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Report dei #Radicali sulle visite di Pasqua nelle carceri calabresi

Palmi, Reggio, Rossano, Vibo e Catanzaro. Ancora tante le criticità riscontrate. Dai detenuti un caloroso “FORZA MARCO”.

a cura di Giuseppe Candido (*)

Dopo il tour natalizio nelle carceri calabresi, venerdì Santo, sabato e domenica di Pasqua, – grazie alle autorizzazioni del Vice Capo del DAP Massimo De Pascalis rilasciate grazie a Rita Bernardini che, intanto, visitava le carceri abruzzesi, – in Calabria, una delegazione del Partito Radicale Nonviolento ha effettuato visite ispettive in cinque diverse carceri calabresi. Venerdì santo, Gianpaolo Catanzariti, Santo Cambereri e Caterina Siclari hanno iniziato la “Via Crucis” da quello che, per condizioni strutturali e di sovraffollamento, Catanzariti ha definito il “Golgota delle carceri reggine”. Sabato santo, discesa agli inferi, mentre Catanzariti visitava il carcere di Reggio Calabria con Santo Cambereri, Anna Siclari e Giovanni Rossi, e mentre il ministro della giustizia con quattro detenuti andava a trovare Marco Pannella, il sottoscritto, coi compagni Rocco Ruffa, Nadia De Bortoli, Ernesto Biondi e Claudio Scaldaferri (in sciopero della fame e della sete e con la sua grossa stella gialla), siamo stati con gli ergastolani ostativi della Casa di Reclusione di Rossano Calabro ribattezzata dai detenuti la “Guantanamo” italiana per la presenza di un braccio in cui ci sono immigrati ritenuti affiliati all’ISIS. Domenica di Pasqua, con Rocco, Claudio, Gernando Marasco e Francesco Pacile’ siamo stati in visita al carcere di Vibo Valentia la mattina e nel carcere di Catanzaro il pomeriggio. In tutti gli istituti visitati, dai detenuti, ci sono stati calorosi applausi e un coro unanime: “forza Marco, resisti”. Continua la lettura di Report dei #Radicali sulle visite di Pasqua nelle carceri calabresi

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Diario visite @Radicali nelle 12 carceri della #Calabria

Effettuate dalla delegazione del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito durante le festività natalizie 2015/2016.

Il tour calabrese nelle carceri di cui pubblichiamo il rapporto completo delle visite nasce da un’idea di Giuseppe Candido e Rocco Ruffa durante una delle riunioni del mezzogiorno del Partito Radicale, quella del 18/12/2015, che seguiamo da un po’ di tempo.

Grazie all’ex deputata Rita Bernardini sono state ottenute le necessarie autorizzazioni del DAP per effettuare le visite.

Le autorizzazioni sono state rilasciate dal dottor Massimo DE PASCALIS, vice capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ai sensi dell’articolo 117 DPR 230/2000, assieme al “nulla osta” per la compilazione del questionario carceri (predisposto da Rita Bernardini) per il Partito Radicale e i cui dati hanno consentito di rilevare nel dettaglio le condizioni di detenzione e le principali criticità di ciascuno dei dodici istituti visitati e il quadro generale del “carcere Calabria” pubblicato nel comunicato riassuntivo diramato a termine delle visite.

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Rapporto del Partito Radicale in visita alle dodici carceri calabresi

Amnistia per la Repubblica e Garante dei diritti dei detenuti per la Calabria. Così Candido e Ruffa a conclusione delle visite nelle carceri calabresi effettuate come delegazione del Partito Radicale durante le festività natalizie dal 24/12/2015 al 05/01/2016. Continua la lettura di Rapporto del Partito Radicale in visita alle dodici carceri calabresi

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PENA DI MORTE: VOTO ONU PRO MORATORIA ULTERIORE PASSO VERSO L’ABOLIZIONE

Dalla Newsletter di Nessuno Tocchi Caino – Anno 14 – n. 118 – 20-12-2014

18 dicembre 2014: l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha chiesto di nuovo di porre fine all’uso della pena di morte con il passaggio di una nuova Risoluzione che invita gli Stati a stabilire una moratoria sulle esecuzioni, in vista dell’abolizione della pratica. E’ stato il quinto testo pro moratoria a essere adottato dal 2007.

