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Francesco Barbieri, l’anarchico di Briatico

L’utopia accende una stella nel cielo della dignità umana, ma ci costringe a navigare in un mare senza porti

 

Care amiche e amici di Abolire la miseria della Calabria,

è con immensa soddisfazione che annunciamo l’uscita del volume

Francesco Barbieri, l’anarchico di Briatico

Francesco Barbieri, l'anarchico di Briatico
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(Non Mollare edizioni, Agosto 2011, euro 10,00 (3,50 solo pdf), Pp 117, ISBN 9788890504013).

“Una vita rivoluzionaria. Un combattente per la libertà, la democrazia e la giustizia” sono le parole scelte per caratterizzare la prima pagina rigorosamente nera con scritte rosse per tre quarti e rossa con scritta bianca nella parte alta dove si leggono i nomi dei tre autori: Giuseppe Candido, Filippo Curtosi e Francesco Santopolo. Un lavoro a “sei mani e tre teste” che ha portato, dopo adeguate ricerche, ad un’analitica ricostruzione delle vicende storiche che coinvolsero l’anarchico calabrese antifascista e libertario, Francesco Barbieri.

Se è vero che la memoria collettiva è alla base dell’identità di un popolo, è altrettanto vero che un evento, per essere ricordato, necessita di un percorso di ricostruzione che permetta di segnare le linee di demarcazione tra ciò che vale la pena ricordare e ciò che può essere rimosso e consegnato all’oblio.

La società mediatica limita il tempo della memoria: gli eventi si accavallano con tempestività e tendono ad acquistare un’apparente neutralità che ne banalizza il significato e li priva di contenuto storico. Non è stato così per i subalterni la cui rimozione è stato un esercizio costante che il potere ha esercitato da sempre.

Così è stato per l’antifascista calabrese Francesco Barbieri (Briatico, 14 dicembre 1895- Barcellona 5 maggio 1937) detto “Cicciu u’ professuri”, schedato come “sovversivo anarchico” e, per questo, da rimuovere e cancellare e con lui il grande contributo che “i dannati della terra” (F. Fanon, 1961) hanno dato per la costruzione di una società a misura d’uomo”.

È con queste parole che si presenta ai lettori il saggio storico su Francesco Barbieri, l’anarchico di Briatico. Nell’ambito del progetto di valorizzazione del patrimonio storico e culturale calabrese, l’associazione di volontariato culturale Non Mollare, con la pubblicazione del volume su Francesco Barbieri, intende continuare a promuovere la conoscenza dei calabresi meno noti o, qualche volta, perlopiù ignoti ma che alla Storia hanno dato un loro personale contributo.

Nato in Calabria a San Costantino di Briatico, la storia di Francesco Barbieri, combattente antifascista, conosciuto col nomignolo di “Cicciu u’ professuri”, ha percorso i primi quarant’anni del ‘900. Partito da S. Costantino di Briatico a 26 anni, vi tornerà casualmente dopo l’estradizione dall’Argentina per riprendere subito il suo viaggio per il mondo, legando le sue vicende a quelle di grandi intellettuali come Camillo Berneri e Carlo Rosselli. Per Francesco Barbieri, l’Internazionalismo Proletario è stata una ragione di vita, fino all’estremo sacrificio consumato davanti alla canna di un mitra imbracciato da quelli che riteneva fossero della stessa parte.

Per sopravvivere, avrebbe dovuto scegliere: tra diventare ‘ndranghetista” o sbirro; Barbieri non sceglie né l’uno né l’altro: diventa libertario, socialista rivoluzionario, radicale e anarchico, con una pronta e decisa avversione al fascismo.

Un rivoluzionario libertario, assassinato da quelli che erano con lui a Barcellona per difendere la giovane repubblica, è l’evento più tragico che si consegna alla storia.

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L’idealista della violencia

di Giuseppe Candido

Argentina1923. Un abruzzese e un calabrese contro il fascismo, ma il governo Radicale prese le distanze

Io voglio: Un tetto per ogni famiglia, del pane per ogni bocca, educazione per ogni cuore, luce per ogni intelligenza. Bartolomeo Vanzetti

