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Carceri illegali: “Sciopero della fame per chiedere d’istituire la figura del Garante dei diritti del detenuto”

Carceri illegali: “Sciopero della fame per chiedere d’istituire la figura del Garante dei diritti del detenuto

Lettera aperta di Giuseppe Candido (direttore Abolire la miseria della Calabria, già membro del Comitato nazionale Radicali italiani) al Presidente della Giunta regionale, Giuseppe Scopelliti e al Presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico.

Cari Presidenti delle massime istituzioni calabresi,

le carceri calabresi stanno esplodendo. Anche la capienza tollerabile, già ben oltre quella regolamentare, è stata di gran lunga superata in molti istituti penitenziari della nostra regione. Dopo la denuncia eclatante della dirigente del carcere di Siano, Angela Paravati che, addirittura, con una lettera inviata al Ministro della Giustizia ed alla Procura della Repubblica evidenzia la situazione “insostenibile” ed annuncia lo stop ad ulteriori detenzioni nell’istituto di Catanzaro da lei diretto e dopo l’escalation del sovraffollamento in tutte le carceri della nostra regione che, come Radicali italiani, abbiamo più volte constatato personalmente con visite ispettive e denunciato, in questa situazione di ormai totale illegalità in cui la detenzione, anche nelle carceri calabresi, diviene di fatto costrizione disumana ed anti costituzionale tanto da indurre al suicidio le persone che che malauguratamente v’incappano, mi rivolgo a voi con questa mia lettera per chiedere non solo di prendere urgenti provvedimenti affinché la situazione possa al più presto rientrare ma di prevedere anche, per la nostra regione, l’istituzione della figura del Garante dei detenuti.

Come è noto, la figura fu istituita la prima volta in Svezia, nel 1809, con lo scopo principale di “sorvegliare l’applicazione delle leggi e dei regolamenti da parte dei giudici e degli ufficiali”. Oggi, istituito anche in Italia ma solo a livello regionale, è stato di fatto trasformato in un “organo di controllo della pubblica amministrazione e di difesa del cittadino (compresi gli agenti di polizia penitenziaria) contro ogni abuso”. Anche se non certo sufficiente a risolvere tutti i problemi, il Garante è però una figura che, se fosse presente, potrebbe far emergere anzitempo quelle gravi criticità che oggi divampano invece troppo tardivamente. La nostra regione, all’avanguardia sotto molti altri aspetti umanitari come l’accoglienza degli stranieri, non ha ancora una legge regionale che istituisca il Garante regionale delle persone sottoposte a limitazione della libertà. Istituire il Garante anche per la Regione Calabria sarebbe una riforma di civiltà cui la Calabria non è disabituata e che, a costo zero, consentirebbe di tutelare i diritti di quelle che non sono bestie ma persone. Un sentimento cristiano prima ancora che di semplice tutela del diritto. È quindi con queste ragioni e con questa proposta che mi unisco, simbolicamente per due giorni, alla lotta nonviolenta di Marco Pannella che per le carceri illegali digiuna da oltre tre settimane e a cui anche alcuni detenuti del carcere di Catanzaro stanno dando o hanno già dato corpo. La mia, ovviamente, non vuol essere una protesta contro la situazione illegale delle carceri calabresi bensì, come consuetudine nonviolenta sempre vuole, una proposta precisa di rientro immediato nell’alveo della legalità e di rispetto della dignità umana che mai, anche nei casi di delitti più efferati, lo Stato o le altre istituzioni dovrebbero violare. Una proposta di una legge regionale a costo zero che, personalmente, faccio con una forma di lotta nonviolenta per quanto il mio corpo di diabetico consente: due giorni “simbolici” di rinuncia al cibo  e di contemporanea autoriduzione dell’insulina a partire dalla mezzanotte di oggi, 13 maggio 2011.

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Marco Pannella è in sciopero della fame dal 20 di aprile perché «l’Italia torni a potere in qualche misura essere considerata una democrazia». Sostieni anche tu la lotta nonviolenta per le carceri illegali di Marco Pannella.

Al link qui sotto l’articolo di Stefania Papaleo su il Quotidiano della Calabria del 13 maggio

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Patrimoni degli eletti resi pubblici? La partitocrazia calabrese si nasconde dietro un dito