La nuova Risoluzione è stata adottata con il numero record di 117 voti a favore (6 in più rispetto alla Risoluzione del 2012) e il più basso dei voti contrari (38, TRE in meno rispetto al 2012), mentre gli astenuti (34, come nel 2012) e assenti al momento del voto (4, tre in meno rispetto al 2012) sono stati complessivamente 38.
Degni di nota sono stati la cosponsorizzazione, per la prima volta, della Sierra Leone e, in particolare il voto per la prima volta a favore del Niger, frutto di una missione nel Paese di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale guidata da Marco Pannella che si è svolta dal 19 al 21 novembre.
Insieme al Niger hanno per la prima volta votato a favore anche Eritrea, Figi, Guinea Equatoriale e Suriname.
Come ulteriore fatto positivo è da segnalare anche il passaggio dal voto contrario all’astensione di Bahrein, Myanmar, Tonga e Uganda.
La Risoluzione di quest’anno è stata rafforzata nella parte in cui chiede agli Stati di “rendere disponibili le informazioni rilevanti circa l’uso della pena di morte” (tra l’altro, il numero delle condanne a morte e delle esecuzioni, il numero dei detenuti nel braccio della morte e delle sentenze capitali rovesciate o commutate in appello o per le quali è intervenuta un’amnistia o concessa la grazia). L’Assemblea Generale ha ribadito di limitare progressivamente l’uso della pena di morte e non imporla per reati commessi da persone minori di 18 anni, donne incinte e – ha aggiunto quest’anno – nei confronti di disabili mentali.
Per la prima volta, gli Stati sono stati invitati ad assicurare il diritto all’assistenza consolare ai cittadini stranieri coinvolti in processi in cui rischiano la pena di morte.
“Il nuovo voto al Palazzo di Vetro, il quinto in sette anni dell’Assemblea Generale ONU, a favore della moratoria registra l’evoluzione positiva in atto nel mondo verso la fine dello Stato-Caino e il superamento del fasullo e arcaico principio dell’occhio per occhio. E’ stato determinato dalla scelta dialogica e creativa di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale di proporre – sin dall’inizio e da soli – la moratoria delle esecuzioni come passaggio chiave per giungere all’abolizione,” ha dichiarato Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino.
L’Associazione ha seguito in diretta con le Nazioni Unite dal salone del Partito Radicale, in via di Torre Argentina 76, il voto sulla Risoluzione, la quinta dal 2007, e lo ha commentato anche con collegamenti telefonici con chi è stato protagonista di questa battaglia.
Il primo commento è stato quello di Paolo Gentiloni, il Ministro degli Esteri italiano, per il quale “il risultato raggiunto all’Assemblea Generale dell’ONU corona l’impegno dell’Italia e dei partner internazionali” mentre “il numero di voti a favore della moratoria universale della pena di morte … è motivo di orgoglio per l’Italia”. Per il titolare della Farnesina, “a questo successo hanno contribuito in maniera determinante la diplomazia e la società civile italiane” e ha ricordato la costituzione di una task force lo scorso mese di luglio oltre allo storico impegno su questa battaglia di Emma Bonino.
Emma Bonino ha salutato il cambio di voto, in parte inaspettato, di alcuni Paesi come la Guinea Equatoriale, che per la prima volta ha votato a favore e la Birmania che invece è passata dal voto contrario all’astensione marcando un’apertura importante del continente asiatico, finora impenetrabile a questa battaglia fatte salve alcune eccezioni come la Mongolia.
Per Emma Bonino comunque la democrazia e la battaglia per l’abolizione della pena di morte sono, anche rispetto al voto dell’UNGA, non un evento ma un processo che bisogna mantenere vivo.
E’ poi intervenuto l’ex Ministro degli Esteri, Ambasciatore Giulio Maria Terzi, per il quale è giunto il momento per l’introduzione di un inviato speciale del Segretario Generale dell’ONU sul tema della pena di morte. Per l’Ambasciatore Terzi questa battaglia da grande dignità al nostro Paese e ci rende orgogliosi di essere italiani, capaci di affermare i nostri valori nel mondo.
Il Direttore generale degli affari politici del Ministero degli Esteri del Benin, Eric Saizonou, che si trovava a New York per seguire il dibattito in plenaria, ha ricordato come, dopo la conferenza ospitata a Cotonou ed il Premio abolizionista dell’Anno al Presidente Boni Yayi, al Benin è stato assegnato il ruolo di coordinatore dei Paesi africani e ha ribadito la volontà del suo Paese di continuare a lottare per l’abolizione della pena di morte.
Infine, il Ministro della Giustizia del Niger, Amadou Marou, in un continuo scambio di battute con Marco Pannella, ha ribadito l’impegno del Niger a voler, dopo il voto a favore della Risoluzione, conseguire l’abolizione interna. Amabou Marou ha infine affermato di voler continuare a seguire le battaglie del Partito Radicale per il rafforzamento dello stato di diritto, a partire dall’affermazione di un nuovo diritto umano, quello alla conoscenza.
Puoi riascoltare l’evento usando il link riportato sotto.
Per saperne di piu’ clicca il link

