, qui a Roma, di Massimiliano Iervolino ecc.

C’è quello di Bolognetti in Lucania e, appunto, questo di Giuseppe Candido importante, bello, anche per la Calabria. E a questo punto, torno a dire, bisogna cercare di chiarire, lo chiedo, perché la Bonino, la ministra degli esteri in Lucania arriva lei, lì dove la gente quando non l’ha mai vista gli da’ il 2% in più del plebiscito nazionale, e poi (alle regionali, ndr) ci sono 40 voti preferenziali su 40.000! Mi volete da’ una spiegazione? (…)

Radicali in altre liste? Quando Massimo Bordin chiede se c’è la possibilità che qualche radicale sia presente in qualche lista Pannella risponde:

“Mi pare che sarebbe logico! Perché corrisponde a quello che accadrebbe in molti partiti in casi numerosi. Io non credo che ci saranno casi numerosi ma credo che ce ne saranno di sicuro. … E so che significa, magari, poter essere letti, sappiamo l’importanza di essere nelle istituzioni perché sappiamo usarla non solo per sgovernarle o per fare quella politica che ci porta – in questi 40 cinquant’anni – nella situazione fallimentare del nostro territorio.

(…) È cosa automatica che, se non si verificasse poi se non con eccezioni che confermano la regola, sarebbe un’ulteriore dimostrazione del permanere della diversità radicale come diversità alternativa, socialmente, alle altre.

È naturale e di conseguenza, ho detto, se accadrà il modo eccezionale dimostra in modo positivo la diversità Radicale perché questi naturali istinti dovrebbero fare presenza ancor più evidente nella condizione della “fame” Radicale, concretamente delle difficoltà eccetera.

Quindi fornendo non sono più alibi ma più ragioni non da condividere magari ma ragioni. Però qui mi corre l’obbligo di dire noi una volta abbiamo avuto quando ancora in televisione qualche volta c’andavo una volta che abbiamo avuto 42.000 persone che si sono iscritti; allora mi pare costasse 200mila lire la tessera. …

Siamo molto attenti mi pare che oggi dobbiamo pur sapere che da radio radicale c’è il rischio di saturazione, … diventa un imbuto. Non c’è, attorno, la conoscenza di queste cose.

Io invece voglio credere che proprio questa nostra richiesta, questo nostro preannuncio, quello di fare una cosa più importante che, al limite, fare concorrenza Bonelli, Ingroia o altre cose del genere; e cioè fornire una forza anche di documentazione, che significa ricerca, e ci vuole tempo; perché ci vuole tempo in quanto non ci sono fondazioni che lavorino per noi per far sì che le nostre presenze sulle giurisdizioni internazionali e nazionali possono rappresentare un salto di qualità che faccia conoscere la forma di democrazia reale di adesso rispetto a quella di cinquant’anni fa.

Cioè di fare non, appunto, l’autopsia del corpo, ma fare l’anatomia e vedere quali sono i germi i virus che attaccano la salute e quali la difendono. E può avvenire appunto attraverso anche la sottovalutazione che si ha dell’importanza di riuscire.

(…) Era Loris fortuna che mi aveva colpito quando dicevano i radicali extraparlamentari e lui diceva testualmente: «Io non ho mai conosciuto una forza politica e culturale che abbia tanta capacità di occuparsi delle istituzioni, di nutrirle, di alimentarle, comunque, anche in termini critici di sostegno» e credo che, in effetti, questo ci rappresenti in modo positivo; se pensiamo poi anche le cose che convincevano, oltre a Loris Fortuna, anche Altiero Spinelli, per esempio, nei nostri confronti, ma che in questo momento (tornano d’attualità, ndr); ho detto che sono grato a Radio Radicale che credo l’abbia data due volte questa cosa singolare: vado a Monaco a ribadire, parlo in italiano agli uiguri, per ribadire la nostra posizione, quella del Dalai Lama e di Rebia Kader, in termini durissimi, chiarissimi e, mi pare, anche adesso stiamo vedendo essere accettata dai 50 rappresentanti che erano presenti a questo che era un loro consiglio nazionale e non già un congresso. L’elemento di afflato comune, di comprensione, è stato proprio quando dicevamo che dobbiamo aiutare la Cina a prendere più democratica la situazione anche degli Han oltre che di Pechino. …

Per Pannella, in Italia …

(…) Il processo di putrefazione di questi regimi non democratici che dal 1920, grosso modo con una breve pausa hanno governato il territorio italiano.

Abbiamo oggi un territorio che, in tutte le parti, parla in modo eloquente nel senso che esprime le situazioni patologiche che vengono solo da noi, magari, individuate per curarle mentre abbiamo comportamenti dei vari governatori che avvolte ci sembrano vecchi di quarant’anni. E devo dire c’è una cosa che mi pare importante: intanto questo fatto, veramente, di questa scorpacciata in posta di un uomo, non importa quale; da un mese, nei confronti di uno: il presidente del consiglio. Mentre dibattiti ci sono solo di quelli miseri o miserabili dibattitucci, di liti interne fra loro signori, cioè fra componenti di un’associazione che litigano enormemente. Ho sentito che viene la nostra vecchia osservazione, che avevo fatta già a proposito del peculato, ma abbiamo ridetto poi del falso in bilancio vengono oggi vi evidenziati come – anche tecnicamente – un crimine mentre era stato sostanzialmente depenalizzato di fatto.