di Giuseppe Candido

La vicenda dei patrimoni dei politici calabresi rimasti segreti per ventotto anni era andata sulle pagine del Corriere della Sera su cui, Sergio Rizzo, aveva ripreso la “sconcertante” risposta del Segretario Generale Carpentieri che negava il diritto di accesso agli atti ma definiva “improrogabile” l’emanazione di una normativa regionale che disciplinasse i modi di attuazione della legge 441/1982. In seguito ne aveva parlato anche tutta la stampa calabrese e il Presidente del Consiglio regionale si era tempestivamente impegnato a rimuovere gli “ostacoli” (l’assenza di una leggina regionale) che per 28 anni avevano impedito la pubblicazione delle dichiarazioni patrimoniali di eletti e nominati calabresi così come previsto dalla legge nazionale. Su questo argomento era intervenuto anche Mario Staderini, il segretario nazionale di Radicali Italiani. Oggi la legge finalmente è arrivata ed e stata votata all’unanimità, maggioranza e opposizione, dal Consiglio regionale su proposta del Presidente Talarico. Ma basta leggere il primo degli otto articoli che la compongono per capire subito che il problema non è stato ancora completamente risolto e che i patrimoni dei politici calabresi resteranno ancora “top secret”. Questo perché, se la legge nazionale n°441 del 1982 prevedeva la pubblicazione dei patrimoni di eletti e nominati sia delle Regioni, ma anche degli eletti di Province e Comuni sopra i 50.000 abitanti o capoluogo di Regione, la normativa votata all’unanimità dal Consiglio regionale nella seduta dello scorso 13 settembre prevede la pubblicazione dei patrimoni degli eletti e nominati della sola Regione lasciando fuori dall’ambito di applicazione sia le dichiarazioni dei Consiglieri delle cinque province calabresi e i relativi nominati, sia quelli eletti e nominati nei comuni calabresi con popolazione superiore ai 50.000 abitanti. Insomma, Consiglieri regionali a parte, i politici calabresi eletti in enti “minori” possono dormire sonni tranquilli perché i loro patrimoni non dovranno essere pubblicati e potranno rimanere segreti. Per non parlare del fatto che, se un Consigliere regionale dimentica o volutamente ignora la legge e i suoi dati patrimoniali non potranno essere pubblicati sul bollettino ufficiale della Regione, come sanzione è previsto un rimprovero verbale che, in caso di recidiva, si trasforma in rimprovero scritto e pubblicato. Sui giornali, in modo che gli elettori lo sappiano? No, macché: la legge regionale prevede che il rimprovero sia pubblicato sul bollettino ufficiale ma di comunicazione alla stampa non se ne parla. Del resto i panni sporchi si lavano in famiglia, e i patrimoni non pubblicabili in Consiglio. Insomma la legge non soltanto è incompleta e poco incisiva non agendo su tutti gli eletti calabresima dimentica che siamo nel 2010 prevedendo la pubblicazione dei patrimoni non già sugli organi di stampa o su un apposito sito internet ma soltanto sul Bollettino ufficiale. La partitocrazia calabrese, quella che il ministro Brunetta a ragione critica, la partitocrazia che da 12 anni costringe la Calabria all’emergenza rifiuti, la partitocrazia responsabile del dissesto idrogeologico per il mancato governo del territorio, oggi si nasconde dietro un dito approvando all’unanimità una leggina solo perché una penna come Sergio Rizzo l’aveva sbeffeggiata. Perciò, cari conterranei calabresi, se volete la trasparenza su quanto guadagnano i politici da voi eletti e, soprattutto, quanti soldi spendono in spese elettorali e di rappresentanza, fatevi il segno della croce e compratevi mensilmente il Bollettino ufficiale della Calabria. Tra le migliaia di pagine grigie troverete anche quei dati che da 28 rimanevano top secret.

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Trasparenza in Calabria sui patrimoni degli eletti: proposta una leggina incompleta ed arretrata

di Giuseppe Candido

Il Domani della Calabria – P.5 del 9 Settembre 2010

Per la Calabria è pronta la “Proposta di legge n. 64” recante “Norme per la pubblicità della situazione patrimoniale dei Consiglieri regionali, degli Assessori non consiglieri, dei Sottosegretari e dei soggetti indicati nell’articolo 15 della legge 5 luglio 1982, n. 441”. Sarà discussa in Consiglio oggi (lunedì 13 settembre) e reca la firma oltre che del Presidente del Consiglio regionale Talarico anche quella dei consiglieri Fedele, Bova, De Gaetano, Giordano, Ciconte, Bilardi e Principe. Dopo ventotto anni, finalmente, si riparte dalla trasparenza. Bene, ma come lo si sta facendo?

All’art. 1 
dove sono riportate le Finalità e l’ambito di applicazione del progetto di legge c’è scritto testualmente che la legge in questione “disciplina, secondo i principi e in applicazione delle disposizioni della legge 5 luglio 1982, n. 441, le modalità intese ad assicurare la pubblicità della situazione patrimoniale e tributaria dei consiglieri regionali, degli assessori esterni, dei sottosegretari e dei presidenti, vice-presidenti, amministratori delegati e direttori generali degli istituti e di enti pubblici, anche economici come Sorical ed Arpacal, dei presidenti, vice-presidenti, amministratori delegati e direttori generali delle società al cui capitale il Consiglio Regionale concorra, nelle varie forme di intervento o di partecipazione, in misura superiore al 20%, dei presidenti, vice-presidenti, amministratori delegati e direttori generali degli enti o istituti privati, al cui funzionamento il Consiglio Regionale concorra in misura superiore al 50% dell’ammontare complessivo delle spese di gestione esposte in bilancio, sempre che queste superino la somma annua di € 258.228,45 (£. 500.000.000)”.

