Pubblichiamo la newsflash di Nessuno Tocchi Caino, l’organizzazione costituente il Partito Radicale, che dedica l’8 marzo alle donne iraniane.
6 marzo 2015:Nessuno tocchi Caino dedica l’8 marzo alle donne iraniane, perseguitate da un regime teocratico primatista mondiale per numero di esecuzioni capitali, in rapporto alla popolazione.
Elisabetta Zamparutti, tesoriera dell’associazione, ha dichiarato:
“L’Iran, a dispetto del presunto volto buono del Presidente Rouhani, ha giustiziato almeno 721 persone nel 2014, di cui 26 donne ed oltre 1.200 sotto la Presidenza Rouhani.
Dalla Newsletter di Nessuno Tocchi Caino – Anno 14 – n. 118 – 20-12-2014
18 dicembre 2014: l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha chiesto di nuovo di porre fine all’uso della pena di morte con il passaggio di una nuova Risoluzione che invita gli Stati a stabilire una moratoria sulle esecuzioni, in vista dell’abolizione della pratica. E’ stato il quinto testo pro moratoria a essere adottato dal 2007.
La nuova Risoluzione è stata adottata con il numero record di 117 voti a favore (6 in più rispetto alla Risoluzione del 2012) e il più basso dei voti contrari (38, TRE in meno rispetto al 2012), mentre gli astenuti (34, come nel 2012) e assenti al momento del voto (4, tre in meno rispetto al 2012) sono stati complessivamente 38. Degni di nota sono stati la cosponsorizzazione, per la prima volta, della Sierra Leone e, in particolare il voto per la prima volta a favore del Niger, frutto di una missione nel Paese di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale guidata da Marco Pannella che si è svolta dal 19 al 21 novembre.
Insieme al Niger hanno per la prima volta votato a favore anche Eritrea, Figi, Guinea Equatoriale e Suriname.
Come ulteriore fatto positivo è da segnalare anche il passaggio dal voto contrario all’astensione di Bahrein, Myanmar, Tonga e Uganda. La Risoluzione di quest’anno è stata rafforzata nella parte in cui chiede agli Stati di “rendere disponibili le informazioni rilevanti circa l’uso della pena di morte” (tra l’altro, il numero delle condanne a morte e delle esecuzioni, il numero dei detenuti nel braccio della morte e delle sentenze capitali rovesciate o commutate in appello o per le quali è intervenuta un’amnistia o concessa la grazia). L’Assemblea Generale ha ribadito di limitare progressivamente l’uso della pena di morte e non imporla per reati commessi da persone minori di 18 anni, donne incinte e – ha aggiunto quest’anno – nei confronti di disabili mentali.
Per la prima volta, gli Stati sono stati invitati ad assicurare il diritto all’assistenza consolare ai cittadini stranieri coinvolti in processi in cui rischiano la pena di morte.
“Il nuovo voto al Palazzo di Vetro, il quinto in sette anni dell’Assemblea Generale ONU, a favore della moratoria registra l’evoluzione positiva in atto nel mondo verso la fine dello Stato-Caino e il superamento del fasullo e arcaico principio dell’occhio per occhio. E’ stato determinato dalla scelta dialogica e creativa di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale di proporre – sin dall’inizio e da soli – la moratoria delle esecuzioni come passaggio chiave per giungere all’abolizione,” ha dichiarato Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino. L’Associazione ha seguito in diretta con le Nazioni Unite dal salone del Partito Radicale, in via di Torre Argentina 76, il voto sulla Risoluzione, la quinta dal 2007, e lo ha commentato anche con collegamenti telefonici con chi è stato protagonista di questa battaglia.