Quello a cui assistiamo sono tipiche di chi di un direttivo di Associazioni. Non c’è mai una visione riformatrice che si contrappone. Come nel caso del voto di scambio sul quale c’è un dibattito scandaloso. Gli italiani assistono ad dissensi violenti costantemente come ne condomini votano contro ma governano e sgovernano assieme.

Riferendosi ai grillini, dice:

La partitocrazia ha capito che questi non sono pericolosi perché sul piano della protesta, della denuncia e anche dell’onestà che continua ad esserci dietro, ma non rappresentano un pericolo nella durata perché non sono propositivi. Perché non hanno un’idea del tipo di Stato, diciamo, anglosassone, europeo.

Ignorano i nessi e ci stanno, adesso, tra Stati vecchi all’anglosassone, come punto di riferimento, e il benessere sociale ufficiale anche spesso in buona parte tenendo presente le fasce più povere più umili.

(…) Una cosa mi ha colpito di Renzi: che essendo fiorentino e toscano, Toscana che ha sempre prodotto delle posizioni religiose e ti ha espressa nella storia da quelle savonaroliane a quelle di La Pira o cattolici-liberali o quelle che hanno portato la Toscana a essere una regione governata dal Pci e dai succedanei (…), non ho trovato nessuno tra quanti lo conoscono o hanno conosciuto che abbia detto: “aveva un periodo in cui era convinto …”. Mi pare una caratteristica: è uomo apparentemente agile perché non hai il peso delle convinzioni. La sua convinzione e che è possibile con abilità avere successo”.

Bordin: (…) In Vaticano c’è invece una formula: si trema e si trama.

Pannella: C’è una resistenza contro le riforme di Papa Francesco. (…) Lui non si rende conto che Giovanni Paolo II era andato in Parlamento perché aveva la saggezza per evitare che si accumulassero processi.

Lui non si rende evidentemente conto.

(…) Io dico che noi abbiamo al centro la mobilitazione dell’opinione se esistesse intellettuale dell’opinione conta ma diciamo dell’opinione dando fiducia nella gente comune ma so che a quelli noi non riusciamo in questo momento a corromperli con le nostre cose. Beh, la cosa di Emma Bonino e la cosa del parere del Presidente della Repubblica riuscirei a dirli in tre minuti; è quello che loro, adesso, non vogliono più aprirmi la possibilità di fare questo.

Però, … quello che è essenziale adesso e far udire, scrivere, l’essenziale delle cose che vengono negate in patente violazione del diritto italiano del diritto internazionale che connoti quindi in modo chiaro quello che, purtroppo, il Papa ritiene che sia già chiaro. Invece non è chiaro. (…)

Tendono a distrarre il problema del diritto e dei diritti che poi include quello penitenziario, ma se quello penitenziario non lo inquadri dicendo: guardate che tutti questi, alla fine con noi, adesso, riconoscono che è una misura strutturale che già costringe alla ri-forma. È un fatto che, di per sé è già riforma che non può più essere abbandonata. E questo è quello che non deve essere detto, è questo che non deve essere sentito. Magari preferiscono dibattere su Stefano Rodotà Presidente della Repubblica al posto di questo nostro. (…) Temo, però, che non potremo permettercelo alla lunga che li nostro territorio continui ad essere massacrato, con tutto il suo popolo, come lo è proprio perché un problema di diritto e di diritti negati che si traducono in morti ammazzati, tutto qua. Perché la percentuale, appunto, di malattie dovute, e in modo accelerato, al deterioramento delle possibilità di vita sui territori che noi abbiamo nel nostro Paese; è cosa che può avere l’eloquenza se, a un certo punto, qualche giornale di alta tiratura mostri le percentuali di tumori nei bambini. Queste sono le cose che dobbiamo fare ….

Assieme, aggiunge Massimo Bordin, a una campagna affinché tutti i territori che ne sono ancora sprovvisti, la Campania in primo luogo, si doti di un registro tumori regolarmente accreditato e che, periodicamente, rendano pubblici i dati di mortalità per ciascuna patologia oncologica.

Limk AIRTUM

1 Testo estrapolato dalla Conversazione settimanale di Massimo Bordin con Marco Pannella del 20.04.14 – Trascrizione a cura di Giuseppe Candido

Il link della conversazione settimanale integrale è il seguente: http://www.radioradicale.it/scheda/409096

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Incoerente e menzognero. Il Sindaco di Firenze e l’Icam, l’istituto di custodia attenuata per donne detenute madri, che a Firenze ancora non c’è

Non soltanto giravolte.  Da Lucia Annunziata aveva detto che a Firenze c’era il primo Istituto di custodia attenuata per madri detenute d’Italia. Falso, per il DAP quello di Firenze non è ancora in funzione e il primo è stato quello di Milano. Poi Venezia.

 di Giuseppe Candido

Che Matteo Renzi non sia campione di coerenza l’ha evidenziato Libero che, ieri 15 e oggi 16 ottobre 2013, ha mostrato ai suoi lettori come, soltanto 10 mesi fa, il Sindaco di Firenze, oggi in corsa per la segreteria del PD, fosse “pro amnistia”. E adesso lo sa tutto il web.