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#Turchia in #Europa, subito

«Turchia in Europa da Subito» denuncia la decisione irresponsabile della Commissione Juncker che blocca gli ingressi nell’UE fino al 2019

di Mariano Giustino* @MarianoGiustino

Pubblichiamo interessante articolo dalla newsletter n*45 di radicalparty.org

Il 12 novembre si sono svolti a Roma i lavori del primo Consiglio direttivo di Turchia in Europa da Subito, organizzazione transnazionale di cittadini e parlamentari che persegue lo scopo di sostenere e promuovere l’immediato ingresso della Turchia nell’Unione Europea. La riunione è stata preceduta da un incontro tra i dirigenti dell’associazione Turchia in Europa da Subito e il nuovo ambasciatore della Repubblica turca in Roma, S.E. Aydın Adnan Sezgin, l’11 novembre.

Il Consiglio direttivo ha denunciato come scandalosa e politicamente sbagliata la dichiarazione della Commissione europea Juncker, la quale afferma che prima del 2019 non avverrà alcun ingresso nell’Unione Europea. La decisione è stata recepita da tutti i paesi candidati, e dai paesi che aspirano alla candidatura, come un congelamento di fatto dei negoziati.

Ciò significa che i processi di riforma che sono stati avviati tra molte difficoltà, come è avvenuto per la Turchia, rischiano di restare paralizzati fino al 2019 venendo meno il carattere di urgenza delle riforme necessarie da intraprendere per l’allineamento con l’acquis comunitario.

È’ ancora più grave il fatto che la presa di posizione della Commissione Juncker non abbia suscitato alcuna reazione, non solo nel Parlamento europeo, ma anche nel governo italiano, che deve respingere con fermezza questa irresponsabile posizione. L’associazione Turchia in Europa da Subito ne denuncerà la gravità in tutte le sedi istituzionali sia italiane che europee.

È possibile ascoltare integralmente i lavori del Consiglio direttivo di Turchia in Europa da Subito sul sito di Radio Radicale: http://www.radioradicale.it/scheda/426008/consiglio-direttivo-dellassociazione-turchia-in-europa-da-subito

* Direttore della rivista «Diritto e Libertà»
marianogiustino@dirittoeliberta.it
@TURKEYEUROPENOW
@AntennaAnkara

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Lotte @Radicali: XX anniversario di “Non c’è Pace Senza Giustizia: sfide e opportunità per la Corte Penale Internazionale

Risultati della Conferenza “XX anniversario di Non c’è Pace Senza Giustizia: sfide e opportunità per la Corte Penale Internazionale”
Sabrina Gasparrini

@Sabrins

Pubblichiamo dalla Newsletter n45 di Radicalparty.org

Due punti di ordine generale e tre specifiche raccomandazioni sono emerse dalla Conferenza dello scorso 13 novembre al Senato, cui hanno partecipato rappresentanti degli Stati, della Corte Penale Internazionale, magistrati, avvocati, esperti, parlamentari.