Il primo commento è stato quello di Paolo Gentiloni, il Ministro degli Esteri italiano, per il quale “il risultato raggiunto all’Assemblea Generale dell’ONU corona l’impegno dell’Italia e dei partner internazionali” mentre “il numero di voti a favore della moratoria universale della pena di morte … è motivo di orgoglio per l’Italia”. Per il titolare della Farnesina, “a questo successo hanno contribuito in maniera determinante la diplomazia e la società civile italiane” e ha ricordato la costituzione di una task force lo scorso mese di luglio oltre allo storico impegno su questa battaglia di Emma Bonino. Emma Bonino ha salutato il cambio di voto, in parte inaspettato, di alcuni Paesi come la Guinea Equatoriale, che per la prima volta ha votato a favore e la Birmania che invece è passata dal voto contrario all’astensione marcando un’apertura importante del continente asiatico, finora impenetrabile a questa battaglia fatte salve alcune eccezioni come la Mongolia.
Per Emma Bonino comunque la democrazia e la battaglia per l’abolizione della pena di morte sono, anche rispetto al voto dell’UNGA, non un evento ma un processo che bisogna mantenere vivo.
E’ poi intervenuto l’ex Ministro degli Esteri, Ambasciatore Giulio Maria Terzi, per il quale è giunto il momento per l’introduzione di un inviato speciale del Segretario Generale dell’ONU sul tema della pena di morte. Per l’Ambasciatore Terzi questa battaglia da grande dignità al nostro Paese e ci rende orgogliosi di essere italiani, capaci di affermare i nostri valori nel mondo.
Il Direttore generale degli affari politici del Ministero degli Esteri del Benin, Eric Saizonou, che si trovava a New York per seguire il dibattito in plenaria, ha ricordato come, dopo la conferenza ospitata a Cotonou ed il Premio abolizionista dell’Anno al Presidente Boni Yayi, al Benin è stato assegnato il ruolo di coordinatore dei Paesi africani e ha ribadito la volontà del suo Paese di continuare a lottare per l’abolizione della pena di morte.
Infine, il Ministro della Giustizia del Niger, Amadou Marou, in un continuo scambio di battute con Marco Pannella, ha ribadito l’impegno del Niger a voler, dopo il voto a favore della Risoluzione, conseguire l’abolizione interna. Amabou Marou ha infine affermato di voler continuare a seguire le battaglie del Partito Radicale per il rafforzamento dello stato di diritto, a partire dall’affermazione di un nuovo diritto umano, quello alla conoscenza.
Puoi riascoltare l’evento usando il link riportato sotto.
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Pubblichiamo dalla newsletter n45 di Radicalparty.org una news flash di
Nessuno Tocchi Caino @HandsOffCain_IT
Dopo la tappa in Zimbabwe, la missione di Nessuno Tocchi Caino e del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito è continuata nelle Comore, con l’obiettivo di trovare sostegni alla Risoluzione ONU per la moratoria delle esecuzioni che andrà al voto all’Assemblea Generale a metà dicembre.
Il 17 novembre la delegazione dei Radicali, composta da Sergio D’Elia, Marco Perduca e Marco Maria Freddi, insieme all’Ambasciatore d’Italia Luigi Scotto, ha incontrato il Ministro degli Esteri delle Comore El-Anrif Said Hassan per discutere la posizione di voto, in passato di astensione, sulla risoluzione ONU pro-moratoria.
“L’abolizione della pena di morte ha un valore umanitario, perché consente alle persone di vivere e riabilitarsi”, ha detto il Ministro Said Hassan, il quale ha aggiunto che il Governo ha approvato una proposta di riforma abolizionista del Codice Penale e di Procedura Penale che però non è passata in Parlamento. “Ci proveremo col prossimo Parlamento la cui elezione è prevista a gennaio 2015”, ha aggiunto.
Per quanto riguarda il voto sulla Risoluzione ONU, il Ministro degli Esteri ha detto che sta preparando una nota che verrà discussa nel Consiglio dei Ministri che dovrà decidere se passare dal voto di astensione, come negli anni precedenti, al voto a favore. La delegazione di Nessuno Tocchi Caino e del Partito Radicale aveva fatto visita in mattinata al carcere della capitale delle Comore, Moroni, una struttura fatiscente che risale all’epoca del dominio coloniale francese.