Osvaldo Bayer – Wiki esp

Corsi e ricorsi storici non finiscono di stupirci. A parlarci di Francesco Barbieri, Severino Di Giovanni e d’immigrazione dei calabresi in argentina è, come al solito, Filippo Curtosi direttore responsabile del nostro mensile indipendente “Abolire la miseria della Calabria”. Tra i libri e fotocopie che ci consegna trovo uno tra i saggi più importanti di Osvaldo Bayer , un anarchico pacifista ad oltranza come egli stesso si definiva, sicuramente importante per i documenti ivi raccolti è quello riguardante l’anarchico abruzzese “Severino Di Giovanni, l’idealista della violenza”. Osvaldo Bayer, Ed. Galerna, Buenos Aires, (1970).  Bayer, da pacifista ad oltranza ha studiato i movimenti anarchici antifascisti che in argentina si svilupparono negli anni ”20. Purtroppo è tutto in spagnolo. Come associazione di volontariato culturale “Non Mollare!” stiamo curandone la traduzione – grazie alla lodevole collaborazione del Prof. Sergio Iiriti – per gli intrecci che il Di Giovanni ebbe con l’anarchico di Briatico, Francesco Barbieri oggetto di nostro interesse in quanto libertario anarchico calabrese.

Il 1921  per l’Italia fu un anno particolare: la forte crisi economica, le dure repressioni poliziesche del governo Crispi contro le masse popolari che protestavano per le insopportabili condizioni di vita in cui si trovavano. In quell’anno Barbieri, calabrese di Briatico, emigra in argentina.

Nel 1923 con Francesco Barbieri e i fratelli Scarfò, Severino Di Giovanni  è tra i fondatori degli “Anarchismi Espropriatori”. Narriamo qui un particolare emerso dalla traduzione.

Durante gli anni del fascismo numerosi giovani italiani stanchi del totalitarismo, la censura, le ristrettezze della guerra decidono di trovare fortuna all’estero e tra questi un tale di nome Severino Di Giovanni. Il giovane abruzzese, emigrato in argentina dove, nel maggio del ’23 incontra l’anarchico calabrese Francesco Barbieri, mal sopporta l’orientamento del console italiano e i festeggiamenti che questi organizza per la magnificazione della monarchia sabauda e l’avvento del governo fascista. La cerimonia del Teatro Colòn fu però movimentata da un gruppo di facinorosi al grido di “viva Matteotti…………” .

Lo scontro con le camice nere, a presidio della manifestazione, è inevitabile, come inevitabile l’arrivo della polizia e il conseguente fermo dei disturbatori, i quali si dichiaravano estranei l’un l’altro e di non aderire a nessuna particolare ideologia. Nel verbale della polizia risalta la figura di un giovane che si batte con particolare veemenza e lo stesso non ha problemi a dichiararsi anarchico. Il giovane risponde al nome di Severino Di Giovanni, dice di lavorare in una tipografia, come operaio. In quest’epoca, durante la fine degli anni venti, c’è molto fermento politico e il movimento anarchico in argentina è particolarmente attivo, ma spaccato al suo interno da una fazione più morbida, filo governativa, e l’altra che voleva passare dai fatti all’azione.

La borghesia argentina ricca, corrotta, bigotta, marcia viene messa alla luce e quindi fatta esplodere dall’azione libertaria e radicale. La lotta armata per abbattere gli stati borghesi e capitalisti realizzando cosi una vera rivoluzione. Il movimento anarchico però si divide e il dibattito è molto acceso e verte sulla opportunità dell’impiego o meno delle armi nell’azione politica. Francesco Barbieri diventerà uno dei maggiori esponenti  dell’ala militarista  che fa la scelta radicale assieme a Renzo Novatore, Buenaventura Durruti, Julies Bonnot, Severino Di Giovanni, Sante Pollastri, Miguel Arcangel Rossigna e Paco Ascaso.

Lo stesso Di Giovanni era direttore di una testata chiamata “Culmine” alla quale lavorava nei ritagli di tempo, senza sosta. Il punto di svolta nella vita di Di Giovanni si ha in seguito ad un comizio in piazza, che culmina con un attentato dinamitardo all’ambasciata degli Stati Uniti. Il governo di radicale di ….., che finora era stato molto tollerante, non solo nei confronti della libera circolazione e diffusione di idee anarchiche, ma anche di fronte ad agitazioni di piazza e a movimenti di protesta; a questo punto, prende le distanze dall’atteggiamento violento degli insurrezionalisti e comincia perseguirli severamente.

Qual’è il ricorso storico? A parte il periodo di crisi di democrazia che in questo Paese oggi si torna a vivere. Probabilmente quello di più che ci ha colpiti durante la ricerca che stiamo conducendo è che, a lottare contro il fascismo furono – tra gli altri – un calabrese e un abruzzese che seguirono l’ala militarista. Ma il governo argentino di allora, governo radicale ne prese le distanze. Un altro esempio di resistenza nonviolenta pure questo.

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