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Luca amava il mare, il vento … la libertà

di Maria Antonietta Farina Coscioni

Pubblicato su Cronache del Garantista venerdì 20 febbraio 2014 a nove anni dalla scomparsa di Luca Coscioni

Luca amava il mare, amava il vento, la sabbia della spiaggia, in particolare Porto Santo Stefano; amava veleggiare con il suo catamarano giallo verso l’isola del Giglio… lì, in quel mare, nove anni fa ha voluto che fossero disperse le sue ceneri… Continua la lettura di Luca amava il mare, il vento … la libertà

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Testamento biologico: “la farsa è chiara”

Riceviamo via mail e pubblichiamo

Il “diario” di Maria Antonietta Farina Coscioni*

“Alla fine la farsa è apparsa chiara, la manovra svelata: Pierferdinando Casini e l’UdC hanno strumentalizzato una questione delicata e seria come il bio-testamento, nella speranza di farla diventare parte integrante della campagna elettorale e della quotidiana polemica politica. Alla farsa si è prontamente prestato il presidente del Consiglio, con la sua “lettera”, nella quale accusa ‘i giudici che colmano il vuoto con iniziative più o meno estemporanee’…Più che una preoccupazione, alla prova dei fatti si è rivelata una barzelletta di pessimo gusto…”.

“Prima Casini chiede di invertire il punto all’ordine del giorno sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento della Camera, per discuterlo ‘senza ulteriori rinvii, in particolare per il rischio che, in mancanza di un’iniziativa legislativa siano i giudici a colmare il vuoto con iniziative più o meno estemporanee’; dà così per scontata l’interpretazione berlusconiana di quello che starebbe accadendo nel nostro paese, ma al tempo stesso mostrando di ignorare quello che accade quotidianamente in tante stanze di ospedale e nelle camere da letto dei malati di questo paese. Poi, quasi a pentirsi preventivamente per quello che stava per porre in essere, dice di augurarsi ‘che nessuno voglia strumentalizzare una questione molto seria e che ci sia la serenità necessaria per dibattere in modo approfondito questioni così delicate…che non sono parte né della campagna elettorale imminente, né della nostra, purtroppo quotidiana, polemica politica, m a fanno parte delle scelte esistenziali che un Parlamento in alcune circostanze è chiamato ad assumere”.

Un’ora dopo, quando si deve passare all’esame delle proposte emendative, colpo di scena: il Presidente della Commissione Bilancio Giorgetti informa l’Aula che la Commissione Bilancio ‘non ha potuto esprimere il proprio parere perché il Governo ha chiesto un supplemento di tempo per il supporto tecnico della Ragioneria di Stato.” E chiede la sospensione dei lavori. Ma possibile che né l’UdC né la Presidenza sapesse che NON SI POTEVA procedere con l’esame del provvedimento?

Appuntamento comunque per giovedì mattina. Nel frattempo alle 18,15 la Commissione Bilancio si riunisce, e in 15 minuti netti disbriga i propri obblighi sull’articolo 1, e rinvia ad altra data l’esame sul resto degli emendamenti.

Giovedì, come fissato, alle 9,30 riprendono i lavori d’Aula ma bisogna attendere più di tre ore, e finalmente alle 13 si apprende che la Conferenza dei capigruppo ha deciso di posticipare al 18-19 maggio la discussione sulle DAT. Non un deputato dell’UDC fiata. Dov’è finita l’urgenza di cui avevano parlato il giorno prima?

