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Emigrazione: uomini soli.

L’emigrazione è stata uno dei capitoli più importanti della nostra storia, infatti il primo ventennio del secolo scorso vide milioni di italiani attraversare l’ Oceano in cerca di fortuna negli Stati Uniti, Argentina e altri paesi del Sudamerica. Quale sia stato il contributo alla vita di questi paesi, nel bene e nel male, del fiume di italiani che sono sbarcati oltre oceano, più numerosi di qualsiasi invasione barbarica in Italia all’inizio del Medioevo è quasi impossibile da determinare. Gli emigrati dall’Italia erano, nella loro grande maggioranza, analfabeti o quasi analfabeti, zappaterra o operai non qualificati, spinti dal bisogno, assoldati da mercanti di mano d’opera. Naturalmente quando si parla di emigrati italiani ci si riferisce anche ai calabresi e cioè a quelle persone nati nella penisola, di razza italiana che  parlavano una derivazione linguistica italiana, che avevano un passaporto italiano ma che provenivano da villaggi sperduti della Sila, delle Serre o dall’Aspromonte dove il loro “ modus vivendi” non era stato modificato per secoli e che non avevano mai avuto contatto con altri popoli o regioni e comunque sia non avevano assolutamente risentito gli effetti dell’unità d’Italia. Erano rimasti ancora sotto il dominio di qualcuno. Perché emigrarono?  Molteplici le ragioni: le condizioni sociali, politiche ed economiche quelle che forniscono le migliori spiegazioni del fatto che degli uomini lascino la terra natia per andare a cercarsi una nuova patria.  Spesso emigravano uomini soli.

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Il tema: l’emigrazione.

di Maria Elisabetta Curtosi

“La fuga è oggi il tema della vita calabrese. Ho sentito dire da molti stranieri che è una delle più belle d’Italia. Ma sicuramente “si piange due volte: quando uno arriva e quando se ne va”. Si fugge e si rimpiange la sua pena, si torna e si vuole fuggire, come la casa paterna dove il pane non basta. E una tale fuga il calabrese se la compie anche se sta seduto a un posto, in un ufficio o dietro uno sportello. E’ raro vedere qualcuno che si trovi realmente dove sta. Fisicamente o fantasticamente, la Calabria è oggi in fuga da se stessa. L’Italia meridionale le combatté tutte (le guerre) considerandole un’evasione e una breccia per l’emigrazione. Cosi scriveva Corrado Alvaro in “Un treno nel Sud”. “ Eccezionalmente si impiega ancora oggi il lamento funebre in occasione di un equivalente critico della morte,come la partenza per il servizio militare o per la guerra , o per l’America. E anche qui vi sono segni che in un passato relativamente recente l’uso doveva essere molto più diffuso”. Cosi Ernesto De Martino nel 1958.  Invece Luigi M. Lombardi Satriani, sostiene che “ anche l’emigrazione,oltre che la guerra ed agli altri eventi è una minaccia perché anch’essa costringe ad un radicale distacco dal proprio paese e recide la continuità emotiva tra gli appartenenti al nucleo familiare e alla parentela, sconvolgendo i quadri di riferimento culturale”.  “L’emigrazione, continua l’antropologo di grande cultura di San Costantino di Briatico, è risposta contro la morte, ma è essa stessa morte, in quanto viaggio, separazione dal noto, rischio della perdita della presenza da controllare anche se essa muta come fenomeno storico nelle sue varie fasi,mete, ritmo, modalità e tempi”.

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Emigrazioni in America

Emigrazioni  verso le Americhe o verso il Nord Europa : molti recitavano  a memoria alcuni versi di Enotrio Pugliese, genuino ed immenso artista calabrese, anch’esso figlio di emigranti:

 

“Quando nascivi patrima era a Merica.

Fici u sordatu e patrima era a Merica.

Vinneru i figghji e patria era a Merica.

Mama moriu e patria era a Merica.

