Storie nascoste

di Maria Elisabetta Curtosi

Una volta all’anno, con tanta malinconia rammentiamo l’esistenza dei lager, i campi di concentramento tedeschi che tutti conosciamo. L’immagine di tale realtà è annebbiata, remota, immergendoci nella convinzione che quegli avvenimenti inumani siano indiscutibilmente conclusi e irripetibili. Ricordo che un mio professore, durante una lezione, mi spiegò che il nazismo è una bestia e che non è sola, perché “nazismo e comunismo sono due facce della stessa medaglia”. Infatti in oriente, precisamente in Cina, vediamo che ciò che un tempo si chiamava lager in Germania e gulag in Russia, oggi, in Cina, si chiama laogai.I laogai vennero istituiti da Mao un anno dopo la rivoluzione comunista, aveva seguito le impronte di Lenin che aveva aperto i gulag nel 1948 nell’URSS. I laogai vengono intesi come luoghi dove ci si riforma attraverso il lavoro, così dall’esterno tutto appare come soluzione giusta ed equa ai problemi sociali. Ma in verità i  laogai ha tutt’altro significato: significa lavoro forzato; diciotto ore di lavoro al giorno e centoventisei a settimana; significa patire la fame, diventare scheletri viventi, abbandonare la propria famiglia e la vita normale. Il tuo smartphone, i tuoi vestiti, il tuo mouse, tutto ciò che ti circonda potrebbe provenire da un laogai poiché commerciare i prodotti fabbricati in questi campi di lavoro è legale. Numerose multinazionali cinesi trovano conveniente vendere le mercanzie dei laogai: dato che la manodopera è gratuita e i profitti sono alti, riescono eccellentemente a esportare tali prodotti nascondendo la reale provenienza – che sarebbe teoricamente illecita – usando il secondo nome del laogai, che è sempre quello di un’impresa commerciale. Per le imprese cinesi il termine laogai significa profitto. Purtroppo sono certa che non saremo noi a chiudere i battenti dei laogai e quindi dare la possibilità al popolo cinese diesprimere la loro democratica esigenza di capovolgere il sistema. Ma mi è sufficiente pensare che oggi si parla di questa cruda realtà, quando ieri la disinformazione la celava. Il sogno di Harry Wu  – che è stato prigioniero nei laogai per diciannove anni – è quello di riuscire a inserire il termine laogai nei dizionari di tutte le lingue. Io mi auguro, invece, che quel termine possa andare oltre ed entrare nella vita di ognuno di noi, di modo che il mondo smetta di parlare di baggianate e di tacere sulle cose importanti. Liu Xiaobo , che ha ricevuto un premio Nobel per la pace, scrisse: “l’uomo ha l’intelletto, per questo si crede superiore agli animali e ritiene di poter dominare su tutte le cose del mondo. […] le infinite regole, leggi, norme, dogmi e teoremi stabilite dalla ragione costringono in maniera evidente l’esistenza a un appiattimento dottrinale, facendo sì che l’uomo sia così limitato dalle sue stesse creazioni da non riuscire nemmeno a muovere un passo”.

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