La giravolta manettara, come la chiamano Marco Gorra e Luciano Capone sul quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, è evidente.

Renzi passa dall’appoggio alla “nobile battaglia” di Pannella per l’amnistia già manifestato nel 2005, in occasione della marcia di Natale cui pure il Presidente Napolitano allora partecipò, e ribadito fin nel 2012 sui social network e con la sottoscrizione di un appello, assieme ad altri dirigenti del PD, “affinché Pannella cessasse il suo sciopero della fame” dicendosi “sostenitore” della sua battaglia, alle parole dette contro l’amnistia l’altro giorno, dopo il messaggio del Presidente alle Camere, durante il suo tour elettorale e ribadite, nei concetti essenziali, durante la trasmissione “in 1/2 ora” di Lucia Annunziata. L’amnistia, che per Renzi “è poco seria”, sarebbe oggi diventata persino anti educativa per le giovani generazioni.

Ma oltre alle giravolte di cui la politica è piena, c’è un’altro aspetto del sindaco di Firenze che dovrebbe far riflettere i democratici che andranno a votare per eleggere il nuovo segretario il prossimo 8 dicembre. Pur di avere qualche elettore democratico in più dalla sua parte, Renzi si rivolge direttamente allo stomaco quando serve dicendo d’esser contro l’amnistia, ma poi dimostra di aver “un cuore grande così” vantandosi, in diretta dall’Annunziata, di aver realizzato, da sindaco a Firenze, il primo istituto in Italia di custodia attenuata per le madri detenute. “Noi siamo i primi in Italia ad aver realizzato un ICAM, un’istituto di custodia attenuata per madri”. Peccato che non sia il primo e non sia ancora neanche in funzione. Andatevelo a riascoltare. Dove? Su Radio Radicale, ovviamente .it per riascoltare. Durante la trasmissione di Radio Carcere del 15 ottobre, il conduttore storico Riccardo Arena assieme a Rita Bernardini rendono palese la menzogna detta dal sindaco di Firenze in diretta alla trasmissione di Lucia Annunziata. Per farlo, la già Deputata, On.le Rita Bernardini e Riccardo Arena sono andati a scomodare nientemeno che il Dott. Luigi Pagano, vicario capo del DAP, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Il quale, sollecitato dal cronista, è lapidario. A Firenze non ci sono ancora Icam in funzione. E comunque, il primo ad entrare in funzione – ribadisce Pagano – “è stato quello di Milano, il secondo a Venezia”. Secondo Pagano, per Firenze al momento pare ci sia soltanto il progetto del comune e un finanziamento della Regione. Andatela a riascoltare la trasmissione del 15 ottobre con il dott. Luigi Pagano che, in diretta, smentisce Matteo Renzi.

Quindi non solo giravolte: prima pro amnistia con Pannella poi contro. Ma anche belle e proprie bugie per attrarre più possibile voti dalla sua. Bugie a parte, che però sono indicative, una domanda a Renzi vorrei farla; per quanto riguarda l’aspetto diseducativo verso le giovani generazioni che avrebbero un provvedimento di amnistia e indulto; da insegnante mi chiedo se sia più educativo un’amnistia fatta secondo Costituzione, oppure raccontare ai nostri giovani che l’Italia, il loro bel Paese che con l’istruzione quotidianamente li educa alla convivenza civile e alla legalità, preferisce invece derogare la sua stessa legalità costituzionale, derogare il rispetto dei diritti umani sanciti universalmente, non ottemperare ad una sentenza della CEDU e continuare a torturare, anziché rieducare, i propri cittadini che sbagliano.

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Saviano, Pannella e “l’uomo che presero al laccio come un animale”

Enzo Tortora

Roberto Saviano lo fa apposta nello scordare i RadicaliTortora, il partito antiproibizionista che non c’è. Li dimentica deliberatamente perché non si può neanche lontanamente pensare che lo scrittore non conosca i fatti. La settimana passata, nel parlare del “partito antiproibizionista che vorrebbe poter votare” aveva affermato che, purtroppo, quel partito in Italia non c’è dimenticando Pannella, Bonino e le loro disobbedienze civili.

Questa settimana lo rifà imperterrito: per sconsigliare a Berlusconi di accostarcisi parla di Enzo Tortora ricordando che, proprio come sostenuto dalla figlia del conduttore televisivo, quella sì che fu “un’altra storia”. Certo, un’altra storia che però, anche questa come il partito che Saviano voterebbe, s’incrocia e s’intreccia strettamente con quella del Partito Radicale. Secondo Roberto, ossimoro antitaliano di se stesso, “ci sono aspetti del nostro Paese che continuano a sfuggirci” e candidamente aggiunge di temere che, se ciò accade “la responsabilità” è anche di chi “ha smesso di scrivere la complessità”. “Una di quelle storie che tutti credono di conoscere ma che pochissimi hanno raccontato”. Vero, verissimo. Ma adesso pare che anche la semplicità venga cancellata dallo scrittore: i Radicali furono gli unici che offrirono a Enzo Tortora una bandiera per poter lottare per una Giustizia giusta. Saviano ricorda la storia, le tappe della vicenda, cita il referendum di striscio ma dimentica di dire che Enzo Tortora, l’uomo “che presero al laccio come un animale”, proprio per difendersi nel processo e non dal processo si dimise da eurodeputato quale era stato eletto con il Partito Radicale.

