“Scrivete. Perseguitate con la verità i vostri persecutori.”

di Maria ELisabetta Curtosi

Informare per conoscere, capire e migliorare: sventolando per la prima volta la bandiera della verità – così scriveva Gian Pietro testa nel “mestiere del giornalista” – fascicoli in ottava, copertina gialla, questa era la <<Giovane Italia>> di Mazzini, sei quaderni, usciti dal 1832 al 1834.

La rivoluziona aveva aperto un esplorato territorio fino ad allora nella storia della democrazia: “l’uso di strumenti riservati al potere da parte di chi combatteva contro il privilegio dei pochi inaugurando così un processo davvero irreversibile”. Questo strumento così importante era il giornale, appunto. In questo contesto, fine Settecento, si aprì perciò la discussione sul significato filosofico di <<verità>> non in quanto assoluta , ma relativa ai fatti, “brandelli inalienabili della nostra realtà, e come  arma per affrontare altre verità spacciate per assolute e indiscutibili.

Ma voi pochi sublimi animi che solitarj o perseguitati su le antiche sciagure della nostra patria fremete, se i cieli vi contendono di lottar con la forza, perchè almeno non raccontate alla posterità i nostri mali? […]- Se avete le braccia in catene, perchè inceppate da voi stessi anche il vostro intelletto di cui nè i tiranni nè la fortuna, arbitri d’ogni cosa, possono essere arbitri mai? Scrivete. Perseguitate con la verità i vostri persecutori. E poichè non potete opprimerli, mentre vivono, co’ pugnali, opprimeteli almeno con l’obbrobrio per tutti i secoli futuri.

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