L’ospedale di Paola è seriamente minacciato
di Carlo Tansi (*)

Leggo l’articolo a firma del Sig. Guido Scarpino, apparso sul Garantista edizione di Cosenza del 15 gennaio 2015 che, in riferimento alla frana che minaccia l’Ospedale di Paola, titolava “ASP, ecco i soldi elargiti all’ ”amicone” della Rai”, e replico.
L’ospedale di Paola è seriamente minacciato da una frana R4 – dove per legge esiste “possibilità di perdite di vite umane” – collassata nel febbraio 2013 e ancora in attività, che può determinare il crollo dell’area antistante e il conseguente suo sgombero.
Data la gravità, dopo la frana l’Asp di CS, con delibera n.63/2013, ha inteso “procedere ad uno studio geologico del versante con l’affidamento di incarico professionale esterno ad un Geologo, essendo tale figura professionale non presente in Azienda”, incaricando me per l’esperienza maturata nel campo.
Con il mio studio dovevo definire se, e in che misura, la frana può minacciare l’ospedale e tutelare, nelle sedi giudiziarie, gli interessi di una azienda pubblica e quindi dei contribuenti, compresi i Paolani che, con le loro tasse, pagano i danni che la frana ha causato all’ospedale, alla sottostante Via Telesio e all’adiacente torrente, il cui sbarramento può mettere a rischio vite umane. Perché deve pagare sempre Pantalone, in questo caso l’Asp?
I miei studi hanno evidenziato un grave quadro evolutivo che si palesava nella serata della piovosa domenica del 24 novembre 2013 quando, allertato dal sindaco Ferrari, sono corso sui luoghi, dove accertavo che la frana si era allargata sino a minacciare l’ospedale e il torrente, e dove coordinavo fino a tarda notte gli interventi in emergenza. Questo è uno dei 52 sopralluoghi che ho effettuato, anche di sabato e di domenica, di giorno e di notte, per vigilare sulla sicurezza, non solo dell’ospedale ma, su richiesta del Prefetto di Cosenza, sull’intera area a rischio: in una riunione urgente tenutasi poco dopo ero stato incaricato di installare sofisticati sensori nei pressi dell’ospedale che, in caso di movimenti della frana, inviano in tempo reale sms di allerta che consigliano alle autorità competenti eventuali sgomberi. Per tutto il lavoro svolto, in 14 mesi, non ho percepito i 30000 euro riportati nell’articolo, ma 10200, circa 700 al mese, a cui si aggiungono 13300 di spese che ho sostenuto per sondaggi e strumenti di monitoraggio che, come da parcella, resteranno nella disponibilità Asp. All’onorario, calcolato secondo i prezziari vigenti, ho anche applicato una riduzione del 25%.
Il mio lavoro è riportato nella “Relazione geologica” – scaricabile dal gruppo facebook “LA FRANA DELL’OSPEDALE DI PAOLA (by Carlo Tansi)” – che descrive, con rigore scientifico, le cause della frana e documenta, con tanto di foto storiche, che il terrapieno-“parcheggio” che secondo Sganga avrebbe generato la frana, era lì presente almeno dal 1991, come ricorderanno tutti i Paolani; non a caso, dal 1991 ad oggi, la frana si è generata solo dopo sbancamenti del 2011. La pensano così anche l’ABR, massima autorità istituzionale per il rischio idrogeologico, e la magistratura, che ha chiesto il rinvio a giudizio per i proprietari, i progettisti da loro incaricati, e esponenti dell’UTC di Paola verosimilmente complici degli abusi.
Nessuna richiesta di rinvio a giudizio per i tecnici Asp che, invece, è parte lesa, avendo subito i danni indotti degli sbancamenti. Denunciando da anni – ai media e a varie procure – i soprusi perpetrati sulla Terra che amo, non mi è sfuggita l’occasione evidenziare ai miei “amiconi della Rai” il caso-Paola, emblema di una pessima gestione del territorio e spaccato di una nefasta cultura che uccide la Terra che tramanderemo ai nostri figli. Quale altro interesse avrei avuto nell’evudenziare questo ennesimo abuso del nostro territorio?
Rispondo infine alle accuse del giornalista di essere sul “libro-paga Asp”: in una Terra dove molti sono, con varie modalità, sui libri-paga di potenti più o meno collusi con “organizzazioni” di vario genere, ho soltanto fatto fino in fondo il mio dovere tutelando gli interessi di tutti i contribuenti, compreso lui. Risponderà nelle sedi opportune chi ha indegnamente offuscato la mia integrità morale.
(*) Carlo Tansi, geologo, ricercatore presso il CNR IRPI di Cosenza è autore, tra l’altro, della prefazione al volume “La peste ecologica e il caso Calabria” di Giuseppe Candido e, per il 2015, è iscritto al Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transparito