Ma la storia, per capirla veramente, è necessari rileggerla dagli stessi che la scrissero. La storia vera di Enzo Tortora, se la si vuole conoscere e ricordare davvero è sufficiente riprendere i suoi scritti e i suoi dialoghi tutti rigorosamente archiviati dal sito di Radio Radicale, l’università popolare italiana, e su quello di Radicali.it.

Come avvenne la candidatura di Enzo Tortora?

“La telefonata di Marco Pannella” – scriveva Enzo Tortora – “mi arrivò in una sera, anzi in una notte di grande, profondissima disperazione. Da un anno vivo un tormento insopportabile. Una pena che è comune a molti, una tragedia civile che avrei ritenuto impossibile. Addirittura impensabile in un Paese che si ostina, chissà perché, a ritenersi ancora fondato sul diritto. L’uomo che presero al laccio, come un animale, il 17 giugno del 1983 spezzandogli barbaramente la vita, la salute, il lavoro, l’onore, era un uomo molto diverso da quello che oggi scrive queste parole. Ho attraversato tutto il pianeta dell’infamia legale. Ho visto e sentito sulla carne cose che avrei ritenuto assurde e indegne dell’occidente. Forse è bene che sia accaduto questo. Forse è bene, e non per me ma per gli altri, che l’osceno sipario si sia alzato su un fondale ancora più ributtante. Perché quella che ho vissuto e che vive è certo l’Italia vera, autentica. Crudelmente e crudamente reale. Così lontana dall’oleografia ufficiale. Dai paroloni e dai compiaciuti gargarismi di una classe politica che si nutre e ci nutre di chiacchiere, di vuoti propositi, mai completati in un’azione concreta. Lo ripeto, sono il testimone martoriato, e non il solo, di un’Italia medioevale e selvaggia. Giunta ormai a livelli di degrado giuridico e civile da ispirare orrore. La telefonata di Marco Pannella giunse inattesa e inaspettata a un uomo che non aspettava più niente. A un uomo che a gennaio aveva già detto di no una volta perché credeva che qualcosa sarebbe successo. Credeva che una buona volta, una forza politica, avrebbe detto no a questa infamia. Mi fidavo ancora ingenuamente e solidamente di ciò che mi avevano insegnato a scuola: l’Italia è democratica, l’Italia è Europa, l’Italia non pratica più la tortura, non ha la pena di morte, rispetta i diritti inviolabili. Parola che muove al riso: io sono ormai in grado di leggere la Costituzione come un’amara utopia. Ora so che l’Italia, invece, è totalmente immersa per volontà di alcuni uomini e per l’ignavia di un’intera classe politica immersa nella cultura dell’indifferenza e del disprezzo. Fu a questo punto che giunse da Trieste la telefonata di Marco. Non consolava, offriva. Non faceva voti, non emetteva sospiri ipocriti, non inviava inutili telegrammi di solidarietà. Non prometteva tavole rotonde sulle radici quadrate; non auspicava, non indiceva convegni e non prometteva soavi commissioni d’inchiesta. No, Pannella mi offriva un’arma altissima e una bandiera. Usale, mi diceva. “Usale per gli altri, per tutti”. Era ciò che pensavo. Il mio tormento e il mio dolore, la mia rabbia e la mia pena non debbono, non possono non “servire”. Servire agli altri, servire al Paese, servire a quest’Italia beffata, illusa, raggirata, irriconoscibile e ferita. Queste sono parole scritte da Enzo Tortora nel marzo del 1984 in articolo titolato “Quando la Costituzione è un’utopia”. Vecchie di trent’anni ma, nel rileggerle oggi, ognuno di noi sente quanto attuali siano queste parole. Da quel 1984 poco è cambiato. Chi conosce la realtà delle carceri italiane e della giustizia lo sa bene. Anzi, forse qualcosa è anche peggiorata. Perché quando si tradisce un referendum come quello sulla responsabilità civile dei magistrati, non si rimane allo stesso livello. Si torna indietro, si peggiora. La drammatica condizione delle carceri italiane è figlia anche di quella violenza con cui si tradì un voto popolare. “È ripugnante vedere la parola politica” – scriveva Enzo Tortora – “e politica in senso furbastro, da maneggioni o portaborse del potere, inserirsi adesso nel giudizio su quella mia scelta che qualcuno continua a considerare scandalosa. Sono, lo premetto, solo punture di pidocchi dopo le coltellate vere, profonde, che la cosiddetta Giustizia mi ha sferrato. Ma qui i pidocchi contano. Vorrei dire che sinora solo i pidocchi hanno contato. Sbarrai gli occhi, non so se più nauseato o indignato, quando lessi che un autorevole capo tribù democristiano scriveva: ”Mi auguro che Tortora riesca a dimostrare la propria innocenza”, rivelando che la più mostruosa inversione del concetto di onere della prova era ormai avvenuta nella coscienza di troppa gente. Perché qui ormai è addirittura l’innocenza che con fatica, strazio e anni di tormento, deve giungere a dimostrare di essere tale. Non sono gli altri che, con le prove e non con calunnie, devono in tempi rapidi provare la colpevolezza del cittadino. Qualcosa di ignobile è avvenuto nella nostra legislazione. Sta avvenendo sotto gli occhi di tutti, e alla barbarie non si può più dare il nome decentemente di diritto. Rifarei la scelta radicale fra un minuto. La rifarei ogni minuto. Sono profondamente convinto che oggi, in Italia, solo questa sparuta pattuglia di profeti disarmati, vede chiaro, vede lontano, e osa chiamare le cose con il loro nome.” Un “difetto” insopportabile per i media e che Pannella continua ad avere: dire la verità e chiamare le cose con il proprio nome. È così quando parla di uno Stato, quello italiano, tecnicamente e non moralmente criminale perché pluricondannato dalla Cedu per violazione dei diritti umani e per l’eccessiva durata dei processi. Un Paese dove la Giustizia è la vera emergenza senza la quale neanche il lavoro può trovare diritto e diritti. Con quell’ostinazione meravigliosa che è solo dei forti e degli uomini con la coscienza netta, Pannella “rilancia” e “provoca” sull’ingiustizia italiota ancora oggi. Come affidava allora a Tortora quella “bandiera” oggi Pannella la affida ai suoi compagni e ai detenuti nelle carceri che spesso coincidono e con cui sciopera. Affida quella bandiera alla loro coscienza, al loro cuore, perché tra il resto dell’ignavia lì c’è chi comprende l’urgenza delle urgenze. Allora Tortora sapeva e lo scriveva: “So che significa. L’ho sempre saputo. So che dietro di me, a guardare con speranza, ci sono uomini, migliaia di uomini e di donne che soffrono e che penano per una situazione, dico quella della carcerazione preventiva, che occorre cancellare dalla storia come si cancella una insopportabile vergogna”. Sarebbe una sorpresa benedetta se un Governo riuscisse a fare una riforma della Giustizia. Perché anche oggi, “in un Paese in cui l’altra faccia è invece la pigrizia e la noia, in un Paese in cui il cinismo e il malaffare istituzionalizzato sono pratica quotidiana, allora la parola “sorpresa” è benedetta”.