La missione si concluderà a Niamey, capitale del Niger, con la partecipazione anche del membro del direttivo di NTC Matteo Angioli e il Presidente Marco Pannella.
Il Quinto Congresso di Nessuno tocchi Caino, l’associaIone che si batte contro la pena di morte ( e contro la morte per pena che in Italia l’Ha sostituita), è stato convocato per il 19 e 20 dicembre 2013 nella Casa di Reclusione di Padova.
Come si legge in una nota firmata dal Presidente (Marco Pannella), dal Segretario (Sergio D’Elia) e dal tesoriere (Elisabetta Zamparutti), Il Congresso, che si svolge in collaborazione con “Ristretti Orizzonti”, associazione particolarmente attenta alle questioni del carcere e della pena, si aprirà giovedì 19 alle ore 13.30 con le relazioni del Segretario Sergio D’Elia e della Tesoriera Elisabetta Zamparutti e concluderà i suoi lavori venerdì 20 in tarda mattinata.
Nel corso del Congresso sarà illustrata quella che è una tendenza ormai irreversibile verso l’abolizionedella pena di morte nel mondo e verranno discussi anche gli obiettivi della campagna di Nessuno tocchi Cainodopo l’approvazione nel dicembre 2012 della nuova Risoluzione sulla Moratoria Universale delle esecuzionida parte dell’Assemblea Generale dell’ONU.
NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS
Notizia dalla newsletter a cura di Nessuno Tocchi Caino – Anno 13 – n. 83 – 16-11-2013
11 novembre 2013: ottanta persone sono state giustiziate in pubblico nei primi giorni di novembre in Corea del Nord, in sette distinte località.
I capi d’imputazione: in qualche caso aver guardato video della televisione sudcoreana; in altri diffusione di materiale pornografico; prostituzione; anche il possesso di una Bibbia.
La notizia è stata diffusa dal Joong Ang Ilbo, un giornale conservatore di Seul. Il quotidiano cita informazioni raccolte tra i fuggiaschi nordcoreani.
Secondo queste voci l’esecuzione degli ottanta condannati è avvenuta in pubblico: nella città orientale di Wonsan, nella provincia di Kangwon, le autorità hanno radunato 10 mila spettatori, inclusi bambini, allo stadio Shinpoong, per la fucilazione di un gruppo di otto uomini e donne, avvenuta a raffiche di mitragliatrice azionate da soldati.
Parenti e amici dei giustiziati sarebbero stati inviati in campi di prigionia, un metodo che la Corea del Nord utilizza spesso per dissuadere chiunque dal violare la legge.
“Le notizie sulle esecuzioni pubbliche in tutto il Paese avranno un effetto raggelante sul resto della popolazione”, ha detto Daniel Pinkston, analista sulla Corea del Nord dell’International Crisis Group a Seoul. “Tutto ciò che queste persone vogliono è sopravvivere insieme alle proprie famiglie. Gli incentivi per non infrangere la legge sono molto chiari adesso.”
“La pena capitale è un “ferro vecchio” della storia. Le vie per l’abolizione sono infinite”
L’associazione che da anni lotta per l’abolizione della pena di morte nel mondo presenta il suo rapporto annuale.
4 agosto 2012 – Titolare dell’iniziativa all’ONU nel dicembre 2007 che portò all’approvazione della moratoria universale della pena di morte, lo scorso 3 agosto, presso la sede di Via di Torre Argentina a Roma, l’associazione Nessuno Tocchi Caino ha presentato il rapporto annuale sull’abolizione della pena di morte nel mondo. Oltre al Ministro per gli Affari Esteri, Giuliomaria Terzi di Sant’Agata, erano presenti numerosi ambasciatori: Finlandia, Svezia ma anche Turchia, Romania e Benin.