E allora interveniamo noi: “Signor Presidente, il Presidente Leone ha letto molto velocemente il calendario dei lavori, ma mi è parso di cogliere una data molto importante: quella del 18 e del 19 maggio entro la quale, anzi, nella quale riprenderemo i lavori sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, cioè fra tre settimane. L’iniziativa dell’UdC e dell’onorevole Casini, che hanno voluto anticipare la discussione sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, in realtà, si è trasformata in un posticipo…Ci saremmo aspettati dall’UdC, che aveva tutta questa urgenza di discutere questo importantissimo documento, una sia pur minima reazione…Di certo, quella che è stata venduta ai cittadini come una grande iniziativa politica si è rivelata, alla prova dei fatti, nemmeno dopo ventiquattr’ore, una «bolla» mediatico-elettorale, ancora una volta, sulla pelle dei cittadini, ma anche sulla dignità di questo Parlamento. Non c’era nessuna nec essità di posticipare il dibattito sulle dichiarazioni anticipate di trattamento che erano all’ordine del giorno. Ieri avremmo potuto chiudere la discussione di oggi; e oggi, avremmo potuto affrontare il resto dei temi, che discuteremo invece la prossima settimana; e la prossima settimana, senza agitazioni propagandistiche, avremmo discusso con tranquillità le dichiarazioni anticipate di trattamento.Questo modo di trattare quest’Aula e i deputati è indecoroso e viola anche il buon senso, il senso comune. Non vorremmo che, di fronte a fatti come questi – nei telegiornali di ieri sera e nei quotidiani di stamattina non si parla d’altro – domani, venisse meno l’attenzione rispetto ad un fatto molto semplice: l’UdC e l’onorevole Casini si sono presi gioco di questo Parlamento, perché impegnati in campagna elettorale.”

Tutto ciò si può definire solo in un modo: ancora una brutta, volgare, cinica speculazione. L’ennesima.

* Deputata radicale eletta nel PD

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Biotestamento, il Pd cosa fa?

di Maria Antonietta Farina Coscioni*

Pubblicato su “Europa” il 26 aprile 2011

Un giorno è la sottosegretaria Eugenia Roccella che “vive” la questione come una missione. Il giorno dopo è il ministro del lavoro Maurizio Sacconi, che sembra interessarsi solo di questo (sommessamente ricordo: nel 2010, secondo i dati Inail ancora provvisori, si sono registrati 780mila infortuni sul lavoro, 950 morti “bianche”; dall’inizio dell’anno oltre 100 morti, più di uno al giorno, domeniche e feste comprese. Alle numerose interrogazioni presentate, nessuna risposta). Quando i primi due non intervengono, allora è la volta di Gaetano Quagliariello o di Maurizio Gasparri: il leitmotiv è sempre lo stesso: la legge sul biotestamento va urgentemente approvata così come è formulata nel ddl Calabro; e guai a obiettare, a dissentire.

Dice la sottosegretaria che «è all’eutanasia che si vuole arrivare, e il progetto politico è quello di arrivarci tramite le sentenze», che si vorrebbe arrivare sostanzialmente a derubricare il reato di omicidio del consenziente inserendo un elemento di caritatevolezza e rovesciando il criterio della solidarietà tra gli uomini.

Ora sarebbe facile obiettare che qualsiasi membro del governo e della maggioranza siano i meno indicati a parlare di carità, misericordia e solidarietà: i malati di Sia e di altre gravi malattie sono letteralmente abbandonati a loro stessi, non c’è alcuna solidarietà o appoggio alle famiglie, non si riesce neppure ad aggiornare i Lea e il nomenclatore tariffario. La maggioranza vuole imporre al paese una legge retrograda e incivile sul fine vita che non ha pari e riscontro con le legislazioni di altri paesi; e si arriva all’impudenza di mettere sul banco degli accusati chi a questa legge si oppone, obietta che è un testo anticostituzionale fatalmente destinato a fare la stessa fine della legge 40; e tra gli argomenti che vengono agitati dalla maggioranza per difendere quello che è indifendibile si arriva all’impudenza di affermare che si vorrebbe introdurre l’eutanasia attraverso le sentenze dei giudici. Simili affermazioni si giust ificano e si spiegano solo con la scarsità di argomenti. Ai sedicenti difensori della vita (e che più propriamente sono sostenitori e alfieri della sofferenza sempre e comunque, anche quando è inutile) rispondo che si vuole quello che già è garantito per esempio in Germania, dove esistono le cosiddette “Disposizioni del paziente “cristiano” elaborate dalla Conferenza episcopale tedesca, dal Consiglio della chiesa evangelica tedesca e dalla Comunità delle chiese cristiane in Germania già dal 1999. Queste disposizioni prevedono per il testatore cristiano di richiedere «quando ogni terapia prolungherebbe soltanto il processo del mio morire» il non inizio o l’interruzione di trattamenti salvavita «come la nutrizione artificiale, la respirazione assistita, la dialisi o l’impiego per esempio di antibiotici».

