Anche per la Calabria serve una legge elettorale uninominale

di Giuseppe Candido

Articolo pubblicato su “il Domani della Calabria” del …/febbraio/2001

Di modificare la legge elettorale se ne parla da agosto ma ancora non si giunge a farlo e le elezioni sembrano sempre più vicine. Leggendo i giornali, la possibilità che i Radicali entrino nella maggioranza viene ventilata da più parti. Non sempre però le notizie prospettano ai lettori il senso di ciò che Pannella sostiene realmente. Se Silvio Berlusconi si dimettesse oggi come da più parti gli richiedono per il suo rinvio a giudizio il risultato che si otterrebbe, spiega il leader dei Radicali, “sarebbe quello di andare a votare con l’attuale legge elettorale”, il così detto porcellum, “voluto nel 2005 dalla Lega”, ma “sostenuto da Veltroni e dal PD nel 2008” e che ci regalerà un’altro “parlamento di nominati” “fedele” non già agli elettori ma al segretario del partito di turno che, di volta il volta, prometterà al deputato la certa rielezione.

Paradossalmente, le liste bloccate piacciono anche alla partitocrazia calabrese che, mentre si discute di come abolirle a livello di Camera e Senato, vorrebbe introdurle per eleggere il parlamentino nostrano.

In una democrazia avanzata, o che tale si ritenga, la legge che regola il rapporto tra eletto ed elettore non è certo una cosa secondaria. Dovrebbe consentire ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti sulla base del merito, della competenza, della loro storia. Come avvenne nel 2006 e poi ancora nel 2008, se Berlusconi si dimettesse e si andasse a votare con questa legge elettorale avremmo di nuovo un Parlamento di nominati, avremmo sempre nuovi “Responsabili” e nuovi “Futuristi” pronti a fondare nuovi partiti, pronti ad essere fedeli a un nuovo leader ma mai coerenti verso il proprio elettorato. L’assenza di vincolo di mandato del Parlamentare, concepita per garantire piena autonomia di giudizio al Deputato, si trasformerebbe nuovamente in libertà opportunistica di allearsi, di volta in volta, non già con chi si condivide un progetto politico ma con chi offre di più o con chi meglio assicura, per la prossima volta, la tua rielezione. Le liste bloccate convengono ai partiti, soprattutto a quelli più grossi come PD e PDL, perché consentono ai loro segretari e ai loro dirigenti di eseguire vere e proprie nomine di parlamentari con il rischio che, tra le pieghe delle liste, si nascondino personaggi che con la buona politica hanno davvero poco da spartire. Ma soprattutto le liste bloccate ci regalano istituzioni bloccate, un sistema politico partitocratico in cui le gerarchie dei soliti noti si sostituiscono alle scelte democratiche e non permettono il rinnovo della classe dirigente. E pensare che, paradossalmente, il sistema elettorale con liste bloccate lo si vorrebbe estendere anche per le regionali in Calabria con lo scopo, dichiarato dal Presidente Scopelliti, di evitare il fenomeno del “voto di scambio” e le infiltrazioni di personaggi vicini alle ‘ndrine. Siamo sicuri che possa essere questa la soluzione? Siamo sicuri che, anche per la Calabria, non ci siano vere alternative che sostituiscano quel mercimonio delle preferenze che scatena visite dai mafiosi per accattivarsene il sostegno? Bisogna ricordarlo ancora: nel ’93 i cittadini avevano scelto. Con un referendum gli italiani si espressero chiaramente a favore del sistema elettorale maggioritario. Ma poi quel voto referendario – è utile ricordarlo ancora – fu tradito dalla partitocrazia che approvò il famigerato “mattarellum”, la legge che prevedeva non solo un quarto del parlamento eletto ancora con sistema proporzionale ma che, mantenendo la supremazia partitocratica nelle liste proporzionali consentiva di fatto di scegliere e quindi “nominare”, in ciascun collegio, il “rappresentante” dei partiti e non già degli elettori. Forse si potrebbe pensare su una riforma elettorale che, anche per le regionali, consenta ai cittadini di scegliere ma, al contempo eviti il mercimonio delle preferenze. Il sistema elettorale che consentirebbe tutto questo si chiama uninominale maggioritario. Pensiamolo applicato alla Calabria per l’elezione del parlamentino regionale. I sessanta consiglieri regionali sarebbero eletti con sistema maggioritario a turno unico (chi prende più voti sale) in altrettanti collegi in cui verrebbe suddiviso il territorio. Per garantire le minoranze, il sistema dovrebbe prevedere l’elezione dei migliori secondi eletti nei vari collegi. Il risultato sarebbe quello di avvicinare l’eletto all’elettore e contenere il potere delle ‘ndrine che non avrebbero, per i singoli collegi, la forza numerica per garantire l’elezione di nessuno a loro vicino. Nei singoli collegi dove ci si conosce tutti e dove si conosce la vita e la storia personale di ciascuna persona, il piazzamento di candidati vicini ai poteri criminali organizzati, come oggi invece avviene, sarebbe praticamente impossibile.

Questo sistema andrebbe benissimo anche per l’elezione della Camera e del Senato. L’adozione di un sistema elettorale fondato sul principio dei collegi uninominali, cioè sulla regola, ritenuta fondamento democratico nei Paesi di antica democrazia, che ogni collegio elettorale avrà un solo rappresentante in Parlamento. Con questo sistema la votazione avverrebbe non già tra liste concorrenti ma tra candidati singoli. L’eletto è colui che, semplicemente, nel collegio ha raccolto il maggior numero di consensi. Ogni comunità ricadente nel collegio ha quindi un rappresentante parlamentare unico la cui selezione avverrebbe con un sistema che valorizza il rapporto tra eletto ed elettore, riducendo il peso di intermediazione dei partiti. Il collegio uninominale nel sancire, infatti, la proclamazione diretta del candidato, sul quale sia confluito il maggior numero dei voti validamente espressi nell’ambito di una circoscrizione, consente a tutti gli iscritti nelle liste delle sezioni della medesima a considerarlo, nel bene e nel male, precipuamente come il loro rappresentante e non solo del contrassegno sotto il quale sia stata espressa la candidatura. L’eletto farebbe gli interessi degli elettori di tutto il collegio in cui è stato eletto e dove dovrà ritornare per chiederne nuovamente il mandato. Le clientele non funzionerebbero per avere il maggior numero di voti e non funzionerebbe neanche chiedere il sostegno a gruppi criminali dai quali, invece, si cercherebbe di stare ben lontani. Insomma coi collegi uninominali avremmo anche una Calabria oltreché un’Italia caratterizzate da una democrazia più avanzata di tipo anglosassone.

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