Il Rapporto 2012 – curato anche quest’anno dall’On. Elisabetta Zamparutti ed edito da Reality Book con la prefazione dello stesso Sergio D’Elia – conferma un’evoluzione positiva verso l’abolizione con 155 Paesi che hanno deciso di abolirla per legge o in pratica (i Paesi totalmente abolizionisti sono 99; gli abolizionisti per crimini ordinari sono 7; quelli che attuano una moratoria delle esecuzioni sono 5; i Paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono sentenze capitali da oltre dieci anni o che si sono impegnati internazionalmente ad abolire la pena di morte, sono 44) mentre i Paesi mantenitori sono saliti a 43 rispetto ai 42 del 2010 sol perché il Sudan del Sud, divenuto indipendente dal Sudan nel luglio del 2011 ha mantenuto la pena di morte. Nel 2011 sono inoltre diminuiti i Paesi che hanno fatto ricorso alle esecuzioni capitali: 19 rispetto ai 22 del 2010 e sono diminuite le stesse esecuzioni, almeno 5.000 nel 2011, a fronte delle almeno 5.946 del 2010, fondamentalmente per il significativo calo delle esecuzioni in Cina che sono passate dalle circa 5.000 del 2010 alle circa 4.000 del 2011. La Cina è la prima sul triste podio dei paesi “esecuzionisti”, seguita dall’Iran, con almeno 676, un aumento spaventoso rispetto alle 546 del 2010 e dall’Arabia Saudita che con almeno 82 esecuzioni ha addirittura triplicato quelle compiute l’anno precedente. Dal rapporto si apprende che “i paesi totalitari ed illiberali sono responsabili del 99% del totale mondiale delle esecuzioni, mentre quelli democratici dell’1% con gli Stati Uniti che ne hanno compiute 43 nel 2011 (un dato che conferma il calo delle esecuzioni in corso da anni in America) e Taiwan 5. In controtendenza il Giappone che invece nel 2012 ne ha già eseguite 5”.
Sergio D’Elia, segretario di Nessuno Tocchi Caino
Abbiamo raggiunto Sergio D’Elia telefonicamente per avere dettagliate informazioni sulle novità che emergono dal rapporto e per fare il punto sulla lotta per l’abolizione della pena di morte nel mondo.
D: Onorevole D’Elia, lo scorso 3 agosto è stato presentato il Rapporto annuale di Nessuno Tocchi Caino sulla pena di morte. Quali sono le novità più importanti e qual’è la prospettiva futura per l’abolizione della pena di morte del mondo?
R: In primo luogo si conferma una tendenza, ormai irreversibile, verso l’abolizione della pena di morte che, ormai, è divenuta un “ferro vecchio” della Storia dell’umanità di cui, però, bisogna ancora definitivamente liberarsi come ci si è liberati dalla tortura, dalla schiavitù e da altri strumenti mortiferi. Sicuramente abbiamo svolto un’opera che ci ha consentito, in questi diciannove anni dalla nascita nel ’93 di Nessuno Tocchi Caino, di far abolire, attraverso le iniziative intraprese paese per paese ma, soprattutto, attraverso l’iniziativa in sede delle Nazioni Unite all’Assemblea Generale dell’ONU che ha portato alla moratoria. Quando abbiamo iniziato, nel ’93, erano 97 i Paesi membri dell’Assemblea che ancora mantenevano la pena di morte. Ora ne abbiamo 56 in meno di quei 97 paesi. La risoluzione (dell’ONU, ndr) è stata una pietra miliare.
D: Nel dicembre del 2007 è stata votata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la moratoria sulle esecuzioni capitali. Una battaglia che ha visto Nessuno Tocchi Caino affianco al Governo italiano. Cosa è cambiato da allora?
R: La moratoria è stata sostenuta da una coalizione mondiale di Paesi abolizionisti rappresentativi un po’ di tutti i continenti ma guidata, innanzitutto, dal Governo italiano che ha avuto un ruolo fondamentale e con il quale, da almeno 20 anni, siamo stati partner per questa battaglia.