Ma c’era un’altra cosa – che Tortora sottolineava e che Saviano pure dimentica – che la stampa forse non aveva e non ha colto ancora: “il martirio cui sono sottoposti i cittadini in attesa di giudizio” e “il senso dell’urgenza, dell’urgenza disperata che questo tema della riforma dei codici, della responsabilità dei giudici, questo tema della democrazia veramente attuata non può concedere rinvii, chiacchiere, cabalette romantiche”.

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16 ottobre 2010. Dieci anni dalla morte di Antonio Russo

16 ottobre 2000. E’ morto perché amava far conoscere la verità.

Il reporter di Radio Radicale ucciso dal regime di Putin.

Erano le 14 e 10 del 16 ottobre del 2000 quando dalla Farnesina giungeva la notizia del ritrovamento del corpo privo di vita di Antonio nelle vicinanze di Tiblisi, capitale della Georgia. La porta della sua abitazione è stata trovata aperta. Russo era in procinto di rientrare in Italia per portare nuove testimonianze e documenti sull’atrocità della guerra in Cecenia.

Le circostanze della morte non sono mai state chiarite, ma numerosi inidizi conducono al governo di Vladimir Putin a Mosca: Antonio Russo aveva infatti cominciato a trasmettere in Italia notizie scottanti circa la guerra, e aveva parlato alla madre, solo due giorni prima della morte, di una videocassetta scioccante contenente torture e violenze dei reparti speciali russi ai danni della popolazione cecena. Secondo i suoi amici, Russo aveva raccolto prove dell’utilizzo di armi non convenzionali contro bambini ceceni.

Il ricordo di radio radicale

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Cossiga è morto e Marco Pannella non potrà portargli le arance

dal sito RadioRadicale.it

“Io ho ammazzato Moro”

“Chi, secondo Cossiga, “come me ha fatto la scelta di non trattare, doveva sapere che era altamente probabile, anzi quasi certo, che da questa scelta fosse derivata la morte di Moro”, in questo senso – conclude – “io ho ammazzato Moro”, anche se “non ne sento la responsabilità morale”. Circa le lettere di Moro dal carcere brigatista, Cossiga sostiene di aver cambiato idea, “sostenevo che le sue lettere non erano autentiche da un punto di vista morale, dopo molto tempo leggendole e rileggendole, ritengo che siano l’espressione del suo pensiero”.”