I due punti cruciali con riferimento alla complementarietà e alla cooperazione sono: A) questi due principi cardine devono essere considerati congiuntamente, poiché spesso sono le due facce di una stessa medaglia. Questo è importante specie quando si tratta di traslare lo Statuto di Roma nell’ordinamento interno e di eseguire il lavoro attinente alla giustizia penale internazionale e alla CPI. B) La sensibilizzazione da parte della CPI dei vari attori rilevanti è fondamentale per far funzionare la complementarietà e la cooperazione. Il coinvolgimento delle persone su tali tematiche è importante per promuoverne la comprensione e quindi rafforzarne l’impegno.

In particolare, la Conferenza ha formulato le seguenti raccomandazioni: 1) incoraggiare maggior sostegno per la CPI da parte del Consiglio di Sicurezza delle NU, soprattutto rispetto ai casi ad essa deferiti (attuali o futuri che siano); 2) incoraggiare meccanismi nei rapporti tra Stati, e tra Stati Assemblea degli Stati Parte, per supportare i Paesi nell’adempiere all’obbligo di cooperare con la CPI, che sia in quanto Stati Parte o con riferimento ai casi deferiti dal Consiglio di Sicurezza delle NU; 3) incoraggiare il supporto da parte di vari attori – inclusa la CPI, i governi, la società civile – agli Stati per adempiere all’obbligo di investigare e perseguire i crimini a livello nazionale.

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Carcere di Rossano (CS): detenuti in condizioni inumane. Bruno Bossio (PD): Hanno provato in tutti i modi a non farmi entrare

Una situazione incredibile, drammatica, che non pensavo esistesse in un carcere italiano, ha riferito dai microfoni di Radio Radicale la deputata cosentina del PD Enza Bruno Bossio.

Giuseppe Candido (Radicali): Ecco perché in Calabria serve subito il Garante dei diritti dei detenuti. Molte regioni d’Italia l’hanno già istituito, molti comuni sedi di penitenziari anche. La politica calabra si muova tutta per la vita del diritto che è diritto alla vita.

“Venerdì 8 agosto siamo stati al carcere di Palmi per fare un sit-in in sostegno del satyagraha di Rita Beranrdini (in sciopero della fame dal 30 giugno scorso) e Marco Pannella (in sciopero della fame e della sete, più volte interrotto e ricominciato per le esigenze di salute legate all’aver dovuto effettuare due interventi per rimuovere due tumori). Un satyagraha rivolto a chiedere allo stato, per le carceri, di garantire il diritto alla salute, fermare la mattanza dei suicidi che nelle carceri avviene anche per la mancanza di adeguate cure psichiatriche, e fermare la tortura democratica del 41 bis inflitto a pazienti come Bernardo Provenzano, incapace di intendere e di volere, indipendentemente dalle condizioni di salute.” E’ quanto si legge nella nota di Giuseppe Candido, esponente del Partito Radicale e segretario dell’associazione di volontariato culturale Non Mollare.

“Mentre noi facevamo il sit-in a Palmi, l’On.le Enza Bruno Bossio, deputata del PD orginaria di Cosenza, nello stesso giorno si è recata in visita ispettiva ‘senza preavvisare’ al carcere di Rossano. Quello che ha trovato lo ha raccontato subito a Emilio Quintieri che, a stretto giro, ha avvisato altrettanto immediatamente Rita Bernardini; poi – ovviamente – l’ha intervistata Radio Radicale Lorenzo Rendi.