La situazione oggi è quella di dover dare attuazione concreta a quella Risoluzione in una quarantina di paesi (sono ancora 41 Paesi rimangono ancora mantenitori della pena di morte). Di questi, però, solo una metà di essi ancora, ogni anno, chi più chi meno, pratica la pena di morte. E per porre definitivamente fine allo Stato che uccide, allo “Stato Caino”, occorre che, soprattutto i Paesi che hanno sostenuto all’ONU la risoluzione sulla moratoria universale delle esecuzioni capitali, si impegnino concretamente affinché sia rispettata ovunque. Io dico che le vie per l’abolizione della pena di morte sono infinite. Noi le abbiamo praticate tutte e continuiamo a farlo: la via parlamentare, la via dell’opinione pubblica nazionale, la via della comunità internazionale, ma anche la via, veloce e concreta, della “non collaborazione” da parte dei paesi che hanno abolito la pena di morte, alla pratica della pena di morte nei paesi in cui ancora vige.
D: In che senso “non collaborazione”?
R: Faccio un esempio: nel giro di un mese, un annetto fa, l’Italia – campione mondiale per la lotta all’abolizione della pena di morte, che l’ha abolita nel ’47 dalla propria Costituzione, che si rifiuta di estradare chi rischia la pena di morte verso i paesi che ancora la mantengono – rischiava essa stessa di essere complice dei paesi che ancora la praticano. La via della non collaborazione l’abbiamo attuata un anno fa impedendo ad una filiale italiana di una multi nazionale farmaceutica di produrre in Italia il penthotal che era destinato per gli Stati Uniti. Lo abbiamo fatto con iniziative parlamentari, con manifestazioni, conferenze stampa. Quello è stato un passaggio cruciale perché sulla scia della prima anche altre società multinazionali hanno preso la decisione di non consegnare più il penthotal né il penthopartital che intanto aveva sostituito il primo nelle carceri americane. Addirittura è accaduto che il Vietnam, che è passato dal plotone d’esecuzione all’iniezione letale appena un anno fa, in quest’anno non ha giustiziato nessuno perché non è riuscito a procurarsi, sul mercato internazionale, le sostanze letali necessarie a poter praticare la pena di morte. E quindi questa è una strada. Un’altra strada l’ha intrapresa un’altra organizzazione che si chiama “Uniti contro l’Iran nucleare”, un’organizzazione che si occupa soprattutto di contrastare il rischio che il regime dei Mullah possa dotarsi dell’arma nucleare, ma che è diventata anche un associazione che si batte contro la pena di morte e che ha fatto un’interessante campagna che ha cominciato a dare i suoi frutti. Cioè quella denominata campagna delle gru che, in Iran, sono diventate lo strumento usato per praticare le impiccagioni. Loro (gli attivisti, ndr) hanno ottenuto che tre società giapponesi multinazionali, che vendono gru in tutto il mondo, hanno deciso di scindere tutti i contratti commerciali con l’Iran proprio perché hanno verificato che le loro gru venivano utilizzate per fare le impiccagioni. Insomma, queste sono altre strade che si possono percorrere, come quella sul penthotal che abbiamo percorso in prima persona noi, che ha causato in alcuni stati americani il rinvio delle esecuzioni e, alcuni stati, addirittura sono arrivati all’abolizione della pena di morte anche per questo. Il prossimo autunno, in novembre, si voterà in California un referendum per abolire la pena di morte. Certo, questo non soltanto per problemi legati alla carenza dei farmaci letali ma anche perché la California ha verificato che condannare a morte, tenere nel braccio della morte 10-15-20 anni un detenuto prima di giustiziarlo, costa molto di più che tenerlo in carcere anche tutta la vita. E quindi stanno adesso discutendo con un referendum se abolire la pena di morte, anche in base a questi dati economici. Pragmaticamente americano come ragionamento, però. Loro sono particolarmente rigorosi sui bilanci statali. Hanno verificato che il bilancio della Giustizia penale, proprio per il mantenimento della pena di morte, costa tantissimo e quindi vogliono rientrare nei calcoli dei loro bilanci anche eliminando questa pena. Poi ci sono le prese di posizione dei parenti delle vittime che, piuttosto che spendere tanto (ci sono cifre altissime soprattutto in Stati come il Texas) per mandare, una o due volte l’anno, qualcuno a morire, chiedono di utilizzare meglio quei fondi per investigare e risolvere quei crimini e quei reati che rimangono insoluti e di cui non si conosce il colpevole. E sono i parenti delle vittime, oltre agli investigatori e i dipartimenti di polizia, che fanno questa proposta. Diciamo che si sta muovendo moltissimo anche in Paesi un tempo prettamente sciatte ad istanze umanitarie come la Cina.