***

Per raccontare la vicenda politica di Francesco Cossiga Radio Radicale ne ripropone la voce e le immagini, custodite nel proprio archivio. Una vicenda che è stata parte sostanziale della vita politica italiana. Più volte, a partire dall’uccisione di Giorgiana Masi nel 1977, alla messa sotto accusa nella fase finale della sua Presidenza della Repubblica, alle dichiarazioni sulle proprie responsabilità per la tragica uccisione di Aldo Moro, Cossiga si è trovato a confrontarsi e a scontrarsi con l’iniziativa politica di Pannella e del Partito Radicale. Riproponiamo le diverse fasi di questo percorso ed altri documenti inediti, come sempre integrali.

La scheda di Radio Radicale

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I sepolcri imbiancati vogliono far tacere Radio Radicale

Nel nome del Popolo Italiano o del diritto alla privacy?

a cura di Giuseppe Candido

Massimo Bordin, direttore di Radio Radicale
Massimo Bordin, il direttore di Radio Radicale, ad un congresso di Radicali Italiani

Mentre si discute sulle intercettazioni scopriamo che sono a rischio anche le registrazioni radio dei processi.

Scandaloso, tutto ciò è una vergogna. Ma il dibattimento in un processo è pubblico o no?

Non avevo mai sentito Massimo Bordin così evidentemente incazzato. Altro che intercettazioni e segreto istruttorio, questi sepolcri imbiancati vogliono far tacere Radio Radicale sui processi. La legge sulle intercettazioni vuole cancellare anche la pubblicità dei processi vietandone la trasmissione in radio del dibattimento. Contro questo particolare del provvedimento Radio Radicale ha indetto, per lunedì 31 maggio, una conferenza stampa e un appello. Massimo Bordin, appena si è saputo del provvedimento è intervenuto venerdì dai microfoni di Radio Radicale di cui è direttore: “Intervengo a quest’ora dopo una giornata nella quale ho cercato di farmi un’idea definitiva sulla così detta legge sulle intercettazioni. Perché in realtà c’è da lanciare un allarme forte che riguarda, attenti a quest’aspetto, non già le intercettazioni, o le telefonate carpite o i verbali istruttori. No, questi signori, continua il Direttore di Radio Radicale, nell’articolato della legge (sulle intercettazioni ndr) intendono sopprimere un articolo delle norme attuative del codice di procedura penale, riformato da Giuliano Vassalli, che teneva conto di un aspetto fondamentale che riguarda l’effettiva pubblicità dei dibattimenti nel XXI secolo”.

Ben 9773 processi registrati in anni di cronaca senza filtri, senza veline, integralmente per far conoscere e deliberare. Un’archivio, quello on line disponibile a chiunque, che fa invidia anche alla tv di Stato. L’ultima registrazione di un processo disponibile on line, sul sito di Radio Radicale, in ordine cronologico è quella relativa all’esame del maresciallo Brancaccio durante l’udienza del 28 maggio nel processo Parmalat/Parmatour. Tutto il processo su calciopoli e, scendendo indietro nel tempo e nell’archivio, il processo per la scalata della Banca Antonveneta, il processo Cusani, quello per l’omicidio Dalla Chiesa. L’ultimo della lista o il primo in ordine di tempo è il processo Margherito e risale al lontano 15 settembre del 1976. Il processo a Giulio Andreotti e tutto il resto dell’archivio rappresentano la storia di questo Paese. Sono oltre trent’anni che Radio Radicale ci ha consentito di conoscere e farci un’opinione più dettagliata di quella che altrimenti avremmo potuto farci con la sola televisione e la sola carta stampata. Radio Radicale, sin da quando fu fondata, è stata concepita nell’ottica di far conoscere integralmente i fatti: la radio dei processi e la radio del parlamento. Organo della lista Marco Pannella e proprio per questo la radio di tutti i partiti.

