#Scuola: come l’assunzione di 140mila #precari diventa problema

Lunedì 16 febbraio sul Corriere della Sera la giornalista Gianna Dragonara spiega ai suoi 15 lettori che “l’idea di adottare una <<terapia d’urto>> Per chiudere definitivamente le graduatorie ad esaurimento (GAE, n.d.r.) è <<comprensibile>>, ma <<assumere tutti e subito di circa 140.000 precari avrà effetti molto negativi sulla scuola italiana abbassandone la qualità e ostacolandone il rinnovamento per molti anni avvenire>>”.
Il doppio virgolettato è necessario perché, per dare questa sua “sentenza”, la giornalista cita le parole di Andrea Gavosto, che definisce un “grido d’allarme” e che, nientemeno, stanno contenute in un documento della Fondazione Agnelli di cui Gavosto è presidente e che – come ci tiene a ricordare la Fragonara – “da anni studia il sistema scolastico italiano”.

di Giuseppe Candido.

Manifestanti contro i tagli alla scuola effettuati negli anni passati
Manifestanti contro i tagli alla scuola effettuati negli anni passati

“La più grande stabilizzazione dei precari della scuola degli ultimi trent’anni”, secondo il documento della fondazione, non sarebbe stata preceduta da “un’analisi dei profili professionali necessari alla scuola italiana, ma si è adottata una logica capovolta: assumo questi insegnanti e poi vediamo che cosa li possiamo far fare”. Poi nell’articolo si snocciolano i dati del sito www.iovoglioilruolo.it e li si usa per rafforzare la tesi della fondazione contenuta ne documento (che l’assunzione dei precari farà male alla scuola) e si spiega come, assumendo 140mila precari in un colpo, saranno assunti troppi docenti di musica, economia e materie giuridiche ma troppo pochi docenti di matematica fino a teorizzare che “l’ingresso di ruolo di 140mila precari ostacolerà per i prossimi dieci anni l’ingresso di giovani neolaureati”.
Per la fondazione Agnelli diretta da Gavosto, per la giornalista e (ahi noi) per i lettori di R2, in pratica, assumere nel ruolo con contratto a tempo indeterminato i 140mila insegnanti così come chiede sia la giustizia nostrana sia la Corte di Giustizia europea con la recente sentenza del 26 novembre scorso con cui ha affermato che i contratti a tempo determinato non possono essere reiterati oltre i tre anni, peggiorerà la scuola.
Parliamo di precari che già lavorano nella scuola italiana da molti anni e con il loro servizio fanno sì che, a settembre, la scuola possa funzionare. Docenti che già insegnano con continuità da oltre tre anni e che ora, la Giustizia europea, dice allo stato di stabilizzare.
Non voglio essere io a difendere la riforma del Governo “la buona scuola” che ho più volte criticato, ma non certo per l’assunzione dei precari. Lascio a voi di farvi un’opinione.

Dico solo che ciò accade perché a occuparsi di istruzione sono persone che la scuola non la fanno insegnando a bambini e ragazzi (al massimo vanno ad accompagnarci i figli), ma la “teorizzano” stando comodamente seduti dietro una scrivania da dove, come ricordava Luigi Einaudi, può sembrare logico (e utile) anche portare a 36 ore la settimana l’orario di lavoro a coloro che devono trasferire cultura e formare i giovani per diventare cittadini. Come se il fiato fosse merce.


(*) Giuseppe Candido

Docente presso MIUR di scienze matematiche nella scuola secondaria di I grado, dirigente provinciale Gilda insegnanti Catanzaro

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