Noi, ” – continua Candido – “oltre a ricordare ancora una volta che Rita Bernardini è in sciopero della fame dal 30 giugno assieme a Marco Pannella che, nonostante la sua malattia mette in gioco la vita per la vita del diritto e il rispetto della legge nelle carceri, possiamo solo aggiungere che avevamo ragione a parlare di condizioni inumane e degradanti che continuano a persistere nelle nostre patrie galere, anche in quelle calabre, e a chiedere con forza, per la Calabria, con prepotente urgenza l’istituzione del garante regionale dei diritti delle persone private della libertà”.


Di seguito riportiamo l’intervista della deputata del PD Enza Bruno Bossio intervistata su Radio Radicale e che lo scorso 8 agosto ha fatto visita ispettiva al carcere di Rossano Calabro (CS), riscontrando delle condizioni di grave degrado in cui si trovano alcuni detenuti. Una situazione per la quale la deputata del PD ha prennunciato iniziative paralamentari ma anche in sede giudiziaria.

Intervistata da Lorenzo Rendi ai microfoni di Radio Radicale l’11 agosto l’On.le Enza Bruno Bossio ha dichiarato:

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T. Campanella, la Tortutra dei carichi

« Sono andata al carcere di Rossano come altre volte ero andata al carcere di Catanzaro e anche di cosenza, sono andata più volte. Le prime volte sempre senza preavviso, ma non ho trovato nessun ostacolo. Oggi pomeriggio, invece, hanno provato in tutti i modi a non farmi entrare chiedendomi di tornare in un altro momento e, poi, alla fine hanno acconsentito che entrassi solo io, senza un mio collaboratore e anche Emilio Quintieri che è un esponente del Partito Radicale con il quale sto facendo parecchie visite ispettive. Io ho accettato di entrare anche da sola perché volevo capire come mai un detenuto che era al carcere di Catanzaro fosse stato spostato, dalla sera alla mattina, al carcere di Rossano e lì, in verità, ho trovato una situazione incredibile, drammatica. Questo detenuto era in un reparto d’isolamento del carcere di Rossano, non mi hanno fatto entrare nella sua cella, che comunque aveva le lenzuola, i vestiti, eccetera. Mentre, a un certo punto, si sono messi a gridare gli altri detenuti, e ho visto una situazione che non pensavo esistesse in un carcere italiano. C’era uno dei detenuti che si è messo a gridare: ‘vada a vedre cosa c’è nella cella 1, nella cella 2 e nella cella 7’.

Enza Bruno Bossio

Lì ho trovato detenuti sostanzialmente nudi, soltanto con gli slip, uno in una cella in cui non c’era nemmeno il letto, quindi seduto per terra seminudo in mezzo ai suoi escrementi, ai piatti sporchi, eccetera. Un altro, invece, in cui il letto c’era ma senza lenzuola, anche lui senza vestiti, celiaco, quindi, col vomito per terra; lo stesso per un altro detenuto. Il primo messo in queste condizioni perché, dicevano, aveva tentato il suicidio. Cioè esattamente l’opposto (di quello che si dovrebbe fare, ndr): uno tenta il suicidio e tu lo tieni in quelle condizioni disumane. Come una bestia. Gli altri due, sembrerebbe, per tentata evasione. Ma anche in questo caso erano stati malmenati, avevano botte, tenuti in questa situazione. Io, diciamo, ho reagito. Ho detto che avrei comunque denunciato questa cosa, ma, ad aggravare la situazione è stata la telefonata della comandante della guardie penitenziarie, la quale mi ha anche insultato dicendo che io non mi dovevo permettere ad entrare senza chiedere prima il permesso. Io le ho detto che, fose, si doveva fare un attimo i conti su quali fossero, effettivamente, i diritti e i doveri vista la situazione che, diciamo, per fortuna ho visto perché probabilmente, se avessi avvisato, non l’avrei vista. Sicuramente fossi stata in un’altra situazione avrei fatto immediatamente un’interrogazione a risposta immediata che, evidentemente, in questo momento non posso fare e mi riservo di fare a settembre. Anche se intanto deposito un’interrogazione a risposta scritta, poi farò un comunicato e penso che lo denuncerò anche alla Procura della Repubblica, ma intanto sto attivando i canali anche del governo, del DAP (dipartimento amministrazione penitenziaria, ndr) perché comunque, questo atto da una parte deve essere denunciato per il modo con cui questa situazione evidentemente sta andando avanti da molto tempo e non lo sappiamo. Ma tornerò anche la settimana prossima nel carcere di Rossano per vedere se, nel frattempo, almeno sono stati intimiditi e hanno modificato le cose. Altrimenti rincarerò la dose, in qualche modo. »