Il dibattimento non c’entra nulla con le intercettazioni telefoniche, né c’entra nulla con la fase istruttoria”. Tuona Bordin dalla radio che, da qualche giorno, ripete l’intervento. “Si può sicuramente discutere, ognuno può avere una propria opinione sul diritto alla privacy di una telefonata. Si può avere opinioni divergenti su quanto il segreto istruttorio, in questo Paese, serva o su quanto esso venga rispettato. Con questo provvedimento però, grazie al lavoro del Senatore Centaro relatore di questa legge, un ex magistrato di Siracusa parlamentare di Forza Italia da quattro legislature, si intende in realtà inibire la possibilità di registrare e trasmettere i processi di rilevanza sociale”. Attenzione perché, continua ancora Massimo Bordin, “questo provvedimento ha un’unico bersaglio: vogliono far tacere Radio Radicale. Vogliono impedirvi – rivolgendosi agli ascoltatori – di ascoltare i processi che un giurista come Giuliano Vassalli ebbe la finezza di distinguere fra quelli di rilevanza sociale e quelli che riguardano la privacy e sono sottoposte alle normali norme di pubblicità che riguardano l’aula di Giustizia”. Nessuno ancora, nell’Italia che rischia di assomigliare alla Russia di Putin, pretende di chiudere le aule di Giustizia al pubblico. “Però, impedire che si possano ascoltare, non le intercettazioni telefoniche, ma i processi, vuol dire effettivamente impedire alla gente di formarsi un’opinione su vicende assai importanti. Questo è quello che questa legge, nelle sue pieghe, si propone. E’ un attacco gravissimo a Radio Radicale, all’informazione e ai cittadini. Radio Radicale è riuscita, grazie naturalmente ai Radicali e al Partito Radicale, a Marco Pannella che ha costruito questo strumento assieme a Paolo Vigevano, grazie ai redattori della Radio che, magari con qualche sotterfugio, sono riusciti a far ascoltare la voce di Enzo Tortora che si confrontava con il pentito Melluso. Un’informazione, come sempre senza filtri, senza mediazione giornalistica, integrale che Radio Radicale vi ha proposto. E quante voci avete ascoltato, e come avete potuto ascoltare, in diretta, i maxi processi di Napoli, di Palermo. E quanto avete potuto farvi una vostra opinione rispetto a vicende che invece la carta stampata, o anche la televisione di stato e quella privata, vi proponevano. Radio Radicale è stato tutto questo per la Giustizia. Oggi, il relatore Centaro e i suoi “tanti causa” vogliono chiudere questo aspetto, questa possibilità d’informazione per i cittadini. Con grande ipocrisia, questi sepolcri imbiancati parlano di privacy, parlano del diritto dei cittadini a non vedere intercettate le loro telefonate perché la violazione del segreto istruttorio è cosa inammissibile da parte della stampa, vogliono far chiudere lo speciale giustizia di Radio Radicale. Non pensiamo si arrivi a tanto. Vorremmo fermare tutto questo. Però non possiamo non denunciare con forza un attacco gravissimo a Radio Radicale ma, se ci consentite, all’informazione e al diritto all’informazione. E, come tutti gli ascoltatori sanno, quelli di destra e quelli di sinistra, quelli di centro destra, quelli di centro sinistra e quelli di “centro centro”, questa radio non si è mai distinta per particolari elementi giustizialisti, ha sempre rispettato privacy delle persone. Una radio che è stata sempre rispettosa degli aspetti privati. Ma qui si vuole arrivare, addirittura a qualcosa che, ahi me continua Bordin, non può non far pensare a una volontà di chiudere le porte di quello che, in democrazia, è un aspetto centrale della vita politica e civile, cioè il processo. Un processo che si svolge nel silenzio, un processo che si svolge nella penombra, può consentire qualsiasi illecito. Siamo fieri di aver potuto proporre non solo la difesa orgogliosa e, alla fine, vittoriosa di Enzo Tortora, siamo fieri di aver potuto proporre anche l’auto difesa di Cesare Previti che, per due ore, in un memorabile processo difese la sua posizione. (…) Tutto questo oggi vuole essere chiuso con un disegno di legge che prevede la possibilità, richiesta da parte anche di uno solo degli imputati, di negare il diritto alla registrazione del processo. Intendiamoci bene: non c’entra nulla il diritto alla immagine, esso è già garantito dalle norme attuative del codice così come un giurista come Giuliano Vassalli aveva avuto l’accortezza di proporre. Non si tratta dell’immagine televisiva. Già oggi, con le norme vigenti, se un imputato, o un testimone o un avvocato, rifiuta di essere ripreso non può essere ripreso. Semplicemente quelle norme dicevano che, in processi penali di rilevanza sociale, e dunque processi che riguardano stragi e terrorismo, mafia e, ovviamente vicende politiche, in quei processi anche se un imputato nega il diritto alla registrazione (audio e la trasmissione per radio) il presidente poteva decidere prescindendo da quel parere. Oggi è proprio quell’articolo che si intende cassare”. Ad esempio, nel maxi processo di Palermo gli imputati erano tanti. Se anche uno di essi si fosse opposto alla registrazione audio non potremmo conoscere un’importante pagina della storia di questo Paese. “A tutto questo noi ci opporremo con tutte le forze possibili che saremo capaci di mettere in campo. Intanto vi diamo un appuntamento, conclude Bordin, che stiamo ancora costruendo e vorremmo costruirlo con il vostro aiuto, con l’aiuto degli ascoltatori. Vorremmo costruirlo con l’aiuto dei parlamentari che saranno disposti a firmare un appello”.

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Buon anno

Buon 2010 con un omaggio dalla redazione di RadioRadicale.it

Da Sandro Pertini fino a Giorgio Napolitano, dal 1980 al 2008, tutti i messaggi di fine anno dei Presidenti della Repubblica sono stati registrati integralmente da Radio Radicale, e sono da oggi disponibili online nella loro versione integrale, in audio o video sul sitoRadioRadicale.it.Tutti i messaggi dei Presidenti dal 1980 al 2008 Radio Radicale

Nell’archivio di Radio Radicale sono conservate le registrazioni integrali dei messaggi di fine anno degli ultimi 30 anni, che spesso sono stati oggetto di autorevoli ricerche di carattere scientifico, linguistico o politologico, ed oggi sono a disposizione dei nostri utenti, alla vigilia dell’atteso messaggio del Presidente Napolitano.

Sul sito della Radio Radicla i file resteranno disponibili gratuitamente, nell’ambito del servizio pubblico che Radio Radicale svolge anche su internet.

UNO SPRECO DI DENARO PUBBLICO?