Quindi, la legge è valida solo per eletti e nominati della Regione ma nel progetto emerge da subito che, per quanto riguarda i Consiglieri provinciali e dei comuni capoluogo di regione o con popolazione superiore a 50.000 abitanti che pure sarebbero obbligati a fare le medesime dichiarazioni dalla legge nazionale di 28 anni fa, la nuova normativa regionale non se ne occupa affatto. Come già previsto dalla norma nazionale, dalla quale sembra essere direttamente “derivato” anche il nuovo progetto di legge regionale prevede che “Entro tre mesi dalla proclamazione dei consiglieri o dalla nomina degli assessori esterni, dei sottosegretari e dei soggetti indicati.., gli stessi sono tenuti a depositare presso l’Ufficio di Presidenza dei Consiglio Regionale: 1) una dichiarazione concernente i diritti reali su beni immobili e su beni mobili iscritti in pubblici registri; le azioni di società; le quote di partecipazione a società; l’esercizio di funzioni di amministratore o sindaco di società, con l’apposizione delle formula “sul mio onore affermo che la dichiarazione corrisponde al vero;
2) copia dell’ultima dichiarazione dei redditi soggetti all’imposta sui redditi delle persone fisiche.
I soggetti rientranti nella previsione dell’articolo 1, secondo comma, sono tenuti a depositare le dichiarazioni e la documentazione indicate nel precedente comma presso la Presidenza della Giunta della Regione Calabria.
Gli adempimenti di cui al presente articolo concernono anche la situazione patrimoniale e la dichiarazione dei redditi del coniuge non separata e dei figli conviventi, se gli stessi vi consentono”. Per la “Variazione della situazione patrimoniale”, “ogni anno, entro un mese dalla scadenza del termine previsto per la presentazione della dichiarazione concernente i redditi delle persone fisiche”, eletti e nominati dalla Regione, “sono tenuti a depositare presso l’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale un’attestazione concernente le variazioni della loro situazione patrimoniale intervenute rispetto all’anno precedente e copia dell’ultima dichiarazione dei redditi”.

Dopo la “Cessazione dalla carica”, viene previsto che, entro tre mesi successivi, eletti e nominati “sono tenuti a depositare presso l’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale una dichiarazione concernente le variazioni della situazione patrimoniale intervenute dopo l’ultima attestazione.
Essi sono tenuti, altresì, a depositare una copia della dichiarazione annuale relativa all’imposta sui redditi delle persone fisiche entro i trenta giorni successivi alla scadenza del termine per la presentazione della dichiarazione stessa. E, sempre mutuando dalla normativa nazionale, viene previsto che “Tali adempimenti si estendono anche alla situazione patrimoniale del coniuge non separato e dei figli conviventi, se gli stessi lo consentono”. Viene prevista persino una specifica “Modulistica” mediante la quale saranno effettuate le dichiarazioni patrimoniali e per le “Inadempienze” agli obblighi, “il Presidente del Consiglio Regionale” o il Presidente della Giunta nel caso di assessori esterni, diffida l’interessato ad adempiere entro il termine di quindici giorni e, nel caso di inosservanza della diffida, sempre il Presidente del Consiglio Regionale ne dà notizia dell’inadempienza all’assemblea”.

Insomma, 28 anni di attesa sono serviti a fare una leggina che, occupandosi solo ed esclusivamente degli eletti e dei nominati della Regione, di fatto non prevede neanche la pubblicazione dei dati patrimoniali di tutti gli eletti in Calabria trascurando Consiglieri provinciali e dei comuni con popolazione superiore a 50.000 che invece sarebbero anch’essi, in base alla legge 441 del 1982, soggetti obbligati a presentare le suddette dichiarazioni. Una leggina quindi incompleta e, se vogliamo dirla tutta, anche arretrata poiché, clonando sterilmente il dispositivo dell’ottantadue, prevede ancora l’uso esclusivo del Burc come forma di pubblicazione e non invece un apposito sito internet su cui rendere davvero fruibili facilmente a tutti i dati patrimoniali e le spese elettorali dei propri eletti senza obbligare i cittadini che vogliono conoscerli a fare una specifica istanza di accesso agli atti o a comprarsi, a loro spese ovviamente, il Bollettino ufficiale. L’APE, l’anagrafe pubblica degli eletti che i radicali propongono è un’altra cosa. Per farla bisognerebbe mettere in rete redditi e operati di un migliaio di eletti tra consiglieri regionali, provinciali e comunali. Speriamo che, o in sede di esame di merito in I Commissione o in sede di approvazione, si intervenga su questi aspetti e si adotti un provvedimento che, mirando al futuro, pubblichi anche i dati delle attività dei singoli parlamentari sotto forma di dati aperti e confrontabili sul modello di “Openparlamento”. D’altronde siamo nel 2010 oppure in Calabria ancora no?

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