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Siria: immagini scioccanti provano l’utilizzo di armi chimiche come in una linea di produzione

A cura di Giuseppe Candido

Vi ricordate la crisi in Siria e l’utilizzo delle armi chimiche.

Beh, le evidenze non lasciano dubbi. Pochi sanno che tra le Organizzazioni non governative riconosciute con carattere consuntivo al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York c’è proprio il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito e il Senatore Marco Perduca ne è in quella sede il rappresentante ufficiale.

Ieri, 17 giugno 2014, all’ONU si è parlato di Siria

E dell’evidenze emerse sull’uso di armi chimiche anche sui minori. Venivano mostrate ai rappresentanti del pianeta le nefandezze compiute dal governo siriano con le sua armi chimiche. Manco a dirlo, Marco Perduca era lì e con il suo telefonino ha fatto e subito pubblicato alcune foto a dir poco agghiaccianti.

Immagini relative all'uso di armi chimiche in Siria. Foto: Marco Perduca
Immagini relative all’uso di armi chimiche in Siria             Foto: Marco Perduca

Le immagini che Marco Perduca pubblica sul suo blog hanno una sola didascalia: Immagini forti sulla Siria. Ma in realtà sono immagini letteralmente scioccanti che mostrano persone, a volte bambini, uccisi; uccisioni tutte che mostrano gravi mutilazioni operate mediante l’utilizzo di materiali chimici pericolosi e sconosciuti. Alcune foto sono titolate e spiegano ciò che è mostrato ai rappresentanti del Pianeta. Eruzioni cutanee e componenti appiccicose presenti su alcuni corpi, indicano l’uso di materiali strani durante la mutilazione.

La produzione di Morte:

Nelle foto si legge che il modo in cui i corpi sono stati accumulati per le strade, indica che il processo di uccisioni sembrava una linea di produzione. Ci sono bambini di età inferiore ai 18 anni, lasciati morire di fame e i cui corpi appaiono straziati.

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Candido (#Radicali): Bene il Consiglio di Lamezia Terme che approva registro testamento biologico. Esilaranti le dichiarazioni circolate sulla stampa

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“Con soddisfazione di chi questa battaglia di libertà ha cominciato a sostenerla, in Calabria, dal 2006 sin dalla vicenda “nazionale”, di Piergiorgio Welby, apprendo dalla stampa che il Consesso Civico lametino guidato dal Sindaco Speranza, ha inteso adottare all’unanimità il registro dei testamenti biologici”. E’ quanto si legge in una nota di Giuseppe Candido, militante del Partito Radicale nonché direttore editoriale di ALM che, in Calabria, da anni porta avanti la battaglia sui registri dei testamenti biologici assieme all’associazione di cui Mina Welby è coo-presidente onoraria.
“Trovo davvero esilaranti”, afferma senza mezzi termini Giuseppe Candido, “alcune dichiarazioni circolate sulla stampa del coordinatore regionale dell’associazione “Alleanza Cattolica Calabria”, Dr. Elia Sgromo, secondo il quale tale sacro santa decisione del Consiglio di Lamezia Terme, tra l’altro non la prima in Italia e nemmeno per la Calabria essendo stato istituito persino nel piccolo comune di Botricello, sarebbe stata presa “senza alcuna necessità e urgenza sociale” e che i registri dei testamenti biologici rappresenterebbero, addirittura, una sorta di “cedimenti ad una mentalità radicale, libertaria e ideologica”. Per Sgromo, – prosegue Candido nella sua nota – un registro che consente di annotare ai cittadini le proprie volontà di fine vita, servirebbe solo a pubblicizzare una prospettiva anti-vita.