D: Dopo la battaglia per la moratoria delle esecuzioni capitali, oggi ha ancora senso sostenere in questa “missione per conto di Dio e di Caino”, l’associazione che tu guidi da oltre dieci anni?
R: Beh, io dico sempre che Nessuno Tocchi Caino è una sorta di società per azioni. Mutuando questo termine dall’ambito economico finanziario, è letteralmente così. Nel senso che l’iscriversi a Nessuno Tocchi Caino equivale a sottoscrivere l’azione di una società, in questo caso di un’associazione radicale; chi contribuisce direttamente acquista una quota, la propria, di un impegno, di un’opera e di un’iniziativa che poi ritorna in termini di “guadagno” – tra virgolette – perché ritroviamo un mondo più giusto, più umano. Un mondo dove, finalmente, ci possiamo liberare di questo anacronismo della Storia che è la pena capitale.
Per approfondire (dalla Newsletter di NTC, Anno XII n°56 del 4 agosto 2012)
LE PROSPETTIVE DELLA CAMPAGNA DI NESSUNO TOCCHI CAINO
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite tornerà a votare nel dicembre 2012 una nuova Risoluzione a favore di una Moratoria sull’uso della pena di morte e Nessuno tocchi Caino è impegnata su due fronti di iniziativa a sostegno della Risoluzione.
Il primo è aumentare il numero dei Paesi cosponsor e dei voti a favore della Risoluzione. A tal fine, con il supporto del Ministero degli Affari Esteri italiano, Nessuno tocchi Caino ha previsto di compiere nei prossimi mesi missioni in Africa in 4 Paesi – Zimbabwe, Ciad, Repubblica Centroafricana e Swaziland – dove negli anni più recenti sono stati compiuti passi significativi verso l’abolizione della pena di morte.
Il secondo fronte è rafforzare il testo della nuova Risoluzione con due richieste fondamentali da rivolgere esplicitamente ai Paesi che praticano ancora la pena capitale. La prima richiesta è di abolire i “segreti di Stato” sulla pena di morte, perché molti Paesi, per lo più autoritari, non forniscono informazioni sulla sua applicazione, e la mancanza di informazione dell’opinione pubblica è anche causa diretta di un maggior numero di esecuzioni. E’ il caso, ad esempio, di Cina, Iran e Arabia Saudita, che non a caso risultano essere tra i primi Paesi-boia al mondo. La seconda richiesta è di limitare ai “reati più gravi” l’applicazione della pena di morte e di abolire la sua previsione obbligatoria per certi tipi di reato.
Infine, Nessuno tocchi Caino propone che la nuova Risoluzione chieda al Segretario Generale dell’ONU di istituire la figura di un Inviato Speciale: non solo di monitorare la situazione ed esigere una maggiore trasparenza e limiti più restrittivi nel sistema della pena capitale, ma anche di continuare a persuadere chi ancora la pratica ad adottare la linea stabilita dalle Nazioni Unite: “moratoria delle esecuzioni, in vista dell’abolizione definitiva della pena di morte”.