Oggi le disposizioni sono state aggiornate dopo l’approvazione delle Dat e includono la tutela degli interessi legittimi del paziente diventato “incapace”. Ebbene, il ddl Calabro’ non solo non rispetta la volontà – espressa dal cittadino – ma va in direzione esattamente opposta: la volontà della persona non è tenuta in alcun conto, e si prevede che alimentazione e idratazione non possono essere oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento. Non solo: il comma 5 dell’articolo 3 prevede che «l’alimentazione e idratazione nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, devono-essere mantenute fino al termine della vita». È proprio questo l’elemento che permette il prolungamento indefinito del coma anche contro la volontà di una persona che non può rifiutare!

Per difendere una posizione indifendibile, si fa ricorso ad affermazioni che nulla hanno di scientifico e anzi ne sono la negazione. Anche uno studente di medicina alle prime armi, infatti, sa che alimentazione e idratazione artificiale sono atti medici veri e propri che richiedono un’elevatissima competenza. Ci vuole una incredibile dose di malafede e faccia tosta per far credere che si tratti di qualcosa come una bottiglia di acqua minerale che si nega o si concede. Posizionare una cannula nutrizionale nello stomaco è un atto diffìcile, fare una gastrostomia endoscopia percutanea (peg) è un atto diffìcile, che solo chirurghi, medici anestesisti e rianimatori addestrati sono in grado di compiere. Allo stesso modo inserire un sondino nasogastrico e superare correttamente il tratto gola-esofago-stomaco è altrettanto difficile e anche pericoloso: richiede lo stesso un grado di specializzazione particolare: la sonda può introdursi in t rachea anziché nell’esofago con conseguenze disastrose. Inoltre, nel successivo trattamento nutrizionale, la definizione degli elettroliti, delle proteine, dei glu-cidi, somministrati come composto chimico non può che essere seguito da medici nutrizionisti. Questo per dire che, a proposito di alimentazione forzata, se una persona, in perfetta lucidità di pensiero, non desidera più alimentarsi, questa sua volontà va rispettata, come sostiene il codice di deontologia medica. Per questo sostengo che questa legge è contro il testamento biologico e, quindi, inutile. Chi compilerà le direttive anticipate se sa già che non verranno rispettate? Nessuno. Meglio allora nessuna legge. Ogni legge deve soddisfare le aspettative dei cittadini o tutelare i loro diritti. Il ddl

Calabro, al contrario, non soddisfa alcuna aspettativa, in particolare non tutela il diritto del rifiuto alle cure, una delle maggiori conquiste civili e democratiche. I principi del consenso informato dei trattamenti e dell’autodeterminazione sono i capisaldi di una concezione liberale di uno stato, che questa maggioranza di fatto si accinge a calpestare. Sono d’accordo con quanto scrisse Giorgio Cosmacini dell’università Vita-salute di Milano: «Se è antiumano porre limitazioni alla persona del malato, limitarne la personalità è anticostituzionale e-antidemocratico. Una legge limitativa, restrittiva, che conculca la-validità di un testamento liberamente sottoscritto da persona dotata di piena capacità in vista di una futura incapacità, oltre a contraddire molti valori, ignora il dibattito scientifico, disattende l’appello degli addetti alle cure, non ascolta le sofferenze dei familiari, sposa una incultura che ha la presunzione di possedere il monopolio dei principi etici e religiosi».

Al senato il Pd ha sostenuto che il ddl Calabro è anticostituzionale. Potrà non sostenerlo alla camera? E vorrà lottare contro questo ddl e far valere le sue ragioni almeno quanto ha fatto stilla “prescrizione breve”? Spero di sì. Noi deputati radicali lotteremo per quanto ci sarà possibile.

* Deputata Radicale eletta nel PD

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