Lungimiranti e ritardatari

di Carmelo Puglisi
Oggi il 40% degli italiani è favorevole all’Amnistia.

E’ un dato rilevante, visto che nel 2009 solo il 3% lo era.
Le cose sono cambiate quando Marco Pannella e i Radicali si sono spesi in una solitaria campagna di sensibilizzazione, per certi versi impopolare, se vogliamo, visto che ha raggiunto il culmine quando quasi tutti parlavano esclusivamente di una crisi Economica, e non di una crisi della Democrazia, composta oggi da un Parlamento di nominati, e non di eletti, con una legge elettorale – ancora immutata – orripilante.
Oggi l’Amnistia si trova sui tavoli dell’attualità politica. Ne parlano tutti, e autorevoli esponenti – scampati alla diffusione della Berlusconite – la appoggiano. Un tempo l’appoggiava anche Grillo, ma poiché anch’egli è ruzzolato nella fossa politica dove berlusconiani e antiberlusconiani si scannano da tempo, ora sembra aver cambiato idea.In realtà, il problema riguardante il sovraffollamento delle carceri era esploso – non nei mass media – da tempo, ma era una battaglia impopolare, appunto, e quasi tutti preferirono nascondere tutto sotto il tappeto.

Non facevano notizia i suicidi nelle carceri. Non facevano notizia le puntuali condanne della Corte di Strasbugo. Non faceva notizia la mancanza della Responsabilità Civile (eccezione negativa, tanto per cambiare, in tutt’Europa). Non facevano notizia i dati secondo i quali oltre il 40% dei detenuti era in galera per l’uso sconsiderato del carcere preventivo, per poi risultare innocente nel 50% dei casi.
Allo stesso modo, non hanno fatto molta notizia i quesiti referendari proposti dai Radicali che si proponevano di abolire il reato di clandestinità, di depenalizzare i reati per droghe leggere, e soprattutto, di abrogare la Bossi-Fini.
Eppure, nonostante non si sia raggiunto il numero necessario di firme, anche questi argomenti si sono imposti con forza sui tavoli della Politica. Purtroppo, a far Luce sulle Bossi-Fini sono state le vittime di Lampedusa.
Ora tutti si destano, si indignano, scalciano, capovolgono il tavolo. Da Matteo Renzi (il nuovo che avanza?) alla Boldrini, eccellenti astenuti. Dov’erano questi illustri signori, quando si raccoglievano le firme? Per quale motivo non hanno firmato? Forse perchè c’erano di mezzo i Radicali? O forse perchè aveva firmato Silvio Berlusconi? Paradossi italiani.

Chi si proclama progressista, arriva in ritardo. Chi si proclama interventista, attende. Chi si proclama vigile ed attento alle problematiche del Paese, dorme.

«Riformisti dei miei stivali», li avrebbe definiti qualcuno.

Costoro ricordano vagamente Luigi XVIII, che dopo essere tornato sul trono, dopo anni di esilio, si assopì.

Mentre i suoi consiglieri lo mettevano in guardia riguardo un possibile ritorno di Napoleone, egli preferiva dedicarsi ai colori da scegliere per le nuove tende del palazzo, sottovalutando il problema. E così fece, di volta in volta, fin quando Napoleone fece ritorno in Francia, con sommo stupore del panciuto sovrano.

Il paragone non regge, per certi versi, visto che in Francia il dominio di Napoleone durò solo per altri Cento Giorni, mentre invece, le riforme che potrebbero riguardare il nostro Paese, incideranno profondamente nelle vite di milioni di italiani per molti anni a venire.

Adesso sono in pochi a ridere, quando si parla dei Radicali, quasi a voler ricordare la validità d’una frase di Mahatma Gandhi : «Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci. »

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