L’audio dell’intervista
(Ci scusiamo per la scarsa qualità della registrazione telefonica e per i pochi ma pur presenti “disturbi di fondo” che, ahi noi, non siamo riusciti a rimuovere per scarsa padronanza degli strumenti di elaborazione audio)
Essere contrari alla pena di morte è, per noi italiani una cosa così ovvia e scontata che forse a volte rischia di diventare retorico colui che si batte per ottenerla, subito, durante l’assemblea generale dell’ONU in corso. L’associazione Nessuno Tocchi Caino e il Partito Radicale si battono per questo sin dal 1993. Come si legge nella sintesi del dossier sulla pena di morte dell’associazione [Nessuno Tocchi Caino](http://www.nessunotocchicaino.it/): “*La moratoria si è rivelata essere una via ragionevolmente pragmatica ed efficace contro la pena di morte. In questi 14 anni, 45 paesi hanno deciso di non praticare più la pena di morte e moratorie (spesso seguite da abolizioni) ovunque nel mondo hanno potuto salvare dal patibolo migliaia di persone. Sin dal 1994 e a più riprese nel corso di questi anni e mesi, l’Unione europea e il Governo italiano hanno di fatto dissipato la forte probabilità di un pronunciamento dell’Assemblea generale dell’Onu a favore di una moratoria universale delle esecuzioni capitali in vista dell’abolizione della pena di morte. Nel 1994, ad esempio, tale proposta italiana fu battuta perché mancarono i voti di alcuni Governi europei. Nel 1999, poi, come precisamente testimoniato e ribadito di recente dall’allora ambasciatore italiano al Palazzo di Vetro, Francesco Paolo Fulci, venne da Bruxelles l’ordine di ritirare la risoluzione già depositata perchè non vi sarebbe stata la certezza assoluta di avere una forte maggioranza. Nel 2003, il precedente governo dovette affrontare durissime polemiche anche in sede di Parlamento europeo e di parlamento italiano per non aver ottemperato all’impegno e al mandato di depositare all’Assemblea generale dell’Onu, finalmente, la risoluzione a favore della moratoria. Nel luglio 2006, la Camera dei deputati aveva ribadito con fermezza e all’unanimità il mandato al governo di presentare all’Onu, sin dall’inizio dell’Assemblea generale del 2006 tuttora in corso, la risoluzione pro moratoria. Nell’ottobre scorso, di fronte all’inerzia del Governo, la Camera dei deputati – in grave polemica con il governo che aveva definito “stimoli” o “appelli” i puntuali e stringenti atti di indirizzo del parlamento – ha approvato, di nuovo all’unanimità, una risoluzione che chiedeva al governo di “dare tempestiva e piena attuazione” alla mozione di luglio. Il Governo ha invece scelto di limitarsi ad una iniziativa politica e non istituzionale con la sottoscrizione da parte di 85 membri dell’Assemblea generale dell’Onu, il 19 dicembre 2006, di una mera dichiarazione di intenti contro la pena di morte senza nessun valore formale e impegno preciso. Il 27 dicembre 2006, Marco Pannella inizia uno sciopero della fame e della sete per sostenere la proposta “Nessuno tocchi Saddam” e, dopo l’esecuzione di Saddam Hussein, lo sciopero della fame e della sete di Pannella è rilanciato e convertito sull’obiettivo più generale della moratoria universale delle esecuzioni capitali. Si chiede al Governo italiano di assumere un impegno formale e concreto a presentare una risoluzione all’Assemblea Generale dell’ONU in corso. Il 2 gennaio 2007, in relazione alla iniziativa di Pannella, Palazzo Chigi rende noto che “Il Presidente del Consiglio e il Governo si impegnano ad avviare le procedure formali perché questa Assemblea Generale delle Nazioni Unite metta all’ordine del giorno la questione della moratoria universale sulla pena di morte.” Il 6 Gennaio 