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“Quotidiano donna”: un esperienza cento linguaggi

di Maria Elisabetta Curtosi

Ad un anno dalla nascita “Quotidiano donna” deve essere cambiato perche troppe critiche sono state mosse, il gran numero di lettere raccontavano storie personali in chiave negativa e il giornale venne ad assumere un tono lamentoso. La redazione decide, pertanto, di sollecitare chi ci lavorava ad una maggiore professionalità nell’uso della scrittura, strumento necessario per far conoscere alle altre donne, situate in spazi e tempi diversi- fatti, situazioni ed idee. Così il giornale potrà diventare uno strumento in grado di incidere nella realtà, nasce il bisogno di informare su quanto succede nelle istituzioni e soprattutto su quanto succede tra donne ed istituzioni, compito assunto proprio dalla direzione commissionando o scrivendo i pezzi. Il giornale cambia, dall’ipotesi iniziale di avere uno strumento per mettere in comunicazione le donne, si sostituisce il tentativo di informare su una situazione sociale-economico-politica-cultrale che vede il movimento delle donne (non più movimento femminista in senso stretto) confrontarsi in un continuo scontro con il mondo dell’ istituzioni maschili. Una scelta difficile da attuare, perché impone di non lasciarsi affascinare da ipotesi politiche precostituite. Un giornale che informi cercando di essere anche memoria storica di  un movimento in continua evoluzione.

Fonte : “I fiori di Gutenberg” Arcana Editrice 1979

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Informare o comunicare?

di Maria Elisabetta Curtosi

In via del Governo Vecchio a Roma, sede occupata del movimento femminista, nel 1878 esce il “Quotidiano donna”, la testata era diretta da Emanuela Moroli, nasce come giornale politico. INFORMARE O COMUNICARE? Nelle assemblee convocate per discutere la nascita del giornale la maggioranza  delle presenti sottolineò quanto più si confacesse alle donne il secondo termine. Il comunicare presuppone un rapporto bilaterale. Per fa sì che il giornale sia uno strumento capace di mettere in comunicazione le donne, si adotta la formula << far scrivere le lettrici>>. Ogni lettrice è una potenziale corrispondente. Più di 4.000 le lettere e gli articoli arrivati che avevano un linguaggio esoterico proprio di quella esperienza e di quella situazione. Era necessario tornare a far informazione? Forse si. Il giornale sollecitava le lettrici a scrivere. Le lettere erano di donne che usavano una scrittura intimista quale specchio d’animo. Poche erano le note di redazione vi erano più titoli, sommari, occhielli. I primi numeri non andarono bene era troppo eclettico, quindi fu necessario un lavoro di limatura dei pezzi che scontentava però profondamente chi scriveva.

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