In attesa del prossimo messaggio di Napolitano, anche Abolrie la miseria della Calabria augura a tutti un buon 2010

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“Finanza creativa” del dottor Stranamore

di Giuseppe Candido

Giuliano Tremonti - dottor Stranamore?
Giuliano Tremonti – dottor Stranamore?

Martedì prossimo, 15 dicembre, ricominceranno i lavori sulla manovra fiscale con il Governo che, molto probabilmente, chiederà un’ennesima fiducia sul provvedimento prevedendo il disco verde sia al disegno di legge di bilancio e sia a quello sulla finanziaria per giovedì. La manovra che, al netto di sorprese dell’ultimo secondo, dovrebbe essere licenziata a Montecitorio senza modifiche, passerà poi in Senato, per la terza ed ultima lettura, la settimana prima del Natale. L’opposizione ha ridotto a soli 49 gli emendamenti presentati con il fine, dichiarato, di togliere “l’alibi dell’ostruzionismo” e consentire una discussione sul provvedimento “normale”, senza “l’esautorazione delle prerogative del Parlamento rappresentata dal voto di fiducia” e garantendo di arrivare al voto finale del provvedimento entro giovedì, con gli stessi tempi, in pratica, in cui verrebbe approvata qualora il Governo decidesse di porre la fiducia. Davvero una situazione paradossale. Per essere più chiari, Dario Franceschini, intervistato da Giovanna Reanda, ai microfoni di Radio Radicale ha dichiarato che “Difronte ad un’opposizione che – tutta insieme – presenta 49 emendamenti soltanto e garantisce di far approvare la finanziaria negli stessi tempi in cui verrebbe approvata col voto di fiducia è chiaro che, se a questa offerta la maggioranza dicesse no, il governo pone la fiducia perché ha paura che non ci sia tenuta politica tra i propri parlamentari”. E che tra la maggioranza vi siano delle crepe è evidente. In effetti, il Professore Giuliano Cazzola, economista riconosciuto e deputato del PdL, pure lui intervistato dalla giornalista, ha evidenziato le sue perplessità sulla manovra che, tra le risorse in entrata, vede soltanto la variabile rappresentata dallo scudo fiscale per il rientro dei capitali e l’utilizzo del TFR, il trattamento di fine rapporto dei lavoratori dipendenti, destinato per i fabbisogni dello Stato. Un’iniziativa, quest’ultima, che secondo lo stesso On.le Cazzola, “Rientra nel novero della finanza creativa cui ci ha abituato Giuliano Tremonti”. Anche se, continua Cazzola, “Il TFR dei lavoratori non corre nessun rischio, perché la legge prevede che, nenanche nel caso in cui le aziende con più di 49 dipendenti siano tenute a versare il TFR maturando al fondo gestito dall’IMPS, sono sempre le aziende a restare responsabili del TFR stesso nei confronti dei lavoratori e quindi i lavoratori andranno a riscuotere il TFR sempre dal datore di lavoro il quale si arrangerà con l’IMPS in termini di compensazione delle erogazioni sborsate rispetto a quello che deve dare, ad altro titolo, all’IMPS”. Un meccanismo questo che non danneggerà i lavoratori ma che, sostiene il deputato del PDL, rappresenta soltanto per modo di dire una “partita di giro” come invece l’ha definita Tremonti e questo perché, “In realtà sono risorse a disposizione dello Stato, che lo Stato aveva destinato ad altre finalità, e queste finalità oggi vengono cambiate. Si tratta di soldi che vengono tolte alle imprese e non vengono tolti ai lavoratori, ma un a diversa allocazione c’é”. Il parlamentare PDL spiega che “Di singolare c’è che, quando questa norma (sul TFR ndr) venne varata dal Governo Prodi nel 2007, queste risorse, cifrate in 6 miliardi di euro l’anno, dovevano essere destinate ad investimenti, soprattutto per opere pubbliche e infrastrutture e, in questi anni, sono serviti per la TAV, per le ferrovie dello Stato, per leggi a sostegno delle imprese. Oggi, in buona parte, per la parte cioè eccedente l’uso che si fa per la liquidazione del TFR, saranno destinate alla sanità, in parte in investimenti in conto capitale, per l’edilizia ospedaliera, ma, un’altra parte andrtà per interventi che rientrano nella spesa corrente”.

In pratica niente aiuti alle imprese, niente investimenti per infrastrutture o per il rilancio dell’economia ma destinazione del TFR per coprire la spesa corrente della sanità col rischio, non infondato considerata la situazione della Sanità nelle diverse regioni, che diventi strutturale con l’impossibilità futura di destinare l’uso di tali risorse per gli scopi di sviluppo cui erano destinati in precedenza. Un aspetto, questo, se non altro originale considerati i tempi di crisi che invece richiederebbero, con questi chiari di luna, un’aiuto alle imprese sia come sgravi promessi e sia anche con la realizzazione e l’ammodernamento della rete infrastrutturale. “Non c’è traccia di aiuti neanche come sgravi IRAP. Una mossa di dottor Stranamore, una battuta simpatica – conclude Cazzola – che in qualche modo esprime la situazione”.

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