2007, in un incontro a Palazzo Chigi con il Vice Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, la delegazione del Partito radicale guidata da Marco Pannella presenta al Governo un Memorandum sui passi formali e politici da compiere: riapertura del punto 67 dell’agenda dell’Assemblea Generale in corso per la presentazione di una Risoluzione; preparazione da parte del Governo di una bozza di Risoluzione con un chiaro dispositivo sulla moratoria; inizio della raccolta firme sul testo di risoluzione. Il 1° febbraio, con un voto quasi unanime, il Parlamento europeo “sostiene fermamente l’iniziativa della Camera dei deputati e del governo italiani, sostenuta dal Consiglio e dalla Commissione UE nonché dal Consiglio d’Europa; invita la Presidenza UE ad adottare con urgenza un’opportuna azione per garantire che tale risoluzione sia presentata in tempi brevi all’Assemblea generale ONU in corso.” Molte volte si è stati vicini a questo obiettivo senza mai raggiungerlo. L’iniziative più recenti dopo l’appello “Nessuno tocchi Saddam” è la marcia di Pasqua tenuta a Roma lo scorso 8 aprile e lo sciopero della fame che, dal 21 marzo, Marco Pannella; questa forma di lotta nonviolenta il 16 aprile ha preso forma, assieme ad altri quattro compagni radicali (Sergio D’Elia, deputato della RNP e segretario dell’associazione Nessuno Tocchi Caino, Walter Vecellio, Guido Biancardi e Claudia Sterzi) di sciopero della fame AD OLTRANZA. Il motivo è sostenere il governo italiano affinché faccia la sua parte portando ufficialmente all’Onu la risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali. Alla marcia di Pasqua organizzata dal Partito Radicale, dall’Associazione Nessuno Tocchi Caino e dalla Comunità di Sant’Egidio aveva avuto il patrocinio del Comune di Roma e, a dimostrare la con divisibilità dell’iniziativa se ce ne fosse bisogno, è il fatto che con tre semplici telefonate siamo riusciti a far subito aderire simbolicamente, ma ufficialmente, i sindaci di Sellia Marina, Cropani e Botricello. In piazza a Roma hanno partecipato alcune migliaia di persone e a noi è dispiaciuto non esserci personalmente. Ieri (19 aprile), dalle colonne del L’Unità, Marco Pannella lancia un appello: “non fermiamoci ora”. Pannella ha spiegato come i mandati del Parlamento Italiano e gli stessi impegni assunti dal Governo “non menzionano minimamente la condizione di consenso dell’Unione Europea, bensì la formula in “consultazione” con i paesi europei*” Pannella si trova a sostenere quello che il Governo italiano ha dichiarato di volere e a cui lo vincola un mandato del Parlamento votato all’unanimità trasversalmente ai due schieramenti. Per questo Pannella – ormai a un mese di sciopero della fame – con la sua iniziativa ad oltranza ha inteso chiamare a mobilitazione tutti. Donne e Uomini di buona volontà che considerino improcrastinabile e non più rinviabile alla prossima assemblea la presentazione di una risoluzione sulla moratoria delle esecuzioni capitali. Ad oggi, infatti, il Governo italiano non ha ancora depositato la risoluzione della moratoria nonostante l’adesione alla Marcia. Tutto ciò lascia stupiti e anche le dichiarazioni di Fassino a riguardo la moratoria dal palco del congresso dei DS sembrano deboli e volte a non depositare subito la risoluzione. Per questo rispondo alla richiesta di aiuto e aderisco a sostegno dell’iniziativa con una forma di lotta alternativa, che già Luca Coscioni adottò per le sue battaglie di libertà e di diritto: quella dell’auto riduzione dei farmaci. Dell’insulina – nel mio specifico caso – di cui necessito in quanto diabetico. Dalla mezzanotte di giovedì 19 aprile sino alla mezzanotte di domenica 22.