Contrariamente a quanto dice il dott. Sgromo, però, esiste un forte fondamento costituzionale che ci da’ il diritto di rifiutare i trattamenti sanitari per malattie inguaribili, unicamente finalizzati al proseguimento del mantenimento in vita”. L’articolo 32 della nostra costituzione, che il dott. Elia, forse appositamente, dimentica nel suo ragionamento per dire che non c’è niente che giustifichi il registro, c’è eccome, ed è in esso che è contenuto quel principio inviolabile che ha visto far garantire dalla magistratura il diritto di porre fine alle sofferenze e alle cure inutili di Piegiorgio Welby che ha potuto farsi staccare il suo ventilatore che lo teneva invita artificiale venendo contemporaneamente sedato da un medico che, per quel gesto, però, proprio perché una legge non c’è, dovette subire un processo uscendone completamente scagionato da tutte le accuse.
Lo stesso principio costituzionale che Elia forse finge di dimenticare, ha consentito al sig. Beppino Englaro, dopo anni, anni e quattro gradi di giudizio, di poter vedere rispettate le volontà della figlia Eluana in coma vegetativo permanete. Volontà che, non essendo state registrate da nessun notaio né da nessun altra “registro”, furono difficili da dimostrare. Se vi fosse stato un registro delle dichiarazioni anticipate di trattamento, i casi possibili potevano essere due: Eluana poteva aver fatto registrare il proprio testamento biologico oppure no.
Ecco a che servono i registri dei testamenti biologici. Ad evitare che a scegliere sia qualcun altro.

Da laici credenti cui ci sentiamo appartenere, ci sentiamo vicini ad una chiesa cattolica dell’accoglienza e della misericordia che questo Papa Francesco sta dimostrando poter essere rappresentata anche dai suoi massimi vertici; ci sentiamo vicini ad una chiesa vicina alle persone, agli umili, vicina ai bisognosi di misericordia, ma siamo assai distanti ad una chiesa degli integralismi, che vuol imporre l’attesa di un miracolo anche a chi nel miracolo non ci vuole credere e, come Piergiorgio Welby cerca una “morte opportuna”.

Ecco perché ribadiamo, invece, il nostro fermo SI ai registri sul testamento biologico e a una legge che regolamenti l’eutanasia legale contro quella di massa e clandestina. In parlamento c’è già una proposta di legge depositata dall’associazione Luca Coscioni e sottoscritta anche da migliaia di cittadini calabresi, tra cui sindaci e amministratori locali.

Oggi, in Italia esiste l’eutanasia clandestina e la rinuncia alle cure viene effettuata nel silenzio e nella solitudine di mura domestiche, quando “non c’è più niente da fare”. Per il suicidio assistito bisogna andare in Svizzera o in Belgio.
Il nostro Si all’eutanasia legale contro quella clandestina, il Sì ai registri dei testamenti biologici, come fu per l’aborto che legalizzato da una legge, cui tra l’altro i Radicali si opposero, consentì la drastica riduzione del fenomeno e delle morti per prezzemolo o sotto i ferri della cucina, anche in questo caso, sia ben inteso, è un Si alla vita, che è amore e libertà. Un “Sì” deciso, forte, alla tutela della vita e delle libertà proprio quando si è nelle condizioni di massima fragilità.