Aguannu tornau patrima d’a Merica pe nommu mori a Merica”.

 

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Al di sotto della soglia di povertà. Una telenovela italiana che dura da 15 anni

di Margherita Giardino*

Il “nuovo” accordo Italia-Canada su assicurazione sociale firmato a Roma il 23 maggio 1995 e mai ratificato.

La Storia infinita
La Storia infinita                                Lorenzo De Seta, Olio su Tela, 2005

Sono stata emigrante in Canada per 26 anni ed ora sono in pensione. Ricevo dal Canada le due pensioni dovutemi : Canada Pension Plan $ 67 e Old Age Pension $ 310 mensili mentre, dal Governo Italiano, ricevo $ 8 (otto) mensili. Mio marito riceve più o meno quello che ricevo io, per cui complessivamente percepiamo in due circa 9.500,00 euro all’anno con due figli a casa di cui uno ancora all’università. Siamo al di sotto della soglia di povertà .

Mio marito ha lavorato ( onorando la nostra terra ) in Canada per ben 21 anni e , rimpatriato nel 1987, ha investito tutto quello che possedeva in una Impresa Edile la quale dopo venti anni di attività ha dovuto chiudere i battenti attanagliata e soffocata da debiti e da tanta disonestà , ingiustizia, malaffare, corruzione, imbrogli, ritardi, ecc.

Tra qualche mese ci pignoreranno la casa buttandoci in mezzo alla strada. L’INPS dichiara che la bassissima pensione italiana è dovuta al fatto che sia io che mio marito abbiamo contributi da lavoro in Italia per meno di due anni.

Esiste, come è notorio, un accordo internazionale su assicurazione sociale tra Italia e Canada in vigore fin dal 1979 , ed un Nuovo Accordo di Sicurezza Sociale firmato a Roma nel maggio 1995 e poi un Protocollo dello stesso firmato a Roma nel maggio del 2003: gli ultimi due stabiliscono che noi dovremmo avere garantito il diritto al trattamento minimo (ma non sono ratificati).

La stessa cosa stabiliscono i Regolamenti comunitari di sicurezza sociale (art.50 Regolamento n.1408/71 e le convenzioni ratificate con Argentina, Australia, Bosnia Erzegovina, Brasile, Croazia,

Macedonia, Principato di Monaco, Repubblica di Capoverde, Repubblica di San Marino, Repubblica Federale di Jugoslavia, Stati Uniti d’America, Tunisia e Uruguai .

Il Governo Canadese ha già ratificato il Nuovo Accordo ed il Protocollo dello stesso nel 2004 ; mentre il Governo Italiano ancora non lo ha fatto, sebbene siano già trascorsi 15 anni.

Come può la nostra tanto amata Italia calpestare e penalizzare solo gli emigranti dal/in Canada e Venezuela ( gli unici a non essere tutelati da convenzioni che non si vogliono ratificare) , commettendo una così tremenda ingiustizia ,anche contro la nostra Costituzione : art.3 ed art.38 e contro i figli che La hanno sempre amata e onorata per il mondo?.

Dal momento che tutti gli altri emigranti sono coperti da questo diritto, perché io ne devo essere esclusa ed a causa di una lunga e protratta e intenzionalmente posticipata Ratifica da parte del nostro Governo?

Il 26 maggio u.s. anche il Giudice ha dovuto rigettare la mia richiesta contro l’INPS :per cui ora dovrei ricorrere in appello, forse anche in Cassazione ecc., cose che io non posso proprio permettermi.

Considerato il mio diritto sancito dalla Costituzione Italiana: si può proporre un Provvedimento d’Urgenza affinché l’INPS riconsideri il caso e conceda questo mio diritto?

Ringrazio per avermi letto e che il Buon Dio illumini conducendo a verità e giustizia.

Albi, lì 03 giugno 2010

* Margherita Giardino è stata emigrante in Canada per 26 anni ed ora è in pensione e vive ad Albi, in Provincia di Catanzaro

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