di Giuseppe Candido
L’On.le Angela Napoli, ex parlamentare PdL poi Futuro e Libertà, “alla luce degli ultimi fatti”, scrive testualmente su suo profilo di Facebook, si sente “molto preoccupata”. E cos’è che preoccupa l’Onorevole?
Per Angela Napoli,
“Alcune sentenze delle Corti di Appello calabresi, le ultime sentenze della Cassazione su vicende giudiziarie calabresi e, anche se” – specifica “apparentemente sembrerebbe un’altra vicenda, l’uscita del quotidiano il Garantista, non possono che farmi pensare che sia in atto una forma di delegittimazione nei confronti di chi contrasta la ‘ndrangheta e le sue collusioni”.
Poi, intervistata da Davide Varì de il Garantista Calabria (pubblicata il 28 giugno 2014 su il Garantista a patina 4) aggiunge non solo di essere “giustizialista”, ma di pensare che “ogni forma di garantismo, almeno qui in Calabria, sia decisamente pericolosa”.
Beh io, invece, sono garantista. E anch’io, se volessimo dirla tutta, me ne vanto. Ma non credo che il problema sia questo: lo scontro tra giustizialisti e garantisti.
Il giustizialismo è necessario solo quando la Giustizia giusta fallisce e quando muore lo Stato di Diritto.
“La giustizia nei confronti dell’individuo, fosse anche il più umile è tutto. Il resto viene dopo”, scriveva Gandhi.
Mentre Montesquieu, nei suoi aforismi, ricordava che “Giustizia ritardata è uguale a giustizia negata”. Ma andiamo con ordine.
Nessuno vuole essere minimamente tollerante coi mafiosi né con le famiglie di ‘ndrangheta, e nessuno pensa minimamente di delegittimare gli inquirenti che, nel silenzio, fanno il loro lavoro.
La giustizia muore, però, quando non arriva per tempo, oltre il diritto umano degli imputati ad avere un processo di durata ragionevole. Allora diventa necessario il giustizialismo e, conseguentemente, diventa regola la carcerazione preventiva perché si sa che non si arriverà a una sentenza definitiva di condanna. In quel caso viene addirittura la voglia di sospendere, come dice la Napoli “almeno qui in Calabria”, i diritti umani e i diritti costituzionali perché la Calabria è terra di ‘ndrangheta, terra di politica collusa e corrotta.
Il ministro Alfano, d’altronde, Ministro della Repubblica con un post si è letteralmente sostituito a una Corte d’Assise, a una Corte di Assise d’Appello e alla Cassazione: “Le forze dell’ordine, d’intesa con la magistratura, hanno individuato l’assassino di Yara Gambirasio”. Punto.
Ma la giustizia cessa di essere giusta anche quando le persone detenute, anche quelle che i reati li hanno realmente commessi, sono ristrette in condizioni inumane e degradanti, tali da violare i diritti umani sanciti dalla nostra Costituzione e dalle Convenzioni europee; quando lo stato vìola quei diritti che, almeno in teoria, dovrebbero essere inviolabili cessa la Giustizia e, per contro, cresce la voglia di giustizialismo.
Vorrei ricordare all’On.le Angela Napoli che se, da un lato, Papa Francesco a Cassano ha scomunicato senz’appello chi opera nel male e nelle consorterie criminali di ogni tipo, ha anche detto, altrettanto chiaramente, durante l’Angelus del giorno dopo, che la tortura, da chiunque essa sia fatta, è un peccato mortale. E, aggiungo io, che forse intendeva dire anche quando a farlo è lo Stato in violazione delle sue stesse leggi.
E la giustizia “giusta”, quella vicino ai cittadini, muore letteralmente, come fu per Enzo Tortora e come avviene oggi per i tanti casi “Tortora” meno noti, quando i magistrati inquirenti possono tranquillamente fare inchieste a tutto campo, senza poi neanche avere i risultati sperati, ma usare tranquillamente la propria popolarità acquisita con le inchieste come trampolino di lancio per una propria candidatura in elezioni politiche o europee che siano.
Ecco, personalmente credo che, non solo in Calabria, ma anche in tutte le edicole d’Italia sia necessario avere un giornale “garantista” e, magari, anche uno “giustizialista”, quando vengono a mancare Giustizia e Stato di Diritto. E quando i cittadini non possono conoscere queste cose. E un giornale garantista, comunque, fa dire la propria anche al più accanito sostenitore del giustizialismo.
“Non condivido ciò che dici, ma sarei disposto a dare la vita affinché tu possa dirlo”, diceva saggiamente Voltaire, ricordandoci, però, che la civiltà di un Paese si misura proprio dalla civiltà delle sue prigioni.
Per completezza, di seguito riportiamo il post di Angela Napoli