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È morto Sergio Stanzani, presidente del partito Radicale

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Si è spento giovedì sera a Roma, all’età di novant’anni, Sergio Stanzani, tra i fondatori del Partito Radicale, Presidente del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito e di Non c’è Pace senza Giustizia, già segretario del PR e più volte parlamentare.
L’ho conosciuto personalmente solo nel 2007, a Roma, durante una manifestazione dei Radicali e della Rosa nel Pugno per il coraggio laico che a lui non mancava certo. Era “un grande”, come si dice. Ciao Sergio.
Gli amici e i compagni radicali, e tutti i cittadini che lo vorranno, potranno rendergli l’ultimo saluto presso la sede del Partito Radicale. La Camera Ardente sarà allestita a partire fino alle ore 20 di domenica 20/10/13 in via di Torre Argentina 76, a Roma.

Pubblichiamo anche noi la lettera-ricordo di Gianfranco Spadaccia

“ Ho conosciuto Sergio, come Marco (Pannella, ndr), come Franco Roccella, quando sono entrato nell’università, un secolo fa’ ormai, nel lontano 1953, e lui era già ingegnere, si era stabilmente trasferito da Bologna a Roma e aveva cominciato a lavorare anche se ancora si occupava dell’Unione Goliardica Italiana, per conto della quale era stato il primo Presidente dell’UNURI, l’organizzazione rappresentativa degli studenti universitari italiani. Due anni dopo, nel 1955, ci ritrovammo insieme a tanti altri nel comitato costitutivo del Partito Radicale. Era il riconoscimento a una generazione che avevano saputo nell’Università, a differenza di quanto accadeva nel paese, rendere maggioritaria una organizzazione laica e davvero liberale.

“Da allora è cominciata un’amicizia che è durata una vita. Condivido con tutti il debito e i motivi di gratitudine comuni nei suoi confronti. Ma ho in più un debito personale di riconoscenza. Negli anni ’66 e 67 accettò di presiedere una commissione per lo statuto in vista del primo congresso che avevamo deciso di convocare dopo la scissione del gruppo del Mondo. Era il dirigente di una industria pubblica, quindi molto impegnato. Ma nei fine settimana organizzò dibattiti, seminari, confronti fra noi. Ne nacque nel giro di pochi mesi quello statuto che giustamente Pannella ha definito una “carta teorica”, la carta di un partito liberale e libertario, alternativo al modello del centralismo democratico come al modello del partito organizzato per correnti.

“Quando divenni segretario del partito nel 1967 e nel 1968, fece parte del consiglio federale e , se non ricordo male, ne fu per un certo periodo anche presidente. Per me in momenti di difficoltà e di solitudine (nel ’68 tutti i giovani che sull’onda del divorzio avevano preso a frequentare Torre Argentina si erano allontanati e trasferiti prima nelle Università occupate e poi in molti movimenti extraparlamentari) fu un importante punto di riferimento, un interlocutore attento, un elemento di sicurezza. Era il suo modo di non considerare conclusa la sua straordinaria esperienza universitaria, di mantenere i contatti con noi e con le nuove generazioni, di non rimanere estraneo ai nostri eventuali fallimenti come ai nostri eventuali successi.

“Una decina d’anni dopo l’ho avuto come compagno al Senato. E posso assicurare che sapeva essere davvero insopportabile come sanno bene quelli che hanno lavorato al suo fianco nel Partito, in Parlamento, in Non c’è Pace Senza Giustizia. Qualche anno fa’ si era rotto un femore, non poteva partecipare a un congresso di Radicali Italiani (mi pare a Padova), mi chiamò in ospedale per dettarmi una lettera al congresso, molto bella, che concludeva chiarendo che non era una lettera di commiato ma che sarebbe tornato tra noi magari in carrozzella. Come è avvenuto negli anni successivi. Forse è per questo che ho sottovalutato la sua crisi attuale, preso da altri più futili o ordinari problemi, e non gli sono stato vicino in questi ultimi giorni. Ero sicuro che anche stavolta ce l’avrebbe fatta.

“Sono vicino al dolore dei suoi cari (come quella di Franco anche la sua è stata spesso casa mia), a Gianna, a Bianca, a Paolo e Duccio.

Un addio fraterno, dunque.
Ciao Sergio.”

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