Migranti, noi come loro …

di Giuseppe Candido

Noi siamo come loro, ha detto durante l’Angelus Papa Francesco. Gian Antonio Stella, ormai qualche anno fa, lo ricordava ne L’Orda (Rizzoli, 2003). Non sopprimerai il forestiero, lo si legge nella Bibbia: “Anche voi conoscete la vita del forestiero perché siete stati nella terra d’Egitto (Esodo, 23.9). 

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È il tema della memoria che s’intreccia e si aggroviglia con quello della fratellanza e che oggi trova sfogo nei dibattiti televisivi con una parola strana: scafista. È lo scafista l’origine dei mali d’Europa contro cui, adesso, mobilitare forze, intelligence e droni armati.

Ma migranti dalla terra che non ti dava il pane lo siamo stati anche noi. Anzi, ha ragione il Papa nell’usare il presente: noi siamo come loro. I migranti che alla fine dell’Ottocento e agli inizi del Secolo passato andavano nelle Americhe, a “Bruclino” o a Buenos Aires, erano italiani, e molti anche calabresi. Soprattuto calabresi. E pure noi, italiani e calabresi, abbiamo conosciuto la puzza delle stive e l’amaro in bocca del lasciare la nostra terra, i nostri cari, alla ricerca di una vita meno misera. Ma a noi italiani piace dimenticarsi della nostra storia. E ci siamo già dimenticati pure della storia recente e persino dei dati dell’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati (HUNCR): nel 2008 il 75% di coloro che arrivava in Italia richiedeva asilo politico e, il 50% di questi, lo otteneva. Perché migravano e migrano perlopiù da perseguitati. E chiedono rifugio. Domenica oltre 700 morti a Largo di Lampedusa, mentre il giorno dopo, nel Mar Egeo, è l’ennesima carretta del mare che affonda: ulteriori tre morti si sommano alla conta di chi muore scappando dalla propria terra.

Già nel 2013, la “strage di Lampedusa” era stata definita “senza precedenti”. La conta di morti e dispersi è lunghissima. Perché, in realtà, si fugge alla fame, ma si fugge alle guerre e ai genocidi che dall’altra parte del Mediterraneo sono frequenti. Ma in Italia, paradossalmente, non si parla di guerre da far cessare, di affamati da sfamare. Non si parla di Mare Nostrum che abbiamo cancellato perché costava troppo (nove milioni) per una meno impegnativa operazione Triton (che ne costa solo tre). Non si parla del fatto che negli altri Paesi europei arrivano e arriveranno, via terra, molti più profughi che da noi. No, nei dibattiti del nostro bel Paese si parla solo di scafisti e di droni armati per fermare barconi e migranti senza neanche farli partire. E i migranti li immobilizziamo nei Paesi dai quali tentano di fuggire. Davvero il massimo dell’accoglienza.

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